Gynandromakia LIBRO PRIMO L`amore di Mairéad
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Gynandromakia LIBRO PRIMO L`amore di Mairéad
Sergio Bevilacqua Gynandromakia LIBRO PRIMO L’amore di Mairéad IBUC 2011 Cap37-continuazione Bruce lasciò loro il tempo di quel silenzioso scambio di vedute, quindi riprese: “Se da una parte le mondonuoviste prefigurano un futuro di pace, quella pace sarebbe per sempre al di fuori dell’umanità e, dunque, sarebbe una sconfitta più d’una guerra…” George aggrottò le sopracciglia. “Sicuramente…” intervenne, carezzando la crux gemmata al petto. “Il progetto d’Umania non è d’abbandonare ma di rafforzare l’Umanità, anche se sofferente e mutata rispetto ai tanti secoli precedenti al potere delle donne e alla gynandromakia…” “In fin dei conti,” s’inserì Diane con gli occhi acuti e il piglio di chi è in allarme, guardando in faccia prima il marito e poi Raphael, “che cosa sono questi duecento anni, in confronto a tutta la storia umana?” “Nulla”. ribatté Raphael, serio. “Questi due secoli non sono nulla, un batter d’occhi nella storia umana. Ma potrebbero essere del tutto determinanti. È vero che i sessi dell’umanità hanno giocato a scacchi per centomila anni e che i maschi, col patriarcato, hanno gestito le cose da una posizione di forza, talvolta maltrattando il sesso femminile. Comunque sia stato, non è certamente mai stato interesse del patriarcato dare scacco matto al sesso opposto: l’uomo si sarebbe preclusa ogni possibilità riproduttiva”. Fece una pausa e riprese: “È però una pia illusione che si continui a giocare allo stesso gioco: ora sono le femmine a guidare e la loro partita… non è a scacchi!” Fece un’altra pausa: “Possono farci fuori, e per di più senza alcuna cautela filogenetica… Loro sì, le donne, ora possono affondare il pugnale a morte. Quindi il mio pensiero è che questi due secoli rischiano di essere davvero i tempi di una clamorosa mutazione, di una fuoriuscita della specie umana dai suoi canoni biologici”. “Sai che condividiamo questa diagnosi…” gli rispose, a caldo, George. “Ma… Continua, Bruce. Vediamo dove vuoi arrivare”. “Grazie. Dunque, la situazione dell’umanità è questa: ci siamo noi d’Umania che resistiamo per mantenere l’umanità com’è sempre stata; c’è chi rifiuta l’umanità, rifugiandosi in un’altra biologia, gli androlandesi; c’è chi s’illude di poter stabilizzare l’umanità in modo matriarcale, il partito gynekiano del Rispetto Organico; ci sono, infine, le femmine mondonuoviste di Gynekia che, analogamente ai maschi androlandesi, considerano finita la specie homo sapiens (almeno per loro) e intendono avviare un futuro per una specie di sole donne, come gli androlandesi hanno avviato un futuro per una specie di soli uomini. Sono quattro strade, quattro strategie, quattro futuri. Il nuovo ordine dipenderà da quali delle forze in gioco avrà la meglio”. Il Diarca, pur avendolo prima incoraggiato, considerava però ora lo spostamento dal tema del rapporto con Mairéad Sweeney troppo prolungato, e insisté: “Caro Bruce, il tuo punto di vista sul futuro dell’umanità è anche il nostro, lo sai” incontrando anche la conferma della moglie, dimostrato con un cenno del capo. “Ne conosciamo bene le implicazioni… Ma siamo a un bivio. Ogni mossa è critica. Dobbiamo considerare tutte le variabili, soprattutto quelle informative. La tua relazione con la Sweeney ha trasceso abbondantemente gli ambiti istituzionali in cui era nata…” “Capisco la vostra apprensione” rispose Bruce per prendere tempo, e raccolse le idee ai fini d’una risposta definitiva. La rossa gli aveva mostrato la capacità e la volontà d’amore presente nel suo cuore