Ottobre - La Piazza

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Ottobre - La Piazza
Anno 2 - Numero 9 - Ottobre 2005
Periodico dell’Associazione Culturale Albatros
GLI SBANDIERATORI
TROVANO L’AMERICA
Dallas, Palazzo di Giustizia
Dallas, Fair Park
Folklore
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UN’ESPERIENZA UNICA
di Ivo Scardala
Ottima accoglienza per gli sbandieratori di
Castel Madama a Dallas.
Dal 29 settembre al 13 ottobre il gruppo è
stato ospite della World Music Events, una
organizzazione internazionale di spettacoli
folkloristici.
Le esibizioni sono avvenute in un grande Parco
della città, “Fair Park”, insieme a trampolieri
tedeschi, unici europei oltre agli sbandieratori,
e ad altri gruppi americani.
Gli sbandieratori di Castel Madama alla loro
partenza sono stati sostituiti da quelli di
Faenza.
Ha accompagnato gli sbandieratori l’Assessore
alla Cultura Piselli Luigi.
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Folklore
“La Piazza”
Periodico dell’Associazione Culturale Albatros
Vicolo Giustini, n. 10
00024 Castel Madama (Roma) - tel. 0774/449849
Anno 2, n. 9 - Ottobre 2005
Registrazione del Tribunale di Tivoli n. 4/2004 del 14/04/04
Direttore Responsabile: Rino Sciarretta
Capo Redazione: Carla Santolamazza
Redazione: Enrico Cascini, Federico Chicca,
Fausta Faccenna, Alberto Grelli, Ivano Moreschini,
Paolo Muzi
Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero
Veronica Moro, Gualtiero Todini, Aurora Fratini,
Ivo Scardala, Marco Cicogna, Luigi Augusto Monaco,
Mario Di Nardo, Pino Salinetti, Marcello Pucella,
Gianluca Simonelli, Alessandra Pucella
Per la pubblicità rivolgersi al 3490063355
Grafica ed impaginazione: Salvatore De Angelis
Stampa: Quaresima, via Empolitana km 3,400 - Castel Madama
Chiuso in redazione il 22/10/2005 - Tiratura 1.300 copie
SitoWeb: www.lapiazzacastelmadama.com
E-mail: [email protected]
LA REDAZIONE SI RIUNISCE TUTTI I LUNEDÌ
DALLE ORE 18 ALLE 20
SOMMARIO
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Un’esperienza unica
Oltre ogni aspettativa
Al voto con nuove regole
Una clinica al posto del mattatoio
Gli ultimi fuochi del centro-destra
Ma tu de che razza sì
Il Paese in breve
Comunità Montana
A Don Marco
Aquedotto “Anio Vetus”
Vicovaro
Mandela
Sambuci
Tivoli
Vaccinazione antinfluenzale
Tradizioni popolari
Cultura
Il castello Orsini-Cesi
Sport
Musica
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Il giornale viene diffuso anche nei paesi di Vicovaro, Mandela, Sambuci, Tivoli
Politica
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OLTRE OGNI ASPETTATIVA
di Ivano Chicca
I Partiti del Centro-Sinistra ringraziano vivamente tutti gli elettori
che hanno contribuito al successo delle Primarie
A Castel Madama come nel resto del Paese si
è registrata una straordinaria partecipazione alle
elezioni primarie dell’Unione.
Questo evento giunge in un particolare
momento della vita politica: fra qualche mese
andremo alle elezioni politiche e comunali.
I castellani hanno reagito con fermezza agli
attacchi che vengono dalla politica nazionale che
vede la messa in scena, da parte del CentroDestra, di una riforma elettorale volta a conservare il maggior numero possibile di “posti in
Parlamento” dato che loro stessi pensano di essere
perdenti. Così pure hanno reagito alla finanziaria
di Tremonti che continua a sostenere di non aver
messo le mani in tasca agli Italiani; è vero, infatti, con i tagli agli Enti Locali, saranno i Sindaci o
i Presidenti di Regione e Provincia a doverlo fare
per il Governo.
Le stesse motivazioni ritroviamo nelle situazioni locali, con un’Amministrazione che non
riesce più a garantire neppure l’ordinaria gestione,
che non ha una programmazione politica ma solo
una somma di favori da soddisfare, che gestisce il
potere con arroganza e spregiudicatezza, che con-
tinua a promettere mari e monti, senza aver mantenuto le promesse fatte nelle precedenti tornate
elettorali.
Gli elettori del Centro-Sinistra hanno
dimostrato di essere più maturi ed attaccati alla
democrazia di quanto non creda il Centro-Destra
e fa male chi li irride dicendo che queste elezioni
non hanno alcuna importanza. Un buon politico
dovrebbe sempre ascoltare i cittadini.
Il messaggio più significativo che viene da
queste elezioni è l’ennesima conferma che l’elettorato chiede unità ai partiti della coalizione,
rilanciando nei fatti l’Ulivo che ha già visto
insieme D.S., Margherita, S.D.I. e Repubblicani
Europei.
Una riflessione va inoltre fatta relativamente
ai così detti “rappresentanti della società civile”:
gli elettori hanno mostrato di non aver una gran
fiducia nei confronti di chi risponde solo a se stesso. Del resto qui ne abbiamo già avuto un esempio che non pare si possa considerare positivo.
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Politica
AL VOTO CON NUOVE REGOLE
di Ivano Moreschini
Berlusconi cambia in corsa la legge elettorale. Vediamo come
Diavolo di un Berlusca.
Alla fine della legislatura, con sondaggi infausti
per i risultati delle elezioni, tira fuori dal cappello
un progetto di riforma della legge elettorale che
dovrebbe in prospettiva mitigare gli effetti della
sconfitta, e che nel frattempo ha già ridotto le tensioni interne alla maggioranza.
La scomparsa dei collegi uninominali, che con la
legge ancora in vigore assegnavano il 75% dei 630
seggi della Camera, dovrebbe infatti attenuare la
sconfitta del centro-destra: se nello scontro diretto
tra candidati della Casa della libertà e dell’Unione
di centro-sinistra bastava un solo voto di scarto
per diventare deputato, e quindi anche se si prendeva il 39% dei voti e l’altro prendeva il 39,1%, il
seggio andava solo al vincitore, con il proporzionale la distribuzione dei seggi è più ponderata, e
valorizza di più i voti espressi dagli elettori.
Questo era vero anche prima, ma Berlusconi non
ci aveva fatto caso, tutto preso dalla sua straripan-
te maggioranza che, stando ai sondaggi, non gli
ha comunque garantito una sicura vittoria alle
prossime elezioni. Una cosa è promettere sogni,
un’altra governare.
Ma al di là delle necessità contingenti, cosa accadrà dopo che il rito elettorale sarà compiuto?
Quali saranno gli effetti “di sistema” di questa
riforma?
È probabile che anche la prossima legislatura sarà
alle prese con fibrillazioni varie, in una infinita
transizione verso non si sa cosa. Infatti il ritorno
del proporzionale potrebbe favorire passaggi da
uno schieramento all’altro, che noi a Castel
Madama conosciamo bene, a svantaggio della
governabilità.
Sarà meglio? Sarà peggio? Certo è che il maggioritario non ha attecchito molto, vista la facilità con
la quale si sta cambiando sistema in Parlamento.
C’è da chiedersi: ma è davvero mai nata questa
fantomatica seconda Repubblica?
Ecco i punti chiave della nuova legge elettorale
Sistema proporzionale di maggioranza. Con la nuova legge vengono aboliti i collegi uninominali, con cui venivano eletti i 3/4 del
Parlamento, e viene introdotto il sistema proporzionale con premio
di maggioranza, che garantisce il raggiungimento di 340 deputati.
All’opposizione restano 277 seggi. I candidati saranno presentati in
liste di partito, sulla base delle circoscrizioni. Non ci saranno le
preferenze. Presentando le liste i partiti dovranno allegare il programma ed indicare il “capo unico della coalizione”, cioè il candidato alla Presidenza del Consiglio.
Premio di maggioranza. È assegnato alla coalizione che ottiene
più voti, fino ad arrivare a 340 seggi su 630, se la coalizione non è
arrivata a quella soglia
Tre soglie di sbarramento. Tre le soglie di sbarramento per la
Camera: 10% per le coalizioni, 4% per i partiti non coalizzati e 2%
per i partiti coalizzati. I voti dei partiti che non raggiungono il 2%
vengono conteggiati, ma per il riparto dei seggi vengono contati
solo quelli presi dal miglior perdente al di sotto del 2%.
Premio di coalizione regionale. Per garantire il problema della
rappresentatività regionale del Senato viene introdotto il premio di
coalizione regionale, un premio di maggioranza che si calcola su
base regionale. La coalizione che ha più voti in ogni singola regione avrà almeno il 55% dei seggi. In questo modo il premio di maggioranza può andare in una regione alla Cdl e in un’altra regione
all’Unione.
Le quote rosa. Nella nuova legge elettorale non c’è spazio per
una maggiore rappresentanza femminile. È stato bocciato, infatti, (il governo è stato battuto su questo punto) la norma che prevedeva l’obbligo di candidare una donna ogni tre uomini e che
introduceva delle sanzioni per i partiti che non rispettavano tale
rapporto.
Non deve fare raccolta di firme chi ha un gruppo in
Parlamento. I partiti o i gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare in entrambe le Camere dall’inizio della legislatura e i
gruppi che abbiano almeno un seggio nel Parlamento europeo
non dovranno raccogliere le firme per la presentazione delle liste
elettorali.
Amministrazione
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UNA CLINICA AL POSTO DEL MATTATOIO
di Ivano Moreschini
Nell’area dell’ex mattatoio comunale sorgerà una clinica privata.
Questo emerge dalle decisioni assunte dalla maggioranza in carica
Nel 2004 il Consiglio Comunale di Castel Madama approva
un piano di recupero di aree
dismesse tra le quali quelle del
Mattatoio.
Con la deliberazione di Consiglio Comunale n. 12 del 2 febbraio 2005, viene avviata la procedura per un cambio di
destinazione d’uso di qust’area
di proprietà comunale, che si
trova sulla strada che porta alla
stazione ferroviaria.
Nella delibera veniva prevista la
pubblicazione di un bando con
il quale comunicare a chiunque
ne avesse interesse la disponibilità del Comune a valutare proposte di diversa utilizzazione
dell’immobile mediante locazione dello stesso o formazione
di società miste pubblico-privato; ovvero a valutare proposte di
demolizione dello stesso e concessione dell’area in diritto di
superficie, per la realizzazione
di nuovi immobili necessari allo
svolgimento di attività economiche per la erogazione di pubblici servizi.
Con la deliberazione di Giunta
Comunale n.32 del 15 marzo
2005 veniva approvato l’avviso
pubblico per l’utilizzo dell’ex
mattatoio comunale, con le
indicazioni che erano state prescritte dal Consiglio. Le offerte
dovevano pervenire entro il 15
aprile 2005.
La successiva deliberazione di
giunta Comunale n.106 del 5
luglio 2005 prende atto dell’unica offerta pervenuta da parte
della Italian Hospital Group spa,
con sede in Via Tiburtina, n.
188, a Guidonia. L’impresa
chiede la concessione in diritto
di superficie del terreno di proprietà comunale sul quale insistono i corpi di fabbrica dell’ex
mattatoio, offrendo un canone di
12.000,00 euro l’anno per 30
anni. L’ipotesi progettuale dell’impresa, dichiarata nell’offerta, è quella di demolire tutti i
corpi di fabbrica esistenti e realizzare una pari volumetria, con
un’unica costruzione, del tipo
“villa bifamiliare”, nella quale
poter ospitare residenze sanitarie riabilitative di tipo sociale
e/o terapeutico. La società nell’offerta si impegna inoltre a
presentare nei termini che verranno prescritti dall’Amministrazione comunale idoneo progetto esecutivo delle opere che
si intendono eseguire, ed a stipulare apposita convenzione con il
Comune per disciplinare i rap-
L’ex mattatoio da discarica a Clinica
porti tra le parti. Circa un mese
dopo, con la deliberazione di
Giunta Comunale n.118 del 2
agosto 2005, il Comune approva
in via definitiva la proposta
della società, e concede il diritto
di superficie su un’area di mq
3.350, distinta in catasto al
foglio 5, particella 162: cioè l’area dell’attuale mattatoio. A
sostegno della decisione vi è un
parere di congruità dell’Arch.
Angelo de Paolis, che dopo un
carteggio con l’impresa volto a
migliorare l’offerta economica
per il canone del diritto di superficie da Euro 12.000,00 annui ad
Euro 13.000,00 annui, accettata
dall’impresa, conclude affermando che l’offerta è congrua.
