Infertilità Maschile: tra Nutraceutica, prevenzione e

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Infertilità Maschile: tra Nutraceutica, prevenzione e
Fertilità a 360°? Spunti e nuove riflessioni sulla PMA – Edizione
2013
Modulo 2 - Infertilità Maschile: tra Nutraceutica, prevenzione e stili di
vita
Autore: Dr. Alessio Paffoni, Specialista in Specialista in Genetica Medica, Fondazione Ca’ Granda, Ospedale
Maggiore Policlinico, U.O. Sterilità di Coppia, Milano
Sanitanova è accreditato dalla Commissione Nazionale ECM (accreditamento n. 12 del 7/2/2013) a fornire
programmi di formazione continua per tutte le professioni.
Sanitanova si assume la responsabilità per i contenuti, la qualità e la correttezza etica di questa attività
ECM.
Data inizio svolgimento: 10/03/2013; ID evento: 12- 52675
Obiettivi formativi:
Al termine del modulo didattico, il discente dovrebbe essere in grado di:
 conoscere l’epidemiologia dell’infertilità maschile;
 conoscere le cause di infertilità maschile;
 fornire informazioni ai pazienti nell’ottica di prevenzione dell’infertilità maschile.
Introduzione
Parallelamente all’esplosione demografica su scala mondiale che ha interessato il secolo da poco trascorso,
si è assistito negli ultimi decenni al paradosso dell’apparente diminuzione della fertilità di coppia.
Tradizionalmente, la donna è stata considerata la causa principale dell’infertilità di coppia e, solo in tempi
relativamente recenti, è stata presa in considerazione la possibilità che anche il partner maschile potesse
avere un ruolo nel determinare la difficoltà a concepire.
In base ai dati oggi a disposizione, forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa il 15% delle coppie
nei Paesi industrializzati ha difficoltà a concepire e le cause di infertilità coniugale si distribuiscono secondo
le seguenti proporzioni: 1/3 sono associate alla partner femminile, 1/3 al partner maschile e 1/3 condiviso
in egual misura tra i membri della coppia. La componente maschile si configura dunque come importante
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fattore nell’epidemiologia dell’infertilità, potendo causare, in alcune popolazioni, fino al 40% dei problemi
di infertilità di coppia1.
Le cause di infertilità maschile possono suddividersi in quattro grandi gruppi:
 cause pre-testicolari (ipotalamiche-ipofisarie);
 cause testicolari (disordini cromosomici, dello sviluppo, immunologici, da farmaci, da irritazioni, da
sostanze tossiche, orchiti);
 cause post-testicolari (patologie del tratto genitale; disordini della funzione nemaspermica,
dell'attività androgenica, disturbi dell'eiaculazione e impotenza);
 cause ambientali, maggiormente influenti nei paesi industrializzati insieme a quelle economicoculturali e psicologiche.
Stabilita l’importanza della condizione andrologica sulle possibilità di concepimento, è utile fornire
indicazioni in merito a come la fertilità maschile si sia modificata nel corso degli anni. Diversi studi
epidemiologici hanno riportato un declino temporale nella produzione di spermatozoi2. Studi più recenti
hanno confermato l’evidenza di un progressivo peggioramento nella qualità del liquido seminale in alcune
nazioni industrializzate, come il Regno Unito o il Belgio3,4, anche se altri studi hanno fallito nel dimostrare lo
stesso fenomeno in Paesi limitrofi, quali la Finlandia, oppure oltreoceano, negli Stati Uniti d’America5,6.
Sarebbe tuttavia semplicistico ricondurre la fertilità maschile alla sola conta o valutazione degli
spermatozoi: esiste certamente una relazione (peraltro gli strumenti a disposizione per la valutazione della
fertilità maschile sono scarsamente predittivi), ma è necessario che nella valutazione della fertilità sia
inclusa la probabilità o la capacità di concepire, indipendentemente dall’analisi dello spermiogramma.
Il problema dell’infertilità maschile può dunque essere affrontato secondo molteplici approcci. Qui di
seguito non saranno discussi alcuni argomenti classici, quali la definizione, l’epidemiologia e i metodi di
valutazione, per lasciare spazio agli aspetti meno noti, quali i fattori di rischio e la prevenzione.
Negli ultimi anni sono emersi dati interessanti rispetto alla correlazione tra stili di vita e fertilità, in alcuni
casi convincenti, in altri più contraddittori (esempi sono il fumo di sigaretta, il consumo di alcol, il peso
corporeo, l’attività fisica, la dieta, l’utilizzo di droghe leggere, ecc.). Di recente pubblicazione sono anche
alcuni studi che fanno intendere come lo stile di vita materno durante la gravidanza possa influenzare la
fertilità futura, in età adulta, del feto maschile. Ad esempio, il fumo di sigaretta durante la gravidanza
riduce in maniera significativa la qualità del liquido seminale di eventuali figli maschi7.
Influenza della vita fetale sulla spermatogenesi
Un evento critico nello sviluppo del testicolo è la formazione dei tubuli seminiferi che vede, in primis, il
coinvolgimento delle cellule del Sertoli: queste circondano le cellule germinali che sono migrate nella
gonade e organizzano il successivo differenziamento delle strutture testicolari8. Altro evento precoce nella
vita fetale è il differenziamento delle cellule di Leydig che, negli spazi interstiziali tra i tubuli seminiferi,
producono il testosterone utile a definire la mascolinizzazione. Il testosterone svolge però anche un ruolo
locale sullo sviluppo del testicolo e in particolare esercita un uno stimolo proliferativo indiretto sulle cellule
del Sertoli: è noto, grazie a modelli sperimentali, che l’assenza del recettore per gli androgeni o una
inappropriata azione del testosterone causano una riduzione del numero di cellule del Sertoli9,10, benché
queste cellule durante la vita fetale non esprimano direttamente il recettore per il testosterone. La grande
importanza della proliferazione delle cellule del Sertoli durante la vita fetale risiede nel fatto che il numero
di spermatozoi che saranno prodotti nella vita adulta è criticamente determinato dal numero di cellule di
Sertoli presenti nel testicolo, poiché queste cellule possono supportare solo un numero finito di cellule
germinali nella maturazione fino a spermatozoo11. La proliferazione delle cellule del Sertoli è limitata a tre
fasi:
1) vita fetale,
2) periodo peri/neonatale,
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3) pre-pubertà.
È dunque probabile che lo stile di vita e i fattori ambientali che contraddistinguono queste fasi della vita
possano interferire con la proliferazione delle cellule del Sertoli e quindi sulla spermatogenesi successiva,
con particolare riferimento al numero di spermatozoi che saranno prodotti dal testicolo. Lo stile di vita
materno durante la gravidanza è ritenuto uno dei fattori che possono ripercuotersi sostanzialmente sulla
conta spermatica dei figli maschi; il meccanismo più probabile di azione è proprio quello mediato dalla
riduzione delle cellule del Sertoli.
Nella vita adulta gli spermatozoi originano dalle cellule staminali spermatogoniali che, a loro volta,
originano dalle cellule germinali presenti nella vita fetale. Si comprende, quindi, come per le cellule del
Sertoli, l’importanza di avere un numero adeguato di cellule germinali che differenzino in modo normale al
fine di garantire una spermatogenesi idonea.
