Monografia su Battiato e Sgalambro

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Monografia su Battiato e Sgalambro
In copertina: Franco Battiato e ManIio Sgalambro (palaCatania, 1999)
(fotografia di Salvo Fundarotto)
Franco Battiato
numero monografico
a cura di Fabio Bagnasco
Editore Edizioni Guida srl
Direttore Giovanni Maniscalco Basile
Direttore responsabile Franco Nicastro
Coordinamento Giorgio Filippone
editoriale
Hanno collaborato Matteo Branca, Gino Castaldo,
Satumino Celani, Massimo Cotto.
Francesco Gamharo, Enrico Ghezzi,
]onathan Giustini, Federico Guglielmi,
Mario Luzzato Fegiz, Luca Perini,
Pippo PoIlina, Manlio Sgalambro,
Andrea Spinelli, Federico Vacalebre,
�enedetto Vigne, Fabrizio Zampa
Fotogrcifie: CarmeJo Bongiomo(da: C. Bongiomo, L 'isola i ntima, SEI,
Torino 1997): pp. 8, lO, 12, 37,38, 39,40. Giovanni Canitano (per gentile
concessione della Universal Music Italia): pp. 99, 100, 101, 102, 103.
Comune di Fano, Assessorato alla Cultura: pp. 58, 59, 60. Rita Cricchio:
pp. 15, 17, 18.44,45,46,97 (in alto). Salvo Fundarotto: copeltina, pp. 5,
6,7,9, Il, 13,65,96,97 (al centro e in basso), 98. Roberto Masotti (da: E.
Di Mauro e R. Masotti, Fenomenologia di Battiato, a cura di C. Chianura,
Auditorium, Milano 1997) pp. 26, 29, 47. Pippo Pollina: p. 56. Carlo
Silvestro (da: -Re Nudo" a. I, n. 2,nov. 1996): p. 69(foto piccola).
Altri riferimenti fotografici: Camera Work. Un 'antologia. a cura di M.
Vanon, Einaudi, Torino 1981: p. 62. Echos du Paradiso Sujì Soul,
Network, FrankfurtiMain 1997: pp. 106 (in basso), 107 (in basso). Franco
Battiato, Armando Curdo Editore, Roma s.d.: pp. 27, 28. Fotogrcifia del
XX:secolo.Museum Luduig Colonia, Taschen, 1997: pp. 20,21. 22,30,32,
36,50,51,53,61,63,68,69 (foto grande). Galleria, Gente di Fotografia,
Palenno 1999: p. 52. Photogrammes, Nathan, Paris 1998: pp. 64, 66, 67.
Leo Anfossi, Banana1Umda, L'Ottava, Milano 1989: pp. 33,49. Maurizio
Macale, Franco Battiato. Centro di gravità permanente. Storia di una
ricerca della verità, Bastagi. Foggia 1994: p. 95. Man Ray, Oggetti
d'affezione, Einaudi, Torino 1983: p. 31. Le immagini alle pp. 34, 35, 36,
41, 55, 57 sono tratte dai libretti dei Cd di F. Battiato: "Clic" (Bla
Bla/Ricordi, 1973), L'era del cinghiale bianco (Emi, 1979), Gilgamesh
(L'Ottava/Emi, 1992), L'imboscata(Polygram, 1996). I disegni alle pp. 19,
23, 24, 25, 42, 43 sono tratti dalle miniature del Codice Vaticano del De
cum al-ibus di Federico II (riproduzioni d
arte vc-11
' andi
Le riproduzioni dei quadri alle pp. 104, 105, 106 On alto), 107 (in alto)
sono tratte da II pittore e l'orientalista. Piero Guccione e Franco Battiato,
Stamperia della Bezuga, Firenze 1999.
Traduzioni Loredana Guella, Ernesto Vigne
Si ringraziano Enrico Fontecedrd, Roberto Lo Sciuto,
Enrico Maghenzani, Massimo Pollina,
Angelo Privitera, Marilla Simonini,
Anna Maria Smith, Silvia Vitullo,
Alessandra Zago e tutti coloro che hanno
partecipato al "fomm"
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3
editoriale
tracce
4
Verso Babilonia
Fabio Bagnasco
6
intervista
Franco Battiato e Manlio Sgalambro:
svolte/entropie
]onathan Giustini
ricognizioni
19
Un ponte tra mondi separati
21
Uno, nessunp e centomila
23
n sottile gioco della citazione
Gino Castaldo
Federico Vacalebre
Federico GuglielITÙ
26
scandagli
"Golden age" Ottanta
Andrea Spinelli
30
Geometrie complesse
Massimo Cotto
33
Nomade in cerca di tranquillità
Luca Perini
radici
37
Ciuciuliannu
Francesco Gambara
40
Incontro imperfetto fra alba e tramonto
Pippo Pollina
frammenti
42
Zapping
Mario Luzzato Fegiz
48
Incursioni
55
Arles tra le Alpi
Fabrizio Zampa
Benedetto V igne
direzioni
58
n violino e la selce
Matteo Branca
61
deviazioni
Voce senza voce
Enrico Ghezzi
appunti
65
Diario parigino
Manlio Sgalambro
70
94
discografia
navigazioni
Saturnino, Fernanda Angius,
Valentina Giampieri, Francesco Maiolo,
Michele Negri, NoMes, Giuseppe Piccinno,
Marco Porta, Francesco Prisco, Marco Rapelli,
Gianna Tacconi, Marco Tarantino, Velvet,
Antonella Verde
z
3
Elogio della pazienza. Non sempre i grandi artisti
sanno quello che dicono e qualche volta dicono più
di quello che sanno. Ma, invariabilmente, dicono il
vero.
L'intervista che apre questo numero di Nuove Ef­
femeridi dedicato a Battiato (e a Sgalambro) ci dà
due esempi magnifici.
Il primo è nella risposta [di Battiato] dal tono un
po' imbarazzato (<<Non è un discorso facile») alla
domanda di Giustini sulla "riconoscibilità" del suo
stile. Il secondo è nell'osservazione [di Sgalambro]
su Saddam Hussein e la pazienza.
Sappiamo tutti che il campo in cui si gioca il
destino della musica ha due coordinate: il tempo e
la memoria.
La non-riconoscibilità dello stile di Battiato con­
traddice il possibile percorso della memoria; la pa­
zienza di Sgalambro [Saddam] congela il tempo in
un'attesa di cui nessuno (e meno che mai il "pa­
ziente") conosce il punto di risoluzione.
Ma è proprio in queste due negazioni che le "can­
zonette" diventano grande musica e grande poesia.
Se, come dice Battiato, la musica può perdere le
sue caratteristiche consolatorie quando non «ti ac­
carezza, ti fa dormire, ti fa sognare» questo avviene
quando il suo percorso nel tempo si fa rigoroso e
complesso (<<quando hai bisogno di fare scalette ... »)
e il suo ordine si presta a [esige] ripetute letture,
ognuna delle quali aggiunge tasselli ad un "raccon­
to" che si avvicina - senza mai raggiungerla: questo
è essenziale - alla vita di cui si racconta.
CosÌ, pazienza e negazione della memoria diven­
tano due modi - gli unicÌ possibili, a guardar bene
- di costruzione di un'utopia.
gmb
4
Verso Babilonia
Fabio Bagnasco
When I was a young child i slept with a dog,
I lived without trouble and I thought no harm;
I ran with the boys and I played leap-frog;
Now it is a girl's head that lies on myarm .
Djuna Barnes
Verso Babilonia. Il modello-archetipo p1U esem­
plare per rappresentare un "secolo oramai alla fine".
L'ultimo, ma non ultimativo, congegno battiatiano
per far risuonare, come in una sorta di juke box
universale, eroi dalla voce di soprano, teologismi
arditi, esplorazioni degne di "Twilight zone".
In tempi di arcaica mutazione elettronica, in que­
sto suolo da nero cosmico soltanto casualmente ter­
restre, Battiato sembra volerci rappresentare un cli­
ma da Giardino delle rose, dove Saadi di Shiraz
(Bostan e Gulistan) attraverso una lineare sequela
di racconti aforistici e astutamente morali, degni di
fragorose e bonarie risate, ci dice che «se una gem­
ma cade nel fango rimane preziosa. Se la polvere
sale al cielo rimane senza valore)). E che «nel giorno
della battaglia il leggero cavallo e non l'ingombran­
te bue verrà usato)).
La leggerezza: quasi una costante nella parabola
della machine-musik Battiato; un tocco che come
perla, di fronte alla vastità del mare, fa intimidire la
goccia di pioggia che cade dalle nuvole. Un suono
senza suono. Il suono del silenzio.
Dalle utopie ecogenetiche di Fetus e Pollution,
non prive di quella sacra ingenuità tipica dell'età
giovanile, agli sperimentalismi elettronici di Clic, e
ancora più avanti verso le esplorazioni microtonali
di Juke Box e L'Egitto prima delle sabbie, per giun­
gere (infine?) al predominio della forma canzone e
dell'Opera come dilatazione della creatività nello
spazio-tempo, Battiato ha sempre ricercato un mo­
dello di bellezza che equivalesse ad una sospensio­
ne della finzione quotidiana, che si svolgesse o
nell'atto di comporre, di dipingere, di scrivere o di
semplicemente contemplare. Una grazia sopranna­
turale, un soccorso teologico. Una ricerca degna
della soavità quietista, o da saggi taoisti i quali,
secondo Hakuin, avevano la pretesa di apprezzare
i rapimenti dell'artista.
Solo incidendo queste premesse era possibile
pensare, o forse soltanto.. . immaginare, una ricogni­
zione monografica su Battiato, sia pure, come sem­
pre, per approssimazione critica. Una verifica attua4
-
Nuove Effemeridi
o.
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le su un musicista "uno, nessuno e centomila" che
ne lumeggiasse le costanti, sia pure nell'universo
dei segni simulati, delle biografie obbligatorie, delle
immagini che, scolpite nel tempo, scolpiscono il tem­
po e allo stesso (tempo) lo codificano. Una ricogni­
zione che potesse aspirare a quel minimo di legittimità
solo e soltanto a condizione di cogliere quella appa­
rente voglia di seria giocosità propria del musicista.
Un viaggio, quindi, all'interno di un microcosmo
musicale-esistenziale-filosofico-ontologico che si
nutre di reminiscenze isolane, di viaggi mentali, di
proiezioni dell'inconscio, di sufi e Gurdjieff, di Lan­
dolfi e Zingare del Deserto.
Un percorso, non necessariamente biografico, o
che nel suo farsi ha esaurito ogni velleità cronolo­
gica, configurato come un tracciato analitico di ap­
proccio alla musica di Battiato con tutte le equiva­
lenze letterarie, esoteriche, o di semplice diverti­
mento.
L'uso delle immagini, dei riferimenti bibliografici,
è stato, in questo caso, assolutamente casuale poi­
ché non obbligato a seguire la forma tradizionale
dell'itinerario monografico; mentre il nucleo centra­
le del progetto si è come spostato verso direzioni
che lasciano presagire per il futuro prossimo ulte­
riori approfondimenti critici e analitici.
All'interno della monografia, oltre ai "minisaggi"
sul musico, un'apertura internettiana agli ascolta­
tori di Battiato (facile ossequio alla corrente dia­
lettica pop), una testimonianza sull'attività di di­
rettore artistico del festival "Il violino e la selce"
di Fano, e, infine, un diario filosofico di Sgalam­
bro scritto durante la sedute parigine di incisione
de L'imboscata.
La processione del materiale ha seguito, come
dicevamo, un criterio che potremmo definire "as­
sonante", dove il mix moderno-antico-astratto-con­
creto è divenuto, grazie ad un processo di sottra­
zione della forma meramente bio-cronologica, sin­
tesi in divenire di un personaggio, di un musicista,
che doveva essere colto nella sua contemporanei­
tà, in ossequio a quel principio di aderenza alla
modernità (o alla post-modernità) funzionale a
renderci in maniera chiara il senso di una ricerca
che, in ogni caso, si nutre anche di atavismi, di
memorie del passato, di luci di altri tempi e di
altre essenze. Verso Babilonia.
Ci a uguriamo di essere-riusciti a smontare adeguata­
mente qualunque tentazione biografica, proiettando l 'im­
magine di un nulla-bianco entro il quale nulla si possa
riflettere. Insom ma, una sorta di Battiato/non/Battiato .
Tanto per parlare d 'altro.
A Palermo, nella Chiesa di S. Maria dello Spasimo
(1999)
6
Franco Battiato e Manlio Sgalambro:
svolte/ entropie
intervista di ]onathan Giustini
Chiariamo un concetto : Gommalacca, l'ultimo disco di
,Franco Battiato, tutto virato tecno, elettronico, tutto impo­
stato su campionatori e percorsi elettrici che si incrociano
e si sovrappongono, non è una svolta . Semmai è solo
l'ultima tappa di un lungo cammino iniziato tanti, ma tanti
anni fa . «Infatti non è una svolta! - esordisce Battiato Perché allora vorrebbe dire che prima di oggi non ho mai
affrontato argomenti simili e invece è proprio dall'elettro­
nica che sono partito . Semmai il corso artistico della mia
vita è andato al contrario: dall'elettronica mi sono ritrovato
in ambiti acustici» .
Ba ttiato, cito una sua frase di qualche tempo fa: ((Mi
piace la poca riconoscibilità del m io stile. La riconoscibilità
finisce per diventare un limite". Eppu re, aggiungo io, an­
cora una volta dal primo tocco si riconosce immediata­
mente Battiato. Ma allora che cos 'è lo stile di Battiato? Dove
si trova esattamente?
Qui e nelle pagine 7, 9, 1 1, 13: nella sua casa di
Catania con Manlio Sgalambro, durante l'interoista
(1998)
Battiato. «Non è un discorso facil e . Per riconoscibilità
intenderei la parte esteriore delle cose , ed è quella che
viene più a noia a chiunque: il pericolo della ripetizione
ossessiva degli stilemi che hanno caratterizzato il percorso
di un artista diventa insopportabile . Il camuffamento , la
mimetizzazione può riuscire invece ad occultare il nucleo
che così resta sempre quello, dato che non può mai essere
cambiato . Ma in questo modo, perlomeno, fai in modo
che le forme esteriori non siano così facilmente riconosci­
bil i . Per certi artisti si arriva invece a degli eccessi legati
all'ossessiva ripetizione della voce o del timbro tanto che
non esiste quasi mai più il nuovo . E questo è detestabile . »
Ma allora la scelta di collaborare ancora una volta con
un gruppo di artisti che rappresentano il nuovo?
B. «Chiariamo un equivoco! lo e Sgalambro, per il tipo
di lavoro che facciamo , partiamo sempre con una lunga
preproduzione, precisa fin nei minimi particolari . Sono un
artista diverso da altri che amano la collaborazione nel
senso di immissione di elem"e nti
sizione . Ma è meglio non parlarne di questo, mi dia retta.»
Come vuole! Parliamo allora di questa sua collaborazio­
ne con il professor Sgalambro, che è iniziata da L'ombrello
e la macchina da cucire . Come nasce il vostro rapporto,
come lavorate? Cosa avviene in concreto fra voi due quan­
do decidete di dare vita, corpo ad u na canzone?
(Attimi di imbarazzo . Battiato e Sgalambro si guardano.
Battiato sorride efa come per cedere la parola al professore,
sussurrando a mezza bocca quasi di aver parlato troppo')
E dunque, Manlio Sgalambro: «Beh, la collaborazione
varia disco per disco . Il primo di questa, diciamo così,
nostra trilogia partiva dai testi e seguiva quindi un esito
compositivo imprigionato dentro i testi stessi, in cui non
c'erano altri elementi che sono poi comparsi in seguito. È
stato quindi un percorso che si incrociava di continuo: a
6
-
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tratti era il testo a dominare; altre volte la musica incideva
sul testo tanto da chiamarlo maggiormente a sé , piuttosto
che spostarsi verso il testo .»
Insom ma, nel primo disco il compositore è partito dal
testo!
«È verissimo! Perché la partenza di questa collabora­
zione è arrivata in un mio momento di saturazione anche
di scrittura di testi. Consideravo chiuso un periodo. Aspet­
tavo così un cambio, un giro di boa . L'arrivo dei suoi testi
mi ha messo di fronte ad una scelta, perché fino a quel
momento non potevo cantare tutte le frazioni di una canzo­
ne; era qualcosa di lontanissimo dal mio mondo. lo censu­
ravo automaticamente tutto ciò che mi sembrava sgradevole.
L'arrivo invece di questi testi mi ha permesso di visitare un
altro genere di orto. E ciò mi ha dato la possibilità di allon­
tanarmi dal pericolo di ripetere me stesso all'infinito.»
B.
In poche parole si è riappropriato della parola?
B. «Nel cantare e nel musicare altre sonorità , necessa­
riamente cambi. D iventi più attore . Quello che in questo
momento mi sta particolarmente attraendo è la possibilità
di avere una doppia vita : quella privata e quella pubblica,
che invece ti dà la possibilità di mettere delle maschere.
Trovo ciò una grande conquista .»
Ne L'ombrello e la maccllina da cucire imperversano le
suggestioni letterarie: il Lautréamont de I Canti di �laldo­
ror, ma anche la pittura di Max Ernst. . .
«Guardi, il titolo è invenzione d i Sgalambro , m a i testi
non riportavano citazioni!»
S. «Veda , credo che Battiato si sia trovato, in un certo
momento, desideroso di estraneità , di avere a che fare con
l'alterità, con l'estraneo, con cose che non provengono da
lui, ma in senso totale. Lui parla addirittura di saturazione.
Cos'è l'alterità? Ciò che si differenzia moltissimo da me ,
ciò che anzi per me è qualcosa di duro, non permeabile,
qualcosa che per entrarci in rapporto devo anche adattar­
mi. Questo è stato l'esercizio, dopo il quale è rientrato
nuovamente in un sodalizio, in una comunità di operati­
vità musicale che aveva sciolto .»
B.
In qualche modo una sorta di prova generale!
B. «Sì. Ma farei un appunto alla sua posizione Sgalam­
bro . CE così dicendo inizia il primo dei tanti balletti, di
queste Piccole operette morali, sorta di dialoghi improvvi­
sati e leopardiani tra il poeta e il venditore di almanacchi
che sono la parte più spassosa, Più inedita, Più sorprenden­
te del loro rapporto intellettuale) Non parlerei di alterità .
Ma di una sola alterità. Per le mie possibilità solo una ce
ne poteva essere . Era la strepitosa forza delle sue parole,
anche se rappresentavano altro da me, a portarmi a fare
i conti con questo. Un brano come Fornicazione, quando
me lo ha mandato , come si faceva ad ignorarlo?»
L 'incontro con Sgalam br..o risveglia dunque zone recon­
dite. Un incontro come riconoscimento di altre parti. Ma
cos 'era successo prima?
B. «Rispondo subito . Non sono uomo di crisi. Forse un
po' quando ero giovane . Oggi non più , è difficile che mi
possa succedere . Difficilmente metto in discussione il mio
mondo . Probabilmente se non ci fosse stato l'incontro con
Sgalambro sarei rimasto fermo per qualche anno . Credo
che l'unica vera conseguenza sarebbe stata questa . Ma non
posso sottovalutare come personalmente reagisco di fronte
al talento . Ti entusiasmi per una cosa che ha talento . Il
resto è solo una conseguenza che può riuscire o meno ,
ma ciò è meno importante. »
Da L'ombrello e l a macchina d a cucire a L'imboscata c'è
un netto cambiamento. Cosa è sopravvenuto?
B. «La necessità di raggiungere dei sani obiettivi . Un
disco di musica pop deve vendere , se non vende conta
poco. Ma qui non parlo di numeri . C 'entra la relazione
tra un prodotto che deve piacere molto ad un pubblico
che è destinato a questo genere di comunicazione . Se
questo non riesce, qualcosa nel meccanismo è sbagliato .
Allora si fa u n altro genere di prodotto che può anche
non avere rapporti con il mercato , però senza nessuna
pretesa d i coinvolgere il mercato . S e hai questa pretesa ,
che n o n h a niente a c h e vedere c o n risultati di classifica ,
n o n a caso ho usato il termine sano. Tu fai un pezzo
come Shock in my town, lo prepari un anno e mezzo
prima . Q uesto pezzo poi va a cadere in un momento
del mercato dove si trova ad avere un risultato sbalor­
ditivo . E questo all' inizio era impensabile. Q uando sia­
mo usciti con il singolo tutti pensavano che sarebbe
rimasto in radio solo una ventina d i giorn i . Questo è
quello che intendo . »
Ma questa è anche capacità intuitiva!
B. «Quando parlavo di gioco, questo è il grande risulta­
to . Questi prodotti, anche L'im boscata, si collocano tra il
nostro desiderio di comunicare e quello del pubblico.
Sono veri misteri . Insondabili. È il loro fascino. Come è
divertente la sconfitta . »
Cito adesso una frase d i Sgalanlbro: "Quando ho sco­
perto il rock mi sono accorto che c 'è vita in questo pia­
neta". Mi sem bra interessante . La commentiamo . Cosa
vuoi dire? Che la musica rivitalizza i pensieri? Cosa del
rock I 'ha colpito?
S. «Vorrei tornare indietro. Kant, che era un amusico
totale , quando ne La critica del giudizio si occupa di mu­
sica , lui intende la musica che si faceva nelle case dei
borghesi come musica conviviale che serviva al massimo
a rallegrare un pranzo . E tuttavia anche la grande musica,
per altri versi, era u na musica per piccoli ambienti. Dal
basso mondo, supponiamo, era entrata nelle corti, nel
piccolo teatro . Spazi dove si rinserrava come se dovesse
mostrare cose per pochi che avessero occhi ed orecchie
adatte . Il problema diventa importante quando la riflessio­
ne dell'800 prende di mira il musicale: parlo di Hegel,
Schopenahuer. Gente che sa bene che la musica non sono
i sonetti per l'osteria . Loro intuiscono che la musica è un
linguaggio che da lì a breve sarebbe stato parlato in con­
tinuazione. E così è per il rock . Un linguaggio che si parla
più delle parole . Un avvenimento che non si lega al jazz.
Parlo di una musica leggera, che si è alleggerita , che sfu-
8
-
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n.
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ma , che nasce da spume sue e porta dentro grande ario­
sità , anche tragica , anche cupa . Ma in cui tuttavia , pur nel
cupo, si vede la diffondibilità del cupo . O tingere della
cupezza un altro. Ciò che ha fatto il grande rock aillerica­
no. La capacità di poter comunicare anche emozioni nere,
negative. »
B. "Ricordo una delle mie prime tournée, i n Francia , con
gli sfalangiati Velvet Underground, a cui facevo da sup­
porto. Parlo di oltre vent'anni fa . C'erano John Cale e Nico
che si esibivano separati . Nico si presentava in palcosce­
nico con un harmonium e cantava : ,,]be end, my only
friend>. E il pubblico andava in visibilio per questa cosa
di Jim Morrison che era veramente nera . L'aspirazione alla
fine come unica amica . »
s. " I l termine rock è così polisemico che contiene forse
dentro diecimila significati, ma tutti forse sono veramente
racchiusi in queste parole. È il trionfo del linguaggio mu­
sicale . La lingua più parlata è oggi il linguaggio musicale.
È il latino con cui ci intendiamo tutti. Il rock è un punto
fondamentale . »
Vi capita di soffermaroi ad ascoltare qualcosa di rock
insieme?
"È difficile, piuttosto dedichiamo qualche minuto ad
una cosa come fonte di discussione che non come mate­
riale sonoro . P�r conto miu aSf'olto pochissima musica .
Sai, è il mestiere che faccio che mi porta in meno di un
minuto a decodificare per esperienza . Non cerchiamo nel­
la musica emozioni, ne abbiamo già. Girando canali tv, tra
video, bar, si vengono a sapere le cose che girano.»
B.
Cito un 'altra sua frase, che però rende sempre il senso
di una battaglia che avete in tutti questi anni sempre con­
dotto in nome della musica: "La musica è un 'arte maggiore
e andrebbe in qualche modo rispettata. Trovo che la can­
zone sia in questo momento una delle cose più rappresen­
tative di questa società".
B. "C'è una contraddizione tra la n1isteriosità del campo
musicale e la trasformazione in canzone . La canzone non
è a questo punto un distillato della musica, ma lo è degli
elementi collettivi . La canzone è il massimo nella sintesi
per rappresentare angosce , luoghi comuni dei popoli, de­
sideri, aspirazioni , esperienze. È uno strumento unico che
riesce a cristallizzare, almeno per un periodo di tempo,
qualcosa di conveniente ai nostri usi. Ma, ripeto, è sempre
un tradimento rispetto al maggiore . »
Torniamo ai disch i. Ne L'imboscata emergeva anche una
dedica a Bufalino, lo scrittore di Comiso . . .
B. "Beh, con Bufalino ci sentivamo, abbastanza . Ricordo
che una volta, passeggiavamo a Comiso, mi prese sotto­
braccio e mi disse : " Dì a Manlio che è nel mio cuore, che
lo leggo sempre , una pagina ogni tanto, perché' è tosto " .
Era un messaggio . »
Se s i parla del pubblico, de+-suoi rapporti con il pubblico,
ancora di più la sua carriera sembra aver attraversato fasi
diversissime. La fase ad esempio del momento in cui ha
deciso scientemente di costruire delle canzoni di successo.
Al tempo di Fisiognomica, era il 1988, una volta dichiarò:
"Il cambio di rapporti in positivo con il pubblico è avve­
nuto con Fisiognomica)). A che cosa si riferiva esattamente?
B. «Dividerei i miei periodi grossolanamente in tre fasi:
gli anni '70, quando c 'era un individuo sul palco pieno di
cose elettroniche tanto da sembrare un laboratorio ed un
pubblico dall'altra con1pletamente estraneo. Ho avuto la
fortuna di aver avuto dei seguaci che restavano sempre
delusi. Era quasi inevitabile. Quindi i miei concerti erano
sempre affollati, perché è come se mi stessero dando sem­
pre l'ultima possibilità , anche se alla fine restavano co­
munque delusi . lo non avevo il minimo rimorso e rispon­
devo ai famosi dibattiti dell'epoca che poiché mettevo in
gioco la mia vita , non era giusto chiedermi di accontentare
·
il pubblico . Perché non era il mio scopo. Nutrivo in pratica
un disprezzo per gente che pagava un biglietto e che
invece aveva bisogno anche di qualche forma di assisten­
za, di consolazione . Poi, negli anni '80, ci fu un successo
inaspettato e di contro da parte mia un vero disprezzo per
questa forma , perché non accettavo questo genere di esa­
gerazione : era qualcosa di squilibrato . Fino ad arrivare a
periodi in cui mi sono riconciliato con l'elemento musicale
che veniva a costituire un centro e se volevi entrarci do­
vevi spostare il tuo fisico e la tua sensibilità ed andargli
vicino . In quel momento ci fu l'unione tra quello che
facevo - anche se non sembravano dischi commerciali,
visto che si trattava di concerti acustici con pianoforte ed
orchestra d'archi - e l 'affetto che il pubblico cominciò a
manifestarmi. Se prima ero immune e consideravo tutto
strumentale, a quel punto la volontà e la forza di questo
pubblico cominciò ad entrarmi dentro; sentivo che c'era
brutalmente uno zoccolo duro. E che ancora oggi rimane
la base . »
Lei ha spesso dichiarato che le canzoni le scrive per gli
altri. Conferma?
B. «Assolutamente! Mi sembrerebbe debole, penoso , ad
una certa età mettersi al pianoforte e fare delle canzoni
per se stesso. Non mi sembra possibile, non lo concepisco .
Perché se fai cose per te stesso hai perlomeno bisogno di
alzare il tiro: non puoi cantare delle storie. Questo mestie­
re si fa per comunicare . È come se al momento cruciale
del passaggio tra la vita e la morte, uno sul letto di morte ,
in una condizione simile a come si trovò un giorno Mozart,
dicesse una frase del tipo: "scrivi scrivi, Maria non mi
lasciare ! " . Secondo me, perlomeno per come concepisco
la vita, un uomo ha il dovere di alzare il tiro, anche al di
sopra delle sue possibilità , anche se poi non ce la fa . È
un dovere di razza . "
Però poi dichiara: "A mo le canzoni; la musica leggera è
bella perché non vuole contrastare la frugalità del nostro
vivere quotidiano)). Tutto sta ad essere sinceri?
B. «No, direi che la sincerità c'entra poco. Tutto sta a
non essere sinceri . Ma tutti i cantanti, gli autori, anche se
non lo sanno, sono di un cinismo formidabile. È quella la
forza . Uno non si innamora mica ogni sei mesi; ogni sei
mesi qui si scrivono canzoni d'amore . Sono piuttosto ri­
cordi, altre cose . lo mi ricordo bene quando avevo diciotto
anni e prendevo in mano la chitarra per scrivere canzoni
lO
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di successo ed entrava nel mio mondo una falsità totale .
Era inevitabile. Non sei vero, perché sarebbe tremendo.
Chi si mette a comporre lo fa per scrivere una canzone di
successo. È per tutti cosÌ. Altrimenti davvero fai altro . »
Già, i suoi inizi nel 1967 con ambretta Colli.
B. "Sono stati gli anni della balera. Una volta eravamo
nel salotto di O mbretta , una domenica pomeriggio , che
aspettavamo la sera per fare il nostro spettacolo. Parlava­
mo . Arriva una telefonata che ci ricorda che avevamo
anche il pomeriggio . Lei allora ha l'idea di farmi mettere
al braccio delle cose, suoni di clacson, usciamo di corsa
dalla c ittà , arriviamo sul posto, tutti che ancora ci aspet­
tavano e che ci gridano buffoni buffoni. E noi a giustifi­
carci che avevamo avuto un incidente . Ci siamo divertiti
tanto. Era la balera . »
Oggi si diverte ancora?
B. «Quello è un mondo che è finito completamente .
Ricordo le cameriere con le minigonne che andavano a
cercare uomini e vicevers a . La balera girava tutta attorno
a questo . Anche oggi è cosÌ, ma non esistono più le
balere . Nelle discoteche la percentuale che si comporta
come una volta nelle balere è il 30%, perché per il resto
c'è tutta gente che ama andare fuori, attraverso i suoni,
gli addittivi chimic i . Allora c'era i.nvece proprio il classico
trascinamento . »
Mi sembra che in Gommalacca, ma è un concetto che
ricavo ancora una volta da sue dichiarazioni, si è come
imposto un suono in cui riesce a sentirsi a disagio . Cosa
significa quando dice: «lo m i appassiono anche se la ma­
teria m usicale non corrisponde al mio nucleo compositivo.
La coerenza non mi interessa».
B. «Una cosa che abbiamo sviscerato, anche insieme al
professore Sgalambro, è che oggi il suono non è più ca­
salingo . Un pezzo come Shock in my town non ti viene
voglia di ascoltarlo in casa come si faceva una volta . La
tendenza generale è che i suoni delle canzoni accompa­
gnino oggi un vivere urbano . I suoni escono dai negozi ,
dalle radio, d a i taxi e d è assolutamente formidabile sentirli
in quelle condizioni, meno percepirli in un ascolto asetti­
co . La maggior parte di queste canzoni sono costruite per
quel fine, non come poteva essere Fisiognomica, che in­
vece ricercava un ascolto personale: parlare al pubblico
come fosse una sola persona. Qui invece parli ad una
comunità che vive in un certo modo ed il suo suono, la
tappezzeria che accompagna il suo vivere , ha questi colori
e non altri. »
Ma allora il disagio a cosa si riferisce?
B. «Si riferisce al fatto che quando hai b isogno di fare
le scalette hai necessità di ascoltare il disco in sequenza
e allora in quel momento lì ,-c 'è del disagio, perché la forza
di penetrazione dei brani sitrgolarmente sommata diventa
dura da accettare anche per lo stesso autore, perché non
ha le caratteristiche consolatorie della musica che ti acca­
rezza, ti fa dormire , ti fa sognare . È invece d'urto perché
è fatta per questo genere di comunicazione e di relazione . »
Quindi secondo lei andremo sempre di più verso una can­
zone d 'urto? Si è persa completamente la dimensione della
camera chiusa in cui si ascolta la musica in solitudine?
B. «Oggi, a mio modo di vedere , c 'è tutto. Ho assistito
ad una conferenza di Sgalambro in una delle discoteche
più estreme , il Cocoricò di Riccione. È stato un trionfo.
Gli hanno chiesto almeno un'ora di bis. Il sottofondo che
arrivava dall'altra sala era di una sola canzone. Insomma,
per tutto il tempo della conferenza del professore , nell'al­
tra sala è andato un solo pezzo. Sempre . Con u na cassa
continua ed un motivetto che ogni tanto affiorava . Questo
vent'anni fa non era concepibile . E ra concepibile solo
quando facevo i guerrieri cosmici . Ma lì c'era il desiderio
di andare in altre dimensioni. Cavalcando un suono . Qui
c'è solo l'annullamento del fisico . Sembrano uguali, ma
non sono così . Quando ho visto la conferenza di Sgalam­
bro in questa discoteca non credevo ai miei occhi; il pub­
blico aveva un'attenzione e un'adesione a quello che di­
ceva . Lui spesso sostiene di fare filosofia fuori dai luoghi
deputati. Ho visto anche altre cose sue in luoghi più de­
putati e c'è un abisso di relazione. Nei luoghi deputati c'è
un contegno forn1ale , negli altri p osti la gente si lascia
andare alle parole . Questa è comunicazione. L'altra è una
finta comu nicazione .»
S . «Indubbiamente non conoscevo questo pubblico. E ri­
conosco di essere rimasto privato per troppo tempo di tan­
tissime cose. Mi ricordo sempre di Epicuro a passeggio con
i discepoli quando gli sembra di sentire, racconta il biografo,
come un applauso. La lezione universitaria non ti consente
di instaurare un rapporto. In quel momento stai talmente
interpretando le cose che dici che avviene un fatto nuovo.
A parte il fatto che la filosofia è il pensare dove lo porti tu.»
B. «Quella sera , quasi come una cubista c 'era anche
Isabella Santacroce, la scrittrice, che ad un certo momento
è andata da Sgalambro e gli ha detto, era tutta in nero:
"Hai più carisma dei Rolling!"»
S. « È poi venuta e mi ha dato un bacio! »
Gommalacca è un disco che va al passo con i tempi. Cito
ancora una sua frase recente: "Cominceranno presto a
sparire le comunicazioni più chiare, si potrà andare verso
un suono mantrico". Ciò in pratica vuoi dire anche versi
di canzoni più onomatopeici?
B. «Esatto! G ià siamo a questo punto . Ma niente vieta in
un prossin1o futuro prevedere anche il ritorno alla parola
con significati ancora diversi. Questo rientra sempre nel
sano desiderio dell'uomo di stufarsi delle solite minestre,
perché si ha bisogno di superare i padri, di cercare nuovi
linguaggi. Una cosa che si è fatta nessuno se la sente di
ripeterla . All 'interno dell'ossessione che ha l'individuo di
rinnovarsi per credere di più nella vita , inevitabilmente il
passaggio è la cancellazione. Già negli anni Settanta si
parlava di non consequenzialità logica, di u sare le frasi
come collage . Ma questo ci può comunque portare nel
futuro ad un ritorno alla tradizione con altre sfumature che
oggi non possiamo prevedere . »
Nel suo cammino spesso ha disseminato miti, citazioni,
omaggi a grandi del passato, o forse solo finti omaggi. In
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Gommalacca omaggia ad esempio la Callas. Cosa ha signi­
ficato per lei la voce della Callas?
B. «Credo che ognuno di noi abbia individuato i propri
modelli e tutte le volte che incontri uno scrittore, un artista
che ti fa esplodere in ammirazione capisci che quello è
un possibile modello per come intendi la vita . La Callas
per me ha rappresentato l'assoluta perfezione interpreta­
tiva . Non ho mai sentito un suo pezzo criticabile . Era
troppo grande . Ogni cosa la rendeva plausibile, la giusti­
ficava. Lei trascendeva l' autore, come succede ai grandi. »
E l 'idea d i campionarla?
B. «Beh, quello lo trovo il minimo che un autore possa
oggi fare; non si tratta di profanazione, ma di sublimazione
all'interno di prodotti di consumo. »
Cosa racchiudeva il destino della Callas?
B. « L'innamoramento per Onassis . Quello è stato il suo
tallone d'Achille . Anche se l'ultimo biografo sostiene cose
diverse, ma per me lei con quell'innamoramento ha perso
moltissimo , legandolo ovviamente anche alla decadenza
della sua voce. Non meritava un ometto simile.»
Cosa succederà d 'ora in avanti in Italia di lei, del suo
disco? Come fa promozione Battiato? Cosa le chiede di fare
il mercato? Come sono cam biate le usanze a suo vedere
dell'industria discografica?
B. «Per i dischi che hanno la fortuna di èntrare in un
determinato range non si chiude più dopo un mese o due,
ma spesso si arriva a lavorare su di un arco di nove mesi.
Arriveremo fino a settembre. Tutto è scandito con più
calma . Il disco sta avendo u na vendita giornaliera che gli
consente di restare vivo. Se facciamo paragoni con L 'im­
boscata, possiamo tranquillamente dire che Gommalacca
ha chiuso l 'anno con venti-trentamila copie in più . »
Il cambiamento di etichetta, dalla Emi alla Polygram, ha
portato dei cambiamenti nel suo lavoro? Cosa vuoi dire, ad
un certo punto della carriera, decidere di cambiare scuderia?
«È arrivato un momento in cui sono passato da una
chiusura totale con i mezzi di comunicazione ad un'apertura
totale. E indubbiamente per una casa discografica è più
facile lavorare in questo modo. Con la Emi consegnavo il
nastro e non mi vedevano più. Era ,molto difficile prima che
facessi qualcosa; al massimo qualche video. Non ero sem­
plicemente interessato, anche se qualche cosa ci scappava
lo stesso. Povera Patria, ad esempio, per motivi politici in
qualche modo è circolato come brano, ma se non c'era
questo aggancio quel disco non aveva nessun pezzo passa­
bile in radio. Non era certo L 'ombra della luce un brano
radiofonico. Oggi siamo sempre nei media contrai: sia il pri­
mo che il secondo singolo sono molto trasmessi. Questo anni
fa non poteva certo succedere. Ricordo con L 'ombrello quan­
do a metà canzone già sfumClvano il pezzo. Avevano ragione!
Purtroppo però le cose non S0no prevedibili in radio.»
B.
In che modo avete pianificato la programmazione e
l'uscita dell'album?
B.
«Volevamo la rottura ed una distanza dalla tradizione
italiana . Volevamo shockare. Abbiamo preso una fascia di
pubblico che non eravamo riusciti a prendere con L 'imboscata. G iovanissimi. Anche per le sonorità"e questo è
piacevole . Quello che mi interessava era la scelta del primo singolo, sugli altri si poteva scegliere anche a caso: Il
ballo del potere, Casta Diva, non era un problema per me . »
Conferme sul fatto che anche i giovanissimi hanno fatta
loro Shock in my town vengono da tutte le parti. Lei sem bra
molto divertito da questo fatto.
«È proprio così. Stavo qualche tempo fa nella mia
casa di Milo, quando arrivano due coatti che mi apostro­
fano imitandomi nelle pose di Shock in my town.»
B.
L 'eccessiva programmazione sul lavoro, la scelta di fare
televisione, lei così schivo, restio, chiuso, perlomeno in pas­
sato, oggi sono cose che sta vivendo come un peso o come
un piacere?
B. «Nessuna delle due . Ci sono comunque trasmissioni
che per scelta non andiamo a fare . Non mi diverto e non
mi angoscio. Sono esattamente nel mezzo. È una cosa che
fai, come i video . Fa parte del tuo mestiere . Troppo co­
modo fare una vita di agi; un minimo devi dare, anche a
costo di qualche sacrificio . Ed intendiamoci che non è fare
la televisione sacrificio, semmai è lo spostamento, l'alber­
go , le valigie. »
Come riesce a conciliare n o n solo la piattezza della te­
levisione italiana, ma soprattutto la stupidità televisiva di­
lagante con il suo modo di essere?
B. «Devo dire che una delle mie conquiste , anche grazie
alla frequentazione col Nostro, è u na perdita di un pochet­
tino di integralismo che avevo nelle ossa . E questa è una
conquista . La possibilità che ogni cosa abbia senso. È un
contatto . E nello stesso tempo diminuisce un po' la super­
bia di chi pensa di essere un intellettuale . Ognuno in
fondo fa la sua vita . Trovo oggi la mia posizione molto
più ridimensionata . »
Il professar Sgalambro come vive invece questo tram tram
televisivo-promozionale? Si sta divertendo molto?
s. «Indubbiamente mi dà molta soddisfazione. Credo
però che sarebbe funzionale una televisione più forte, alla
russa , piena di documentari, di cose informative, un pro­
gramma magari sul più grande musicista del Caucaso. Ma
sono tutte cose queste che stanno nel regno del potrebbe .
In realtà, a mio modo di vedere , la televisione ha uno
scopo ben preciso : per un momento istupidirci, non farci
sentire il processo della vita nella sua ferocia . Rincretinirci .
Come quando Flaubert o Zola andavano nella taverna vi­
cina e sentivano parlare i bettolieri, i pescatori e si diver­
tivano e provavano gusto. Un m omento di pausa in cui
bisogna istupidire . »
B . «Però sarebbe meglio in questo momento che il pro­
fessore facesse una distinzione . Oggi ho letto u na dichia­
razione di Diliberto che diceva: Antonioni è noioso, Fas­
sbinder è noioso, Wenders pure , l'unico cinema decente
è Boldi. Andiamoci piano! Vorrei anch'io vederlo questo
cinema , ma non ci riesco, e così sono costretto a vedere
qualcosa d'altro . Non puoi dire che il grande c inema è la
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comicità , bisogna vedere quale . Questo istupidimento di
cui dice il professore va bene per Flaubert e per il pesca­
tore, ma sono sempre zone dove la saggezza popolare si
fa sentire . Ma se sono torte in faccia che si tirano per far
ridere e poi sono capaci anche di ammazzare la propria
madre , allora no. Quella è solo miseria umana . "
Ma lei h a m a i trovato u n a trasmissione televisiva capace
di ricondurre alla saggezza popolare?
B. «No, però ho trovato studi dove ho trascorso decine
di minuti, come a Telesogni o Geo and Geo, dove tu ama­
bilmente discuti senza problemi di ritmo e dici il tuo punto
di vista sulle cose ."
s. «Spesso mi è accaduto di citare un testo di Renan del
secolo scorso in cui si sosteneva che quando comincia ad
irrompere la massa in Europa , cominciano anche a decrescere illusioni e speranze di tipo collettivo. Quando ancora
l 'ultimo sogno sognato in Occidente, quello del comunismo, non era ancora nemmeno coagulato . Renan si occupava di queste masse chiedendosi come e cosa si dovrà
dare loro . Sperava evidentemente in qualcosa, qualcosa
che potesse alleviare la loro sofferenza . Siamo purtroppo
in un'età in cui la religione non dice più nulla . Creano
infatti delle religioni fatte apposta per consolare. »
B . «Però la religione cattolica è ancora viva! »
S. «È viva , ma non consola più . Consolano questi dieci
minuti con Raffaella Carrà . Per certuni diventano minuti
in cui piluccare il Paradiso , in cui uno si ritrova ad aver
mangiato un cosciotto di qualche cosa di superiore . »
Ma voi siete realmente convinti che la gente non riesca
a rendersi conto che è tutto terribilmente finto . Che la
Carrà è enormemente finta?
«Sono convinto! Sono scatole incredibili.»
S . «Nel Medioevo c'erano fabbriche di santità nell'Italia
meridionale, in cui si producevano documentazioni su
santi falsi. Si facevano le prove, si creavano miracoli. C'era­
no le madonne. E così succede per Raffaella Carrà . È
un'icona del nostro tempo . Non ci si può fare nulla. S ono
tempi stupidi nel globale. Non sono tempi geniali. Sono
tempi banali. E allora con tutto questo bisogna commisu­
rarsi. Si cerca di sognare al massimo cose migliori. »
B.
Avete qualche rimedio?
S. «Bisognerebbe convertire da capo l'immaginazione verso
i fatti religiosi, cristiani, fin quando non si arriverà a sognare
un nuovo comunismo, oppure anche una nuova ragione.»
B . «Se poniamo la nostra attenzione su queste faccende,
è chiaro che le conclusioni devono necessariamente essere
come le sue, professor Sgalambro . Ma se mi permette direi
che mai l'individuo è stato collettivamente così intelligente
come in questa epoca. Non c'è epoca passata che possa
essere migliore della nostra . Siamo tanti. Maledettamente
tanti. Altro non è possibile. Documenti alla mano.»
S . «Il tardo impero romanE> era un'epoca che si potrebbe
definire intelligente. Ma intell igente come noi. E tuttavia
un'epoca che per divertirsi aveva bisogno di massacrare i
cristiani, i gladiatori. Tutte le società che si massificano
hanno bisogno di divertimenti morti. »
.tL/}u-
Qui e a pago 1 7: a Palermo (1993)
B. «Ma Traiano di fronte a Saddam Hussein? D irei che
Traiano assomiglierebbe a Madre Teresa di Calcutta . »
s . «Saddam è un grand'uomo . H o sentito un�suo discor­
so in cui parlava della grande pazienza. Lui non parlava
bellicamente, ma parlava rilevando questi elementi gran­
diosi dell'uomo, da noi completamente dimenticati: la pa­
zienza . Nemmeno Madre Teresa di Calcutta ne parlava
come ne ho sentito parlare Saddam. Con accenti, con
serietà . Con tutte le cose che sono successe in Iraq, se
Saddam fosse stato veramente subìto dal suo popolo lo
avrebbero mangiato. »
B. «Una volta h o raccontato a Sgalambro cosa m i disse
durante un colloquio privato il ministro della difesa ira­
chena, perché gli feci una domanda da ingenuo qual sono
politicamente . Lui mi disse: "Le risponderò con una mas­
sima sufi: non possiamo combattere contro un nemico che
è contemporaneamente l'arbitro"."
La tradizione a volte può anche significare un 'ancora
di salvezza. Nella sua musica c'è u na grossa presenza della
tradizione, a nche semplicemente attraverso la presenza dei
ricordi.
«Qualcuno mi ha già sollevato questa critica. Mi han­
no accusato ad esempio di modernismo. E io sono un
fottuto modernista . Sono per salvare le tradizioni primige­
nie , che sono un respiro primordiale. lo sono legato .l
questo . Che poi Brahms si ascolti o meno, non mi inte­
ressa . Come non mi interessa asco ltare Wagner in origina­
le. Sono uno che ama il suo temp o . »
S . «Non è un tradizionalista! Il tradizionalista è colu i che
sposta le sponde del vero .»
B . «Cioè?»
S. «I tradizionalisti europei sono stati nel secolo scorso
coloro che spostavano le fonti della verità , del bene . Le
spostavano verso il tramandato. »
B. «Ecco, allora i o sono anti. Q uando qualcuno sostiene
che la musica di Rossini è la sola musica possibile, non
riconosco questi elementi, pur godendo smisuratamente di
brani di Brahms o di Beethoven , ma sono per me come
la favola di mia nonna . Rappresentano un profumo che
mi manda un'epoca che io non ho conosciuto e quindi ho
una specie di fragranza dell'epoca, perché la musica tende
a fare i distillati quando riesce . Una fragranza che quando
arriva mi fa pensare agli arrosti di un tempo anche se sono
vegetariano . »
B.
L a tradizione h a un senso assolutamente primordiale,
totale, che non bisogna confondere con il concetto di con­
servazione che spesso viene contra bbandata per tradizione.
Comunque, nella sua musica è presente una forte compo­
nente psicoanalitica: lei scava nei suoi ricordi, nel suo
vissuto, per ritrovare la tradizione.
B . «Tutto ciò iniziò all'alba degli anni '70, quando ebbi
un rapporto di grande simbiosi con il sintetizzatore e sco­
persi che avevo già un suono. Non l'ho dovuto cercare .
Ce l'ho avuto da subito, perché appunto mi ero collegato
a situazioni primigenie ed ho ritrovato immediatamente
queste specie di lande deserte dove il suono aveva questo
senso orizzontale . »
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�
Quindi un oggetto, uno strulnento è stato il tramite?
