Pellegrinaggio cristiano e Turismo religioso

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Pellegrinaggio cristiano e Turismo religioso
memoria del cuore che porta a custodire la gioia vissuta; che porta a
confessarsi se la gioia viene offuscata dal peccato; che porta a
partecipare alla Messa della domenica con la Comunità, compagnia
degli amici di Gesù. Compagnia della quale si è fatto esperienza lungo
il pellegrinaggio.
Il pellegrinaggio, quindi, aiuta e stimola ad avvicinarsi ai Sacramenti e
quindi alla Chiesa, sapendola riconoscere quale Madre e Maestra.
Accanto ai Sacramenti, non vanno dimenticate le pratiche di pietà: la
recita del Rosario, la via Crucis o altre preghiere che aiutino i fedeli a
familiarizzare con Dio, certi che tutto concorre al bene per coloro che
amano Dio.
d.
Conferenza Episcopale Triveneta
Commissione Pellegrinaggi-Turismo-Sport-Tempo libero
Pellegrinaggio cristiano
e Turismo religioso
L
La "memoria" del luogo diventa "memoria" personale. Si torna infatti a
casa portando la gioia e lo stupore di un Incontro, la gioia di sentirsi
meno soli nel cammino della vita, una fede ravvivata dallo Spirito. A
partire da qui il pellegrino cercherà d'imparare a cogliere ogni attimo in
quale "scrigno" il Dio della storia e della vita interpella la sua libertà.
Allora ogni giorno sarà un pellegrinaggio: l'andare a lavorare, a scuola,
in ufficio, in palestra, far da mangiare... tutto sarà un tendere a vivere
come Gesù ci ha insegnato, perché così han fatto i Santi: han vissuto il
quotidiano consapevoli di vivere alla Presenza di Lui. Sempre.
a cura della Commissione Regionale del Triveneto
per la pastorale del turismo, pellegrinaggi
sport e tempo libero
Dicembre 2012, Anno della Fede
PRESENTAZIONE
coraggio di partire, tempo nel predisporre le valigie, fatica degli orari,
compagnia... Poi si parte in allegria e spensieratezza. Si parte insieme,
tutti mossi dallo stesso desiderio. Ed è questa condivisione che rende i
pellegrini più disposti al dialogo, alla confidenza, disponibili a fare
fatica insieme... Lungo il percorso si parla, si scherza, si riposa, si
prega, si mangia.
Elementi che ricordano quanto la nostra vita, ogni nostra azione sia
mossa dal
P desiderio, ma questo chiede poi di essere innervato del
coraggio della scelta, della decisione. Se il desiderio non si traduce in
decisione si rimarrà sempre fermi, insicuri. Il pellegrinaggio, quindi,
stimola a recuperare la bellezza del desiderare cose grandi, ma altresì
ravviva la consapevolezza di dover prendere decisioni lungo la
giornata. Un’esperienza che non si vive nonostante la fatica, gli orari,
la compagnia degli altri… No, tutto questo fa parte del camminare, fa
parte del pensare, decidere e agire.
La Commissione Regionale del Triveneto per la pastorale del turismo,
sport e tempo libero, ha considerato l’opportunità di offrire un proprio
contributo alla pastorale delle chiese locali, proponendo una riflessione
sulle caratteristiche, finalità e modalità del pellegrinaggio religioso.
I.
Perché il pellegrinaggio
Ma perché andare in pellegrinaggio, se Gesù ha detto "Credimi, donna,
viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il
Padre... i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità” (Gv 4,21)?
Possiamo adorare Dio e pregare ovunque.
Questo è vero ma Gesù, che più volte si è recato a Gerusalemme, non
intendeva togliere valore al pellegrinaggio. Noi siamo anche corpo,
comunichiamo attraverso i sensi, e la nostra fede vive necessariamente in
una dimensione corporale e simbolica. Il pellegrinaggio, che è presente in
tutte le grandi religioni, ne è un'importante espressione. Così è stato per il
popolo d'Israele, così è stato per Gesù e così oggi è per ciascuno di noi,
Chiesa peregrinante verso la meta del Cielo. E questa esperienza vale per
ogni credente di ogni religione.