L’aumento delle patologie testicolari associate a ipoproduzione di spermatozoi è contemporaneo al
notevole cambiamento dello stile di vita delle società occidentali, della dieta, del tipo e della quantità di
attività fisica, dell’esposizione a contaminanti ambientali. È difficile studiare separatamente questi fattori
che impattano sulla vita quotidiana in maniera contestuale; questo è il principale motivo per cui,
nonostante le numerose previsioni e supposizioni, la conoscenza dei lori effetti sulla spermatogenesi sia a
oggi relativamente scarsa. Alcuni aspetti hanno tuttavia avuto un’attenzione piuttosto costante nella
ricerca epidemiologica. Di seguito sono riportati i principali.
 Obesità materna: il potenziale riproduttivo dei figli maschi di donne obese pare essere
compromesso in virtù di una riduzione osservata in termini di volume dell’eiaculato, percentuale di
spermatozoi mobili, livelli di testosterone ed FSH. Mancano tuttavia studi definitivi in quanto
l’unica osservazione statisticamente significativa è relativa a una diminuzione dei livelli di inibina B
legati all’aumento dell’Indice di Massa Corporea (body mass index, BMI) materno7. Il meccanismo
proposto porterebbe a una riduzione delle cellule del Sertoli, con gli effetti sulla spermatogenesi
discussi in precedenza. Molti contaminanti ambientali, come i composti organoclorurati quali vari
pesticidi e policlorobifenili (PCB), sono lipofili e si accumulano nel tessuto adiposo. In teoria, le
donne obese possono presentare un accumulo eccessivo di questi composti, che a loro volta
possono essere mobilitati verso il feto/neonato durante la gravidanza e l’allattamento.
 Diossina: si tratta di un sottoprodotto estremamente tossico dei processi di combustione. È in
grado di interagire con il recettore per gli idrocarburi arilici AHR. Comportandosi da fattore di
trascrizione genico, comporta una anomala modulazione dell’omeostasi cellulare, con effetti
devastanti sulla cellula stessa. È riportato che i figli maschi di donne esposte agli effetti
dell’incidente di Seveso del 1976 abbiano una conta spermatica ridotta. Questo effetto non si è
osservato invece sulla conta spermatica di soggetti adulti direttamente esposti alla diossina12. È
possibile che l’azione del recettore AHR, stimolata dalla diossina, vada ad antagonizzare l’attività
del recettore per gli androgeni comportando una riduzione del numero di cellule del Sertoli nel
testicolo fetale. Lo stesso effetto della diossina può essere arrecato da sostanze che agiscono in
modo analogo, quali gli idrocarburi aromatici policiclici o i componenti dei fumi di combustione e
dei gas di scarico.
 Fumo di sigaretta: si tratta di un fattore di rischio noto. La conta spermatica dei figli di madri
fortemente fumatrici è ridotta fino al 40% rispetto ai controlli7. Viceversa, la qualità degli
spermatozoi prodotti sembra non essere influenzata; questa osservazione è compatibile con
l’ipotesi che il meccanismo di azione sia legato alla deplezione delle cellule del Sertoli e quindi alla
riduzione numerica degli spermatozoi che possono essere prodotti nella vita adulta. Probabilmente
gli idrocarburi policiclici aromatici contenuti nel fumo di sigaretta esercitano il loro effetto negativo
in modo analogo alla diossina sul recettore AHR.
 Consumo di carni: uno studio americano ha mostrato come un elevato consumo di carni da parte di
donne gravide sia associato a una riduzione della conta spermatica dei figli maschi13. Il motivo
potrebbe essere ascritto ancora una volta all’attivazione del recettore AHR, ma anche all’eccessiva
esposizione ai grassi saturi presenti nella carne o agli steroidi anabolizzanti utilizzati per molti anni
negli USA per accrescere rapidamente i vitelli.
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
Caffè: Ramlau-Hansen ha evidenziato una marcata tendenza alla riduzione di volume seminale,
testosterone circolante e inibina B nei figli di donne che facessero uso di caffeina durante la
gravidanza7. In particolare, figli di madri che consumavano 4-7 tazze die di caffè avevano livelli
significativamente inferiori di testosterone rispetto ai figli di madri che consumavano da 0 a 3 tazze
di caffè al giorno. Curiosamente, lo stesso studio ha sottolineato come l’esposizione alla caffeina
nei maschi in età adulta sia invece associata all’innalzamento dei valori di testosterone.
Molti studi stanno cercando di evidenziare ulteriori specifici stili di vita o contaminanti che, durante la
gravidanza, possano avere un effetto sulla spermatogenesi dei figli. Tra questi vi sono l’utilizzo di cosmetici
(con particolare riferimento agli ftalati ivi contenuti) e l’esposizione ai composti polibrominati (additivi di
materie plastiche)
Effetto degli stili di vita nell’età adulta sulla spermatogenesi
Numerosi studi condotti su modelli animali hanno indagato il ruolo di diversi tipi di esposizione in età
adulta e i possibili effetti sulla fertilità. Sono stati, ad esempio, valutati gli effetti di molteplici composti
chimici sulla spermatogenesi: molti di questi studi hanno utilizzato concentrazioni estremamente elevate
che, probabilmente, non trovano riscontro in termini di esposizione ambientale per l’uomo. La rilevanza dei
risultati è pertanto difficilmente interpretabile rispetto alla spermatogenesi umana. Tuttavia, è utile
considerare alcune evidenze, seppur derivate da esperimenti su animali da laboratorio, che offrono un
modello utile per la comprensione dei meccanismi che possano perturbare la corretta produzione di
spermatozoi nell’uomo.
Alimentazione
L’influenza della dieta umana sulla fertilità non è di facile valutazione perché presuppone, per definizione,
l’effetto contemporaneo dell’assunzione di molti alimenti. In tempi recenti è aumentata la consapevolezza
del ruolo importante della nutrizione sulla fertilità14, basata soprattutto sullo studio di singoli
micronutrienti quali i folati, lo zinco o vari antiossidanti. A partire dalla seconda metà del Novecento la
qualità della dieta è peggiorata, almeno nei Paesi Occidentali, che costituiscono il “Western pattern”,
caratterizzato da un aumentato consumo di carni rosse, formaggi, bevande zuccherate, farine e zuccheri
raffinati, dolci e, in generale, da un’aumentata quantità di calorie assunte giornalmente.
L’interesse verso la dieta è dettato soprattutto dal fatto che rappresenta un fattore di rischio modificabile,
a differenza di altri, come ad esempio i fattori genetici, congeniti o demografici, che non lo sono.
Un tipo di dieta frequentemente studiato è la cosiddetta “prudent” che, diversamente dalla precedente, è
caratterizzata dal consumo preponderante di pesce, carni bianche, frutta e verdura, legumi, farine integrali.
Questo tipo di dieta, già noto per ridurre i rischi di patologie cardiovascolari, diabete e tumore del colonretto, è stata associata anche a lievi, ma significativi, miglioramenti della qualità spermatica, con particolare
riferimento alla mobilità progressiva degli spermatozoi, se paragonata alla dieta “Western pattern”15. È
stato condotto uno studio su giovani soggetti in salute in cui è stato anche considerato, come possibile
fattore di confondimento, lo stile di vita, che generalmente differenzia persone con maggiore o minore
attitudine a una dieta sana. Nello studio non è stato possibile individuare gruppi di alimenti come fattori di
rischio, ma è emerso come unico alimento singolo associato a migliori caratteristiche cinetiche degli
spermatozoi il melone. Non è stato invece possibile osservare effetti positivi su altri parametri importanti
relazionabili alla fertilità, quali la concentrazione o la vitalità degli spermatozoi.
