1 I tracciati di cantiere incisi nel Mausoleo di Augusto e sul

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1 I tracciati di cantiere incisi nel Mausoleo di Augusto e sul
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I tracciati di cantiere incisi nel Mausoleo di Augusto e sul Pantheon a Roma:
ipotesi di lettura.
Carlo Inglese
Introduzione
“Il problema della rappresentazione architettonica si è proposto fino all’alba della
civiltà occidentale per motivi rituali, celebrativi o semplicemente strumentali,
talvolta sovrapposti. Esso è stato risolto in vario modo, mediante pitture murali,
graffiti, incisioni rupestri, o anche veri e propri grafici che non sono giunti fino a
noi per la distruzione dei supporti...” (1)
Il brano tratto da uno scritto di Luigi Vagnetti dimostra come l’origine del disegno
architettonico di progetto è sempre stato uno dei più affascinanti argomenti di studio
da quando si è tentato di riordinare le numerose testimonianze pervenuteci inerenti il
fare architettonico dell’umanità.
Numerosi sono stati i tentativi di insigni studiosi di fornire un excursus temporale
atto a definire le varie tappe che contraddistinguono l’evoluzione seguita dall’essere
umano nell’ideare, e di conseguenza, rappresentare l’oggetto architettonico; tuttavia i
limiti di questo iter cronologico vengono gradualmente accentuati con l’avvicinarsi
al mondo antico, soprattutto per l’assoluta mancanza di testimonianze sia dirette,
come rinvenimenti archeologici, che indirette come fonti e trattazioni.
Nell’ambito di questo tentativo di ricostruzione si inserisce lo studio incentrato sui
“Tracciati di cantiere nell’antichità”, intendendo con tale definizione tutti quei segni
incisi, in loco, sugli elementi lapidei dei manufatti architettonici, allo scopo di
raffigurare parti degli stessi per la successiva realizzazione, ovvero per guidare il
loro posizionamento.
La dimensione archeologica insita nel tema dimostra come l'attenzione rivolta dagli
archeologi ai tracciati riscontrati sui manufatti durante le campagne di scavo,
abbondantemente documentata nei testi specifici (2), con il fine ultimo di risalire ad
una datazione inequivocabile del manufatto studiato, ha prodotto una classificazione
così riassumibile:
- tracce degli strumenti di lavorazione, quali scalpelli, subbie, matite plumbee;
- tracce sulle superfici di scarico e sulle facce di contatto, come l'anathyrosis,
(particolare lavorazione delle facce di contatto, che si presenta come una fascia
regolare e rifinita contornante uno o più margini di un elemento, con la parte centrale
che rimane arretrata);
- tracce di linee guida per il montaggio degli elementi costruttivi: blocchi lapidei e
rocchi di colonne, o per il montaggio di elementi decorativi, quali triglifi, metope,
geison;
- tracce per il collegamento dei suddetti elementi: fori di leva, di colata, incassi per
polos ed empolion (particolare sistema di collegamento costituito da un elemento
dotato di perno e da un altro dotato di incasso);
2
- tracce per l'assemblaggio e l'identificazione: marche di scalpellini, di imprenditori,
sigle, lettere e simboli (3).
Rilevanti appaiono, inoltre, gli studi condotti sulle cave di estrazione dei blocchi
lapidei, come quelle lunensi vicino Carrara, quelle di Aswan in Egitto, di Rocche di
Cusa vicino Selinunte, di Tivoli, di Chemtou in Tunisia (4) .
Anche in questo caso l'attenzione degli studiosi è rivolta prevalentemente alle tracce
proprie delle tecniche di lavorazione e di escavazione per l'estrazione ed il trasporto
dei materiali; in particolare alle tracce degli utensili, a quelle di sbozzatura ed alle
marche di cava.