B.
"Senz'altro!"
Esiste l'ispirazione?
B. "Che domanda! Mi ricordo di un monaco del '700 che
si era recato a Norimberga per una conferenza quando
uno studente gli chiese: "Padre , esiste il diavolo?" . L'ispi­
razione? È come la vita che arriva quando vuole.»
Ma come entra nei dischi?
"Non si può sapere. È come la fortuna: arriva quando
decide di arrivare . Quando c'è la strana casualità di con­
tenitore e travaso . Come un'alchimia. »
S. "Ma scusi Battiato , credo che l a domanda fosse un'al­
tra . »
B . " M a l e i è c o n m e o contro d i me?»
S. "Probabilmente si intendeva qual è il ruolo dell'ispi­
razione . Forse qui si dubita che lei possegga l'ispirazione .»
B.
Shock in my town è un brano ispirato?
B. "A questo è difficile rispondere . A modo suo sì . Anche
perché può subentrare un piccolo cambiamento nell'ispi­
razione . E quindi l'ispirazione è come una specie di cellula
che si innesta all'improvviso da un punto che non sappia­
mo quale . Ci può essere poi un'altra ispirazione che viene
da una derivazione di questa . Ecco direi che Shock in my
town è una cellula."
S. "Se prendiamo la poesia moderna, alla domanda se
si tratta di una poesia ispirata si deve rispondere di no.
Anzi è una poesia contro l'ispirazione . Baudelaire stesso
si ispirava a Poe, cioè traduceva in poesia certe atmosfere.
Si può ancora chiamarla ispirazione . Oggi l'ispirazione ti
arriva dal diretto contatto con altri testi, con altra musica.
Non ti arriva da un punto inesplorato, che poi sarebbe la
tua spontaneità la quale, a sua volta , cosa sarebbe? Una
stratificazione del passato, cose che hai ereditato, cose di
tutti, cose che hai risentito; questa è solo una scatola di
spazzatura . L'ispirazione è ben altro, credo . Se ancora ci
si può avvantaggiare di questo nome per una controdomanda . »
B. "Quando parlo di ispirazione mi riferisco ad un solo
punto. Quello che dice lei è un acculturamento; la cultura
come passaggio di informazioni da un individuo ad un
altro, da una tradizione all'altra Quello che dico io è
un'ispirazione che ha l'originalità della novità .»
S . "E in un'epoca alessandrina questo è possibile? Cioè,
questa ingenuità in un'epoca alessandrina come la nostra
è possibile?»
B. "Why not? Se è di seconda mano non è più ispira­
zione."
S. "Noi ci ispiriamo a libri, al sentito, al visto . »
B . "Allora questo, come diceva una volta i l direttore
d'orchestra, è tra lei e me: l'emozione che provi per esempio per una cosa qualunque come un tramonto, una donna , un momento in cui succede qualcosa nella tua vita che
prima non era successo. Questo nuovo ordine di collega­
menti fra reparti chimici ed elettrici del tuo corpo ti porta
inevitabilmente a tradurre in forma letteraria questo senti­
mento . A seconda dell' individuo che sei, della cultura che
t·'
'
­
. .�
1ft
hai, della qualità che hai , questa trasformazione diventa
per la prima volta una cosa che prima non c'era , perché
stai collegando tutti gli elementi e li porti a servizio di una
tua idea . Fai una sintesi che prima non c'era . Questa è
l 'ispirazione . In pratica la tra i , la deduci da una cosa che
ti ha folgorato. »
s . «Ma perché d a u n paesaggio e non da una frase? Per
esempio : i cieli narrano la grandezza di Dio. Ecco, io
posso trarre ispirazione da una frase così. »
B. «Guardi che è l o stesso che dico, solo che bisogna
distinguere . Però tra lo sviluppo di un mestiere che in
qualche n10do domini, e quindi tra il coordinare degli
elementi per farne una cosa nuova ed avere un'ispirazione
c'è una grande differenza . E allora quella frase, quella
poesia deve avere un livello per scatenarti ciò . Altrimenti
sei solo un mestierante . »
S. «Quello che l e i dice è un fatto di espansione : qualcosa
di ben guardato dalle leggi retoriche . Come quando metti
del pan secco dentro l'acqua e questo si espande si espan­
de si espande . È una legge di espansione e non di ispira­
zione . »
B «Allora l a vogliamo chiamare entropia? Una goccia di
inchiostro nell'acqua . »
S. «Ma è quello che lei h a sempre fatto!"
..
Catania, 30 (;icembre 1998
A Palermo (1993)
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k;
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Un ponte tra mondi separati
Gino Castaldo
Ci sono molti modi di descrivere un artista, e su Battiato
A mo il viaggio e la letteratura odeporica e non
trovo ancora di meglio, per sottrarmi all'immobilità
è stato detto moltissimo . Rimane forse da capire qual è il
centro (no, non quello di "gravità permanente") intorno al planetaria e ai percorsi virtuali nell 'immagine, che
affidare il corpo e la mente ora all'uno ora all'al­
quale ruota tutta la sua ricerca. C'è un segreto? C'è una
tra, nella speranza forse vana di poter distillare
chiave in grado di unificare tanti aspetti diversi, la molte­ conoscenze ed emozioni divenute sempre Più
rare. (Giovanni Maria Rossi)
plicità e la ricchezza temporale del suo lavoro?
Esageriamo . Proviamo ad immaginarlo non tanto come
un musicista, o meglio non solo, quanto p iuttosto come
un libero pensatore abituato ad esprimere la sua visione
del mondo attraverso la musica.
Detto altrimenti potremmo dire che, a differenza di mol­
ti altri musicisti, sembra partire da un punto di vista che
non è musicale. Potremmo dire culturale , o forse ancora ,
più semplicemente , umano.
La questione riguarda soprattutto il concetto di scissione.
L'io occidentale è ricco di scissioni, in tutti i sensi. È in
fondo la patologia principale della modernità . Se andiamo
a guardare tutto il lavoro che Battiato ha svolto in questi
anni, ci accorgiamo che c'è sempre una tesi contraria a
una di queste scissioni.
Chi ha detto che il lavoro del musicista non possa essere
il culto di una chiave segreta?
P roviamo a svelare quella di Battiato . Ipotesi : un ponte
tra mondi separati?
In realtà Battiato sembra soprattutto votato a un compi­
to : unificare , integrare, armonizzare . E se d'altra parte ac­
cettiamo l 'idea che la società occidentale negli ultimi secoli
è stata in larga parte fondata sul meccanismo opposto,
ovvero la separazione (alto e basso, sacro e profano, cuore
e mente, irrazionale e razionale, religione e scienza etc . . . ) ,
è facile capire perché l a sua musica sia allo stesso tempo
molto amata e molto contestata . Come dire che in un
paese di ciechi, un orbo è u na rarità, e necessariamente
in qualche modo un diverso. P roviamo a rileggere il suo
percorso alla luce di questa ipotesi.
Fin dall'inizio Battiato ha ignorato certi argini tradizio­
nali che dividevano (e in parte dividono tuttora) la musica
di derivazione accademica da quella popolare. Per lui coe­
sistono su uno stesso piano, come è facile capire dal suo
modo di operare, e in questo senso l'avanguardia rock
delle origini vale il classicismo di oggi. Se interpreta un
lied classico ci porta dentro la tenerezza e la naturalezza
del canto popolare, altre volte scrivendo canzoni vola alto
a cercare suggestioni quasi iniziatiche . Correndo attraverso
questa idea di fondo, ha fatto diventare la canzone un
luogo dove tutto è possibile.
Allo stesso modo , e con la stessa naturalezza, nella sua
musica convivono sacro e profano , l ' idea di una musica
come percorso di avvicinamento al mistero e quello di
visione materiale del trattamento disincantato dei materiali
del presente.
C'è poi un tentativo ancora p iù ambizioso, benché sia
anche quello più evidente. Esattamente come uno dei suoi
principali eroi, Federico II , Battiato ha da lungo tempo
coltivato l'idea che Oriente e Occidente abbiano molte
Ldszl6 Moholy-Nagy, Il movimento a spirale dello
spazio (1925)
Peter Keetman, Gocce specchianti (1950)
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cose da dirsi. L'uno può essere funzionale all'altro, l'uno
può integrare l'altro in una visione del mondo p iù com­
pleta e soddisfacente. In questo non è certamente il primo .
C'è una lunga tradizione di artisti, scrittori, pensatori, che
hanno tentato di gettare questo ponte, ritenendolo fonda­
mentale , decisivo per le sorti di entrambi gli u niversi . Con
l'umile strumento della canzone , e talvolta con più ambi­
ziose composizioni, Battiato si è inserito in questa tradi­
zione, come se fosse convinto che solo lasciando comu­
nicare e integrare questi due universi sia possibile una
terza via che equivale alla salvezza.
Ancora u na volta l'impulso base è quello di unificare .
Come se gli fosse insopportabile qualsiasi forma di scis­
sione, Battiato cerca sempre l'unità , la fusione armonica
di diversi elementi.
Su un piano ancora più sottile c'è un altro livello di
integrazione, rivolto alla funzione del fare musica. Convi­
vono nella sua musica due diversi aspetti della comunica­
zione , anche questi di solito scissi nella p ratica dell'occi­
dente . Ce n 'è uno , più tipico della nostra cultura, secondo
il quale una canzone, come qualsiasi altro componimento
musicale, ha soprattutto un valore estetico, formale . Viene
vissuto , giudicato, percepito emotivamente nella sua sfera
di bellezza . Ce n'è un altro in cui la musica è vista come
uno strumento di comunicazione che può produrre un
effetto sull'ascoltatore, dalla più semplice risoaanza empa­
tica fino a più complesse forme di guarigione, di coinvol­
gimento spirituale . Anche qui per · Battiato sembra non vi
sia una grande differenza .
Così come sembra non esista contraddizione tra il po­
polare, nel senso della comunicazione largamente acces­
sibile a tutti, e che per comunicare sfrutta elementi e tracce
dell'immaginario collettivo , e una visione quasi aristocra­
tica, elitaria, legata alla sensibilità di pochi.
Armonizzare, integrare. Può la canzone svolgere questo
ambizioso ruolo? Provate ad ascoltare . . .
<I"
21
Uno , nessuno e centomila
Federico Vacalebre
Difficile scrivere di Battiato, camaleontica presenza sce­
vra da qualsiasi trasformismo, uomo dalle numerosissime
svolte, almeno pari a quelle di Dylan . La musica contem­
poranea non la regge più? Certo, ma non è musica con­
temporanea quella delle opere scritte con Sgalambro? E
non sono improvvise deviazioni , anzi inversioni, di rotta ,
vedere il cantautore che canta le passioni, il mistico che
si scatena al ritmo di un parossistico technorock, il filosofo
che si rifugia nel passato comporre Povera patria, la più
violenta delle invettive firmate nei giorni di Tangentopoli?
Uno, nessuno e centomila, Battiato è un alieno nel pa­
norama cantautorale nostrano, forse perché nato musicista
e forgiato nei rivo li più alternativi e estremisti di quel
movimento politico-musicale degli anni Settanta che, fal­
lendo la rivoluzione, si è rifugiato nell'eroina, in banca,
nei ministeri, nelle hit parades, nell'oblio. Un alieno co­
smopolita per le sue radici siciliane, che lo " condannano"
a porsi come punto di incontro e sintesi tra antico e nuo­
vo , tra Oriente ed Occidente, tra seriosità ed ironia . L'uni­
co cantautore italiano che, all'apice del successo, ha deci­
so di affidarsi a versi altrui, quelli di Manlio Sgalambro,
filosofo promosso sul campo a pal oliere-poeta . Uno spe­
rimentatore pop , un recitato re di suoni e di parole . Un
innamorato della old time music, delizioso interprete di
lieder, ma anche di '' 'na sera 'e maggio" . Un autore capace
di scrivere praticamente soltanto per donne, quasi solo
loro possano aggiungere al suo canzoniere la necessaria
tenerezza e isteria . Un pittore sufista nascosto dietro uno
pseudonimo che non nasconde la sua conoscenza del
mondo arabo. Un editore costretto a chiudere la sua casa
editrice perché troppo in anticipo sulla moda new age e
il revival buddista . Un direttore artistico che ha il pudore
di non mettere in scena i suoi spettacoli nel suo festival .
Un viaggiatore nel tempo, nello spazio, nelle lingue, nelle
conoscenze (ha citato Plutarco e René Guenon, Unga retti
e Giuseppe Infusinato, i Velvet Underground e Cuccurucu
Paloma; ha utilizzato termini propri dei saperi chimici,
genetici, esoterici , fisici, letterari) . Un cantore di un amore
che non sai mai, quasi mai, se terrestre o spirituale, se
rivolto a una donna (quale?) o ,a un dio (quale?) . Uno
spregiatore della sensualità ("bestiale" e " animale") che
improvvisamente canta con dionisiaco piacere il godere
delle carni, la voluttà dell'alcova , il rito dell'amplesso .
Eppure non si pensi a u n voltagabbana , a un artista
incapace di coerenza . La carriera di Battiato delinea infatti
una sorta di work in progress sia pure con le necessarie
pause , passi falsi e ripensamenti - intorno ad alcune te­
matiche e ad alcune esigenze sonore per lui ineludibili.
Fin dagli esordi di Fetus e Pollution, nonostante l'ermeti­
smo avanguardistico scelto come modello, emerge eviden­
te una volontà di ragionare-intorno all'origine della vita e
della civiltà che ritroviamo puntuale, o quasi, ad ogni
disco del Nostro. E, fin da quella stagione di vinile ancor
oggi riascoltabile con piacere non solo nostalgico, iniZia
un lavoro sul suono che tutto usa , riusa, abusa . Nella
-
Per l'incostanza bastano due persone; per l'infe­
deltà ce ne vuole almen tre. (Nicolò Tommaseo)
Herbert List, George Hoyningen Huene, Glyphada
(93 7)
Ldsz/6 Moholy-Nagy, Il sogno di un collegio fem­
minile (1925)
/
I
/
�It'-"; f"
r .:"
i
22
-
Nuove Effemeridi
n.
47 1999/III
svolta elettronica di Gommalacca in fondo si aggiorna in
chiave cyber il montaggio di musica elettronica e classica ,
di voci e rumori di diversa provenienza applitato nei di­
schi dei primi anni Settanta : l 'unica vera novità è nel pro­
gredire e incalzare del ritmo, ma quella era iniziata fin
dall'amabilità danzabile e dalla sostenibilissima leggerezza
canora del grande successo commerciale.
Successo che arriva quasi inaspettato, quasi sprezzante
verso quanti avevano seguito Battiato fino a quel punto e
si ritrovano il discepolo di Stockausen alle prese con mo­
tivetti irresistibili che si scagliano contro le " immondizie
musicali moderne " di cui siamo sommers i , rifiutando
tutt'insieme il suo passato, il suo presente, forse anche il
suo futuro . Quello che in Fetus e Pollution non c'era an­
cora e nella discografia post 1 979 c ' è è l'ironia, un gusto
per la versificazione dalla doppia chiave di lettura e dallo
scoppiettante gusto aforistico. Lo stile continua a centrifu­
gare tutto quello che il cantautore consuma , cultura alta e
bassa sono solo definizioni senza senso: «A Beethoven e
Sinatra preferisco l 'insalata» sfotticchia sulla god!bilissima
aria di Bandiera bianca, che pure è un'amara riflessione
sugli anni del riflusso (<<Mr. Tamburino non ho voglia di
scherzare, / rimettiamoci la maglia, i tempi stanno per
cambiare , / siamo figli delle stelle e pronipoti di sua mae­
stà il denaro.»,. con la citazione di Dylan temperata da
quella di Alan Sorrenti e la canottiera da indossare come
simbolo della fine delle illusioni) .
Dei mille figli di mister cut-up Burroughs Battiato è
quello più leggero e meno pedante, poco importa se si
prendono in esame i versi suoi o quelli di Sgalambro . Il
taglia e incolla battiatesco sforna pastiche che sono diver­
tentissime parodie del logorio della vita moderna , stranian­
ti effetti stilistici mascherati come falsa memoria , puzzle
da rimontare centinaia di volte prima di poterne compren­
dere la profondità strutturale , eppure di apparente e ine­
sorabile leggerezza, godibilità epidermica .
Per chiudere il cerchio: l 'apertura di credito alle nuove
leve del rock (?) italiano (?) di Gommalacca non era an­
ticipata dall'apparizione in Linea gotica dei Csi e da quel
Battiato non Battiato non a caso nato nella fucina della
catanese Cyclope records?
Panta rei insomma, ma anche tutto si tiene.
23
Il sottile gioco della citazione
Federico Guglielmi
Sono trascorsi due decenni da quando, con generale
sorpresa, l'allora trentaquattrenne Franco Battiato mise in
scena il primo atto di quella che le cronache, con un
pizzico di (scusabile) superficialità , avrebbero poi definito
la sua "svolta pop " : sebbene ribadisse, con riferimenti colti
e atmosfere intrise di mistico esotismo, il legame con i
suoi ben più ermetici predecessori, L 'era del cinghiale
bianco mostrò infatti un mondo di cadenze ipnotiche,
melodie insinuanti e testi surreali ma facilmente memoriz­
zabili che non veniva spontaneo associare al patrimonio
sonoro ed espressivo dell'artista siciliano, oltretutto fresco
della conqu ista di un premio intitolato a Karlheinz Stoc­
khausen. Alcuni, tra i pochi ma affezionati estimatori, pen­
sarono di star subendo una pur dotta presa per i fondelli
e altri rimasero semplicemente sconcertati, ma quanti cer­
carono di comprendere realizzarono subito come l'autore
ai più indecifrabile di album quali Fetus, Sulle corde di
Aries o M. lle Le Gladiator rimanesse figura atipica e desta­
bilizzante: a ben vedere , ancor piùp estabilizzante di pri­
ma , poiché il suo obiettivo - raggiunto definitivamente
due anni p iù tardi con La voce del padrone era donare
il proprio sapere, il proprio talento e il proprio pungente
sarcasmo non plU ad una ristretta élite ma alle platee
frivole e in teoria poco ricettive della musica di largo
consumo .
Seppure in nuce, L 'era del cinghiale bianco contiene
tutte quelle che nel breve termine si sarebbero rivelate
armi vincenti del nuovo stile di Franco Battiato, compresa
l'abitudine di infarcire le liriche di citazioni non solo "im­
portanti" ma anche derivate dalla cultura canzonettistica
dell'epoca e del recente passato; citazioni, al di là delle
apparenze, tutt'altro che casuali, volte a catalizzare l'atten­
zione con frasi e nomi noti e nel contempo a creare vivaci
contrasti con i richiami "alti" e "nobili" comunque presenti,
in un gioco intellettuale di rara arguzia e scevro da sterili
effetti-nosta lgia. La prima di esse emerge inattesa proprio
in L'era del cinghiale bianco, più precisamente in Magic
Shop: «C'è chi parte con un raga della sera / e finisce per
cantare "La Paloma" / E giorni di digiuno e di silenzio /
per fare i cori nelle messe tipo Amanda Lear»: da un lato
La Paloma - il famoso traditional centro americano - e
dall'altro Amanda Lear, ex-modella e cantante pop/disco
in quegli anni innalzata a simbolo di ambiguità per anto­
nomasia . Sebbene la strofa non brilli per chiarezza di
"messaggio" , tra le sue righe sembra già fare capolino lo
spirito polemico destinato in futuro a ben più pirotecniche
manifestazioni: ad esempio, quella di Up Patriots To Arms
(dal successivo Patriots deI 1 980) , dove si eleva il lapidario
assioma " la musica contemporanea mi butta giù» e dove
il proclama di distaccato dissenso nei confronti della mer­
cificazione - splendidameflte autoironico, vista l'accatti­
vante levità dell'episodio - assume la fisionomia di una
appassionata filippica (<<L'impero della musica è giunto
fino a noi / carico di menzogne . / Mandiamoli in pensione
i direttori artistici / gli addetti alla cultura . . . / E non è colpa
-:-
Lasciò cadere l'ultimo velo del pudore, citando
San Clemente d 'Alessandria. (Casanova)
mia se esistono spettacoli / con fumi e raggi laser / se le
pedane sono piene / di scemi che si muovono . ») . C'è
spazio , in ogni caso, anche per un vezzo, purtroppo messo
un po' in ombra dal tono per lo più duro del testo: il «Chi
vi credete che noi siam, / per i capelli che p ortiam», estra­
polato da uno dei primi inni del beat nazionale ( Come
potete giudicar dei Nomadi, 1 966) . All'insegna di un com­
piaciuto amarcord, invece, le Good Vibrations (dei Beach
Boys) e Satisfaction (dei Rolling Stones) nominate assieme
a Sole mio (monca dell""O" iniziale per ragioni metriche)
in Passaggi a livello, che si chiude oltretutto con le parole
«Einstein On The Beach»: sibilline per chiunque eccetto che
per i conoscitori dell'avanguardia , giacché è così che Philip Glass ha battezzato una sua imponente opera.
Appena abbozzata ne L'era del cinghiale bianco, e svi­
luppata con maggior enfasi in Patriots, l'idea di celebrare
con mai irriverente umorismo la canzone pop(olare) au­
toctona e straniera è coronata in La voce del padrone, che
sarà anche l'ultimo album del Nostro a presentare - alme­
no in maniera così esplicita - tale insolito genet:e di diver­
tissement linguistico; in particolare , ciò avviene in due
brani che non caso sono assurti al ruolo di pietre miliari
del Battiato "commerciale" , Bandiera bianca e Cuccuru­
cucu: fenomeni di costume, addirittura, che sostenuti da
una programmazione radiofonica al limite dell'ossessivo
hanno conquistato ogni categoria di ascoltatori. Merito dei
ritmi magnetici, delle armonie leggiadre allestite da Giusto
Pio e della geniale orecchiabilità dell'insieme? Senza dub­
bio, anche se la menzione in questa sede è dovuta ad
alcuni dettagli che pochi avranno rilevato, o che al mas­
simo saranno stati frettolosamente classificati come eccen­
triche facezie. Innanzitutto, in Bandiera bianca (il cui ri­
tornello è "rubato" ad una poesia dell'800, A Venezia di
Arnaldo Fusinato) , il doppio omaggio a Bob Dylan delle
prime due righe, «Mr. Tamburino non ho voglia di scher­
zare / rimettiamoci la maglia i te m pi stanno per cambiare»:
chiunque vanti anche un minimo di pratica con il reper­
torio del menestrello di Doluth non può non individuare
le traduzioni di Mr. Tambourine Man del 1 965 (un hit
nella versione proposta nello stesso anno dai Byrds) e The
Times They Are-A-Changin' del 1 964, che con un dissa­
crante accostamento sfociano nella «siamo figli delle stelle
e pronipoti di sua maestà il denaro> dove è citata la Figli
delle stelle di Alan Sorrenti (fatua filastrocca dance baciata
nel 1 978 da clamorosi consensi di pubblico); infine, dopo
un'amena constatazione che non si sa bene come valutare
(<<A Beethoven e Sinatra preferisco l'insalata / a Vivaldi
l'uva passa che mi dà più calorie») ed un j'accuse quasi
subliminale (<<e sommersi soprattutto da immondizie musi­
cali») , la conclusione estratta dal memorabile , omonimo
esordio a 33 giri dei Doors (<<The end, my only friend, this
is the end») : The End, tra l'altro, riportata in auge proprio
in quel periodo dalla colonna sonora di Apocalypse Now
di Francis Ford Coppola . Spunti più o meno della mede­
sima brillantezza sono poi offerti da Cuccu rucucu, il cui
refrain recupera con leggerissime modifiche quello della
Cu-cu-rru-cu-cu Paloma di Tomàs Mendèz (a sua volta
un tributo a La Paloma, della quale si è già detto a pro­
posito di Magic Shop) , eseguita tra gli altri nei '50 da Harry
24
-
Nuove Effemeridi
n.
47 199911II
<4
Belafonte; il meglio, comunque, sta nelle frasi derivate dai
titoli e dalle liriche di svariati classici dei '60, legati assieme
senza apparente logica : Il mare nel cassetto (il debutto di
Milva , Festival di Sanremo del 196 1 ) , Le mille bolle blu
(Mina , stesso anno e stesso Festival) , Il mondo è grigio il
mondo è blu (Nicola di Bari, 1 968, adattamento italiano di
Eric Charden) , e ancora Lady Madonna dei Beatles, With
A Little Help From My Friends (idem), Ruby Tuesday dei
Rolling Stones , Let 's Twist Again di Chubby Checker, e lo
splendido accorpamento finale di versi di Bob Dylan:
"Once upon a time / you dressed so fine (l'inizio di Like
A Rolling Stone) , Mary (magari la "Regina" citata in Just
Like a Woman?) , / like j ust a woman (licenza poetica o
lapsus?) , / like a rolling stone». Uno scherzetto da nulla ,
nel mare magnum delle intuizioni (di norma ben più eru­
dite) del poliedrico musicista , ma di quelli che strappano
l'applauso a qualsiasi cultore della semantica .
C'è dell'altro , però , in La voce del padrone, specifica­
mente in Centro di gravità permanente: un'affermazione
entrata negli annales, che si presume non vada interpre­
tata alla lettera bensì nel quadro globale di un rifiuto di
vago sapore snobista dei luoghi comuni ("Non sopporto i
cori russi, / la n1usica finto rock, la new wave italiana , il
free-jazz punk inglese . / Neanche la nera africana»), e una
serie di fantasie canore sulla derivazione delle quali non
è possibile avere certezze . Scampoli di testi altrui assem­
blati assieme senza troppi ragionamenti, oppure una per­
sonale invocazione di carattere s é ntimentale costruita con
il secondo fine di far scervellare eventuali aspiranti esege­
ti? Mistero . La sequenza verbale "aver and over again /
You are a woman in love baby come into my life / Baby
I need your love / I want your love», d'altronde , ben si
presta ad alimentare equivoc i , in virtù dell'assoluta or­
dinarietà dei termini e dei concetti : e se anche è vero
che Ray Charles e Frankie Laine , ad esempio, hanno
rispettivamente firmato una Over and Over (Again) e una
A Woman in Lave, riconoscere loro meriti ispirativi sa­
rebbe proba b il mente u n a forzatu ra . Così c ome non
avrebbe senso cercare di attribuire u na paternità a locu­
zioni banalissime quali " ho bisogno del tuo amore " o
"voglio il tuo amore" .
Sincere dichiarazioni di un'irrefrenabile attitudine Iudica
o sofisticati arzigogoli cerebrali? Chissà se questo Battiato ,
maestro di equilibrismi tra (quasi) sacro e (del tutto) pro­
fano , risponderebbe ironicamente 'con il ritornello di un'al­
tra canzone di Bob DyIan. Chi vuoI sapere quale recuperi
The Freewheelin ' Bob Dylan, A . D . 1 963 , e faccia un picco­
lissimo sforzo di immaginazione .
26
"Golden age " Ottanta
Andrea Spinelli
Sono morto percbé non bo il desiderio, / non bo
desiderio percbé credo di possedere, / credo di pos­
sedere percbé non cerco di dare. / Cercando di
dare, si vede cbe non si ha niente, / vedendo cbe
non si ba niente, si cerca di dare se ste�-'si, / cercan­
do di dare se stessi, si vede cbe non si è niente, /
vedendo cbe non si è niente , si desidera divenire, /
desiderando divenire, si vive. (René Daumal)
Con Antonio Ballista e Alide Maria Salvetta
26
-.
Nuove Effemeridi
n.
47 1999/III
Hit parade alla mano, la "golden era" di Franco Battiato
è quella che va da L 'era del cinghiale bianco ad Orizzonti
perduti, sottraendolo agli sperimentalismi, e al Premio Stoc­
khausen, de L 'Egitto prima delle sabbie per condurlo fino
alle porte della sua prima opera lirica, la Genesi. Personag­
gio-cardine di un rinnovamento della canzone italiana in cui
possono rinvenirsi i prodromi di numerose rivoluzioni at­
traversate poi dalla stessa nella seconda metà degli anni
Ottanta e in quelli Novanta, il compositore catanese è forse
il primo a cogliere nei suoi motivi i riflessi di un paese in
faticosa riemersione dagli anni di piombo, ma già attraver­
sato dalle avvisaglie di quel disimpegno che caratterizzerà
la successiva "normalizzazione" . Tanto a livello lirico che
musicale, infatti, la sua produzione del periodo è un affa­
stellarsi di codici moderni ed antichissimi, di riferimenti clas­
sici e di minimalismo, di storia, ironia e misticismo.
Soprattutto le canzoni de La voce del padrone appaiono
costruite su pensieri associatiyi. Basta analizzare il testo di
Cuccuruccucu per cogliere con chiarezza come le frasi
non deriviho una dall'altra come in un sistema di scatole
cinesi, ma si pongano piuttosto come i tasselli di un col-�
lage perfettamente compiuto in ogni sua singola tessera e
tenuto insieme da un collante ideologico che rappresenta
l'essenza del brano stesso. Come tutti gli esteti, Battiato
non si racconta mai fino in fondo , ma preferisce stempe­
rare i segni autobiografici delle sue canzoni con una gi­
randola di citazioni, riferimenti, accentazioni verbali e so­
nore dalla variegatissima natura . Il tessuto narrativo, ad
esempio , mostra una ricerca linguistica estremamente raf­
finata , fatta di assonanze, onomatopee , allitterazioni, forse
rinvenibili sul multiforme panorama della canzone italiana
solo nella produzione di Paolo Conte, anche se ovviamen­
te con un'impronta del tutto differente .
I giochi linguistici e compositivi del Battiato anni Ottan­
ta nascono da una conoscenza approfondita ed estrema­
mente raffinata . Dietro l'atteggiamento ludico di certe sue
composizioni si cela infatti il desiderio di scomporre e
ricomporre canoni culturali ed estetici senza (apparente)
soluzione di continuità; ogni canzone lascia puntualmente
individuare obiettivi secondari dietro a quelli primari, a
conferma del concetto-cardine secondo cui avere una pro­
spettiva delle cose non significa necessariamente rinuncia­
re alle altre . L'unione , per non dire la sovrapposizione , di
più temi, l'effetto doppler del ritornello cantato col mega­
fono, e soprattutto la fusione col madrigalismo del coro
sono i segni di riconoscimento di una produzione che
filtra umori e sonorità anche in contraddizione tra loro . La
lirica intesa come strumento della canzone è una delle
intuizioni più geniali, basta pensare alla fortuna di espe­
rimenti successivi come la collaborazione tra Freddie Mer­
cury e Montserrat Caballé, il " Pavarotti & friends" o, perché
no, il clamoroso successo internazionale di Andrea Bocelli.
Anche se il Battiato fa un uso spregiudicato del canto
operistico, apparentemente provocatorio e praticamente
limitato ai soli La voce del padrone e L 'arca di Noé.
Sotto il profilo squisitamente musicale, il marchio di
fabbrica della produzione negli anni Ottanta è una batteria
in "4" , un basso sbilanciato sulle toniche, e brucianti chi­
tarre elettriche. A fungere da cerniera tra sinfonia e can­
zone è il violinista Giusto Pio, assieme al quale il compo­
sitore catanese si cala i suoi esperimenti più arditi. I due
godono di un flusso creativo continuo, che li spinge a
ridefinire album dopo album i propri obiettivi. Per quattro
anni la loro è una fuga solitaria in direzione del nuovo.
Qualche codice riciclato comincia ad affiorare solo ne
L 'arca di Noé preconizzando, al di là delle vendite mira­
bolanti, l'epilogo del ciclo.
Che il sentimento popolare nasca da meccaniche divine,
come canta Battiato in E ti vengo a cercare, è tutto da
dimostrare ; certo è che le sue canzoni, con le loro astuzie
e i loro lampi, scavano nel profondo ; anche sotto il profilo
dei testi, capaci di celare dietro l'aspetto giocoso una ri­
cerca seria ed articolata .
Quella che l'autore siciliano ingaggia con «quest'epoca
di pazzi" è innanzitutto una lotta al conformismo, alla
falsità , al doppio e all'ambiguità che si nascondono in tutte
le cose . Ma sebbene grande ammiratore di personaggi
estremi, a cominciare da Arturo Benedetti Michelangeli,
Battiato non è artista da "misantropie celesti" o da scelte
totali. Gli orizzonti verso cui lo conduce il suo radicalismo
pallido sono quelli di paesaggi immaginari spesso angu­
stiati da «malesseri speciali" dovuti alla mancanza di «padri»
e di valori. La critic a a quel clima da basso impero che si
respira nell'Italia negli anni Ottanta è uno dei suoi obiettivi
fissi. «Quante squallide figure attraversano il paese / com'è
misera la vita negli abusi di potere / L . , ] / minima immo­
ralia» canta in quel Bandiera bianca che con E ti vengo a
cercare (<<Questo secolo ormai alla fine / saturo di parassiti
senza dignità / mi spinge solo ad essere migliore / con
più volontà») costituisce il suo affondo più violento al
potere vuoto e offensivo di quegli anni , un piccolo squar­
cio luminoso nell'inquieta linea d'ombra che ammanta le
coscienze . L'incitazione a quella resistenza etica che troverà
poi la sua forma più alta in Povera patria, del '90, in cui la
fame di potere viene vista come fonte della decadenza di
un mondo capitalistico in incipiente agonia, come gli ultimi
"clamori" di una società ormai al crepuscolo.
La scelta del misticismo , della meditazione trascenden­
tale, discende anche da questo manifesto stato di disagio.
In un'epoca «di bassa fedeltà e altissimo volume», Battiato
preferisce guardare ad Est. Ad un mondo alla fine del
mondo in cui snoda i suoi percorsi esistenziali appagando
uno scoperto desiderio di trascendenza. Il suo è infatti il
viaggio nelle "zone depresse" di un'anima che trova quiete
e sostentamento nelle "zone depresse» della terra . Ed A ra­
bian song, Campane tibetane, I treni di Tozeur, Mal d'Afri­
ca sono il passaporto coi visti in regola per la scoperta di
questo universo a parte . L'ombra della luce di cui parla
nella canzone omonima è l'alone evanescente dell'eterno
che si può cogliere nei «più-lievi aneliti del cuore", nella
«vibrante intesa di tutti i sensi in festa» . Per lui l'ignoranza
è buio, tenebra , l'imperdonabile peccato di chiudere gli
occhi davanti all'estasi della vita . Ecco perché ai suoi occhi
la scoperta di Georges Gurdijeff finisce col rappresentare
il raggiungimento di quel rigore e di quel metodo verso
cui era stato indirizzato dagli studi sul sufismo. Un "arabo
mitteleuropeo " , come l'ha etichettato qualcuno, ponendo
l'accento su quel suo essere malato di mistero e d'Oriente,
ma anche di mostrarsi allergico alle false rap presentazioni,
ai «salmi un poco stonati» che si sentono in giro. In fin dei
conti, un fatalista per il quale il destino, nelle sue forme
più inquietanti e dolorose, è quel «re del mondo» che «ci
tiene prigioniero il cuore» e che lui trae dalle pagine cari­
che di esoterisn10 di René Guénon .
Ma la poetica del Battiato a nni Ottanta si presta alla
enucleazione di numerosi altri temi. In certe canzoni, ad
esempio, la nostalgia del passato assume uno stampo qua­
si proustiano, spandendosi tra i solchi di brani come Pro­
spettiva Nevski e Summer on a solitary beach, che coi loro
bagliori di lampade a petrolio e con gli echi di cinema
all'aperto denunciano uno scoperto, ineluttabile, desiderio
di naufragio . Soprattutto ne La voce del padrone affiora
poi quel gusto per la dissacrazione tipico delle avanguar­
die sottoforma di un'ironia caustica, aggressiva, rovesciata
su quei totem che hanno vegliato i sogni e le illusioni di
intere generazioni. Anche la Per Elisa, portata nell'SI da
Alice alla vittoria al Festival di Sanremo, o la partecipazio­
ne , in coppia con la cantante forlivese, all'Eurofestival
dell'S4 con I treni di Tozeur possono essere inquadrate in
un'ottica di nobile provocazione. E lo stesso dicasi per
lavori successivi come Via Lattea, coi suoi echi cosmici
alla Tangerine Dream, o le scansioni ritmiche di Chanson
egocentrique.
Qui e nella pagina successiva: con Giusto Pio
28
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Nuove Effemeridi
n.
47 1999/III
Passando ad un esame cronologico-discografico , c'è da
dire che il Battiato più popolare, quello fermato dall'istan­
tanea allo stesso tempo perfettamente a fuoco e assoluta­
mente mossa, a seconda da che angolazione la si guardi ,
dell'album dal vivo Giubbe Rosse, ha la sua pietra filosofale
tra i solchi de L 'era del cingh iale bianco. Nel linguaggio
esoterico della tradizione celtica , il cinghiale bianco è il
simbolo dell'autorità spirituale . E le canzoni tengono fede
a questo desiderio di trascendenza citando René Guénon
in Magic shop o addentrandosi tra i misteri della Pasqua
etiope. Quel gusto del paradosso che trionferà poi negli
album successivi comincia a fare capolino in passi come
«deduco da una frase del Vangelo / che è meglio un
imbianchino di Le Corbusier» . Ma a dominare sono soprat. tutto i retaggi mediorientali di brani come Strade dell 'Est
o Luna indiana, senza trascurare la poesia lieve e insi­
nuante de Il re del mondo o Stranizza d 'amuri, in cui il
dialetto si trova a giocare con un sorprendente tempo in
7/4 . Patriots prosegue la marcia di avvicinamento alla vetta
delle classifiche. Con l'iconoclasta premessa di mandare
in pensione direttori artistici e addetti alla cultura, l'album
spinge il discorso ancora più in là, soprattutto a livello
letterario, visto che in Fra mmenti ci s'imbatte in un flori­
legio letterario che sfoglia pagine di Leopardi, Carducci o
Pascoli, mentre Passaggi a livello introduce ad una babele
linguistica in cui si riverberano francese , tedesco, latino .
La voce del padrone, primo albu m a vendere un milione
di copie nel nostro paese, è il p iù importante ma, a risen­
tirlo oggi, forse anche il più datato . I suoi 13 mesi di
classifica, il clamoroso successo di Summer on a solitary
bea cb, Cuccurucucu, Bandiera bianca e Centro di gravità
pe rmanente ne fanno il best-seller degli anni Ottanta . Sulla
stessa scia, L 'arca di Noè consolida i risultati raggiunti
senza aggiungere molto di nuovo , anche se Scalo a Grado,
L 'esodo o Voglio vederti danzare legittimano un posto di
primo piano nella produzione di quegli anni . La transizio­
ne comincia a farsi tangibile in Orizzonti perduti, prova
e1l1:ozionante ma quasi priva dell'illuminante ironia dei la­
vori precedenti. La dolcezza de La stagione del! 'amore, i
retaggi filosofici di Tramonto occidentale lusingano i sensi,
anche se una nuova svolta è già in corso. Il processo di
mutazione trova il suo felice punto d'arrivo in Fisiognomi­
ca. Il profondo intimismo, la raffinatissima ascesi di brani
come E ti vengo a cercare, L 'oceano di silenzio ne fanno
un piccolo grande capolavoro. L'ideale epilogo di un ciclo.
E di un decennio.
30
Geometrie complesse
Massimo Cotto
iv/ai l'uomo è padrone di sé come quando tace:
quando parla sembra, per casT dire, effondersi e
dissolversi nel discorso, cost' che sembra appartenere
meno a se stesso che agli altri. (Abate Dinouart)
Herbert Bayer, Metamorfosi (936)
30
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Nuove Effemeridi
n.
47 1999/III
In un mondo dove il modo p iù veloce per congiungere
i due punti di musica e parole è la linea retta del ritornello
in rima baciata , Franco Battiato è figura geometrica com­
plessa , architettonicamente curata , impeccabile per forma
e disegno, ma la cui comprensione piena può avvenire ,
talvolta, solo seguendo il percorso dei koan zen: se ti
domandi il perché, non puoi p roseguire , se vai avanti è
perché non ti sei chiesto il perché. Inutile, ad esempio,
chiedersi perché il Grande Catanese abbia evocato, nel
titolo di un suo album, l'incontro fortuito di Lautréamont
tra un ombrello e una macchina da cucire su un tavolo
anatomico. Potresti avere , in replica, la risposta che Bat­
tiato diede a una garrula presentatrice televisiva : «Perché
no?" . La realtà è che , «una volta finito un album , si scelgono
dieci titoli, poi si fa come fanno i bambini: si pesca a caso ,
a gusto". Non tutta l'arte si può spiegare , non ogni fase
del percorso . Non perché non si possa, semplicemente
perché è inutile . Quando uscì L 'imboscata, forse riesuman­
do un modo di dire molto in voga negli anni Settanta ,
quando si parlava d i " u n senso vuoto pieno d i senso" ,
Battiato se ne uscì con una di quelle sue frasi geniali che
tramortiscono la banalità che è in noi: « Per tutta la vita ho
combattuto contro il sovraffollamento del pensiero, tanto
che ora ' fare il vuoto è diventato un gioco molto interes­
sante . Non ho niente da dire , ed è così interessante per
me". Che Battiato non abbia niente da dire è, naturalmen­
te, un eccesso , una provocazione, ma non una clownerie
fine a se stessa . Per quello che lui definisce argutamente
«un vizio di cultura" , tende a considerare l'ascoltatore
un'entità autonoma in grado di comprendere tutto senza
le sue spiegazioni. E quando la comprensione è difficile,
è perché è inutile ai fini della godibilità del prodotto .
Dunque si deve procedere , come nei koan zeno
Avendo imparato che il segreto per vivere in leggerezza
è, come ama dire Folon, imparare a volare, Franco si è li­
berato della zavorra delle parole superflue, del discorso che
appesantisce, delle didascalie . Anche la musica è da pren­
dere con filosofia, e per questo ha chiamato a corte Manlio
Sgalambro, l'uomo convinto della cantabilità del pensiero,
tanto che vorrebbe mettere in musica la Fenomenologia del­
lo sPirito di Hegel o scrivere un libro alla Schopenhauer
inserendovi una partitura . Può piacere o meno, Battiato, ma
poco o nulla , in lui e dintorni, è normale, canonico e rego­
lare , a partire dal fatto che è nato in un paese che ieri si
chiamava Jonia e oggi Riposto. E se cambia persino il nome
del tuo paese natale, perché non dovrebbe cambiare la mu­
sica? Dai collages sonori e dalla vera avanguardia dei Set­
tanta (Fetus, 1971 , fu uno dei primissimi dischi elettronici
italiani) all'irresistibile pop denso di giochi linguistici e ci­
tazioni degli Ottanta, dai superbi salmi con relative lodi
all'inviolato alla stupefacente techno-revisited di Gomma­
lacca, dalle messe arcaiche all'imboscata di chitarre e rock,
dai lieder ai voli mistico-propiziatori, dall'Oriente all'Occi­
dente e ritorno: in tre decenni, Franco ha teso l'elastico delle
sonorità senza mai romperlo e senza mai cambiare per il
gusto di farlo, riconoscendo gli steccati e le barriere solo
per poter andare oltre, superare, abbattere . "Sono un musi­
cista che, di volta in volta, deve ingegnarsi a risolvere un
problema formale legato ai tempi in cui vivo. Non ricerco
la svolta a tutti i costi, la mia strada è piana, ma ricca di
fermate. lo amo cambiare per fatto costituzionale" . Come
canta in Splendide previsioni: "lo sono pronto ad ogni eve­
nienza , / ad ogni nuova partenza . . .
Strano tipo di artista , Battiato. Non ha nulla della
rockstar, né il volto (lontanissimo dalle fattezze del teen
idol canonico) né il look (elegantissimo, sempre in giacca
e cravatta , ma capace, in certi momenti della sua parabola,
di andare in scena in pantofole e cantare accovacciato su
un tappeto) né, tanto meno , gli atteggiamenti istrionici e
iconoclasti tipici dei trascinatori di folle; eppure è meravi­
gliosamente mesmerico , con quel senso istintivo dello spa­
zio e quel senso del corpo che sono propri dei grandi
attori , cui non viene richiesto solo di avere braccia , gambe,
collo, ma di saper muovere l 'aria .
Battiato non conosce le vibrazioni umane classiche e tem­
porali che vanno sotto il nome di innamoramenti e per que­
sto ha scritto non più di tre o quattro canzoni d'amore comu­
nemente intese; ma quando ciò è avvenuto, sono stati capo­
lavori abbaglianti e commoventi (La cura). Voce sempre fuo­
ri dal coro, odia i branchi, coltivando quella che Gesualdo
Bufalino (cui ha dedicato L 'imboscata) chiamava, con splen­
dida intuizione linguistica, "l'isolitudine", pregna sì dell'isola­
mento siciliano, ma anche della consapevolezza che la soli­
tudine, quando la si cerca e coltiva e non la si subisce, rara­
mente si tramuta in disperazione. Siciliano vero che, nella
composizione, non si lascia troppo suggestionare dalla natura, ma che vive alle pendici dell'Etna, accanto a limoneti e
muri di pietra lavica, in una casa patriarcale con annessa piccola chiesa ricavata da un pollaio, con stanze che sanno di
vino perché il parquet è stato costruito con il legno di antiche
botti. Ama dire che la parte siciliana che è in lui è quella
araba, ma io sono propenso a pensare che della sua terra
abbia ereditato il carattere dominante e impuro, ovvero la
capacità di assorbire tratti di culture diverse, dopo le molte
invasioni e dominazioni. Vegetariano "per impossibilità di essere cannibale», pittore per impossibilità di rappresentare tutte le facce del mondo solamente con i suoni, dipinge sotto
pseudonimo (Suphan Barzani, ingegnosa unione del grande
rivoluzionario Barzani e del poeta c,u rdo Suphan) e con sopra la testa quella che gli egiziani chiamavano terza forza,
ovvero la possibilità di sentire attraverso il ritratto la persona
viva, dunque una forza vitale e non un'icona. Come le icone
slave, come ha opportunamente sottolineato Franco Pulcini,
dove è la pittura che deve guardare te e non il contrario.
Battiato che ama gli ossimori (Il silenzio del rumore, s'in­
titolava un brano di Pol!ution), le congiunzioni impossibili
(L 'ombrello e la macchina da cucire) e le similitudini forti
( Come un cammello in una grondaia, da una frase dello
scie nziato persiano Al BirunQ, che non sopporta più di sen­
tirsi chiedere da ogni intervistato re se ha finalmente trovato
il suo centro di gravità permanente, che preferisce provare
ancora a trovare l'alba dentro l'imbrunire, dunque la capa­
cità di cambiare ed evolversi negli anni. Battiato che al bi­
rignao-meravigliao di molti colleghi, anche illustri, preferi».
Man Ray, Silent Harp (994)
sce l'oceano di silenzio, che rifiuta di far rimare qualità con
quantità (<<basta un brano sbagliato a rovinare un albUIn . La
voce del padrone durava 26 minuti. Vogliamo vendere le
note un tanto all'etto? È un'idea») , che tesse lodi al suo Dio:
non un nome (o molti nomi) , ma il motore immobile, la
forza creatrice non creata, un luogo in cui arrivare. Battiato
che, in un mondo dove molti non vanno al di là del loro
naso, vede il suo naso come segno del destino per andare
nel mondo: <<Sembra che mi appartenga da sen1pre, invece
è venuto fuori così in seguito a uno sgambetto e a un palo.
Cercai di nascondere l'incidente ai miei. Quando mia nonna
mi portò all'ospedale, il mattino dopo, era troppo tardi. Il
mio naso orientale, squadrato è nato così. Quando viaggio
nell'Africa del Nord o in Medio Oriente mi scambiano per
uno di loro, per un turco o un curdo. Mi piace».
A me piace concludere con una frase che lui, così at­
tento nel misurare le parole e fuggire le ovvietà, forse non
gradirà : non ci fosse, Battiato bisognerebbe inventario . Le
sue canzoni sono un mezzo per cantare l 'esistenza (anche
se quasi mai cantano i mali della società) e per assicurare
l'esistenza della canzone di qualità . La sua lnusica, nelle
sue mille sfaccettature, è sen1pre uno strumento di consa­
pevolezza , una porta dell'evoluzione, un motore di ricerca
della realtà esterna (com'è accaduto nei due ultimi dischi,
dove anziché osservare il collasso, ha preferito entrarci) o
interiore . Franco Battiato è un campo magnetico . �(,i �.e
diceva Montale di Ezra Pound, nella sua testa si svolge u n
ininterrotto festival della cultura mondiale. E i festival, s i
sa, non hanno m a i fine.