Si tratta dunque di dati che, anche se non sporadici, non rappresentano evidenze certe e inconfutabili. Uno
studio olandese16 ha riportato un effetto positivo sulla concentrazione di spermatozoi di una dieta tipica
olandese che, confrontata alla dieta occidentale, si caratterizza per un maggiore apporto di farine integrali
e un minor consumo di dolci e bevande zuccherate. Una dieta di tipo “salutistico” è stata invece associata a
un migliore status del DNA spermatico.
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In generale si può ritenere che la modifica della propria dieta a favore di alimenti quali carni bianche, frutta
e verdura (in particolare pomodori e verdure a foglia verde), pesce e farine integrali e a sfavore di alcol e
zuccheri possa rappresentare un modo economico per migliorare, almeno in parte, la qualità del proprio
liquido seminale.
Obesità
L’obesità consiste in una condizione in cui l’eccessivo accumulo di tessuto adiposo si ripercuote
negativamente sulla salute dell’individuo. Viene tipicamente definita per valori di BMI maggiori o uguali a
30 kg/m2, ma è noto che valori superiori a 25 kg/m2 siano già associabili a un progressivo aumento di rischio
cardiovascolare17. La dieta occidentale e lo stile di vita sedentario rappresentano le principali cause
dell’aumento dell’obesità nella popolazione.
Esistono almeno due evidenze che pongono l’aumento della frequenza di obesità tra i fattori candidabili a
essere associati al declino della qualità del liquido seminale: la prima è la coincidenza temporale tra i due
fenomeni e la seconda è la persistenza di una buona qualità del liquido seminale nella popolazione dei
Paesi in cui l’obesità è meno prevalente18.
Nella donna l’obesità contribuisce all’anovulazione, riduce il tasso dei concepimenti e accresce il tasso di
aborti e di complicanze perinatali19. In contrasto con le molteplici evidenze dell’effetto dell’obesità sulla
fertilità femminile, l’effetto sul fattore maschile per lungo tempo non è stato investigato benché da diversi
anni sia noto come l’obesità sia molto più ricorrente (fino a tre volte tanto) nei soggetti infertili rispetto a
quelli fertili20. È stato riportato un notevole aumento di incidenza di infertilità tra i soggetti obesi, fino a 36
volte in più rispetto ai soggetti normopeso21.
Il razionale dell’obesità come causa di infertilità maschile è oggetto di studi e dibattiti. Certamente l’effetto
principale, più o meno diretto, è quello di perturbare la regolazione endocrina dell’asse ipotalamo-ipofisitesticoli. Sono stati proposti alcuni fattori principali che possono essere coinvolti, in questo e altri
meccanismi che conducono all’infertilità, nei soggetti obesi:
 eccessiva attività dell’enzima aromatasi,
 dismetabolismo della leptina,
 insulino-resistenza,
 accumulo di sostanze tossiche liposolubili,
 predisposizione genetica,
 alterati livelli di testosterone,
 disfunzione erettile,
 ipertermia scrotale.
Gli studi fino a ora pubblicati su questo tema hanno posto l’accento sugli effetti diretti dell’obesità sulla
spermatogenesi; l’argomento rimane tuttavia controverso22-24.
Nella tabella 1 sono riassunti i principali risultati degli studi che hanno evidenziato effetti negativi
dell’obesità sui parametri del liquido seminale.
Tabella 1 – Effetti dell’obesità sui paramentri del liquido seminale
Chavarro (2009)25
Hofny (2009)26
Hammoud
(2008)27
Fejes et al.
(2006)28
Kort et al. (2006)29
Volume
Concentrazione
Riduzione
Riduzione
Riduzione
Motilità
Forme
fisiologiche
Integrità DNA
Riduzione
Riduzione
Riduzione
Riduzione
Riduzione
Riduzione
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Fejes et al.
(2005)30
Jensen et al.
(2004)31
Riduzione
Riduzione
Riduzione
Di seguito vengono riassunti gli effetti dell’obesità riportati negli studi citati sui singoli parametri seminali
maggiormente considerati:
 Quantità di spermatozoi (concentrazione e conta totale)
Per gli uomini obesi, la probabilità di avere una scarsa concentrazione di spermatozoi (<20 milioni/ml) è
tripla rispetto agli uomini normopeso. In generale, negli uomini obesi la conta totale di spermatozoi pare
essere ridotta, in particolare per BMI > 25 kg/m2. Inoltre, il volume dell’eiaculato diminuisce
progressivamente all’aumentare del BMI.
 Mobilità spermatica
Nonostante alcuni report di rilievo, non vi è un consenso unanime nell’attribuire all’obesità un effetto
negativo sulle proprietà cinetiche degli spermatozoi. Si tratta di un parametro non sempre considerato
negli studi di questo genere. È stato riportato che il BMI correla in modo inverso con la mobilità
progressiva, mentre gli spermatozoi dotati di mobilità progressiva lenta sono più facilmente riscontrabili in
pazienti obesi. La circonferenza di vita e fianchi correla in modo inverso con la conta spermatica totale e
con la conta di spermatozoi mobili progressivi.
 Frammentazione del DNA spermatico
Viene espresso come indice di frammentazione (DFI) ed esprime la percentuale di spermatozoi che
presentano rotture della catena del DNA a singolo o doppio filamento, rispetto al totale degli spermatozoi.
Si ritiene che valori di DFI superiori a 25-30% possano compromettere seriamente la fertilità maschile32. Un
BMI superiore a 25 kg/m2 causa un aumento di DFI spermatico e una diminuzione di spermatozoi con
cromatina integra, in modo proporzionale al grado di obesità.
 Morfologia spermatica
Lo studio della morfologia spermatica è di difficile applicazione a causa dell’elevata variabilità ritenuta
fisiologica e alle difficoltà di rendere oggettiva la valutazione del parametro. Allo stadio delle evidenze
attuali, la correlazione tra morfologia nemaspermica e obesità è debole, essendo confinata a sporadiche
osservazioni. L’identificazione di specifici ormoni, proteine e meccanismi molecolari coinvolti nella
definizione della morfologia spermatica potrebbe spiegare in che misura l’obesità possa alterare la corretta
spermatogenesi.
Fumo
Tra le abitudini più comunemente sospettate di causare effetti dannosi alla salute figurano il fumo e
l’eccessivo consumo di bevande alcoliche.
A causa del gran numero di uomini fumatori e del fatto che il fumo di sigaretta contiene mutageni e
cancerogeni noti, da molti anni vi è la preoccupazione che il fumo possa avere effetti negativi sulla
potenzialità di riproduzione maschile. Una revisione della letteratura epidemiologica indica che il fumo di
sigaretta è associato a una modesta riduzione della qualità dello sperma, con particolare riferimento alla
concentrazione degli spermatozoi, alla loro motilità e morfologia. Le associazioni tra fumo, concentrazione
e motilità spermatica sono più forti negli studi che confrontano uomini "sani" (ad esempio, volontari e
donatori di sperma) rispetto agli studi che confrontano soggetti infertili. Il fumo è stato anche associato ad
alterazioni dei livelli ormonali nei maschi, ad esempio per quanto riguarda l’aumento dei livelli di
estradiolo. Nonostante le modeste riduzioni della qualità dello sperma e i livelli ormonali alterati riscontrati
nei fumatori, gli studi ad oggi disponibili non hanno dimostrato una riduzione della fertilità maschile in
associazione con il fumo. Ci sono, tuttavia, alcune prove che suggeriscono che il fumo paterno sia associato
con anomalie congenite e tumori infantili33.