La volumetria realizzabile è
pari, secondo le indicazioni dell’impresa, a 3.000-3500 metri
cubi. Il terreno sarebbe concesso
per un periodo di anni 34.
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Politica
GLI ULTIMI FUOCHI DEL CENTRO-DESTRA
di Pino Salinetti
Il consiglio comincia con il riconoscimento di debiti fuori bilancio
riguardanti contenziosi con i Padri Oblati e con gli eredi Testa risalenti agli anni ’70-’80.
In entrambi i casi il Tribunale ha emesso una sentenza che condanna
il Comune al pagamento di circa 100 mila euro ai primi e 200 mila ai secondi
Il Consiglio comunale del 27 settembre scorso
doveva essere rinviato perché gli atti relativi a tre
delibere non erano stati messi a disposizione dei
consiglieri nei tre giorni precedenti, come prevede
il Regolamento, il quale aggiunge “Nessuna proposta può essere sottoposta a deliberazione definitiva del Consiglio se non è stata depositata entro i
termini previsti (…)”.
Il presidente del Consiglio e i consiglieri di maggioranza, pur riconoscendo che gli atti non erano
a disposizione, hanno sospeso il consiglio per
il pranzo (perché da qualche tempo i consigli
si fanno la mattina, quando pochissimi cittadini
possono assistere) e poi hanno votato le tre
delibere.
Dal canto loro i consiglieri di opposizione hanno
denunciato alla magistratura l’ennesimo mancato rispetto delle leggi, dello Statuto e del regolamento comunale e l’azione omissiva di chi
doveva garantire il loro rispetto. Inoltre hanno
chiesto di verificare la validità delle deliberazioni assunte con una procedura così chiaramente
illegittima.
Questo episodio denota la prepotenza dell’amministrazione comunale, la superficialità con cui
governa. E l’irresponsabilità. Perché deliberazioni su temi così delicati e controversi come
l’edilizia e l’urbanistica, che coinvolgono interessi diretti dei cittadini, meriterebbero ben altra
attenzione.
Revoca della 167
L’amministrazione ha deciso di eliminare le due
zone 167 sopra il campo sportivo (C3) e sopra la
fonte Ricci (C2) e di riassegnare loro la precedente destinazione urbanistica. In pratica queste due
aree non saranno più espropriate per costruire case
popolari pubbliche e case private in cooperativa a
prezzi controllati (come nella 167 sotto via
Roma), ma torneranno ad essere zone di edilizia
privata. Una scelta che favorisce i proprietari dei
terreni e danneggia i cittadini che non hanno i
soldi (tanti) necessari per acquistare una casa.
Una scelta che i consiglieri di opposizione non
condividono. Ma non solo.
L’amministrazione comunale toglie le zone 167
nel C2 e nel C3 con una semplice delibera di consiglio senza permettere ai cittadini e alla regione
di partecipare alla decisione, come invece prevede
la legge.
Siamo alle solite: Scardala, Monaco, Efficace &
C. si fanno la legge per proprio conto. Tant’è vero
che il consigliere di maggioranza Pietropaoli in
commissione ha espresso una posizione contraria
(le zone 167 si possono togliere ma facendo una
variante di Piano), anche se poi in Consiglio ha
votato come gli diceva Monaco e il nuovo responsabile dell’Ufficio tecnico comunale De Paolis (il
terzo architetto esterno dopo Mitrotta e Cavallari,
mentre l’ing. comunale è stato esautorato di quasi
tutte le competenze).
Morale della favola: si commette un abuso di
potere per fare una scelta a favore di pochi e a
danno di molti. Un esempio perfetto di come
(s)governa questa amministrazione.
Il fatto è che già nel dicembre 2001 l’amministrazione Scardala/Monaco aveva stralciato il
75% della 167 sopra il campo sportivo con una
semplice delibera; nel 2002 aveva fatto il Piano
quadro senza tutta la 167 e successivamente
aveva approvato due Piani di lottizzazione. Se
qualcuno (la Regione? la Procura?) prima o poi
ascolterà le nostre obiezioni e interverrà, queste
lottizzazioni potrebbero essere messe in discussione, perché non conformi agli strumenti urbanistici vigenti e approvati sulla base di atti illegittimi.
Che servizio allora avrà fatto l’amministrazione
comunale ai proprietari delle terre? Non è aggirando le leggi che si favorisce l’attività imprenditoriale. La legalità è fonte di vero sviluppo, non
il contrario.
Politica
A2 di Pietro Romano
L’altro punto discusso è l’ennesimo Piano quadro.
Dopo quelli sulla zona industriale e sulle zone residenziali urbane, è arrivata l’ora di quello sulle A2
agricolo-residenziali, zone di campagna dove è
possibile costruire piccole abitazioni. Ce ne sono
6-7 sparse in tutto il territorio per circa 200 ettari.
Il Piano quadro approvato riguarda quasi 50 ettari
di Pietro Romano (una vasta area tra la chiesa di
Sant’Anna, monte Papese e le Cerqueta). I consiglieri di opposizione hanno sostenuto che prima di
procedere all’adozione di uno strumento attuativo
sulle zone A2, devono essere approvate regole
chiare e uguali per tutti i cittadini. Altrimenti si
operano delle discriminazioni. Discriminazioni già
in atto dal punto di vista fiscale, visto che ci sono
aree A2 che pagano un’ICI altissima e aree A2 che
ne pagano una molto più bassa. Tale discriminazione diventerà ancora più forte con questo Piano
quadro, perché si permetterà ad alcuni cittadini di
edificare e ad altri no, pur pagando la stessa ICI.
Va, inoltre, tenuto conto del fatto che la superficie
delle zone A2, tra cui quella di Pietro Romano, è
stata arbitrariamente ampliata del 5,25%; che le
Norme Tecniche del PRG non prevedono l’uso del
Piano quadro per edificare, tanto meno quando si
tratta di una zona così ampia (50 ettari), non urbanizzata e di elevato pregio ambientale.
Infine i nostri amministratori fanno finta di non
sapere che la legge urbanistica stabilisce che il
Comune può dividere una vasta area in tanti
comparti fabbricabili più piccoli soltanto approvando un Piano particolareggiato. Procedendo
con un Piano quadro si crea un vizio di legittimità iniziale all’iter di approvazione dei Piani di
lottizzazione dei privati. Anche in questo caso,
l’amministrazione comunale fa credere di aver
trovato una scorciatoia, ma in realtà imbocca un
vicolo cieco.
Caserma dei carabinieri
Il Consiglio comunale ha approvato il Progetto
preliminare della nuova caserma dei carabinieri.
Essa viene localizzata nella metà a monte del mercato verso il campetto delle suore e la vecchia via
di Sant’Agostino.
Per tre anni, dal 2001 al 2004 il centro-destra non
ha mosso paglia sulla caserma, limitandosi a ribadire la sua collocazione nel terreno di proprietà
comunale tra le scuole Sales, S. Anna e il parco
Oudenaarde, in un’area individuata nel 1997 insieme Comune e arma dei carabinieri.
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Poi, nell’aprile del 2004 l’amministrazione comunale cambia repentinamente orientamento e prevede la realizzazione di una struttura sanitaria privata in quel terreno, e della caserma nell’edificio
scolastico Sales ristrutturato. I piccoli alunni,
secondo questa acuta pensata, si sarebbero dovuti
trasferire all’edificio di via della Libertà.
L’opposizione di cittadini, genitori e insegnanti fa
desistere l’amministrazione comunale dall’attuare
questo progetto, e il 2.2.2005 decide di localizzare la caserma nell’area del mercato.
Essa si costruirà a condizione che il Ministero
dell’Interno manifesti un interesse, ossia sia disponibile a pagare un affitto più alto.
Però i nostri amministratori non inseriscono la
costruzione della caserma nell’elenco annuale
delle opere pubbliche, bensì nel programma del
2006, prevedendo un costo di 750.000,00 euro
provenienti da privati e non dal Comune.
Nel Consiglio del 27 settembre, visto che è sempre più imminente la chiusura della vecchia caserma, il centro destra ha bisogno di far vedere che fa
qualcosa e allora si inventa questa approvazione
del progetto preliminare (che tra l’altro prevede un
costo di costruzione di 1 milione e 400 mila euro),
un atto non di competenza del Consiglio e che rappresenta il primo gradino (e quello più semplice)
di un iter molto lungo e in salita.
La verità è questa: dopo 4 anni e mezzo caratterizzati da confusione di propositi e inconcludenza
pratica, il problema della costruzione della nuova
caserma è ancora un punto interrogativo, perché
troppi sono gli elementi di incertezza presenti.
Sull’area. Il comune negli anni passati ha speso
circa 200 milioni di vecchie lire per la realizzazione del mercato. Nel Piano particolareggiato approvato il 2.2.2005 l’area del plateatico è a “verde
attrezzato”, mentre l’area tra il Sales, il S. Anna e
il parco Oudenaarde è destinata specificatamente
ad “attrezzature di interesse generale (caserma dei
carabinieri)”. Costruire qui la clinica e lì la caserma significa fare due varianti urbanistiche. Oltre
che sperperare i soldi serviti per il mercato e privilegiare una clinica privata rispetto alla caserma.
Sui fondi. La caserma si farà con finanziamenti
privati (come dice il programma triennale delle
opere pubbliche) o comunali (come dice il progetto preliminare?) In questo caso, come fa il
Comune a sobbarcarsi questa spesa visto che è già
ora in grosse difficoltà? E se il ministero degli
interni non alza l’affitto?
Sui tempi. Dopo 5 anni la montagna ha partorito il
progetto preliminare. Di questo passo, quanti
decenni ci vorranno per vedere finita e operativa la
nuova caserma?
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Attualità
MA TU DE CHE RAZZA SÌ
di Paolo Muzi
Secondo la storiografia uno sparuto gruppo di famiglie diede vita al borgo
poi divenuto Castel Madama. Oggi naturalmente rimane ben poco
di quel “nucleo storico” e ci siamo chiesti quali e quante siano le famiglie “Doc”
Dopo esserci occupati, nel
numero di maggio, delle dinamiche demografiche della
popolazione castellana passiamo ora ad occuparci della composizione e dell’origine della
popolazione attualmente residente. Per far questo ci siamo
affidati, ancora una volta, alla
insostituibile collaborazione del
responsabile dell’ufficio anagrafe che ha condotto per noi
un’opera di minuziosa contabilizzazione manuale: gli archivi
informatici dell’ufficio anagrafe non sono infatti predisposti
per fornire questo tipo di dati.
La tabella riporta il numero di
cittadini portatori di “cognomi
tradizionali”, appartenenti cioè a
quelle famiglie presenti nella
comunità castellana sin da prima
del secondo conflitto mondiale.
I dati sono aggiornati ad agosto
2005 e come termine di riferimento viene presa la situazione
del dicembre 1994 (l’unica fino
ad ora disponibile).
Piazza Garibaldi nell’Ottocento
Guardando ai dati risulta subito
evidente come, rispetto al ’94,
il numero di portatori di
“cognomi tradizionali” sia sensibilmente diminuito: i segni
meno prevalgono nettamente
sui segni più, mentre solo in 5
casi non si registra alcuna
variazione.
Per quanto riguarda la numerosità dei gruppi di cognome mentre solo nel 1994 i cognomi che
registravano oltre cento componenti erano 12, nel corso del
2005 sono scesi a 11; oggi questi ultimi contano 1934 unità e
rappresentano oltre il 27% della
popolazione residente.
Entrando più nello specifico, il
nome di famiglia di gran lunga
più diffuso si conferma, con 248
unità, quello dei “Chicca”, mentre in questa peculiare classifica
scala 1 posizione il cognome
“Santolamazza”, che passa dal
5° al 4° posto; anche il gruppo
di cognome “Salvatori” passa
dal 12° al 10° posto.
Se nel 1994 i portatori di
cognomi tradizionali rappresentavano oltre il 58% della
popolazione residente, oggi
rappresentano poco più del
51% del totale; ciò è dovuto
alla combinazione di due fattori: il numero di residenti che
è salito da 6691 a 7122 unità ed
il numero di portatori di
“cognomi tradizionali” che, al
contrario, è sceso drasticamente, passando da 3899 a 3648
unità. Sembra quindi di essere
di fronte ad un fenomeno di
“livellamento” per cui le differenze di consistenza numerica
tra il totale delle famiglie
autoctone ed “immigrate” tendono ad attenuarsi. Dai dati in
nostro possesso (non riportati in
tabella) emerge poi un dato ulteriore: nella maggior parte delle
“famiglie tradizionali” le donne
sopravanzano numericamente
gli uomini e in alcuni casi le
componenti femminili, che
come è noto non trasmettono il
cognome, sono due o tre volte
superiori a quelle maschili.