Anton Stankowski,
Nudogramma (1954)
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Nuove Effemeridi
n.
47 1999/III
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Nomade in cerca di tranquillità
Luca Perini
Gli occhi di Battiato hanno cercato sempre le sponde
del Mediterraneo . Terra liquida e mobile intrisa di mi­
scugli arabi, p assaggi africani , suoni, run10ri, idee. Han­
no cercato di ritrovare e ripercorrere il significato di quei
viaggi, di quelle rotte e delle relative "colonne d'Ercole"
che ai tempi della Era psichedelica non facevano più
paura a nessuno . Quando le sensazioni spazzavano via
il corpo e la libera associazione di idee (sinestesia com­
presa) riforniva le prospettive del viaggio, incerto nel
ritorno . Battiato ha guardato i riflessi del Mediterraneo
nelle acque della laguna di Venezia e vi ha ritrovato
istintivamente Istanbul . Ancor p rima c'erano state le sab­
bie d'Egitto rimosse a colpi di sulfu ree ambientazioni
elettroniche . C'era già stato un ten1po in cui il proprio
personalissimo senso d'avangu ardia era stato enunciato
come un naturale e profondo stato dell'Essere. Il contatto
con quelle lontane cosmogonie, disciolte nelle acque di
quel mare, gli rendeva possibile la perscrutazione del
"disegno delle leggi che governano la materia e la sua
evoluzione" . In questo senso il futuribile timbrico dei
suoi esperimenti elettroni c i . anche quelli del premio
Stockhausen , inseguivano p ratiche antiche attraverso
stratagemmi illusoriamente nuovi. Non a caso il compo­
sitore più andava avanti p iù scopriva" di essere molto
vicino al pensiero di persone vissute q u alche migliaio di
anni prima . Tappa fondamentale di rifornimento del suo
percorso culturalmente nomade è stato proprio il misti­
cismo sufi , la poetica del derviscio e del suo equilibrio
permanente (proprio come un centro di gravità) . «La mu­
sica è religione . La musica nasce come il suono , la pro­
duzione del suono . D iceva già il sufi Rumi che se lui
avesse rivelato al mondo il segreto che si nasconde die­
tro le cadenze musicali, l'avrebbe sconvolto . E siccome
Rumi era una persona di altissimo livello, di grandissima
serietà c'è da crederci, perché in effetti attraverso il suo­
no passano delle leggi divine di perfetta scienza» - aveva
dichiarato in u n 'intervista rilasciata a Pasquale Troìa
nell'ambito di un convegno senese su "La Musica e la
Bibbia" organizzato dall'Associazione laica di cultura b i­
blica Biblia nel 1 990 . Siamo abituati, non si sa per causa
di quale "filtro" culturale, sempre ad associare le fre­
quenze elettroniche e quindi l'insolito acustico al futuro,
precludendo ogni possibilità di passato a determinate
sorgenti sonore. Il tamburo è ancestrale , i suoi colpi
risvegliano la nostra coscienza fisica e se il ritmo non
molla l a presa prima o poi inizieremo a muoverei. Nelle
culture nelle quali veniva impiegato aveva un valore
sacro apriva i canali di una comunicazione spirituale,
attingeva ad una fonte di sapere . Una forma di preghie­
ra. Allo stesso modo l'avanguardia ritrova quell'ancestra­
lità non solo nell'aspetto ritmico ma anche nella fonda­
mentale e arcaica operazione di modificazione dei para­
metri acustici del suono. L'altra faccia della spirale, il
mare di apparente tranquillità sta proprio in tutti i mo­
dificatori sonori utilizzati nell'antichità per modificare,
Si raccomanda che Gunayd addio santifichi
l'anima sua) fu veduto in sogno, dopo la sua mor­
te) e chiesero a lui: «Quali nuove o A ba 'l-Qasim?""
Rispose: «Le belle fra...<;i sono state effimere, si son
dissolte le oscure allusioni: nulla ci è stato utile se
non qualche genuflessione fatta nel cuore della
notte". (al-Ghazal1)
camuffare , stravolgere le coord inate percettive di una
determinata frequenza per attribuirne di volta in volta
significati differenti . In questo modo la musica sembrava
bilanciare nella risposta fisica e in quella intellettuale
(piano ritmico + piano sonoro modificato) le due prin­
cipali aree di ricettività umana : corpo e psiche. Ed in
effetti la preghiera , come ogni rituale di trance , mira
proprio a questo scopo. Riequilibrare le disarmonie tra
l' individuo e l'Universo, l'uomo , se stesso e la propria
fonte spirituale . «Avanguardia non è uno spazzolino da
denti sbattuto sulle corde di un violino, né un glissando
di ottoni, né una provocazione o un'ideologia, né tanto­
meno la scoperta di armonici artificiali , né la cronaca
sublime della schizofrenia del nostro tempo o, ancor
peggio, una rarefatta atmosfe ra cangiante per timbri in­
terstellari, lunari, o come si vuo le . Non potrebbe essere
invece un profondo stato dell'essere?» . È lo stesso Batti­
ato a porsi questa domanda nella nota introduttiva alla
sua opera Genesi. E in effetti, ancora una volta , chi ci
dà l'assoluta sicurezza di andare incontro al futuro guar­
dando le stelle? Non potrebbe n�ascondersi l'ombra di un
seminale passato nel "vuoto " cosmico nel quale ci proiet­
tiamo?
È in questo modo che l 'avanguardia dichiara la propria
attività medianica investigando anche con il minimalismo
processi musicali (timbrici e ritmici) e sentieri psichici
che il fenomeno della trance tradizionale possiede da
sempre . Tutto questo sicuramente n�::m sfugge a Battiato .
Anche Sun Ra celebrava miti eliocentrici con le sue or­
chestre/arche-stre , un luogo immaginario di salvezza per
l'umanità in pericolo. Il diluvio come punizione. E lui lì
a celebrare elettronica e free jazz, ministro di culti im­
possibili ma anche mistico prepotente . Battiato più umil­
mente ricorda i due terzi di divinità e u n terzo di uma­
nità di Gilgamesh, sovrano di Uruk. Il pensiero mistico
e la sua traduzione musicale in differenti contesti tradi­
zionali spinge avanti la curiosità dei propri avvistamenti.
In questo senso le "segrete" corrispondenze tra la mo­
dalità araba e le differenti stagioni, i caratteri e gli ele­
menti, i colori sitnbolici delle corde del liuto oud (la
quinta aggiunta nel tempo dal maestro Zibryian simbo­
leggia l'anima) , le meditazioni musicali della forma mu­
sicale maqam come quelle del raga indiano rappresen­
tano
alcune delle modalità culturali in cui questa prezio­
Gilgamesh: incontro dei sette sujì (sotto); balletto '
sa sinergia tra effetto acustico ed effetto intellettuale si
finale del primo atto (pag. 35); Rajfaella Rossellini
(pag. 36)
materializza . La sacralità del suono viene raggiunta attra­
verso il raggiungimento faticoso di uno status che lo
stesso Battiato ha ritagliato su di sé nel corso degli anni:
il mistico musicista . "Essendo u n mistico musicista, la mia
produzione risente fortemente della mia idea del mondo ,
delle cose che cerco, di quello che sento , di quello che
vedo . [. . .] Una volta per me la canzone era un mezzo
di comunicazione rapido; oggi, invece, posso impiegare
anche sei mesi per scriverne una . Comunque quando
sono in uno stato particolare , cerco di fermare il mio
corpo, gli stati emozionali, i pensieri prodotti dalle as­
sociazioni . Un pezzo prodotto da questo stato mi sento
di definirlo sacro » . Pur aderendo simpateticamente al
messaggio filosofico del sufismo il musicista catanese
34
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Nuove Effemeridi n. 47 1999/1II
non dimentica che già nel Rinascimento la cultura neo­
platonica aveva provato a far galleggiare sulle stesse ac­
que le principali correnti mistiche del monoteismo (ara­
bo, giudeo e cristiano) . A quei tempi l'insegnamento
egizio di Ermete Trismegisto non era tanto lontano da
quello di Rumi. E tutti questi circolavano nelle ampie
stanze della corte federiciana che Battiato non ha esitato
ad approfondire nell'opera dedicata agli incroci transcul­
turali della corte di Federico II, il cavaliere dell'intelletto .
Anche in questo caso il suono nasconde un'idea che
generalmente si fa carne e sangue . Quella dell 'incontro
tra il piano spirituale e quello materiale. Il massimo sa­
crificio della finitizzazione dell'infinito , i talami incestuo­
si per dei e concubine, la filiazione della stirpe di semi­
dei Ci futuri sileni di G iordano Bruno e gli iniziati di
Schuré?) perfino nella tradizione salomonica si traducono
in canto o meglio in cantico . Perfino le 'visioni apocalit­
tiche e intensamente spirituali dell 'espressionismo di
Kandiski emanano un diffuso "suono giallo " . In questo
modo il rapporto che Battiato instaura con la musica o
le musiche non lascia dubbi . P iù che una costante eso­
tizzante , la variabile etnica diviene componente struttu­
rale di un percorso integrato in cui sintetizzare sfera
mitica e sfera quotidiana (nella forma canzone) o diffe­
renti percezioni storiche e filosofiche della sacralità (nel­
le opere) . Sicuramente il cono d'ombra etnico più espli­
citamente dichiarato nelle proprie composizioni musicali
è dato dall'investigazione dei differenti aspetti della teo­
ria modale: arabo-andalusa, indiana , gregoriana . In India
come in Medio Oriente il musicista sceglie la scala, as­
saggia e soppesa le note per poi avviare la propria im­
provvisazione, seguendo e non contravvenendo alle re­
gole stabilite dalla tradizione per il modo prescelto . La
ferrea legge del disegno non ha impedito che nei minimi
elementi della costruzione del discorso musicale si po­
tessero incuneare dubbi e alternative culturali: in questo
modo circolano le influenze e le cellule sonore si pro­
pagano. Mistero della " cariocinesi" (ricordate Fetus ?) me­
diterranea .
Altro elemento fondamentale è quello che la musica
tradizionale chiama "bordone" e la musica classica defi­
nisce "pedale" . È questa l'estetica del tappeto sonoro
prediletta da Battiato : lo sfondo, magari costituito da una
lunga nota tenuta o costruito sulla "magica" reiterazione
circolare di u na determinata idea ritmica o melodica,
quasi un riff concettuale per esperienze estatiche. Da lì,
da quella spiaggia sonora prendono il volo ali di gab­
biani. Da quella "solitary beach" iniziano le p roprie " out
of body experience" vocali . Non a caso fin dai tempi
dell'esplorazione temporale di Za il problema era quello
di collocarsi in una specie di " stato senza stato" , il vuoto
ma pieno mistico che l ' Islam individua e il maestro
qawwali raggiunge : il marifat. Il delicato gioco di riso­
nanze della composizione pianistica (costruita su un solo
accordo/motore immobile) �rca di abbattere proprio i
nostri punti di riferimento percettivi essenziali a favore
di uno spazio senza spazio e di un tempo senza tempo .
D a l registro " u mi l e " d e l l a c anzone a q u e l l o " alto"
dell'Opera , e anche attraverso gli anni il disc o rso non
cambia . Illuminato dal maqam come dalla musica polare
del rai o dello chabi maghrebino. P ronto a sintetizzare
differenti stati e stadi di cultura : l'alienazione ritmica dei
Kraftwerk con il mesmerismo pianistico di Terry Riley,
l'allegria barbara e la " magia naturale" di Bartok e il
dionisismo di Stravinsky. Latitudini e territori di esplora­
zione in cui ritrovare l 'uomo , antropologicamente o spi­
ritualmente . Spazi senza u n p rima e un dopo, per questo
sempre presenti e intercomunicanti . Come le idee che
mettono in moto .
Ara Guler, Allah (Dio)
36
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(J956)
Nuove Effemeridi
n. 47
1999/III
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Ciuciuliannu
Francesco Gambaro
'Ndo vadduni da Scammacca
i carritteri ogni tantu
lassauriu i loru bisugni
e i muscuni ciabbulaunu supra
jeumu a caccia di lucettuli . . .
'a litturina da ciccum-etnea
i saggi ginnici 'u Nabuccu
'a scola sta finennu.
Man manu ca passunu i jonna
sta frevi mi trasi 'nda ll'ossa
'ccu tuttu ca fora c'è 'a guerra
mi sentu stranizza d'amuri . . . l'amuri
e quannu t'ancontru 'nda strata
mi veni 'na scossa ' ndo cori
'ccu tuttu ca fora si mori
na' mori stranizza d'amuri . . . l'amuri.
Ogni opera ha un suo punto cntlco , una specie di
microchip dentro il quale è interamente contenuta . Que­
sto punto non è mai fisso . Può capitare che più spetta­
tori individuino più punti e nessuno di loro sia in errore .
Se da ogni r-'...l nto, diversamente individuato , si può risa­
lire o ricostruire l 'opera , quello è il punto giusto .
Nel tocco del più giovane Benedetti Michelangeli, per
esempio, c'è dentro la sua intera opera pianistica . L'espe­
rienza e le stagioni successive si accalcano dentro un
presente continuo e astorico che è l' opera stessa, l'opera
Benedetti Michelangeli.
L'esistenza di questi punti h a , anche, una funzione
indiziaria che ne facilita l'approccio.
Come potremmo affrontare un discorso sull'ex P resi­
dente della Repubblica Scalfaro (anche lui è un'opera)
se non avessimo una "sciarpa bianca" da cui partire?
Bazlen scriveva : «Ah, un S6ren Kierkegaard senza Regina
Olsenl". (Un Tabuc � hi senza P essoa, per rimanere vicini) .
Ogni punto critico di un'opera ha quest'altra caratte­
ristica : è anche un punto debole . La perfetta coincidenza
di tutte le parti dentro il punto , induce al sospetto e
genera il desiderio che ciò che veramente più vorremmo
conoscere sia il frammentario e imperfetto caos delle sue
particelle .
Il viaggio nella vasta e varia produzione di Battiato
potrebbe così cominciare dalle " canzoni siciliane " . La
prima di queste , Stranizza d 'amuri, non soltanto "sve­
glia" la tradizione teatral-popolare - epigoni Modugno e
Balistreri - ma sta comoda e sembra bandiera del "nuovo
corso" che ha per protagonisti compositori e cantautori
al cimento della " canzonetta" e della scommessa com­
merciale.
È il 1 979. Un violino contratto , appena sdolcinato , ci
libera alla prima nota dal ritegno per essere caduti in
quelle zone di guerra che �ono le zone sentimentali.
Siamo un ragazzetto alla sua prima prova d'amore . Den­
tro la stanza della puttana , trasformeremo il rossore in
turgore , l'imbranataggine in abbandono e nell' illusione
della dissipazione .
Se io dico di conoscere qualcuno, non so quella
persona, non so i suoi occhi, le sue cellule cele­
brali in quanto tempo si consumano né quante
ciglia rifiniscano i suoi occhi.
Sarebbe stupido pretendere questo perché è scial­
bo, futile e dispendioso.
Può semmai accadere di averne visione, di per­
cepirlo, ma prenderne nota sarebbe scialbo, futile,
dispendioso. (Leo AnfolsiJ
È il 1979. Gli ultimi indiani metropolitani sopravvivono
nelle istantanee dei pochi fotografi che si trovavano "in
trincea all 'epoca dei fatti" . E si guardano;"" e si cercano .t�
in un pietoso e precipitoso " come eravamo " . L'abisso del
privato incombe con l'ambiguità della catarsi. Ma il con­
testo non c'è più e bisogna prenderne atto . B isogna
trovarsi altro cui essere contemporanei. Un "altro" asso­
lutamente inattuale. P a rlare d'amore, allora , non più
rompere vetrine . L 'a muri.
E farlo nella lingua che si ha dentro . La lingua che è
propria del sentimento amoroso è la lingua delle radici .
Quella abbiamo repressa , per malintese istanze d i cor­
nunicazione come ognuno di noi fosse una multinazio­
nale, e adesso ci squaglia perché sembra potere conte­
nere tutta la nostra capacità d 'amore e di rompere vetri­
ne . Il pudore , vinto .
P e r anni, ria scoltando Stran izza d 'a m u ri, n o n c i
preoccuperemo d i sapere cosa significhi " nada ciccumet­
nea" . Quella locuzione, forse, il punto ancora non cuci­
to, la dolce ferita , la coazione al riascolto . Perché , sep­
pure non importa molto capire e apprezzare i testi di
una canzone - o non importa necessariamente -, ci sono
parole che stimolano così fortemente la curiosità che la
curiosità , allarmata , si tira indietro .
Eppure la lingua siciliana non è solo u n significante .
Lega le parole alle immagini, dice sgumitìa per indicare
una curva di fiume .
In Stranizza d 'amuri, la l ingua siciliana compatta la
nostalgia nella sua pressa e trasforma i lampi di memoria
in un girotondo vorticoso che gioca con il tempo della
musica , in controtempo .
Così non ci è di peso l 'odioso ritorno al passato per­
ché qui il passato ritorna come immagine, senza tempo,
«
'Ndo vadduni da Scammacca".
Né più ci imbarazza il perderci dentro quell'immagine
che , seppure privata , sembra appartenere ad un privato­
comune e ritornare preludio di un sentimiento nuevo .
L'amore , infatti , la sta richiamando . E l 'amore però non
è quello che sta arrivando ma , anche , quello che è già
arrivato o che non c'è più . L ' amore è , appunto, stranizza
d 'amuri. Tutto quello che ti capita quando ti innamori,
il vecchio sentimento che potrai raccontare come sem­
prenuovo . L 'amuri.
Dal preludio al ludo , con acrobazia da paso doble.
S 'abbandona il tempo lento per un allegro tempo di
danza ma , appunto , è un abbandono . La freschezza dei
ricordi s 'appanna a causa della febbre che sale, che entra
dentro le ossa . Comincia la descrizione di quanto ci è
capitato, o sta capitando o cap iterà . Ed è una descrizione
cieca , che s'ingolfa nel nulla (nella stranizza) dell'amore .
L'unica coordinata che lo può ancorare alla storia e ,
dunque, a d una possibile decifrabilità , è l a guerra che
c'è intorno . Ma quale guerra c'è? Che guerra possono
scorgere occhi umidi di passione? 'ccu tuttu ca fora si
mori, che diversità possono registrare i palmi dei piedi
di due innamorati tra l'erba e i germogli dei morti?
Il tempo in cui gira la lingua siciliana, ora, è lo stesso
della musica. Non può più precederlo perché l 'amore ha
imposto a entrambi la dittatura del sentimento.
«
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Nuove Effemeridi
n.
47 1999/1II
A questa dittatura Battiato non ha voluto sottrarsi . Veni
l 'autunno è del 1 988. La struttura è la stessa . Con la
stessa acrobazia da paso doble i teatrali timpani e archi
dell'attacco cedono il tempo ad una batteria che a tratti
echeggia il beat. Il sentimento è ormai un'ipostasi e il
primo "recitato" ne è l 'effigie: Stamu un pocu all 'umbra
/ kà c 'è troppu suli. Il pudore è vinto e , adesso, può
pure permettersi di sfidare la retorica (.Sicilia ' bedda mia
/ Sicilia bedda,, ) . Resta comunque un sentimento cumpli­
catu dalla impossibilità di essere spiegato . "Poiché non
è possibile rendersi conto del perché dei propri senti­
menti, anche l'u omo più saggio è un fanatico in musica»
ha scritto Stendhal in De l 'Amour.
Il violino ritorna , imperversa . La seduzione è ripetizio­
ne. La ripetizione è seduzione .
Anche se puoi controlla rlo, il fanatismo è centrifugo
e dionisiaco . Sa smentire , senza pudore , se stesso . "Vo­
glio praticare il sesso senza sentimenti» scriverà il Batti­
ato dei suoni violenti di Gommalacca, all'interno di un
testo significativamente intitolato Auto da fé.
Bella la nota , scoccata una volta , che non riesci a
ricordare.
L'occhio sveg lio dell'aquila in ascolto del vento .
Veni l'autunnu
scura cchiù P�\:�stu
l 'albiri peddunu i fogghi
e accumincia 'a scola
da' mari già si sentunu i riuturi
e a' mari già si sentunu i riuturi.
Mo patri m'insignau lu muraturi
pi nan sapiri leggiri e seriviri
è inutili ca 'ntrizzi e fai cannola
lu santu è di mammuru
e nan sura.
Sparunu i bummi
supra a Nunziata
'n cielu fochi di culuri
'n terra aria bruciata
e tutti appressu o santu
'nda vanedda
Sicilia bedda mia
Sicilia bedda .
Chi stranu e cumplicatu sintimentu
gnonnu ti l'aia diri
li mo ' peni
cu sapi si si in gradu di capiri
no sacciu comu mai
ti uogghiu beni.
Messmuka issmi khalifa
adrussu ' allurata al 'arabiata
1ikulli sehain uactin ua azan.
Likulli helm muthabir amaI
likulli helm muthabir amaI.
40
Incontro imperfetto fra alba e tramonto
Pippo Pollina
Non è difficile, rileggendo l 'opera di Franco Battiato,
sia quella passata che quella p iù recente , assaporarne il
gusto visionario e antiretorico della Sicilia . La sua capa­
cità di descriverla e di esaltarla attraverso " trasfigurazioni
altre " . Immagini, odori, afrori ben lontani dall' essere ri­
condu cibili alla oleografie epiche di p ittori e scrittori
decantati . Sicché il battito mattutino del campanile della
chiesa di Riposto diventa il "suono lungo e tibetano che
si allunga nella valle svegliando i falegnami del paese " .
E i pomeriggi d'estate afosi e semideserti dei paesini
della Sicilia orientale con i loro vecchi abitanti vestiti
di nero alle soglie delle loro abitazioni si trasformano
in " mal d'Africa " , square i d i storia magrebina e medio­
riental e .
Franco Battiato , unico cantautore e moderno musicista
siciliano , è riuscito a restituirei la sua isola con tutte le
sue contraddizioni storico politiche e le sue miserevoli
e magnificenti vicende , senza contaminare la sua poesia
di alcun riferimento social-contemporane o . A Battiato
poeta bastava accennare alla " litturina etnea " e ai ricordi
in terza persona di una " stranizza d'amuri" per proiettarci
in una Sicilia devastata dalla guerra ma dove fra i balu­
ginii delle bornbe , potente e inarrivabile, v'era il trionfo
" della febbre che entrava nelle ossa" . E ancora , al posto
dei manierismi storiografici da questione lneridionale
una pennellata buttata lì , quasi per caso, fra una passeg­
giata e un'altra lungo il corso di una qualsiasi Acitrezza
la dOlnenica pomeriggio : "Mo patri m'insignau / lu mu­
raturi / pi nan sapiri leggiri e scriviri».
Una sagacia descrittiva e immaginifica quindi, più vi­
cina a Guy de Maupassant che non a Leonardo Sciaseia ,
più Wolfgang Goethe e meno Giovanni Verga . Ma non
per questo meno siciliana.
La descrizione dell' isola e del suo destino paradigma­
tico attraverso continue e poliglotte metafore ne fanno
appunto ancora una volta di più la "chiave di tutto" a
cui fa' riferimento proprio Goethe nel suo Viaggio in
Italia. Il suo non naturalismo lo pongono formalmente
distante dalle accezioni pittoriche di un Guttuso, dalle
ridondanze estetiche del cinen1a di Tornatore o dagli
sboccati paradossi metropolitani delle pellicole di Ciprì
e Maresco . Eppure Battiato rimane profondamente sici­
liano , riconoscibile e forte , sia pur nella sua personalis­
sima configurazione . Tanto siciliano da ritornarvi, come
un emigrante qualunque , dopo avere cercato e trovato
fortuna nella pragmatica Milan o . Mentre Quasimodo in­
fatti nel suo Lamento per il Sud ammoniva che più nes­
suno lo avrebbe portato in Meridione , Battiato circa venti
anni fa' , molto prima che le nuove lucertole gli attraver­
sassero la strada , già cantava " ritornerò" , rovistando fra
confusi ricordi di saggi ginnici e "carnevali acesi" .
Ma oggi la Sicilia non è più un semplice bandolo della
matassa a cui ricollegare memorie e pro iezione .
Essa diventa matrice e bordone esemplare . Pietra mi­
liare fra Oriente e Occidente in cui le liriche del nuovo
40
-
Nuove Effemeridi
n. 47 1999/III
demiurgo testuale di Battiato , il filosofo di Lentini Manlio
Sgalambro, fungono da raccordo storico e da laboratorio
lirico . La Sicilia per quella che è e che è sempre stata :
l'incontro imperfetto fra l 'alba e il tramonto, Nietsche e
Tomasi di Lampedusa , de Maupassant e Bufalino , l' irre­
sistibile desiderio mitteleuropeo di un " cammello in una
grondaia" .
42
Zapping
Mario Luzzato Fegiz
Labirinti dello spirito
Una volta Franco Battiato mi raccontò cosa ave­
va cambiato la sua vita: l'ascolto di Karlheinz Stoc­
khausen e lo scanalare con la radio a onde medie
in una notte d 'estate. Allora io, anziché tentare un
saggio organico su Battiato e i suoi percorsi, ho
deciso di abbandonarmi ad uno zapping per metà
mentale e per metà informatico sulla traccia dei
miei personali appunti. E questo è il risultato. Forse
confuso, forse incomprensibile, ma con quel gusto
del mosaico capriccioso molto battiatesco. (miO
Sul p iano umano Franco Battiato è uno dei pochi
.
artisti per cui vale la pena di fare il nostro mestiere . La
sua capacità di approfondire i labirinti dello spirito e
dell 'a n ima , la serenità che p u ò trasmettere solo chi ,
come lui, si è sottoposto per anni a una dura disciplina
di ricerca interiore , sono qualcosa che è difficile descri­
vere . Tutto questo non significa necessariamente capire
o condividere i suoi percorsi musicali: spesso essi hanno
ispirazioni lontane , tortuose , e forme espressive ostiche
che alludono a culture e simbologie remote e iniziatiche .
A volte Battiato riesce ad essere oscuro e lontano (così
lo vivemmo con Gilgamesh all' Opera di Roma) , altre di
una chiarezza cristallina (basti pensare a Povera patria
in Come un cammello in una grondaia) . L'artista ha una
produzione impressionante in molti c�si improponibile
al grande pubblico (basti pensare a lavori come L 'Egitto
prima delle sabbie, a Fetus, Pollution, a Eth ica Von Etika.
Si è a lungo dissertato sul segreto del suo successo , sui
retroscena ideologici, dalla sua infatuazione per Gurdjieff
fino ad u n avvicinamento al mondo cattolico . Ma sono
esercizi inutili : la chiave sta nei capricci della sua sog­
gettività, nel suo muoversi agevo lmente fra cultura d' élite
e cultura popolare , fra citazioni in greco e in tedesco e
testi degni della tradizione napoletana . Questo suo oscil­
lare fra linguaggi settari ed esplosioni ritmiche e popolari
ha sempre fatto impazzire i suoi discografici a cui poteva
consegnare con la stessa disinvoltura un best seller o
una emetica e rarefatta melopea .
Invisibile corazza
La prima volta in un teatro tenda affollato e chiassoso .
Fetus ? Pollution ? Anni dopo in un Palalido di Milano .
Ostil e . La netta sensazione che una invisibile corazza di
vetro proteggesse l'artista e le sue geometrie sonore
(come prima o dopo John Cage al Lirico di Milano) . E
poi in u n teatro semideserto , ma affollato di presenze
'misteriose .
Due o tre vite più avanti
Battiato porta il balletto nella Cattedrale di Palermo
con il consenso del Cardinale S alvatore P appalardo . Ac­
cade , nell'opera di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
Il cavaliere dell 'intelletto appro data in Sicilia nell'ambito
delle celebrazioni per l'Ottavo centenario della nascita
di Federico II ( 1 1 94-1 994) . Il melodramma , commissio­
nato dalla Regione Siciliana , debutta nella Cattedrale , ac­
canto alla tomba di porfido rosso nella quale è sepolto
l'imperatore figlio di Enrico IV Hohenstaufen e di Co­
stanza d'Altavilla , in versione quasi integrale, con costu­
mi e balletti, (si sono ridotte le scenografie solo per
lasciar spazio a quelle naturali della chiesa e si sono
42
-
Nuove Effemeridi
n.
47 1999/III '
ridotte le luci per non far violenza eccessiva al contesto
architettonico e alla sacralità del luogo) . Il Cardinale di
Palermo Pappalardo, che ha assistito a una delle p rove
generali, ha espresso il suo gradimento e non ha mani­
festato il benché minimo disagio per la presenza delle
coreografie, d'altra parte indispensabili in un'opera che
tocca il tema dei sufi , che nella danza si esprimevano .
Federico II rappresenta per Battiato un tipico esempio
di personaggio che cercava una cultura multirazz iale.
Lui , nordico , calandosi in u na realtà come quella araba ,
visse il proprio sradicamento come un arricchimento per­
sonale . P erché solo l'uomo che riesce a uscire dalle ri­
gidità della tradizione , della religione, dei condiziona­
menti della sua cultura e del suo ambiente può mirare
alla saggezza .
Battiato : «Mi preoccupavo delle reazioni del Cardinale
di fronte al colloquio fra Federico II e il sufi siciliano Ibn
Sab'yn, allorché, in relazione alla sua visita al Capo degli
Assassini, recita : "Ogni morte è un collegamento a un
delitto . In altre parole tutti moriamo assassinati. . . Dio è la
stessa morte" » .
« L o definirei - aggiunge il librettista Sgalambro - un
dramma mentale , in cui la parola ha un ruolo centrale».
Dice infatti Federico II nel secondo atto : «Cosa resta del
mio impero se non le parole di cui era fatto?» .
«Teoria della Sici�: là dove domina l 'elemento insu­
lare è impossibile salvars i . Ogni isola attende impaziente
di inabissarsi» . Sono le prime parole del recitato che apre
Il cavaliere dell'intelletto. Mentre il dolce canto che fa
da sfondo alla parole della voce narrante si fa più in­
tenso e dirompente , le parole trascinano lo spettatore
nella complessa e magica dimensione di questo impera­
tore nato nel 1 1 94 da Enrico IV degli Hohenstaufen e
da Costanza d'Aragona, influenzato dalla civiltà araba,
cresciuto nel fasto orientale della reggia di Palermo , che
amava i bagni, banchettava con danzatrici, aveva un ha­
rem e spostava un serraglio di belve . Fu ricco di vizi e
virtù : dagli Svevi ereditò gli ideali della supremazia im­
periale, dai Normanni i metodi di organizzazione gover­
nativa accentrata , dagl i arabi l ' amore per la cultura
(scienze matematiche , naturali e filosofiche) e sfarzo.
Spregiudicato , individualista, avido di sapere , brillante,
fu visto dagli storici come l'anticipazione dell'uomo ri­
nascimentale .
Ne Il cavaliere dell 'intelletto Battiato, grazie anche all'ot­
timo libretto di Manlio Sgalambro, si esprime con nuova
vitalità e chiarezza . I percorsi sono meno tortuosi. Il lin­
guaggio, in passato allusivo a culture e simbologie remote
e iniziatiche, scorre fluido, offrendo scorci fantastici della
complessa personalità del sovrano che alla fine trova , nella
fusione con D io attraverso la morte , l'impero senza confini
che cercava, la risposta ai sillogismi e domande che ani­
mano i dialoghi e le lettere con il maestro e astrologo
Michele Scoto e col saggio Ibn Sab'in.
L' opera s i snoda in un �lternarsi di parti recitate con
aggiunta di musica e cori, cantate (Battiato si inserisce
due volte come voce solista) e affascinanti balletti rea­
lizzati da Raffaella Rossellini. La scena , allestita in Catte­
drale nella navata centrale, è costituita da un immenso
schermo rettangolare dalle varie colorazion i . Gli attori
appaiono e scompaiono da u na scala nascosta in una
dimensione stralunata e irreale. Molti i momenti felici
dell'opera, che , come le precedenti di Battiato , non ha
intreccio, ma è un percorso delle mente : l'introduzione ,
cui si accennava, quasi una metafora ' che accosta la Si­
cilia al sovrano (<<solo nel m omento felice del l 'a rte
quest' isola è vera») , i dialoghi fra Federico e Michele
Scoto (<<La natura della verità è leggera come quella di
una cortigiana . Tu coi tuoi ragionamenti la corteggi. lo
coi n1iei ordini la posseggo. Sì, mio Scoto , la verità è
cosa da re , non da filosofo»), l'Aria di Costanza d'Ara­
gona con l ' analisi del ruolo della moglie dell'imperatore,
sospeso fra gioie della carne e ragion di Stato , i balletti,
fra cui cesellata , La danza dei falchi, con un ballerino
a torso nudo .
Il secondo atto è dedicato al progressivo accostamento
di Federico II a Dio e alla morte: partendo da un sillogi­
SIno Federico arriva alla conclusione che «nella matrice di
tutte le cose sta in agguato il loro annientamento . . . Tutti
morian10 assassinati . Dio è la stessa morte» . Ma questa fine
arriva come qualcosa di naturale, la conclusione di un
percorso : «Voglio accostarmi alla morte come al mio vino.
E gustarla : . . recita Federico mentre il coro canta «Mi im­
mergo con voluttà nel felice mare della mortalità , nell'As:
senza perfetta . . . Risolto in Lui attraverso Lui di Nuovo
imperatore sarò nel mondo». Una sorta di versione impe­
riale della Resurrezione e della vita eterna intrecciata con
la magia di civiltà sepolte . La musica è tenuta a livelli bassi
an1algamandosi con i dialoghi, la narrazione, combinando
elementi antichi e moderni .
Qua e là le impennate del Battiato sperimentatore di
Eth ica Von Etika, come in quel miscuglio di voci che
incrociano frammenti di ebraico, arabo, greco e tedesco,
tra un latrato di cane e un gracchiare di cornacchia a
rappresentazione di una via di Palermo e del crogiolo
di cultu re che Federico Il cercò di unire. Un'opera sacra
di respiro, più ricca di intuizioni musicali e poetiche
delle precedenti di Battiato, che potrebbe p iacere anche
alla grande platea . [' . .J
»
Qui e jìno a pag. 46: Palermo, Cattedrale, Il
liere dell'intelletto, "La danza dei Falchi "
cava­
(1993)
Un dio che non fa paura
Uno degli aspetti più contraddittori e affascinanti della
personalità di Battiato è la sua passione per le civiltà
sepolte , per i valori dello spirito che si perdono nella
notte dei tempi e, contemporaneamente , l 'uso spregiudi­
cato della tecnologia elettronica nelle sue canzoni. Bat­
tiato è un mistico e nello stesso tempo riesce ad avere
quel gusto della sensualità che solo la virtù può affinare .
L' incontro col filosofo Manlio Sgalambro è stato davvero
dirompente : evidenten1ente fra una prova e l 'altra de Il
cavaliere dell 'intelletto, fra chiese e basiliche, Battiato
sentiva davvero grande nostalgia per l'elettronica , che
domina insieme ai cori questa nuova opera , cosi come
al professor Sgalambro, il librettista , Federico Il ormai
andava stretto . Ed eccoli, i bricconi, intenti a cOInporre
in qualche sacrestia , versi come « Fornicammo mentre i
fiori si schiudevano / al mattino e di noi prendemmo
44
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Nuove Effemeridi
n.
47 1999/III
piacere» o "Ritieni il seme. / Duecentocinquantamilioni
di spermatozoi / in un solo orgasmo . Un solo u omo può
popolare la terra».
Battute a parte questo è il primo esempio di collabora­
zione fra un poeta-filosofo e un musicista che potrebbe fi­
nire ai vertici della Hit Parade. Ma è davvero musica legge­
ra? No, sono geniali intuizioni in libertà, scevre da ogni ma­
nierismo, dove forse il filosofo sogna incosciamente di bal­
lare vestito di banane e il mistico sublima l'inconfessabile
erotismo di un coro sacro che si mescola agli afrori d'una
Sicilia assolata . E così l'Assoluto si tinge di humor, come un
Dio sorridente che per una volta non fa paura .
Messa arcaica
(Ottobre 1 993) - La Messa arcaica per soli , coro e or­
chestra , esegu ita da Franco Battiato (voce) , Akemi Saka­
moto (mezzosoprano) , dall'Athestis Chorus e dall'orche­
stra dei Virtuosi Italiani , diretta da Antonio Ballista è un
bell'esempio di impegno mistico. Ma la suggestione arriva
più attraverso le atmosfere rarefatte , il clima ieratico so­
speso, il sussurrato, il non detto, che attraverso l'enfasi
espressiva. Un "Kyrie" estatico , con suoni appena percet­
tibili, è il biglietto da visita di tutta l'opera tesa non tanto
a imporre dei contenuti, quanto a proporre della musica
adatta alla lneditazione . Sulla stessa linea, con qualche
impennata di suoni più intensi e un uso meno frenato
delle voc i , gli altri tempi della Messa, vale a dire il Gloria,
il Credo, il Sanctus e l'Agnus Dei.
Nella seconda parte Battiato, anche per non mandare a
casa la gente dopo soli 40 minuti, ha offerto altri brani in
perfetta linea con la Messa: due arie di Gilga mesh, due
delle canzoni eseguite a suo tempo davanti al Papa , Ocea­
ni di silenzio e L 'ombra della luce, e, accompagnato dal
solo tastierista Filippo Destrieri, Lode all 'inviolato che fa
parte dell'album attualmente in classifica . Il successo è
stato trionfale. Resta il dubbio che Battiato stia alla musica
classica come Arbore alla canzone napoletana o Dalla al
jazz. Ma forse gli potrebbe essere applicata una celebre
massin1a di Carmelo Bene : "Sì, sono un dilettante e come
tale il più grande dei professionisti».
Prigionieri del passato
(A tutto volume , Lingotto di Torino, ottobre 1 996) - "La
purezza viene dai suoni elettronici. La musica è un insieme
di run10ri da cui l'intelletto sceglie quelli utili , gradevoli o
funzionali a un progetto . Non credo ai professorini che
dividono la musica in buona e cattiva . La musica soprat­
tutto " è " . Accendiamo la radio e veniamo investiti da
un'orda di suoni che è assolutamente emozionante ascol­
tare al massimo volume fino a provare una sorta di eb­
brezza. Probabilmente solo fra cinquant'anni potremo dare
un giudizio compiuto su quel che accade oggi. E solo oggi,
possiamo guardare dall'alto la musica del '900 e avere idee
più chiare . E ritengo che siamo prigionieri di un senso del
p assato che ci porta a sopravvalutare sia 1'800 che il '900 .
Nell'800 si è cercato di descrivere l 'Assoluto in maniera
chiassosa , nel '900 con la confusione» .
Qui del'i considerare che nell'amore vi sono due
cose: una è l'essenza dell'amore. l'altra è la sua
operazione, la manife$.tazione de!f'amore �La
sede
'
dell'essenza dell'amore è unicamente nella �'olontà
per cui chi ha più volontà ha più amore. Ma ch i n �
abbia di più, questo nessuno lo sa dell 'altro; ciò
è nascosto nell'anima, giacché Dio è nascosto nel
fondo dell 'anima. Questo amore risiede total­
mente nella volontà, e chi ha Più volontà ha phi
amore. (Meister Eckhart)
.•
«Un giorno, spinta dalla noia, presi nella biblio­
teca del princiPe un libro intitolato Il mondo delle
vibrazioni, che diede un orientamento ben definito
alle mie riflessioni sulla m usica . L 'autore di
quell'opera non era affatto un musicista, anzi era
evidente che non si interessava di musica. Era un
ingegnere e un matematico. In un passo del suo
libro, egli alludeva alla musica, ma semplicemente
a titolo di esempio, per sPiegare le vibrazioni; dice­
va che i suoni musicali portano con sé alcune
vibrazioni che nell'uomo agiscono necessariamen­
te su alcune vibrazioni corrispondenti, e questo è il
motivo per cui l'uomo ama o non ama questa o
quella musica. Capii immediatamente e fui intera­
mente d'accordo con le ipotesi dell'ingegnere». (Geo­
ges L Gurdjieff)
Caffè de la Paix
(Roma , Foro Italico, Auditoriun della Rai , settembre
1 993) "Non capisco perché , in a mbito culturale, la con­
dizione di " maudif' , maledetto, è considerata scontata,
normale e universalmente accettata. Se viceversa un ar­
tista concentra la sua attenzione sull'esatto opposto, cioè
il misticismo, lo studio dei valori dell'esistenza , il pro­
blema del divino, viene invece considerato come minimo
un eccentrico o un originale, e a volte perfino un matto».
Davanti ai microfoni collegati in diretta con Radioverde
Rai Franco Battiato ha proposto dal vivo , con l'aiuto di
due tastiere computerizzate e di suoni campionati (voci
solistiche femminili , cori armeni e altro) le nuove can­
zoni dell'album Caffè de la Paix pubblicato nelle scorse
settimane . Ed è stato un viaggio emozionante per la
semplicità e la virtù che hanno caratterizzato l 'esecuzio­
ne. Fra le curiosità in repertorio Magie Shop, del 1 978
(nella quale viene citata perfino Amanda Lear con versi
curiosissimi come "Vuoi vedere che l'Età dell'Oro / era
appena l'ombra di Wall Street? / La falce non fa più
pensare al grano , / il grano invece fa pensare ai soldi») .
O come Prospettiva Nievski, brano fin dalle origini ge­
niale nel costrutto musica-testo, ma che oggi Battiato
canta con una proprietà e una intensità assenti nell'al­
bum Patriots.
-
Otto canzoni, durata totale 3 1 ' 2 9 . Chissà se davvero i
nostri sogni sono il mezzo attraverso cui "L'inconscio c i
comunica c o i segni / frammenti di verità sepolte : / quan �
do fui donna o prete di campagna , / un mercenario o
un padre di famiglia»? Franco B attiato ne è convinto e
ne parla nella canzone Caffè de la Paix che apre l'omo­
nimo albu m . Caffè de la Paix, che ha una tessitura mu­
sicale complessa, rigogliosa, con quelle geometrie esoti­
che e quegli intrecci che Battiato ha sempre amato,
esprime entrambe le anime dell'artista . Insomma può es­
sere considerato il più facile dei dischi difficili (tipo
L 'Egitto prima delle sa bbie o Ethieha von Etika, o il più
difficile fra i fac ili (Patriots) . Al di là delle parole c ' è
qualcosa di esaltante c h e traluce in tutto l'album in c u i
si fondono , come in Atlantide e i n Sui giardini della
preesistenza, scienza e mito, fede in una immortalità im­
manente nel mistero della natu ra e dello spirito, nel
-rimpianto perenne di un ordine e di una felicità perduta ,
ma che nel Gran G iorno per a lcuni ritornerà . Un tema
quest'ultimo ben presente in Lode al! 'inviolato: "E poi l a
sofferenza c h e ti rende cieco / nelle cadute c'è il perché
della Sua Assenza , / le nuvole non possono annientare
il sole» cui seguono versi sorprendenti: "e lo sapeva bene
Paganini / che il diavolo è manc ino e subdolo / e suona
il violino» .
Come e più che in altri dischi Battiato invita a trascen­
dere il corpo entrando in una sorta di sonno vegliante .
"Somma la vista / ad occhi chiusi, / sottrai la distanza / e
il terzo scoprirai / che si espande e si ritrova, / dividi la
differenza» conclude .
La canzone finale dell'album (brevissimo, ma sembra d i
lunghezza indefinita forse p e r un sorta d i trans ipnotico
che induce nell'ascoltatore) si chiama Haiku. «Alla rugiada
46
-
Nuove Effemeridi
n.
47 1999/III
che si posa sui fiori / quando s'annuncia l 'autunno / as­
somiglio / io che devo svanire / e vorrei / sospendermi
nel nulla / ridurmi / e diventare nulla» . Fin qui il testo
italiano . Quello in persiano çosì prosegue: «Nel mar delle
Tenebre quando il sole sva fl irà alla fine del viaggio e del
tempo , una luce mirabile occuperà lo sguardo e gli oriz­
zonti per ogni dove e nel silenzio brillerà l'Isola dei Giar­
dini».
E in questa tensione verso u na universalità spaziotem­
porale trova posto una canzone tradizionale irakena : da
quello che ci viene oggi descritto come una sorta di regno
del male isolato da un duro embargo Battiato importa una
delicata canzone d'amore in arabo Fogh in Nakhal: «L'in­
solente mi chiede: / "Perché giallastro è il tuo viso?" / Non
ho nessuna malatti a : / soffro per quella persona bruna /
che m'imprigiona coi suoi dolci occhi».
Un diavolo in rock
Battiato, cosa significa in Lode all' inviolato il verso: «lo
sapeva bene Paganini / che il diavolo è mancino e subdolo
/ e suona il violino))?
"Semplicemente che il diavolo esiste, e che può essere
un buon esercizio cogliere i segni della sua presenza . Ho
scelto Paganini perché suonava con la sinistra e già nella
sua epoca era considerato da molti un personaggio inquie­
tante . Ma io sono convinto che il diavolo si annidi , e in
maniera neanche troppo nascosta, in molto rock contem­
poraneo . »
Qualcuno ha scritto che non si può vendere a prezzo
normale un disco come C affè de l a P aix che ha solo
mezz 'ora di musica . . .
"Vogliamo vendere un tanto a nota o a etto? È un'idea . »
Lei come si colloca nel panora ma musicale contempora­
neo?
"Sono uno che fa quello che vuole ed è pronto a
rischiare . So che con la musica che propongo potrei
cessare di vendere dischi da un momento all'altro. Ma
non me ne preoccupo. H o già avuto più di quanto po­
tessi sperare . »
Eros e civiltà
Alcune estati fa Franco Battiato . nei panni del direttore
artistico dell'estate catanese propose uno show dedicato
all'erotismo nella letteratura . Nella prima parte un incontro
fra Manlio Sgalambro e la scrittrice erotica P ia Pera, nella
seconda un passaggio dalla teoria alla pratica con l 'esibi­
zione di una danzatrice del ventre .
Battiato, un salto notevole: ha suonato davanti al Papa,
ha scritto molte canzoni inneggianti al Signore e adesso
organizza uno show sull 'erotismo?
"Ma no, non c'è nessuna contraddizione. L'eros è divino
per sua natura? O vogliamQ ancora attardarci a conside­
rarlo diabolico? E in ogni caw anche se non fosse divino
non ne possiamo fare a meno. In ogni caso siamo di fronte
a una serata dedicata all'eros intellettuale , che molti pre­
feriscono, per varie ragioni, all'altro, forse perché offre più
varianti e meno rischi. »
L 'Imboscata Tour (199 7)
48
Incursioni
Fabrizio Zampa
Concerto per il Papa
Sono anni e anni che seguo Franco Battiato e
scrivo dei suoi album, delle sue avventure nel mon­
do della musica, dei suoi concerti, delle sue toumée
e anche delle sue incursioni nei vari territori della
vita. Mi piace come musicista, ma soprattutto come
persona, e una delle cose che mi hanno Più colpito
di lui è una Piccola collina che sta davanti alla sua
casa di Milo, sulle pendici dell'Etna. L 'ho vista pa­
recchio tempo fa e suppongo che sia sempre lì: una
collinetta verde- di erba bassa, senza un albero né
un cespuglio, e sulla cima una panchina rivolta
verso il mare. Come se quel posto servisse a sedersi,
a guardare verso l'orizzonte e ad aspettare che da
chissà dove arrivi qualche messaggio o qualche
i:,pirazione, o anche niente: solo la serenità che
viene dallo stare con gli occhi (e soprattutto con la
mente) perduti in qualcosa più grande di noi.