Fisiologicamente, l’attività del testicolo dipende in modo cruciale dai livelli di ossigenazione e quindi tutti i
fattori che possano causare ipossia sono sospettati di arrecare danno alla spermatogenesi. Il fumo
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potrebbe ragionevolmente rientrare in questa categoria spiegando gli effetti osservati da alcuni Autori sulla
spermatogenesi. Tuttavia, paragonata alla drammatica riduzione della conta spermatica dei figli di madri
fumatrici (fino al 40%, si veda sopra), la riduzione nella conta spermatica osservata negli uomini adulti,
fortemente fumatori, è modesta, attestandosi tra il 10 e il 17%7. Benché l’interazione con i processi di
ossigenazione sia quasi scontata, non si possono escludere altri effetti del fumo sulla spermatogenesi, come
ad esempio l’azione del cadmio in esso contenuto o l’attivazione del recettore Ah.
Si può concludere che, anche se tra i fumatori non è stata verificata una significativa riduzione della fertilità,
gli uomini con ridotta qualità del liquido seminale che desiderano avere figli possono beneficiare
dall’astensione dal fumo, dal momento che diversi piccoli studi indicano un possibile e potenziale margine
di miglioramento. Ulteriori studi dovranno chiarire l’importanza dell’esposizione al fumo in termini di dose,
di finestre temporali diverse e controllare potenziali fattori confondenti come l'età e l’abitudine materna al
fumo.
Alcol
Diversi studi che hanno valutato gli effetti dell’assunzione di alcol sulla spermatogenesi non hanno
evidenziato un impatto significativo, almeno in relazione ai soggetti con un moderato consumo di alcol34,35.
Al contrario, per gli alcolisti cronici, esistono buone evidenze sulla riduzione della qualità del liquido
seminale e dei livelli di testosterone. In particolare, uno studio indiano36 ha valutato 66 soggetti non
fumatori e non consumatori di droghe che avessero consumato per almeno un anno 180 ml di alcol/die, per
almeno 5 giorni a settimana (brandy e whisky con almeno il 40% di contenuto alcolico) con un gruppo di
soggetti di controllo di pari caratteristiche, ma che non consumassero alcol. Nei soggetti alcolisti è stato
evidenziato un significativo aumento di FSH, LH ed estrogeni e una significativa riduzione dei livelli di
testosterone. Per quanto riguarda l’esame del liquido seminale, sono state evidenziate rilevanti riduzioni
del volume dell’eiaculato, della conta spermatica e della percentuale di spermatozoi morfologicamente
normali. Risultati simili erano già stati riportati37, suggerendo che la prolungata assunzione di alcol possa
causare una condizione di ipogonadismo primario.
Droghe e farmaci
Sorprendentemente esistono pochi studi che abbiano valutato l’effetto di droghe o farmaci sulla
spermatogenesi nell’uomo. Grazie a modelli animali, è stato dimostrato che i cannabinoidi, come la
marijuana, possono compromettere severamente la steroidogenesi testicolare, la produzione, la
maturazione e la motilità degli spermatozoi38-40. L’effetto di tali sostanze si esplica attraverso l’attivazione di
recettori sensibili ai cannabinoidi (CB1, CB2) che sono espressi anche nell’uomo. Questo supporta l’ipotesi
di effetti simili anche sulla spermatogenesi umana, ma i dati ad oggi a disposizione non sono convincenti39.
In uno studio di diversi anni fa41, l’uso di cocaina nei due anni precedenti l’esame del liquido seminale è
stato riscontrato con una frequenza doppia nei soggetti oligospermici rispetto ai soggetti normospermici.
Analogamente, tra i soggetti con ridotta mobilità spermatica ed elevata incidenza di spermatozoi anomali,
si è riscontrata con maggior frequenza l’abitudine all’assunzione di cocaina. Si tratta di risultati la cui
robustezza statistica è ai limiti della significatività, ma che suggeriscono un potenziale effetto della cocaina
sulla riproduzione maschile, meritevole di ulteriori approfondimenti.
La somministrazione di steroidi androgenici nell’uomo causa una spiccata riduzione della produzione di
spermatozoi poiché sopprime la secrezione di LH endogeno ipofisario e quindi di testosterone testicolare. Si
tratta di una evidenza ben nota, tanto da rappresentare la base per lo sviluppo di metodi contraccettivi
destinati all’uomo42. Non sorprende, dunque, che l’assunzione di steroidi anabolizzanti da parte di sportivi
(atleti, bodybuilder, ecc.) possa avere effetti analoghi43. Si tratta di effetti che, analogamente a quanto
avviene per la contraccezione, si mostrano reversibili dopo la cessata somministrazione.
Esistono alcuni tipi di farmaci di utilizzo molto comune, anche per terapie croniche, che possono influire
negativamente sulla spermatogenesi. Si tratta di un effetto spesso trascurato che può tuttavia avere
importanza in soggetti desiderosi di prole. È il caso, ad esempio, della sulfasalazina, usata come
antinfiammatorio intestinale, che può indurre infertilità nell’uomo e nel ratto agendo, probabilmente, nelle
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fasi tardive della spermatogenesi44. Considerazioni analoghe sono valide per altri farmaci come la
ciclofosfamide, utilizzata nelle cure antineoplastiche o per alcune patologie renali45. L’effetto dei farmaci
sulla spermatogenesi è ancora largamente sconosciuto, ma merita attenzione poiché probabilmente
potranno essere individuati alcuni principi attivi in grado di inficiare la fertilità, anche tra farmaci di largo
consumo “insospettabili”. Alcuni dati preliminari pongono tra i candidati farmaci come gli antagonisti del
recettore H1, gli anti-epilettici e alcuni antibiotici46.
Contaminanti chimici
Esistono tre tipi di esposizione a possibili contaminanti: occupazionale (legata alla professione), ambientale
(dovuta a inquinanti o ambiente domestico), volontaria (utilizzo di deodoranti, creme per il corpo ecc.). È
convinzione comune che i contaminanti chimici possano avere effetti dannosi sulla salute umana, compresi
quelli relativi all’ambito riproduttivo. In ogni caso, le evidenze disponibili sono sensibilmente inferiori alla
preoccupazione diffusa, probabilmente anche a causa della difficoltà dei modelli di studio.
Esposizione occupazionale: esistono pochi ma ben documentati esempi di infertilità indotta da esposizione
occupazionale a contaminati chimici. Uno di questi riguarda il dibromocloropropano (DBCP), un
antiparassitario usato in alcune colture, come quelle di banana e ananas. L’esposizione dell’uomo al DBCP,
in fase di preparazione o applicazione, causa un danno serio alla spermatogenesi che si traduce in infertilità
in una elevata percentuale di soggetti; peraltro, il recupero della spermatogenesi è spesso infruttuoso
anche a distanza di tempo dalla cessata esposizione47. Un esempio di esposizone occupazionale meno
drammatico riguarda gli eteri di glicole, alcuni dei quali sono composti molto volatili utilizzati come solventi
in numerosi processi industriali. Il loro utilizzo è stato associato ad alterazioni della spermatogenesi sia nei
modelli animali sia nell’uomo ed è stato indicato come possibile causa di alcuni tipi di infertilità maschile. È
stato osservato in particolare un aumento significativo del rischio di ridotta conta spermatica abbinata a
una esposizione a concentrazioni elevate di eteri di glicole per motivi professionali (pari a un odds ratio di
2)48. Tra le esposizioni occupazionali riveste particolare interesse quella ai metalli pesanti come cadmio e
mercurio, riportati in alcuni studi pubblicati negli ultimi anni. Sono stati riscontrati livelli di cadmio
significativamente aumentati nel sangue e nel plasma seminale di soggetti infertili confrontati sia con
controlli fertili, sia con la popolazione generale: esiste una correlazione inversa tra i livelli di cadmio rilevati
e la quantità/mobilità di spermatozoi presenti nell’eiaculato. Il cadmio si comporta come perturbatore della
funzione endocrina, ma esistono diversi meccanismi, probabilmente concomitanti, che possono spiegare
l’azione gonadotossica di questo metallo: di particolare rilievo è la possibilità che il cadmio distrugga la
barriera ematotesticolare agendo su pathway cellulari specifici49. Per validare i risultati, gli stessi autori
hanno utilizzato un modello animale in cui giovani ratti maschi sono stati esposti a concentrazioni
moderate di cadmio nell’acqua da bere: pur mantenendo buona salute, i ratti esposti hanno mostrato una
ridotta presenza di spermatozoi nell’epididimo e una ridotta motilità spermatica, in modo dipendente dalla
dose dal tempo e di somministrazione.