Questo porta a concludere che,
per alcuni “gruppi di cognomi”
meno diffusi e a forte prevalenza femminile, si corra (in futuro) il rischio di un estinzione.
Teniamo a ribadire che le dinamiche osservate non vanno
valutate in modo negativo: esse
rientrano infatti nel normale
ciclo di sviluppo che ogni
comunità – non isolata – necessariamente attraversa.
Semmai, quello che va annotato, è il ritmo con cui si sta
Attualità
modificando la composizione
della comunità castellana: le
“famiglie tradizionali” in meno
di 11 anni hanno infatti registrato ben 251 unità in meno;
tutto ciò significa che la crescita demografica del nostro paese
è stata in gran parte determinata dalle famiglie trasferitesi a
Castel Madama nel secondo
dopoguerra e (almeno negli
ultimi anni) dagli immigrati
stranieri.
Sul piano politico-amministrativo, le dinamiche osservate,
esigono una incentivazione
delle politiche culturali, con
l’attivazione di azioni dirette
alla difesa delle tradizioni locali, alla promozione del dialetto
11
e alla diffusione della storia
della comunità castellana: solo
così si potrà infatti assicurare la
difesa della nostra memoria
storica. Ricordiamo infine che
le percentuali riportate non tengono conto degli irregolari presenti che, in quanto tali, sfuggono ad ogni rilevazione da
parte dell’ufficio anagrafe.
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I L PA E S E I N B R E V E
CONGRESSO
DEI D.S.
DI CASTEL MADAMA
Sabato 15 ottobre si è chiuso
il congresso straordinario dei
D.S. di Castel Madama.
Dopo tre giorni di vivaci dibattiti è stato votato all’unanimità il documento politico con il
quale i D.S. vogliono dare un loro contributo alla
definizione della strategia politica e del programma con il quale presentarsi alle prossime elezioni
amministrative.
Il Congresso ha altresì confermato il direttivo uscente con un voto pressoché plebiscitario,
ribadendo in tal modo la fiducia ai propri organi
dirigenti.
Ne fanno parte:
Chicca Ivano, Chicca Federico,
Fabiani Domenico, Fabiani Roberto,
Fagioli Domenico, Grazia Enrico,
Grelli Alberto, Moreschini Ivano,
Moreschini Marco, Muzi Paolo,
Paolacci Amerina, Pompili Ramona,
Tanfetti Gianfranco e Cascini Mauro
in qualità di Presidente dei Garanti,
di cui fanno parte, anch’essi riconfermati,
Rocchi Michelluigi e Giovanni Cesarini.
La prima riunione del Direttivo, tenutasi il 19
ottobre, ha riconfermato alla segreteria del partito Ivano Chicca. Su proposta dello stesso segretario è stato inoltre istituito un Ufficio Politico di
cui fanno parte lo stesso segretario, Fabiani
Roberto e Grazia Enrico. Ai sensi dello statuto,
l’Ufficio Politico ha lo specifico compito di
coordinare e seguire gli incontri con gli alleati del
Centro-Sinistra in vista delle prossime elezioni
comunali.
Lo slogan, che riassume la proposta politica
che viene dal congresso, è l’affermazione della
legalità come metodo di lavoro, favorire lo sviluppo economico delle realtà produttive presenti
nel territorio, indispensabile per una più ampia
offerta di lavoro e per sostenere le fasce più
deboli, e, soprattutto, dare ai cittadini risposte
certe in tempi congrui; questi devono diventare
gli obiettivi prioritari dell’azione della futura
amministrazione.
I nostri migliori auguri di buon lavoro ai D.S.
e alla coalizione di Centro-Sinistra.
ESORDIO SFORTUNATO
MA SIAMO SOLO ALLA PRIMA PARTITA
Esordio sfortunato per la F.C. Pro-Castel Madama
contro la Gregoriana a San Gregorio da Sassola.
I ragazzi del mister Nonni sono stati battuti per
1-0. La partita è stata molto spigolosa, a tratti
nervosa, e anche se i padroni di casa non erano
certamente superiori agli ospiti, hanno potuto
sfruttare alcune sbavature della difesa e poca
lucidità dimostrata in attacco. Insomma una
squadra che deve ancora crescere, ma siamo solo
alla prima di campionato e il tasso tecnico dei
singoli giocatori è molto buono. Quindi ci sono
tutte le premesse per fare meglio. Una nota molto
positiva è stata la numerosa partecipazione dei
nostri compaesani che hanno sostenuto la squadra per tutti i novanta minuti.
CASTEL MADAMA: NUMERI UTILI
Comune: 0774-45001
Carabinieri: 0774-447002
Vigili Urbani: 0774-447305
Ospedale Tivoli: 0774-335086
Farmacia: 0774-447001
Vigili del Fuoco: 115
Servizio Guardia Medica: 118
Croce Rossa Italiana: 0774-531934 / 531938
Protezione Civile: 0774-4500243
Biblioteca Comunale: 0774-4500209
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Il Paese in breve
13
Parcheggio Gomma-Gomma
UN NODO DI SCAMBIO PER I PENDOLARI DELLA ZONA
L’assessore Monaco:
«Il fine è decongestionare l’autostrada e avere più servizi pubblici per la Capitale»
CASTEL MADAMA – Buone notizie per i pendolari della Valle del Giovenzano. La Giunta di Castel Madama è
pronta ad avviare i lavori per la costruzione di un parcheggio a ridosso del casello autostradale in località “Acqua
Santa”, che prevede la realizzazione di circa duecento posti auto e un nodo di scambio per le corse via autostrada
del CO.TRA.L. L’intervento, che rientra nel più vasto programma di riqualificazione urbana avviato dall’amministrazione Scardala, permetterà di creare – insieme ai nuovi posti di sosta per i cittadini di Castel Madama che quotidianamente raggiungono la Capitale – un ulteriore nodo di scambio, a servizio dell’utenza di tutto il territorio. «Il
nodo di scambio è indispensabile sia per alleggerire il traffico privato sull’A24 – chiarisce l’assessore all’urbanistica Luigi Augusto Monaco – sia per migliorare gli spostamenti dei pendolari del comprensorio. La realizzazione di
un nodo di scambio a raso nella zona industriale contribuirebbe, infatti, a decongestionare il traffico in autostrada
oltre che servire un bacino di utenza stimato intorno alle 30 mila persone». ll CO.TRA.L. ha già espresso un parere
favorevole alla realizzazione di un Terminal nel comune castellano, al fine di decongestionare quello di Tivoli e
ridisegnare la rete dei servizi sfruttando maggiormente l’alternativa via autostrada per raggiungere la Capitale. I
lavori del nuovo parcheggio ammontano a 783 mila euro, dei quali 705 a carico della Provincia di Roma e gli altri
78 mila euro a carico del comune. Ma quali sono i tempi di realizzazione? «Tutti i lavori dovranno necessariamente
essere conclusi entro il 31 marzo. Ora non ci resta che sperare nella sensibilità del Presidente della Regione Lazio
per avviare e concludere i lavori» ribadisce l’assessore.
Come tutti i Castellani
sanno, si stanno svolgendo in questi giorni i lavori di rifacimento della
Via di S. Sebastiano.
La viabilità del paese
ne ha ovviamente risentito molto. I lavori consistono nella sistemazione
della rete idrica e fognante e nel rifacimento
della pavimentazione, che
presentava molti tratti
sconnessi.
GRUPPO DONATORI DI SANGUE
DI CASTEL MADAMA
Domenica 23 Ottobre 2005 in collaborazione con l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, si è svolta la
Venticinquesima donazione, sono state raccolte 103 sacche
di sangue, ed è stato raggiunto il sospirato traguardo delle
100 unità, anzi oltre. Il Gruppo ringrazia tutti i donatori per
la loro costanza. Per Mercoledì 26 Ottobre è stata organizzata gratuitamente una visita al Santo Padre Benedetto XVI
e alla Tomba di Giovanni Paolo II, si ringrazia il Comune
che ha messo a disposizione il pullman.
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Il Paese in breve
La Pace … ... a Castel Madama
di Piera Ruggeri
È stato inaugurato sabato 1° ottobre l’Ufficio per la Pace del Comune di Castel Madama. Affollata la
Sala Baronale da politici, gente comune e studenti.
Dopo il saluto del Sindaco che ha ripercorso la storia del progetto “I Comuni per la pace” promosso dal
Ce.Co.Pax della Provincia di Roma in collaborazione con il Master in “Educazione alla pace” della facoltà di lettere e filosofia dell’Università degli Studi Roma Tre, in rappresentanza della Presidenza della
Provincia di Roma è intervenuta Giuseppina Maturani, capogruppo dei Democratici di Sinistra a palazzo
Valentini, che ha, tra l’altro, sottolineato come l’idea del Ce.Co.Pax sia stata fortemente voluta proprio dal
Presidente della Provincia Gasbarra.
È seguito l’intervento del prof. Breccia, direttore del Ce.Co.Pax, che ha riaffermato la dimensione individuale ed al tempo stesso globale del vivere la pace.
Ha quindi preso la parola il prof. Jonas Shamuana Mabenga, rettore dell’Accademia internazionale delle
Scienze della Pace che ha saputo immediatamente attivare canali comunicativi e di simpatia spontanea con
i presenti che ha coinvolto e resi partecipi su un
tema, quello della pace, che difficilmente può rimanere chiuso in cerimonie e spazi ufficiali. Nel suo
discorso Mabenga, consulente per le aree africane
delle Missioni di Peace Keeping dell’O.N.U., ha
posto l’accento sui problemi dello sviluppo intendendo la pace quale elemento indispensabile per
garantire un sistema sociale ispirato alla giustizia.
Tutta la manifestazione è stata intercalata da
interventi di livello da parte del maestro Luciano
Bellini che ha eseguito al pianoforte brani musicali
di vari autori tra i quali De André, i Beatles, De
L’intervento del prof. Jonas Shamuana Mabenga
Gregori e Bizet.
DELEN DELEN….DELEN DELEN….
È la fastidiosa cantilena che oramai dall’inizio del
mese di giugno tutti i residenti in via S. Agostino,
via Vignola e dintorni sono costretti a sorbirsi notte
e giorno, senza tregua, al passaggio di ogni auto
sulla griglia di raccolta delle acque piovane all’altezza di via S. Agostino 31.
A luglio, dopo varie segnalazioni, vi è stata un’apparizione fugace di un paio di operai comunali che,
come si può ancor oggi constatare, hanno lasciato
le cose esattamente come le hanno trovate.
Bisogna dire che quella è proprio una zona sfortunata, non vi abitano né sindaco, né assessori, né
consiglieri, né uno dei tanti responsabili comunali che, infastiditi dai rumori, potessero intervenire autorevolmente e risolvere il problema; invece
sono passati ben cinque mesi senza che fosse
preso rimedio. Purtroppo le segnalazioni dei cittadini comuni restano inascoltate sia dagli Uffici
preposti e ancor più dall’Amministrazione.
Intanto possiamo solo continuare a goderci la
musica!
Delen delen…Delen delen.
PARLAMENTO PULITO!
tro
informazione
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Basta! Parlamento pulito.
Chi è stato condannato in via definitiva non deve più
sedere in Parlamento. Un parlamentare non può rappresentare i cittadini se è stato condannato dalla Giustizia.
E se la legge lo consente, va cambiata la legge. Le
migliaia di sottoscrittori dell’appello lanciato da Beppe
Grillo sul suo blog www.beppegrillo.it chiedono che i
condannati in via definitiva non possano più rappresentare i cittadini in Parlamento, a partire da quello europeo. È profondamente immorale che sia loro consentito di rappresentarci.
Questo è l’elenco dei nomi dei rappresentanti italiani in
Parlamento, nazionale o europeo, che hanno ricevuto una condanna in via definitiva:
Berruti Massimo Maria (deputato FI); Biondi Alfredo (deputato FI); Bonsignore Vito (eurodeputato UDC); Bossi
Umberto (eurodeputato Lega Nord); Cantoni Giampiero (senatore FI); Carra Enzo (deputato Margherita); Cirino
Pomicino Paolo (eurodeputato Udeur); Dell’Utri Marcello (senatore FI); Del Pennino Antonio (senatore FI); De
Michelis Gianni (deputato NuovoPsi); De Rigo Walter (senatore FI); Frigerio Gianstefano (deputato FI); Galvagno
Giorgio (deputato FI); Jannuzzi Lino (senatore FI); La Malfa Giorgio (deputato PRI); Maroni Roberto (deputato
Lega Nord); Rollandin Augusto (senatore Union Valdotain-DS); Sgarbi Vittorio (deputato FI, passato al centrosinistra); Sodano Calogero (senatore UDC); Sterpa Egidio (deputato FI); Tomassini Antonio (senatore FI); Visco
Vincenzo (deputato DS) e Vito Alfredo (deputato FI).