Il camminare insieme verso un luogo santo diventa segno espressivo del
nostro essere Comunità di discepoli che cammina nella storia con il
Signore, di fratelli che cercano una comunione sempre più piena con il
Padre.
Non dobbiamo poi nè dimenticare nè sottovalutare che la la geografia
spirituale è conferma della storia spirituale lì vissuta. Il luogo, cioè, aiuta a
far memoria di un Avvenimento accaduto tra Dio e un credente.
II.
Caratteristiche del pellegrinaggio
a.
Il pellegrinaggio nasce da un desiderio e da una speranza: recarsi in un
luogo che promette l'esperienza di una particolare vicinanza di Dio più
intensa di quella vissuta nel quotidiano. Le mediazioni di tale vicinanza
possono essere diverse: luoghi dove si è svolta la Storia Santa, luoghi
b.
Giunto alla meta, il pellegrino è invitato a visitare il "luogo santo".
Non semplicemente le mura, ma quanto quelle mura ancora oggi
trasmettono di una vita talmente segnata dall'incontro con Cristo, che
parla in ogni luogo.
Questo particolare suggerisce che quanto circonda il pellegrino non è
né un caso né un ostacolo nella esperienza con Dio. Come il luogo
santo aiuta a ripercorrere la memoria di quanto è custodito in quel
Santuario, così la vita concreta, fatta di compagnia, di fatica, di lavoro,
di amicizie… è lo spazio in cui Dio ci ha posto per costruire storia
sacra con Lui. Il pellegrinaggio, dunque, aiuta a riconciliarsi con la
propria geografia, con il luogo santo in cui Dio ci ha posto: tutto
partecipa al bene, comunque sia.
c.
C
L’esperienza del pellegrinaggio, la visita e la comprensione dei luoghi
visitati suscita
il desiderio di una misura alta della vita, incoraggiano la
L
gioia dell’imitazione: come ha fatto lui/lei, perché non noi? E in modo
nuovo ci si pone ancora innanzi al Vangelo per capire in che modo
vivere ravvivare la gioia di essere cristiani. Certo, questo chiede
disponibilità a cambiare, a convertirsi. Non solo in pellegrinaggio, ma
tornati a casa, pur di tener viva la gioia dell’esperienza. E’ questa
Pellegrinaggio spirituale e turismo religioso
Gli elementi appena descritti fanno intuire che non tutte le proposte che
hanno attinenza con il sacro possono essere considerate “pellegrinaggio”.
C’è anche una sempre più insistente esperienza che chiede di essere posta
sotto la dicitura “turismo religioso”, spesso proposto da Agenzie di
viaggio, che trovano nel “fatto religioso” opportunità per allargare il
proprio bacino di utenza.
Come abbiamo visto, il pellegrinaggio è ispirato da più o meno consapevoli
motivazioni di fede, mentre il turismo religioso ha motivazioni culturali e
ricreative e fa riferimento alla religione solo in quanto usufruisce di spazi e
oggi religiosi.
Questo non significa che talvolta le due esperienze non si intreccino. In
fondo, le motivazioni di un pellegrinaggio sono sì principalmente di natura
religiosa, ma non esclusivamente tali.Anche il turismo religioso, proprio
perché accosta l'esperienza religiosa, può diventare veicolo per risvegliare
la gioia di un Incontro. E quindi non si deve escludere nei confronti di
questi visitatori una strategia pastorale, seppur proporzionata alla loro
disposizione.
Pellegrinaggio, icona della vita
Il pellegrinaggio non è un’esperienza isolata, né tanto meno un’esperienza
fine a se stessa. Certo, è una “ricarica” spirituale, aiuta una Comunità a
vivere un’intensa esperienza spirituale. Ma il pellegrinaggio custodisce in
sé anche un’intensa quanto genuina esperienza umana. Potremmo dire che
è icona, immagine, simbolo della nostra vita.