In queste pagine avete letto e leggerete molte cose
su Franco, e adesso tocca a me. Beh, quando mi è
stato chiesto di contribuire ho cominciato a frugare
nel mio computer alla ricerca dei pezzi che ho
pubblicato sul mio giornale, «Il Messaggero». Però
ne ho trovati troppi, tanti che sarebbe una vera
tortura infliggerli a cbiw. Jue, anche a chi è ani­
mato dalle migliori intenzioni. Così ho fatto una
selezione, e con sorpresa mi sono accorto che in
quasi tutti i pezzi, pur essendo Battiato un musici­
sta, il nocciolo è la spiritualità, la religione o la non
religione, insomma il vivere in modo meno stupido
di quello in cui più o meno tutti, nostro malgrado,
viviamo.
Se volete quella che a mio modesto avviso è una
delle chiavi per capire meglio Battiato (anche l'ulti­
mo Battiato, quello che recupera in maniera genia­
le certe formule del rock più avanzato) forse potete
trovarla in Di passaggio, che in diversi concerti il
nostro eroe ha proposto immediatamente prima dei
bis. Lafrase incriminata dice cosi, «Cambiano i regni,
/ le stagioni, i presidenti, le religioni, gli urlettini dei
cantanti. . . / e intanto passa ignaro / il vero senso della
vita . . . ". Meditate, gente, meditate. (fz)
( 1988)
Quando Michele Di Lernia , discografico della
Emi, gli ha telefonato e gli ha detto «A Battia' , te vole er
Papa», lui ha creduto che fosse uno scherzo anche se,
come confessa con un sorriso, «ormai mi aspetto di tutto» .
«Però ammetto chè appena ho capito che era u n a cosa
seria - dice Franco Battiato, che oggi pomeriggio sarà il
primo musicista pop a varcare le frontiere vaticane e a
suonare nella Sala Nervi di fronte al Papa - ho avuto
qualche perplessità . Ci ho pensato su per due settimane
perché volevo essere sicuro di quello che facevo, ma non
per fare il difficile: era solo un problema p rofessionale .
Poi mi sono detto che faccio questo mestiere , che ho
suonato dappertutto e che era giusto che lo facessi anche
per il Papa» .
Sarà un concerto breve , che si diluirà nell'ora e mezza
dell'incontro di Papa Wojtyla con i giovani romani in
occasione della G iornata Mondiale della Gioventù , e ver­
rà trasmesso in diretta da Raiuno fra le 17 e le 1 8 .
Affiancato dai fedeli Filippo D estrieri alle tastiere e Ricky
Belloni alla chitarra , dalla soprano Donatella Saccard� e­
da una sezione di cinquanta archi guidata da Giusto Pio
(<< È il massimo di archi che ho avuto, a parte i sessanta
che suonarono nella mia opera Genesi») , Battiato propor­
rà quattro canzoni (Fisiognomica, Nomadi, E ti vengo a
cercare e infine L 'oceano di silenzio) alternandole a una
serie di discorsi e interventi.
-
Come spiega, Battiato, che il Vaticano abbia scelto pro­
prio lei?
«Beh , in fondo è di una consequenzialità quasi banale:
il mio album Fisiognomica è p ieno dalla testa ai piedi
di misticismo e di frasi che fanno capire una certa dire­
zione e una certa via , e tutto sommato fra i musicisti
pop italiani il più adatto ero io».
È cattolico, Battiato?
«No . Da ragazzino, come tutti i bambini italiani, anda­
vo in parrocchia , ma solo per giocare a pallone . Il chie­
richetto non l'ho fatto mai , e assistere alla messa era un
sacrificio allucinante , ma era l'unico modo per avere il
permesso di usare i biliardini».
E allora?
«Allora il discorso è un altro . Il cattolicesimo ha avuto
dei nlistici di grande calibro , e come al solito tutti i
grandi coincidono : un mistico indiano, pakistano o sufi
e un mistico di frequentazione cattolica manifestano la
stessa spiritualità : Isacco di N inive , santa Teresa d'Avila ,
s a n G iovanni della Croce o sant 'Agostino sono tutti
uguali. E in fondo suonare in Vaticano è un po' come
suonare per il Dalai Lama".
Si sente emozionato?
«No, per niente. L'unico momento appena un po' emo­
zionante, per me, è quando mi trovo a essere autore di
una musica che viene eseguita, e io sono spettatore. Lì sì
che tremo . Ma quando faccio il mio mestiere, sul palco ,
48
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Nuove Effemeridi
n.
47 1999/III
sono quello che sono nella vita , e così non posso essere
emozionato. lo non mi immagino mai niente , questa è una
costante di tutta la mia professione , non riesco mai a
pensare a un momento che devo ancor vivere . E poi non
sono un p ianista di grande tecnica che ha paura che a un
certo punto gli si inceppino le dita : per noi cantanti, anche
se la nota non la prendi perfettamente, l 'importante è
comunicare e emozionare . Insomma , non vorrei mancare
di rispetto a nessuno, ma per me è un concerto come un
altro».
Dirà qualcosa, fra i tanti discorsi che ci saranno?
«No, e non lo troverei neanche giusto. Il Vaticano voleva
una conferenza stampa, ma ho detto di no perché non
voglio strumentalizzare un'occasione come questa , che poi
è un'occasione solo professionale , come quando qualsiasi
musicista classico, che potrebbe anche non essere cattoli­
co, va a fare un concerto alla Sala Nervi. Quando un
musicista si esibisce in pubblico in sala ci può essere
chiunque , anche gente della quale non condivide il credo
o la dirittura morale , ma rr--nostro è un mestiere artistico
ed è giusto suonare per tutti».
A ndrebbe anche in un paese razzista come il Sudafrica?
«Perché no? lo sono quello che sono, e se i sudafricani
mi chiamassero sarebbe peggio per loro, non per me :
quello che propongo io è un modello di vita che va contro
la dittatura , che sostiene l'evoluzione dell'uomo e non la
schiavitù . Credo molto nella forza della mia .musica , per­
ché possiede la verità che ha la verità».
Per la sua esibizione verrà regolarmente pagato?
«Cinquanta musicisti per tre giorni a Roma hanno gla
un costo notevole , e comunque gratis non avrei suonato,
perché le cause per le quali mi esibirei senza compenso
sono altre».
C'è la possibilità che, magari inconsciamente, si sia vo­
luto guadagnare una piccola raccomandazione per il pa­
radiso?
«Direi di no, anche perché la n1ia relazione col divino,
se c'è, per quello che mi rigua rda è nel mio modo di vivere
la vita . Il paradiso guadagnato con un concerto lo lascio
ai poveri di spirito» .
L 'esistenza del diavolo
(Gennaio 1 994)
«Certo che credo al diavolo: esiste ,
è sempre all' opera ed è un'entità che fa fare tutto quello
che si vede in giro»: così ha dichiarato Franco Battiato ,
il più mistico dei nostri cantautori, al mensile «Studi Cat­
tolici», u na rivista vicina all'Opus Dei che nel suo pros­
simo numero pubblicherà un'ampia intervista con il mu­
sicista sicil iano . Di qui il nostro desiderio di sviscer a re
l'argomento con il diretto interessato, la cui musica ri­
flette una profonda spiritualità , come dimostrano sia le
sue "composizioni in forma di canzone" , sia soprattutto
la Messa A rcaica che ha recentemente scritto , diretto ed
eseguito in u na mezza dozzina di chiese italiane: un' ope­
ra di grande ispirazione, che viaggia su territori musicali
molto alti e il cui obiettivo principale è quello di stimo­
lare la meditazione e l 'accostamento al divino con le sue
atmosfere rarefatte e concentrate.
-
Hermann Claasen, Cristo nelle macerie (1945)
Per parlare del diavolo Ce del suo opposto , naturalmen­
te) Franco Battiato preferisce cominciare con un paio di
citazioni. «Il grande mistico Abd Al Qadir diceva: tutto da
lui, non tutto è lui . Secondo me già questo basterebbe per
fare il punto della situazione, ma potremmo affiancare a
Abd Al Qadir altri due colossi, precedenti a lui e più vicini
al Mediterraneo, cioè Aristotele e Empedocle . Aristotele
diceva che il mondo esiste ab aeterno, Empedocle diceva
che all' inizio del mondo c'erano due forze contrastanti e
una di queste era l'astio. Allora, se crediamo a questi
grandi vuoI dire che esistono forze contrastanti, una che
ama più il bene e una che ama più il male. E il discorso
si potrebbe tranquillamente chiudere qui : il diavolo esiste
perché la sua presenza è determinante e necessaria come
termine di confronto».
È il diavolo, quindi, quello che fa fare tutto ciò che si
vede in giro. Ma se alla parola diavolo si sostituisce la
parola male è la stessa cosa . O no?
«Sì, visto che si parla di un certo genere di influenze .
Ma io, poi, credo che tutto sia ribaltabile , . e qui posso
portare l'esempio di un altro grande mistico, che nel de­
serto, tentato per anni da una forza del male, fu tanto
incrollabile nella sua decisione da sentirsi finalmente dire
dal demonio : va bene, cambio idea perché sei troppo
forte . Ecco, è divertente anche questo divenire , questa
possibilità che non siamo solo noi a cedere a lui ma anche
. il contrario».
Il Papa, tempo fa, ha ufficialmente confermato l'esi­
stenza del diavolo . Sarà lo stesso diavolo del quale stiamo
discutendo?
«Il punto è proprio questo, bisogna vedere se parliamo
dello stesso diavolo e dello stesso Dio», allarga le braccia
Battiato .
Allora aveva ragione Roberto Ben igni, quando nel suo
famoso monologo sul Giudizio Universale diceva: e se
dopo morti ci trovassimo davanti Manitù?
«Quella di Benigni non era solo una battuta divertente .
No, i nomi non significano davvero niente . lo in questo
periodo sto studiando Federico II, e trovo ridicolo che
ci fosse chi lo considerava eretico perché lui aveva una'
certa simpatia per l ' islamismo . S ono cose pazzesche,
ognuno è quello che è, e fra l'altro mi sembra che la
ricerca a trecentosessanta gradi sia molto p iù interessante
di quella mirata in una sola direzione . lo, poi, vengo da
aree piuttosto turbolente. Pochi lo sanno, ma quando
avevo ventiquattro o venticinque anni facevo dei con­
certi in confronto ai quali il free jazz era musichetta da
ballo , e ricordo molto bene il genere di influenze che
mi dominavano e come stavo male . Stranamente , guar­
dacaso, facevo una musica assolutamente diabolica» .
Non può darsi che fosse semplicemente un tipo di musica
non adatta al suo reale modo di pensare, quello che allora
covava ancora in sordina nella sua mente?
Tutti i mali degli uomini derivano da una sola
ragione: non sono capaci di starsene in una came­
ra a riposare. (Blaise Pascal)
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Nuove Effemeridi
n.
47 1999/I1I
«Certo, e questo conferma che uno nella vita deve sce­
gliere . Ci sono certe influenze disordinate che non legano
con una natura che ha bisogno di ordine e di pulizia, come
la mia . Ma io a quei tempi vivevo così: ero disordinato,
violento , e non è assolutamente u n bel ricordo. Mi piac­
ciono di più la pace e la serenità, e credo di aver fatto la
mia scelta proprio perché, attraverso la musica , ho avuto
la possibilità di conoscere bene anche il demonio» .
Secondo · Battiato il rock non è esente dall'impronta
del diavolo. «Qui però bisogna essere precisi, perché
rock è una parola dal significato molto ampio . Dire che
il rock è diabolico sarebbe come dire che tutti quelli che
parlano di Dio sono dei santi . Non è così, giusto? Allora
diciamo che ci sono dei gruppi di metallari che vivono
in un'atmosfera mortuaria , fra cimiteri e lodi al diavolo.
Ci sono dei casi e dei testi più che evidenti . Ma se uno
fa questa scelta vuoI dire che gli piace , vuoI dire che
subisce un influsso satanico . E in effetti i concerti di
questi personaggi sono un po' sabbatici , hanno qualcosa
di diabolico » .
Non può essere che lo facciano per stuzzicare la curio­
sità e la morbosità di chi ascolta e vendere Più dischi?
«No , secondo me non si può stare in certi climi se non
ti piace» .
Battiato , che si dichiara non cattolico , tiene a chiarire la
sua posizione nei confronti della religione. «Non è che io
non sono cattolico e sono musulmano oppure buddista .
lo non sono niente , lo voglio precisare . Sono una persona
che cerca e che crede nella religione della vita , e basta .
Mi interessa il sacro, l 'aspetto mistico del -vivere , senza
nomi né ricette . Quello che sta sopra di noi è così totale
e così univeI sale che non può avere un nome: è sempli­
cemente tutto».
Riesce Battiato a dargli un 'immagine?
«No . Sarebbe come voler definire l'acqua con una sem­
plice formula chimica . Il mare è profondo e misterioso,
puoi analizzarlo chimicamente , ma chi può descrivere il
fascino che ti dà il solo guardarlo? E così il divino : sono
sentimenti sottili che non si possono ridurre a spiegazioni
razionali . Sant'Agostino diceva : non puoi arrivare a piedi
da Dio . Forse a piedi ci si può arrivare, ma con la testa
sicuramente no . L'unica via è il cuore».
E allora, d 'istinto, chi è per Battiato il diavolo? È uno dei
Black Sabbath, u n animale con la coda e il forcone o un
signore con la faccia di Poggiolini?
«Tutti e tre» .
Sul monte A thos
(Giugno 1 994) Quella del 1 978 fu l 'estate dei postumi
della tragedia Moro, della legge sull'aborto, delle dimissio­
ni di Leone e dell'elezione di P ertini, del primo bambino
in provetta, della morte di Paolo VI, della rivolta contro
lo Scià in Iran e della sconfitta dei sandinisti in Nicaragua .
Per Franco Battiato fu l 'estate di una grande scoperta: il
monte Athos , la montagna sacra che domina la lunga e
stretta penisola Calcidica , un dito allungato nel mar Egeo
settentrionale sulle cui rocce spoglie, circondate da u na
vegetazione rada e selvaggia , sorgono venti monasteri or­
todossi dove la vita di quattromila monaci, non solo greci
ma anche inglesi, francesi e di altre nazionalità , scorre
uguale da secoli e secoli.
A quei tempi Battiato aveva già fatto conoscenza con la
mistica dei sufi e aveva già esplorato parecchi paesi del
Medio Oriente e del Nordafrica. Ma la Grecia, la Turchia
-
e il mar Egeo esercitavano ancora su di lui un grande
fascino. "Per me - spiega - rappresentavano nuove pro­
spettive, costumi diversi dai nostri. Venivo da'" un periodo
di sperimentazione musicale, ero veramente un solitario
nel suono e del suono, vivevo a Milano e non uscivo quasi
più di casa, e quel viaggio mi fece ritrovare all'interno di
una società non contaminata . Non ci fu solo una scoperta,
ma anche il desiderio di trapiantarsi in un'altra società : stai
un mese lì e pensi che quasi quasi potresti andarci ad
abitare . Insomma, un tipo di vacanza interessante non solo
per vivere impressioni diverse ma anche per mettere in
discussione la propria collocazione».
L'avventura, come succede spesso in situazioni del ge­
nere, cominciò in maniera Kabbastanza comica , soprattutto
perché non ero preparato a questo tipo di impresa». A
Salonicco, alle cinque di un mattino di luglio, Battiato salì
su un pullman che in circa quattro ore arrivava a Urano­
polis , da dove avrebbe poi preso un battello per Delfi , il
porto di monte Athos. KEravamo in tre e partimmo senza
fare colazione, pensando di farla al porto . Invece arrivam­
mo con molto ritardo, l'ultimo battello si stava staccando
dal molo e così buttammo i bagagli a bordo e via, due
ore di viaggio in mare . A Delfi credevamo di trovare un
bar o un ristorante, ma naturalmente non c'era niente di
niente : solo un altro pullman che partì subito e ci portò
nel cuore dell'Athos , a Karies , dove ti controllano i passa­
,porti e sei finalmente libero, una volta che ti danno il
permesso, di scegliere il convento che vuoi».
Al primo convento , dopo una giornata di digiuno to­
tale, arrivarono verso l ' imbrunire . "Ma l'ora di cena era
già passata e ci spedirono direttamente a letto . Era un
convento dall'aria molto ostile , si chiamava "La Grande
Lavra" e i monaci erano molto burberi e molto sporchi .
L'avevo scelto perché letterariamente ne avevo sentito
parlare , ma non immaginavo che fosse così. Andammo
a dormire e ci svegliarono alle tre del mattino per la
liturgia : una liturgia interminabile , ossessiva , che ci portò
una serie di angosce incredibili. lo resistetti più di tutti
ma verso le sette e mezzo tornai in camera, a raggiun­
gere gli altri due che erano praticamente tramortiti. Dissi
che i monaci stavano preparando caffellatte e brioches
con la marmellata, e cominciammo a ridere fino alle
lacrime».
Alle nove li fecero uscire dalla p iccola cripta e si misero
in fila davanti al refettorio, "dove ovviamente fummo sca­
valcati da tutti i monaci». Alla fine entrarono . "C'erano dei
tavoli metallici lerci, inguardabili, e sopra dei piatti di
alluminio tutti ammaccati, come quelli dei campi di con­
centramento della seconda guerra mondiale. Davanti ai
piatti vuoti ricominciò la preghiera per quindici lunghissi­
mi minuti, poi finalmente arrivò da mangiare : una broda­
glia immonda con dentro una testa di pesce con l'occhio
che ti guardava fisso. Era la colazione e il pranzo insieme,
ma nessuno di noi ebbe il coraggio di toccarla . Alle quattro
del pomeriggio, con i crampi, cominciammo a girare come
pazzi nei corridoi ma non c'era p iù nessuno . Quando
trovammo un monaco gli chiedemmo un po' di pane, ma
quello per poco non ci cacciò dal convento . E finì così:
due giorni interi di digiuno, un'esperienza allucinante . Ma
Franco Bussolino, Il sentiero del silenzio
52
-
Nuove Effemeridi
n.
47 19991III
poi capii che il bello del viaggio, l'insegnamento primo
era proprio questo : l 'esercizio della pazienza, dell'attesa».
Il secondo convento fu una seconda folgorazione, ma
per altri motivi. «Si chiamava "Simonos Petra" , e lì trovam­
mo lenzuola pulitissime di lino fresco, docce con saponet­
te d'argilla fatte a mano, monaci che parlavano tutti alme­
no due lingue . Insomma , un convento da tre stelle sulla
guida Michelin. A pranzo ci diedero una minestra d'orzo
che ricorderò per tutta la vita, e persino un po' di vino .
Ci restammo qualche giorno, e fu un'esperienza meravi­
gliosa . Al contrario di altri monasteri dove le liturgie erano
parlate e noiosissime , lì erano interamente cantate . G ià
prima di arrivare , da lontano, sentivamo i cori che riem­
pivano i cortili, e avvicinarsi fu come seguire un c ibo
divino fino alla piccola cappella dove ci fu una liturgia
serale bellissima . Le musiche erano ti picamente mediorien­
tali: un gruppo di monaci modulava una nota fissa all'uni­
sono, gli altri facevano variazioni su quella nota. Una cosa
stupenda».
Per B attiato il momento della folgorazione fu quello.
« Fortunamente il digiuno scatena una grande attenzione
dei sensi, diventi più percettivo, e quei canti ci catturarono
subito . Era l 'imbrunire, il cielo era di un rosato molto
vicino all'oro , era come se il monte Athos spandesse
nell'aria un senso di sacralità . L'abbiamo anche scalato,
con una cai''lminata di tre ore , e abbiamo incontrato i
monaci eremiti che vivono a due passi dalla cima e dipin­
gono icone . Ecco , una volta usciti da lì si ritorna con fatica
nel mondo, perché hai la sensazione che ci sia qualcosa
di serio che è brutto lasciare. Anche se poi, con l'età , con
l'esperienza e con la maturazione, capisci che , se ci sei tu ,
in qualsiasi posto quella cosa c'è» .
Che cosa ha riportato indietro, Ba ttiato, da quei viaggi?
«La mia vita . Uno insegue certi desideri profondi, sente
impulsi dall'interno e richiami dall'esterno, e poi c'è l'incontro. Senti che da quelle parti c'è qualcosa che risuona
con te e poi scopri che è vero».
Qual è stato l 'I ncontro con la I maiuscola?
«Ne ho avuti così tanti che non si può parlare di un
Incontro . Sono tanti incontri che fanno l'Incontro» .
Come spiegare meglio tutto questo?
�Non si può , e poi in una storia del genere è anche bello
lasciare molte ombre . La comunicazione deve avvenire per
suggestioni, per immagini staccate» .
Se Battiato dovesse chiudere gli occhi e ripensare a quel
periodo, quale sarebbe la suggestione numero uno?
«Il viaggio in sé . Una volta tornando dalla Grecia vidi
Istanbul alle cinque del mattino col sole che stava sorgen­
do e tutte le moschee stagliate sul mare . . . e poi l'arrivo a
Smirne . . . sono colpi visivi ed emotivi non indifferenti. Ma
non c'è un momento magico , tutto si costruisce mattone
su mattone».
Un profumo?
«Il gelsomino».
Un sapore?
«Quello positivo di alcuni couscous che ho mangiato e
quello negativo del grasso di montone in Turchia: dopo
quindici giorni ne sentivo l'aria impregnata anche se stavo
di fronte al mare , e mi girava la testa».
Bill Brandt, Stonehenge (194 7)
Un colore?
«L'oro dei tramonti».
Un personaggio?
«Un monaco di clausura di quelli che vedi solo da lontano . Era un monaco da iconografia tradizionale : avanti
negli anni, barba bianca e capelli lunghi, palandrana nera
e in testa un cappello alto, quella specie di mitra che
portano loro . Tanto per cambiare era l' imbrunire, io ero
affacciato a un balcone e lui nel suo cortile, un cortile
nudo , di pietra color grigio chiaro . Ci guardammo solo un
attimo , ma fu una comunicazione molto intensa . Mi bastò
quell'unico sguardo per capire a che grado di evoluzione
era arrivato».
Ha mai pensato, Battiato, di piantare tutto e trasferirsi
in uno di quei conventi?
«Mai. Uno si ritira quando non ne può più , oppure
perché ha scelto come volontà di cambiare vita . Ma io qui,
almeno per il momento, sto benissimo».
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Nuove Effemeridi
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".
55
Aries tra le Alpi
Benedetto Vigne
Era l 'estate del 1 973 . Avevo lasciato Zurigo per la casa
materna nelle Alpi Grigionesi. A quei tempi avevo venti­
due anni, e soltanto musica pop nella testa . In ogni mo­
mento libero cercavo alla radio quel genere di musica . Le
trasmissioni pop erano , a quell'epoca, molto rare; tra le
montagne, inoltre, la ricezione delle onde medie non era
priva di interferenze . L'unico sistema funzionante era quel­
lo che sfruttava delle linee telefoniche e anche qui di solito
si trattava di musica classica , oppure di dibattiti o di can­
zonette tedesche , i cosiddetti schlager.
Tuttavia un giorno , in u na delle rare trasmissioni di
"pop music" della Radio svizzero-tedesca, sentii delle so­
norità straordinariamente interessanti, una insolita mesco­
lanza di elektropop, folksong e cantilena italiana , che
però di tipico " italiano" ne aveva pochissimo . Ne fui
talmente avvinto da sentirmi sollevare dal mio giaciglio e
trasportare oltre le catene montuose verso mari scono­
sciuti. Alla fine del brano, il conduttore pronunciò il ti­
tolo e l'autore: Sulle corde di A ries di un tale Franco
Battiato . Un titolo con allusioni mitologiche che sembra­
vano confermare le mie sensazioni. Per anni portai que­
sto nome appuntato. I l titolo si impresse nella mia lnente
e non avendo poi la fortuna di trQvarlo nelle discherie di
Zurigo, poco a pòco divenne simbolo per tutta quella
musica cercata invano . . .
Passarono altri venti anni prima che i o risentissi Sulle
corde di A ries, quando io stesso preparavo una trasmissio­
ne radiofonica su Battiato, avendo trovato finalmente un
CD con la riedizione di una parte dei suoi primi album .
N e l profilo c h e scrissi p e r i l quotidiano d i Zurigo «Tages
Anzeiger», cercai di descrivere le note risentite : «Sulle corde
di A ries Battiato fa oscillare dei loops elettrici ai quali
mescola melodie bucoliche arabo-mediterranee oltre che
testi di agitazione in lingua tedesca . . . una musica preco­
cemente a mbient, per nulla inferiore al proto-tekno dei
fa mosi gru p p i krautrock di q u e i temp i c o m e C a n o
Kraftwerk».
Nonostante questa ammiccante vicinanza all'ambiente
sonoro e linguistico tedesco , Franco Battiato a nord delle
Alpi veniva per il momento appena percepito.
I ntorno al 1 980 ho avuto un nuovo incontro con la
musica di Battiato : trai i dischi di una mia amica trovai
il suo nuovo album La voce del padrone; lei era letteral­
mente entusiasta di Cuccurucucu. Canzone che , accanto
ad altri successi italiani di quei giorni, tali Cosa sarà,
A ndrea e Buona domenica, risuonava dai juke-box dei
locali "in" zurighesi. In u na rimarcabile ondata italiofila ,
alimentata dalle solite nostalgie estive , d a l vecchio mal
d'Africa e dal nuovo romanticismo di sinistra , il movi­
mento dei cantautori era approdato nella Svizzera tede­
sca . Lucio Dalla e Edoardo-Bennato si esibivano in sale
col tutto esaurito . Non vi era wohngemeinschaft zurighe­
se senza Rimini o Banana Republic nel giradischi, e in
certi circoli underground pure Quelli che di Jannacci era
diventata canzone cult.
«Che talento la negretta, » diceva la mia compa­
gna di stanza «come è musicale». Non ha mai sen­
tito cantare cost' in Gennania. È generosa nei suoi
complimenti, la mia compagna di stanza. E come
sapeva esagerare con grazia. Era proPrio sicura che
avesse cantato cost' bene? A noi sembrava stonata.
,Stonata?» disse. E, pensierosa, ripetè la parola. Con
testardaggine scrollò la testa; no, non era stonata.
Però. Però nel mezzo del ritornello aveva tossito.
«Che dici?» domandò. «È forse malata?». «Potrebbe
essere tisica». ·Come? potrebbe essere malata?». Nel
dirlo il suo entusiasmo per la musicalità della ne­
gretta andò scemando. (Fleur Jaeggy)
Karlheinz Stockhausen
Questo entusiasmo elvetico trovò poi nel 1 985 il suo
culmine in un libro Cin lingua tedesca) dal titolo Cantau­
tore Republic di Ruedi Ankli e Peter Burri. I du� giornalisti.
entrambi di Basilea, ritrassero, analizzarono e tradussero
in tutto 18 cantautori e 3 cantautrici di quel periodo d'oro .
Tra questi, naturalmente, v'era Franco Battiato che i due
indicarono come "uno che nella c iviltà odierna fa da viag­
giatore fra due mondi».
A partire dai primi anni '80 gli album di Battiato vennero
regolarmente pubblicati anche in Svizzera, anche se fu
subito chiaro che la sua musica non avrebbe raggiunto la
popolarità dei suoi colleghi. Forse era troppo difficile da
capire , forse mancava la necessaria promozione attraverso
i concerti . In ogni caso corrispondeva ben poco ai soliti
cliché della canzone italiana . "Con u na voce priva di qual­
siasi sfumatura corrente e accompagnato dalle ritmiche
matematiche dell' eurodisco di quel tempo, egli presentava
un ciclo di canzoni completamente opposte alla linea pa­
tetica nazionale. Egli traeva poesia dai luoghi comuni della
cultura europea , colmando i suoi versi con le frasi retori­
che del pop angloamericano . Un gioco che addirittura
suonava come una risposta al continuo furto americano di
melodie italiane». Così scrivevo nel 1 996 sul "Tages Anzei­
ger» facendo una retrospettiva del disco L 'era del cinghiale
Con Pippo Pollina
bianco.
Due anni dopo ribadivo: "Il filo conduttore dell'opera "
di Battiato è. un rifiuto alla monocultura. Continuamente
v'è una integrazione di linguaggi e tonalità straniere , una
ricerca di altre religioni, di altri miti, altre concezioni del
mondo . Nel suo stile manca poi un'italianità esplicita ...
Così come gli album di Battiato degli anni Settanta e
Ottanta risvegliavano immagini di orizzonti nascosti e
mondi lontani, tanto i titoli Come un cam mello in una
grondaia e L 'ombrello e la macch ina da cucire stimolava­
no fantasie surreali. Un giorno cominciai a denominare
Battiato il "Magritte della canzone italiana" e immaginai il
suo naso ficcato in una pipa . L'immagine , in effetti, si
adattava bene al modo in cui il personaggio intonava canti
di Brahms e Beethoven : con un timbro assai sottile ed una
dizione tedesca lamentevole .
Il fatto che io abbia perso di vista verso la fine degli
anni Ottanta la musica di Battiato ha ben poco a che fare
con le sue bizzarre divagazioni, piuttosto con la circostan­
za che la vecchia guardia dei cantautori ristagnava e nes­
suna novità si avvertiva all'orizzonte . La riconciliazione
con la musica italiana avvenne nel 1 995 , questa volta gra­
zie al vento nuovo "rumoroso" portato da gruppi come gli
Almamegretta , U stmamò, Marlene Kuntz, CSI . Dai tempi
dell'era del Beat in poi, l'Italia non aveva visto un tale
accumularsi di complessi rock.
Durante le mie ricerche ebbi modo di imbattermi nell'al­
bum tributo Battiato non Battiato. Il fatto che così tante
bands distanziate dal tradizionale stile cantautorale si ispi­
rassero senza problemi al cantante siciliano, confermò una
mia antica valutazione : Battiato è un musicista universale
in grado di abbattere le frontiere e di unire gli estremi:
non soltanto romanticismo tedesco e la canzone melodica
italiana, ma anche rock indie americano e le preghiere sufi
iraniane .
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Nuove Effemeridi
n.
47 1999/III
�,
L'album tributo a cui hanno preso parte per una buona
metà artisti provenienti da Catania fa notare un altro fe­
nomeno: nonostante sia una città del sud, Catania produ­
ce, a differenza di Napoli, delle sonorità alquanto nordiche
- forse appunto sotto l 'influsso di Battiato. Ci sorprende
pertanto il contributo di Carmen Consoli: la cantante con­
ferisce a L 'animale una nota assai blues, tipo Janis Joplin,
e riesce in questo modo a dare risalto al lato nascosto
"nero" di un Battiato da noi non riconosciuto finora can­
tante blues o sou I .
Nell'autunno d e l 1 996 trascorsi alcuni giorni in Sicilia
con il cantautore P ippo Pollina. Una sera , rientrando in
macchina dalla Riserva Naturale dello Zingaro verso Paler­
mo, fummo costretti a lasciare brevemente l 'autostrada. In
quello stesso momento risuonò alla radio il nuovissimo
singolo di Battiato Strange days. All'istante ho capito che
anche Franco aveva prestato l'orecchio ai nuovi "chiasso­
si" , ai "sonici" , alle "bande rumorose" . Due anni dopo,
uscito Gom malacca, scrissi nel "Tages Anzeiger»: "Il mae­
stro è andato a scuola dai suoi allievi». La borsa d'acqua
calda nella copertina era un altro accenno a Magritte, e
l'insieme mi ricordava in qualche modo Rubber Soul. Sen­
sazione di calore . Nonostante la lirica tedesca nel track
finale Shakleton. . . assai shaky.
Gommalacca, così come tutti gli album precedenti del
siciliano, fu --;;?nduta anche in Svizzera . Sulla rivista «Music
Scene» un giovane critico definì Battiato "un genio incom­
preso». P robabilmente non aveva conto della Top ten ita­
liana.
I tempi cambiano: nelle discherie di Zurigo, i Bluever­
tigo, i 99 Posse e i Prozac +, casomai, sono elencati come
World Music, sezione cantautori . E l'italiano, nonostante
sia u na delle quattro lingue nazionali svizzere , qui diventa
sempre più esotico . Nonostante Jovanotti, Ramazzotti e
Pavarotti.
traduzione di Loredana Guella, con la collaborazione di Ernesto Vigne
Con Giovanni Lindo Ferretti
58
Il violino e la selce
Matteo Branca
La Shekinah si presenta sotto aspetti molteplici,
tra cui due principali, l'uno -interno, l'altro esterno;
d 'altra parte vi è nella tradizione cristiana una
frase che indica nel mondo Più chiaro questi due
aspetti: "Gloria in excelsis Deo, et in terra Pax
hominibus bonae voluntatis". (René Guenon)
Fano, "Il violino e la selce ":
Sotto: Bjork (1998); Zap Mama (1997)
A pag. 59: Giovanni Sollima (1996); Juri Camisasca
(1998)
A pago 60: Bill T. Jones (199 7); Michael Nyman
(J 996); Franco Battiato (1997)
58
-
Nuove Effemeridi
n.
47 1999/III
A cicli le Marche fanno Teatri . D opo la grande fioritura
delle sale accademiche e condominiali dell'età barocca e
il successivo tripudio neoclassicista e romantico, da alcuni
anni è in corso un'intensa attività di restauro . Le quattro
provincie fanno a gara nel restituire all'uso i teatri storici,
che nell'insieme danno alla regione il primato italiano del­
la densità teatrale, qualunque sia il parametro assunto per
il confronto (superficie, popolazione, rapporto tra numero
delle sale storiche e numero delle città) . L'onda lunga dei
restauri ha travolto anche Fano , che del resto era stata tra
le prime a dotarsi di un teatro pubblico: quello inaugurato
da Giacomo Torelli nel 1667, poi ricostruito con diverso
assetto su progetto del modenese Poletti ( 1 845/1863) . Mi­
nato e posto fuori uso dai tedeschi del 1 944, il teatro
polettiano è stato finalmente restituito al pubblico nel
1 998, dopo venti anni di lavori.
La decisione di accelerare e concludere le opere è stata
assunta nel 1 995 . Nello stesso istante hanno preso corso i
pensieri programmatici e la traduzione dei pensieri in or­
ganigramma: "Il Violino e la Selce" , il festival che ha dato
fama a Fano ed ora si accinge a divenire il segnale forte
di una regione intera , è partito di slancio . Dotato di una
forte quadratura fin dall'inizio e dispiegato d'estate negli
spazi monumentali aperti della città , ha anticipato di due
anni la rinascita del teatro nel segno del quale era stato
pensato . Tre criteri, assunti per scienza e per ideologia ,
hanno intenzionato il progetto . Conducevano tutti a Fran­
co Battiato .
Il primo ha a che fare con la condizione culturale ita­
liana e con le sue patologie . Segnatamente con le difficoltà
che impediscono , fin della prima metà del secolo, la sin­
tonia con l'Europa e impongono all'Italia un rapporto
esclusivo e maniacale con la propria storia, autoreferen­
ziale e perciò pericolosamente sterile. Dapprima una di­
storta partecipazione alla vicenda delle avanguardie del
Novecento, poi una spropositata ingerenza della politica
nell'attività culturale hanno fatto dell'Italia un mercato uni­
direzionale , nel quale si importano regolarmente prodotti
di attualità in cambio di materiali storicizzati. Da tutto
-questo "Il Violino e la Selce" voleva veleggiare lontano .
Occorreva innanzitutto ritessere la trama delle relazioni col
presente , risalire il tempo per approdare allo spazio . Come
dire, reintraprendere il viaggio iniziatico di Franco Battiato
e, preso atto del proprio isolamento, cioè di una condi­
zione insulare, riconoscersi con lui nell'inevitabile contrad­
dizione dell'isolano , teso tra le necessità della storia del
luogo e il richiamo della geografia . Per ritentare sotto la
sua guida il tragitto dal Mediterraneo al pianeta , con
l'obiettivo di tornare a Itaca da cittadino del mondo. Que­
sto è stato in effetti l'esordio de "Il Violino e la Selce" : un
percorso che dal rito sufi rivisitato da Nidaa Abu Mrad ha
condotto allo snodo etnico-storico di Federico II (Il cava­
liere dell 'intelletto di Battiato e Sgalambro) , per approdare
alla Tempesta di Shakespeare-Nyman (Noises, sounds and
sweet airs) , che mette in relazione i simboli della cultura
italiana con la vicenda di quella anglosassone e non per
caso ha un'isola per teatro.
Il secondo criterio è di indole specifica , riguarda cioè i
caratteri della musica contemporanea , innanzitutto gli ef­
fetti di una tendenziale dissolvenza delle distinzioni tra
musica colta - d'avanguardia o storicistica - e popolare .
Si trattava di assumere la musica, tutta la musica, come
campo di fenomeni unitario e multiforme, di far progetto
e metodo con quello che in Battiato è pratica di vita : un
elegante andirivieni tra un canzoniere e un'Opera , tra un
premio Stockha usen e un palasport, tra un santuario dello
spettacolo e del culto e i luoghi metropolitani e laici della
vita biologica e psicologica di tutti. Dunque non l'incur­
sione estemporanea di una rock-star in ambiente colto, né
l 'astuto pescare delle avanguardie novecentesche nelle tra­
dizioni popolari. Ma il modello di una ricerca sempre ari­
stocratic a , rigorosa e unitari a , puntualmente condotta
all'incontro con il sistema viceversa molteplice delle pra­
tiche e dei livelli di fruizione dei prodotti musicali: una
qualità altissima regolarmente espressa nelle forme popo­
lari, una popolarità regolarmente raggiunta anche nell'uso
di categorie tipologiche desunte dalla storia della cultura
alta. Di questa straordinaria attitudine sono debitori i pro­
grammi de "Il Violino e la Selce " , che nella seconda edi­
zione , per esempio, ha regolarmente coniugato gli uomini
con gli dei (k Za p Mama con Giacinto Scelsi, J an Garbarek
con l 'Hilliard Ensemble, i Tambours du Bronx e Gavin
Bryers, Cristiano De André e Paolo CastaldO , tendendo
puntuali "imboscate" tanto a coloro che pretendono sofi­
sticherie ad ogni costo quanto a quelli che vorrebbero
facilità e nient'altro .
C'è infine un terzo indirizzo, o meglio, u n non-indirizzo,
che il festival ha voluto con forza fin dal momento
dell'ideazione , assumendo un atteggiamento più che una
linea , un comportamento caratteriale più che uno schema
caratteristico : quanto di più distante dai modi della rego­
larità , della ricorrenza e del rito che sono il contenuto
implicito della parola festival e l'espressione corrente della
sua traduzione in fatti. "Il Violino e la Selce" ha voluto e
vuole appartenere con precisione alla categoria della ri­
cerca , la stessa alla quale si ascrive l'opera di Franco Bat­
tiato , e adottare come propedeusi la ricognizione delle
persone e dei fatti. Come il suo sacerdote il festival desi­
dera ascoltare tutte le sirene , s'intende restando saldamen­
te legato all'albero maestro, ubbidire all'imperativo del
cambiamento, senz'altro centro di gravità permanente che
il rigore dell'impegno e la qualità del risultato. Così il
vascello della manifestazione è stato condotto dal suo no c­
chiero ad approdi diversi: il melodramma contemporaneo,
le ricerche minimaliste, la tradizione dell'avanguardia eu­
ropea , la sensualità del misticismo sufi, la cultura pigmea
e il suo rapporto con l 'occidente , il fragore delle sonorità
metropolitane, le nenie di geografie lontane , gli intrecci
della musica con il cinema " con la danza , con la vita .
Tutto questo ed altro, ma non oltre questo, è da qualche
anno "Il Violino e la Selce " .
Q u i cessa i l r apporto�logico del festival con l a vita
del suo sacerdote . Il quale , in senso generalissimo , proprio
da questo punto inizia il suo lavoro di artista , l'attività di
sintesi che, a partire dall'ascolto di una miriade di voci, lo
conduce ad aggiungerne al coro una ulteriore e inimitabi­
le: la propria . Sicché , seppure a malincuore , Battiato è
indotto talvolta , dalle ineludibili ragioni del "Violino" , ad
entrare nel suo stesso programma, come autore tra gli
autori, accanto a Nyman , a Bill T . Jones, a Scelsi, a Bjork.
La conclusione di un percorso circolare che induce a
volte Battiato ad essere , suo malgrado (occorre sottolinear­
lo) , oggetto delle sue stesse scelte nella programmazione
de "Il Violino e la Selce" è anche la conclusione di u n
ragionamento a posteriori che cerca d i ritrovare nelle pre­
messe del festival la fisionomia culturale di un direttore
artistico. Tuttavia si impongono due riflessioni ulteriori. La
p rima riguarda ancora l'indole della manifestazione e la
figura del suo conduttore, l'altra è di carattere generale e
di riferisce al valore spesso ideologico del ragionamento
analitico.
Un festival che ha per oggetto la geografia musicale
contemporanea, e non la storia della musica, preferisce
essere diretto da un autore piuttosto che da un esecutore .
Se l'autore è parte importante del campo dei fenomeni
indagati, la sua stessa musica non potrà non essere oggetto
dell'indagine.
C'è una vocazione altruista della ragione che la spinge
sovente ad assumersi responsabilità di soggetti di rango
infe riore , l'istinto per esempio. D ando spazio a quella no­
bile istanza , nelle righe precedenti è stata raccontata una
storia che ammette però una seconda interpretazione , una
lettura più difficile della quale la prima rappresenta il ca­
povolgimento ideale . È fondato il sospetto che non sia il
festival a giustificare Battiato. Sembra più vero il contrario .
È altamente probabile che i l simbolo della manifestazione
e il suo nome, così come i suoi contenuti, la sua forma
mutevole, la varietà dei punti di applicazione siano gli
effetti e non le cause di una scelta, e che all'origine di
tutto ci siano due intuizioni elementari, con agio della
seconda sulla prima: occuparsi di musica contemporanea
e chiedere a Franco Battiato la sua versione dei fatti. VuoI
dire che anche nella conduzione del festival, così come
nella sua attività musicale, egli è autore piuttosto che in­
terprete o meglio, com'è regola nella musica medievale e
in quella di oggi, autore e interprete insieme. Sicché più
che collezioni di oggetti intenzionati da u na funzione cri­
tica i programmi de "Il Violino e la Selce" appaiono come
materiale semilavorato , frammenti di pensieri di un com­
positore, suggestioni cercate o trovate nel corso del pro­
cesso creativo. A testimonianza del fatto che nelle Marche
è sorto non tanto un dispositivo per la ricognizione mu­
sicale del mondo, quanto un osservatorio puntato sull'uni­
verso fantastico di un artista del nostro tempo .
60
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Nuove Effemeridi
n.
47 1999/III
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Voce senza voce
Enrico Ghezzi
Dal nome risuona un battito, e poi un participio passato,
e anche una penitenza di medioevo e di meridione. (E
l'impressionante coincidenza, sei lettere, sei tratti su otto,
con "b a t t i s t i " , con lui l'unico altro in trent'anni di
canzone a segnare il paese italiano non con uno stile un
volto una voce un genere o perfino con una poetica d'au­
tore ma con una forma autonoma infine trovata, perfetta­
mente svuotata della propria stessa biografia e liberata
dalla necessità di rifarsi al proprio processo di ritrovamen­
to/ricerca, a rrivata all'attimo che accade schiacciando(ci)
con la sua fatale e riassuntiva leggerezza. Non la canzone
come evocazione allusione schermo di proiezione, comun­
que legata al tempo e anzi capace automaticamente di
legarlo (il tempo) e infiocchettarlo in sacchetti di nostalgia;
la canzone invece come forma che già sente in sé questa
nostalgia che il tempo ha di non potersi perdere davvero.
Già canzone di un altro tempo nel momento in cui per la
prima volta la si ascolta .
D ieci anni di amicizia non mi permettono di andare
molto oltre il nome , dentro la nuvoletta di non conoscenza
in cui essa si è sviluppata protetta allocata . Se mai, ritrovo,
da complice, un tessuto di volute e di scarti che racconta
forse la stessa trama "privata" del suo rapporto col pub­
blico . Non è nel paio di disagiati concerti primiannisettanta
raggiunti con viaggi studentistici a Milano e quasi auto­
maticamente gratificati dall'eccentricità battiante salutare
C'troppo" vicini e specularmente e reciprocamente selezio­
nati, allora , il pubblico e il musicista : "suonavano" la stessa
musica . . . ), che rivengo la traccia di quel che non ha e non
dà traccia, ma nel mistero della spudorata mutazione pop
del periodo successivo . La scelta pop mette alla prova la
sicurezza della ricerca (per impervia che sia) strappandola
dall'orto delimitato per scaraventarla nelle oscillazioni in
cui si trova il gusto (il sapore) e il favore (del) pubblico) .
Nell'alea del successo (come in tutte le manifestazioni di
un carisma certificato da un'audience di massa) risiede una
particolare a mbiguità , un genere speciale di "ombra della
luce" . L'artista , lo sportivo, il divo, la rockstar, si trovano
sempre più proiettati in un passato immediato, dentro il
participio passato accaduto/successo, mentre il pubblico
(per quanto affannosamente suddiviso in targets dal mar­
keting) funziona come un eterno presente indistinto, ar­
rangiatore esecutore riautore della star stessa. Improbabile,
il presente eventuale del soggetto/artista risiede non tanto
nella capacità di sfalsarsi rispetto alla sagomatura del suo
passato, quanto nel riconoscersi tastiera del (per il) pub­
blico, variando il proprio suono la propria voce la propria
intonazione e sapendo che la propria forma ha la possi­
bilità di "essere" - per un istante - solo se si mantiene
vuota .
Non si tratta mai, per l'editore dell'Ottava , della totalità
degli otto ottavi, della parzialità rock assunta come totalità
ossessiva .
La cantabilità pop (per la sua voce o quella di altri) è
un piccolo godimento, una microestasi, per un istante ri-
Ah illusione, che da queste pagine venga fuori
alcunché. Pure, io san giunto ormai. Ho indugiato
quanto ho potuto sull'irrilevante, ho rimandato, ho
perfino tentato di convincermi r. . .J che davvero
qualcuno o qualcosa ci travolgesse; ma san giunto
ormai; ci sono, non posso Più sottrarmi. Viene sem­
pre il momento in cui ci si trova di fronte . . . a che o
a chi? a se stessi, alle proprie azioni, alla propria
coscienza? Almeno a quell 'ignoto che ci fai noi
stessi. (fommaso Landolfi)
Karl Ugo Schmolz, Piano principale WRM (1986)
torna la voglia di vivere , il centro di gravità permanen­
te/tnai per-un-attimo ti farà cambiare idea sulle cose sulla
gente , e se ti vengo a cercare è (anche) solò per vederti .
L' utopia del canto (di ogni canto), che riconcerta la parola
e la voce strappandola a un'economia di scambio per
immetterla in un 'econon1ia immateriale di altri (anche non
poco costrittivi) "accordi" (l'inconfessato stridio che si av­
verte di fronte al più bel momento di canto in un musical
al cinema , ma anche sulla scena di un'opera lirica, non
deriva allo stesso tempo dal sentimento di tale costrizione
e da q u e l l ' a s surd ità invece c h e non sia tutto così i l
film/opera d e l vivere , che solo si canti e si ri-suoni? . . ) , ha
quasi sempre in Battiato la forma di una nostalgia istanta­
nea , nostalgia dell'istante, di un tempo brevissimo dentro
lo stesso tempo breve e già circolare della canzone.
Proprio nterazione di cellule ritmiche semplicissime, di
motivetti immediatamente riconoscibili, permette al pop
battiante di introdurre piccoli scarti di senso, abissi con­
centrati in un verso. In un gioco come di piccoli mantra
intersecati e dilatati , il segno forte (lo chian1erei la traccia
dell'istante), che non so e non voglio definire con termini
tecnici da Inusicista , è una sorta di nota tenuta prolungata
curvata in improvvisa e quasi solenne dolcezza . Il tono
Inedio di assurdità leggera e profonda (leggermente pro­
fonda) dei testi compone nell'insieme un ramificarsi della
ripetizione giaculatoria . L'elemento epico favulistico popo­
lare , il dadaismo cultura1citazionista , l'autobiografismo , la
sentenziosità perentoria , si alternano e mescolano fino a
con1porre e a far risaltare i tratti di una fis iognon1ica. Ar­
rivato al punto in cui si è responsabili del proprio volto ,
Battiato non accetta di combaciare con la fisionomia già
accaduta e "successa " , la formula che gli viene automati­
camente accreditata .
