Stephen F. Schwartz, DDS, MS
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Anestesia pulpare: decidere in base all’evidenza scientifica Stephen F. Schwartz, DDS, MS Fig. 1. Sezione trasversale della mandibola. Una delle evenienze più stressanti che si possono verificare nel corso di una terapia endodontica è rappresentata dalla incapacità di ottenere una completa anestesia pulpare. Questo non è solo stressante per il paziente, ma lo è anche per il dentista. Il mancato raggiungimento del livello desiderato di anestesia ha effetti negativi a cascata sull’intera terapia, sul paziente, sul dentista e sulla efficacia e produttività dello studio. In uno studio al quale i pazienti vengono inviati per le terapie endodontiche, queste conseguenze negative sono ulteriormente ampliate. Quando si pensa alla incapacità di ottenere il desiderato livello di anestesia, di solito si pensa ai molari inferiori. I fatti di solito si svolgono più o meno in questa maniera: 1. Uso dell’anestesia topica per due o tre minuti nella zona di introduzione dell’ago per la classica anestesia tronculare. 2. Iniezione di 1,8 ml della anestesia scelta. 3. Attesa di 10-20 minuti prima che 1 Pag. - 50 l’anestetico faccia effetto. 4. Realizzazione sia prima di iniziare che durante le nostre terapie che l’anestesia pulpare è insufficiente. 5. Rimozione della diga di gomma e somministrazione di una seconda anestesia tronculare o di una dolorosa anestesia intrapulpare o di una anestesia intraligamentare. Ammesso anche che il secondo tentativo abbia avuto successo e che riusciamo ad estirpare la polpa, il tempo trascorso fino ad ora è oltre i 45 minuti e la nostra terapia è solo cominciata. E tutto questo senza considerare la perdita di fiducia da parte del paziente, lo stress per il paziente e per il dentista, i ritardi degli appuntamenti successivi e il costo che deriva dalla diminuita efficienza dello studio. Vediamo ora lo stesso scenario utilizzando l’anestesia intraossea. L’anestesia intraossea si avvale di un’iniezione che penetra attraverso gengiva e osso corticale dopodichè la soluzione anestetica viene rilasciata nel sottostante osso spugnoso (Fig. 1). Per facilitare questo tipo di iniezione nel mercato esistono varie apparecchiature come la X-Tip, lo Stabident ed la IntraFlow (Fig. 2). L’anestesia intraossea, se valutata con criteri basati sull’evidenza scientifica, ha una percentuale di successo nell’ottenere una totale anestesia pulpare di oltre l’85%, come dimostrato da numerosi studi,1-5 mentre l’anestesia tronculare all’alveolare inferiore, adoperando gli stessi criteri di valutazione del successo, riscuote una L’INFORMATORE ENDODONTICO Vol. 12, Nr. 1 2009 2 percentuale di successo che statisticamente è molto più bassa.6-9 L’iniezione intraossea nel primo scenario descritto, potrebbe essere adoperata sia come anestesia principale sia come anestesia supplementare. Se adoperata come principale, le probabilità di una totale anestesia pulpare sarebbero sicuramente aumentate e la terapia avrebbe potuto iniziare entro 5 minuti dall’iniezione, con in più il vantaggio per il paziente di non avere il labbro addormentato. Se adoperata come anestesia supplementare e somministrata immediatamente dopo il blocco mandibolare, i vantaggi ottenuti sarebbero stati l’anestesia linguale, probabilità perfino maggiori di raggiungere una totale anestesia pulpare ed un inizio del trattamento quasi immediato. Il tempo risparmiato sarebbe tato significativo ma, cosa ancora più importante, il trattamento sarebbe stato meno stressante per il paziente e per il dentista e avrebbe portato ad un immediato sollievo dal dolore per quei pazienti in pulpite acuta. Esaminando le ragioni per cui l’aneste- sia intraossea, chiaramente una scelta ovvia se si decide basandosi sull’evidenza scientifica, non è adoperata più diffusamente, dobbiamo rivolgere l’attenzione alle nostre Università di Odontoiatria. L’anestesia nella maggior parte delle Università è insegnata nei reparti di chirurgia orale. Questi individui ben addestrati non hanno virtualmente alcun bisogno di ottenere un’anestesia pulpare per trattamenti di conservativa o endodonzia e perciò hanno più dimestichezza con le tecniche di anestesia tronculare o di