Ferrulli, i Summertime e il fascino del gospel Trionfo internazionale
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Ferrulli, i Summertime e il fascino del gospel Trionfo internazionale
il mattino PADOVA DOMENICA 31 dicembre 2006 IN PRIMO PIANO 3 L’INTERVISTA DELLA DOMENICA Tutto è nato nel 1991 nella parrocchia di Santa Rita Una grande avventura basata sul volontariato I pezzi musicali sono ricavati dalla musica pop, funky, soul e gospel. Quei magici incontri col Papa in Vaticano PADOVA. «Ma è vero? La signora in visone selvaggio si è alzata di colpo dalla poltroncina e ha incominciato a saltare e a ballare?» «Sì, ma non solo lei. C’erano nelle prime file uomini di mezza età, dall’aria flemmatica, compassata, tipo dirigente, bancario, principe del foro o mago del bisturi. Anche loro con le braccia alzate, a battere il tempo con le mani e con i piedi. Per non dire dei ragazzi che sembravano impazziti. Una cosa magica, un fenomeno che, ad un certo punto dello spettacolo, dopo la metà di solito, quando l’energia positiva della musica si è concentrata, si scatena e scuote il teatro come un terremoto. Anche l’anno scorso al Verdi, dopo Natale, è successa una cosa così, un entusiasmo, una gioia trionfali, un’esplosione di emozioni vissute tutti insieme». Insomma il gospel è musica che ti allunga la vita. Walter Ferrulli, un giovane avvocato, alto come una torre, con la passione del calcio e del tennis persa per strada, travolto, catturato dalla musica che oggi gli dà il ritmo del vivere, gli cadenza le serate, dalle prove in cui si mettono i pezzi sulla scacchiera sonora, si misurano le voci, si assaggiano gli strumenti, la forza e l’armonia del corpo di ballo, fino all’apoteosi dello spettacolo, del full contact con il pubblico quando il coro, la danza, il rombo delle percussioni, il vibrare delle corde si fondono in un unico, possente, organismo musicale. Ferrulli è fiorentino, trapiantato, bambino di 10 anni, a Padova per gli impegni di lavoro del padre, liquidatore delle assicurazioni, l’accento della sua origine si è temperato ed ha perso smalto, annegato dalla cantilena veneta, gli è restato di toscano una calda cordialità, la voglia di misurarsi e il gusto dell’ironia. A Ferrulli, direttore artistico del Summertime Choir, chiediamo: «Qual è il palmarès, per usare un linguaggio sportivo e quali le caratteristiche del complesso che da 15 anni calca le scene senza mai perdere un colpo? «La prima volta nel 1996, poi nel 2002, nel 2003 e anche nel 2005 i Summertime - dice con gli strumenti e i costumi, tecnici che trasportano amplificatori e fasci di fili. C’è il Direttore? «E’ in sala prove», ci dicono, «ma adesso lo chiamiamo, se ha tempo viene di sicuro». E lui il tempo lo trova, anche se lo spettacolo inizia tra poco, alle 21. E’ disponibile, apparentemente tranquillo. Le porte del teatro sono ancora chiuse, la gente comincerà a prendere posto tra un quarto d’ora. Sul proscenio c’è un giovanotto in calzamaglia, le braccia tatuate e muscolose, accenna due passi di danza e sembra volare, gesti energici, ma con una morbidezza di seta. «Questo ragazzo è Jean Marie Etn, ovviamente una sigla, un nome di battaglia», lo presenta Ferrulli, «è quasi un totem, un mostro sacro della danza, madre africana, papà americano». Si accendono le luci di scena, pezzi di arcobaleno, lampi di luce in una grotta di gemme, ed entrano in un arabesco concentrico le ragazze del corpo di ballo, costumi da favola, il Mighty Power. Il gruppo delle percussioni sta provando: tamburi, bonghi, batteria. Partono e il suono sembra pioggia battente, poi grandine, poi sembra che qualcuno stia prendendo a martellate dei vasi di bronzo. L’intensità sonora e il gioco delle variazioni lasciano allocchiti. «Buono, ragazzi, accettabile», dice Ferrulli, «via così». Il sipario si chiude e poco dopo si apre perché lo spettacolo incomincia. Ferulli spalle al pubblico si muove come un direttore d’orchestra. Gli spettatori hanno già incominicato a battere a ritmo mani e piedi. Ferrulli esce di scena diretto ai camerini, vuole controllare un impianto: Gospel in inglese vuol dire vangelo... «Certo, ed è una storia lunga che affonda le radici nel 1700 con gli inni metodisti. Bastava una bibbia per tutta la chiesa. Il metodo si chiama lining-out, il pastore cantava una riga del salmo e l’assemblea dei fedeli gli restituiva il canto arricchito dal timbro della passione e magari c’era un falsetto che si ancorava ad un basso profondo. Poi lo stile è cambiato, il pop, gli arrangiamenti, ma la tradizione è profondamente religiosa. IL CONCERTO AL VERDI Ferrulli, i Summertime e il fascino del gospel Trionfo internazionale di Aldo Comello Ferrulli - sono stati protagonisti nel Concerto di Natale in Vaticano. Hanno accompagnato artisti internazionali come Dionne Warwick, Lionel Richie, Lauryn Hill, Michael Bolton, Gianni Morandi, Francesco Renga, Laura Pausini, Alessandro Safina, Ron e molti altri, proponendo ogni volta brani