Per leggere le imputazioni di tutti i parlamentari vai sul sito di Beppe Grillo www.beppegrillo.it.
Beppe Grillo ha deciso di raccogliere l’invito di molta gente e di pubblicare con il vostro aiuto una pagina su
una testata internazionale con l’appello “Parlamento Pulito”.
Chiunque voglia partecipare potrà fare un versamento sul conto corrente appositamente creato (per info sulle
coordinate del conto corrente vai sul sito di Beppe Grillo o contatta un membro della redazione)
L’iniziativa Parlamento Pulito ha raccolto ad oggi 49.000 euro. Il comico genovese ha proposto la pubblicazione dell’iniziativa a due grandi testate internazionali che hanno rifiutato per ragioni “editoriali” dopo una “attenta
valutazione” per la quale ci è voluto molto del loro tempo.
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Il Paese in breve
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UN’OCCASIONE SPRECATA
Sabato 24 settembre, presso il Parco Oudenarde, si è tenuto un concerto eseguito dalla Banda dei
Carabinieri. Hanno potuto apprezzare l’esibizione solo pochissime persone. La manifestazione, infatti, non
è stata pubblicizzata come meritava. Inserita nel programma per i festeggiamenti di San Michele, senza che
le fosse stata data alcuna rilevanza, su
manifesti apparsi solo il giorno prima
dell’evento, è passata quasi del tutto
inosservata. Una volta tanto che nel
paese si è tenuta una iniziativa di qualità, quale assicurano sempre i complessi
bandistici dei Carabinieri, non sarebbe
stato tanto avventato da parte dell’Amministrazione spendere 70,00 euro per
stampare 100 manifesti da affiggere
almeno una settimana prima sia nel
paese che nel circondario.
Speriamo che questo spiacevole episodio non pregiudichi future presenze dei
Carabinieri a Castel Madama.
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Comunità Montana
IX COMUNITÀ MONTANA
a cura di Fausta Faccenna
L’OLIVICOLTURA NELL’AREA SABINA E PRENESTINA
Gli interventi della IX Comunità Montana a sostegno del settore
Lo scorso 30 settembre si è chiuso il Bando emanato dalla IX Comunità Montana relativo alla presentazione delle domande per ottenere i contributi
per l’impianto, il reimpianto e il rinfittimento di
oliveti.
L’intervento pluriennale, volto al sostegno dell’olivicoltura locale, ha come finalità il supporto di
un’economia agricola estremamente significativa
per il territorio e, nel contempo, è volto ad evitare
che nelle aree marginali la coltura dell’olivo venga
progressivamente abbandonata, con i conseguenti
rischi di degrado ambientale che questo comporta.
L’assegnazione di piante di olivo, negli anni oltre
200.000 piante, ha contribuito alla modernizzazione dell’agricoltura del comprensorio comunitario
che, seppur realizzata nel rispetto della tradizione
olivicola locale, è risultata indispensabile per
determinare quel necessario incremento di reddito
che permette agli agricoltori di proseguire nella
coltivazione degli oliveti.
Riguardo alle cultivar di olivo che sono state fornite negli anni agli agricoltori, si tratta di varietà
presenti da moltissimi anni nel territorio e che
rientrano nei disciplinari del DOP Sabino e del
DOP dell’area tiburtina, quest’ultimo ormai giunto al definitivo riconoscimento.
Nell’ambito delle azioni intraprese nel corso degli
anni da parte della IX Comunità Montana, volte a
valorizzare l’olivicoltura locale, nei mesi di ottobre 2004 e gennaio 2005 sono stati organizzati due
corsi per “Assaggiatori di olio di oliva”, gestiti dall’IRFI (Istituto Romano per la Formazione Imprenditoriale), azienda specializzata della Camera
di Commercio di Roma.
Precedentemente, nell’ambito della stessa politica
agricola di settore, sono stati finanziati interventi
per la diffusione di nuove forme di allevamento, in
collaborazione con il CNR di Perugia, e sono stati
erogati contributi alle cooperative per la realizzazione di frantoi, per l’acquisto di attrezzature e per
la sistemazione dei locali.
Inoltre, intensa è stata l’azione promozionale a
favore dell’olio DOP della Sabina: in quest’ambito, è stato realizzato nel Comune di Nerola uno
sportello del DOP, una Mostra Permanente dell’olio DOP ed iniziative per la realizzazione della
Strada dell’Olio della Sabina.
Più recentemente, la IX Comunità Montana ha
partecipato al Comitato promotore dell’olio DOP
Terre Tiburtine ed ha organizzato manifestazioni
promozionali dell’olio in collaborazione con
l’Azienda Romana Mercati della CCIA di Roma.
I risultati conseguiti in questi anni sono andati ad
incidere in una realtà economica che conta 10.530
ettari di uliveti, con una produzione di 240.000
quintali di olive e la produzione di 43.500 quintali di olio.
L’occupazione del settore vanta un totale di 9.500
aziende, per un totale di occupati di 1.125 addetti.
IX COMUNITÀ MONTANA
Sede: Via Acquaregna n. 90 - Tivoli
tel. 0774-314712-3 - fax 0774-330915
www.comunitamontanativoli.org
Comunità Montana
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ITINERARI SUI MONTI PRENESTINI
ITINERARIO 2
DA SAN VITO ROMANO A FONTE VOLLICA
L’itinerario si sviluppa in un bosco di castagno di
origine antropica nel quale emergono pregevoli
essenze vegetali spontanee, presenti grazie alla
diversa esposizione o alle condizioni microclimatiche prevalenti e rendono il luogo un’orto botanico
naturale.
L’imbocco del sentiero è sulla strada provinciale San
Vito Romano-Bellegra, a circa 500 m dal bivio in
direzione di Bellegra, in prossimità di una cancellata con recinzione dipinta in verde. Una tabella di
segnalazione indica l’inizio del sentiero. Si entra in
un ceduo di castagno piuttosto rado e, seguendo la
segnaletica, si giunge ad una staccionata da aggirare
in discesa; si scende su un tracciato ben evidente
mantenendo sulla destra un bellissimo affioramento
roccioso di colore rossastro appartenente alla formazione geologica di Frosinone. Il sentiero prosegue in
un ambiente molto vario in cui il bosco è spesso
intercalato da radure di arbusti più bassi che consentono di godere dei caratteristici panorami Prenestini.
Segue una modesta pendenza fino ad incrociare la
strada sterrata Vallerano-Cerapelle da percorrere
verso sinistra; dopo circa 200 m, in prossimità di un
ampio tornante, si imbocca un evidente sentiero che
conduce in breve alle strutture di captazione di Fonte
Vollica. Anche se la sorgente non è visibile, l’ambiente è molto suggestivo e può essere interessante
risalire uno dei diversi corsi d’acqua che confluiscono nella valletta.
Una particolare attenzione merita l’ultimo tratto del
sentiero in prossimità di Fonte Vollica: l’abbondanza d’acqua permette la formazione di numerosi
muschi, epatiche e felci, mentre fra le specie arboree
più importanti si rinvengono in quest’area il salice
bianco, il pioppo nero, il sambuco.
La strada sterrata sulla via del ritorno offre inoltre
numerose e piacevoli opportunità di prolungare la
visita senza problemi di orientamento.
Il ritorno si può svolgere seguendo l’itinerario dell’andata senza alcuna difficoltà aggiuntiva, tranne
nel tratto finale in salita, che può risultare leggermente faticoso.
Tempo di percorrenza: 50 minuti circa fino a Fonte
Vollica.
Attualità
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A DON MARCO
di Mario Di Nardo
Caro don,
dopo sei anni di presenza e
di ottimo lavoro qui a Castel
Madama, sei stato chiamato
al seminario di Anagni, dove tu
hai vissuto per ben dodici anni,
per ricoprire l’importante carica di vice-Rettore.
Il primo sentimento con cui
accolgo questa notizia è quello
dello sgomento; poi, pian piano, sono passato a una più
ragionevole rassegnazione, rispettando, ma egoisticamente
non condividendola, la scelta
intrapresa.
Servirebbero pagine e pagine
per riepilogare la tua opera fra
di noi. Ma credo che, conoscendoti, non desideri molto le
parole, anche se sincere, di
elogio e riconoscimento; mi
risponderesti molto semplicemente: «ho fatto solo il mio
dovere di prete». Lasciami però, con poche righe, ringraziarti di cuore per la dedizione e
l’amore con cui hai svolto il tuo
ministero fra di noi: sei stato
padre, fratello ma soprattutto amico; immagino che tutto
questo ti sia costato e non
poco, anche se non lo hai mai
dato a vedere. In questi anni
hai trasmesso con gioia la tua
amicizia con Gesù e la tua
vocazione di essere al servizio
dell’intera comunità castellana. Le esperienze che abbiamo
vissuto sono state molteplici:
le gite fuori porta, gli incontri,
l’oratorio, il teatro, il gruppo
famiglia, il coro, ecc. Le tue
intuizioni sono state altrettanto importanti ed hanno contribuito a rendere ancora più
felici i bambini e i ragazzi del
nostro paese. Nella nostra
comunità lasci un segno di una
grande passione per Cristo, ma
come lui, anche quello di una
tenera umanità. Sono certo
che ognuno di noi può dire di
averti sentito veramente vicino almeno una volta in questi
anni e questo è un dono inestimabile che rimarrà indelebile
in ciascuno di noi. Certo che
tutto questo anche tu lo terrai
nel cuore e lo porterai con te
nella tua nuova esperienza
dove andrai a formare i don
Marco del domani.
La mia gratitudine e la mia
amicizia ti accompagneranno
sempre, voglio perciò augurarti buon cammino e in bocca al
lupo don!!!!
Ciao fratello
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Archeologia
ACQUEDOTTO “ANIO VETUS”
di Marcello Pucella
Quanti di noi avranno perso la
pazienza, aspettando di passare
con la macchina sotto i fornici
degli acquedotti superstiti degli
Arci?
Specialmente in quello più
basso, sotto cui, a livello della
strada Empolitana è presente
un tratto di speco (condotto)
ben conservato, ostruito parzialmente dai detriti.
Stiamo parlando dell’Acquedotto “Anio Vetus”.
Fu il secondo, degli undici
più importanti, realizzati nell’antica Roma e il primo dei
quattro che interessavano il
nostro territorio.
Per avere una vaga idea di
come fosse la zona 2.300 anni
fa, occorrerebbe fare un immaginario volo d’angelo tra le colline di Tivoli (Tibur), Vicovaro
(Vicus Variae) e Castel Mada-
ma, che allora non esisteva. Era
un paesaggio di tipo paganico-vicano, composto cioè da
semplici case rustiche autonome e isolate (pagi), raggruppatesi in seguito in piccoli
villaggi (vicus), che traevano
sostentamento solo dai prodotti
della terra, caccia e pastorizia.
Tale territorio fu conquistato
da Roma in età repubblicana,
in piena fase espansionistica a
scapito degli Equi e dei Latini
(IV sec. a.C.).
L’acquedotto fu costruito in tre
anni circa (272-269 a.C.) da
due magistrati preposti espressamente dal Senato, Manio
Curio Dentato e Fulvio Flacco,
ma l’intera impresa rimase tutta
nelle mani del secondo, essendo il primo morto poco dopo la
sua nomina. Esso fu finanziato
coi proventi della famosa e sof-
“Anio Vetus”
→
ferta vittoria contro Pirro, Re
dell’Epiro (ancora oggi usata
come eufemismo).
L’Anio Vetus venne chiamato
così solo tre secoli dopo, quando costruirono l’Anio Novus,
per distinguerli entrambi. Esso
prelevava l’acqua direttamente
dal fiume Aniene, nei pressi di
Vicovaro e precisamente sopra
S. Cosimato, dove una diga
artificiale formava l’incile, che
capta l’acqua per poi imbrigliarla nello speco.