infiltrazione. Una seconda ragione è il livello di confort o di paura manifestato dal dentista medio nel realizzare una iniezione che penetra nell’osso. Proprio per questo timore molti dentisti optano piuttosto per la più tradizionale anestesia intraligamentosa o iniezione nello spazio del legamento parodontale. Se considerata da una prospettiva evidence-based, questa via di somministrazione riscuote una più bassa percentuale di successo,11 può avere l’effetto negativo di mettere a disagio il Fig. 2. Lo strumento IntraFlow. Pag. - 51 PROFILO DELL’AUTORE Il Dr. Stephen F. Schwartz si è laureato in Odontoiatria e specializzato in Endodonzia presso la University of Texas Dental Branch, Houston. E’ Diplomate dell’American Board of Endodontics e Yellow della American e International Colleges o Dentists. E’ stato Presidente della Greater Houston Dental Society, della Texas Dental Association, della American Association of Endodontists e della International Federation of Endodontic Associations. Ha da poco completato il suo biennio di Vice-Presidente della American Dental Association. Ha paziente ed il potenziale di veicolare batteri ed il contenuto delle tasche parodontali in profondità nello spazio del legamento parodontale, con conseguenze non previste ed una bassa probabilità di ottenere una totale anestesia pulpare. Si è visto che l’anestesia intraossea garantisce in media 15-20 minuti di massimo effetto anestetico sulla polpa, mentre l’effetto sulla polpa dell’iniezione intraligamentosa è meno profondo e la durata più breve. Di recente è stato dimostrato che un’anestesia intraossea di rinforzo può aumentare l’effetto anestetico massimo di ulteriori 15 minuti.12 Se abbiamo intenzione di continuare ad andare incontro ai bisogni ed alle aspettative dei nostri pazienti mentre lavoriamo nell’ambito di decisioni che si basano sulle evidenze scientifiche, dobbiamo cambiare paradigma e sperimentare i vantaggi dell’anestesia intraossea. L’anestesia intraossea non è confinata alle terapie canalari o ai molari inferiori. È una tecnica che può essere adoperata virtualmente per tutti i trattamenti di tipo restaurativo e cosmetico, in tutte le aree della mandibola e del mascellare dove l’anestesia dei tessuti molli non è un fattore richiesto. Anche se l’anestesia dei tessuti molli fosse richiesta, essa può essere realizzata ugualmente associando all’anestesia intraossea le tecniche di infiltrazione locale. Un vantaggio distinto dell’anestesia intraossea è l’assenza di anestesia labiale quando si effettuano procedure estetiche o quando risulta vantaggioso for- Pag. - 52 nire al paziente trattamenti su entrambe le emiarcate mandibolari in un’unica seduta. L’assenza di anestesia linguale e labiale rende il paziente in grado di sottoporsi a trattamenti di restaurativa o di endodonzia e dopo ritornare al lavoro senza il peso di questi fastidiosi effetti collaterali. E ciò risulta valido per conservare una naturale linea del sorriso per quei pazienti che si sottopongono a trattamenti cosmetici. La possibilità di somministrare l’anestesia intraossea distalmente ai due canini superiori, al fine di ottenere anestesia pulpare per i sei denti anteriori sostenendo così procedure di tipo estetico senza alterazione alcuna della posizione del labbro del paziente, rende l’esperienza proficua e piacevole per il paziente stesso. Sebbene il sistema Stabident e l’X-Tip siano i sistemi di rilascio di Anestesia intraossea più conosciuti, il Sistema IntraFlow riassume in sé il meglio di tutte le caratteristiche, realizzando il più efficiente ed efficace rilascio di anestesia intraossea. È importante ricordare che queste apparecchiature sono solo sistemi di rilascio per permettere all’anestesia di raggiungere l’osso spugnoso. Tale processo richiede un perforatore, seguito da un’apparecchiatura di rilascio. Nel caso dello Stabident e dell’X-Tip, la procedura di perforazione e l’iniezione di anestesia richiedono due distinti passaggi (step): nel caso dello Stabident (Fig. 3) si effettua la perforazione e dopo la localizzazione del sito ricevuto la Medaglia d’Oro Warren T. Wakai dalla Japanese Endodontic Association e la Medaglia d’Onore dalla French Endodontic Society. Il Dr. Schwartz ha tenuto conferenze a congressi