diversi presi da un repertorio molto vasto. Da più di 15 anni insieme, oggi siamo molto di più, comunque qualcosa di diverso da un coro di trenta voci e di 7 musicisti». Chi vi segue, critica e fans, parla di voi come di artisti straordinari, di artisti in movimento su un carro di Tespi che percorre il Paese come il Giro d’Italia, piazzando spettacoli che riescono sempre a sorprendere con qualche novità. C’è poi questo straordinario feeling con il pubblico, energia pura trasmessa attraverso i brani, che afferra ed emoziona. «Sono sia pezzi tratti dalle radici più profonde del gospel che dalla musica pop, arrangiati con la potenza e la complessità di 31 voci soliste messe insieme. Il repertorio è un crogiolo entro cui bollono Gospel, Pop, Funky e Soul con una serie di brani traditional interpretati anche a cappella». Ma come la mettiamo con il consumismo che ha prosciugato ogni fede e inquinato ogni ideologia? «Io non so come la mettiamo, io so che gospel è anche Ballerine del Migthy power Il corpo di ballo del coro Summertime mentre si esibisce al Teatro Verdi: splendidi costumi, grande affiatamento vocale e vibrante passione. Pubblico coinvolto preghiera, le sue radici sono preghiera collettiva, preghiera cantata e quindi un inno a Dio. Molti la intendono così, per altri è più semplicemente spettacolo ma, in ogni caso, è qualcosa che mette in contatto l’anima del singolo con uno spirito comune, con una riflessione d’insieme che ci fa trovare, insieme, armonia e serenità». Forse al vescovo Mattiazzo che spesso tuona contro lo svuotamento di valori e la laicizzazione della società, questo brivido ascetico indotto da una musica che è preghiera farebbe pia- cere... «Io posso parlare solo delle mie esperienze, di quello che abbiamo provato facendo concerto in Vaticano nel 2003: una gioia profonda, una grande commozione». Ma quando è nato Summertime Choir e come è riuscito in un surf sulla cresta dell’onda durato 15 anni? «Summertime, come è giusto, nasce in canonica. Siamo nella parrocchia di Santa Rita, è il 1991. Gospel, quindi, ma il gruppo non tenta di imitare la cultura musicale dei neri, non fa fotocopie. Per noi si tratta di raccogliere un UNA STORIA DI GRANDI NOMI PADOVA. La musica Gospel afroamericana passa attraverso grandi nomi. Da Thomas Dorsey e William Mae a James Cleveland e Alex Bradford, dai quartetti alle grandi orchestre che girano attorno a un solista di straordinario carisma, ai Jubilee. E’ sempre un dialogo cantato che però si estende gradualmente ad un contesto vocale e musicale più ampio. Con Jim Crow, in anni duri di segregazione razziale, il Gospel diventa anche protesta politica. «I know my robès going to fit me well/’Cause I tried it on at the gates of hell», «Il mio vestito mi sta a pennello perché l’ho provato alle porte dell’inferno». Nei giorni di fine anno quando il sole inizia la sua lenta rivincita contro le tenebre, giorni di speranza, quindi, il Summertime Choir si è esibito per due serate consecutive al teatro Verdi. Il 5 gennaio 2007, il coro Summertime e Orchestra farà spettacolo alla Basilica del Santo. Si tratta di un concerto particolare perché sarà fatto con il minimo ausilio tecnico nel rispetto del luogo, con repertorio adatto alla situazione, quindi molto intimo e religioso. E si svolgerà in una basilica splendidamente illuminata per fedeli e turisti. messaggio spirituale e musicale e di farne qualcosa di europeo e qualcosa di nostro. E, in effetti, nel nostro repertorio c’è di tutto. Anch’io ho prodotto musica, all’inizio suonavo il pianoforte nella band. Si arrangiava anche musica classica e l’effetto, dentro il cocktail era, ad un tempo, dirompente e rasserenante». Lei oggi è direttore artistico di Summertime, parecchi anni fa proprio al nostro giornale, lei collaborava compilando i tabellini delle partite di calcio, un apprendistato che non le è servito. Come si è preparato al ruolo che ricopre oggi? «Io sono assolutamente un autodidatta, ho imparato sul campo un giorno dopo l’altro, un’esperienza dietro l’altra. Un’unica molla: la passione, una passione condivisa da tutti i membri del gruppo perché qui non si guadagna un euro, è tutto gratis, saziamo una fame dell’anima e facciamo squadra, davvero. C’è stata negli anni qualche defezione, ma il nocciolo duro del coro è rimasto intatto e siamo cresciuti insieme, abbiamo aggiornato insieme il repertorio». Poco prima delle 20, cielo stellato, ghiaccio, una luna azzurra, artica. Al Verdi la porta a vetri automatica dell’ingresso laterale lascia entrare un soffio di galaverna che sembra l’alito di una strega, ma l’atmosfera è allegra: ragazzi e ragazze che entrano Un coro e l’armonia di trentun voci Nella foto qui in alto, un solista durante il concerto al Verdi. Svolge le funzioni del pastore metodista che cantando dialogava con l’assemblea dei fedeli, secondo i riti gospel Il coro è composto da 31 voci, un corpo di ballo, chitarre e percussioni. Direttore artistico Walter Ferrulli