N on voglio spiegare a posteriori il sodalizio con Manlio
Sgalambro . Ne ho vissuto in maniera lontana e forzata­
mente discreta il manifestarsi fatale. Se mai è esso a darsi
come traccia enigmatica dei tempi battiati precedenti . Bat­
tiato rinviene e rinviene . Transitivo e intransitivo . Torna a
vivere più a sud, e trova Sgalambro (a sua volta "scoperto"
e diffuso dagli adelphi del nord) . Lo rinviene nella sua
città di riferin1ento Catania . Dalle pendici del vulcano
(Milo, sull 'Etna) si sposta a una .nuova casa a Catani a ,
alterna l a residenza. Quanto più si rinomadizza , si trova a
Milano e dirige un festival a Fano. Le Estati Catanesi si
alternano a tour nei palasport a concerti nelle chiese in
sale da concerto in chiostri. Nel suo stesso muoversi pub­
blico si ridisegna lo stesso diagramma a salti delle "can­
z onette " . L ' inco ntro c o n S g a l a mbro rilancia e esalta
(nell'apparizione ancora più ironicamente evidente della
" gra vità " , e n e l l o s d o p p i a rs i! raddop p i a r s i b e ffa rd o
dell'aura d a guru) i l gioco eccentrico d i Battiato . Vicino
(per via vulcanica) al centro della terra, e insieme al tre­
Inore sismico , all' incertezza della terra e di qualunque cosa
vi si edifichi. Battiato , con traiettoria inversa a quella abi­
tuale che vede sodalizi artistici e celebri coppie originare
e favorire il successo di un artista che poi si svincola e
"balla da solo " , si complica il ballo d'autore , lo intreccia
ai passi di un altro . E l'altro è proprio un autore, accolto
e trovato proprio nel suo pensarscrivendo . Gioco rischioso
Gordon Craig. Nono movimento (909)
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Nuove Effemeridi
n,
47 1999/III
e intenso. Un incontro come le galassie (poniamo) Bob
Wilson Lou Reed Philip Glass Tom Waits Laurie Anderson
eccetera appare una contaminazione quasi necessaria , un
riannodars i di personalità provenienti da un ambito abba­
stanza comune e comunque da uno stesso strato e circolo
(il loro pubblico è già in gran parte lo stesso) . Battiato,
incorporando Sgalambro facendosene deviare e mutare,
tocca e muta spasmodicamente sia il corpo del pubblico
(e il nodo pubblico/battiato), proponendo accanto a sé un
"fantasma estrane o " , sia quello del suo canto , includendo
un'altra voce e soprattutto affidandosi a un'altra parola .
Potrebbe apparire un'operazione, forzata artificiosa inna­
turale , invece si manifesta e diventa necessità fatale e "per­
fomance di vita" . Sgalambro , anche su disco, assume il
ruolo di grande maschera teatrale e , iperbolicamente (se
si legge la sua "Teoria della canzone" ; ma il tipo di sva­
poramento e insieme di concentrazione/cancellazione iro­
nica del pensare cui Sgalambro si volge nell'avventura , è
altro discorso) , Battiato porta con sé costantemente in sce­
na il proprio convitato di pietra .
Altra maschera recente, specie nel voler andare oltre la
maschera bucandola nei ritratti (ritrattazioni; ma c'è anche
proprio un " ritrarsi" di chi ritrae, del "pittore Battiato" . . . ) ,
è quella della pittura. Desiderio confessato d i fare quello
che non si sa e si crede di non saper fare (non il ridicolo
inquietante rivoltante "- raggiunto uno status di star - per­
mettersi tutto perché tanto tutto si può e si deve - perché
no? . . , e giù libri e dipinti e opini o ni e opere varie, conti­
nua più o meno cosciente esibizione di autosfruttamento) .
Di fare e regalare quello che non si ha (regalarselo , an­
che) . Con tutta l ' ironia incredibile e increduta che è
nell'amore , farsi mantra automatico di una tecnica cui ci
si abbandona per goderne e nuotarne (attimi, lunghi, brevissin1i sempre) l 'energia . E' la "voce senza voce" , quella
sempre ha fatto e lasciato risuonare Battiato . Suonando
scrivendo dipingendo cantando , già il laboratorio tecnico
e proprio quello (il (non) necessario apprendimento e
studio e esercizio) è il momento dell'abbandono a un
ritmo non proprio, non soggettivo , a un'improvvisazione
che si istruisce e sbobina da sé . Il (ri)partire da zero di­
pingendo entra allora in una perfomance globale e insieme
en souplesse; intento a dipingere Battiato si attende . E
l'autoritratto (in molti sensi) si contamina e ramifica sem­
pre più , fino a far trasparire sempre più nude le linee del
dipanarsi e sovrapporsi "tecnico" . Come in un' imboscata,
in un agguato ben preparato e mimetizzato, ma dall 'esito
scompigliante e visibile , torna il rock, la chitarra elettrica ,
s i distorce e filtra la voce , infine si accoglie sviluppa pro­
pone la chimica dei fratelli alchemici nella lucidità del fu
quel che fu (il "back to the future" di Battiato , la sua
disperanza di futuro) . E si annuncia l'opera il cui nome è
già un annuncio: Babilonia, a ribadire e riesorcizzare la
babelica operazione, la nascita e la fine del mondo, la
siccità e il diluvio ( Gilgamesh .. . ) sen1pre tra gli stessi due
"fiumi" .
L'apocalisse, per l'appunto , è già stata; già narrata . Gli
urletti e gli strilletti dei cantanti ben si accordano . Battiato
sa che la sua voce non è la sua . Ma un moto che sa di
esser fermo . Ascoltiamo la sua voce, come in un provino :
Marta Hoepffner, L'uccello di fuoco (1940)
la "vedremmo" mal In scena? Né vi è un difetto o una
sgraziatezza da accentuare e che vengano enfatizzati e
assunti per farne dylaniamente un segno . Una non voce, $,
una voce che non ha bisogno della voce, una voce che
attende e intende la nostra voce mentale . Un altro e primo
grado zero . E pure la voce, che è/ fu quel che è/sarà, fa
quello che può. L'aspirante allievo, il discepolo preparato
e desideroso, viene ammesso dal maestro dopo prove e
esami; l'incolto selvaggio ignorante, subito. Questa la ten­
sione più forte, come tra il risultato di una mistica e l'istan­
te mistico senza risultato che non sia in sé.
Nessuna cultura, nessun lavoro col linguaggio e lavorìo
del linguaggio è suficiente . Sarà sempre troppo e troppo
poco .
Mi torna allora il ricordo di un desiderio battiatico di
cinema, di film (un film paurosamente appropriato) . Ne
fui , ne sarò (non so se sono) coinvolto, se ne parlò pub­
blicamente (titolo: Patetica) . Opposi tacitamente e incon­
sciamente , "lavorando" , un'indolenza, il rinvio, come una
pauradesiderio - mia - che il cinema non si faccia non si
possa fare , perché infine troppo già fatto/mai fatto. Sen­
tendolo così dis/teso, come fotografato in un istante dolce
di un salto frenetico, mi pare di vederlo come se lui stesso
si avvertisse visto da un cinema già in atto, bruciato in­
chiodatò nel fotogramma . Certo la sua voce (come ogni
suono) non ha bisogno di immagini, almeno quanto ql� q­
lunque suono o musica "va bene" (fino al superfluo) per
qualunque immagine (da cui l' inconfondibile precisione di
mistero capitalistico che è la videomusica) . E se il suono
appare precedere l ' immagine, (da) sempre, vien da chie­
dersi da quale corpolimmagine che non possiamo vedere
provenga il suono, o se - immobilmente , a ncora più lenti
del suono e bruciati dalla luce la cui istantaneità si rivela
anch'essa sempre più (troppo) lenta - non siamo "noi"
l'immagine senza ombra e senza specchio di quel suono .
In questo momento di voce callasianamente smontata
trafiggente lancinata, proiettata come il sogno di mille fan­
tasmi o demoni , vedo Franco Battiato - tra popolarità e
assenza - impigliato in un cinema, e fecondamente pronto
a riconoscersi memoria e non a diventare memoria. Il
disco che arriva tra poco - scrivo a fine agosto, feroce­
mente insoddisfatto di quel che scrivo, dandomi il male­
placito per la pubblicazione . . . , di "standard " , proiezione
estrema e rovesciata del sodalizio con Sgalambro, dualità
riconosciuta accettata voluta e serenamente esasperata, da
me C. ? .) per anni invocato desiderato atteso come ne­
cessario e bello, sembra l'esito più faticosamente preciso
e flagrante di quel dare in regalo , prestare a altro e a altri
quel che non si ha ma si è, la voce. . .
AureI Bauh, Sans titre (1935)
..
64
-
Nuove Effemeridi
n.
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.
65
Diario parigino
Manlio Sgalambro
Merito di essere contato a giorni? Scopro d'un tratto il
triste significato di un diario . Ho creduto che gli avveni­
menti della mia vita richiedessero le sfaccettature dell'eter­
no. 0, in altre parole, che la misura del giorno non mi
toccasse per nulla . Scopro di essere un'esistenza del gior­
no come qualsiasi . Non mi vergogno della luia durata . Ma
della misura che d'un tratto trovo che è la n1ia come di
chiunque . Sono un essere da diario .
Redatto a Parigi nel 1996 nel corso delle sedute
di registrazione de L'imboscata
Ed eccolo di nuovo a Parigi, dOl'e ancora una
volta c 'è una corte in elfi hrillare: anche se, proh­
ahilmente. agli occhi di questo cortigiano raffinato,
la Malmaison ha un tono piuttosto dozzinale, (Vi­
vant Denon)
Sarei io roba da diario? Ma ne ho la prova !
Sono infestato di ricordi. Dio, come ne farei a meno! lo
mi riconosco nell'essere interamente presente . Eppure da
qualche parte mi assedia qualcuno, un bambino, con un
vestito di velluto grigio, condotto per mano . . . Ne vedo i
tratti, capelli con la riga, occhi bruni, triste . . . Che vuole
dire "sono io"? " Sono stato quel bambino"? Non mi rico­
nosco . e basta . È qualcosa di oggettivo, questo sì , lo colgo
infatti davanti a me (non in me, come dovrebbe essere se
fossi io) . lo credo piuttosto a una molteplicità di esistenze,
tutte in atto. Che si prolungano all'infinito e non si incon­
trano mai. Non interferiscono l 'una sull'altra ma sono si­
multanee . D ico "sono stato bambino» perché me lo hanno
'
detto gli altri, ma io non sono stato bambino , ,io sono stato
sempre quello che sono .
Frequentatore di biblioteche. Le lunghe attese mi sono
concesse dal destino . In quei momenti il mio spirito assorto
si rifà del tempo perduto con luille rimuginii . Le bieche
facce di chi mi consegna i libri, stanche mani di villani, o
quei tozzi volti di chi li consulta ma ne è lontano, non sono
come me. Ma è come se volessero scoraggiarmi dal prose­
guire e mi indicano la porta . ma poi, un lan1po dorato, un
dorso ammiccante, il titolo ambito, frutto di una attesa, cioè
di una parte della mia vita già così scarsa, ridestano l'osti­
nazione e a capo chino mi tuffo nella mischia. Più tardi è
tutto finito. E quando esco, esco riconciliato . Se la Fortuna
è venuta a visitarmi e mi ha n1esso da parte un piccolo
bottino, cambia il vento e i volti li vedo sorridenti, alacri, e
da ogni punto spira un'aria di amicizia.
La biblioteca è uguale per tutti. Questa l'austera scritta
che mi sembra di leggere all'entrata . Essa dice che tutti i
libri sono uguali davanti alla "cultura " . La biblioteca rea­
lizza questa tetra eguaglianza e rende giustizia al libro
ignoto, o al p iù modesto di essi, trattandolo come gli altri .
Sarà spolverato ugualmente , perseguitato il reo se viene
rubato. E comprato a suon di quattrini come l 'altro . Poiché
tutto ciò mi sembra losco e ingiusta questa giustizia , sogno
che i libri vengano dispersi -ai quattro venti, che non ci sia
nessun luogo in cui li si conservi e che solo il fato li
conduca a questo o a quello per vie che esso solo sa.
Sala di lettura come vita . Si ritrovano qui, davanti ai
libri, tipi che puoi vedere al mercato o davanti alle vetri-
Manlio Sgalambro (J 999)
ne di un negozio di bottoni. Uno studioso non sembra
più distinguersi e nessuno è più nessuno di lui quando
è nella sala di lettura . Le pagine scorrono d'àvanti ai suoi
occhi ed egli sminuzza concetti, divora emozioni, trangu­
gia ragionamenti e visioni, impassibile . Sala di lettura
come vita . Tornerò domani . To-morrow and to-morrow
and to-morrow.
Il viaggio si svolge con la rozza villania d i tutti i viaggi.
Trovo strano che spiriti come Goethe abb iano amato viag­
giare . Invidio le piante, viaggiatrici immobili, che ferme
sul loro suolo esplorano tuttavia il mondo. Inventari e
classificazioni , questo amo. Percorrere distanze che posso
annullare con un gesto della mente . Le altre mi sembrano
offensive .
Oggi sfogliavo il De cive di Hobbes, distratto e scontento.
Mi sono imbattuto in un passo che di colpo mi ha fatto
rientrare nella mia disciplina e nei miei doveri. Hobbes
qui esorta a mantenere la situazione attuale quale che essa
sia "piuttosto" egli dice «che fare godere ad altri uomini,
di un altro secolo, i frutti eventuali di una costituzione
statale più perfezionata, dopo avere scatenato una guerra
e avervi rimesso la vita, o a lmeno essere finiti di morte
naturale senza avere nulla goduto». Ma la vita degli uomini
è oggi in mano alla "politica", la più oscura delle "reli3i""
ni", e dei suoi papi. Essa è ancora nell'età dei sacrifici
umani . Schiacciate !'infame!
C'è senza dubbio un errore nel modo come misuriamo
la nostra vita e i nostri anni. lo l'ho sempre avvertito come
un disagio , una stortura . La sensazione di avere migliaia
di anni e non quelli che ho, mi ha sempre perseguitato .
Questa cupa sensazione s'è chiarita l'altro giorno . Mentre
sfogliavo il Milton di William Blake mi sono imbattuto in
questo passo : "Ogni spazio di tempo inferiore / a una
pulsazione dell'arteria / è uguale in periodo è valore / a
seimila anni. . . "
Adam Filss, Wish (1992)
.
Di fronte a tanti equivoci c he vi sono nel definirsi
filosofo , un filosofo non può fare altro che continuare
con forza a definirsi tale . Il carico del nome gli ricorda
che egli è legato alla filosofia dai voti che pronunciò
- quando entro nella disciplina . Anzi devo dire che è la
filosofia che lo definisce tale o no. Il nome di filosofo
è misterioso e grande nello stesso tempo e conviene
viverlo nella pienezza delle sue lacerazioni. Ma la filo­
sofia oltre ad essere una disciplina, è un genere lettera­
rio . Voglio dire che poiché essa non ha a ltra vita - oggi
sembra anzi l ' univita possibile - che nel " libro " , bisogna
farsi scrittori. Lo "scrittore di filosofia", così come io
l'intendo, è una figura che esiste da quando esiste la
filosofia. Ma l 'attenzione verso questa figura deve ancora
nascere . Abbiamo la massima attenzione verso un grande
scrittore di letteratura . Nessuna per un grande scrittore
di filosofia . Va da sé che non penso alla bellezza dello
stile e simili . Ma alla forza della sua costruzione , alle
peripezie " narrative" adoperate , alla arditezza della trama
compositiva .
66
-
Nuove Effemeridi
o.
47 1999/I1I
,\
Guardo due che si azzuffano per strada. I corpi si me­
scolano come se ognuno tentasse di penetrare nell'altro .
I volti sono attentissimi come se stessero eseguendo un
complicato calcolo o tracciassero i contorni di un'opera
d'arte . Ogni mossa è un atto geotnetrico. Non scorgo istin­
to . Che sia dunque la famigerata ferocia a farsi viva , mi
sembra del tutto incredibile. Il furore che stravolge e simili :
chi parla non h a capito nulla . È la ragione , invece, che s i
mostra così com'è. Ogni litigio è un sillogismo . Hegel,
credo , approverebbe .
Bradley (ebbi una passione da adolescente, fulminante
e breve, per Appareance and Reality) definisce il primato
della volontà , decisivo nelle etiche post-cristiane, «un oscu­
ro rimedio per colui che è filosoficamente pavido» . Non
c'è dubbio . Un atto basta dove il pensiero non regge nem­
meno la vista . Dai da mangiare agli affamati : va bene. Ma
se il tuo pensiero si sofferma su di loro non hai fatto di
più? Se la tua attenzione cade su di loro , essi esistono, se
gli dai da mangiare vivono soltanto . Naturalmente, ciò
suppone che si sia capita la differenza .
Mi aggiro per il quartiere latino , faccio su e giù la rive
gauche, sono al Louvre , cammino e cammino : dov'è Pa­
rigi? Mi infilo in Notre Dame , batto o selciati come un
flic, guardo d destra e manc a : dov' è Parigi? A poco a
poco vedo Napoleone III e Haussmann (che mi importa
di Voltaire e di Napoleone I?) . Ma d'un tratto comincio a
sentire l'imperio di certi edifici anneriti dalla pioggia ,
l'autorità di un luogo dove sono sfilati eserciti, dove ve­
rità e ghigliottina stavano assieme . Mi rendo conto: a me
non interessano Descartes e Baudelaire . Né tutti gli altri.
Ma ciò che li ha resi possibili. Essi erano nani sulle spalle
di questo gigante .
A Parigi a un tratto ho scoperto che io abito in una città ,
non nel mondo. O , che è lo stesso, che abito nel mondo
tramite un città . O - è ancora lo stesso - che la posizione
dell'uon10 nel cosmo è la sua posizione in una città .
lo ho sempre preso le parti del mondo contro l'uomo.
Ma nello stesso tempo ho preso le parti dell'uomo contro
il mondo. Ho recitato entrambe le parti.
Lo spettacolo del cielo stellato P ascal l'ha capito meglio
di Kant. Gesu iti e matematica , mai si sono congiunti così
bene come in lui. È la sintesi di matematica e disperazione
che può unire il cielo stellato sopra di me e l'infinita
tristezza in me.
A Tarski . Passata attraverso l'inferno delle nuove logi­
che , la filosofia è di nuovo messa di fronte all'idea di verità
oggettiva che Tarski ha riportato dallo smarrimento nel
soggettivo ormai secolare . Di colpo teorie venerabili, la
verità come evidenza, come credenza razionale, come coe­
renza, o quella stupefacente , ClelIa sua identità con ciò che
giova , rovinano. L'opera di Tarski, intesa a dare quel fon­
damento contestato all'idea di verità assoluta si esaurisce
fin qui nelle formule che la contestano. L'idea di verità
assoluta comunque è di nuovo legittima. Diamoci da fare.
Ei-Kyu, Sans Titre
\
\ ',\,
(Sì, mi debbo dare da fare, prima che alla verità assoluta
ci arrivi un altro!).
A Saint-Germain-des-Prés ho dato a un mendicante cin­
quecento franchi, Lui mi ha chiamato "signor principe" . La
sua elemosina è stata più offensiva della mia .
Esempio del bassissimo grado in cui è caduto il concetto
di verità a Parigi sin dal secolo scorso . Ciò che bisogna
cercare , sono le verità che ci convengono (Comte , citato
in Maurras, L 'Avenir de l 'intelligence) .
L a classe borghese chiama mondo l a società i n virtù dei
suoi diritti formali a universalizzare le sue esperienze. La
classe operaia parigina ridà al mondo il nome di società
in virtù della sua inquietudine che il gioco e " les femmes
faciles" non acquietano. Un vecchio scrittore così descrive
l'operaio parigino, «Cet ouvrier-type, dont l'esprit vaga­
bond ne veut pas demeurer dans la terre-à-terre de l'ate­
lier, et s'absorber dans la confection d'un baton de chaise ,
ou d'un revètement de chapeau , ou d'un paquet de com­
position, ou d'un solier . . . " (A. Corbon, Le Secret du Peuple
de Paris, Paris 1 863). Il mondo è troppo grande per i suoi
mezzi ed egli lo rimpicciolisce. E cco la "società " .
I l mistero dell'insuccesso è profondo e sottile. Natural­
mente del grande insuccesso.
C'era sempre un Principe nascosto nei filosofi di una
volta . . .
Ralph Gibson, La sonnanbula (] 968)
lo mi sono sempre vergognato di avere un'anima.
lo non so parlare che attraverso la filosofia . Essa è la
mia lingua non la mia filosofia .
Lo riconosco, io uso il nome "Dio" come epiteto, un
insulto di bassa lega . Se dico che il mondo è Dio, è che
voglio infangarlo, denigrarlo . . . Dio è un insulto «quo nihil
maius cogitari potest" . . .
Ricordo quando scoprii quest'altro attributo di Dio: Dio
è Peso. Ho sentito l'orgoglio della scoperta come non mai.
Che immenso terreno di scoperte v' è ancora in questo
concetto!
lo non sono affatto convinto dei "commenti" a Holderlin
di Heidegger. Strappare un filosofema a una poesia è roba
da mariuoli. Fare di questo una filosofia! Mi viene in mente
una predica del venerabile Gothamo : « È come se. O padre
di famiglia , uno andasse a strappare coglioni e tornasse
coi coglioni strappati". In tali condizioni questo caporale
mette la filosofia. Nego che ci sia un sia pur piccolo spazio
per un filosofare per commenti. Quando la teologia si
emancipò dal commento in sacra pagina fu gioia persino
in cielo.
Sono felice, oggi ho tolto u n predicato a Dio: Dio non
è divino .
68
-
Nuove Effemeridi
n.
47 1999/1II
Senza una sorta di ascesi non potremlllo parlare seria­
mente. Ciò afferma il filosofo Brice Parain, nella parte di
un filosofo, nel film di Jean Louis Godard Vivre sa vie. Mi
sono ricordato che è anche l 'essenziale del suo grande
saggio di vent'anni prima Recherche su r la nature et les
fonctions du la nguage. Il linguaggio - diceva Brice Parain
- è la regola del nostro pensare e del nostro agire . Este­
riore e trascendente esso è ugualmente il luogo dell'uni­
versale e della volontà. L'affermazione della volontà si
persegue infatti tramite il linguaggio. Dire "ho fame" non
significa tradurre il proprio bisogno di cibo in una regola ,
ma progettarne la soddisfazione. Il linguaggio è dunque
impegnato nell'eseguire un'azione , nel dare corpo alla vo­
lontà . Ma può invece solamente esprimerla. In tal caso
bisogna che esso si prenda tutta la distanza necessaria a
tramutare il parlare in pensare dove, per intanto la volontà
sembra distanziarsi ancora di più . Piuttosto è l'inizio della
propria negazione . L'impersonalità del giudizio , non è il
risultato di una regola , ma di una ascesi. Vorrei illustrarlo
così. Quando c'è desiderio nella parola di Dio, si ostacola
la riflessione che vi si dedica . Bisogna dunque rimuovere
il desiderio . Meglio ancora se al suo posto si installi l'av­
versione.
Parigi è qualcosa che si aggiunge a tutto ciò che faccio
in questi giorni. Ma non è uno stato d'animo, è uno stato
del mondo.
Mi ero forse proposto qualcosa andando a Parigi? Mi
ero proposta di essere a Parigi dopo che Parigi era stata
per tanto tempo in me.
Non è bene che l'uomo si ricordi a ogni istante di
essere uomo. Già è male concentrare l'attenzione
su se stessi; ma è peggio ancora concentrarla sulla
�pecie, con uno zelo da ossessi: significa attribuire
alle miserie arbitrarie dell'introspezione un fonda­
mento oggettivo e una giustificazione filosofica.
Finché ci si limita a torturare il proprio io, si può
sempre pensare che si ceda a un capriccio; ma
quando tutti gli io diventano il centro di una rimu­
ginazione senza jìne, indir&ttamente si ritrovano
generalizzati gli inconvenienti della propria condi­
zione ed eretto a norma, a caso universale, il pro­
prio accidente. (E.M. Cioran)
A lato: Horst P. Horst, Natura morta (193 7)
Sotto: Franco Battiato con Manlio Sgalambro
70
spazzatura.
Se un figlio si accorgesse che per
caso
è nato fra migliaia di occasioni
capirebbe tutti i sogni che la vita
dà
con gioia ne vivrebbe tutte quante
le illusioni.
Quante lacrime ho strappato senza
mai piangerci su
quante angosce ho provocato per
godere un po' di più
quante frasi false ho detto quante
strane verità
FETUS
(Bla Bla/Ricordi, 1971)
per fare sul mio metro questa
Fetus
Non ero ancora nato
che già sentivo il cuore
che la mia vita
nasceva senza amore
mi trascinavo adagio
dentro il corpo umano
già per le vene
verso il mio destino.
Fenomenologia
E in certo il processo mentale,
la voce è marmo e cemento
vivo malgrado me stesso . . .
Difficile attuare il controllo,
attorno i miei occhi c'è nebbia ,
i contorni si fanno imprecisi . . .
H o già scordato l a mia dimensione
e forze sconosciute mi strappano
da me . . .
L'esotomia , l'IBM-azione ,
de-cloro-de-fenilchetone,
essedi-eLilizzazione
han dato vita
alla programmazione .
2
Xl
a(sen . wt)x
a(sen. wt+y)
personalità .
Una cellula
Cambieranno le mie cellule
e il mio corpo nuova vita a vrà
le molecole che ho guaste
colpa dell'ereditarietà
sarò una cellula
fra motori
come una cellula
vivrò
viaggeremo più veloci della luce
intorno al sole
come macchine del tempo
contro il tempo che non vuole
sarò una cellula
fra motori
come una cellula
vivrò.
=
Meccanica
Meccanici i miei occhi
di plastica il mio cuore
meccanico il cervello
sintetico il sapore
meccaniche le dita
di polvere lunare
in un laboratorio
il gene dell'amore .
in giusta progressione
processo di magia
processo forse cieco
o forse illuminato
da memoria senza passato
un nucleo si divide
l'errore lo interrompe
e dentro il meccanismo
un velo che si chiama caso .
Energia
Ho avuto molte donne in vita mia
e in ogni camera ho lasciato
qualche mia energia
quanti figli dell'amore ho sprecato
io
racchiusi in quattro mura, ormai
saranno
-
Nuove Effemeridi
La Convenzione
Centinaia di anni fa
l"uomo viv�va sulla terra,
fra grattacieli e autostrade
sopra il mare .
Poi nel 2000 la Convenzione . . .
Poi nel 2000 la Convenzione . . .
Molti andarono su Giove,
fra pianeti artificiali,
e altri su Venere in cerca di spazio,
un po' restammo quaggiù sotto il
mare . . .
un po' restammo quaggiù sotto il
mare . . .
Sopra l'acqua . . . dei segnali
di un cervello sconosciuto . . .
intercettare il linguaggio . . .
Ricevuto!
Cerchi di luce attraversano il cielo .
Cerchi di luce attraversano il cielo .
Cerchi di luce attraversano il cielo .
Paranoia (strumentale)
Anafase
Varcherò i confini della terra
verso immensità . . .
sopra l e astronavi
verso le stazioni interstellari
viaggerò . . .
Cariocinesi
Un nucleo si divide
e due sono le vite
e quattro e otto ancora
70
=
LA CONVENZIONE / PARANOIA
(Bla Bla/Ricordi, 1971)
n.
Mutazione
Millenni di sonno mi hanno cullato
ed ora ritorno. Qualcosa è
cambiato
non scorgo segnale che annunci
la vita
eppure l'avverto ci son vibrazioni.
Che cosa vedranno tra poco i miei
occhi
magari saranno dei corpi di pietra
li sento arrivare li sento arrivare.
POLLUTION
(Bla Bla/Ricordi, 1 972)
Testi di Franco Battiato
n silenzio del rumore
Il silenzio del rumore
delle valvole a pressione
i cilindri del calore
serbatoi di produzione . . .
Anche il tuo spazio è su misura.
Non hai forza per tentare
47 1999/III
/ .
di cambiare il tuo avvenire
per paura di scoprire
.- .
,"
.....:�·r-\. 8
: 0 /.0 0 · '
'
:t
libertà che non vuoi avere . . .
i �
Ti sei mai chiesto
�
,.��
(
'� I�
quale funzione hai?
31 dicembre 1999 ore 9
(strumentale)
Areknames
IMA AREKNAMESS
MALHA AREKNAPESS
IMA AREKNAMESS
MALHA AREKNAPESS
ATENOIP ARRET ELEVO UN
SISOPROMMATEM EREITNORF
ALLED ETNEM.
IO
d aes
SULLE CORDE DI ARIEs
(Bla Bla/Ricordi, 1 973)
Beta
Son felice di essere un beta
il mio giorno non è duro
dentro il mare mi posso vestire
dai gamma e dai delta
farmi ubbidire .
Quando gioco non rompo mai
niente
la violenza non ho nella mente
la violenza non ho nella mente
la violenza non ho nella mente.
Dentro di fY'.e vivono la mia
identica vita
dei microrganismi che non sanno
di appartenere al mio corpo . . .
lo a quale corpo appartengo?
Plancton
Sto vivendo da due secoli in
oceani,
ho imparato come respirare mare,
le mie mani diventano squame,
sotto il mare sta cambiando la mia
struttura
e il mio corpo è sempre più
uguale ai pesci.
I miei capelli diventano alghe .
Pollution
La portata di un condotto
è il volume liquido
che passa in una sua sezione
nell'unità di tempo:
e si ottiene moltiplicando
la sezione perpendicolare
per la velocità che avrai del
liquido.
A regime permanente
la portata è costante
attraverso una sezione del
condotto.
Atomi dell'idrogeno
campi elettrici ioni-isofoto
radio liti o-atomico
gas magnetico.
Ti sei mai chiesto quale funzione
hai?
Ti sei mai chiesto quale
funzione hai? (strumentale)
o
I
Il
1
.
Il'l'
"CLIC"
(Bla Bla/Ricordi, 1 974)
Sequenze e frequenze
La maestra in estate
ci dava ripetizioni
nel suo cortile.
lo stavo sempre seduto
sopra un muretto
a guardare il mare.
Ogni tanto passava una nave.
Ogni tanto passava una nave.
E le sere d'inverno
restavo rinchiuso in casa
ad ammuffire.
Fuori il rumore dei tuoni
rimpiccioliva la mia candela.
Al mattino improvviso il sereno
mi portava un profumo di terra.
No u turn
Per conoscere
me e le mie verità
io ho combattuto
fantasmi di angosce
con perdite di io.
Per distruggere
vecchie realtà
ho galleggiato
su mari di irrazionalità .
Ho dormito per non dormire
Aries (strumentale)
n mercato degli dei (strumentale)
Aria di rivoluzione
Quell'autista in Abissinia
guidava il camion
fino a tardi
e a notte fonda
si riunivano.
A quel tempo in Europa
c'era un'altra guerra
e per canzoni
solo sirene d'allarme.
Passa il tempo,
sembra che non cambi niente .
Questa mia generazione
vuole nuovi valori
e ho già sentito
aria di rivoluzione.
Ho già sentito
chi andrà alla fucilazione.
Rien ne va plus: andante
(strumentale)
Da Oriente ad Occidente
Riduci le stelle in polvere
e non invecchierai
mi appare in sogno venere
tu padre che ne sai?
Lontano da queste tenebre
matura l'avvenire.
Il cielo è senza nuvole
Padre fammi partire!
I cancelli della memoria
(strumentale)
buttando i miei miti di carta
su cieli di schizofrenia .
Propiedad prohibida
(strumentale)
Nel cantiere di un'infanzia
(strumentale)
Ethika fon ethica (strumentale)
M,ELLE LE "GLADIATOIt'
(Bla Bla/Ricordi, 1975)
Goutez et comparez (strumentale)
Canto fermo (strumentale)
Orient effects (strumentale)
BATTIATO
L'f:gitto prima delle sabbie
vuoi vedere che l'Età dell'Oro
era appena l'ombra di Wall Street?
La falce non fa più �nsare al
grano,
il grano invece fa pensare ai soldi.
E più si cresce e più mestieri nuovi
gli artisti pop, i manifesti ai muri
i Mantra e gli Hare Hare a mille
lire
l'Esoterismo di René Guénon.
Una Signora vende corpi astrali
i Budda vanno sopra i comodini
deduco da una frase del Vangelo
che è meglio un imbianchino di
FRANCO BATTIATO
(Ricordi, 1 977)
L'EGITTO PRIMA DELLE SABBIE
(Ricordi, 1 978)
Za (strumentale)
L'Egitto prima delle sabbie
(strumentale)
Caffè Table Musik (strumentale)
Sud afternoon (stru mentale)
I
Le Corbusier.
Eterna è tutta l'arte dei Musei
carine le Piramidi d'Egitto
un po' naifs i Lama tibetani
lucidi e geniali i giornalisti.
Supermercati coi?reparti sacri che
vendono
gli incensi di Dior
rubriche aperte sui peli del Papa .
I
e.lol'M'l loI\Qrd O"�"'k
\>e... Tv·ootW\lesd... •
d.d
JUKE BOx
(Ricordi, 1 978)
Colonna sonora originale del film Tu
"Brunellescb i "
Testi e musiche d i Franco Battiato
L'ERA DEL CINGHIALE BIANCO
(EMI , 1 979)
Campane (strumentale)
L'Era del Cinghiale Bianco
Pieni gli alberghi a Tunisi
per le vacanze estive
Su scale (strumentale)
a volte un temporale
non ci faceva uscire
Martyre celeste (strumentale)
un uomo di una certa età ,
Hiver
da una prosa di Fleur Jaeggy
En ce temps là je dormais dans
un petit
lit, dans un coin , et j'observais cet
ami, veuf qui
partageait son existence avec moi.
Quelquefois dans le crépuscule la
monotonie , mais
j'étais douce, je me pliais à ce que
je supposais etre l'ordre
de l'univers Il ouvrait les fenetres
pour laisser entrer un peu
d'air et
quand il nelgeait, le vent soufflait
la neige, et tous les deux
assis on attendait
que l'hiver continue .
Agnus
Telegrafi (strumentale)
72
-
Nuove Effemeridi
n.
mi offriva spesso sigarette turche,
ma
l'Era de t Cinghiale Bianco
Spero che ritorni presto
Profumi in descrivibili
nell'aria della sera
studenti di Damasco
vestiti tutti uguali
l'ombra della mia identità
mentre sedevo al cinema oppure
in un bar
Ma spero che ritorni presto
l'Era del Cinghiale Bianco.
Magie Shop
chi patte con un raga della
sera
e finisce per cantare "La Paloma " .
E giorni di digiuno e d i silenzio
per fare i cori nelle messe tipo
Amanda Lear
'(��è
47 1999/III
Strade dell'Est
Carichi i treni che dall'Albania
portano tanti stranieri in Siberia
tappeti antichi mercanti indiani
mettono su case tra Russia e Cina
strade deli 'Est.
Spinto da i Turchi e dagli Iracheni
qui fece campo Mustafà Mullah
Barazani
strade dell'Est d'immensi Olizzonti
città nascoste di lingua persiana
da qui la Fine.
Dicono storie di Principesse
chiuse in castelli per troppa
bellezza
fiori di Loto giardini stupendi
. . . e Leningrado oggi
strade dell 'Est.
Di notte ancora ti può capitare
di udire suoni di armonium sfiatati
e vecchi curdi che da mille anni
offrono il petto a Novene . . .
Luna indiana (strumentale)
n re del mondo
Strano come il rombo degli aerei
da caccia un tempo,
stonasse con il ritmo delle piante
al sole sui balconi . . .
e poi silenzio . . . e poi, lontano
il tuono dei cannoni; a freddo . . .
e dalle radio dei segnali i n codice.
Un giorno in cielo, fuochi di
Bengala . . .
la Pace ritornò
ma il re del mondo,
ci tiene prigioniero il cuore.
Nei vestiti bianchi a ruota . . .
Echi delle Danze Sufi. . .
Nelle metro giapponesi , oggi,
macchine d'Ossigeno.
Più diventa tutto inutile
e più credi che sia vero
se esiste l'imbecillità
e il giorno della Fine
se le panchine sono piene di
non ti servirà l'Inglese .
gente che sta male.
. . . E sulle Biciclette verso Casa ,
Up patriots t o arms, Engagez-Volls
la Vita ci sfiorò
la musica contemporanea , mi
ma il re del mondo
ci tiene prigioniero il cuore.
Pasqua Etiope
Requiem aeternam dona eis
Domine
et lux perpetua luceat eis
te decet hymnus deus in Sion
et tibi reddetur votum in Jerusalem
exaudi orationem meam ad te
omnis
caro veniet.
Kyrie eleison , Christe eleison
Kyrie eleison, Khriste eleison.
Stranizza D'Amuri
'Ndo vadduni da Scammacca
i carritteri ogni tantu
lassaunu i loru bisogni
e i muscuni ciabbulaunu supra
jeumu a caccia di lucettuli . . .
' a litturina da ciccum-etnea
i saggi ginnici 'u Nabuccu
'a scola sta finennu .
Man manu ca passllnu i jonna
sta frevi mi trasi 'nda ll'ossa
'ccu tuttu ca fora c'è 'a guerra
mi sentu stranizza d'amuri . . . l'amuri
e quannu t'ancontru 'nda strata
mi veni 'na scossa ' ndo cori
'ccu tuttu ca fora si mori
na' mori stranizza d'amuri. . .
l'amuri.
PATRIOTS
(EMI, 1 980)
Testi di Franco Battiato
Up Patriots to arms
La fantasia dei popoli che è giunta
fino a noi
non viene dalle stelle . . .
alla riscossa stupidi che i fiumi
sono in piena
potete stare a galla .
E non è colpa mia se esistono
carnefici
butta giù.
L'ayatollah Khomeini per molti è
santità
abbocchi sempre all'amo
le barricate in piazza le fai per
conto della borghesia
che crea falsi miti di progresso
Chi vi credete che noi siam, per i
capelli che portiam,
noi siamo delle lucciole che
stanno nelle tenebre.
Up ecc . . .
L'Impero della musica è giunto
fino a noi
carico di menzogne
mandiamoli in pensione i direttori
artistici
gli addetti alla cultura . . .
e non è colpa mia s e esistono
spettacoli
con fumi e raggi laser
se le pedane sono piene
di scemi che si muovono.
:Jp ecc . . .
Venezia-Istanbul
Venezia mi ricorda istintivamente
Istanbul
stessi palazzi addosso al mare
rossi tramonti che si perdono nel
nulla.
D 'Annunzio montò a cavallo con
fanatismo futurista
quanta passione per gli aeroplani
e per le bande legionarie
che scherzi gioca all'uomo la
Natura.
M i dia un pacchetto di CarneI
senza filtro e una minerva
e una cronaca alla radio dice che
una punta attacca
verticalizzando l'area di rigore . . .
ragazzi non giocate troppo spesso
accanto agli ospedali.
Socrate parlava spesso delle gioie
dell'Amore
e nel petto degli alunni si
affaccia va quasi il cuore
tanto che gli offrivano anche il
corpo: fuochi di
ferragosto.
E gli anni dell'adolescenza pieni
di battesimi e comunioni
in sacrestia: Ave Maria .
Un tempo si giocava con gli amici
a carte e per le feste si
indossavano cravatte per questioni
estetiche e sociali; le
donne si sceglievano un marito
per corrispondenza . . .
L'Etica è una vittima incosciente
della Storia: ieri ho
visto due (uomini) che si
tenevano abbracciati in un
cinemino di >periferia . . . e penso a
come cambia in fretta la
Morale: un tempo si uccidevano i
cristiani e poi questi
ultimi con la scusa delle streghe
ammazzavano i pagani.
Ave Maria.
E perché il sol dell'avvenire
splenda ancora sulla terra
facciamo un po' di largo con
un'altra guerra.
Le aquile
Testo di Fleur jaeggy, tratto dal volume
"Statue d 'acqua "
Il vento gonfiava le mie vesti
di veramente stabile erano le mie
scarpe nere
alle caviglie ortopediche.
Un tempo passavo ore in palestra
continuai a inseguirla per inerzia .
La vidi stagliarsi tra alberi e cielo
e dopo un piccolo volo
camminare monca e rapida
avrete anche voi visto
camminare le aquile .
Prospettiva Nevski
Un vento a trenta gradi sotto zero
incontrastato sulle piazze vuote e
contro i campanili
a tratti come raffiche di mitra
disintegrava i cumuli di
neve.
E intorno i fuochi delle guardie
rosse accesi per scacciare i
lupi
e vecchie coi rosari.
Seduti sui gradini di una chiesa
aspettavamo che finisse 'messa e
uscissero le donne
poi guardavamo con le facce
assenti la grazia innaturale
di Nijinsky.
E poi di lui si innamorò
perdutamente il suo
impresario
e dei balletti russi.
L'inverno con la mia generazione
le donne curve sui telai vicine alle
finestre
un giorno sulla prospettiva Nevski
per caso vi incontrai Igor
Stravinsky
e gli orinali messi sotto i letti per
la notte
e un film di Ejzenstejn sulla
rivoluzione.
E studiavamo chiusi in una stanza
là luce fioca di candele e lampade
a petrolio
e quando si trattava di parlare
aspettavamo sempre con
piacere
e il mio maestro mi insegnò com'è
difficile trovare
l'alba dentro l 'imbrunire.
Arabian Song
D 'in su la vetta della torre antica
passero solitario alla
Qala' mua'llimu 'll qariatì
Kana aggiabalu fi-ggiabali
campagna
cantando vai. .. finché non muore
A-ssalam 'alaikum 'alaiki
Alana ana asskunu . . .
La mia classe fu allevata con il
il giorno.
Passaggi a livello
latte di una capra e del
Correvano veloci lungo le gallerie
i treni di una volta trasportavano
le spie
pane di frumento
a quei tempi per divertimento non
avevano inventato il
nelle carrozze letto sposi in luna
di miele
facevano l'amore con l'ausil io del
motore.
Mio nonno preferiva per la
villeggiatura
portare i suoi parenti coi bagagli
telegiornale
quando ero · più giovane credevo
che esistesse libertà.
Qala' ecc . . .
D a bambini s i giocava sulle
spiagge con degli aquiloni a
gara sotto il sole
in carrozzella
l'aria della campagna carica di
letame
spostava vibrazioni di una vita
troppo bella.
Correvano veloci su quelle
giardiniere
mentre guardavamo il mio salire
verso l'alto preoccupati che
non si sciupasse
la mia parte assente si identificava
con l'umidità .
Qala' ecc . . .
la gente si sbracciava salutando
alle frontiere
Gli orchestrali sono uguali i n tutto
il mondo simili ai segnali
orario delle radio.
Le domeniche e nei giorni di
vacanza ci si organizzava
per le feste in casa
l'uomo è l'animale più domestico
e più stupido che c ' è .
Qala' e c c . . .
Frammenti
Le vecchie con le scope
rincorrono i ragazzi cattivi
per la strada
i telegrafi del posto mandano
segnali incomprensibili
la donzelletta vien dalla campagna
in sul calar del sole .
Che gran comodità le segretarie
la vita, ci prendeva con strana
frenesia
guardare il fumo uscire dalle
macchine a vapore .
Giocavano sull'aia bambini e
genitori
Calasso li avvertiva dal Corriere
della Sera :
Copritevi che fa freddo, mettetevi
le galosce" . . .
Good vibrations, Satisfaction, sole
mio
Cinderella mit violino, Lux ,eterna
Galileo, douce France,
N ietzsche-lieder
Kurosawa, meine liebe
mister Einstein on the beach.
che parlano più lingue
e che felicità ci dà l'insegna
luminosa quando siamo in
cerca di benzina
deve sentirsi imbarazzato un vigile
nella divisa il primo giorno
di lavoro.
Me ne andavo una mattina a
spigolare quando vidi una
barca in mezzo al mare
i cipressi che a Bolgheri alti e
schietti vanno da San Guido
in duplice filar
hanno veduto una cavalla storna
riportare colui che non
ritorna .
LA VOCE DEL PADRONE
La donna schiuse senza resistenza
gli occhi abituati a prendere
collirio.
Hai mai veduto a Borgopanigale
un'aurora simile alla boreale
perché bella ragazza padovana ti
vuoi fare u na comune giù
in Toscana?
74
(EMI 1 981)
Testi di Franco Battiato
Summer on a Solitary Beach
Passammo l'estate
su una spiaggia solitaria
e ci arrivava l'eco di un cinema
all'aperto
-
Nuove Effemeridi
n.
47 1999/III
e sulla sabbia un caldo tropicale
dal mare .
E nel pomeriggio
quando il sole ci nutriva
di tanto in tanto un grido copriva
le distanze
e l'aria delle cose diventava
irreale.
Mare mare mare voglio annegare
portami lontano a naufragare
via via via da queste sponde
porta mi lontano sulle onde.
A wonderful summer
on a solitary beach
against the sea
"le grand hotel Sea-Gull Magique"
mentre lontano un minatore bruno
tornava.
Mare ecc . . .
Bandiera bianca
Mr. Tamburino non ho voglia di
scherzare
rimettiamoci la maglia i tempi
stanno per cambiare
siamo figli delle stelle e pronipoti
di sua maestà il denaro.
Per fortuna il mio razzismo non
mi fa guardare
quei programmi demenziali con
tribune elettorali
e avete voglia di mettervi profumi
e deodoranti
siete come sabbie mobili tirate giù
uh uh.
C'è chi si mette degli occhiali da
sole
per avere più carisma e
sintomatico mistero
uh com'è difficile restare padre
quando i figli crescono e le
mamme imbiancano.
Quante squallide figure che
attraversano il paese
com'è misera la vita negli abusi di
potere.
Sul ponte sventola bandiera bianca
sul ponte sventola ban_diera bianca
sul ponte sventola bandiera b ianca
sul ponte sventola bandiera bianca .
A Beethoven e Sinatra preferisco
l 'insalata
a Vivaldi l'uva passa che mi dà
più calorie
uh! com'è difficile restare calmi e
indifferenti
mentre tutti intorno fanno rumore
in quest'epoca di pazzi ci
mancavano gli idioti
dell 'orrore .
Ho sentito degli spari in una via
del centro
quante stupide galline che si
azzuffano per niente
minima immoralia
minima immoralia
e sommersi soprattutto da
immondizie musicali.
Sul ponte ecc.
come on baby let's twist again
minima immoralia . . .
once upon a time
The end
you . dressed so fine, Mary
my only friend this is the end
you are a woman in love baby
come into my life
like just a woman
bahy i need�your love
i want your love
sul ponte ecc .
like a rolling stone.
over and over again.
Gli uccelli
CUCCUfilCUCU ecc.
Volano gli uccelli volano
nello spazio tra le nuvole
con le regole assegnate
a questa parte di universo
al nostro sistema solare .
Aprono l e ali
scendono in p i cchiata atterrano
meglio di aeroplani
cambiano le prospettive al mondo
voli imprevedibili ed ascese
velocissime
traiettorie impercettibili
codici di geometria esistenziale .
Migrano gli uccelli emigrano
con il cambio di stagione
giochi di aperture alari
che nascondono segreti
di questo sistema solare .
Aprono le ali ecc.
Volano gli uccelli volano
nello spazio tra le nuvole
con le regole assegnate
a questa parte di universo
al nostro sistema solare .
Cuccurucucu
Cuccurucucu Paloma
Lady madonna ecc.
Segnali di vita
Il tempo cambia molte cose nella
vita
il senso le amicizie le opinioni
che voglia di cambiare che c'è in
me
si sente il bisogno di una propria
evoluzione
sganciata dalle regole comuni
da questa falsa personalità .
Segnali di vita nei cortili e nelle
case all'imbrunire
le luci fanno ricordare
le meccaniche celesti .
Rumori che fanno sottofondo per
le stelle
lo spazio cosmico si sta
ingrandendo
e le galassie si allontanano
ti accorgi di come vola bassa la
mia mente?
E colpa dei pensieri associatìvi
se non riesco a stare adesso qui .
Segnali d i vita ecc.
ahia - iaia - iai cantava
Centro di gravità permanente
Cuccurucucu Paloma
Una vecchia bretone
ahia - iaia - iai cantava .
con un cappello e un ombrello di
Le serenate all'istituto magistrale
carta di riso e canna di
nell'ora di ginnastica o di religione
bambù.
per carnevale suonavo sopra i
carri in maschera
avevo già la luna e urano nel
leone
"il mare nel cassetto"
"le mille bolle blu "
da quando sei andata via non
esisto più
"il mondo è grigio il mondo è blu " .