Con maestria, senza pari per l’epoca, il condotto scendeva
verso Roma in modo sinuoso,
avendo cura di mantenere una
pendenza minima e costante,
quanto bastava per far defluire
l’acqua lentamente decantandola dai detriti e impurità. Esso era
lungo circa 43 miglia romane,
pari a 63 km ÷, quasi tutto sotterraneo (ipogeo), apparendo in
superficie solo con ponti e arcate. L’Anio Vetus costeggiava a
debita distanza la riva sinistra
del fiume, interessando il nostro
territorio sulla direttiva delle
località Morone, Monte Papese,
Colle Monitola fino agli Arci,
dove scavalcava, con un ponte,
ora crollato, il fosso omonimo
girando ad angolo retto verso
Tivoli, che è quello che noi
vediamo e rasentiamo con la
macchina. I due archi sotto cui
passiamo non esistevano ancora
e verranno costruiti molto
tempo dopo. Essi sostenevano
altri due acquedotti, il più basso
il Marcio (140 a.C.).
Il condotto, in modo serpeggiante, aggirava Tivoli, cedendogli anche una modesta quantità di acqua, poi scendeva
vicino Gallicano, nella campagna romana, affiancando la
Archeologia
via Prenestina e la via
Latina, dove in zona
Capannelle si trovava
la piscina limaria,
grande vasca di raccolta per decantare
ulteriormente i residui
di terriccio presenti.
Proseguiva il percorso lungo la via Tuscolana per entrare in
città costeggiando le
mura serviane in zona Esquilino (precisamente in Via Carlo
Alberto, vicino Piazza Vittorio, poco lontano dalla stazione
Termini). Qui finiva il
percorso in un “Castellum Aquae” grande
serbatoio monumentale (ora distrutto), per la ripartizione dell’acqua nei vari quartieri, posizionato nel punto più
alto della città.
Da lì iniziava la meticolosa
distribuzione per caduta, tramite condotti secondari in piombo o terracotta (fistule).
Purtroppo l’acqua, prelevata
direttamente dal fiume Aniene,
come già citato, non poteva
considerarsi potabile, quindi
veniva essenzialmente servita
per uso irriguo.
La portata dell’acquedotto era
notevole, iniziava con circa 2
m3/sec. ma solo la metà arrivava a Roma, causa le numerose
sottrazioni abusive e legali
lungo il percorso.
21
← “Anio Vetus”
Per la manutenzione veniva
realizzata, adiacente il manufatto, una via di servizio (via
vacua) che poteva essere utilizzata solo dagli addetti ai lavori,
sia per la costruzione che la
manutenzione.
A intervalli regolari di circa
70 m., (anche meno), c’erano
dei fori per scendere nel condotto (putei), serviti sia per
l’asporto di terra durante lo
scavo che per le ispezioni
periodiche con relative riparazioni.
Lo speco era realizzato con
blocchi di tufo squadrato (opus
qudratum) e impermeabilizzato internamente con intonaco
di malta e scaglie di coccio
pesto, (opus signinum), mentre
la parte superiore veniva coperta con lastroni collocati a
forma di capanna (cappuccina).
Come si può vedere il breve
tratto dell’Arci.
L’Anio Vetus (e l’acqua marcia
(312 a.C.)), furono importanti
perché servirono d’archetipo ai
successivi acquedotti vanto
della civiltà romana, tanto da
far dire a Sesto Giulio Frontino, studioso e amministratore
delle acque sotto l’imperatore
Nerva (97 d.C.), che essi restano il più mirabile dei lavori,
mettendo in secondo ordine sia
le immense piramidi che i
magnifici Templi Greci, ritenuti grandiosi quanto inutili.
22
Vicovaro
PREMIO ARTE
“MARCANTONIO SABELLICO”
ECCO LE NUOVE INIZIATIVE
di Roberto Bontempi
Continuano a ritmo sempre più
incalzante le iniziative della
sesta edizione del Premio Arte
Marcantonio Sabellico che il
comune di Vicovaro organizza
con il contributo della Regione
Lazio.
In questi ultimi giorni del Premio saranno infatti ben nove
gli avvenimenti che coinvolgeranno la cittadinanza in un tributo a questo antico e illustre
concittadino.
Si comincia mercoledì 19 ottobre con un concerto di musica
corale che, nella chiesa di San
Pietro, vedrà protagoniste le
Corali di Santa Caecilia di Vicovaro e della chiesa di San Paolo
di Zagabria (Croazia).
Si prosegue sabato 22 prima
con una visita tra la storia e l’arte di Vicovaro guidata dal Professor Alberto Crielesi, poi con
un incontro pomeridiano in
Biblioteca, curato da Alessandra Zibellini e dalla sua associazione culturale “La bottega
dei Varii”, che riguarderà la
musica e il teatro del Rinascimento e le poesie del Sabellico.
Il pomeriggio del giorno successivo Gianni Boattini e Margherita Dante presenteranno,
sempre nella Biblioteca comunale di via delle Scuole, “Marcantonio Sbellico, il nostro
concittadino” la biografia illustrata della vita e le opere di
Marcantonio Sabellico pensata
su misura per gli alunni della
scuola elementare; a seguire,
nella chiesa di San Pietro si
terrà un concerto di musica
Vicovaro
medievale a cura del Laboratorio medievale del Centro di pratica musicale di Roma che
vedrà la partecipazione di Alessandra Zibellini per la lettura
dei brani cantati.
Giovedì 27 ottobre, alle 17:30, i
ragazzi del Laboratorio della
Biblioteca presenteranno il
primo numero del loro giornali-
23
no “Gli amici di Marcantonio”;
il primo pomeriggio del 28,
invece, sarà il teatro protagonista con la “Bottega dei Varii”
che porterà lo spettacolo teatrale Tingeltangel nell’aula-teatro
della scuola media di Vicovaro.
Questa edizione del Premio
Arte si concluderà sabato 29,
prima, alle 17, nell’Aula consi-
liare con la premiazione dei vincitori del concorso di poesia,
pittura e fotografia, poi, a seguire, nella chiesa di San Pietro
dove andrà in scena un concerto
di musica strumentale a cura
dell’Associazione mandolinistica romana che calerà il sipario
su questi due intensi mesi di arte
e cultura vicovarese.
Comunicato Stampa
I Corsi 2005/2006 per l’istruzione e la formazione in età adulta a Vicovaro
Come rispondere alle formidabili sfide della globalità e della complessità nella vita quotidiana,
sociale, politica, nazionale e mondiale? Con l’istruzione e l’educazione.
È questo l’obiettivo che già da alcuni anni si pone
il Centro per l’educazione degli adulti, 24° Centro
Territoriale Permanente di Subiaco, attraverso
un’attività ormai consolidata nel territorio della
Valle dell’Aniene.
Anche quest’anno il 24° C.T.P propone un’offerta
formativa a Vicovaro ricca, articolata e, soprattutto, da non perdere…!
Adulti e giovani, che abbiano compiuto il 15°
anno di età, senza titolo di studio potranno frequentare, gratuitamente, il tradizionale corso per
il conseguimento, in un solo anno, della licenza
media. Ai cittadini stranieri, invece, viene offerta
un’ottima occasione di integrazione e inserimento
nel tessuto sociale attraverso i corsi di lingua e
cultura italiana, al termine dei quali è possibile
partecipare agli esami per la certificazione di livello CELI dell’Università per Stranieri di Perugia.
Per tutti coloro che vogliano accettare la sfida
della globalizzazione c’è la possibilità di iscriversi ai corsi di livello di lingua Inglese, Francese,
Tedesco e Spagnolo.
Sono attivabili inoltre, se il numero degli iscritti
lo consente, i corsi per Servizi domiciliari di
Assistenza alle persone, di Assistente educativo
culturale (AEC), di letteratura italiana, storia,
archeologia, civiltà latina e greca, pittura su vetro,
ceramica e decoupage, di educazione civica ed
alla legalità, corsi per la gestione della contabilità
della piccola impresa, di educazione ambientale,
di composizione floreale ed altri proposti direttamente dall’utenza. I corsi si svolgeranno in orario
pomeridiano-serale presso l’Istituto Comprensivo
di Vicovaro.
Per informazioni e iscrizioni si può contattare:
segreteria dell’Istituto Comprensivo di Vicovaro
Via Mazzini 1 (Tel. 0774/498010)
o la segreteria
della Scuola Media “A. Angelucci” di Subiaco 24° CTP (Tel. e fax 0774/84377)
Candidato
Voti
%
FAUSTO BERTINOTTI
ANTONIO DI PIETRO
IVAN SCALFAROTTO
SIMONA PANZINO
ALFONSO PECORARO SCANIO
ROMANO PRODI
CLEMENTE MASTELLA
NULLE
TOTALE VOTANTI
TOTALE ELETTORI VICOVARO (circa)
54
5
2
3
15
163
13
2
21,01
1,94
0,77
1,16
5,88
63,42
5,05
0,77
257
3200
I risultati delle primarie
dell'Unione a Vicovaro
sono più o meno in linea
con il dato nazionale.
Ha votato un po' più
dell'8% degli aventi diritto
(elettori di Vicovaro).
24
Vicovaro
LE NOVITÀ
DEL CONSIGLIO COMUNALE
Il 7 ottobre scorso si è tenuto il Consiglio Comunale a Vicovaro.
L’appuntamento era legato soprattutto ad una scadenza relativa al bilancio, poiché la legge sugli
enti locali obbliga i Comuni a verificare la salvaguardia degli equilibri di bilancio a fine settembre.
È stata questa l’occasione per apportare alcune
variazioni al bilancio comunale, tra le quali spiccavano l’iscrizione in bilancio di alcuni contributi
legati ad opere pubbliche. In particolare, la
Provincia di Roma ha comunicato in via definitiva
lo stanziamento di Euro 600.000, 00 per il completamento del progetto di sistemazione dei campi
sportivi, e la Regione Lazio la concessione di un
contributo di 220.000,00 Euro circa per la messa
in sicurezza degli impinati delle scuole elementari. Entrambi i contributi prevedono una compartecipazione alla spesa da parte del Comune, che
ammonterà a 60.000,00 Euro per gli impianti
sportivi, ed a 22.000, 00 Euro per il lavoro alla
Scuola elementare.
Il Consiglio Comunale si è aperto con la discussione di due ordini del giorno, relativi alla riforma
dell’Onu, ed alla battaglia contro la miseria e lo
sfruttamento nel mondo. Gli ordini del giorno erano
L’ingresso del Comune di Vicovaro
proposti su iniziativa del Coordinamento enti locali per la pace, un’associazione di comuni sensibili a
tali tematiche, alla quale Vicovaro aderisce.
L’argomento però più significativo in discussione
era relativo alla raccolta e smaltimento di rifiuti
solidi urbani. Il Comune di Vicovaro gestisce tale
importante servizio per adesso con un contratto
d’appalto, che scadrà entro la fine dell’anno.
L’Amministrazione in carica ha intenzione di aderire ad una grande azienda romana, l’Ama servizi
srl, che ha varato una politica di crescita sul territorio della Provincia di Roma, ed in altre Province
laziali. La Valle dell’Aniene vede in questo settore la presenza di una cooperativa locale, la
Medaniene, e l’inserimento a Subiaco ed in alcuni altri comuni di un’altra società, Gaia. L’Ama
servizi non è ancora presente sul territorio, ed il
Consiglio Comunale è stato chiamato a pronunciarsi sulla proposta di entrare nel capitale della
stessa società, con una quota minima di 7.000,00
Euro, per poter poi affidare con un contratto di
servizio la gestione della raccolta dei rifiuti a questa società. L’amministrazione pensa che una
società di queste dimensioni possa garantire un
servizio migliore, mentre l’opposizione ha messo
l’accento sui costi dell’operazione. Il Consiglio
comunque avrà modo di ritornare su questo, con
l’approvazione del contratto di servizio, anche se
è possibile che non sia il Comune a comprare la
quota di capitale dell’Ama, ed a stipulare il relativo contratto di servizio, ma che lo faccia l’Unione
della Valle Ustica per tutti i comuni che vi aderiscono, Vicovaro compreso.
Un altro argomento trattato è stato quello relativo
alla proposta di abolizione della Commissione
edilizia. Il Comune sta infatti approvando un
nuovo regolamento edilizio, aggiornato alle novità legislative statali e regionali, e così si è giunti a
parlare della esigenza o meno di mantenere la
Commissione edilizia, il cui ruolo ha risentito
delle novità normative di questi anni. Per esempio, non possono più farne parte i politici, elemento che cambia il ruolo della commissione,
insieme al rafforzamento del ruolo dell’ufficio
tecnico. Pertanto il Consiglio ha votato l’abolizione di tale organo, abolizione che sarà operativa
dopo l’approvazione da parte della Provincia di
Roma del nuovo regolamento edilizio.