Basterebbe ripensare a quanto accennato all’inizio: Gesù percorre il suo
pellegrinaggio uscendo dal Padre, per venire incontro all’umanità smarrita,
per condividerne un tratto di strada e ritornare quindi, attraverso
l’esperienza Pasquale, alla Casa del Padre.
Questa dinamica vissuta da Gesù dà a noi tutti la cifra grazie alla quale
vivere la nostra esperienza di pellegrinaggio interiore e mi aiuta a dare una
logica, un senso al mio vivere quotidiano.
Proviamo per un istante a riprendere in mano l’esperienza del
pellegrinaggio e quindi a calarlo nello scorrere della nostra vita ordinaria.
a.
Il pellegrinaggio si muove a partire da un desiderio. Chiede poi scelta,
di apparizioni della Madonna, luoghi che conservano la memoria di
Santi, testimoni della fede in grado di mostrare che è possibile vivere il
Vangelo di Gesù Cristo. Testimoni che dicono che il Vangelo non è
un’utopia, ma è storia, è esperienza che continua a farsi storia in quanti
sono disposti ad accoglierlo nella loro vita.
b.
E' così che nasce la decisione di partire, che in questa luce appare
come la risposta a una chiamata, poiché, ricorda Gesù, “nessuno viene
a me se il Padre non lo attira" (cfr Gv 14,6). La consapevolezza di
essere chiamati può essere molto debole all'inizio, ma se debitamente
sostenuta e curata da chi ha il compito di guida, può diventare nel
cammino più chiara e forte, e ciò proprio per la grazia del
pellegrinaggio. L'esempio dei due discepoli di Emmaus (cfr Lc 24),
che sentono ardere il cuore mentre camminano con Gesù, senza sapere
chi in realtà fosse quel compagno di viaggio, e alla fine si aprono
all'incontro con lui nel segno eucaristico, è illuminante.
Come ricorda S. Teresa d'Avila ne Il Castello Interiore, le anime che
intraprendono il pellegrinaggio interiore - e quindi vale anche per
quello esteriore - "benché ingolfate nel mondo, non mancando di buoni
desideri... e tuttavia han già fatto molto con l'entrarvi" (I,1). I punti di
partenza motivazionali, dunque, sono i più disparati, ma il Signore sa
educare i suoi amici, sapendoli prendere nel rispetto del loro punto di
partenza: Simone e Andrea mentre erano impegnati nella loro attività
(cfr Mc, 1,16); Matteo, il pubblicano, a partire dal banco delle imposte
(cfr Lc 5,27); Zaccheo, da un ramo d'albero (cfr Lc 19,2); la
Samaritana, mentre attingeva al pozzo (cfr Gv 4,7ss); Saulo mentre era
preso dal perseguitare i cristiani (cfr At 9,4). E così si potrebbe dire per
i tanti Santi della storia della Chiesa: Dio li ha chiamati ciascuno in
modo unico e irripetibile.
Insomma, per ognuno Dio ha modi e linguaggi capaci di raggiungere
ogni individuo.
c.
Partire per un pellegrinaggio provoca una rottura con il quotidiano,
con le sue disponibilità e sicurezze. In qualche modo pone in una
situazione
I di povertà e di bisogno, che favoriscono nell'anima un
atteggiamento di attesa e di apertura. Il pellegrino non è un turista, un
nomade, ma uno che cammina orientato ad una meta: un luogo santo,
un incontro con Dio. Questo suggerisce uno stile di sobrietà sia in chi
partecipa che in chi organizza il pellegrinaggio. E comporta anche la
necessità di un'opportuna preparazione, che orienti l'attesa nella giusta
direzione. C'è chi si preparerà in parrocchia e chi, proprio nel rispetto
del cammino di ciascuno, strada facendo, imparando anche dalla
testimonianza e dalla preghiera dei suoi amici di viaggio. Una
preparazione che fornisca una prima conoscenza delle caratteristiche
dei luoghi dove ci si reca, ma che già predisponga a una tensione di
preghiera e di spiritualità più alte. Una celebrazione, che comprenda
anche la Penitenza sacramentale, sembra quanto mai preziosa a questo
scopo.
d.