femminile, ancorché gynekiano. Mairéad aveva davvero sentito il fascino della vecchia umanità di Bruce, fallace e fallica. Da parte sua, da Umano, lui stava vivendo quel sentimento in modo semplice e puro e ciò poteva anche essere normale, una volta chiarita la situazione politica. Ma come spiegarlo ai Diarchi? Decise di proseguire in questo modo: “George, Diane… Ascoltate. Mairéad Sweeney è una donna intelligente e sensibile, ed è cresciuta in un’epoca di guerra senza esclusione di colpi tra maschi e femmine: ne porta addosso i segni, i segni di una tragica storia personale. Sappiamo tutti che il patriarcato è finito, per sempre. Ma anche il matriarcato ha mostrato di essere inadatto all’umanità. Il futuro dell’umanità è quello che abbiamo segnato noi grandoceanici, e molto più dei neomusulmani: l’assoluta parità di doveri e diritti tra uomo e donna, nel valore capitale della diversità complementare. Gli abissi, sempre inesplorati, della materia grigia maschile, le sue lentezze aioniche… la velocità di collegamento, le comunicazioni sorprendenti della materia bianca femminile… la spada e il suo fodero… la forza e l’acume… il caldo e il freddo… Ma uno stesso logos! Un solo Dio! Due uomini possono essere più diversi tra loro di quanto non siano un uomo e una donna, e così due donne. Ma è tra donna e uomo e soltanto tra loro, con l’esercizio della volontà sorretta dall’amore e con l’intervento dello Spirito Santo, come crediamo noi neo cristiani, che nasce il figlio dell’uomo, la creatura fatta a immagine e somiglianza di Dio. Questo penso io, questo pensiamo noi grandoceanici, questo pensa la chiesa cristiana ecumenica neo affratellata! Questo…! E questo vuole anche quella donna intelligente e buona, di nome Mairéad Sweeney”. Nessuna incertezza traspariva dalle parole di Bruce riguardo alla sincerità amorosa di Mariéad; George e Diane se ne convinsero, lasciando che il discorso prendesse la piega utile ad affrontare l’altro quesito. Se nei giorni passati, mentre lo incontrava, Mairéad fosse stata a conoscenza del piano d’attacco a Umania, sarebbe di certo entrata in contraddizione con i suoi sentimenti e l’acuto superpoliziotto se ne sarebbe accorto. Invece lui non sospettava ancora nulla. Infatti continuò così: “Vediamo il caso di Mairéad Sweeney come un caso sociologico: Mairéad afferma di voler rinunciare al progetto di predominio delle donne per vivere la quieta esperienza paritetica dell’amore umano neocristiano del terzo millennio. Non è escludibile che questa tendenza possa diffondersi nel ‘gineceo’ americano, ora che le donne sono consapevoli degli effetti della separazione continentale che ha sancito l’allontanamento, forse definitivo, dei maschi. Quante femmine eterosessuali gynekiane tornerebbero sui propri passi, abbandonando la ‘ripicca storica’ del matriarcato e accettando una restaurazione umana finalmente paritaria tra uomo e donna, rigorosamente dioica e dunque non patriarcale né matriarcale? Il segnale che ci proviene da Mairéad Sweeney è molto forte in questo senso…” “Ma allora,” insorse Diane, rivolta a George “perché Gabriel Ermaphroditus ci ha detto che dobbiamo guardare come compagni di percorso a chi vuole la pace (gli androlandesi e le lesbiche del partito del Mondo Nuovo) e non a chi vuole l’umanità?” Era come se le variabili in gioco si stessero aggrovigliando, come se la lucida visione scambiata con il Neo Califfo Muhammad XII stesse lasciando il passo a grandi dubbi. Bruce rizzò le orecchie: “Cosa c’entra il Nuovo Oracolo, adesso?” George gli fece un cenno con la mano come per dire “Aspetta” e intanto rispose alla consorte: “E’ molto strano, infatti…” Lo