Mandela
25
E L’ANARCHICO BRESCI UCCISE IL RE
a cura di Mario Lori
N. 50 COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA
L’anno 1900 addì 31 luglio a ore 20 in Mandela e nella
consueta sala delle adunanze consigliari aperta al pubblico. Convocatosi il Consiglio Comunale nelle conformità volute dalla legge si è il medesimo ivi congregato. Fatto l’appello nominale risultano intervenuti i
Sigg. Diofebi Cesare, Antonucci Domenico, Tomei
Bartolomeo, Attili Alessandro, Cola Evangelista e
Sartori Giulio. Quantunque il numero dei presenti non
sia legale per esser valida la prima convocazione tuttavia, scusata l’assenza del Sindaco Sig. Lelli Augusto
e dei consiglieri Sigg. Todini Carlo, Cariani Filippo e
Sartori Filippo lontani dal paese, di Frisetti Giovanni
malato, di Diofebi Valeriano per malattia di suo figlio,
di Cognetti Luigi e di Macchioni Antonio per essere
intenti ai lavori agricoli, l’assessore anziano Diofebi
Cesare ha assunto la Presidenza, e dichiarata aperta la
seduta, alla quale assiste l’infrascritto Segretario
Comunale, con la più profonda commozione annunzia
ai presenti che mano assassina la sera del 29 luglio
volgente ha troncato la vita al nostro magnanimo Re
Umberto I, Sovrano amatissimo, Capo venerato, affettuoso, dilettissimo della Grande famiglia Italiana.
Questa tragica morte, che tanta sciagura ha improvvisamente cagionato alla nostra Patria ha destato un
senso generale di dolore e nel contempo di raccapriccio e di orrore in tutto il mondo. Esprime per si barbaro misfatto tutto il suo cordoglio, tutta la sua indigna-
Il Consigliere Anziano
A. ATTILI
zione per il miserabile vigliacco che volle spezzare
così tragicamente la più nobile esistenza.
I Consiglieri rispondono che non hanno parole per
significare tutto il disgusto che ispira loro cotesto
infame assassino, ed associandosi ai sentimenti del
Presidente manifestano la loro piena costernazione
esecrano l’assassino stesso. Dopo ciò il Presidente
da lettura del telegramma del R. Prefetto, cui fu data
pubblicazione, e quello della Rappresentanza Amministrativa che sono del seguente tenore: “Sindaco
Mandela – con sommo dolore annuncio S.V. che ieri
sera a Monza venne ucciso S.M. il Re; assassino per
nome Bresci Angelo, di anni 40, da prato fu subito
arrestato: voglia comunicare dolorosa notizia cotesta
popolazione” Prefetto Colmayer – Prefetto Roma –.
Sindaco Mandela: “Interprete sentimenti indignazione
orrore intera popolazione esprime vossignoria espresso cordoglio immensa sciagura perdita nostro Amato
Sovrano colpito mano assassina di figlio indegno
nome Italiano. Pel Sindaco Diofebi.” – I Consiglieri
approvano. Il Presidente aggiunge che al ferale annunzio fece subito issare a mezz’asta la bandiera abbrunata nella residenza municipale, e nelle scuole comunali, che vennero chiuse in segno di lutto fino a nuova
disposizione, e salvo i provvedimenti del Consiglio
che sarà convocato per sabato sera di agosto p. alle ore
20. Dopo ciò il Presidente dichiara sospesa la seduta.
Letto, confermato e sottoscritto.
Il Presidente
C. DIOFEBI
Il Segretario Comunale
A. PASSACANTILLI
COMUNE DI MANDELA
DAL LIBRO DELLE DELIBERAZIONI ORIGINALI DEL CONSIGLIO DAL 02.07.1900 AL 14.11.1901
Presso Archivio Comunale
26
Sambuci
IL FIORE DI LOTO
di Aurora Fratini
Un fiore per riflettere, un fiore per guarire. Impegno, Poesia, Simbolo a Sambuci
Da diversi anni il laboratorio letterario “Antelitteram”
dell’Associazione Culturale Terzo Millennio di
Sambuci ha inaugurato una nuova forma di drammatizzazione per rinnovare la memoria di chi non è più,
dal titolo “Il Fiore di Loto”.
La rassegna poetica rappresentata, che si avvale di
intermezzi musicali coreografati, verrà tenuta a
Castello Theodoli (Sala delle Prospettive) domenica 13
novembre alle ore 17,00 e verrà riproposta al teatro
comunale di Arsoli il 19 novembre.
L’iniziativa nasce allo scopo di onorare la memoria dell’assenza in maniera del tutto inedita, e offre un percorso poetico inerente ai temi di amore, morte e vita. Non a
caso viene rappresentata sempre nel mese di novembre,
tradizionalmente dedicato al culto dei morti e dei santi.
“Il fiore di Loto” rappresenta un grande fiore simbolico che ci introduce nel misterioso mondo della
riflessione sul delicato tema della vita, un fiore che
fa crescere in noi la speranza che il male, intimo o
fisico, venga debellato, un fiore che ci accosta alla
poesia che è in noi, e a quella colta, fatta di versi,
strutture metriche, immagini, parole, pensieri.
Un fiore che si regge su uno stelo apparentemente
fragile ma fortissimo: la poesia.
Ricordiamo che è anche un fiore che ricopre un importante valore sociale.
Si chiede infatti agli spettatori, se lo vogliono, di lasciare un’offerta durante lo spettacolo perché la somma raccolta (contata in presenza di un ufficiale del Comune)
viene devoluta alla Ricerca Scientifica, e precisamente
alla Associazione Italiana per la Mucopolisaccaridosi
e Malattie affini (Onlus), rara e particolare patologia di
cui è affetta una concittadina del paese.
Immagini tratte dalla rappresentazione “Il fiore di Loto” dello
scorso anno e il manifesto di quest’anno
UN GIORNO A CORTE
di Aurora Fratini
Rievocazione storica al castello Theodoli di Sambuci
Già da molti anni, è tradizione consolidata a Sambuci
che, in concomitanza della Sagra della polenta, organizzata dalla Proloco, l’Associazione Culturale Terzo
Millennio collabori con i soci della Proloco per rendere l’iniziativa ancora più attraente e suggestiva.
Se da un lato la Proloco con la sua famosa polenta, ci
ripropone non solo un piatto tradizionale e gustoso,
ma anche uno scorcio della vita contadina di una
volta, dall’altra l’A.C. Terzo Millennio rappresenta
quella che un tempo era l’interfaccia sociale speculare di quella cultura e della condizione umile e servile
del popolo, ovvero il mondo splendido e incantato
della nobiltà.
Con i suoi figuranti, e allestendo le stanze restaurate di
Castello Theodoli con mobilio originale d’epoca,
l’A.C. Terzo Millennio propone infatti gli sfarzi dell’aristocrazia, chiusa nel suo mondo rarefatto, distaccato,
luccicante.
La rievocazione storica si rifà alla seconda metà
dell’Ottocento, periodo in cui il castello di Sambuci ha goduto di uno dei suoi momenti di massimo
splendore.
Il turista che viene a Sambuci per degustare la sua
famosa polenta, cucinata dai soci della Proloco
secondo la ricetta genuina tramandata dalla tradizione, può godere anche di una visita al Castello dove,
in maniera del tutto inusuale, potrà immergersi nell’atmosfera di un vissuto particolarmente suggestivo,
ricevere informazioni sulla storia e sul patrimonio
artistico custodito nel castello e, magari, invitare le
dame ad un giro di valzer.
I costumi vengono realizzati con fedeltà su immagini e
dipinti d’epoca forniti dalla Direzione Artistica
dell’Associazione a sartorie specializzate, gli accessori e i
complementi d’arredo sono pezzi d’antiquariato o parte di
patrimonio privato gentilmente concesso per l’occasione.
Per gli arredi si ringrazia il prezioso contributo offerto
dall’Archivio Storico Artistico Centrale di POSTE
ITALIANE e il Mobilificio Antiquario di Tivoli
“Interno 6”, che hanno gentilmente messo a disposizione il loro autentico mobilio d’epoca ed opere
d’arte di valore.
Il castello resterà aperto dalle ore 10,00 alle ore 22,00
di domenica 30 ottobre.
Tivoli
27
TIVOLI TRA POESIA E RECITAZIONE
di Veronica Moro
Per questo mese vi illustrerò delle interessanti
iniziative che riguardano il Comune di Tivoli: si
tratta di due importanti occasioni attraverso le
quali valorizzare ed enfatizzare l’importanza della
comunicazione.
Infatti, vi parlerò di due idee che riguardano rispettivamente la recitazione e la poesia, due modi
senz’altro molto diversi di esprimersi (soprattutto
perché il primo coinvolge un gruppo che interagisce e si confronta, mentre il secondo è di stampo
individuale) ma entrambe di alto valore umano e
culturale.
La prima iniziativa – dal nome “Storie Comuni” –
è stata ideata dall’Associazione Storiando ed è stata
promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali
della provincia di Roma: lo scopo è quello di coinvolgere i ragazzi delle scuole medie e i relativi insegnanti di ben otto comuni della provincia, nella produzione di alcuni cortometraggi che saranno poi
valutati e messi a confronto.
Tivoli è stata la prima tappa (il 7 ottobre) del giro
che sta compiendo questa associazione per incontrare i ragazzi e spiegare loro come può essere realizzato un cortometraggio.
Durante questo
incontro è stato
proiettato un
filmato molto
breve dal quale
i ragazzi e gli
insegnanti,
divisi in due
gruppi distinti,
dovranno
prendere
spunto per
costruire la
loro storia.
I partecipanti
avranno 30
giorni di tempo
per concludere
i lavori che
dovranno contenere degli
elementi volti
a valorizzare le
risorse
artistiche e/o naturali della zona, senza superare la
durata di 5 minuti. Successivamente i corti saranno
visionati e valutati da una commissione composta da
personaggi del campo dello spettacolo che proclameranno un vincitore tale premiazione, secondo i tempi
prestabiliti, dovrebbe avere luogo il 19 dicembre.
Oltre a Tivoli gli altri Comuni coinvolti saranno i
seguenti: Valmontone, Palestrina, Allumiere, Fiano,
Monterotondo e Fiumicino.
Per quanto riguarda la seconda iniziativa, si tratta
della prima edizione del Premio Nazionale di
Poesia “S. Vincenzo-Tivoli”, a cura dell’Associazione Culturale “S. Vincenzo in S. Andrea”, con
il patrocinio del Comune di Tivoli.
Per tutti coloro i quali fossero interessati a partecipare spiego, nelle seguenti righe, i caratteri del concorso e le norme alle quali bisogna attenersi per
iscriversi: il concorso è suddiviso in due sezioni A e
B, la prima è per poesie inedite (mai pubblicate) e la
seconda per poesie già edite, ma mai premiate dal 1°
al 3° posto. Si può partecipare con una o due poesie
della lunghezza massima complessiva di 80 rime, in
lingua italiana e a schema libero o in rima, per la
sezione A e B
o entrambe.
Per iscriversi
(o avere, senza
impegno, il
bando per esteso
e la scheda di
adesione) è
sufficiente inviare, entro il
15/11/2005,
una e-mail
al seguente
indirizzo
[email protected]
o telefonare
al seguente
numero
0774/334324.
La premiazione
avverrà
il 21/01/2006
alle ore
18,30 presso
la chiesa di
Sant’Andrea.
Salute
29
VACCINAZIONE ANTINFLUENZALE
di Matilde Loffredo
Via alla campagna vaccinale — chi si deve vaccinare?
A partire dalla metà di ottobre
inizia la campagna per la vaccinazione antinfluenzale. Anche
quest’anno la ASL RMG offrirà
la vaccinazione gratuitamente
alle persone dai 65 anni in su e
nei soggetti di qualunque età
affetti da malattia cronica o
situazioni patologiche che possono aumentare il rischio di
complicanze.
Chi vuole vaccinarsi deve rivolgersi al proprio medico curante
o con la ricetta medica ai servizi vaccinali del territorio: Servizi Igiene Pubblica e Distretti.
I tre ceppi dell’influenza 2005/06
sono i due virus del gruppo A,
California e Nuova Caledonia,
più lo Shangai del ceppo B; il
vaccino dovrebbe immunizzare
in modo completo.
Quest’anno l’immunizzazione
ha acquistato un valore diverso
in vista di un’eventuale influenza aviaria, pertanto è indispensabile la copertura per la vaccinazione antinfluenzale, che in
caso di comparsa dell’influenza
aviaria potrebbe facilitare i
medici a fare diagnosi senza
altri agenti virali in grado di
confondere.