Cuccurucucu ecc .
L'ira funesta dei profughi afghani
che dal confine si spostarono
nell 'Iran
cantami o diva dei pellerossa
americani
le gesta erotiche di squaw "pelle
di luna"
le penne stilografiche con
l'inchiostro blu
la barba col rasoio elettrico non la
faccio più
"il mondo è grigio il mondo è b1�" .
Capitani coraggiosi
furbi contrabbandieri macedoni .
Gesuiti euclidei
vestiti come dei bonzi per entrare
a corte degli imperatori
della dinastia dei Ming.
Cerco un centro di gravità
permanente
Es un sentimiento nuevo
che mi tiene alta la vita
la passione nella gola
l'eros che si fa parola.
Le tue strane inibizioni
non fanno parte del sesso
i desideri mitici di prostitute libiche
il senso del possesso che fu
pre-alessandrino
la tua voce come il coro delle
sirene di Ulisse m'incatena
ed è bellissimo perdersi in
quest'incantesimo.
è bellissimo perdersi in
quest'incantesimo
Tutti i muscoli del corpo
pronti per l'accoppiamento
nel Giappone delle geishe
si abbandonano all'amore.
Le tue strane inibizioni
che scatenano il piacere
lo shivaismo tantrico
di stile dionisiaco
la lotta pornografica dei Greci e
dei Latini
la tua pelle come un'oasi nel
deserto ancora mi cattura
ed è bellissimo perdersi in
quest'incantesimo
è bellissimo perdersi in
quest'incantesimo
i desideri mitici di prostitute libiche
il senso del possesso che fu
pre-alessandrino
la tua voce come il coro delle
sirene di Ulisse m'incatena
ed è bellissimo perdersi in
quest'incantesimo
è bellissimo perdersi in
quest'incantesimo.
che non mi faccia mai cambiare
idea sulle cose sulla gente
avrei bisogno di . . .
Cerco u n centro ecc.
Over and over again .
Per le strade di Pechino erano
giorni di maggio
tra noi si scherzava a raccogliere
ortiche.
Non sopporto i cori russi,
la musica finto rock, la new wave
italiana, il free jazz punk
inglese.
Cuccurucucu ecc.
Neanche la nera africana .
Lady ma donna
i can try
avrei bisogno di . . .
with a little help from my friends
oh oh goodbye Ruby tuesday
Sentimiento nuevo
Cerco un centro ecc.
Cerco un centro ecc.
Over and over again
LA VOZ DE
SU AMo
(EMI, 1981)
Testi di Franco Battiato
di passaggi a livello nel deserto
���dI�
spargono lacrime di petrodollari
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sufi soffocati, Mullah immobili
nel silenzio delle sparatorie .
Clamori nel mondo moribondo
clamori nel mondo.
L'esodo
Testo di Tommaso Tramonti
e di Franco Battiato
Gloria in excelsis deo
Gott mit Uns
Ein Zwei Drei
prima che la terza Rivoluzione
Industriale
provochi l'ultima grande
esplosione nucleare
prepariamoci per l'esodo
L'ARcA DI NOÈ
(EM I , 1 985)
Testi di Franco Battiato
Radio Varsavia
E i volontari laici
scendevano in pigiama per le scale
per aiutare i prigionieri
facevano le bende con lenzuola,
e i cittadini attoniti
fingevano di non capire niente
per aiutare i disertori
e chi scappava in occidente .
il grande esodo
un esodo
per noi giovani del futuro.
Fine dell'imperialismo degli
invasori russi
e del colonialismo inglese e
americano
prepariamoci per l'esodo
il grande esodo
un esodo
per noi.
Nelle vie calde la temperatura
s'alzerà
moltitudine, moltitudine
non si erano mai viste
code tanto grandi, tanto lunghe
tanto grandi, tanto lunghe .
Moltitudine, moltitudine
mamma mia che festa .
Gloria in excelsis deo
Gott mit Uns
Ein Zwei Drei
arriveranno da tutte le parti
Radio Varsavia
l'ultimo appello è da dimenticare
e i commercianti punici
prendevano sentieri di montagna
per evitare i doganieri
ed arrivare in Abissinia .
La Cina era lontana
l'orgoglio di fantastiche operaie
che lavoravano la seta
le biciclette di Shangai.
Radio Varsavia
l'ultimo appello è da dimenticare.
Clamori
Testo di Tommaso Tramonti
Clamori nel mondo moribondo
clamori nel mondo.
Ciuffi d'isotopi in mano
passeggio tra le particelle dei miei
atomi
nuclei pulsari, neutroni e quasari
il mondo è piccolo, il mondo è
grande
e avrei bisogno di tonnellate
d'idrogeno.
Infestati di ragnatele
pieni di minuscoli computers
mangiando farfalle giapponesi
mosche giganti sputano dati
dalle città, dalle campagne
dal nord (sud) dal sud (da
ponente, da levante) per
l 'esodo
il grande esodo
un esodo
per noi.
Nelle vie calde la temperatura si
alzerà
moltitudine, moltitudine
non si erano mai viste
code tanto grandi, tanto lunghe
tanto grandi, tanto lunghe.
Moltitudine , moltitudine
mamma mia che festa .
Scalo a Grado
dando il totale sui disoccupati .
Clamori nel mondo moribondo
Ho fatto scalo a grado
clamori nel mondo.
la domenica di Pasqua
Sangue nero di Harlem
gente per le strade
manometri affollati a Wallstreet
nel fango delle cifre tutto se ne va
correva andando a messa.
L 'aria carica d'incenso
guerriglia nella giungla.
all;- pareti le stazioni del calvario
Ma sotto u n tetto di palme .
gente fintamente assorta
Amore mio
che aspettava la redenzione dei
peccati .
lunga sarà la fine.
Agnus dei qui tollis peccata
Sceicchi custodi
76
-
Nuove Effemeridi
n.
47 1999/III
mundi miserere
dona eis requiem.
Il mio stile è vecchio ..,
come la casa di Tiziano a Pieve di
Cadore
nel mio sangue non c'è acqua
ma fiele che ti potrà guarire.
Ci si illumina d'immenso
mostrando un poco la lingua
al prete che dà l'ostia
ci si sente in paradiso cantando
dei salmi un poco stonati.
Agnus dei qui tollis peccata
mundi miserere
dona eis requiem.
La torre
Giù dalla torre
bunerei tuni quanti gli artisti
perché le trombe del giudizio
suoneranno
per tuni quelli che credono in
quello che fanno.
Per gli spartani
una volta era uguale
bunavano giù da una rupe
quelli che venivano male .
Giù dalla torre
bunerei tuni quanti i teatranti
e nostra signora dei turchi
specchio dellè mie brame, chi è
fra noi il più bravo del
reame.
E salverei
chi non ha voglia di far niente
e non sa fare niente
chi non ha voglia di far niente.
Giù dalla torre
bunerei tuni quanti i registi
gli anori e gli elettrodomestici
per la vigilia della distruzione.
Ritorneranno dinosauri antidiluviani
una razza di super-renili
che si mangerà scialalalalalà .
I presentatori
specie quelli creativi
che giocano ai quiz elettronici
si mangerà chi fa ma non sa quel
che fa.
Si salverà
chi non ha voglia di far niente
e non sa fare niente
che non ha voglia di far niente.
New Frontiers
L'evoluzione sociale non serve al
popolo
se non è preceduta da
un'evoluzione di pensiero.
The new frontiers
of the nouvelle vague .
Organizza la tua mente i n nuove
dimensioni,
libera il tuo corpo da ataviche
oppressioni.
Organizza la tua mente in nuove
dimensioni
libera il tuo corpo da ataviche
oppressioni.
The new frontiers
Ne abbiamo avute di occasioni
of the nouvelle vague.
perdendole: non rimpiangerle.
Libera la tua immaginazione
temporale,
e mandala al potere nel tuo
organo sessuale .
Libera la tua immaginazione
temporale,
e mandala al potere nel tuo
organo sessuale.
Uomini innocenti
dagli istinti un po' bestiali
cercano l'amore dentro i parchi
e lungo i viali .
non rimpiangerle mai.
Ancora un altro entusiasmo ti farà
pulsare il cuore.
Nuove possibilità per conoscersi
e gli orizzonti perduti non
ritornano mai.
La stagione dell"amore tornerà
con le paure e le scommesse
questa volta quanto durerà .
Se penso a come ho speso male il
mio tempo
che non tornerà, non ritornerà più .
Le pareti del cervello
Tramonto occidentale
non hanno più finestre.
Tornerà la moda dei vichinghi,
torneremo a vivere come dei
barbari.
Friedrich Nietzsche era vegetariano,
scrisse molte lettere a Wagner
ed io mi sento un po' un
cannibale e non scrivo mai
a nessuno,
non ho voglia né di leggere o
studiare,
solo passeggiare sempre avanti e
indietro lungo il Corso o in
Galleria,
e il pia cere di una sigaretta per il
gusto del tabacco, non mi
fa male.
Tornerà la moda sedentaria dei
viaggi immaginari e delle
masturbazioni;
l 'analista sa che la famiglia è in
crisi, da più generazioni,
per mancanza di padri,
ed io che sono un solitario non
riesco; per avere disciplina
ci vuole troppa volontà.
Mi piace osservare i miei
concittadini specie nei
giorni di festa
con bandiere fuori dalle macchine
all'uscita dello stadio
e mi diverte il piacere di una
sigaretta per il gusto del
tabacco.
Voglio vederti danzare
Voglio vederti danzare
come le zingare del deserto
con candelabri in testa
o come le balinesi nei giorni di
festa .
Voglio vederti danzare
come i Dervisches Tourners
che girano sulle spine dorsali
o al suono di cavigliere del
Katakali.
E gira tutt'intorno la stanza
mentre si danza, danza
e gira tutt'intorno la stanza
mentre si danza.
E Radio Tirana trasmette
musiche balcaniche, mentre
danzatori bulgari
a piedi nudi sui braceri ardenti .
Nell'Irlanda del nord
nelle balere estive
coppie di anziani che ballano
al ritmo di sette ottavi.
Gira tutt'intorno la stanza
mentre si danza, danza .
E gira tutt'intorno la stanza
mentre si danza .
Nei ritmi ossessivi la chiave dei
riti tribali
regni di sciamani
e suonatori zingari ribelli.
Nella Bassa Padana
nelle balere estive
coppie di anziani che ballano
vecchi Valzer Viennesi .
ORIZZONTI PERDUTI
(EMI , 1 983)
Testi di Franco Battiato .
La stagione dell'amore
La stagione dell'amore viene e va ,
i desideri non invecchiano quasi
mai con l 'età .
Se penso a come ho speso male .il
mio tempo
che non tornerà, non ritornerà più .
La stagione dell 'amore viene e va ,
all' improvviso senza accorgerti, la
vivrai, ti sorprenderà.
Zone depresse
Le Domeniche pomeriggio
d'estate,
zone depresse.
Donne sotto i pergolati a
chiacchierare e a ripararsi
un po' dal sole,
uomini seduti fuori dai caffè .
Poi la fine un giorno arrivò per
noi;
dammi un po' di vino con
l 'ldrolitina.
Problematiche, differenze di vita,
zone depresse .
Dal barbiere al sabato per
chiacchierare e a turno
leggere il giornale.
Le ragazze in casa o fuori nei
balconi;
'
mi regali ancora timide erezioni;
guardavo di nascosto i saggi
ginnici"'nel tuo collegio:t
Deux pas en avant, deux pas en
arrière,
à droite à gauche,
au contrai re ,
faire un tour sur soi me me .
S'arreter.
Un'altra vita
Certe notti per dormire mi metto a
leggere,
e invece avrei bisogno di attimi di
silenzio.
Certe volte anche con te , e sai
che ti voglio bene,
mi arrabbio inutilmente senza una
vera ragione.
Sulle strade al mattino il troppo
traffico mi sfianca;
mi innervosiscono i semafori e gli
stop, e la sera ritorno con
malesseri speciali .
Non servono tranquillanti o terapie
ci vuole un'altra vita.
Su divani, abbandonati a
telecomandi in mano
storie di sottofondo Dallas e i
Ricchi P i� ngono.
Sulle strade la terza linea del
metrò che avanza,
e macchine parcheggiate in tripla
fila ,
e la sera ritorno con la noia e la
stanchezza.
Non servono più eccitanti o
ideologie
ci vuole un'altra vita .
Mal d'Africa
D opo pranzo si andava a riposare
cullati dalle zanzariere e dai
rumori di cucina;
dalle finestre un po' socchiuse
spiragli contro il soffitto,
e qualche cosa di astratto si
impossessava di me.
Sentivo parlare piano per non
disturbare,
ed era come un mal d'Africa , mal
d'Africa.
Saturday night l'm a dreamer,
I ca n't live without you
on my own, lies a photograph,
please come back and stand by
me .
Con le sedie seduti per la strada,
pantaloncini e canottiere, col
caldo che faceva .
Da una finestra di ringhiera mio
padre si pettinava;
l'odore di brillantina si
impossessava di me.
Piacere di stare insieme solo per
criticare
ed era come un mal d'Africa, mal
d'Africa.
La musica è stanca
e avremo nuovi amici,
dove un equipaggio sperimentale
Testo di Tommaso Tramonti
e Franco Battiato
vicini a nuovi amori.
E poi soli di sabato
in questa città dove c'è gente che
lavora,
nelle fabbriche in negozi dietro a
scrivanie.
si preparava
Campane tibetane
e vestiti di grigio chiaro
In quest'epoca di bassa fedeltà e
altissimo volume
il rumore allucinante delle radio
non ci molla mai;
e quanti cantanti musicisti
arrabbiati
che farebbero meglio a smettere
di fumare .
Brutta produzione altissimo
consumo,
la musica è stanca , non ce la fa
più ,
e quante cantanti di bella presenza
che starebbero meglio a fare
compagnia .
Disco, disco. Telegatti.
(l 'll never fall in love again.
Come with me
at the end of the rainbow) .
Portami via da questo mondo
assurdo
dalle illusioni e dai percorsi
ereditari .
Porta mi dentro un alveare
o nei bachi da seta e via da
questo popolo
e via dal mio vicino r:he attacca
sempre il giradischi.
In quest'epoca di scarsa
intelligenza ed alta
involuzione
qualche scemo crede ancora che
veniamo dalle scimmie
e il sole soltanto una palla di
fuoco
e non si sono accorti che è una
forma di una tappa di
energia.
Adamo colse della frutta
dall'albero della conoscenza
poi l'ultima mela cadde sulla testa
procurando un ematoma a Newton.
Suoni lunghi di campane tibetane
a valle
svegliavano al mattino i falegnami
del paese ;
temporali estivi con lenzuola
appese.
Nell'aria qualche cosa si fermò.
E le crociere sul Tirreno,
le gite lungo i fiumi,
con i castagni in fiore ,
le rondini in primavera.
Intorno intorno ai campanili
dalle terrazze a mare,
e nei trimestri di scuola,
nei mobili stile impero: tornerò
ritornerò.
Nei soggiorni tavolini in radica di
noce
e canterani con i marmi dalle
venature grigie,
le bronchiti coi vapori e il Vicks
Vaporoub.
Nell'aria qualche cosa . si fermò.
Le scampagnate alle cascine , dei
circoli ricreativi,
partite nell'oratorio, attraversando
la via Emilia,
marinavamo la scuola , correndo
dietro alle farfalle ,
entrando in punta di piedi,
letti di ottone a baldacchino: non
scorderò.
alla conquista degli spazi
interstellari
per non disperdersi.
Seguimmo certe rotte in diagonale
dentro la Via Lattea .
Cn capitano del centro impressioni
colto da esaurimento
venne presto mandato in esilio.
Mi preparavo
al lungo viaggio
. . . in cui ci si perde.
Seguimmo certe rotte in diagonale
dentro la Via Lattea.
Risveglio di primavera
La presenza dell'artiglieria
nei paesi del meridione
uniti nella lotta allo straniero
sotto il Regno delle Due Sicilie .
E i movimenti prevedibili
delle truppe in finte battaglie,
rodore della polvere da sparo
e voci dallo stretto di Messina.
Sentimenti occulti tra noi
mi innamorai
seguendo i ritmi del cuore
e mi svegliai in primavera.
I\otti bianche per i Saraceni
ch'erano di facil i costumi
locande chiuse ai Greci e agli
Spagnoli
nei dintorni di Catania .
E i movimenti irresistibili
era un'esperienza sensualissima.
Sentimenti occulti tra noi
mi innamorai
seguendo i ritmi del cuore
e mi svegliai in primavera .
riapriranno le scuole ,
Risveglio di Primavera.
cadranno foglie lungo i viali,
e ancora un altro inverno,
che porterà la neve e un'altra
primavera.
E tu che fai di sabato in questa
città
dove c'è gente che lavora, per
avere un mese all'anno di
ferie.
E poi nel bene, nel male, è una
questione sociale
coatti nella convivenza,
affrontiamo il progresso coi
nostri problemi di sesso .
Hare, Hare, Hare Krisna, Hare ,
Hare , Hare Krisna.
Torneremo di nuovo ai progetti
riguardo al nostro futuro,
guardando annunci sui giornali,
MONDI LONTANISSIMI
girando per le agenzie,
alle porte di Sirio
Nuove Effemeridi
provinciali dell'Orsa Minore
dei bacini delle ragazze
Torneranno di nuovo le piogge
-
Noi
vedere ballare il flamenco
Gente in progresso
78
al lungo viaggio.
No Time No Space
(EMI , 1 985)
Testi di Franco Battiato
Via Lattea
Ci alzammo che non era ancora
....
l 'alba
pronti per trasbordare
dentro un satellite artificiale
che ci condusse in fretta
n.
47 1999/III
Testo di Franco Battiato e Saro
Cosentino
Parlami dell'esistenza di mondi
lontanissimi
di civiltà sepolte di continenti alla
deriva .
Parlami dell'amore che si fa' in
mezzo agli uomini
di viaggiatori anomali in territori
mistici. . . di più .
Seguimmo per istinto le scie delle
Comete
come Avanguardie di un altro
sistema solare.
No Time No Space another Race
of Vibrations
the Sea of the Simulation
4.
keep your feelings in memories
I love you especially tonight.
Controllori di volo pronti per il
decollo.
Telescopi giganti per seguire le
stelle
navigare navigare nello spazio
nello spazio . . . di più .
No Time No Space
another Race of Vibrations
the Sea of the Simulation
keep your feelings in memories
I love you especially tonight.
I l re del mondo (v. pago
72)
Chan-son égocentrique
Testo di Francesco iHessina, Tommaso
Tramonti e Franco Battiato
Avenue Park
my life in the dark
I with me
do you smile
for arabian style
I like hit
Miami Beach boys
children with toys
across the universe.
Nei villaggi d i frontiera guardanò
passare
i treni per Tbzeur.
L'animale
Vivere non è difficile potendo poi
rinascere
cambierei molte cose un po' di
leggerezza e di stupidità .
Fingere tu riesci a fingere quando
ti trovi accanto a me
mi dai sempre ragione e avrei
voglia di dirti
ch'è meglio se sto solo . . .
Personal computer
Chan-son égocentrique
Testo di Franco Battiato e Saro Cosentino
self centred song
Mi son comprato un personal
non mi fa vivere felice mai
Chan-son égocentrique
si prende tutto anche il caffè
self centred song.
mi rende schiavo delle mie
computer
ma il cuore soffre un poco di
aritmia.
Nçm so come curare i reumatismi.
Nelle famiglie personalità
sempre in conflitto.
A volte anche una finta gentilezza
è per litigare.
Quando è notte
nelle stanze d'albergo
rumori di letto
sesso meccanico
questa ginnastica
chiamata amore .
Innumerevoli stati d'assedio
propongono ricette per la vita
ma ho già l'astrologia babilonese .
Nel Medio Evo rinascimentale
c'è chi cerca una liberazione
e c'è chi scopre un'altra particella .
Quando è notte
nelle stanze d'albergo
rumori di letto
sesso meccanico
e il tuo telefono
è sempre occupato.
Temporary Road
l' m looking for someone a miracle
To send my life in the curved air
l ' m a lonely boy steppin' out
solitary man. . . j dont understand.
Life can be short or long
tomorrow is another day
l' m l ivin' underground like a
teddy boy
I cross the Rainbow.
Migliaia di prigionieri immobili
seduti sulle macchine ai semafori
quando non c'è traffico per le vie
del centro
solitario me ne vò per la città.
L'aria calma dei di di festa
scende dalle scale verso me
vigilesse all'erta come teddy boys
per divieto di sosta
danno sempr� le multe .
Da una chiesa qui vicino
suona una campana din don dan .
Chi sono, dove sono
quando sono assente di me
da dove vengo, dove vado
dalla pupilla viziosa delle nuvole
la luna scende i gradini di
grattacieli
per prendermi la vita.
M a l'animale che m i porto dentro
passioni
e non si arrende mai e non sa
attendere
e l 'animale che � mi porto dentro
vuole te .
Dentro me segni di fuoco è
l'acqua che li spegne
Chan-son égocentrique ecc.
se vuoi farli bruciare tu lasciali
CentraI Park
nell'aria
oppure sulla terra.
I love in the dark
Ich bin klein
people sang
around the campfire ground
I remember
prehistoric sound
was the time of the dinosaur age
Oh, Nein .
Chan-son égocentrique ecc.
Mi dice
sui seni nudi muoio d'amore
quando vedrai la mia ragazza
dille che io l 'amo.
Chan-son égocentrique ecc.
I treni di Tozeur
Testo di Franco Battiato e Saro Cosentino
Nei villaggi di frontiera guardano
ECHOES OF SUFI DANCE
le strade deserte di Tozeur
(EMI , 1 985)
Testi di Franco Battiato
da una casa lontana tua madre mi
Up Patriots to arms
passare i treni
vede
si ricorda di me delle mie
abitudini.
E per un istante ritorna la voglia
di vivere
a un'altra velocità
passano ancora lenti i treni per
Tozeur.
Nelle chiese abbandonate si
preparano rifugi
e nuove astronavi per viaggi
interstellari
in una vecchia miniera distese di
sale
e un ricordo di me come un
incantesimo
E per un istante ecc . . .
No Time No Space
Chan-son égocentrique
The King of the world
Temporary road
Lover's Season
I want to see you
as
The trains of Tozeur
The Animai
a dancer
Perspectiva Nevski
Otra Vida
GENESI
Opera ( 1 987 )
Ecos DE DANZAS SUFI
RACCOLTA BATTIATO
( 1 985)
(EMI , 1 986)
Centro de gravedad
L'Era del Cinghiale Bianco
Sentimiento nuevo
Prospettiva Nevski
No time no space
Up Patriots to arms
Los trenes de Tozeur
Sentimiento nuevo
El animal
Summer on a Solitary Beach
Up patriots to arms
Cuccurucucu
La estaci6n de los amores
Centro di gravità permanente
Chan-son égocentrique
Gli uccelli
Cucurrucucu
Voglio vederti danzare
Mal d'Africa
La stagione dell'amore
Un'altra vita
Chan-son égocentrique
I treni di Tozeur
LA
ESTACION DE Los AMORES
(EMI , 1 985)
Testi di Franco Battiato
FISIOGNOMICA
(EMI. 1 988)
Testi di Franco Battiato
Fisiognomica
Leggo dentro i tuoi occhi
da quante volte vivi
dal taglio della bocca
se sei disposto all'odio o
all'indulgenza
nel trano del tuo naso
se sei orgoglioso fiero oppure vile
i drammi del tuo cuore
li leggo nelle mani
nelle loro falangi
dispendio o tirchieria .
Da come ridi e siedi
so come fai l'amore
quando ti arrabbi
se propendi all'astio o all 'onestà
per cose che non sai e non intendi
se sei presuntuoso od u mile
negli archi delle unghie
se sei un puro un avido o un
meschino.
Ma se ti senti male
rivolgiti al Signore
credimi siamo niente
Los trenes de Tozeur
dei miseri ruscelli senza Fonte.
La estaci6n de los amores
Vedo quando cammini
se sei borioso fragile o indifeso
NOMADAS
da come parli e ascolti
il grado di coscienza
( 1 987)
nei muscoli del collo e nelle orecchie
Nomadas
Bandera Bianca
Yo quiero verte danzar
Via lactea
--
La era del jabali bianco
Despertar en primavera
Mal de Africa
80
-
Nuove Effemeridi
n.
47 1999/III
il tipo di tensioni e di chiusure
dal sesso e dal bacino
se sei più uomo o donna
vivere venti o quarant'anni in più
è uguale
difficile è capire ciò che è giusto
e che l 'Eterno non ha avuto inizio
perché la nostra mente è temporale
e il corpo vive giustamente
solo questa vita.
Ma se ti senti male ecc.
E ti vengo a cercare
Secondo Imbrunire
La troverai, fuori città
E ti vengo a cercare
anche s olo per vederti o parlare
perché ho bisogno della tua
presenza
Quei muri bassi
di pietra lavica
arrivano al mare
e da qui
ci passava ogni tanto
un bagnante in estate.
alla fine della strada.
per capire meglio la mia essenza .
Questo sentimento popolare
nasce da meccaniche divine
un rapimento mistico e sensuale
mi imprigiona a te .
Dovrei cambiare l 'oggetto dei miei
desideri
non accontentarmi di piccole gioie
quotidiane
fare come un eremita
che rinuncia a sé.
E ti vengo a cercare
con la scusa di doverti parlare
perché mi piace ciò che pensi e
che dici
perché in te vedo le mie radici.
Questo secolo oramai alla fine
saturo di parassiti senza dignità
mi spinge solo ad essere migliore
con più volontà .
Emanciparmi dall'incubo delle
passioni
cercare l'Uno al di sopra del Bene
e del Male
essere un'immagine divina
di questa realtà.
E ti vengo a cercare
perché sto bene con te
perché ho bisogno della tua
presenza .
Veni l'autunnu
Veni l'autunnu
scura cchiù prestu
l'albiri peddunu i fogghi
e accumincia 'a scola
da' mari già si sentunu i riuturi
e a' mari già si sentunu i riuturi.
Mo patri m'insignau lu muraturi
pi nan sapiri leggiri e scriviri
è inutili ca 'ntrizzi
e fai cannola
lu santu è di mammuru
e nan sura .
Sparunu i bummi
supra a Nunziata
'n cielu fochi di culuri
'n terra aria bruciata
e tutti appressu o santu
'nda vanedda
Sicilia bedda mia
Sicilia bedda .
Chi stranu e cumplicatu sintimentu
gnonnu ti l 'aia diri
li mo peni
cu sapi si si in gradu di capiri
no sacciu comu mai
ti uogghiu beni.
Messmuka issmi khalifa
adrussu 'allurata al 'arabiata
1ikulli sehain uactin ua azan .
Likulli helm muthabir amaI
likulli helm muthabir amaI.
Sciara delle Ginestre
esposte al sole
passo ancora il mio tempo
a osservare i tramonti
e vederli cambiare
in Secondo Imbrunire.
E il cuore
quando si fa sera
muore d'amore
non ci vuole credere
che è meglio
stare soli.
Cortili e pozzi antichi
tra i melograni
chiese in stile normanno
e una vecchia caserma
dei carabinieri .
Passano gli anni
e il tempo delle ragioni
se ne sta andando
per scoprire che non sono
ancora maturo
nel Secondo Imbrunire.
E il cuore
quando si fa sera
muore d'amore
non si vuoI convincere
che è bello
vivere da soli .
Nomadi
Testo di Juri Camisasca
Nomadi che cercano gli angoli
della tranquillità
nelle nebbie del nord e nei
tumulti delle civiltà
tra i chiari scuri e la monotonia
dei giorni che passano
camminatore che vai
cercando la pace al crepuscolo
la troverai
alla fine della strada.
Lungo il transito dell'apparente
dualità
la pioggia di settembre
risveglia i vuoti della mia stanza
ed i lamenti della solitudine
si prolungano
come uno straniero non sento
legami di sentimento .
E me ne andrò
dalle città
nell'attesa del risveglio.
I viandanti vanno in cerca di
ospitalità
nei villaggi assolati
e nei bassifondi dell'immensità
e si addormentano sopra i
guanciali della terra
forestiero che cerchi la
dimensione insondabile.
.."
Zai saman
Zai zai zai saman
ialla nuzur al ahel
schufi addii
keber d weld
schufi el nas mahneia 'a zara ' .
E d i domenica tutto si fa quieto
usciamo insieme come una volta
a fare visita ai parenti
"guarda com'è diventato grande! " .
H o visto gente curva sopra i campi
mietere il grano
famiglie intere unirsi
i giorni di vendemmia
per la raccolta delle olive.
Zai zai zai ecc.
E una domenica ti incontrai per
caso
e mi scoppiò un indescrivibile
piacere di conoscelti
guarda cos'è il Destino!
Vuoto di senso crolla l 'Occidente
soffocherà per ingordigia
e assurda sete di potere
e dall 'Oriente orde di fanatici.
n mito dell'amore
Il mito dell'amore vive
si . nutre di fantasia
quando t 'innamori è tutto bello
anche come ti ossessionano i
pensieri
nell'attrazione bisogno di unità
echi di mantra nel suono del suo
nome.
Un giorno da ragazzi
camminavamo sul lungomare
mi disse "Sanno già di noi,
vieni a casa ti presento ai miei"
mi tocchi il cuore e la libertà
ma solo l ' idea mi fa sentire
prigioniero .
Nei valori tradizionali
il senso di una via
primordiali movimenti interni a
un'emozione
amore mio
resisterai a un altro addio.
Il mito dell'amore muore
senza tante cortesie
ti accorgi che è finita
da come cadi nell'insofferenza
ciò che ti unisce
ti dividerà
nei miei ricordi
la Quarta Sinfonia di Brahms.
L'Oceano di Silenzio
Il testo in tedesco è tratto da
"Wasserstatuen " di Fleur Jaeggy
Un Oceano di Silenzio scorre lento
senza centro né principio
cosa avrei visto del mondo
senza questa luce che illumina
i miei pensieri neri.
e certi capi allora e oggi
(Der Schmerz, der Stillstand des
e certe masse
Lebens
Lassen die Zeit zu lang erscheinen)
quanti fantasmi ci attraversano la
strada.
Quanta pace trova l'anima dentro
scorre lento il tempo di altre leggi
Ritornare a sud
per seguire il mio destino
di un'altra dimensione
la prossima tappa
e scendo dentro un Oceano di
del mio cammino in me
per trovare la mia stella
Silenzio
contro Al Mukhtar e Lawrence
d'Arabia
con canti popolari da osteria.
Lo sai che quell'idiota di Graziani
farà una brutta fine.
Ho scritto già una lettera al
Governatore della Libia .
Ho scritto già una lettera al
Governatore della Libia.
sempre in calma .
e i cieli e i mari
(Und mir scheint fast
prima dov'ero.
Lo sai che più si invecchia
Alexander Platz
più affiorano ricordi lontanissimi
Dass eine dunkle Erinnerung mir
sagt
Testo di Franco Battiato e Alfredo Cohen
!eh hatte in fernen Zeiten
E di colpo venne il mese di
Febbraio
faceva freddo in quella casa
mi ripetevi: sai che d'Inverno si
vive bene come di
Primavera! Sì sì proprio così .
La bidella ritornava dalla scuola
un po' più presto per
aiutarmi
"ti vedo stanca hai le borse sotto
gli occhi
come ti trovi a Berlino Est?"
Alexander Platz aufwiederseen
c'era la neve
faccio quattro passi a piedi
fino alla frontiera:
"vengo con te" .
E l a sera rincasavo sempre tardi
solo i miei passi lungo i viali
e mi piaceva
spolverare fare i letti
poi restarmene in disparte come
vera principessa
prigioniera del suo film
che aspetta all'angolo come
Marlene .
Hai le borse sotto gli occhi
come ti trovi a Berlino Est?
Alexander Platz aufwiederseen
c'era la neve
ci vediamo questa sera fuori dal
teatro
"ti piace Schubert?"
Dort oben oder in Wasser gelebt)
GIUBBE ROSSE (Live)
(EM I , 1 989)
Giubbe Rosse
Abito in una casa di collina
e userò la macchina tre volte al
mese
con 2000 lire di benzina
scendo giù in paese .
Quante lucertole attraversano la
strada
vanno veloci ed io più piano ad
evitarle .
Quanti giardini di aranci e limoni
balconi traboccanti di gerani
per Pasqua oppure quando ci si
sposa
Lettera al Governatore della
usiamo per lavarci
Presso una casa antica e bella
petali di rose
piena di foto di Regine e di
bandiere
aspettavamo il Console Italiano.
Libia
e le lucertole attraversano la strada
com'è diverso e uguale
il loro mondo dal mio .
La fine dell'estate fu veloce
nuvole nere in cielo e qualche
Vivere più a sud
per trovare la mia stella
foglia in terra
e i cieli e i mari
carico di Lussuria si presentò
prima dov' ero .
l'Autunno di Bengasi.
Passare dal mercato del pesce
Lo sai che è desiderio della mano
prendere i collari in farmacia per i
cani
e ritirare i vetri cattedrale del
gazebo.
l ' impulso di toccarla.
Ho scritto già una lettera al
,
Governatore della Libia .
I trafficanti d'armi Occidentali
Il fuoco incandescente del vulcano
passano coi Ministri accanto alle
frontiere
allontanò il potere delle Giubbe
andate a far la guerra a Tripoli.
Rosse
Nel cielo vanno i cori dei soldati
e come sembra tutto disumano
82
-
Nuove Effemeridi
n.
47 1999/III
Mesopotamia
come se fosse ieri
mi vedo a volte in braccio a mia
madre
e sento ancora i teneri commenti
di mio padre
i pranzi, le domeniche dai nonni
le voglie e le esplosioni irrazionali
i primi passi, gioie e dispiaceri.
La prima goccia bianca che
spavento
e che piacere strano
e un innamoramento senza senso
per legge naturale a quell'età
i primi accordi su di un organo da
chiesa in sacre stia
ed un dogmatico rispetto
verso le istituzioni.
Che cosa resterà di me? Del
transito terrestre?
Di tutte le impressioni che ho
avuto in questa vita?
Mi piacciono le scelte radicali
la morte consapevole che si
autoimpose Socrate
e la scomparsa misteriosa e unica
di Majorana
la vita cinica ed interessante di
Landolfi
opposto ma vicino a un monaco
birmano
o la misantropia celeste in
Benedetti Michelangeli.
Anch'io a guardarmi bene vivo da
millenni
e vengo dritto dalla civiltà più alta
dei Sumeri
dall'arte cuneiforme degli Scribi
e dormo spesso dentro un sacco a
pelo
perché non voglio perdere i
contatti con la terra.
La valle tra i due fiumi della
Mesopotamia
che vide alle sue rive Isacco di
Ninive.
Che cosa resterà di noi? Del
transito terrestre?
Di tutte le impressioni che
abbiamo in questa vita?
L'era del cinghiale bianco
Un'altra vita
Voglio vederti danzare
L'Oceano del Silenzio
Sequenze e frequenze
Aria di rivoluzione
No U Turn
Summer on a Solitary Beach
Cuccurucucu
Centro di gravità permanente
Gli uccelli
Non cambierà , non cambierà
L'ombra della luce
no cambierà , forse cambierà .
Difendimi dalle forze contrarie,
la notte, nd sonno, quando non
sono cosciente,
quando il mio percorso, si fa
incerto,
E non abbandonarmi mai. . .
Ma come scusare le iene negli
stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei
maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa
male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
si che cambierà, vedrai che
cambierà .
Voglio sperare che il mondo tomi
a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i
fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po' da
vivere . . .
La primavera intanto tarda ad
arrivare.
Le sacre sinfonie del tempo
Le sento più vicine le sacre
sinfonie del tempo
con una idea : che siamo esseri
immortali
BENVENUTO CELUNI
Una vita scellerata - Musiche per il fiim
IV (EMI, 1990)
caduti nelle tenebre, destinati a
errare;
nei secoli dei secoli, fino a
completa guarigione.
Guardando l'orizzonte, un'aria di
infinito mi commuove;
anche se a volte, le insidie di
energie lunari,
specialmente al buio mi fanno
vivere nell'apparente inutilità
nella totale confusione.
. . . Che siamo angeli caduti in terra
dall' eterno
senza più memoria : per secoli, per
secoli,
fino a completa guarigione.
Come un cammello in una
COME UN CAMMELLO
IN UNA GRONDAIA
(EMI, 1 99 1 )
Povera patria
Povera patria! Schiacciata dagli
abusi del potere
di gente infame, che non sa cos'è
il pudore,
si credono potenti e gli va bene
grondaia
Vivo c ome un cammello in una
grondaia
in questa illustre e onorata società!
E ancora , sto aspettando,
un'ottima occasione
per acquistare un paio d'ali, e
abbandonare il pianeta ,
E cosa devono vedere ancora gli
occhi e sopportare?
quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
I demoni feroci della guerra, che
Tra i governanti, quanti perfetti e
Eppure, lo so bene che dietro a
ogni violenza esiste
inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal
dolore . . .
ma non v i danno u n po' di
dispiacere
quei corpi in terra senza più
calore?
fingono di pregare!
il male . . . se fossi un po' più
furbo , non mi lascerei
tentare.
Come piombo pesa il cielo questa
notte.
Quante pene e inutili dolori.
Non mi abbandonare mai!
Riportami nelle zone più alte
in uno dei tuoi regni di quiete :
È tempo di lasciare questo ciclo di
vite.
E non mi abbandonare mai " .
Non mi abbandonare mai!
Perché, le gioie del più profondo
affetto
o dei più lievi aneliti del cuore
sono solo l'ombra della luce,
Ricordami, come sono infelice
lontano dalle tue leggi;
come non sprecare il tempo che
mi rimane .
E non abbandonarmi mai . . .
Non mi abbandonare mai!
Perché, la pace che ho sentito in
certi monasteri,
o la vibrante intesa di tutti i sensi
in festa,
sono solo l 'ombra della luce .
Schmerzen
(Richard Wagner)
Sonne, weinest jeden Abend
Dir die sch6nen Augen rot,
Wenn im Meeresspiegel badend
D ich erreicht der fruhe Tod;
Doch erstehst in alter Pracht,
Glorie der diistren Welt,
Du des Morgens neu erwacht,
Wie ein stolzer Siegesheld!
Ach, wie sollte ich da klagen ,
Wie , mein Herz , so schwer dich
MuB die Sonne selbst verzagen,
MuB die Sonne untergehn?
Und gebieret Tod nur Leben,
Geben Schmerzen Wonnen nur:
O wie dank ich, daB gegeben
Solche schmerzen mir Natur!
Traduzione: Dolori
Sole, col pianto ogni sera
I tuoi begli occhi fai arrossare,
Quando ti immergi nello specchio
del mare
Pronta ti coglie una morte
prematura;
Ma risorgi all'antico splendore,
Gloria del mondo ottenebrato
Tu come un fiero eroe trionfale
Di nuovo al mattino ti ridesti
Ah, come potrei lamentarmi,
Come, cuore mio, vederti tanto
greve,
Se il sole perfino deve disperare,
Se perfino il sole deve tramontare?
E se morte genera solo vita,
I dolori danno solo gioie:
O come sono grato alla natura
Che di tali pene mi diede l 'affanno.
Traduzione: Nostalgia placata
Immersi nel riverbero d 'oro della
sera
come sono solenni i boschi
Sulle voci degli uccelli
dolcemente la brezza della sera
spira .
Cosa mormorano il vento e i
Piccoli uccelli?
Mormorando avvolgono il mondo
nel sonno.
Voi desideri che sempre vi agitate
nel cuore
senza sosta né riposo.!
Nostalgia che sommuovi il respiro
quando riposi, quando dormi tu?
Plaisir d'amour
(johann Paul Aegidius Martin)
Plaisir d'amour ne dure qu'un
moment,
chagrin d 'amour dure toute la vie .
l'ai tout quitté pour l'ingrate
Sylvie;
elle me quitte e prend un autre
amant.
Plaisir d'amour . . .
Tant que cette eau coulera
doucement
vers le ruisseau qui borde la
prairie
je t'aimerai, m'répétait Sylvie.
L'eau coule encore; elle a changé
pourtant
Plaisir d'amour. . .
Traduzione: Gioia d'amore
Gioia d 'amore dura solo un
momento,
Pena d 'amore dura tutta la vita.
lo ho lasciato tutto per l'ingrata
Sylvie (Silvia);
Lei mi lascia e prende un altro
amante.
Gioia d 'amore . . .
Finché quest'acqua scorrerà
dolcemente
verso il ruscello che costeggia i prati
io t 'amerò, mi ripeteva 5ylvie.
L 'acqua scorre ancora: lei però è
cambiata.
Gioia d 'amore . . .
Mormorano i venti, i piccoli uccelli;
ma voi, desideri senza meta,
quando
troverete il sonno?
Ah, quando non Più in
lontananze d 'oro
il mio spirito alato dal sogno
vagherà,
non più su stelle eternamente
lontane
Riposerò il mio sguardo Pieno di
nostalgia:
allora i venti e i Piccoli uccelli
con il loro mormorio avvolgeranno
i miei desideri e la mia vita .
Oh sweet were the hours
(Ludwig van Beethoven)
Oh sweet were the hours, when
Gestillte Sehnsucht
in mirth's frolic throng
(Johannes Brahms)
I led up the revds with dance and
In goldnen Abendschein getauchet
wie feierlilch die Walder stehn!
When brisk from the fountain ,
In leise Stimmen der V6g1ein
with song;
and bright as the day,
hauchet
my spirits o'erflow'd, and ran
des Abendwindes leises Wehn.
V6gelein?
ore
O dolci furono le ore quando di
scherzosa allegria riondanti
lo aprii i festeggiamenti con balli e
con canti;
Quando fresca dalla fonte e chiara
come il giorno
La mia gioia traboccò e fuggì
tutt'intorno .
Vino.! Vieni e porta il vino che mi
rallegri,
Amico del cuore.! Vieni e brinda a
me.!
Vino.! Finché i sogni di gioventù di
n uovo sono vicini,
Perché devono lasciarmi, dimmi,
perché?
Tornate ore dolci.! Lasciate che io
riveda una volta soltanto,
Le vostre lievi aree forme di gioia e
di incanto;
Venite, concedete a un vecchio
amico che l'allegro bicch iere
va ricolmando
Un saluto quando ve ne andate e
sorriso quando vi state
allontanando.
Vino.! Vieni e porta il vino . . .
Non so dimenticarvi, la speranza
resta mia:
Ho salute nel sangue e nel vino
magia;
E seppur passi troppo in fretta, il
sole d 'autunno
E più dolce e prezioso del sole di
giugno.
Vino.! Vieni e porta il vino . . .
cheer me,
Friend of my heart! Come pledge
me high!
Ihr Wunsche, die ihr stets euch
Wine! Till the dreams of youth
reget
again are near me,
ilh Herzen sonder Rast und Ruh!
Du Sehnen, das die Brust beweget,
Why musi they leave me, tell me,
why?
wann ruhest du, wann
schlummerst du?
Retourn, ye sweet hours! Once
Beim Lispeln der Winde der
V6gelein
Your air1y light forms of
again let me see
enchantment and glee­
ihr sehnenden Wunsche, wann
Come , give an old friend, while
schlaft ihr ein?
he crowns his gay glass,
Ach, wenn nicht mehr in goldnen
Fernen
A nod as you part and a smile as
mein Geist auf Traumgefieder eilt,
nicht mehr an ewig fernen Sternen
you pass o
Wine! Come bring me wine . . .
mit sehnendem Blick mein Auge
weilt,
I cV1not forget you , I would not
dann lispeln die Winde, die
There's health in my pulse, and a
resign
spdl in my wine;
V6gelein
And sunshine in autumn, tho'
mit meinem Sehnen mein Leben
ein.
Nuove Effemeridi
Traduzione: O dolci furono le
Wine! Come bring me wine to
Sie lispeln die Welt in Schlummer
ein .
-
sunshine in June.
Wine! Come bring me '\:vine . . .
sparkling away!
Was lispeln die Winde , die
84
Is sweeter and dearer than
passing too soon
n.
47 1999/III
COMO UN CAMELLO EN UN
CANALON
(EM I , 1 99 1 )
Pobre Patria
Sagradas sinfonias del tiempo
Como un camello en un canal6n
La sombra de la luz
Schmerzen
Plaisir d'amour
Gestillte Sehnsucht
Oh sweet were the hours
Devo difendermi da insidie
velenose
e cerco di inseguire il sacro
quando dormo
la distruzione avvenne.
in cortili, in primavera.
Tornò nell'acqua.
Le sabbie colorate di un deserto
Sparì Atlantide.
Vieni a prendere un tè
al "Caffè de la Paix"?
su vieni con me .
Ancora oggi, le renne della tundra
trasportano tribù di nomadi
che percorrono migliaia di
chilometri in un anno . . .
E a vederli m i sembrano felici,
medri lama'k khaddak ya ba
medri l-ghomar fogh
lesh wajhak asfar wajhak asfar
kull marad ma biyya ya ba
min dard il-asmar
walla sabini b'ayuno l-helwa
Traduzione.: SuUe palme
Sulle palme, lassù
sulle palme, lassù
non so se è la tua gota che brilla
o la luna, lassù .
lo non voglio, ma la pena mi
tormenta.
L 'insolente mi chiede:
"Perché giallastro è il tuo viso?"
corpo attuale
dopo aver viaggiato dentro il
sonno.
L'inconscio ci comunica coi sogni
frammenti di verità sepolte:
quando fui donna o prete di
campagna,
un mercenario o un padre di
famiglia .
Per questo in sogno ci si vede un
po' diversi
Non ho nessuna malattia:
soffro per quella persona bruna
che m 'imprigiona coi suoi dolci
occhi.
Atlantide
E gli dei tirarono a sorte.
Si divisero il mondo:
Zeus la Terra,
. Ade gli Inferi,
Poseidon il continente sommerso.
Apparve Atlantide.
Immenso, isole e montagne,
canali simili ad orbite celesti.
Il suo re Atlante
conosceva la dottrina della sfera
e luoghi sconosciuti sono familiari.
gli astri la geometria,
Restano i nomi e cambiano le
la cabala e l'alchimia.
facce
In alto il tempio.
e l'incontrario : tutto può accadere.
Sei cavalli alati,
Com'era contagioso e nuovo il cielo. . .
....
e c'era qualche cosa i n più
le statue d'oro, d'avorio e oricalco.
nell'aria.
Vieni a prendere un tè
al "Caffè de la Paix"?
su vieni con me.
perché non v'era notte allora .
Beati nel dominio della
preesistenza
prima della caduta sulla Terra
prima della rivolta nel dolore .
w-inshidni l-batran ya ba
Ci si risveglia ancora in questo
splendori
dei sempre più lontani tempi d'oro
quando noi vivevamo in attenzione
perché non c'era posto per il sonno
Fogh in nakhal
walla marida balini balwa
Caffé de la Paix
Sui giardini della preesistenza
Torno a cantare il bene e gli
fedeli al regno che era nei Cieli
Fogh in-nakhal fogh ya ba
CAFFÉ DE LA PAIX
(EMI 1 993)
�<
ti sembrano felici?
fogh in-nakhal fogh
Opera (EMI, 1 992)
neppure la'>'felicità.
In un giorno e una notte
volando indietro in epoche passate
le rive trasparenti dei ruscelli.
GILGAMESH
e non sopportarono la felicità,
neppure le felicità,
Per generazioni la legge dimorò
nei principi divini,
i re mai ebbri delle immense
ricchezze
e il carattere umano s'insinuò
Tu volavi lieve
sui giardini della preeternità
poi ti allungavi
sopra i gelsomini.
Ho visto dei cavalli in mezzo
all'erba
seduti come lo sono spesso i cani
e senza tregua vedo buio intorno
voglio di nuovo gioia nel mio cuore
un tempo in alto e pieno di
allegria .