sguardo d’aquila volava oltre le nuvole a cercare il miglior punto di osservazione su quella situazione complessa. “In effetti è vero” disse, ‘planando’. “S’avvertono delle contraddizioni… Gabriel di sicuro non vede di buon occhio il partito del Rispetto Organico, perché è guerrafondaio… Ne abbiamo ottime conferme. Ma sembra che non ci sia solo quello… Possiamo ipotizzare che la miscela umana e divina di Gabriel non riesca a vedere lucidamente le umane possibilità?” “Questo dovrebbe essere escluso!” proruppe Diane. “Che Gabriel Ermaphroditus sbagli?” insisté, allarmato, George. “In fondo non è che è una creatura di Leo Hughes e Steve Mancini…” “E se, come intuisce Bruce” Diane lo indicò, mentre lui era sempre più stupito per la comparsa di Ermaphroditus nel discorso, “la Sweeney rappresentasse davvero una falla nel progetto gynekiano di dominio? Se si mostrassero proprio ora delle gravi incongruenze nella via gynekiana all’umanità?” George strizzò entrambe le palpebre. “Fammi ricapitolare. Gabriel Ermaphroditus dice che dobbiamo guardare al partito gynekiano del Mondo Muovo e ad Androlandia come alleati. Dice che dobbiamo creare confusione politica in Gynekia, provocando la reazione dell’opposizione. In questo senso, niente di meglio, se Mairéad Sweeney fosse d’accordo, di dare subito a Bruce” e lo fissò per un attimo “l’incarico di capo dell’intelligence grandoceanica, se sposa la Sweeney! Ciò determinerebbe l’ira funesta di Sylvia Sylvester, magari un suo passo falso. Poi, Bruce…” George gli si rivolse, guardandolo negli occhi, “forse non sai che Françoise Bernardini, donna del Segretario del partito d’opposizione gynekiano, ha una tresca sessuale con la Sylvester… Ci sono gli elementi per una crisi politica in Gynekia, forse qualcosa di più…” Bruce Raphael sobbalzò quasi sulla sedia per la luce sinistra che quei fatti gettavano sulla situazione politica gynekiana e sulla situazione sentimentale di Mairéad. Inoltre, tutta questa attenzione dei Diarchi Massimi rendevano evidente un attrito tra Umania e Gynekia che non s’era mai manifestato. Che cosa c’era, sotto? Non gli sembrava che la spiegazione potesse essere cercata soltanto nella sua grande vicinanza alla rossa gynekiana, per pericolosa che fosse… Bruce mostrò un’espressione interrogativa. George proseguì. “Gabriel Ermaphroditus dice che i nostri alleati sono le lesbiche gynekiane e gli androlandesi, ormai fuori dell’umanità. Dunque ritiene che entrambi quei mondi siano irrecuperabili all’umanità. Noi, invece temiamo l’aggressività di Gynekia senza distinguere”. Bruce non resse in silenzio e, allarmato, s’inserì: “Sì certo, la temiamo… Ma da quando l’argomento è divenuto fonte d’allarme rosso?” George, con un altro cenno della mano sinistra, lo zittì. Bruce mostrò come d’inalberarsi, ma senza contrapporsi: aveva fiducia nei suoi capi e decise di mostrare più che altro sorpresa. George trasformò il cenno in una richiesta d’attesa, accompagnandolo con il movimento dell’altra mano, come per dire: “Un attimo, lasciami finire il discorso…” e proseguì. “Allora… Riteniamo che l’umanità si difenda cercando di evitare l’uscita di tutta Gynekia dall’umanità stessa, come hanno già fatto gli androlandesi, che si chiamano fuori dai canoni della specie umana, e come analogamente farebbe il partito delle lesbiche. Bruce, è vero quello che dici, che la missione d’Umania è di allargare l’area dell’umanità, ma ciò non avviene acquisendo esseri ormai di altre specie come l’homo æternus o la foemina sapiens! Di ancora umani, al mondo, ci siamo noi e le femmine del Rispetto Organico, circa cinquecento milioni di donne. Diamo per