Si ritiene opportuno incrementare l’offerta attiva del vaccino
non solo agli anziani ma anche
ai lavoratori degli allevamenti
avicoli, ai macellatori e ai trasportatori di animali vivi, alle
categorie utili, insegnanti,
forze dell’ordine, protezione
civile e tutti coloro che hanno
contatti con il pubblico.
Il periodo ottimale per l’avvio
della campagna di vaccinazione
antinfluenzale, data la nostra
situazione climatica e l’andamento temporale mostrato dalle
epidemie influenzali in Italia, è
quello autunnale a partire dalla
metà di Ottobre fino alla fine
di novembre.
La vaccinazione rimane comunque un efficace mezzo protettivo anche se effettuata in
periodi successivi a quello ottimale, soprattutto laddove situazioni particolari la rendessero
opportuna per alcuni soggetti
(viaggi internazionali, comparsa di focolai di infezione aviaria
in allevamenti).
30
Tradizioni popolari
IL MATRIMONIO
selezione ed elaborazione del testo a cura di Gualtiero Todini
Dalla tesi sulle "Tradizioni Popolari a Castel Madama” di Vittorio Todini
(parte terza)
Ma Lei, che, quando sogna, sogna (come Jiulia
Roberts nel film “Pretty woman”) un imprenditore azzurro, cioè miliardario, anzi milionario trattandosi ormai di euro, chi potrà mai sposare, quale
sarà il suo possibile marito?
Vittorio ci offre “una sequenza di vivaci strofette”
con protagonisti i mariti “reali”, veri, in carne e
ossa, un po’ lontani dalle levigate fattezze di un
Richard Gere.
Un muratore, n’ zappatera, un falegname, ‘n cazularu: eccoli i principi azzurri!
E le strofette possono essere leggere, quasi poetiche: il muratore ti fa la casa bella con una finestrella dalla quale ti affacci tutti i giorni; o grevi:
lo zappaterra “te fa magnà le toppe” e la sera ti
manda a dormire con le botte; e il falegname “te j
fa magnà i ricci”. Per finire con il calzolaio che te
li mette “i scrocchietti” sotto agli stivaletti, per
andarci a ballare ogni sera:
Se te piji ‘n muratore, / te ‘lla fa la casa bella, /
te cce fa la fenestrella: / tutte le dì te cce va affattà.
Se te pij ‘n zappatera, / te ‘lle fa magnà le toppe
/
e la sera co ‘lle botte / te cce manna a colecà.
Se te pij ‘n falegname, / te j fa magnà i ricci /
e non tè quatrini spicci / e nemminu da spiccià.
Se te pij ‘n cazularu, / te j fa i stuvaletti, /
te cce mette i scrocchietti / e ‘nne dì po j a ballà.
Trattamenti speciali erano riservati alla coppia di
vedovi. Scrive infatti Vittorio. Fino ad una ventina
d’anni fa, quando gli sposi erano ambedue vedovi,
erano costretti a subire le famose chiassate. Ad evitarle, i preparativi del matrimonio erano tenuti
segreti; ma la cosa, o per imprudenza o per determinata volontà di qualcuno, trapelava sempre. Ne
venivano informati i ragazzi del paese, i quali si
precipitavano ad imparare le filastrocche da qualche improvvisatore. All’uscita dal municipio i spusitti si trovavano di fronte ad una frotta scomposta
di ragazzi e giovanetti, armati di corni, bidoni e
campanacci, che attaccavano un concerto indiavolato, accompagnando i malcapitati, i quali la maggior parte delle volte non trovavano di meglio che
darsela a gambe e andarsi a rinchiudere dentro
casa. Ma il baccano proseguiva: un suono di corno,
declamazione in coro della strofetta e giù un rumore assordante e prolungato. Per ore e ore infuriava
la serenata diabolica, fino a che la stanchezza non
avesse consigliato di abbandonare l’assedio. Anche
questa usanza ha un suo profondo significato: il
matrimonio è una prerogativa, un privilegio, un
atto proprio della gioventù; vedere degli anziani
usurpare ciò che appartiene ai giovani suscita in
costoro un moto di ribellione e di risentimento.
Tradizioni popolari
31
Queste sono le poche filastrocche per i vedovi che ancora si ricordano:
Se jetta ju bannu e ju contabbannu:
Pitrucciu Fui ha fattu ‘n dannu:
s’ha vinnuta la Pretara
pe’ piàrese ‘na somara;
la somara è signorina
e se chiama sora Nina.
Se jetta ju bannu e ju contrabbannu:
Franciscu della Madonna ha fattu ‘n dannu;
s’ha repijata Caporoscetta
pe’ sfasciaje la cosetta;
se Caporoscetta ‘n ze ‘lla pijea,
la cosetta ‘n ce ‘lla sfascea.
Se jetta ju bannu e ju contrabbannu:
Micchilina (d)e Zinnelletta
ha fattu ‘n dannu;
s’ha repjiatu Minicucciu:
doppu ch’è bruttu, è puru zuzzu.
E nujari malannacci
sonemo corni e bidunacci
(sonemo corni e campanacci).
Se jetta ju bannu e ju contrabbannu:
Checco ju muratore ha fattu ‘n dannu;
s’era persa ‘na cavalla pe ‘lle prata,
è itu issu e se ll’ha rezelata.
Se jetta ju bannu e ju contrabbannu:
Minicucciu de Micchele Testa
ha fattu ‘n dannu;
pe’ remontà ‘n carozza
s’ha vinnuta la casa a Nanna la zozza.
Fin qui Vittorio. Forse per i più giovani è utile
qualche commento all’espressione “se jetta ju
bannu”. Dovete dunque sapere (immaginatevi un
camino, del fuoco, un’ampia cucina, un nonno e
dei nipoti che silenziosi ascoltano) che un tempo
non c’era l’avviso scritto su eleganti locandine,
la posta e-mail, il telefono in casa; e, perciò, una
figura importante era quella de ju banneru, che
girava per il paese con una trombetta e gettava il
Se jetta ju bannu e ju contrabbannu:
Santu ‘e Cagnittu ha fattu ‘n dannu;
s’ha repijata Sgommarella
pe’ sfasciaje la pignatella.
Se jetta ju bannu e ju contrabbannu:
Franciscu ju barberu ha fattu ‘n dannu;
s’ha repijata la Romanella
pe’ fàrela deventà più bella.
bando, dopo aver richiamato – con la trombetta
appunto – l’attenzione dei paesani. Tramite banneru si poteva apprendere che: è arivato ‘n
camio pieno de scarciofoli; chi li volesse può
andare a che Giggisassi; i prezzi sono bassi;
oppure: è stata smarita ‘na catenella d’oro; chi
l’avesse ritrovata, la riporta; avrà ‘na bona
mancia.
Già: erano proprio tempi di aurea ingenuità…
32
Cultura
L’ANGELO, IL CASTELLO,
IL DRAGO
di Ivano Moreschini
In occasione della festività del
patrono di Castel Madama, il
Comune ha proposto una conferenza su San Michele dal titolo
“L’Angelo, il Castello ed il
Drago-il culto di San Michele
Arcangelo”.
La conferenza si è tenuta
nella sala baronale del Castello
Orsini, venerdì 23 settembre
scorso, alla presenza del Sindaco Alfredo Scardala, e del Parroco Don Marco Ilari.
Ha svolto le funzioni di coordinatore il professor Amedeo
Ciotti, mentre le relazioni sono
state proposte dal professor
Francesco Ferruti, archeologo,
membro della Società Tiburtino
di Storia ed arte, dalla dottoressa Sabrina Zizzi, storica dell’arte, anche membra della società
Tiburtino, e dalla responsabile
dell’Archivio Storico di Castel
Madama, dottoressa Flavia De
Bellis.
Il professor Ferruti ha proposto alcune note storiche sul
culto di San Michele Arcangelo,
e da tale ricca relazione riportiamo qualche spunto. L’arcangelo
patrono di Castel Madama rappresenta un culto che viene
dalla chiesa d’Oriente: infatti il
santuario principale si trova nel
Gargano, in Puglia. San Michele, con le sue attitudini guerriere, l’angelo che scaccia il demonio dal Paradiso, ha forse dei
legami con il culto di Mitra, in
Oriente, o anche con i tanti dei
della guerra romani. La diffusione del culto è avvenuta nel
corso del medioevo, forse anche
per merito dei Longobardi, che
sconfissero i Bizantini in una
battaglia tenutasi vicino al GarE gli eremiti di solito sciogliegano, in un 8 maggio nel corso
vano luoghi impervi ed alti, per
del 600 dopo Cristo. Forse prostare più vicini a Dio.
prio da qui deriva la data della
Anche l’insediamento nelcelebrazione primaverile.
l’attuale Castel Madama è leIl Santuario del Gargano è
gato al culto di San Michele
anche una delle estremità di una
secondo Ferruti, come testimovia di pellegrinaggio del culto
nia anche l’antico nome, Cadi San Michele, essendo l’altra
strum Sancti Angeli, che signila cittadina francese di Le Mont
fica il Castello del Santo AngeSaint Michel, in Normandia:
lo. Peraltro non erano gli unici
una tappa intermedia si trova in
luoghi dedicati all’Arcangelo
Piemonte.
nella zona, come dimostra
Per quello che riguarda la
ancora oggi Sant’Angelo Romanostra zona, forse anche prima
no, anch’esso posto su un’altudei Longobardi era iniziato il
ra che domina la zona.
culto di San Michele: a Roma ci
Ad avviso di Ferruti fu prosono molti piccoli e grandi luoprio un Vescovo di Tivoli, intorghi di culto in proposito.
no al 900 dopo Cristo, a fondare
Il più famoso, anche se non
questo luogo di culto nel punto
sempre viene ricondotto al
più alto della Valle Empolitana,
Santo, è Castel Sant’Angelo,
mentre era ancora fiorente l’inche da mausoleo
romano fu trasformato in epoca cristiana, ed ospita
la famosa statua
sulla sommità.
Infatti, la particolarità del culto
dell’arcangelo era
anche quella di essere legato a luoghi di montagna, o
comunque a punti
più alti in una
determinata zona:
forse anche perché
San Michele era
particolarmente
venerato da eremiti, per la sua qualità di angelo vincitore del demonio,
e quindi delle tentazioni.
S. Michele, pittura di Raffaello
Cultura
sediamento di Castrum Apollonii, del quale ci sono ancora i
resti vicino all’Empolitana stessa. Ferruti quindi pensa che per
parecchi anni i due insediamenti hanno coesistito, con una
tendenza a svuotarsi di quello
sull’Empolitana, ed una ad ampliarsi del nuovo, cresciuto
intorno al culto del Santo.
Del resto, in quel momento vi
era un fenomeno di realizzazione di accastellamenti in tutta la
zona, per difendersi meglio
33
dalle razzie: un periodo di maggiore paura e decadenza economica, che portava ad arroccarsi.
Molto ricca di informazioni
anche la lettura di alcuni dipinti
su San Michele proposta dalla
dottoressa Zizzi: ne riportiamo
qualcuno nelle immagini.
La dottoressa si è soffermata
in particolare su un dipinto di
Guido Reni, pittore che ha vissuto nel periodo 1575-1642,
conservato nella Chiesa di
Santa Maria Immacolata della
San Michele, pittura del Reni
Castel Madama: Chiesa di S. Lorenzo, pittura di Pietro Labruzzi
Concezione, anche detta dei
Cappuccini, in Via S.Vito nel
rione Esquilino a Roma. Tale
dipinto ha ispirato la copia conservata dietro l’altare maggiore
nella Chiesa di San Michele di
Castel Madama, opera di M.
Hardtmuth, pittore austriaco
dell’ottocento.
Accenni sono stati fatti anche
ad un quadro su San Michele di
Pietro Labruzzi, pittore romano
operante a Roma dal 1776,
oggetto di recente di una riscoperta negli studi di Storia dell’Arte. La tela, che ha urgente
bisogno di restauro, era posta
inizialmente sopra l’altare maggiore della Chiesa di San
Michele, poi in un magazzino
vicino al Castello ed ora è posta
nella Chiesa di S.Lorenzo.
Dell’intervento di Flavia De
Bellis daremo conto nel prossimo numero.
Dopo la conferenza, era prevista la presentazione di alcune
opere restaurate da Lucrezia
Corboz, presso la sede della
Confraternita Maria Santissima
del Suffragio.
Il Sindaco ha infine annunciato l’intenzione di pubblicare gli
atti del convegno.