La parte sino ad ora meno studiata, rivelatasi tuttavia interessante grazie anche a
recenti scoperte compiute da studiosi di altre discipline, pare essere quella
riguardante i tracciati di disegni incisi in loco su elementi lapidei, di parti costruttive
e decorative, la cui interpretazione non appare ancora unanime. Per alcuni studiosi,
infatti, esse rappresentano dei veri e propri progetti di particolari architettonici, in
scala al vero; per altri, sarebbero delle rappresentazioni oggettive di parti realizzate;
per altri ancora dei modelli grafici, in scala, utilizzati per il controllo delle fasi di
realizzazione (5) . Un esempio ben conservato risalente al III secolo a.C., è
rappresentato dalla incisione eseguita sulla pavimentazione marmorea del Tempio
ionico di Pergamo, nella quale è raffigurato, in scala 1:1, il fusto, completo di
collarino, di una colonna del Tempio stesso, con lo studio della rastremazione e
l'asse di simmetria (6).
Anche in questo caso le incisioni sono state interpretate come progetti esecutivi
realizzati per dotare le maestranze di un modello di riferimento sul quale effettuare le
misurazioni e gli eventuali controlli. (Fig.1)
Il rinvenimento di un disegno geometrico inciso nel pavimento del tempio di Zeus a
Jerash in Libano, pubblicato da Haroutune Kalayan nel 1988 (7), ha aperto la strada a
nuove interpretazioni; alcuni di questi tracciati, infatti, vengono interpretati
dall’autore come dei "nomogrammi", dei diagrammi geometrici o comunque segni
facenti parte di operazioni grafiche utilizzate per risalire, fissate le misure di un
elemento noto, a delle altre, incognite.
Tra gli studiosi impegnati nell'analisi di questo tipo di incisioni è da segnalare Lothar
Haselberger, docente di Architettura Romana nell'Università della Pennsylvania, che
recentemente ha decifrato i tracciati presenti sul lastricato d'ingresso del Mausoleo di
Augusto a Roma (Fig.2), identificandoli come grafici per la misurazione degli
elementi lapidei costituenti il timpano del vicino Pantheon (8) ; questi, inoltre, già da
alcuni anni era pervenuto ad un analogo risultato interpretando le incisioni presenti
nel tempio di Apollo a Didime in Asia Minore (Figg. 3,4) quali disegni di progetto
presumibilmente utilizzati per il controllo, in fase realizzativa, degli elementi
architettonici (9).
Interessante è il contributo fornito dal citato Haroutune Kalayan per quanto riguarda
tracciati rinvenuti in monumenti romani del Libano, tra i quali spiccano i disegni di
un timpano nel tempio ionico di Bziza , uno analogo nel tempio di Zeus a Baalbek
3
(Fig.5) e, nella stessa località, disegni di elementi della cornice nel tempio di Bacco
(10) .
Per quanto riguarda i ritrovamenti di tracciati in costruzioni gotiche, è da segnalare
Robert Branner, uno dei più attenti studiosi dell'argomento; egli, infatti, ha raccolto
una ampia casistica di disegni incisi nelle maggiori cattedrali gotiche, per lo più in
città francesi ed inglesi, interpretati come disegni di riferimento per la progettazione
di elementi architettonici (11) .
Tra essi ricordiamo il gruppo di incisioni realizzati nel lato sud del transetto della
Cattedrale di Reims, che raffigura la sezione orizzontale di un colonnato, la sezione
orizzontale di due portali con strombatura, ed il prospetto della base degli archivolti ;
il disegno inciso nella prima cappella radiale di Nord-Ovest della chiesa collegiale di
St.Quentin, raffigurante una costruzione geometrica in scala al vero, utilizzato per la
progettazione in pianta dei pilastri della chiesa stessa; il complesso gruppo di
incisioni comprendente lo schema costruttivo di un rosone e quattro disegni per la
realizzazione delle finestre della tribuna ad ovest tracciato sulla parete e sul
pavimento della cattedrale di Soissons; i numerosi tracciati incisi sulla
pavimentazione della “tracing house” della cattedrale di York (Fig.6); l’incisione
raffigurante il disegno di un rosone nel muro nord del corridoio adiacente alla navata
centrale della cattedrale di St.Albain a Londra; le incisioni di due piante in scala al
vero di pilastri “a fascio” pensate per le volte del chiostro della cattedrale di Noirlac,
realizzate sulle pareti della navata e del chiostro della cattedrale stessa (Fig.7).
Di notevole interesse appare il contributo di Thomas Thieme che, durante gli studi
condotti sul Pantheon in Roma, ha individuato alcuni tracciati incisi sulle lastre di
coronamento della cupola (Fig.8), riferendoli ai campanili eretti da Borromini
intorno al 1626, in seguito demoliti (Fig.9) (12).