persi gli androlandesi e le lesbiche del partito gynekiano d’opposizione ‘Mondo Nuovo’: le loro anime sono ormai per sempre legate al corpo, come quelle di tutte le specie animali, e non andranno mai più a Dio, come le nostre umane… Anime non più degne di questo nome, solo brani di materia invisibile. Gli homo æternus androlandesi se le passeranno per sempre da corpo a corpo, costretti a questo mondo terreno. E così le foemina sapiens, che scomporranno e ricomporranno patrimoni genetici e pezzi sottesi d’anima minore, secondo la loro mente priva di trascendenza. Diamo pure per perse ancora un terzo delle femmine del Rispetto Organico, cadute nella trappola del lesbismo: ne restano circa quattrocento milioni ancora interessate all’uomo, che potrebbero agire come la Sweeney. Per noi sarebbe un grande risultato!” “Quattrocento milioni di sole donne! Quattrocento milioni… Tante quanto l’intero Sud America. Tra l’altro proprio là si critica il Governo del Rispetto Organico ‘da sinistra’…”, esclamò Bruce. George, che prima l’aveva bloccato, gli segnalò ora di dettagliare come meglio credeva i suoi dubbi. Bruce raccolse l’invito e, con disagio crescente, mostrò ai Diarchi d’aver capito che c’era qualcosa a lui ignoto nei presupposti di quell’incontro. Si trattenne, poi il cervello gl’impose un’affermazione: “State sottolineando in modo inusuale l’aggressività di Gynekia… Ho l’impressione che sappiate qualcosa che io non so…” Notò la reazione imbarazzata e cupa dei suoi interlocutori e s’irrigidì sulla poltrona. Raddrizzò la schiena e afferrò con le mani il bordo del tavolo, come se aspettasse un terremoto. I Diarchi si chiesero tacitamente, guardandosi, se potevano o meno svelare a Bruce dell’attacco atteso da parte di Gynekia, ora che erano sufficientemente convinti della buona fede della Sweeney. Trascorsero istanti d’intensa riflessione e ogni attimo che passava aumentava in Bruce l’attesa d’una risposta tremenda. Il volto dei Diarchi assumeva l’espressione dell’urlo nel più celebre quadro di Munch. E con quel viso, maschera dell’angoscia più profonda, George, incassato un cenno del capo di Diane, disse con voce rauca: “Gynekia sta per attaccarci”. Bruce impallidì. In un baleno, ripassò mentalmente quello scenario paventato. Non aveva bisogno d’elementi di carattere militare, sapeva che in pochi giorni Gynekia avrebbe travolto Umania. “Quanto tempo abbiamo?” domandò, cupo. “Pochi giorni”, rispose grave il Diarca Massimo. “Pochi giorni per inventare qualcosa, qualcosa che non c’entri con la guerra, qualcosa per fermare la guerra… La guerra non fa per noi, certamente la perderemmo e sarebbe la fine d’Umania, forse la fine dell’umanità”. Poi fu Diane a rivolgersi a Bruce: “Stiamo pensando a destabilizzare Gynekia al suo interno, mettendo in crisi il potere della Sylvester prima che ci attacchino... Grazie alla preveggenza e al coraggio di Muhammad XII e alla solidarietà di Gabriel Ermaphroditus abbiamo scoperto subito il loro progetto d’aggressione. Avremmo dovuto già preparare il drappo bianco della resa, se non avessimo avuto presenti le fragilità interne dello Stato delle Donne… Devi garantirci che la Sweeney non sa ancora nulla dei piani di Gynekia”. La Diarca considerava già Mairéad dalla parte di Bruce e d’Umania, ma doveva richiedere questa valutazione. Bruce scosse il capo d’istinto, sconsolato. Era sotto shock per le tremende notizie, ma percepì la sostanziale fiducia dei Diarchi Massimi nei sentimenti di Mairéad (e in lui). Si riprese in fretta e precisò una risposta: “No, assolutamente. Sono sicuro che Mairéad non sa niente riguardo alla guerra. E sulla fedeltà della