Delenda Carthago
Per terre ignote vanno le nostre
legioni
a fondare colonie a immagine di
Roma
"Delenda Carthago"
con le dita colorate di henna su
patrizi triclini
si gustano carni spezziate d'aromi
d'Oriente ;
in calici finemente screziati
frusciano i vini,
le rose, il miele .
Nei circhi e negli stadi
s'ammassano turbe stravolte
a celebrare riti di sangue.
.. , Conferendis pecuniis
ergo sollicitae tu causa, pecunia,
vitae!
per te immaturum mortis adimus
iter;
tu vitiis hominum crudelia pabula
praebes,
semina curarum de capite orta tuo .
Ricerca sul terzo
Mi siedo alla maniera degli antichi
Egizi
coi palmi delle mani
dolcemente stesi sulle gambe
e il busto eretto e naturale
un minareto verso il cielo
cerco di rilassarmi e abbandonarmi
tanto da non avere più tensioni
o affanni.
Come se fossi entrato in pieno
sonno
ma con i sensi sempre più
coscienti e svegli
e un grande beneficio
prova il corpo, il cuore e la mia
mente
che spesso ai suoi pensieri
m' incatena
mi incatena.
Somma la vista
ad occhi chiusi,
sottrai la distanza
e il terzo scoprirai
che si espande e si ritrova,
dividi la differenza .
dar payane safar o zaman nuri
shegeft avar
negahra por khahad va afaqha
bara ye har koia
alla fine del viaggio e del tempo,
una luce m irabile
occuperà lo sguardo e gli orizzonti
per ogni dove
e nel silenzio brillerà l 'Isola dei
Giardini.
L'OMBRELLO E LA MACCHINA
DA CUCIRE
(EMI, 1 995)
L'ombrello e la macchina da
sveglio
ma ancor di più di chi diventa
saggio
e alla Sua gioia poi si ricongiunge
sia Lode , Lode all'Inviolato.
E quanti personaggi inutili ho
MESSA ARCAICA
(Prodotto da Enrico Maghenzani, 1 994)
indossato
io e la mia persona quanti ne ha
subiti
arido è l'inferno
sterile la sua via .
Quanti miracoli, disegni e
ispirazioni. . .
E poi l a sofferenza che ti rende
cieco
nelle cadute c'è il perché della
Sua Assenza,
le nuvole non possono annientare
il Sole
e lo sapeva bene Paganini
che il diavolo è mancino e subdolo
e suona il violino .
Haiku
Seduto sotto un albero a meditare
mi vedevo immobile danzare con
il tempo
come un filo d'erba
che si inchina alla brezza di
maggio
o alle sue intemperie .
Alla rugiada che si posa sui fiori
quando s'annuncia l'autunno
assomiglio
io che devo svanire
e vorrei
sospendermi nel nulla
ridurmi
e diventare nulla .
UNPROTECTED
( 994)
(Live)
Il re del mondo
La stagione dell'amore
Prospettiva Nevsky
I treni di Tozeur
Strade dell'Est
E ti vengo a cercare
Mal d'Africa
Se�ondo imbrunire
Lode all'inviolato
L'ombra della luce
Dar daryaye zolmat khorshid ke
napadid shod
Nuove Effemeridi
L'era del cinghiale bianco
baghha khahad derakhshid.
Traduzione: Nel Mar delle Tenebre
quando il sole svanirà
Degna è la vita di colui che è
-
Stranizza d'amuri
va andar khamushi jazireye
Lode all'inviolato
Ne abbiamo attraversate di
tempeste
e quante prove antiche e dure
ed un aiuto chiaro da un'invisibile
carezza
di un custode .
86
L'animale
n.
47 1999/III
cucire
Ero solo come un ombrello su una
macchina da cucire.
Dalle pendici dei monti Iblei,
a settentrione.
Ho percorso il cammino,
arrampicandomi
per universi e mondi ,
con atti di pensiero e umori
cerebrali .
L'abisso non mi chiama, sto sul
ciglio
come u n cespuglio: quieto come
un insetto
che si prende il sole .
Scendevo lungo il fiume
scrollando le spalle . . .
Che cena infame stasera,
che pessimo vino,
chiacchiero col vicino.
Lei non ha finezza,
non sa sopportare l'ebbrezza .
Colgo frasi occidentali.
Schizzano dal cervello i pensieri fini le calze ,
la Coscienza trascendentale,
no l'Idea si incarna.
Dice che questa estate
ci sarà la fine del mondo .
The end of the world,
berretto di pelo e sottanina di
tàrtan.
Have we cold feet about the
cosmos?
Breve invito a rinviare il
suicidio
Va bene, hai ragione,
se ti vuoi ammazzare.
Vivere è un offesa
che desta indignazione . . .
Ma per ora rimanda . . .
È solo u n breve invito, rinvialo.
Va bene , hai ragione,
se ti vuoi sparare .
Un giorno lo farai
con determinazione.
Ma per ora rimanda . . .
È solo u n breve invito, rinvialo .
Questa parvenza di vita
ha reso antiquato il suicidio .
Questa parvenza di vita, signore,
non lo merita . . .
solo una migliore .
Piccolo pub
Vi saluto amici, ci vedremo
domani . . .
se l a notte non fa il suo col po
stanotte.
Trombe irreali, ululano cani, si
sentono.
Odo marcette militari .
Nel '43, ero malato,
vidi tutta la mia vita
sudato scorreva finita.
Vi saluto , amici , ci vedremo
domani . . .
se l a notte non fa il suo colpo
stanotte.
Cerimonioso, entro
nel suo centro vitale.
(L'armatura rimanda la Luce
Originale) .
Guerriero della vita
sospendo le armi e la battaglia .
Birra e urina
si scambiano le parti:
la latrina è il tuo caveau .
Liquido vitale scorre in entrambe.
Regalo della notte, piccolo pub.
Nessuno o tutt'uno
vacca nera sono
gatto grigio nella tua notte.
Nessuno o tutt'uno
vacca nera sei
gatto grigio nella mia notte.
Fornicazione
Fornicammo mentre i fiori si
schiudevano
al mattino e di noi prendemmo
piacere,
sì, l'un l 'altro. Libero.
Ora la mia mente andava,
seguiva le orme delle cose che
pensava.
Una canzoncina ardita mi
premeva
le ossa del costato . . .
e , il desiderio di tenere
le tue tenere dita .
Vorrei tra giaculatorie di versi spirare e rosari composti di spicchi
d'arancia,
e l 'aria del mare,
e l'odore marcio di un vecchio
porto,
Terra, desolata . . .
Qualcuno ci lancia nella vita,
e come pesce putrefatto putrefare .
questa nell:a coscienza:
Gesualdo da Venosa
lo, contemporaneo della fine del
mondo
non vedo il bagliore,
né il buio che segue,
né lo schianto,
né il piagnisteo
ma la verità
da miliardi di anni
farsi lampo.
Concerto n. 4 in do minore
per archi di Baldassarre Galuppi
(te , piccolo, minutissimo
mazzetta di fiori di campo).
La settima frase di Ornithology,
l 'ultima, prima della cadenza e dal
da capo
via , il noto balzo da uccello,
sull'ultima nota
di Charlie . . .
(Pensiero causale Imperativo categorico Ferma distinzione dell 'uomo
dall'animale
Teorema adiabatico!)
I madrigali di Gesualdo, principe
di Venosa,
musicista assassino della sposa cosa importa?
Scocca la sua nota,
dolce come rosa.
anche quella di un povero
Moto browniano
Moto browniano,
particelle di polline,
pulviscolo londinese .
Un frammento della Sfinge
e altro
sospesi in acqua . . .
Provo sdegno verso alberi e
fogliami,
foreste onnipossenti.
Mi invita una terra spoglia,
senza tracce di vita.
Uguali l'uragano
, e il tenue soffio di vento . . .
mi tentano paesaggi,
senza alcuna idea di movimento . . .
dove l 'immoto echeggia - riposi.
Tao
Tao, ama secondo il Tao .
Ritieni i l seme .
Duecentocinquanta milioni di
spermatozoi
in un solo orgasmo.
Un solo uomo può popolare la
terra.
Un vecchio cameriere
Splendore inconsumato
di tutto l 'universo, fiato,
punto fermo del cosmo:
*"
commesso
che nel tempo stesso
apre gli occhi rabbrividendo
al giorno,
che gli ghigna attorno.
Ein alter Kellner,
un vecchio cameriere,
anche la sua coscienza
getta sulla terra dolori e sofferenza.
I piedi che gli dolgono,
la moglie pazza,
e quanto gliene viene
dal fatto che egli è un uomo
e appartiene alla razza.
Un giorno amò
ora si fa il bucato,
sognando il re che sarebbe stato.
Mentre il pensiero di te,
si unisce a quel che penso .
E i cicli del mondo si susseguono.
Issami su corde per vie canoniche
ascendendo e discendendo.
Non fate cres-:::ere niente
su questa terra.
L'esistenza di Dio
Giovane teologo non fare
come in rue de Fouarre
dove si produceva amore,
si produceva per Dio
e arnesi per dimostrarne
l 'esistenza, che,
già mostrava la sola competenza.
Lessing diciassettenne
arriva a Lipsia
per fare teologia.
Apprende prima la scherma e la
danza .
La distinzione
e la lontananza.
Camice, prego!
Il teologo si prepari
agli atti della sua professione.
Ecco, no guardate
un po' più sotto,
qui vedrete esattamente com'è
fatto Dio .
L'attributo "buono"
delimita uno spazio,
segna una distanza.
Il paziente non può aspettare .
Si proceda a regolare
dissezione.
Camice, prego!
Signori, anatomia!
Presto, bisturi. Klemmen her!
Signori teologi basta, ricucite.
Ancora una cosa,
mente a Ockam prego:
Dio differisce dalla pietra
Carta al gobernador de Libia
perché questa , dice, è finita.
La teologia vi invita,
El animaI
anzi vi impone di,
immaginare
Mesopotamia
una pietra infinita.
Probe Patria
Camice, prego.
Bandera BIanca
Otra Vida
Y te vengo a buscar
Fisiognomica
Alexander platz
La era del jabali bIanco
Cucurrucucu
Centro de gravedad
La estaci6n de los amores
Casaca roja
Los trenes de Tozeur
SHADOW, LIGHT
(EM I , 1 996)
Up patriots to arms
Mal de Africa
Via lactea
Como un camello en un canal6n
Sentimiento nuevo
Prospectiva Nevski
El mito del amor
Despertar en primavera
La sombra de la luz
Sagradas sinfonias del tiempo
BATTIATO STUDIO COLLECTION
(1 996)
L'IMBOSCATA
(Polygram, 1996)
Di passaggio
Testo di Franco Battiato
e Manlio Sgalambro
BATTIATO COLLECTION
Tauto teni zwn kai
( 1 996)
teqnhkoz kai (to) egregoroz
Yo quiero verte danzar
kai ltaqeudon kai neon kai
ghraion tade gar
Nomadas
metapesonta ekeina esti
Chan-son égocentrique
kakeina palin tauta .
No time no space
88
-
Traduzione:
Nuove Effemeridi
n.
47 1999/III
È la stessa cosa, che è viva e morta,
che è desta e dormiente, che è
giovane
e vecch ia . Queste cose infatti,
ricadono nel mutamento in quelle,
e quelle viceversa in queste.
(Eraclito, Frammenti, 88)
Passano gli anni,
i treni, i topi per le fogne,
i pezzi in radio,
le illusioni, le cicogne.
Passa la gioventù,
non te ne fare un vanto:
lo sai che tutto cambia ,
nulla si può fermare.
Cambiano i regni,
le stagion i , i presidenti, le
rel igioni, gli urlettini
dei cantanti . . .
e intanto passa ignaro
il vero senso della vita .
Si cambia amore, idea , umore,
per noi che siamo solo di
passaggio.
L'Informazione, il Coito, la
Locomozione.
Diametrali Delimitazioni,
Settecentoventi Case.
Soffia la Verità
nel Libro della Formazione.
Passano gli alimenti,
le voglie, i santi, i malcontenti.
Non ci si può bagnare
due volte nello stesso fiume,
né prevedere i cambiamenti di
costume.
E intanto passa ignaro
il vero senso della vita.
Ci cambiano capelli, denti e seni,
a noi che siamo solo di passaggio.
Eipaz Kleombrotoz _pas hélie
chàire Kleombrotos
wmbra É iwthz hlat aj ufhlou
Hombrakiotes hèlat ' af ' hupselù
teiceoz eiz Aden, teicheos eis
Aìden,
axion ouden idwn ]anatou axion
udèn idòn thanàtu
Éa É on, alla Platwnoz kakòn allà
Plàtonos
(hen to peri psuches gramm
'analexamenos) .
Traduzione:
Dicendo; "Addio sole!"
Cleombroto d 'A mbracia
da un alto muro
si gettò nell 'Ade.
Non gli era capitato alcun male
che fosse degno di morte;
aveva solo letto
uno scritto di Platone;
quello intorno all'anima.
(Ca llimaco, Epigrammi, XXIII)
Strani giorni
Testo di Manlio Sgalambro
In nineteen forty five I carne to
this planet
Ascoltavo ieri sera un cantante,
uno dei tanti,
e avevo gli occhi gonfi di stupore
nel sentire:
"Il cielo azzurro appare limpido e
regale"
(il cielo a volte, invece, ha
qualche cosa di infernale) .
Strani giorni, viviamo strani giorni.
Cantava: sento rumori di swing
provenire dal
neolitico, dall'Olocene .
Sento il suono di un violino e mi
circondano
l'alba e il mattino.
Chi sa com'erano allora il Rio
delle Amazzoni
ed Alessandria la grande e le
preghiere e
l'amore? Chi sa com'era il colore?
Mi lambivano suoni che coprirono
rabbie
e vendette di uomini con clave.
Ma anche battaglie e massacri di
uomini civili.
L'uomo neozoico dell'era
quaternaria.
Strani giorni, viviamo strani giorni.
Nella voce di un cantante,
si rispecchia il sole,
ogni amata ogni amante .
Strani giorni, viviamo strani giorni.
La cura
Testo di Franco Battiato
e .Han/io Sgalambro
Ti proteggerò dalle paure delle
ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi
incontrerai per la tua via.
Dalle ingiustizie e dagli inganni
del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura
normalmente attirerai.
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi
sbalzi d'umore,
dalle ossessioni delle tue manie .
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce
per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te .
Vagavo per i campi del Tennessee
(come vi ero arrivato, chissà).
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
attraversano il mare.
Ti porterò soprattutto il silenzio e
la pazienza .
Percorreremo assieme le vie che
portano all'essenza .
I profumi d'amore inebrieranno i
nostri corpi,
la bonaccia d'agosto non calmerà
i nostri sensi.
Tesserò i tuoi capelli come trame
di un canto .
Conosco le leggi del mondo, e te
ne farò dono.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti
invecchiare.
TI salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale ed
io avrò cura di te . . .
io sì, che avrò cura di te .
000
ein Tag aus
Testo di Manlio Sga/ambro
. . . ein Tag aus dem Leben des
kleinen J ohannes
La manina che sbuca pallida dal
tuo vestito alla marinara
Johann klein Johann
Bist du denn ein kleines Madchen?
Was solI aus dir werden,
wenn du so fortfahrst?
Er trank, an dem bekranzten
Tische,
den heissen Tee aus der Untertasse
la musica ti sfinisce
ist Demagogie, Blasphemie und
Wahnwitz!
ma tu scoppi d'amore.
Genug, Tony, genug!
Ich bitte dich
was setzest du ihm in den Kopf
Er sass, ein wenig liber die Tasten
gebeugt
Sedette e cominciò a improvvisare
e i capelli castani gli coprivano le
tempie
in morbidi ricci
così con malinconia lieve .
Dies war ein Tag aus dem Leben
des kleinen Johannes.
Amata solitudine
Testo di Manlio Sgalambro
Ma mi piaceva essere così ,
avviluppato dai tuoi sensi artificiali.
Ora sono come fluttuante . . .
Amata solit� dine,
isola benedetta.
Così è finita, mi stacco da te, da
solo continuo il viaggio.
Rivedo daccapo il cielo colorato
di sole, di nuovo vivo.
Splendide previsioni
Testo di Manlio Sgalambro
Le previsioni danno nuvole nere,
stormi di temporali in arrivo.
lo sono pronto ad ogni evenienza,
ad ogni nuova partenza:
un viaggiatore che non sa dove
sta andando . . .
Enormi uccelli d'oro solcano il
cielo,
spruzzi di fuoco da i forni .
L a gente vive senza più testa ,
la specie è in mutazione.
E non sappiamo dove stiamo
andando . . .
Yo u and I will never die
standing as the shadows
of the night.
You'll never fall in love
a ��in
In
un punto altissimo,
I get in touch of your glasso
inaccessibile.
Ecco com'è che va il mondo
Testo di Manlio Sgalambro
Era la più grassa puttana
che mai avessi visto,
la donna più grassa che avessi
guardato .
Aveva un vestito di seta cangiante,
A quel tempo tu stavi, sicura di
perline al collo, un ventaglio di
te, della tua logica,
guidando e parlando
ininterrottamente . . .
ed io, che già non t i ascoltavo
Uno le disse: "schifosa montagna
di grasso"
più, (come ipnotizzato),
seguivo gli occhi che seguivano i
colori,
struzzo,
mani delicate.
rise e dimenò il corpo come a
dire sì ,
o buon Gesù, certo sì.
i raggi elettrici della città .
Farlo con te non deve essere
Chissà cos'è quel moto che ci
unisce e ci divide,
sei grassa come tre . . .
e quel parlare inutilmente delle
nostre incomprensioni,
di certi passeggeri malumori.
Amata solitudine,
comodo,
e invece no, invece m i dicono
che bel posto hai
sei più bella di Marilyn
o di Evelyn, non ricordo più.
isola benedetta.
Rise e dimenò il capo,
A quel tempo di te, amavo il tuo
pensiero logico
e quella linea perfetta del baciare,
farfugliò qualcosa, come a dire sì.
Vedete come va il mondo?
la simmetria delle tue carezze;
Ecco com'è che va il mondo!
La mia anima non stilla miele e
vivificato dal chiarore vibrante di
sapore:
happyness and truth, bisogni
scintilla di una mente universale.
Ero in te come un argomento del
tuo amore sillogistico,
conclusione di un ragionamento.
dolcezze,
naturali.
Ma io ho una bambina, negli
intervalli ,
che m i accarezza i bianchi capelli .
E gli anni si fanno docili al suo
O memoria perché mi inganni,
tocco
perché come se fossi vento mi
mi bacia sulle guance crudeli
butti
000
Ein tag aus
Amada soledad
e giochi pazienti di rami mi
intreccia
questa polvere negli occhi,
Espléndidas previsiones
con le sue pupille da gatta.
Era d'aprile o forse era maggio?
accarezzavo le tue ginocchia
e il tuo semplice cuore era
Segunda-Feira
contento.
Per caso la rincontrai
Ho avuto delle gioie, si.
risi e dimenai il capo
Ti ricordo così, povera Giulia, gaia
accennai qualcosa come a dire sì.
e ridente.
Vedete come va il mondo?
Es asi que marcha el mundo
A la memoria de Giulia
Serial killer
Impaziente mi aspettava la vita,
Ecco com'è che va il mondo!
mentre il vento frizzante del
Segunda feira
mattino,
Testo di Manlio Sgalambro
si portava via ogni cosa.
Ti porto con me
Avevo diciassette anni.
segunda feira de Lisboa
Serial killer
nel mio antico mare
Testo di Manlio Sgalambro
nell'Acqua occidentale,
Mentre al riparo di un faggio
anelo alla felicità delle foglie,
sfilano lontane carovane
e il mio sogno è perfetto.
Ma l'esistenza mi attira
mi vedo riflesso sulle acque del
lago,
sogno pomeridiano di un fauno
che si sveglia .
No non voglio farti del male ,
fratello mio, non credere
perché ho un coltello in mano
e tu mi vedi quest'arma a tracolla
e le bombe che pendono dal mio
vestito
nel Mediterraneo
affollato di navi
e corpi d'ignudi nuotatori.
Fanciulli con sguardo da fiere,
gli occhi di lince dei Braganza,
fissano il Nord.
Sognando l'oltremare,
come ghirlanda intrecciano una
danza.
Trago dentro do meu coracao,
Todos lugares onde estive:
A entrada de Singapura
O coral das Maldivas
Macao da noite , a urna hora .
Segunda - feira de Lisboa,
come bizzarri ornamenti,
collane di scomparse tribù .
Non avere paura ,
perché porto il coltello tra i denti
e agito il fucile come emblema
virile .
Non avere paura della mia
trentotto
che porto qui sul petto.
Di questo invece devi avere paura :
i o sono un uomo come te .
che nome d'incanto!
Qui da noi è lunedì .
Soltanto.
Memorie di Giulia
Testo di Manlio Sgalambro
Quel letto d'ottone
in cui mi accoglievi giovinetto,
il radiogrammofono che prendeva
tutto,
quando ti portavo in quel caffè
FRANco BATIIATO
(Polygram, 1998)
Shock in my town (v. pago 91)
Stage door (v. pag. 9 1)
La stagione dell'amore (Live)
La cura (Live)
"prego, fragole con panna" dicevo
e superbo ti guardavo mentre
l 'altro
mi ricambiava con disprezzo
sogghignando
verso te . E la tua foto che portai
IL BALLO DEL POTERE
tanti anni addosso prima che un
CPolygram, 1 998)
cassetto
l'accogliesse e la sbiadisse ,
n ballo del potere
seppi della t u a morte
Ti muov i sulla destra poi sulla
sinistra
e rividi i tuoi boccoli
e sul tuo viso la sorte.
resti immobile sul centro
La mia memoria trae fuori i ricordi
provi a fare un giro su te stesso,
un giro su te stesso.
da un cappello
senza che io sappia perché questo
e non quello .
Talvolta si dormiva tutti e tre
De paso
io tua madre e te nello stesso letto
ma che innocenza, che santa trinità
era un gesto d'affetto e di rispetto.
90
-
Nuove Effemeridi
U EMBOSCADA
( 1 9S6)
Ho avuto delle gioie.
o.
Dias extranos
El ciudado
47 1999/III
"You miss me and I miss you"
Fingi di riandare avanti con un
salto,
poi a s inistra con la finta che stai
andando a destra,
che stai andando a destra.
"You miss me and I miss you"
Poi si aggiungono i pensieri
con un movimento indipendente
dalla testa , dalle gambe
con un movimento dissociato
dalla testa, dalle gambe.
I Pigmei dell'Africa, si siedono per
terra
con un rito di socialità ,
tranquilli fumano l 'erba.
The circle symbolizes T'ai Chi
which is formless and
above duality.
Here it is manifesting itself as the
progenitor of the universe.
It is divided into yin (the dark)
and yang (the light) which
signify
the negative and positive poI es.
Pairs of opposites, passive and
active, female and male,
moon and sun o
(Il cerchio simbolizza T'ai chi che
è informe e al di sopra di
ogni dualità .
Qui esso manifesta se stesso,
come il progenitore
dell 'universo.
È diviso tra Yin (il buio) e Yang
(la luce) che significa
polo negativo e polo positivo.
Coppie di opposti, passivo e
attivo, femmina e maschio,
luna e sole) .
Gli aborigeni d'Australia si
stendono sulla terra,
con un rito di fertilità vi lasciano
il loro sperma .
Stage door
Mi sembra di viaggiare
in zone rarefatte del pensiero,
dove si affina la mia disposizione
a vivere
che si inebria di stili e discipline .
In un insieme irridente di parche
voglie ,
celebro il mio vanto i miei sensi
la mia unicità .
Furono giorni di stanchezza
assurda e depressiva,
di una totale mancanza di lucidità .
Quando ti chiedi in qualche letto
sconosciuto ,
che cosa hai fatto e perché vivi in
tanta estraneità .
Sapessi che dolore l'esistenza
che vede nero dove nero non c'è
n'è .
Il fatto è che non posso più
tornare indietro
che non riesco a vivere con te ne'"
senza di te,
credimi.
Ma io vorrei essere un'aquila
vedere il piano del mondo
che inclina verso di noi e le leggi
che si inchinano
lanciarmi a inseguire il tuo deserto
e i poteri solenni e le porte dorate
cominciare di nuovo il
viaggio .
Emma
Alla fine di Settembre
carico di umidità ,
io mi abbandono ai miei pensieri,
né pentimenti o verità . . .
I l cervello s i fonde alle tue
menzogne
mi indigno per la tua violenza,
e reclamo l'oblio,
un po' di pietà . . .
Settembre m i ascolta
piovoso e instabile.
Aspetto ancora il mio momento,
che presto verrà:
un luogo nel mondo,
GoMMALACCA
(Polygram, 1 998)
Shock in my town
Shock in my town velvet
underground
Shock in my town velvet
underground
giusto per ingannare,
Ho sentito urla di furore
la freccia che mi ucciderà .
di generazioni, senza più passato,
Mio capitano andiamo avanti.
L'ardore dei miei sensi
eternamente ritorna,
con severo disordine .
La febbre per le membra.
La voluttà finale della verità
a di un colpo di pistola?
Alla fine di Settembre
carico di umidità,
mi lascio andare al mio destino,
senza rimorsi, in libertà .
Il mio io si riprende
la sua monotonia.
La luce si illumina
in fondo ai viali.
Aspetto ancora il mio momento
aspettando l'inverno.
L'incantesimo
Il cielo mi sembra di lacca e
madreperla
che l'orizzonte adorna .
La costellazione del camaleonte
emana poca luce,
è insignificante.
di neo-primitivi
rozzi cibernetici signori degli
anelli orgoglio dei manicomi.
Ho incontrato allucinazioni .
Stiamo diventar.do come degli
insetti; simili agli insetti.
Nelle mie orbite si scontrano tribù
di sub-urbani, di aminoacidi .
Latenti shock addizionali, shock
addizionali
sveglia, sveglia kundalini, sveglia
kundalini
per scappare via dalla paranoia
come dopo un viaggio con la
mescalina
che finisce male nel ritorno.
Shock in my town velvet
underground
Shock in my town velvet
underground
Ho sentito urla di furore
di generazioni, senza più passato,
di neo-primitivi
rozzi cibernetici signori degli
anelli orgoglio dei manicomi.
Dal sud affolla il vespertino
Ho incontrato allucinazioni .
e inonda di colori il giorno,
per me , che amo quello che non è.
Stiamo diventando come degli
insetti; simili agli insett i .
Salta dalla fantasia e via per il
Nelle mie orbite si scontrano tribù
mondo, via per il mondo .
La corona boreale che Bacco
scagliò verso l'ignoto,
verso l'infinito.
Il sud inonda di colori il giorno ,
per me, che amo quello che non è.
L'incantesimo di perdute esistenze
che non saranno mai .
L e speranze d i presenze intorno a
noi.
L'incantesimo che ama quello che
non è.
di sub-urbani, di aminoacidi .
Latenti shock addizionali, shock
addizionali
sveglia, sveglia kundalini, sveglia
kundalini
per scappare via dalla paranoia
come dopo un viaggio con la
mescalina
che finisce male nel ritorno.
Auto da fé
Si è fatto tardi sulle nostre
esistenze
e il desiderio tra noi due è acqua
Fingi di riandare avanti con un
passata .
Si intrecciano lenzuola come sacre
bende di sacerdoti egiziani.
salto,
Davvero tu non c'entri niente è
poi a sinistra con la finta che stai
andando a destra,
solo colpa mia .
che stai andando a destra.
"You miss me and I miss you"
Mi sono accorto tardi che tutto
quello a cui tenevo,
ti era indifferente , scivolava via .
Poi si aggiungono i pensieri
Siamo lontani, distanti, ti parlo e
con un movimento indipendente
dalla testa, dalle gambe
non mi senti.
È sceso il buio nelle nostre
con un movimento dissociato
dalla testa, dalle gambe.
coscienze
e ha reso apocrifa la nostra
I Pigmei dell'Africa, si siedono per
relazione.
Vorrei innestare il modo
terra
con un rito di socialità,
tranquilli fumano l 'erba.
dell'indifferenza
The circle symbolizes T'ai Chi
e allontanarmi da te;
which is formless and
per presentarmi al tribunale di
above duality.
una nuova inquisizione .
Here it is manifesting itself as the
Faccio un "auto da fé" dei miei
innamoramenti,
progenitor of the universe.
It is divided into yin (the dark)
and yang (the light) which
signify
un "auto da fe .
Voglio praticare il sesso senza
sentimenti.
the negative and positive poles .
E mi piaceva camminare solo per
Pairs of opposites, passive and
sentieri ombrosi di
active, female and male,
montagna,
nel mese in cui le foglie cambiano
colore,
prima di addormentarmi all'ombra
del destino.
moon and suno
(Il cerchio simbolizza T'ai chi che
è informe e al di sopra di
ogni dualità.
Qui esso manifesta se stesso,
Casta Diva
come il progenitore
Greca, nascesti a New York,
dell'universo.
e lì passasti la tua infanzia con
genitori e niente di speciale.
Fu un giorno che tua madre
stanca dell'America e di suo
È diviso tra Yin (il buio) e Yang
(la luce) che significa
polo negativo e polo positivo.
Coppie di opposti, passivo e
attivo, femmina e maschio ,
marito,
prese i bagagli e le vostre mani,
luna e sole .
vi riportò indietro nella terra degli
Gli aborigeni d'Australia si
Dei.
stendono sulla terra,
Eri una ragazzina assai robusta .
con un rito di fertilità vi lasciano
Non sapevi ancora di essere
il loro sperma.
divina . . .
La preda
c i hai spezzato per sempre il
E scivola la sera
cuore.
tra i luoghi che attirano il mio
sguardo
Ti strinse forte il successo ballò
fino a sera con te
la mia attenzione.
la musica non ti scorderà mai .
Dormo solo poche ore .
Viaggiasti e i l mondo stringesti.
Ti accoglievano navi, aerei e treni,
invidie, gelosie e devozione.
Un vile ti rubò serenità e talento .
Un vile ti rubò serenità . Un vile ti
La caffeina scuote le mie voglie
sto sempre sveglio, ho voglia di
arditezze.
Non saremo più né tu né io .
Cerca di restare immobile, non
rubò.
parlare
Divinità dalla suprema voce
lento il respiro all'unisono rallenta
la tua temporalità mi è entrata
il cuore.
nelle ossa .
Muta la furia in ebbrezza in
n ballo del potere
tenerezza
las éi�ti andare fino ad arrivare
Ti muovi sulla destra poi sulla
sinistra
Non saremo più né tu né io.
n mantello e la spiga
Sotto l 'ombra sospiravi
pastore di ombre e di sotterranei
segreti
parlavi di una vita trascorsa.
Come sempre le foglie cadono
d'autunno.
Intona i canti dei veggenti
cedi alla saggezza
alle scintille di fuochi ornai spenti,
regolati alle temperature e alle
frescure delle notti:
lascia tutto e seguiti.
Guarda le distese dei campi,
perditi in essi
e non chiedere altro.
Lasci un'orma attraverso cui tu
stesso
ti segui nel tempo e ti riconosci .
Correvi con la biga nei circhi.
E fosti pure un'ape delicata ,
il gentile mantello che coprì le
spalle di qualcuno.
Lascia tutto e seguiti.
I tuoi occhi dunque trascorrono
svagati
ed ozi come una spiga .
Come sempre le foglie cadono
d'autunno.
Sotto l'ombra sospiravi
pastore di ombre e di sotterranei
segreti
parlavi di una vita trascorsa.
Come sempre le foglie cadono
d'autunno.
Intona i canti dei veggenti
cedi alla saggezza
alle scintille di fuochi ornai spenti,
regolati alle temperature e alle
frescure delle notti:
lascia tutto e seguiti.
Guarda le distese dei campi,
perditi in essi
e non chiedere altro.
Lasci un'orma attraverso cui tu
stesso
ti segui nel tempo e ti riconosci.
Correvi con la biga nei circhi .
E fosti pure un'ape delicata ,
il gentile mantello che coprì le
spalle di qualcuno.
Lascia tutto e seguiti.
I tuoi occhi dunque trascorrono
svagati
ed ozi come una spiga .
Come sempre le foglie cadono
d'autunno.
all'estasi con me .
resti immobile sul centro
Volare così in alto da afferrare la
provi a fare un giro su te stesso ,
preda ambita
un giro su te stesso .
senza luoghi comuni né vane
"You miss me and I miss you"
92
-
Nuove Effemeridi
parole.
n.
47 1999!III
È
stato molto bello
I colli dei cigni splendono alla luce
e mille barbagli trafiggono le
palpebre
il fuoco che bruciò Roma è solo
sprazzo.
Così mi incendi.
Ma già qui vivo vite parallele
per sopravvivere.
ciascuna con un centro, con
un' avventura
Ma il 30 Agosto 1 916, il
È stato molto bello finisce la tarda
e qualcuno che mi scalda il cuore.
Ciascuna mi assicura
compariva a salvarli con un'altra
estate.
È stato molto bello si prolungano
addormentato o stanco
braccia che mi stringono.
2. Il ricordo
Con bugie di suoni mi possiedi.
le ombre oltre la sera .
Non domandarmi dove porta la
strada seguila e cammina
soltanto.
lo non invecchio niente più mi
imprigiona.
Quello che fu
Ah! Questo passato dove il mio
rifugio presso di te
fu quello che fu,
dove la polvere più pura sulla tua
sogl ia ,
fu quella che fu.
Duri come pietre come due amici
eravamo insieme .
Preso del tuo cuore ho detto che
il nostro legame
fu quello che fu .
Irragionevole, non ci poteva
niente,
non potevo immaginarmi senza .
La follia fu quella che fu, fu
quella che fu.
L'impero delle parole
la distinzione tra bene e male
la ripida discesa dal cielo alla terra
disperata verso l 'incarcerazione
fu quello che fu
la circumnavigazione
i nomi che si diedero alle cose
la gioia e il dolore dell'esistere
l 'enigma del consenso
le emozionali imprese della specie
fu quello che fu , tutto fu quello
che fu .
Quel che deve ancora avvenire
il sorgere della città di Dio
l 'emblema che ci fa forti e sicuri
oppure pazzi e disperati.
Ti gridavo: sono disperso, disperso.
Vite parallele
Mi farò strada tra cento miliardi di
stelle
la mia anima le attraverserà
e su una di esse vivrà eterna.
Vi sono dicono cento miliardi di
galassie
tocco l'infinito con le mani
aggiungo stella a stella
sbucherò da qualche parte,
sono sicuro , vivremo per l'eternità.
Credo nella re incarnazione
in quel lungo percorso
che fa vivere vite in quantità
ma temo sempre l'oblio
la dimenticanza.
Giriamo sospesi nel vuoto
intorno all'invisibile, ci sarà pure
un Motore immobile.
E già qui vivo vite parallele
ciascuna con un centro, una
leggel'ldario capitano,
".
nave.
Stille Dammerung
Der garten ist gefrohren
Die Rosen erlitten
Sage mir warum
Sage mir varum
in einem verlorenen Garten
Sage mir warum
deine Stimme horen
Sage mir warum
schweige bitte nicht.
speranza
la tenerezza di qualcuno .
Tu pretendi esclusività di
sentimenti
non me ne volere
perché sono curioso, bugiardo e
infedele.
Qui vivo vite parallele
ciascuna con un centro, con
un'avventura
e qualcuno che mi scalda il cuore .
Shakleton
1 . La storia
Una catastrofe psicocosmica
mi sbatte contro le mura del
tempo .
Sentinella, che vedi?
Una catastrofe psicocosmica
contro le mura del tempo.
Durante la grande guerra nel
Gennaio del 1 9 1 5 ,
u n forte vento spingeva grandi
blocchi di ghiaccio
galleggianti
imprigionando per sempre la nave
dell'audace capitano
Shakleton.
Su un piccolo battello, con due
soli compagni,
navigò fino a raggiungere la
Georgia Australe;
mentre i 22 superstiti dell'isola
Elefante
sopportavano un tremèndo
inverno.
(Deriva, deriva, verso nord,
nord-ovest.
Profondità 370 metri 72 di
latitudine est) .
Per sopravvivere furono costretti a
uccidere i loro cani,
FLEURs
(Prodotto da Franco Battiato, 1 999)
Invito al viaggio (F. Battiato)
Medievale (F. Battiato)
Ruby Tuesday (Rolling Stones)
}'entends siffier le train
(R. Anthony)
Aria di neve (S. Endrigo)
Te lo leggo negli occhi
(S. Endrigo)
Ed io tra di voi (e. Aznavour)
La chanson des vieux amants
O. Bre!)
Era de maggio (e. Di Giacomo)
La canzone dell'amore perduto
(F. De Andrè)
Amore che vieni, amore che vai
(F. De Andrè)
Que rest-t-il de nos amour
(Trenet-Bufalino)
94
La spada nell'acqua
I testi di questa sezione, eccezionfatta per quello
di Saturnino, sono stati selezionati fra quelli
peroenuti al "forum " che Nuove Effemeridi ha
aperto, in occasione di questa monografia, nel sito
Internet ufficiale di Franco Battiato "L 'uomo
del/Isola dei giardini " (www. battiato. it).
Cool
(Ascoli Piceno, 1982) - Tranquilla serata di una
cittadina di provincia. Franco Battiato era finalmente
arrivato con il suo fantastico tour "La voce del
padrone" . lo avevo 14 anni ed ero stato appena
reclutato dal basso elettrico. Quindi, affamatissimo
di concerti, ma non avendo a disposizione la cifra
per comprare il biglietto dal solito bagarino panzone
fuori dal cancello, andai su una collina detta dei
"portoghesi", da dove si riusciva a vedere e sentire.
Rimasi immobile a osservare l'enorme massa di
persone e quello strano personaggio, che prima si
sedeva su un tappeto, poi accennava buffi passi di
danza, eseguendo con una voce incantatrice delle
melodie bellissime e molto originali, unite a testi
formati da parole che non avevo mai ascoltato in
canzoni di autori italiani. Forse non le avevo proprio
mai sentite.
Il giorno dopo iniziai ad ascoltare e riascoltare
l'album, suonandoci sopra. I suoi e quelli di Battisti
erano gli unici dischi di cantautori italiani che
valesse la pena di ascoltare e studiare tra quelli
presenti nella collezione di mia sorella. Ero
diventato un vero fan.
(Milano 1996) Mi viene chiesto di suonare in un
nuovo disco di Franco Battiato. Coo!!!!
Incontro Franco durante un dopo cena. Un
uomo estremamente gentile e divertente. Abbiamo
parlato di musica e mi ha fatto ascoltare i brani cbe
sarebbero diventi hits dell'album L 'imboscata, tr�
questi La cura. Già dal primo ascolto era diventata
una della più belle canzoni d'amore di sempre.
Tutto è poi andato benissimo.
Ogni tanto ci incontriamo o ci sentiamo per
telefono e lui è sempre così: semplicemente . . . una
persona meravigliosa. (Saturnino)
-
94
-
Nuove Effemeridi
n.
47 1999/III
"Un uomo , attraversando il fiume a nuoto, perse la sua
spada . Allora lasciò cadere tra i flutti un pezzo di legno, per
segnare il punto in cui era caduta . E fece per allontanarsi.
Pochi istanti dopo , però, per amore della spada, decise di
tornare indietro . Ma non riuscì più a trovarIa, perché nel
frattempo era stata trascinata altrove».
Fu per amore della spada , che riposava bambina in qualche
greto del cuore? Il pezzo di legno oramai poteva anche essere
finito nell'oceano e l'uomo alto e secco lo sapeva; pure ,
e gu almente , tornò . Mai s'era lasciato te ntare prima, mai
l'avrebbe rifatto.
Partita di beneficenza , nazionale cantanti contro "All Star"
del calcio femminile . "Mi disturba la non accettazione del
proprio Karma". Tecnica decisamente mista sul tappeto di San
Siro. L'uomo alto e secco aveva quarantadue primavere pesanti
disseminate sull'ascesi. Di storielle sufi ne conosceva parecchie
altre ma , chissà perché, era quella a danzargli sui tubolari. A
metà degli anni Ottanta incassare oltre duecento milioni non
era frequente per serate così, fatte per pensieri così. "Vi sono
spiriti timorosi la cui capacità di comprendere è stranamente
limitata da idee preconcette .. (Renè G uenon) . Fu invece il
Dharma , l'equilibrio sanscrito del Manu , il Re del Mondo, a
indicare la strada al visionario del " Grande Esodo"?
Franco Battiato allacciò gli scarpini e ritrovò i gesti. Il centro
di gravità permanente è solo nel cercarlo e allora il gioco
c'entra , non smette mai. Era una bellissima notte con settanta­
mila voci intorno. Al calcio doveva quel naso incurabile , erano
giorni di stop e rilanci e sgambetti e soprattutto di pali rettan­
golari, spigoli cattivi come speroni. "Ma dopo il frontale non
smisi mica, il calcio era un mio amico caro" . Quattro , cinque
lustri fa, e suoni canzoni luoghi spartiti. Giustizia e Pace .
"Armonia" è un'altra traduzione possibile . "Un vero maestro
libera , non lega". Morandi, Mogol e Giacobbe aspettavano il
fischio sparpagliati sul semicerchio.
Dall'altra parte del prato le signore non porgevano violette e
non ne chie devano. Dilettanti in m aschera dal palleggio
professionale , cariche di scudetti e di rimbalzi: la leggendaria
Betty V ignotto , la principessa Morace , e Carta, Marsiletti ,
Augustensen, O'Neal. Sette minuti perché, sull'out sinistro, si
materializzasse ombrata la sagoma di una bionda interminabile
e potente , quadricipiti come fotogrammi per lezioni di anato­
mia. È una punta che toglie gli scalpi alle marcatrici e poi glieli
sventola in faccia . La Reilly punta il bardo dello Shri-Shweta­
Varaha-Kalpa , anche detto "Era del Cinghiale Bianco" , lo punta
e lo salta con un unico scarto . Poi se ne va, in progressione .
Battiato ha due stecche per gambe . I calzettoni gli cadono
giù, senza più vertebre . Resta sul posto, si volta , vede un casco
biondo che fugge via . Si riscuote . Si mette alla caccia, s'inventa
un cambio di marcia. Accorcia. Rivede il casco biondo verso
l'intersezione delle righe. Gli ultimi metri: può piazzarci il
tackle dimenticato nelle giovanili di un Catania di venticinque
anni fa. Il tackle dimenticato : ma l 'ha dimenticato, ha 42 anni,
si chiama Franco Battiato, non Antonio Cabrini, ed è qui solo
perché era utile che ci fosse . Lo squarcio sotto l 'inguine
sembrò sonoro, il dolore una metastasi di sofferenze , ma cosa
importava più? Altri quattro metri d'inerzia . Ci provò con 'sta
gamba, dèi dei vecchi terzini aiutatemi, se siete ancora tra i
t rifo gli . Il cross che era partito t e s o sbatté s u l l a suola
dell ' allievo di G urdjieff, signore d' a ltri schemi: il pallone
schizzò oltre il fondo, fe steggiando quell'impronosticabile
scivolata. Battiato stramazzò: strappo, lancinante e insindacabi­
le , il suo match era finito lì . Scosse sismiche più che fitte lo
accompagnarono nel tragitto in barella, gli sembrava di non
essere in sé.
Stupita , la Reilly corse per raggiungere la lettiga. Gli acca­
rezzò la testa . Battiato sorrise piano, scavando nel dolore,
sempre più assordante, e nel rumore, sempre meno decifrabile :
.. Ero un terzino grintoso, tanti anni fa . . . È dura , a quarant'anni,
vedersi scappar via l'ala, specie se è donna».
Un vero maestro non lega ma libera , se occorre , anche in
corner. (Marco Tarantino)
Alcune considerazioni personali
Ogni tempo, ogni luogo e ogni cultura sono sempre stati
caratterizzati da proprie forme musicali. La cultura occidentale
contemporanea, in particolare, sembra prediligere la cosiddetta
"mu sica leggera " , dove alle composizioni "classiche" dei secoli
appena trascorsi si sostituiscono spesso sonorità strutturalmente
più semplici, ma anche meno "costrette" da schemi canonici
prefissati . Ovviamente (e giustamente) il classico non è stato
abbandonato, anzi; moltissimi sono tuttora i suoi "cultori " .
Tuttavia, si assiste spesso a d u n a sorta d i chiusura elitaria i n cui
tutto ciò che non è musica classica o affine viene pregiudizial­
mente bollato come di basso valore artistico e quindi non
degno di nota . Il mondo musicale risulta così inevitabilmente
suddiviso in rigide categorie e lo sconfinamento da una all'altra
è raramente praticato, forse per il timore di scontentare il
pubblico di entrambe . È innegabile che ciò ha spesso impedito
che avvenissero scambi di cultura musicale, " relegando" nei
loro ambiti artisti che molto avrebbero potuto dare se alla loro
espressività non fossero stati posti limiti.
Cosa c·ent. a tutto questo con Battiato? Beh . . . moltissimo,
come vedremo. Quando negli anni '70 le "canzonette" (non in
senso spregiativo . . . ) la facevano da padrone, Battiato, allievo
di Stockhausen, si cimentava in composizioni di musica
" d ' a v a n g u a rd i a " , e v i d e n t e m e n t e r i c e rc a n d o t u t t o
fuorché il successo commerciale . Cosa lo spingeva?
Probabilmente ciò che spinge il ricercatore a
non fermarsi di fronte all'apparenza , ma ad
andare a scoprire ciò che i più non consi­
dererebbero, ciò che sta sotto la superficie,
per trovare nuove "verità" e consegnarle al
mondo (in questo caso, musicale) .
Ad un certo punto, però, Battiato decide
di cambiare rotta, forse perché ritiene non più
sufficientemente stimolante il percorso speri­
mentale , o forse perché ne ha esau rite le
personali sfere d'interesse . Fatto sta che "anche
lui " , proveniente da un mondo musicale dal
p u b b l i c o e l i t a ri o , a p p r o d a a l l a " m u s i c a
leggera " . L o troviamo così n e l ' 79 c o n il
primo LP del " nu ovo corso " , L 'era del
cinghiale bianco. Sette composizioni che lo
v e d o no c o l l a b o r a r e c o n u n m u s i c i s t a
"classico" come Giusto P i o . Sette composi­
zioni in cui il violino si accompagna alle
sonorità prettamente pop-rock della chitarra
elettrica e della batteria. Sette composizioni che
colpiscono per il loro carattere vagamente esotico e
fanno già presagire l'originalità di Battiato e il suo
essere fuori da ogni schema predeterminato. Segue poi
Patrio ts, un album che continua il percorso appena
iniziato col primo .
Ma è con La voce del padrooe, nell'8 I , che Battiato
si rivela al grande pubblico. 0, forse, è il grande
pubblico che si accorge di lui. Che si accorge che nel
panorama artistico nazionale Ce non solo) musica di
questo tipo non esiste, rappresenta una novità da
scoprire . E Battiato, da una condizione di quasi
"Veri amici"
Se Battiato può cantare, io posso ascoltare. E
viceversa . Noi due sia mo come i "veri �amici"
della storiella zen: se lui suona di una montagna,
io la vedo. La sua musica mi cambia, mi accorda
con l'universo, mi accompagna "a braccetto" . A
volte è "puro terrore metafisico", conoscenza; mi
può procurare sonni agitati o lievi sussulti di
piacere. Vivo costantemente sotto l'incantesimo
della sua voce.
Ho fatto questa ricerca: Ionia, mitico ponte tra
Oriente ed Occidente, dopo la nascita di Battiato
viene chiamata Riposto. Che significa rifondato,
ma anche nascosto, segreto, conservato. Tra tutte
le possibili, è quest'ultima la definizione che mi
piace di più , il ripostiglio delle cose buone della
mia infanzia.
La domanda è: se riuscirò a varcare la soglia
di q u e l r i p o s t ig l i o , p otrò an c h ' i o s e n t i re
1"'Armonia"?
Per ora mi trovo tra Segnali di Vita e E Ti
vengo a cercare, naturalmente aspiro all' Ombra
della Luce, poiché non oso pensare di diventare
Haiku. Nel frattempo Gli uccelli mi consolano,
proprio come il primo giorno.
Il mio scopo è morire serena, sono Gilgamesh
e sto cercando di salvarmi l'anima.
Deine Stimme Horen. ( Gianna Tacconi)
Catania, Palacatania, "Gommalacca Tou.r" (J999)
96
-
Nuove Effemeridi n.