Tra i metalli pesanti occorre citare il piombo, a cui la popolazione è stata largamente esposta a causa della
sua presenza in pitture e carburanti, prima che venisse bandito dalla produzione di questi prodotti.
L’esposizione continua ancora, seppure in misura minore, con l’assunzione di alcuni alimenti contaminati,
come ad esempio il tonno, in cui il piombo può accumularsi.
Data la mancanza di consenso circa l'effetto delle sostanze inquinanti provenienti dai veicoli sulla fertilità
maschile, un gruppo di ricercatori italiani ha valutato la qualità del liquido seminale negli uomini
professionalmente esposti al traffico. Sono stati studiati la qualità del seme, i livelli ormonali e la
concentrazione di metaemoglobina, carbossiemoglobina, piombo e zinco, in 85 uomini impiegati presso
caselli autostradali e in 85 uomini di pari età abitanti nella stessa zona, ma non esposti per professione
all’inquinamento del traffico veicolare. In entrambi i gruppi il numero di spermatozoi, i livelli sierici di FSH,
di LH e di testosterone erano nel range di normalità; tuttavia, la motilità spermatica e i test funzionali sugli
spermatozoi erano significativamente inferiori nei lavoratori del casello autostradale rispetto ai controlli. I
livelli ematici di piombo erano inversamente correlati con la vitalità e il numero di spermatozoi50.
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Esposizione ambientale: l’esposizione all’ozono, come risultato dell’inquinamento globale, è stata
negativamente associata alla conta spermatica in un gruppo di soggetti californiani donatori di seme. È
stata evidenziata una relazione significativamente negativa tra la concentrazione spermatica e i livelli di
ozono misurati 0-9, 10-14 e 70-90 giorni prima della raccolta del liquido seminale51. Poiché l’ozono non
sembra essere coinvolto nei meccanismi di trasporto dell’ossigeno, resta da chiarire il meccanismo di
azione, anche se l’effetto osservato rinforza le evidenze discusse circa la relazione tra spermatogenesi e
inquinamento legato al traffico veicolare. Per quanto riguarda i pesticidi a cui la popolazione è, o è stata,
esposta, i risultati disponibili di studi specifici non hanno evidenziato effetti di rilievo sulla spermatogenesi.
Questo vale anche per il ben noto DDT, il cui uso è ormai vietato nei Paesi occidentali: l’effetto di questo
pesticida sulla spermatogenesi è modesto52, mentre la capacità riproduttiva e la fertilità non sembrano
essere inficiate53,54. Considerazioni simili valgono per altri contaminanti persistenti nell’ambiente. In
contrasto con questa considerazione generale, uno studio americano55 ha riportato un’associazione
altamente significativa tra i livelli urinari dei metaboliti di tre pesticidi e la presenza di un ridotto numero di
spermatozoi nell’eiaculato; anche in questo studio, tuttavia, la ridotta quantità di spermatozoi non è stata
associata con una riduzione della fertilità maschile.
Esposizione volontaria: benché, rispetto alle donne, gli uomini siano esposti in modo sensibilmente
inferiore ai composti chimici contenuti in cosmetici e creme per il corpo, c’è una tendenza all’aumento di
simili esposizioni tra i giovani uomini, in special modo alle creme solari. Questi prodotti contengono diversi
tipi di composti chimici, due dei quali (parabeni e ftalati) sono noti causare nei modelli animali alterazioni
nella produzione di testosterone e di spermatozoi56,57. Questi studi spesso utilizzano dosaggi molto elevati,
difficilmente riscontrabili nella vita comune e per questo motivo non è definito quanto i risultati siano
traslabili all’uomo. Alcuni dati specifici in ambito umano sono disponibili per gli ftalati: livelli urinari di
monobutil-ftalato sono associati a una riduzione della conta spermatica e delle proprietà cinetiche degli
spermatozoi in soggetti infertili58,59. Tuttavia, uno studio condotto su soggetti non selezionati (sottoposti a
visita di leva in Svezia) non ha confermato una simile associazione60.
In conclusione, non vi sono attualmente evidenze convincenti sull’effetto dannoso sulla spermatogenesi e
sulla fertilità59dell’esposizione di uomini adulti a contaminanti ambientali, persistenti o meno, nelle comuni
concentrazioni.
Temperatura scrotale
Normalmente, la discesa dei testicoli nello scroto avviene prima della nascita; la mancata discesa entro la
pubertà spesso comporta una compromissione definitiva della spermatogenesi. Poiché la temperatura
corporea è incompatibile con la spermatogenesi, la discesa dei testicoli nella tasca scrotale è finalizzata alla
riduzione della temperatura di 3-4 °C. Al mantenimento della corretta temperatura contribuiscono una
appropriata vascolarizzazione che disperde il calore e la presenza del complesso artero-venoso
pampiniforme che funziona come scambiatore di calore tra il sangue che affluisce al testicolo (più caldo) e
quello che lascia il testicolo (più freddo). È indispensabile dunque che il sangue venoso che lascia il testicolo
abbia una temperatura inferiore a quella corporea. Qualunque ostacolo che impedisca la perdita di calore
da parte dello scroto impedisce, di fatto, la giusta regolazione della temperatura utile per il processo
spermatogenetico. I motivi più ovvi di disregolazione termica a livello testicolare sono la febbre,
l’esposizione a fonti esterne di calore dovute a professioni particolari e i bagni caldi. Esperimenti su animali
da laboratorio hanno mostrato come l’immersione per 30 minuti in un bagno a 40-42 °C influisca
negativamente sulla produzione di spermatozoi, induca l’apoptosi delle cellule germinali e la
frammentazione del DNA spermatico, fenomeni che si ripercuotono negativamente sulla fertilità61. Dati
ricavati dall’utilizzo della sauna da parte di uomini volontari sani hanno confermato le evidenze ottenute
dai modelli animali. Sedute di sauna di 15 minuti, due volte alla settimana per tre mesi (80-90 °C),
comportano una forte riduzione della conta e della mobilità spermatica senza alterare i livelli ormonali. È
stata inoltre osservata una riduzione significativa della percentuale di spermatozoi con normale
organizzazione cromatinica e normale funzione mitocondriale parallelamente all’aumento dell’espressione
di geni coinvolti nella risposta allo stress e alla ipossia. Tutti questi effetti si sono mostrati reversibili dopo
tre mesi dal termine dell’utilizzo della sauna62.