nazionali ed internazionali. E’ Clinical Professor of Endodontics presso la University of Texas Health Sciente Center di Houston, Texas, dove lavora come Special Advisor al Dean e Chair della Open Health Initiative. Nel 1994 è stato nominato Dentista dell’Anno in Texas e recentemente ha ricevuto l’Edgard Coolidge Award, il più alto riconoscimento dato dall’American Association of Endodontists. Nel 2007 l’University of Texas Dental Branch lo ha nominato “Alumnus of the Year”. L’INFORMATORE ENDODONTICO Vol. 3 perforato con l’ago e siringa da anestesia; nel caso di X-Tip si lascia il perforatore sul posto come una cannula (essendo cavo) per facilitare l’inserzione di un ago (Fig. 4)connesso alla siringa da anestesia. Il Sistema IntraFlow combina queste due procedure in una sola perforazione ed iniezione, attraverso un manipolo dal design sofisticato. L’apparecchio IntraFlow (Fig. 5) è azionato dall’aria compressa attraverso un manipolo che inizialmente perfora fino all’osso spugnoso e poi, allentando la pressione sul reostato, si sposta verso la modalità iniezione e l’anestesia può essere rilasciata con diversa velocità a seconda del ri-azionamento del reostato. Uno studio recente dimostra l’efficacia dell’anestesia intraossea usando l’apparecchio IntraFlow su pazienti con diagnosi di pulpite acuta.10 È ben documentato in letteratura che la percentuale di successo dell’anestesia pulpare profonda su molari mandibolari 12, Nr. 1 2009 Fig. 3. Il Sistema Stabident. Fig. 4. Il Sistema X-Tip. 4 Pag. - 53 Anestesia pulpare: decidere in base all’evidenza scientifica 5 che presentavano una tale diagnosi può essere estremamente variabile. In questo studio 30 pazienti con diagnosi di pulpite irreversibile venivano in modo casuale indirizzati a ricevere o l’iniezione intraossea con il Sistema IntraFlow oppure l’anestesia tronculare all’alveolare inferiore. L’anestesia pulpare veniva valutata attraverso test pulpare elettrico ad intervalli di 4 minuti per un totale di 20 minuti. Due letture consecutive 80/80 furono adoperate per determinare l’anestesia pulpare. La tronculare all’alveolare inferiore fornì una anestesia completa nel 60% dei pazienti, mentre il Sistema IntraFlow portò anestesia completa nell’87% dei pazienti. Questi risultati dimostrano non solo l’efficacia dell’anestesia intraossea in una delle situazioni più difficili da affrontare in endodonzia, ma anche l’utilizzo dell’anestesia intraossea come anestesia principale. Fig. 5. Il Sistema IntraFlow. Pag. - 54 Conclusioni Una approfondita revisione della letteratura suggerisce come si faccia troppo affidamento sul tradizionale blocco mandibolare per ottenere un’anestesia pulpare predicibile. Un caso impegnativo può essere affrontato da una prospettiva evidence-based ed allora l’anestesia intraossea come principale o supplementare può essere la migliore decisione clinica nel raggiungere i desiderati livelli profondi di anestesia sia nella mandibola che nel mascellare. Combinando la predicibilità con il suo rapido inizio, con l’assenza di anestesia linguale e labiale, la facilità di somministrazione con apparecchi come l’Intraflow, si offre al clinico una valida alternativa specialmente rispetto a ripetuti blocchi dell’alveolare inferiore. L’INFORMATORE ENDODONTICO Vol. 12, Nr. 1 2009 BIBLIOGRAFIA 1. Coggins R, Reader A, Nist R, Beck M, Meyers WJ. Anestesia efficacy of the intraosseous injection in maxillary and mandibular teeth. Oral Sur Oral Med Oral Pathol Oral Radiol Endod. 1996; 81: 634-41. 2. Dunbar D, A, Nist R, Beck M, Meyers WJ. Anesthetic efficacy of the intraosseous injection after an inferior alveolar nerve block. J Endodon 1966;22(9):481-6. 3. Nusstein J, Reader A, Nist R, Beck M, Meyers WJ. Anesthetic efficacy of the supplemental intraosseous injection of 2% lidocaine with 1:100,000 epinepherine in irreversible pulpitis. J Endod 1998;24:487-91. 4. Yagiela JA. Local anesthetics. In: Dionne RA, Phero JC: Management of pain and Anxiety in dental Practice. New York, Elsevier Science Publishing Co., 1991. 5. Reisman D, Reader A, Nist R, Beck M, Weaver J. Anesthetic efficacy of the supplemental intraosseous injection of 3% mepivicaine in irreversible pulpitis. 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