47 1999/III
anonimato, viene catapultato nel mondo della notorietà . Non
c'è radio che non trasmetta in continuazione le sue canzoni
(riscoprendo anche quelle dei due album precedenti) , non c'è
giornale o rivista che non si occupi di lui. La " miscela esplosi­
va " che determina tutto questo è certamente da ricercare
nell 'originalità della sua musica, unitamente a quella dei suoi
testi . Con i lavori successivi, da L 'a rca di Noè a Fisiognomica, si
rende però sempre più evidente il percorso di ricerca che
Battiato ha intrapreso . Una ricerca che nell 'S7 lo porta anche
alla realizzazione di un 'opera lirica come Genesi.
Una ricerca in parte spirituale ( come denotano i testi delle
canzoni) , in parte stilistica . che lo porta nel ' 9 1 (dieci anni
dopo La voce del padrone) a realizzare l'album Come un
cammello in una grondaia, contenente quattro s u e composi­
zioni e quattro lieder di \\·agner. Martin, Brahms e Beethoven.
La svolta " classica " è ormai al suo culmine . L'orchestra è il suo
accompagnamento, le chitarre elettriche e il ritmo della batteria
sembrano banditi . Permane qualche sonorità elettronica , però
forse volutamente velata , di sottofondo. Ma come, questo è lo
stesso Battiato della musica d'avanguardia che faceva inorridire
i puristi classici? Questo è lo stesso Battiato rock che si esibiva
negli stadi davanti a migliaia di persone? Sì, lui. Qualcosa lo
deve avere spinto a non fermarsi a ciò che aveva già provato, a
percorrere vie più ardue ma senza dubbio stimolanti. Immerso
in questa nuova dimensione totalmente classica, nel '92 il
" m a e s t r o " p o rt a a c o m p i me n t o la s u a s e c o n d a o p e r a ,
Gilgamesh, e successivamente la J1essa arcaica. Il Battiato di
Cuccurucuccu sembra ormai lontano anni luce, Impossibile
immaginarlo nuovamente "saltellante" su un palco come nei
concerti dell"'era rock·· . lui ora seduto su di un tappeto e
' immerso nell' ensemble dell 'orchestra . Quanti lo devono avere
" abbandonato" , per essere di\'entato "troppo serio" . E quanti lo
devono aver seguito come un nuo\'o rarissimo rappresentante
del classicismo contemporaneo. Molti avranno ritenuto che
avesse finalmente trovato la sua via e che non l'avrebbe mai
più lasciata .
Eppure no. Il Battiato che ama stupirei nel '93 crea un
album come Caffè de la Paix, in cui. se permane un profondo
misticismo nei testi, musicalmente c 'è in parte un ritorno alla
strumentazione "pop-rock" e il ritmo della batteria fa di nuovo
la sua comparsa . Ma come . " Battiato non si era donato total­
mente alla musica classica , quella colta?", avrà pensato qualcu­
no . " Perché fa un passo indietro?" E intanto , poco dopo,
presenta una nuova opera , Il cavaliere dell'intelletto, Eh sì, c'è
chi ama catalogare . . . Ma la ricerca non è mai finita . "Perché
adagiarsi sul già sentito, sul già provato?" , sembra dirci Battiato .
Il '95, con l'album L 'ombrello e la macchina da cucire, segna
l ' inizio della sua collaborazione con il filosofo Sgalambro .
" Liberato" dall "' impegno" di scrivere i testi, Battiato può
concentrarsi totalmente sulla parte musicale, percorrendo più
che in altre occasioni le vie dell'elettronica . Il risultato è unico.
C'è chi grida addirittura al capolavoro.
Ma come , questo è lo stesso . . . Sì, questo è lo stesso Battiato
della musica d'avanguardia, dei concerti rock, delle composi­
zioni classiche . Ed ecco che nel '96 avviene l "'impensabile" .
Con l'album L 'imboscata (titolo azzeccatissimo) ritornano in
maniera preponderante le chitarre, il rock, le sonorità un po'
stile Voce del padrone. Tra i fan , c'è chi non ci capisce più
niente . Perché l 'avrà fatto? ;;Per soldi " , avrà pensato qualcuno .
Certo, questo disco ha avuto più successo dei precedenti. Ma
chi segue la storia artistica di Battiato non si dovrebbe ormai
più stupire dei cambiamenti a cui ci ha abituato .
Se le canzoni de L 'imboscata sembrano più orecchiabili e
falsamente più semplici di quelle di altri album, mantengono tuttavia
una grande carica artistica e sono forse il mezzo per veicolare verso
un pubblico più vasto forme musicali di rara bellezza.
La storia recente ('98) è data dall'album Gommalacca, altro
straordinario viaggio di Battiato nello scibile musicale, dove la
"durezza" di suoni primordiali si accompagna ad atmosfere
techno e a sottofondi classici. Come già per L 'imboscata nel
'97, segue un applauditissimo tour nei palasport italiani. E il
nuovo Battiato rock diventa mattatore totale (anche teatrale)
della scena . Sembrano lontanissimi i tempi del "misticismo"
dell' Ombra della luce, in cui l'orchestra era la sola scenografia
e le mani soltanto si muovevano . . . "Bene" , dirà qualcuno, "Ora
Battiato fa' musica rock" . Ma intanto, sono in programma
l 'opera Caduta e distruzione di Troia e u n lavoro per il
Giubileo . . .
Quanti artisti sono passati per tutte le forme musicali che
Battiato ha sperimentato? Quanti hanno saputo guardare al di là
del ristretto campo in cui si sono posti? Quanti hanno avuto il
" coraggio" di cambiare , di ricercare , di rifiutare di essere
" catalogati"? Ben pochi. E allora , inevitabilmente, consapevol­
mente o no, hanno limitato la loro creatività. Consapevolmente
o no , hanno p recluso a se stessi le infinite vie che l 'arte
musicale può rivelare. Sembra dirci Battiato: .. Non esiste la
musica classica, la musica leggera, la musica colta, la musica
popolare . . . esiste la Musica k (Marco Porta)
Gommalacca
Alla fine dell'estate del 1 998 e con un titolo quasi rassicuran­
te, vide la luce l'attesissimo Gommalacca, un lavoro davvero
ricco di contrasti e sfumature straordinarie, complici i testi
spesso su:: \�ali scritti ancora in collaborazione con Manlio
Sgalambro. In copertina addirittura campeggia una borsa di
acqua calda , come a simboleggiare qualcosa di confortante ,
che " riscalda" rispetto al carattere piuttosto "freddo" di parte
dei brani. Erano in molti a scommettere sull'ennesima "imbo­
scata " , lo stesso artista siciliano aveva affermato di voler
affidare a sonorità molto particolari la composizione di questi
ultimi brani. E infatti si avvalse della collaborazione di alcuni
giovani musicisti molto interessanti che già avevano attinto
dalla musica cosiddetta "techno" per la creazione di loro
precedenti lavori .
Una sfida interessante , Gommalacca, nella quale effetti
elettronici, computer, batteria e chitarre elettriche si fondono
per cercare di esprimere quella energia che lo stesso Battiato
ha sempre posto al centro della sua ricerca . D'altra parte il
tocco personale e il messaggio del musicista di Jonia risultano
sempre immutati , riconoscibilissimi, pur se immersi nelle
difficili elucubrazioni elettroniche, da lui stesso peraltro già
sperimentate durante gli anni '70. Bisogna ascoltare molte volte
l'intero album e alla fine ci si rende conto di trovarsi dinanzi a
un'altra grande provocazione : la dicotomia tra alcuni tratti ad
alto volume e altri più calmi e meditati , dicotomia spesso
presente all'interno dello stesso brano , è in fondo la sfida del
prossimo millennio, i residui di umanità e sentimento che
l'Uomo deve trovare in questo rumoroso secolo oramai alla
fine per riuscire a salvarsi dall'ennesima Apocalisse .
Chi si attendeva il proseguimento de La cura rimase sconcer­
tato, ma non bisogna dimenticare che proprio L 'imboscata si
chiudeva con Serial Killer, un brano in cui si cominciavano a
sentire i suoni tecnologici e i segnali "apocalittici" che questo
lavoro approfondisce in maniera più matura .
A partire dal primo brano, Shock in my town, dura filippica
contro i cibernauti imbrigliati nelle loro reti senza più passato ,
si verifica ciò che abbiamo affermato. Ci viene presentata una
città virtuale nella quale tutto, anche la voce, viene distorto, e
poche frasi riescono a descrivere i rozzi cibernetici , ' signori
degli anelli, orgoglio dei manicomi; ma siamo tutti un po'
cibernauti, forse, viene coinvolto anche chi non viaggia sulla
Palermo, chiesa diS. Maria dello Spasimo 0999J
Palermo, chiesa di S. Maria dello Spasimo (1999)
grande rete telematica, è questo stesso mondo a farci vivere
ormai senza un briciolo di emozione, e non serve viaggiare su
Internet per diventare come degli insetti, simili agli insetti,
sempre p iù p iccoli e in procinto di essere schiacciati dal
presunto progresso . Sembra proprio di ritornare al 1 982 e
riascoltare, anche se in chiave musicale decisamente diversa, la
vecchia Clamori: il mondo è piccolo il mondo è grande . . .
Infestati di ragnatele pieni di minuscoli computers . . . mosche
giganti sputano dati ... Eccola già presente, la World Wide Web ,
..
i l piccolo grande mondo telematica, g l i insetti che schiacciano
gli uomini, a loro ormai simili . Già , piccoli grandi clamori nel
mondo moribondo, e lunga sarà la fine se non proviamo a
scappare via dalla paranoia, risvegliare la "kundalini" , l'energia
vitale , tornare subito ad essere davvero umani, perché per chi
rimane catturato nella rete intricata di false verità, il tentativo di
ritorno al mondo reale può davvero finire male, rischia di
rimanere insetto allucinato e ormai disperso nel grande oceano
dei neo-primitivi.
Ed ecco cosa accade a chi rimane naufrago virtuale: anche i
sentimenti sono ormai elettronic i , scompare addirittura il
desiderio di amare e si verifica quello che nel 1 98 5 il brano
Personal Computer definiva sesso meccanico: un sesso senza
sentimenti . E sì, in Auto da fè veniamo fulminati da una
espressione davvero forte, volutamente provocatoria, rispetto
all'amore universale de
La cura,
perché mentre è sceso il buio
nelle nostre coscienze, si può fare tardi, troppo tardi per
tornare indietro .
98
-
Nuove Effemeridi
n.
47 1999/III
E prima di addormentarci all ' ombra del
destino rischiamo di fare un
Auto da fè
dei nostri innamora­
menti, presentarci al tribunale di una nuova inquisizione.
Auto da fè è
una espressione spagnola che sta ad indicare il
giudizio che l 'Inquisizione del XVI e XVII secolo realizzava
contro gli eretici e che finiva con la morte sul fuoco di molti
infelici. Ecco dunque l'esame di coscienza distorto che ci può
portare addirittura a condannare i sentimenti, camminare da
soli nei sentieri ombrosi del tempo e desiderare il modo
dell'indifferenza,
preferirla
ad un amore sofferto, ma pur
sempre all'amore . È un messaggio epocale quello che si cela
dietro questo brano : se anche l'ultima speranza dell'umanità
viene messa sotto processo , condannata , bruciata, allora è
davvero la fine.
In contrasto con il carattere forte e provocatorio dei primi
due brani compare una Casta Diva come Maria Callas, la sua
voce struggente a rassicurare e riscaldare il cuore, la sua storia
e i suoi viaggi a dimostrare come la passione e l'amore per una
persona, per una disciplina, possono permettere anche ad una
ragazzina assai robusta di sconfiggere il tempo, rimanere per
sempre tra noi, nonostante invidie, gelosie e devozioni. Un
primo esempio, questo, della maniera di ricercare quel percor­
so che può condurci alla salve�za.
Certamente, invece, l'attuale modo di fare politica conduce
da tutt'altre parti, è semplicemente un ballo mascherato del
potere, una farsa dove sempre le stesse persone balzano da
una parte all'altra seguendo solo le regole dell'opportunismo. E
invece la legge universale insegna: esiste il cerchio che simbo-
Lefotografie alle pagg. 99, 100, 101, 1 02, 1 03 sono
di Giovanni Canitano
Iquadri riprodotti allepagg. 1 04. 105, 1 06, 1 07sono
di Siiphan Barzani (Franco BattiatoJ
Easy Life
Battiato è nato a Riposto, il 23 marzo 1 945 alle
ore 1 4 . È un esplosivo Ariete con un ascendente
in Leone, che sottolinea la sua energia creativa,
resa ancora più carismatica dalla congiunzione
Luna-Plutone in 1 2/ campo della mappa natale.
La sua persona ha dimensioni della sensibilità e
dell'inconscio insondabili. Il segreto è nella sua
vita una dimensione essenziale, contraddittorio
con la sua essenza Ariete-Leone che è fatta di
pura energia e semplicità. Il sole in 9/ campo lo
rende irresistibilmente attratto dal Lontano,
geografico o mentale che sia. . . È questo che fa di
Battiato u n uomo di profonda e raffinata
cultura ... anche perché il vero scopo della sua
vita, la sola cosa a cui lui tiene più di ogni altra,
è "Conoscere", ampliare giorno per giorno i suoi
orizzonti mentali (, .. le pareti del cervello . . . ). In
questo scorcio di ' 99 al contrario della sua
abituale riservatezza, potremmo assistere ad una
piacevole ed amabile sovraesposizione di sé . . . un
ritrovare quei valori Ariete, così elementari, e
così semplicistici, che il nostro ha giustamente
rinnegato quando spiccò il volo della ragione . . �
Adesso è il momento di consumarli . . . esuberan­
za, superficialità, facile sessualità, il nostro amato
ha diritto adesso ad un momento di easy life
giocando con il proprio ego, e con una strana
voglia di semplificare le connessioni sofisticate
della sua mente . . . Questo non è tutto . . . e Velvet)
100
-
Nuove Effemeridi
n.
47 199911II
lizza T'ai Chi; esso è informe e al di sopra di ogni dualità, e in
questo sussiste l'unica, suprema lotta degli opposti, luce e
buio, positivo e negativo, amore e odio, altro che destra e
sinistra della politica attuale. E gli antichi popoli australiani e
africani ci mostrano un altro modo per ritrovarci assieme e bere
alla sorgente della vita: essi attingono alla legge dell'universo
ponendosi in terra e manifestando riti straordinari di socialità e
fertilità .
Ed ecco arrivare un altro suggerimento, a noi povere prede
di questo mondo moribondo, -muta la furia in ebbrezza in
tenerezza» è una frase bellissima, che lascia intravedere un altro
spiraglio di salvezza: se in questo rumore tecnologico cerchia­
mo di restare immobili e non parlare, allora anche il lento
respiro all'unisono rallenta il cuore ed in questo supremo
silenzio è possibile raggiungere l'estasi. Il segreto, anche qui, è
uno solo: ricercare amore, la preda ambita, sotto qualsiasi
forma esso si manifesti, in qualunque epoca storica sia compar­
so e maturato nei cuori dei piccoli uomini di questo pianeta.
Perché dal pezzo Il mantello e la spiga si comincia a respira­
re aria di passato, vite trascorse, canti di veggenti e bighe nei
circhi, come testimonianze di qualcosa che ancora ci appartie­
ne, perché basta lasciare un'orma attraverso cui noi stessi ci
seguiamo nel tempo e ci riconosciamo, riconosciamo i tanti
incendi e le bugie di suoni che oggi possono e devono aprirci
il cuore all'illuminazione più importante e vitale, quella al cui
confronto il fuoco che bruciò Roma è solo sprazzo. È stato
molto bello vivere come un gentile mantello che coprì le spalle
di qualcuno, oppure oziare come una spiga, ma quelle espe­
rienze passate ora ritornano come piccoli fuochi ormai spenti,
è giunto il momento di lasciare tutto e seguire il percorso più
importante, senza domandare dove porta la strada . Camminare
soltanto, coscienti di essere piccole tessere di un mosaico
grande come l'umanità intera, e come piccole tessere sicuri di
far parte integrante di un tutto che racchiude passato, presente
e futuro. E siamo anche noi partecipi di quello che fu , della
lunga evoluzione che ha portato l'uomo alle soglie del terzo
millennio: siamo i figli della follia, dell'impero delle parole,
della distinzione tra bene e male, della ripida discesa dal cielo
alla terra, disperata, verso l'incarcerazione. Questa frase ricorda
gli angeli caduti sulla terra del brano Le sacre sinfonie del
tempo, l'idea di dover scontare il peccato originale nei secoli
dei secoli, nella caduta sulla terra.
E per salvarci da questa condanna dobbiamo essere partecipi
anche di quello che sarà, cambiare direzione alla freccia del
nostro d e s t i n o , guidare attivamente u n ' a ltra emozionale
impresa della specie, perché forse quel che deve a ncora
avvenire è già avvenuto nelle tante Apocalissi che ci hanno
preceduto. Ed è proprio vero, la gioia e il dolore dell'esistere
sono legati anche al sorgere della città di Dio, quel simbolo che
ci fa forti e sicuri oppure pazzi e disperati, a seconda dell'uso
che ne fanno i «Gesuiti euclidei vestiti come dei bonzi- e noi
cosiddetti "cristiani" , nella loro maniera distorta di interpretare
la dottrina e nel nostro modo assurdo di concepire la fede .
Vivere vite parallele significa anche questo: saper ritrovare il
percorso giusto, ritornare dalla terra al cielo, farsi strada tra
cento miliardi di stelle, toccare l'infinito con le mani ed essere
sicuri di vivere per l ' eternità . Perché , e questa credo sia
l ' affermazione più rassicurante di
Gom malacca, anche se
giriamo sospesi nel vuoto, intorno all'invisibile , ci sarà pure un
motore immobile, quella forza suprema che ci fa vivere vite
parallele , ciascuna con un centro, una speranza, la tenerezza di
qualcuno. E per la seconda volta nell'intero lavoro compare
questa tenerezza , un "sentimiento nuevo" , finalmente umano, a
testimonianza dell'importanza di ricercare in questo Silenzio del
rumore qualcosa che davvero riesca a dare un senso a tutto ciò
che ci circonda .
Il disco si conclude con un'altra canzone dedicata ad un
personaggio leggendario del nostro s e co l o : il c a p it a n o
Shakleton c h e c o n il s u o viaggio traccia nuovamente i l percorso
che tutti noi dovremmo seguire. Durante la grande guerra egli
dovette l a s c iare la s u a nave imprigio n a t a tra i ghiacci
dell'Antartide, andare con un ""p iccolo battello a cercare rinforzi
e ritornare a salvare i 22 superstiti. E cosa aspettiamo? I viaggi
dell'audace capitano Shakleton, come il ritorno nella terra degli
dei di Maria Callas sono in fondo la metafora della nostra
esistenza, siamo tutti chiamati a diventare capitani coraggiosi,
B reve teoria della possibilità melodica
Quanto stupisce dei melodici incantamenti
tessuti da Battiato è la loro assoluta imprevedibili­
tà. Solo in ciò che si apre alla "possibilità" ha
luogo l ' impreve dibile . L ' errore tradizionale
compiuto sia da chi genera melodie - il composi­
tore - che da chi le melodie le assimila l'ascoltatore -, risiede nel considerare la musica
"mera presenza" , nell'imbavagliare l'atto creativo
melodico tramite il "sistema anestetico dei generi"
(in base al quale la musica è prodotto di
consumo definito, rivolto alle diverse nicchie
d' ascolto) . Un autentico talento creativo ha,
invece, da interpretare la musica "in quanto
possibile" , nella sua assoluta ingenuità, nella sua
capacità di cogliere, unica tra le arti, l'infinito
all'interno del limite. Battiato è uno dei pochi
musicisti al mondo ad assecondare la possibilità
della musica, senza cadere nella trappola dei
generi, e a coltivare della musica l'incantesimo;
ciascuna sua opera discografica è una sorta di
alchimia estetica, che accarezza i sensi con il
velluto degli arrangiamenti e spiazza le mere
istanze razionali - che producono i generi mediante !'imprevedibile del suo essere possibile.
È particolarmente abile ad attuare la suprema
sintesi delle categorie estetiche di sogno ed
ebbrezza, e in quest'arte maestri indiscussi erano
i greci. Pertanto lo si può persino considerare
autore genuinamente "tragico" . (Francesco Prisco)
Hoen disse: «Il Buddha passato e quello futuro
sono entrambi suoi servi. Chi è costui?-.
Commento di Mumon: Se ,- Jpite chiaramente chi
è, è come se incontraste vostro padre in una strada
. affollata. Non occorre che domandiate a qualcuno
se lo avete riconosciuto veramente.
Non combattere con l'arco e lafreccia di un altro.
Non cavalcare il cavallo di un altro.
Non discuteregli errori di un altro.
Non interferire nel lavoro di un altro. (Mumon)
Quando nelle fiabe la gente si ridesta da un sonno
profondo e incantato, si trova in questa situazione:
si domanda se tutto ciò che ha veduto nei sogni
frammentati non sia alla fin fine reale, mentre il
nuovo mondo, così limPido all 'apparenza, è
un 'illusione. Quando mi inoltrai sul cammino, dopo
il compimento dell'infanzia, avevo precisamente
questo senso di dislocazione.
Saràforse un errore considerare lafanciullezza
come una forma di sopore, un periodo di riposo per
la vita spirituale, ma per far maturare ciò che
nell'infanzia fu seminato, sembra che occorra una
forma di sonno, una disattenzione aipiatti stereotipi
dai quali siamo circondati. (lGta Morio)
Si trova qui, molto raramente nelle zone Più
basse, più sovente man mano che si sale, una pietra
limPida e di una estrema durezza, sferica e di
grossezza variabile - un vero cristallo, ma, caso
straordinario e sconosciuto nel resto delpianeta, un
cristallo curvo! È chiamato, nella lingua di Porto­
delle-Scimmie, peradam . (René Daumal)
1. Un robot non può arrecare danno a un essere
umano né può permettere che, a causa del proprio
mancato intervento, un essere umano riceva danno.
2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti da
esseri umani, purché tali ordini non contravvenga::
no alla Prima Legge.
3. Un robot deve proteggere la propria esistenza,
purché questa autodifesa non contrasti con la Prima
e la Seconda Legge.
(Leggi della robotica di Asimov, cyborgcitazione)
102
-
Nuove Effemeridi
n.
47 1999/III
perché una catastrofe psicocosmica ci sta sbattendo contro le
mura del tempo, un tempo sempre più assurdo: dobbiamo
provare a ri-percorrere la nostra vita, attingere a quelle ultime
risorse che ancora possiamo condividere e ritornare a salvare
ciò che rimane di importante e che è degno di essere portato
con noi.
E così la fine ricorda un poco l'inizio: anche il capitano
Shakleton e 'i suoi marinai , come noi piccoli uomini, era
rimasto imprigionato, loro naufraghi nei ghiacci, noi nel nostro
mondo moribondo. Spetta ora ai nuovi Shakleton del terzo
millennio scendere dalla nave di questa vita, provare a costruir­
ne un'altra e affrontare assieme il lungo viaggio . . . Sì, sembra
proprio di vedere il film di Fellini E la nave va, con questa
enorme imbarcazione alla deriva nel difficile viaggio attraverso
il tempo. Ma tutto questo in fondo è Gomma-Lacca: Morbido­
Duro, eterna lotta tra Bene e Male, Amore e Odio, Pace e
Guerra, ricerca di un equilibrio, di un centro di gravità perma­
nente.
Ecco perché ci troviamo dinanzi ad un album forte , difficile
ma affascinante: dietro una musica che scuote ci sono messaggi
che , se possibile, fanno ancora di più: nell'intero lavoro si
ascolta la presenza dell'autunno , il mese in cui le foglie
cambiano colore , questo strano autunno che precede un
inverno davvero tremendo, la stagione che può coprirci tutti
per sempre come con la vernice indelebile di gommalacca, o
segnare il definitivo passaggio ad una nuova, rassicurante
primavera. Pensiamoci, oggi più che mai dipende solo ed
esclusivamente da noi, dalla nostra capacità di trovare ciò che
ancora resta di umanità e sentimento, guardare al mondo con
occhi finalmente diversi. (NoMeS)
Le strane vie che portano all'essenza
Piccola e non conclusa storia di un "Cercatore di verità ".
Nella giovinezza del "Cercatore di verità" c'erano già stati
mille libri letti e mille cattivi maestri frequentati. Cantanti e
professori, preti di campagna e vagabondi di mare, guaritori di
paese e cantastorie di passaggio. Un maestro di pensiero ogni
sei mesi, in media.
Questi, e tanti altri, li troviamo ad insegnare le rispettive
dottrine sugli innumerevoli incroci di cui è disseminata la Via .
Si impara quello che si può, poi si passa avanti. Fino a che (per
caso? per fortuna? o per successive evoluzioni?) imbocchiamo il
sentiero che sembra portare dalla parte giusta. Continueremo
sempre ad imbatterci ·in altri crocevia, ma intanto diventiamo
man mano più dotati di senso dell'orientamento.
Torniamo alle vicende del nostro "Cercatore". Può accadere
che ad un certo punto uno si illuda di esser approdato ad un
punto d'arrivo. Difatti, ci fu un momento in cui anche il nostro
giovane viandante credette di aver capito tutto. Sul versante
estroverso del vivere (politica, società, costumi, ecc.) trovava
delle risposte soddisfacenti nell'inquieto sproloquiare di Nanni
Moretti. Per la vita interiore si pasceva degli intricati teoremi di
un Cari Gustav Jung. La psicanalisi, quante certezze! Tutto
pareva logico, tutto aveva una ragione, ogni - moto dell'animo
pareva riconducibile a meccanismi collaudati. Le paurose
secche degh oceani del silenzio non potevanò' tentarlo.
Eppure, non si sa come e perché, il nostro ricercatore
dell'anima, tra l'altro in odore di comunismo, un bel giorno udite! udite! - si arruola e diventa un bel tenentino, come si
diceva una volta. Ingegnere (altro colmo, a ben guardare) lo
era già e quindi tutti i progetti di ricerca sembrarono scolorare
in contraddittorie scelte di vita. Un vero peccato, perché
qualche risultato cominciava ad intuirsi, già cominciava a
maneggiare qualche strumento utile a ficcare il naso tra le
pieghe del mondo. Sì, si potevano avere perplessità sulle manie
morettiane che lo avevano contagiato (ma vedremo delle strane
coincidenze anche in questa storia); oppure si poteva obiettare
sul perché Jung e non Freud o Adler. Ma adesso, tutto pareva
banalmente, sorprendentemente ingrigioverdire . Insomma,
possibile che nelle sue peregrinazioni fosse stato così sfortuna­
to, o maldestro, da imboccare una serie di vicoli ciechi?
No. È a questo punto che (il caso di cui sopra?) compare
sulla scena un altro tenentino, un altro ingegnere. Si chiama
Josè. Nasce una bella amicizia ma ci si aspetterebbe un ulterio­
re allontanamento da un qualsiasi centro di gravità permanen­
te. Invece un bel mattino, sul loro pullman grigioverde, andan­
do alle grandi manovre, Josè canticchia: ..Questo sentimento
popolare nasce da meccaniche divine".
.Ma è la canzone di Nanni Moretti in Palombella rossa. Lo
adoro, guardo quel film almeno una volta la settimana! Me la
canti di nuovo?..
..Ma che Palom bella rossa! È Battiato! ..
..Ah, cerco un centro di gravità permanente, cuccurucucu . . .
..Ho capito: ascoltatore medio-basso. Infilati un po' queste
cuffie."
..Che roba è? Unprotected. Mmm, non mi sembra affatto
male ...
Passano i mesi e la natur� riprende il suo corso naturale. I
nostri due ufficialotti pacifisti ridiventano placidi ingegneri,
Josè a Milano, l'altro, il cercatore, a Lecce. Forse non si rive­
dranno più, ma i semi dell'amicizia quando attecchiscono
danno piante molto longeve, che si accontentano di poche
annaffiature, anche a distanza di anni. E di strani concimi.
»
Nuove emozioni
Non potrei dire chi è Franco Battiato ma
voglio parlare della mia percezione di lui e della
sua musica. Partendo dal presupposto che
Battiato in quanto percezione è un'illusione, ma
questo vale per tutti, quello che sento della sua
musica è l'incostanza in equilibrio. La sua musica
è un vortice emotivo di cui il centro, e quindi
l'equilibrio, si crea spontaneamente ma non gli
appartiene; come un dito che disegnando un
cerchio ripetuto nell'acqua genera un mulinello
che al suo centro ritroverà l'equilibrio. La vita
per sua natura dinamica non è equilibrio ma esso
esiste ed è intrinseco nella natura stessa. Ed è
per reazione naturale che dico a Franco di
continuare a muovere il dito e creare nuove
emozioni. (Michele Negri)
Estetica musicale
La musica di Franco Battiato marca una tappa
della mia vita in Italia. La crisi di tutta una
generazione, toccata dalla voglia di mettere in
causa i valori e le culture diverse .
L'Oriente e l'Occidente si toccano, così come
il classico e il popolare. Gli strumenti e le parole
rivelano tutta una nuova forma di dire in musica
l'incontro universale tra gli uomini.
Con Battiato in Italia e Ran Kiao in Portogallo
ci rendiamo conto che l'estetica musicale è
cambiata e che i modelli non sono i stessi di una
volta. (Fernanda Angius)
Una fusione mistica e atemporale di poesia, di
fùosofia e di sensualità. (Antonella Verde)
Il b allo del p otere
Il brano di cui ci occupiamo, è stato scritto,
per quanto riguarda il testo, insieme al "Grande
Vecchio" Manlio Sgalambro. Bisogna dire che il
sodalizio tra i due è diventato, nel tempo, quasi
un sottile connubio di idee e di intenti, infatti lo
stile, le provocazioni, l'uso delle parole, delle
lingue straniere, la biologica sensualità del brano
sono tra le più tipiche estroversioni di Franco. 11
ballo del potere appartiene a quel filone dei pezzi
di Battiato che sono estremamente godibili a
livello di ritmo e musicalità. Brani che letteral­
mente innestano ricordi ancestrali di antiche
danze tribali sensualissime: e allora come in un
vortice il corpo e la psiche insieme godono di
una ritmica perduta nei tempi e miracolosamente
re cupe rata dall'estro "sensuale e mistico" del
nostro Franco.
In un tunnel di suoni antichissimi e attualissi­
mi insieme, s'innesta la bella voce femminile di
Ginevra a destare memorie carnali, la dissertazio­
ne , resa "seducentemente diabolica" almeno per
q u a nto riguard a il personaggio del v i d e o ,
s u l l ' e terno T ' a i C h i , p e n n e l l a i l s u o n o di
misticismo commercializzato e profondo insieme,
i movimenti descrittivi del ballo sono ritualistici,
come gli antichi insegnamenti esoterici di Don
Juan al discepolo Carlos Castaneda: è la "Tense­
grità": i movimenti del potere dell'antica magia
degli sciamani messicani, movimenti per
espandere e contenere l'energia . . . i riferimenti
alle culture tribali con i loro riti di socialità e di
fertilità affermano da soli il legame profondo
forse anche inconscio di Franco con i rituali
e te rn i gratifi c a nt i e sempl i c i d e l l a vita di
sempre . . . "e quanto lunga e tortuosa la strada, e
quante volte abbiamo tentato . . . " (suggestiva
citazione lennoniana . . . ) e tutto ed ogni input
cade nella mischia della s up rema ironia di ­
Franco, che comunque noi per primi prendiamo
solennemente sul serio . . . Basti pensare come
viene "vissuto" da noi estimatori un brano come
11 ballo del potere: saltano le sedie, la testa, il
sangue, l'umore. ( Velvet)
104
-
Nuove Effemeridi n.
47 1999/1II
Forse per nostalgia, per ricordare i bei giorni andati, o forse
anche per la vecchia passione nannimorettiana, l 'ormai sbiadito
cercatore un giorno decide di comprare Unprotected. Lo fa per
ricordarsi di un amico; lo fa per capire meglio un autore di
cinema. In realtà trova finalmente i percorsi giusti.
Scopre una di quelle rare persone che sanno, che conoscono
le leggi del mondo. Incontra un essere che cerca di dissimularsi
sotto le spoglie di Franco Battiato , cantante di musica leggera,
ma si tratta in realtà di un Sapiente, di uno che vive da millen­
ni. Forse viene dritto dalla civiltà più alta dei Sumeri.
C ' è da lavorare, ma l'avventura della conoscenza lo affasci­
na, lo inviluppa, lo assorbe come mai in precedenza. Niente da
spartire con i cincischia menti di gioventù. Dopo Unprotected lo
studio (ormai è tale) si allarga all'intera produzione dell"'Uomo
dell'isola dei giardini" . Ma non bastano le canzoni, si ascoltano
le opere, i primordiali esperimenti di musica contemporanea,
tutto. Non ci si accontenta più della Voce del padrone, bisogna
trovare e conoscere Fetus.
In ogni brano, uno spunto, un rimando.
È
una spirale che si
allarga a dismisura. Gurdjieff e la quarta via, Ouspensky e la
meditazione, i sufi e il grande Rumi, Yogananda e Aurobindo,
un insegnamento di prima delle sabbie che pochi sanno ed un
crescente ardore per l'Inviolato.
Il cercatore si accorge che opere come Le sacre sinfonie del
tempo sono pagine di esaltante teologia; L 'ombra della luce
avvicina tanto a Dio da lasciare senza fiato; La stagione
dell 'amore incoraggia a credere ancora e sempre nell'altro da
sé. Vennero anche i giorni dello smarrimento. Sgalambro, cosa
vorrà costui? Come possono andare d'accordo un ombrello e
una macchina da cucire? Ma
non
tutto può essere facil e .
L'Est, l'Ovest ed il Mediterraneo
Perseveriamo, dunque.
E infatti arrivano gli stupori de La cura, e poi Shock in my
town, Shakleton, quasi un'opera lirica, la commovente Casta
Diva, l'altissima Quello che fu. L'esperienza del concerto fa
riscoprire Fornicazione. Era solo una difficoltà di crescita, ora
egli è in grado di capire che anche L 'ombrello e la macchina da
cucire è un punto mai toccato di sapienza poetica e musicale.
E come non spostarsi in zone rarefatte della mente con Moto
browniano?
Sì, Franco Battiato è uno dei padroni della musica, possiede i
segreti più insondati di quest'arte. È, non si abbia pudore a
dirlo, tra i grandi musicisti di questo secolo.
Oggi il cercatore ha capito che le scoperte non possono
finire mai: è suo dovere , in quanto appartenente alla specie,
portare sempre più all'esterno della spirale della conoscenza la
sua mente, punto in movimento sulla curva che s'allarga senza
fine .
Non domanderò dove porta la strada, la seguirò soltanto.
Franco, continua solo a indicarci delle direzioni. ( Giuseppe
Piccinno)
Storia di una vocazione
Uno diventa prete quando si accorge che Gesù Cristo nella
propria vita è una presenza così reale e straordinaria che non
può fare a meno di voler dediCare a Lui tutta la vita per annun­
ciare a tutti che Egli è il Signore, il Salvatore. Ma i segni con i
quali uno pian piano capisce che questa è la strada sulla quale
Dio lo chiama sono molteplici e i più diversi tra loro, e si
manifestano in modi spesso imprevedibili. Ebbene, forse non ci
Forse gran parte dello sforzo intellettuale
precipitato · in · tanti anni di carriera musicale da
Franco Battiato può riassumersi in ciò che segue:
riaprire un varco per la nostra memoria attraverso
cui si possa immaginare come il Mediterraneo,
nel cui mezzo si trova proprio la Sicilia, sia la
chiave per comprendere luci ed ombre dei vitali
legami fra l'Est e l'Ovest, specialmente in un
tempo in cui il solo concepire dell' esistenza di tali
legami suscita indifferenza se non addirittura
inaudita repulsione. Un grazie a Franco Battiato
dunque per questa sua meritoria "opera intellet­
tuale". (Francesco Maiolo)
Dervishi rotanti
-Lascia tutto e seguiti!- ripete Battiato ne Il
mantello e la spiga. Quasi a sottolineare ancora
una volta il famoso motto dell'oracolo delfico
(poi ripreso da Socrate): "Conosci te stesso". C'è
sempre stato nel percorso musicale di Battiato un
approfondito lavoro di conoscenza interiore . Non
si è mai trattato di una conoscenza statica, fine a
se stessa, ma piuttosto di un lungo processo di
evoluzione, manifestato attraverso una delle arti
più pure e primordiali: la musica. E su una tela
musicale, prendono forma anche i disegni delle
danze mistiche dei Dervishi rotanti, che hanno
sempre affascinato Battiato . Un movimento
circolare (-codici di geometria esistenziale-) ed
ossessivo su se stessi, attorno al proprio asse
spirituale, ma anche corporeo (-come i Dervishes
tourners che girano sulle spine dorsali.). Una
danza che sembra riportare l' attenzione sul
p ro fo n d o valore d e l l ' intros p e z i o n e , q u a l e
componente indispensabile di u n a crescita
interiore.
L'eterno "girare" su se stessi per raggiungere la
verità assoluta. ( Valentina Giampien)
crederete, ma l'ascolto della musica di Battiato, seppur in modo
marginale e certamente non determinante (ci mancherebbe!!!),
ha in qualche modo favorito a preparare e disporre il terreno
sul quale il Signore ha gettato i semi della mia vocazione.
Per cui voglio qui raccontare non la storia e le ragioni della
mia vocazione (bastino le parole che ho scritto all'inizio), né
tantomeno descrivere le tappe, le difficoltà e le gioie di questo
cammino , ma semplicemente parlare a ruota libera delle
suggestioni che l'accostamento della musica di Battiato ha
suscitato e continua a suscitare in me.
Correva il 1 982. Facevo la quarta ginnasio al Parini di
Milano. Era un anno intero che andavo ascoltando La voce del
padrone, a scuola, a casa, al mare e in montagna. Anche i miei
genitori conoscevano a memoria le canzoni. Abituato fin da
piccolo all'ascolto di Beethoven e di altri classici, studiavo con
passione il pianoforte e intanto canticchiavo: ·A Beethoven e
Sinatra preferisco l'insalata-o Il Signore stava intanto gettando in
me quei semi della vocazione sacerdotale che sarebbe maturata
in seguito, ma l'ascolto di parole quali ·cerco un centro di
gravità permanente» e ..le luci fanno ricordare le meccaniche
celesti.. contribuirono anche loro ad alimentare il mio desiderio
di volare come "gli uccelli" verso l'Assoluto. Ma era anche l'età
delle passioni e degli innamoramenti ( Sentimiento nuevo),
nonché della spensieratezza ( CUCCUTUCUCU). E poi il primo
concerto, quello del tour de L � rca di Noè presso l'ormai
defunto Palasport di Milano, e l'acquisto entusiasta di tutti i
dischi precedenti, da Fetus in poi. Ricordo che in quel tempo,
con un compagno di scuola, appassionato di quella musica
contemporanea del '900 che ·butta giù», incidevamo con il
registratore delle improvvisazioni fatte di suoni e rumori che
ricordavano vagamente Café-table-m usik. Intanto, come un
"fetus" in crescita, ..mi trascinavo adagio . . . verso il mio destino»
e andavo chiedendomi: ..io a quale corpo appartengo?», mentre
continuava a risuonare in me la domanda: «Ti sei mai chiesto
quale funzione hai?·.
Purtroppo il piattume di ideali degli studenti degli anni '80
non sembrava volere ·nuovi valori-, né tantomeno desiderare
«aria di rivoluzione.. o il ritorno dell'·era del Cinghiale Bianco»,
e io andavo ripetendomi: ·Lontano da queste tenebre matura
l'avvenire . Il cielo è senza nuvole, Padre fammi partire», «Agnus
Dei qui tollis peccata mundi miserere nobis», «e non è colpa
mia se le pedane sono piene di scemi che si muovono»,
"aquile" che anziché volare camminano monche. Davvero
l'«uomo è l'animale più domestico e più stupido che c'è.. , che
non capisce che ..il giorno della fine- non gli servirà l'inglese.
Nel 1983 il mio desiderio di compiere l"'esodo" per uscire
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Nuove Effemeridi n. 47 1999/III
dai «clamori nel mondo moribondo» aumentava e con grande
piacere ascoltavo e suonavo al pianoforte le canzoni del nuovo
disco di quell'anno e mi dicevo: se gli «orizzonti perduti non
ritornano mai», in questo «tramonto occidentale- di -zone
depresse» dove anche «la musica è stanca", davvero ·ci vuole
un'altra vita».
D alle parole ai fatti . Due anni dopo ( 1 985) entrai in
Seminario, proprio quando Battiato cantava (me lo ricordo
bene al concerto al Teatro Orfeo di Milano): "mi preparavo al
lungo viaggio» . È pur vero che in me alla tensione verso gli
"spazi interstella ri» si univano anche le umane tensioni
dell'animale ceche mi porto dentro», ma ormai il treno (anche se
non di Tozeur) era partito, come avanguardia -di un altro
sistema solare».
Nel 1986 la maturità e nel 1987 il primo anno di teologia,
mentre Battiato si divertiva ad incidere dischi in inglese ed in
spagnolo e ad eseguire la sua prima opera, Genesi, al Regio di
Parma, dove evidentemente non potevo andare. Ma il caso (?)
volle che una tappa del tour 1988 (all'uscita di Fisiognomica)
fosse il cortile del Seminario di Milano! Quella sera fu memora­
bile: non è difficile pensare il trasporto con il quale ascoltavo
commosso canzoni come Nomadi o E ti vengo a cercare. In
Seminario riuscii pian piano a far conoscere ed amare la musica
di Battiato a molti miei compagni i quali scoprirono con
stupore che non era solo il sacerdote che avevamo come
nostro Padre spirituale a parlarCi di Isacco di Ninive. Comperai
in quegli anni anche il Te Deum e Il carmelo di Echt di Juri
Camisasca, e nei corridoi del Seminario ogni tanto si ascoltava­
no le melodie delle sue canzoni, oltre a quelle di Battiato,
Alic e , Milva , Giuni Russo, oltre ai dischi di Giusto Pio.
Faccio a mmenda
Addirittura usai le musiche per il film TV
Un tempo non mi piaceva Battiato. Anzi, forse
peggio: non me ne importava nulla. Ecco, ora
sono pronta a chieder perdono. L'ho conosciuto
un po' meglio, per quanto io ancora ne sappia
a s s a i p o c o , e mi s o n o a b b o n d a n t e m e n t e
ricreduta. D a l momento che chi leggerà questo
messaggio di certo l'ama quanto me (o perlome­
no questo è quel che mi auguro, perché Franco
Battiato merita di essere amato), non starò a
descrivere le immagini che la sua musica crea in
me e le sensazioni che mi provoca.
Però devo dire che, ora che lo conosco, so
che ha una voce paragonabile a quella dei bardi
delle leggende.
È tutto. (Maria Giovanna Modoni)
Benvenuto Cellini
e
altre ancora del Battiato anni '70 per una rappresentazione
teatrale in Seminario. Ma fu l'uscita di Come un (W,mmello in
una grondaia, nel 199 1 , e di Gilgamesch l'anno successivo, a
far esplodere in Seminario la Battiato-mania: del resto come si
poteva restare insensibili alle note di canzoni del calibro de
L 'ombra della luce o
all' Exultet finale di quell'opera?
Il mio primo anno da prete (1 993) fu accompagnato dalle
canzoni di Caffè de la Paix, quali Haiku, Lode all'inviolato, Sui
giardini della preesistenza, e l'anno successivo da due splendi­
di concerti "per sola orchestra" (raccolti poi in Unprotected) alla
Villa Reale di Monza e al Teatro Lirico di Milano: momenti di
grande respiro spirituale , come la sera della rappresentazione
della Messa A rcaica nella chiesa di S. Eustorgio a Milano.
Davvero le musiche di Battiato hanno camminato parallela­
mente al mio percorso spirituale dal 1981 al 1994, pur conoscen­
Oasi nel deserto
do abbastanza bene il "Battiato-pensiero" così come emerge
"Per colui che cerca il cammino verso se
stesso le canzoni di Franco Battiato procurano
serenità al cuore, come delle piccole oasi nel
deserto della propria esistenza ."
Aragonia (Javier Garcia Fl6rez)
diversità tra la visione cristiana e la sua visione della realtà, ma
la profondità del suo pensiero e la continua sua tensione e
ricerca della verità e di un "motore immobile" mi hanno sempre
affascinato, provocando in me profonda ammirazione, e conti­
dalle interviste e dai vari libri scritti su di lui. Molte sono le
nuano a farlo anche adesso, anche se le sue canzoni di questi
ultimi cinque anni mi hanno suggestionato in un modo diverso.
Se la mia ammirazione per il Battiato musicista di questi
ultimi tempi non ha fatto che aumentare, perché i suoi ultimi tre
dischi hanno sonorità e melodie decisamente superlative (come
superlativi a livello di emozioni, di cura del suono, della voce e
degli effetti scenici sono stati i suoi concerti degli ultimi tour),�
occorre dire che la maggior parte dei testi nati dalla collabora­
zione con Manlio Sgalambro mi hanno fatto molto rimpiangere
il Battiato "paroliere", nel senso che a livello di contenuti non
ho avvertito più quell'affinità spirituale che c'era
prima, ad
esclusione di canzoni come
Breve invito a rinviare il suicidio,
L 'esistenza di Dio, Di passaggio, Strani giorni, La cura, Serial
killer, Shock in my town, Stage door, Shakleton. Va detto che
Bibliografia
Sgalambro ha un modo di scrivere molto "battiatesco " , ricercato
Evoluzione, evoluzione, evoluzione,
Bonanno, Aci­
reale 1998.
Franco Battiato. Tecnica mista su tappeto .
Conver­
sazioni autobiografiche con Franco Pulcini,
EDT, Torino 1992.
Di Mauro E. - Masotti R., Fenomenologia di Battia­
to, a cura di C. Chianura, Auditorium, Milano
1997.
Guerrera G., Franco Battiato, un sufi e la sua musica,
Shakespeare and Company Florentia, Firenze
1994.
Macale M., Franco Battiato. Centro di gravità perma­
nente. Storia di una ricerca della verità, Bastogi,
Foggia 1994.
e raffinato, ma anche eccessivamente ermetico. Eppure la
sublime fusione delle parole e della musica di tutte le canzoni di
questi ultimi tre dischi ha fatto sì che pur non condividendo
sempre i contenuti, continuo a riascoltarle con sempre maggior
piacere ed emozione. Anche se non condivido nulla, ad esem­
pio, della dottrina della "reincarnazione" , trovo assolutamente
ipnotizzanti canzoni come Quello che fu, Vite parallele o Il
mantello e la spiga (a parte il fatto che i riferimenti alla reincar­
nazione o a tematiche esoteriche erano presenti anche in album
precedenti, ma in modo più sottile e meno esplicito). In un
mondo dove siamo «sommersi soprattutto da immondizie
musicali», quando le mie orecchie vogliono ascoltare qualcosa di
buono sono le sue canzoni ad accompagnarmi, perché riescono
continuamente a trasportarmi su «mondi lontanissimi». È vero
che come cristiano e come prete non potrò condividere mai,
che ne so, la pratica del «sesso senza sentimenti», ma quando
sento Battiato commentare queste parole con la sua solita
autoironia dicendo "sono solo canzoni" , non posso fare altro
che ringraziarlo per avere scritto canzoni e musiche così belle.
Così belle perché sempre così cariche di mistero, ambigue
(in senso positivo) nel loro molteplici significati e nelle possibi­
li interpretazioni, serene,
musicalmente sempre diverse una
dall'altra pur mantenendo un'inconfondibile comune denomi­
natore stilistico, "sospese" (quasi non finite) e quindi destinate
all'Infinito. Quando la musica aiuta ad "andare oltre " , a diffe­
Poi nel 2000 la convenzione...
(Franco BattiatoJ
108
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Nuove Effemeridi
n.
47 1999/III
renza di quella di «tanti cantanti , musicisti arrabbiati che
farebbero meglio a smettere di fumare», allora è vera Arte.
Perciò mi auguro che il nostro Battiato continui a rinviare il suo
suicidio! (Don Marco Rapelli)