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Più preoccupanti, perché meno controllabili, sono le esposizioni di tipo professionale che prevedono lunghe
permanenze sedentarie in posizione seduta. Anche qualora non vi sia una fonte esterna di calore, la
mancata circolazione di aria a livello scrotale diminuisce l’efficacia della termoregolazione soprattutto in
concomitanza con l’uso di capi di abbigliamento poco appropriati. La temperatura aumenta in modo
proporzionale al tempo di permanenza in posizione seduta e ciò si associa a una diminuzione della conta
spermatica63. Questo tipo di dato è confermato grazie a studi condotti su autisti e taxisti64, sul confronto tra
diversi tipi di indumenti intimi65, sull’utilizzo di computer laptop appoggiati alle gambe66. Le evidenze sulla
riduzione della quantità di spermatozoi non sono tuttavia, ad oggi, applicabili alla sospetta riduzione della
fertilità. È dunque ragionevole consigliare agli uomini in cerca di gravidanza di ridurre le possibilità di
riscaldamento a livello genitale, allo scopo di migliorare la qualità del liquido seminale, soprattutto quando
la condizione basale è già parzialmente negativa67.
Stress ossidativo e integrazione alimentare di composti antiossidanti
Una percentuale variabile tra 30 e 80% dei casi di sub-fertilità maschile ha come causa o concausa gli effetti
dannosi dello stress ossidativo68. Lo stress ossidativo si verifica quando le specie reattive dell'ossigeno
(ROS), fisiologicamente presenti, riescono a superare le difese antiossidanti naturali del liquido seminale e a
causare danni cellulari68. Si ritiene che i livelli di ROS siano soggetti a un aumento nel tempo, probabilmente
a causa di fattori ambientali come le alte temperature, le radiazioni elettromagnetiche, la presenza di
pesticidi, l'inquinamento, lo stile di vita, l’aumento della vita media, il consumo di alcol, il fumo, lo stress,
l’obesità e la cattiva alimentazione. Questi fattori da soli rappresentano fonti di danno alla spermatogenesi
e il loro meccanismo di azione può dunque essere veicolato dai ROS. Altri fattori includono infezioni,
autoimmunità e particolari malattie croniche68-70.
Le membrane cellulari degli spermatozoi sono ricche di acidi grassi poliinsaturi e sono suscettibili alla
perossidazione mediata dai ROS71. Spermatozoi anomali e leucociti contenuti nel liquido seminale sono
fonti interne di ROS72.
Gli antiossidanti che si trovano naturalmente nel liquido seminale sono le vitamine E e C, la superossidodismutasi, il glutatione e la tioredossina73. Questi agiscono come antiossidanti contrastando l’azione dei
radicali liberi. È stato riportato che gli uomini infertili hanno ridotti livelli di antiossidanti nel loro liquido
seminale rispetto agli uomini fertili74, mentre i livelli di ROS agiscono in maniera opposta75.
Il danno da ROS e la frammentazione del DNA spermatico
Si ritiene che le specie reattive dell’ossigeno possano causare un danno alle cellule riproduttive maschili
attraverso due meccanismi principali: in primo luogo possono danneggiare la membrana degli spermatozoi
compromettendone la motilità e la capacità di interagire efficacemente con la membrana dell'ovocita; in
secondo luogo, sono in grado di alterare l’integrità del DNA degli spermatozoi. Quest’ultimo aspetto è
ormai ritenuto fondamentale nella determinazione della normale fecondazione e dello sviluppo
dell’embrione, sia nei concepimenti spontanei sia assistiti76-78. Infatti, molti uomini con parametri seminali
considerati normali possono avere come unico motivo di ridotte possibilità di concepimento naturale
proprio un elevato grado di danno all’integrità del DNA spermatico79.
Anche se si riconosce che le tecniche per quantificare la frammentazione del DNA degli spermatozoi
abbiano dei limiti, si ritiene che dovrebbero essere parte integrante della valutazione standard del partner
maschile nell’analisi dei problemi di subfertilità della coppia79.
La frammentazione del DNA degli spermatozoi non sembra influenzare i tassi di fecondazione nelle tecniche
in vitro, ma è stata descritta una correlazione negativa tra il danno al DNA spermatico e il tasso di sviluppo
degli embrioni32,78,80. Donne sottoposte a inseminazione intrauterina con spermatozoi caratterizzati da un
indice di frammentazione del DNA moderato (<30%) hanno una probabilità sette volte superiore di
ottenere una gravidanza, rispetto alle coppie in cui il partner maschile mostri un grado di danno al DNA
superiore al 30%32. Per quanto riguarda il tasso di gravidanza ottenibile con tecniche di fecondazione in
vitro, i dati riguardanti la frammentazione del DNA come fattore predittivo, non sono univoci80. Esistono,
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infine, alcuni dati che suggeriscono una maggiore probabilità di aborto spontaneo nelle donne sottoposte a
fecondazione assistita quando il danno al DNA dello sperma del partner sia elevato81.
Ruolo degli antiossidanti
Gli antiossidanti possono essere di natura biologica (enzimi) o chimica e il loro ruolo consiste nel ridurre il
danno ossidativo. La principale fonte di sostanze antiossidanti è l’alimentazione. Per quanto riguarda la
fertilità, gli studi clinici hanno valutato soprattutto vitamina E, vitamina C, carotenoidi, ubichinolo, folati,
micronutrienti e zinco82.
Gli acidi grassi polinsaturi (PolyUnsaturated Fatty Acid, PUFA) sono fonti di antiossidanti e sono
comunemente assunti dalla popolazione come integratori alimentari. I PUFA hanno due principali effetti
sulla fertilità maschile: forniscono una fonte di sostanze antiossidanti e aumentano la fluidità della
membrana plasmatica degli spermatozoi, favorendo il concepimento83. È importante sottolineare come
questa azione di fluidificazione della membrana renda gli spermatozoi più sensibili a eventuali danni da
ossidazione; l’azione dei PUFA sembra dunque quella di una “spada a doppio taglio”.
I PUFA sono classificati in omega-3, omega-6 e omega-9. La numerazione deriva dalla posizione del primo
doppio legame nella catena carboniosa. Solo gli omega-9 sono sintetizzati anche dall’essere umano, mentre
gli omega-3 e 6 devono essere integrati nella dieta: le principali fonti alimentari sono gli oli vegetali e di
pesce83.
Gli antiossidanti sono noti per la loro azione di pulizia e smaltimento dei ROS: ne sopprimono la formazione
e ne contrastano l’azione72. L'assunzione di antiossidanti sembra essere importante per determinare la
qualità del liquido seminale: alcuni studi clinici sulla supplementazione con antiossidanti hanno dimostrato
un aumento dei tassi di fecondazione, attraverso la riduzione dello stress ossidativo, della perossidazione
dei lipidi e dei potenziali livelli di ROS82.
La metanalisi “Antioxidants for male subfertility”
Si tratta di un recente lavoro pubblicato dalla Cochrane Library84 che ha raccolto i dati ottenuti da 34 studi
clinici randomizzati di valutazione dell’effetto della supplementazione di antiossidanti sulla fertilità
maschile. Il totale di coppie considerate è stato circa 2900, in un totale di 19 Paesi (8 dei 34 studi analizzati
sono italiani). Si tratta di trial clinici in cui i partner maschili di coppie infertili sono stati randomizzati per la
somministrazione, o meno, di sostanze antiossidanti; in alcuni di questi studi sono state incluse coppie
sottoposte a cicli di fecondazione in vitro.