Sylvester, i suoi tradimenti la confermerebbero ancora di più nelle sue scelte…” La guerra incombeva, ed era come se un vento di bora, gelido, attraversasse il tavolo ovale. “Allora tu escludi” incalzò un’altra volta Diane, “che la Sweeney conosca le intenzioni belliche di Gynekia contro di noi?” “Sì, posso escluderlo: secondo me non sa nulla”. “Probabilmente è così”, intervenne George. “Possiamo comunque verificarlo in modo definitivo. E, come ben sai, Bruce, non sarà grazie alla nostra debole organizzazione spionistica in Gynekia. Non ci siamo mai radicati abbastanza, loro hanno saputo sempre contrapporsi in modo efficacissimo. Abbiamo un’altra fonte, un vero miracolo… Ricordi la famosa querelle di un secolo e mezzo fa, come riportano i libri di storia e le cronache dell’epoca, riguardo a una rete sotterranea che attraverserebbe l’intero pianeta?” “Rizoma?” sbottò esterrefatto Bruce. “Ma che giorno è oggi? Il giorno in cui incubi e sogni diventano realtà? Stai per dirmi che Rizoma… esiste?” “Muhammad di Grandafrica c’è stato. È da lì che giungono quelle tragiche certezze. Gabriel Ermaphroditus ne è il custode. Oltretutto, l’ha fatto evolvere come un enorme sistema informativo, grazie all’ununseptio… Tutto quanto è successo al mondo negli ultimi centocinquantanni è disponibile in formato multimediale: basta solo sapere cosa cercare. Diane e io siamo stati increduli, ma avremmo dovuto dubitare della salute mentale del Neo Califfo. Lui ci ha esposto fatti… No, è indubitabile, Bruce. Rizoma esiste, funziona ed è al nostro servizio” gli disse, molto serio, George. “Questo cambia moltissimo tutto il quadro! E… Gabriel è con noi, schierato e determinato?” “Dio lo vuole!” disse George, con una fugace occhiata al cielo. “Dio mio… La fede non è mai abbastanza!” disse Bruce, con gli occhi persi intorno a sé, come a guardare ogni cosa in modo diverso. “Non è mai abbastanza, Bruce. E Dio esiste, più che mai…” insisté Diane, guardandolo. Lui sostenne lo sguardo e quindi lanciò gli occhi verso l’alto, più brillanti, per poi reclinarli davanti a sé. “E abbiamo accesso, a Rizoma?” domandò, già tecnico. “Certo, lo abbiamo… Cioè, per meglio dire, Muhammad ha ricevuto da Gabriel Ermaphroditus la mappa dei pozzi d’accesso. Da ciascuno si può andare ovunque e ottenere qualsiasi informazione”. “Allora potrete verificare i fatti di cui abbiamo parlato: ad esempio le comunicazioni intervenute tra Mairéad e Gynekia degli ultimi giorni… E dunque la sua buona fede…” domandò Bruce. “Esatto, è ciò che stiamo per fare”. disse Diane. “Potendo, è doveroso… Anche se ci sembra” e guardò George, “a entrambi, intendo, che le cose stiano come abbiamo detto… E che il tuo punto di vista sia plausibile, Bruce!” “Allora” riprese George, “mentre noi andiamo ‘sottoterra’ a verificare le informazioni nell’archivio ancorato alla litosfera, tu, Bruce, verifica ancora le ipotesi fatte. Se ci riesce ti portiamo un documento video come… regalo di fidanzamento!” “Ok” disse Bruce, che, malgrado la proverbiale solidità psicologica, era ancora attonito, in bilico dentro se stesso. “Se è tutto…” aggiunse, deglutendo. “Sì, è tutto. Ci sentiamo stasera alle dieci, tra sette ore” gli rispose Diane, guardandolo fisso negli occhi. A Bruce bastarono la risposta di Diane e la fermezza del suo sguardo per ricomporsi, sintonizzato sulla nuova prospettiva. S’alzò veloce, salutò mentre prendeva la giacca e s’avviò verso l’elicottero che decollò e volò via di lato, verso Bondi, Warners Ave, Mairéad. Bruce guardò fuori: il cielo era diverso, la terra era diversa, il mare era diverso. Pensò a Mairéad. Lei no, lei era uguale. Ed era il suo amore.