Quando la periferia è in centro città, storie da via Pietro Nava

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Quando la periferia è in centro città, storie da via Pietro Nava
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Quando la periferia è in centro città, storie da via Pietro Nava
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Via Pietro Nava
LECCO – E’ a tutti gli effetti una via del centro città, la prima in cui ci si imbatte camminando da Piazza Cermenati
verso via Parini. Eppure, da diversi anni a questa parte, via Pietro Nava sembra essere stata dimenticata,
vivendo oggi in uno stato che i suoi residenti e (pochi) commercianti non esitano a definire di “degrado”.
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Poche davvero le attività commerciali oggi aperte e funzionanti, nonostante un tempo la via pullulasse di negozi e di
gente. Sono gli stessi residenti a ricordarlo, senza nascondere una certa malinconia mista a dispiacere nel vedere
l’evoluzione che la loro via ha visto negli anni. Tralasciando la prima parte di via Pietro Nava (per intendersi quella di
fronte al parcheggio, prima della svolta su via Parini), dove un ottico, un negozio di t-shirt e il ristorante giapponese
Myo creano clientela, il resto della via si presenta “svuotato”.
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Camminando lungo la strada colpisce la fila di serrande abbassate, “decorate” con cartelli “affitto” o “vendita”. Un
tempo, ci racconta Rita Arrigoni, da 32 anni titolare dell’Erboristeria “La Mandragora” (uno dei pochi negozi
che ancora resistono), dietro quelle saracinesche c’erano vetrine “imbandite”: calzolai, orefici, una
farmacia, un fruttivendolo, il lattaio, il salumiere, negozi di vestiti, un elettricista e molto altro.
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“Via Pietro Nava era viva, piena di gente, una tipica via di un centro città coi suoi negozi, il suo via vai. Il
sabato poi era quasi un incubo, in piazza c’era il mercato, venivano tante persone, si lavorava…oggi è già tanto se
di qui passa qualcuno”. Colpa dei supermercati e dei centri commerciali forse, più comodi per comprare, più
economici. “Il fatto è che la presenza di questi grandi centri catalizzatori ha soffocato il lavoro dei negozietti come
quelli che fino a poco tempo fa animavano questa via e il centro storico, traendone profitto. Il problema
dell’assenza di attività commerciali non è solo di via Pietro Nava ma di gran parte del centro: cos’è
rimasto?” ha domandato la titolare dell’erboristeria.
Tra le attività che resistono oltre a quella della signora Arrigoni c’è il panificio Pozzoni, subentrato dieci anni fa ai
Mauri, che come scoperto ha preso il posto di un altro panificio, uno dei pochi in città dove, durante la guerra, si
poteva comprare il primissimo pane di farina bianca. Resiste anche il negozio di Silvano Sironi, tappezziere, un
veterano di via Pietro Nava, qui nato e cresciuto. “Negli anni ’60-’70 qui c’era tutto, persino la prima sala per le
corse dei cavalli, lo ricordo bene – ha detto, sull’uscio del suo negozio, l’unico della via aperto anche il lunedì – le
attività cambiavano di continuo: dove ora c’è il negozio western per esempio c’era Valma Sport, prima ancora un
negozio che vendeva mobilio e macchine da scrivere, al posto del fruttivendolo aprì un calzolaio, insomma, c’era
vita commerciale, gli anni più ricchi furono tra il ’60 e il ’70. Oggi la via ha perso ogni attrattiva, è tutto chiuso ed
è difficile che qualcuno voglia investire. Servirebbe un locale nuovo, ma non saprei, oramai la via è periferica, tutti si
fermano in piazza o al bar Shamrock qui dietro che attira tanti giovani, anche la nuova hamburgeria Hambu
funziona bene ma via Pietro Nava non è sul lago, di qui oltre a chi abita non passa nessuno”.
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Saracinesche abbassate anche per la gastronomia di pesce
Chiusi anche il negozio per animali Mondo Cane, così come il ristorante gastronomia di pesce che pure
aveva rianimato, durante i suoi 4 anni di attività, la via: “E’ stata davvero un peccato la chiusura – ha commentato
Luigi Barnabò, residente – a parte che si mangiava bene ma poi attirava gente. D’altronde questa via è oramai
morta, se io fossi un commerciante non sceglierei mai di aprirei qui. Due lampioni poco illuminanti rendono la
strada buia e inquietante la sera, senza parlare poi di come nei weekend e nelle sere estive la via venga
utilizzata come una sorta di gabinetto a cielo aperto. Più di una volta – ha proseguito – mi è capitato di essere
sul balcone di casa mia e vedere ragazzine anche giovani accucciarsi tra le macchine e fare la pipì, oppure
qualcun altro vomitare, e poi urla, schiamazzi, qualche rissa… via Pietro Nava è diventata periferica, buia e
poco controllata”.
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Richiesti più di una volta interventi all’amministrazione comunale, come spiegato sempre dal signor Luigi: “Ho
parlato con l’assessore Valsecchi, chiedendo se era possibile fare installare una telecamera per tenere la situazione
controllata, mi ha risposto che è troppo costoso quindi non si può fare, per ora. Anche il Comune si è negli anni
disinteressato di questa via, per loro il centro città finisce con piazza Cermenati”.
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Così, tra serrande abbassate e qualche attività storica che resiste, quella che fino a una decina di anni fa era una
delle vie più vissute e animate del centro è diventata un piccolo angolo di periferia, verso cui la richiesta di
attenzione cresce di giorno in giorno da parte dei residenti: “Se il Comune riuscisse almeno a riabilitare la via,
illuminandola meglio e eliminando il degrado…via Pietro Nava è ancora centrale, anche se non sembra”.
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