Sono stati eseguiti tre tipi di confronto: antiossidanti versus placebo; antiossidanti versus nessun
trattamento; antiossidanti versus antiossidanti (di altra formulazione). Le sostanze antiossidanti
somministrate sono state: vitamina E, vitamina C, vitamina B, L-acetilcarnitina, L-carnitina, pentossifillina,
magnesio, zinco, etil-cisteina, N-acetil-cisteina, acido docosaesaenoico, selenio, oppure varie combinazioni
di esse. Da notare che, come spesso accade, diversi studi analizzano outcome differenti. Il dato più
interessante riguarda il tasso di bambini nati per coppia in cui il partner maschile sia stato trattato, o meno,
con antiossidanti: in questo caso, la metanalisi riporta tre studi randomizzati. Il risultato complessivo
evidenzia un vantaggio significativo nell’assunzione di antiossidanti che si traduce in una probabilità
quintuplicata di ottenere un figlio (intervallo di confidenza 95% dell’Odds Ratio = 2-12). Due dei tre studi
inclusi hanno confrontato la somministrazione di vitamina E versus placebo, mentre il terzo ha confrontato
la somministrazione di zinco versus nessun trattamento.
Più spesso i trial clinici hanno riportato come outcome principale il tasso di gravidanza per coppia. Per
questo dato sono stati analizzati 15 studi e quasi 1000 coppie. Il tasso di gravidanza nelle coppie in cui il
partner maschile avesse ricevuto il trattamento con antiossidanti si è rivelato significativamente superiore a
quello dei controlli (16 versus 3%; Odds Ratio= 4, intervallo di confidenza 95%: 3-7). I trattamenti rivelatisi
significativamente migliorativi sono stati: cocktail di antiossidanti versus placebo/nessun trattamento; Lcarnitina versus placebo; L-acetilcarnitina + L-carnitina versus placebo; vitamina E versus placebo; zinco
versus nessun trattamento. Viceversa, non hanno evidenziato effetti significativi i trial clinici che hanno
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confrontato singolarmente: L-acetilcarnitina versus placebo; coenzima Q10 versus placebo; magnesio
versus placebo. Analizzando separatamente i due studi in cui le coppie sono state sottoposte a
fecondazione in vitro, i risultati non cambiano ed è evidente un notevole vantaggio nel tasso di gravidanza a
seguito della somministrazione di antiossidanti.
Alcuni studi considerati nella metanalisi hanno inoltre valutato le caratteristiche del liquido seminale.
I livelli di frammentazione del DNA spermatico dopo due mesi dal trattamento si sono rivelati
significativamente migliori, cioè inferiori, nei soggetti cui sono stati somministrati antiossidanti (vitamina C
+ vitamina E) rispetto a quelli trattati con placebo; si tratta di un singolo studio randomizzato con
sessantaquattro pazienti in cui il tasso di frammentazione del DNA spermatico osservato è stato 9 e 23%85.
Per quanto riguarda la motilità degli spermatozoi, si possono evidenziare due gruppi principali di studi in
base al tempo trascorso tra la terapia antiossidante e la valutazione dei parametri, distinguendo tra gli
spermiogrammi effettuati fino a 3 mesi dopo la terapia e quelli effettuati oltre sei mesi dopo.
Motilità totale valutata fino a tre mesi dopo il trattamento: dieci studi73,85-93 per un totale di 514
partecipanti sono stati utili ai fini dell’analisi. Una differenza statisticamente significativa è emersa a favore
del gruppo trattato con antiossidanti rispetto ai controlli (mobilità totale: 50 versus 24%). Analizzando
singolarmente i trattamenti, si sono rivelati efficaci i seguenti antiossidanti: vitamina C (1 g die) versus
placebo; N-acetilcisteina versus placebo; L-carnitina versus placebo; pentossifillina versus non trattamento;
zinco, zinco + vitamina E, zinco + vitamina E + vitamina C versus non trattamento. Un trend positivo, ma non
statisticamente significativo, è stato osservato con l’utilizzo di selenio o magnesio versus placebo.
Motilità totale valutata almeno sei mesi dopo il trattamento: sette studi92,94-99 hanno riportato la motilità
spermatica totale a sei mesi dal trattamento. In totale ci sono stati 963 partecipanti, 625 nel gruppo dei
trattati e 338 nel gruppo controllo. Questa differenza di numeri tra il trattamento e i gruppi di controllo era
dovuta alla presenza di studi con disegno sperimentale a 3 o 4 bracci di trattamento. Considerati tutti gli
studi nel loro insieme, è stato evidenziato un significativo miglioramento della motilità totale degli
spermatozoi di pazienti sottoposti a trattamento con antiossidanti. Anche in questo caso sono stati riportati
i singoli regimi rivelatisi efficaci: L-carnitina, L-acetilcarnitina, N-acetilcisteina, selenio, selenio + Nacetilcisteina, coenzima Q10, vitamina E, tutti confrontati con placebo. Un trend positivo, ma non
statisticamente significativo, è stato osservato con l’utilizzo sia di selenio sia di magnesio versus placebo.
Un solo studio, infine, ha riscontrato un effetto positivo sulla motilità totale degli spermatozoi dopo nove
mesi dal trattamento, utilizzando L-carnitina versus placebo (54 versus 43%, rispettivamente). Altri
antiossidanti non hanno mostrato questo effetto a lungo termine (L-acetilcarnitina e coenzima Q10).
Concentrazione spermatica: sette studi85-87,90,93,100,101 hanno riportato la concentrazione spermatica
valutata tre mesi dopo il trattamento su un campione totale di 320 partecipanti. Nel complesso non è stata
riscontrata alcuna differenza significativa tra i soggetti trattati con antiossidanti e placebo. Solo il
trattamento con L-carnitina, riportato in uno degli studi, si è dimostrato efficace nel migliorare la
concentrazione spermatica.
Sei studi94-98,101 hanno riportato i dati relativi alla concentrazione degli spermatozoi dopo sei mesi dal
trattamento, come ottenuta da 825 soggetti partecipanti. I trattamenti con antiossidanti, considerati nel
loro insieme, hanno comportato un aumento molto significativo della concentrazione di spermatozoi. Gli
antiossidanti più efficaci in tal senso sono stati selenio ed N-acetilcisteina, anche in combinazione.
Per quanto riguarda la concentrazione spermatica dopo almeno 9 mesi dal trattamento, un solo studio ha
riportato risultati significativi98. La somministrazione di coenzima Q10 è stata associata a un aumento della
concentrazione di spermatozoi rispetto ai controlli (placebo), anche se clinicamente poco rilevante: 23
versus 21 milioni/ml, rispettivamente.
I dati riportati sono riassunti nella Tabella 2.
Tabella 2 - Effetto della supplementazione di antiossidanti su motilità e concentrazione spermatica, nel
tempo
Effetto a ≤ 3 mesi
Effetto a 6 mesi
Effetto a ≥ 9 mesi
Mobilità totale
Positivo73,85-93
Positivo92,94-99
Positivo94
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Concentrazione
Nessuno85-87,90,93,100,101
Positivo (debole)94-98,101
Positivo (debole)
98
Riguardo ai possibili e presunti effetti collaterali, nessuno studio ha evidenziato un aumento di sintomi
gastrointestinali o d’incidenza di euforia nei soggetti trattati con antiossidanti rispetto al placebo.
In conclusione, valutati i risultati della metanalisi e considerati i limiti degli studi proposti, si può ritenere
consigliabile l’uso di antiossidanti per gli uomini subfertili all’interno di un programma di riproduzione
assistita. Tuttavia, le coppie devono essere informate che le prove fornite fino a oggi non sono conclusive,
soprattutto in merito alla possibilità di ottenere un figlio e che altri studi dovranno chiarire il ruolo dei
diversi tipi di antiossidanti (vedi Figura 1).