34
Castelli
IL CASTELLO ORSINI - CESI
di Carla Santolamazza e Ivano Moreschini
San Polo, paese della Valle dell’Aniene posizionato all’interno del Parco Regionale
dei Monti Lucretili, tappa del nostro viaggio alla ricerca di castelli
caratteristici da segnalare alla curiosità dei lettori
Il castello, fondato nel secolo X, è appartenuto
dapprima ai Templari dell’Ordine di Malta e successivamente, nel secolo XI, al monastero romano di San Paolo fuori le Mura. Nella metà del
secolo XIV prima fu concesso in locazione e poi
definitivamente venduto agli Orsini insieme a
Turrita, Marcellina e Santa Maria in Monte
Dominico (1429). Oggi il castello è costituito da
un grosso corpo rettangolare con mastio centrale
e quattro torri semicilindriche addossate agli
angoli dell’edificio. Il basamento è costituito da
un’ampia scarpata, il perimetro superiore, quasi
completamente ristrutturato, consiste in una serie
di mensole di marmo che sorreggono il camminamento di guardia. I rifacimenti e la trasformazione della Rocca medioevale in dimora signorile
risalgono alla metà del quattrocento, ad opera
degli Orsini. L’antica struttura fu completamente
cancellata, tranne la torre mantenuta con la funzione di mastio. Le fortificazioni realizzate diedero al castello l’aspetto che conserva ancora oggi.
Nel 1558 gli Orsini vendettero San Polo e tutti i
beni annessi al cardinale Donato Cesi che a sua
volta lo cedette al cardinale Federico Cesi che
governò fino al 1565.
Il castello Orsini di S. Polo
Fu con Federico Cesi che avvenne la seconda
sistemazione del castello e furono realizzate le
decorazioni pittoriche degli ambienti. Nel 1678 la
famiglia Cesi vendette San Polo ai Borghese che
lasciarono il castello e tutti i possedimenti in affitto fino all’ottocento e fu in questo periodo che una
parte del castello fu adibita a granaio, cosicché
l’incuria e l’abbandono ne determinarono il decadimento. Nel 1944, dopo che i Borghese rientrarono in possesso del castello, lo stesso fu venduto
all’asta giudiziaria del Tribunale di Roma e acquistato prima dall’avvocato Chiappino, poi nel
1955 dall’architetto Brasini. Fu il Brasini a curare
gli interventi di restauro su tutto l’edificio e sugli
affreschi molto rovinati delle varie stanze. Gli
affreschi, che ornano il salone detto dei Cardinali
e le stanze del primo piano, risalgono alla seconda metà del XVI secolo e sono stati attribuiti alla
scuola di Federico e Taddeo Zuccari. Eseguiti
durante il dominio dei Cesi a San Polo raffigurano vedute paesistiche, difficili da interpretare per
l’avanzato stato di deperimento dei dipinti, è evidente però lo stile manierista della scuola romana
dei fratelli Zuccari. Presenti anche grottesche,
soggetti mitologici, stemmi dei Cesi e soprattutto
nelle stanze, dove prevale l’elemento decorativo, mascheroni,
elementi floreali, cherubini.
Nel primo salone detto dei
Vescovi, nel secondo salone e
nelle stanze del secondo piano
gli affreschi, eseguiti sempre
dai fratelli Zuccari, presentano
paesaggi con chiari riferimenti
a monumenti di Tivoli e Roma,
stemmi araldici dei vescovi
della famiglia Cesi, grottesche e
rappresentazioni di divinità
(Mercurio, Venere, Diana).
Le decorazioni mostrano evidenti analogie compositive e
stilistiche con quelle della Villa
d’Este a Tivoli. È probabile che
gli affreschi siano stati eseguiti
Castelli
Celestino III Orsini
Niccolò III Orsini
dalle stesse maestranze. In una delle stanze del
secondo piano da evidenziare la rappresentazione
di paesaggi in prospettiva con una complessa inte-
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laiatura prospettica che comprende una serie di
arcate con profonda strombatura e divise da
colonne con capitelli corinzi poggiate su alte basi,
sullo sfondo paesaggi urbani e rupestri. Sopra alle
finte colonne un architrave, con mensole in prospettiva, sorregge una balaustra con grottesche e
riquadri con figure mitologiche. Questa complessa decorazione, che presenta un’organizzazione
illusionistica della parete ed elementi architettonici dipinti, immagini di dimensioni maggiori
rispetto a quelle delle altre sale, un tema iconografico più elaborato: divinità pagane con riferimento a virtù morali, è probabile che sia opera di
una personalità artistica più elevata e non di un
semplice decoratore.
GLI ORSINI (parte prima)
La famiglia degli Orsini merita una presentazione ampia: sia perché è una delle famiglie più importanti di
Roma e del Lazio; sia perchè il Castello che dà il nome al nostro paese porta ancora la loro denominazione.
Gli Orsini sono un antica famiglia romana, le cui origini risalgono al X secolo, quando esisteva in Roma un
casato di rango nel quale ricorreva il nome di Orso, ma che nell’XI secolo si identifica con i Boboni. Questi
ultimi emergono nel XII secolo, quando un loro membro, Giacinto Bobone, diventa papa nel 1191 con il
nome di Celestino III (1106-1198). Era un semplice diacono, ma fu ordinato sacerdote prima di essere consacrato pontefice. Celestino III condusse con tranquillità il pontificato, al di fuori delle fazioni che ora nella
città si infiammavano non contro il papa, ma per la conquista dei seggi nel Senato. Nel 1195 fu bandita la IV
crociata, e Celestino la benedisse con una serie di proclami; morì tre anni dopo. Suo nipote Orso di Bobone
va considerato il vero capostipite degli Orsini, che usano appunto il cognome “de filiis Ursi”; ottengono possedimenti nel Lazio e a Roma, legando da allora le sorti del casato a quelle della Curia romana, unica fonte
della ricchezza e potenza familiare. Proprio per questo gli Orsini diventano subito guelfi in contrapposizione ai Colonna, capi della parte ghibellina, dando vita a scontri e battaglie per vari secoli.
Nel XIII secolo gli Orsini compiono il vero salto di qualità con Matteo Rosso (morto nel 1246) che fu senatore di Roma e in tale veste combatté i Colonna e s’impadronì del Mausoleo d’Augusto, divenuto roccaforte
orsina. Ma è fondamentale l’ascesa al soglio pontificio di suo figlio Giovanni Gaetano (1210 circa-1280),
nel 1277 con il nome di Niccolò III.
Egli avocò a sé l’ufficio di senatore di Roma, stabilendone la delega
annuale a uno o due senatori laici, e accrebbe le fortune della famiglia;
favorì in modo aperto i parenti, ricolmandoli di cariche ed onori. È un
fatto che da vero romano, egli amava la magnificenza ed il lusso e non
esitò a procurarseli anche a spese della Chiesa e del mondo cristiano, tanto
da meritarsi un posto tra i simoniaci nell’Inferno dantesco, ove il poeta gli
fa dire (canto XIX, versi 70-72): “e veramente fui figliuol dell’orsa, /
cupido sì per avanzar gli orsatti, / che su l’avere, e qui me misi in borsa”.
Dal commento di Natalino Sapegno alla Divina Commedia, rispetto all’espressione “figliuol dell’orsa” veniamo a sapere che gli Orsini si trovano
spesso indicati nei documenti del duecento come “de filiis Ursae”; e
l’orsa era proverbialmente ritenuta animale ingordo e amantissimo della
prole.
Da questo smoderato amore di Niccolò III per il lusso trasse giovamento
peraltro Roma stessa: spendendo cifre enormi di denaro, egli procedette
ad un rinnovamento della basilica di S. Pietro, facendovi collocare i ritratti dei papi fino alla sua epoca. Curò inoltre l’ampliamento del Palazzo del
Vaticano, iniziando la costruzione dei famosi giardini. Fu lui in pratica
l’autentico fondatore della residenza vaticana.
Sport
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PARTENZA SUPER
di Gianluca Simonelli
Ottimo inizio di campionato per
il Castel Madama di mister
Biondi, che dopo tre giornate si
trova al comando a punteggio
pieno del campionato di promozione Girone C.
Nella prima giornata (2-10) la
squadra rossoblu si è imposta
con scioltezza per 4-1 sul Casilina con i gol di Stragapede,
Ippoliti, Consorti e Luttazzi A.,
la Domenica successiva (9-10)
è arrivata la vittoria in trasferta
1-0 sul Tor Sapienza, con un gol
di Ippoliti, con la squadra rimasta in dieci dal 40° del primo
tempo.
Domenica 16-10 il Castel
Madama si è aggiudicato il big
match contro il Roviano, una
delle favorite, con un secco 2-0
che porta la firma di Stragapede
e Luttazzi A.
Ai migliori calciatori riconfermati dello scorso anno, si sono
aggiunte ottiene individualità, tra
tutti l’ottimo portiere Palladino,
l’attaccante Ippoliti e due graditi
ritorni il sempre verde Cerini e il
fantasioso Luttazzi Andrea.
Senza dimenticare gli ottimi
giovani che fanno parte della
rosa come Saturni e Giuliani.
Anche sul fronte societario ci
sono delle novità, al presidente
Mancini si è affiancato il signor
Iannini, una persona seria con
un entusiasmo contagioso, benvenuto.
Per concludere vorrei fare un
grosso in bocca al lupo ai
ragazzi della F.C. Pro Castel
Madama che partecipa al Campionato di Terza Categoria, in
particolare al mister l’amico
Attilio Nonni.
Auguri.
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Musica
L’ORIENTE FANTASTICO DI UN RUSSO
di Marco Cicogna
RIMSKY-KORSAKOV
“Sheherazade”
“La Grande Pasqua Russa”
London Philarmonic Orchestra
Dir. José Serebrier
CD (HDCD) Reference Recording RR-8
“Sheherazade” composta nel 1888, appartiene a
quel decennio che ha visto la nascita di alcuni tra
i più suggestivi lavori per grande orchestra sinfonica. Autori tradizionali come Tchaikowky (e gli
altri esponenti della scuola russa) si trovano
accanto ai “nuovi” grandi sinfonisti come Mahler
ed il giovane Strauss, un periodo creativo straordinario. Rimsky-Korsakov fu un musicista istintivo,
capace di sviluppare temi facili ed accattivanti
organizzati in vaste partiture che avevano la loro
forza nel carattere descrittivo dei temi e nella ricchissima orchestrazione.
La sua grandezza sta nella articolata tavolozza
strumentale, nell’impiego virtuosistico delle risorse tecniche degli esecutori mantenendo in ogni
circostanza grande bellezza sonora. Non dimentichiamo che tra i suoi allievi ci fu lo stesso
Strawinsky.
La suite “Sheherazade” è la sua più ampia composizione orchestrale, quattro grandi “quadri sinfoni-
ci” ispirati ai
racconti delle
“Mille e una
Notti”.
Temi orientaleggianti, immagini sonore
che epiche o
sognanti conducono l’ascoltatore attraver- Orlova Rimsky Korsakov
so un viaggio
fantastico sorretto dal grande fluire orchestrale. È la stessa orchestra ad essere protagonista,
ricchissima in ogni sezione, comprese le percussioni, impiegate anche in frangenti delicati con
raffinatezza ed eleganza (da notare in questi casi
l’elevata risoluzione ai bassi livelli fornita da questa incisione).
José Serebrier coglie in pieno il lato grandioso e
descrittivo di questa pagina, fornendo tuttavia
pieno “significato musicale” anche alle frasi
apparentemente meno importanti, arricchendo di
significati una composizione che talvolta può
apparire superficiale e d’effetto. Si avvale evidentemente di una lunga esperienza con le più importanti orchestre americane, ma la sua è una lettura
(quasi una “rilettura”) la cui attendibilità dipende
anche dal fatto di essere egli stesso compositore.
L’orchestra è la London Philarmonic. I tecnici
della RR sono andati ad incidere nella famosa
sala del Watford Colosseum, ambiente che ha
consentito di realizzare una registrazione ai massimi livelli.
Timbrica naturale per ogni sezione orchestrale o
strumento, equilibrio realistico delle diverse
masse sonore, mancanza di artificiosità anche
negli interventi più ardui dei violini o delle trombe.
Grande dinamica ed impatto eccezionale della
grancassa (lo stesso vale per la “Pasqua Russa”),
per una riproduzione che assicura il coinvolgimento anche nei momenti più esaltanti. Immagine
ampia e dilatata, piani sonori articolati con ottima
percezione del senso di profondità. Parte di questo CD è stata non a caso inserita nella nostra
“Guida all’ascolto della grande Orchestra”.