Spesso la decisione di partecipare a un pellegrinaggio è suscita dal
racconto e dalla testimonianza di chi ha già vissuto la grazia del
pellegrinaggio. Già da ciò appare che esso è sempre esperienza di
Chiesa. E questo spiega perché un pellegrinaggio, se ben preparato e
condotto, è caratterizzato dalla gioia della fraternità, alimentata dalla
tensione condivisa. Gli incontri di preparazione e di preghiera saranno
più efficaci se comprenderanno anche opportunità di conoscenza e di
fraternizzazione tra i partecipanti. Molto preziosa, a tale scopo, la
convivialità. E anche durante lo svolgimento del pellegrinaggio si
dovrà tener aver cura di una crescita nella gioia della comunione tra i
partecipanti.
e.
La meta è significativa proprio in quanto punto culminante del
cammino. Quando è possibile, un tratto del pellegrinaggio a piedi può
introdurre con maggiore intensità alla gioia di attraversare, finalmente,
la soglia: "Quale gioia quando mi dissero andremo alla Casa del
Signore, e ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme"
(Sl 122,1). Comunque bisogna aver cura che alla meta i pellegrini
giungano debitamente preparati con tutto ciò che è necessario per farne
comprendere l'importanza.
La meta, normalmente di un Santuario, è ricca di messaggi: la
collocazione geografica, l'architettura, le opere d'arte, la ritualità
propria con i suoi simboli. Non solo, ma anche il contesto umano, la
presenza di altri pellegrini, i sacerdoti, i religiosi e le religiose che
accolgono.
L'attenzione a tutto ciò aiuterà a collocare il Santuario nella storia,
facendola percepire come storia santa guidata dal Dio vivente, ma
anche a far percepire la sua presenza proprio qui e ora, per noi che vi
siamo stati convocati.
I pellegrini avranno bisogno di essere guidati a comprendere e
percepire tutto ciò, ma nella forma di una vera e propria iniziazione alal
grazia del Santuario. Ma chi fa da guida deve anche farsi da parte,
lasciando ampi spazi per il silenzio e la preghiera individuale, magari
prevedendo qualche sussidio che sostenga chi con un silenzio e una
preghiera prolungati non ha familiarità. Non manchino poi gli spazi e i
tempi per accostarsi al Sacramento della Riconciliazione e alla
partecipazione
della s. Messa.
L
f. La cura della memoria e il congedo. Affinché un pellegrinaggio non
sia un'esperienza passeggera, ma lasci una traccia permanente nei
partecipanti, bisognerà aiutarli nella cura della memoria dei luoghi
visitati e delle esperienze
vissute. Un sussidio che
contemporaneamente accompagni le visite durante il pellegrinaggio, e
nello stesso tempo sostenga al memoria una volta rientrati alle proprie
case si rivela prezioso. La partenza da un Santuario è vissuta anche con
nostalgia: "Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè, una per
Elia". Ma il tornare, il discendere dal Monte è parte integrante
dell'essere partiti (cfr Mc 9,5). Importante dunque aiutare i partecipanti
a prendere coscienza che il dono ricevuto nel pellegrinaggio comporta
anche ilL dovere della testimonianza, già nella forma semplice del
racconto a familiari e conoscenti: "Non si accende una lampada per
metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli
che sono nella casa" (Mt 5,15).
Importante aiutare i partecipanti a comprendere che anche la Comunità
cristiana a cui appartengono, è Corpo di Cristo, e che l'Eucaristia
domenicale, fonte e culmine di tutta l'esistenza cristiana, con la Parola
e il Pane di vita che sono incontro con il Padre e con il Signore Risorto,
è essa stessa meta alta, santuario settimanale tra le nostre case.