Figura 1: Funnel plot di comparazione: 1 Antiossidanti versus placebo, outcome: 1.2 Tassi di gravidanza per
coppie randomizzate84.
Conclusioni
Ci sono pochi studi di buona qualità che chiariscano il rapporto tra fattori ambientali particolari o stile di
vita e il ridotto numero di spermatozoi e/o la riduzione della fertilità nell’uomo. Ciò è principalmente
dovuto a difficoltà oggettive nell’esecuzione di studi di questo tipo, che hanno basi di tipo etico, economico
e di numerosità statistica.
Benché siamo tutt’oggi all’oscuro di quanto i fattori ambientali, alimentari o occupazionali incidano sulla
qualità del liquido seminale e soprattutto sulla fertilità, alcune conclusioni sono possibili. Un’evidenza
interessante riguarda l’effetto qualitativo sulla spermatogenesi e sulla fertilità dell’aumento della
temperatura scrotale legata al cambiamento dello stile di vita. Si tratta di un fattore di rischio destinato a
incidere in modo crescente a causa della sempre più diffusa sedentarietà. La conoscenza di questa
condizione può aiutare a limitare gli effetti di questo fattore, che risultano essere reversibili.
La percezione comune relativa agli effetti dannosi dei contaminanti ambientali sulla fertilità non trovano
ancora conferme definitive, ma serve cautela nell’affermare che le indagini siano concluse. Non si possono
escludere nuovi e importanti sviluppi. Per il momento i dati a disposizione ci hanno resi consapevoli dei
numerosi meccanismi attraverso cui singoli composti possono alterare l’equilibrio ormonale e influenzare
un processo molto complesso quale la spermatogenesi. È necessario che i clinici abbiano la consapevolezza
dei possibili effetti qui discussi. Anche per gli scettici rimane un’evidenza: l’inesorabile incremento
dell’incidenza dei tumori testicolari nei Paesi occidentali negli ultimi decenni pone interrogativi importanti
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sull’effetto che lo stile di vita e/o l’ambiente hanno sullo sviluppo del sistema riproduttivo maschile. Questo
dato epidemiologico dovrebbe essere visto come un segnale che, agendo oggi sui giovani uomini, si
ripercuoterà tra alcuni anni sulla fertilità degli adulti. Lo stato attuale di scarse informazioni sui meccanismi
alla base di questo costante incremento di patologie testicolari è contemporaneamente dimostrazione di
grandi lacune conoscitive e motivo di preoccupazione.
Infine, i risultati della metanalisi fanno ritenere consigliabile l’uso di antiossidanti per gli uomini subfertili
all’interno di un programma di riproduzione assistita. Tuttavia, le coppie devono essere informate che le
prove fornite fino a oggi non sono conclusive, soprattutto in merito alla possibilità di ottenere un figlio.
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Questionario ECM
1. La proliferazione delle cellule del Sertoli
a. avviene durante la vita fetale,
b. avviene nel periodo peri/neonatale,
c. è influenzata dallo stile di vita della gravidanza materna
d. tutte le risposte indicate
2. Il potenziale riproduttivo dei figli maschi di donne obese pare essere interessato in termini di:
a. riduzione del volume dell’eiaculato e della motilità percentuale
b. riduzione della conta di spermatozoi
c. aumento dei livelli di testosterone
d. nessuna delle risposte indicate
3. È noto che:
a. la qualità degli spermatozoi dei figli di madri fortemente fumatrici è ridotta fino al 20%
rispetto ai controlli
b. i figli maschi di donne esposte agli effetti dell’incidente di Seveso del 1976 abbiano un
aumento di forme di spermatozoi atipiche
c. esiste una marcata tendenza all’aumento di volume seminale, testosterone circolante e
inibina B nei figli di donne che facciano ampio uso di caffeina durante la gravidanza
d. la conta spermatica dei figli di madri fortemente fumatrici è ridotta fino al 40% rispetto
ai controlli
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4. Le evidenze in termini di effetti dell’alimentazione sulla fertilità maschile:
a. sono scarse, ma suggeriscono che, in generale, la modifica della propria dieta a favore
di alimenti quali carni bianche, frutta e verdura, pesce e farine integrali e a sfavore di
alcol e zuccheri possa rappresentare un modo economico per migliorare, almeno in
parte, la qualità del proprio liquido seminale
b. riguardano solamente l’effetto benefico della vitamina C sulla frammentazione del DNA
spermatico
c. sono scarse, ma suggeriscono che, in generale, la modifica della propria dieta a favore
di alimenti quali carni rosse, zuccheri semplici, e frutta rossa possa rappresentare un
modo economico per diminuire il tempo necessario al concepimento
d. tutte le risposte indicate
5. Quali meccanismi sono ritenuti possibili cause degli effetti negativi dell’obesità sulla funzione
riproduttiva maschile?
a. perturbazione della regolazione endocrina dell’asse ipotalamo-ipofisi-testicoli
b. eccessiva attività dell’enzima aromatasi e alterati livelli di testosterone
c. dismetabolismo della leptina e insulino-resistenza
d. tutte le risposte indicate
6. Nei soggetti obesi, la frequenza di oligospermia rispetto ai soggetti normopeso è:
a. aumentata fino a 10 volte
b. aumentata fino a 3 volte
c. sostanzialmente invariata
d. lievemente diminuita
7. Esistono buone evidenze sulla riduzione della qualità del liquido seminale e dei livelli di
testosterone nei soggetti:
a. che assumono circa 10 g di alcol alla settimana
b. alcolisti cronici
c. che assumono 100 ml di alcol 2 volte a settimana
d. che assumono circa 5 g di alcol al giorno
8. L’eccessivo consumo di alcol può causare
a. aumento di FSH, LH ed estrogeni e una riduzione dei livelli di testosterone
b. aumento di FSH, LH e di testosterone
c. aumento del volume dell’eiaculato
d. ipergonadismo
9. I cannabinoidi, come la marijuana:
a. possono compromettere la steroidogenesi testicolare
b. possono compromettere la produzione degli spermatozoi
c. possono compromettere la motilità degli spermatozoi
d. tutte le risposte indicate
10. Gli steroidi androgeni nell’uomo causano
a. aumento di testosterone testicolare
b. blocco irreversibile della spermatogenesi
c. nessun effetto della spermatogenesi
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d. nessuna delle risposte indicate
11. L’aumento di temperatura a livello testicolare:
a. comporta riduzione significativa della percentuale di spermatozoi con normale
organizzazione cromatinica e normale funzione mitocondriale
b. riduce l’apoptosi delle cellule germinali
c. è causato dal complesso pampiniforme
d. non ha effetti sulla spermatogenesi
12. Gli antiossidanti:
a. sono più abbondanti nel liquido seminale dei soggetti fertili
b. sono più abbondanti nel liquido seminale dei soggetti infertili
c. in genere non sono presenti nel liquido seminale
d. nessuna delle precedenti
13. I ROS possono causare:
a. alterazioni della membrana citoplasmatica e frammentazione del DNA
b. alterazione della conta spermatica
c. aneuploidie dello spermatozoo
d. tutte le risposte indicate
14. L’assunzione di antiossidanti da parte del partner maschile può
a. aumentare i tassi di gravidanza nelle procedure di fecondazione assistita
b. ridurre il tasso di frammentazione del DNA spermatico
c. aumentare la mobilità spermatica per 3 mesi dopo il trattamento
d. tutte le risposte indicate
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