Enunciazioni
Le interessanti conclusioni alle quali è giunto Haselberger a proposito dei tracciati
dell’Augusteo, riportate negli articoli: Ein Giebelriss der Vorhalle des Pantheon. Die
Werkrisse vor dem Augustusmausoleum, e Un progetto architettonico di 2000 anni
fa, (13) meritano un approfondimento ed alcune operazioni di controllo, sia per il fatto
che potrebbero apportare notevoli contributi agli studi sull’origine del disegno
architettonico, sia perché riguardano uno dei monumenti più importanti
dell’architettura romana in epoca imperiale, il Pantheon appunto, le cui vicende
storiche sono state, e sono ancora, argomento di ricerca al fine di stabilirne la
effettiva paternità.
E’ doveroso ricordare che malgrado gli eccellenti sforzi di numerosi studiosi non si è
ancora giunti ad una unanime e scientificamente provata paternità della costruzione
dell’attuale Rotonda: è essa un’opera interamente adrianea? O fu Traiano a volere la
ricostruzione del tempio primitivo fondato da Marco Vipsanio Agrippa, genero di
Augusto, nel 27 a.C. primo anno del regno di Augusto? (14) .
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Haselberger, negli articoli su citati, identifica le incisioni del Mausoleo di Augusto
come linee di guida utilizzate per la realizzazione del timpano del pronao del
Pantheon, durante la ricostruzione eseguita sotto il regno di Adriano (117-138 d.C.),
l’autore tuttavia lamenta la mancanza di alcuni tracciati riferibili ad altri elementi del
timpano, quali profili e particolari, che in origine, probabilmente, erano in loco. In
effetti, da vari sopralluoghi effettuati, il selciato di ingresso dell’Augusteo,
all’altezza dei gradini di accesso all’area, sembra mancare di gran parte delle lastre di
travertino, probabilmente smontate ed utilizzate per qualche altro scopo (occorre
ricordare che le campagne di scavo dell’area sulla quale si colloca il Mausoleo
furono eseguite negli anni 1934 - 1937).
Thomas Thieme nel suo studio descrive i tracciati esistenti sulle lastre di copertura
del Pantheon, riferendoli però ai lavori di costruzione dei campanili, eseguiti da
Borromini nel 1626, e rimossi negli anni 1882 - 1883; tali incisioni, fotografate,
rilevate e restituite graficamente dall’autore (15) sembrano in gran parte essere
effettivamente quelle borrominiane, tuttavia ad un’attenta osservazione in tali
tracciati si riconoscono una serie di incisioni per nulla simili alle precedenti, sia per
dimensionamento, sia per rappresentazione di elementi, sia, in oltre, per ubicazione
in loco.
Su quest’ultima osservazione occorre soffermarsi attentamente in quanto, ad un
primo esame metrico, molte sono le similitudini riscontrabili tra le incisioni del
Mausoleo di Augusto e le incisioni della Rotonda, come pure numerose sono le
“coincidenze” tra queste ultime ed alcune misure note del Pantheon, quale ad
esempio il diametro di una circonferenza incisa e quello del fusto delle colonne della
Rotonda (mt. 1.440 contro mt.1.480); oppure l’altezza dell’architrave della
trabeazione del pronao (mt.1.04) e quella di una serie di elementi incisi e modanati
(mt.1.04).
A questi dati, che comunque necessitano di una serie di verifiche, si deve aggiungere
la presenza di una sigla in carattere romano, presente su una delle lastre di copertura
vicina alle altre incisioni, in cui si legge A.F. (Fig. 10).
Ipotesi di lettura
Partendo dagli spunti accennati, si è voluto verificare se le incisioni presenti sul
Pantheon sono da rileggersi in relazione alle altre individuate sul Mausoleo di
Augusto, allo scopo di individuare un corpo di incisioni, relativo alla Rotonda, molto
più vasto e ben più preciso e rigoroso dei semplici schizzi preparatori che
attualmente sono a nostra disposizione, sottendendo così l’utilizzo di una procedura
costruttiva che avesse nei tracciati di cantiere un momento di primaria importanza
nel procedimento costruttivo in epoca imperiale romana; ovvero, se così non fosse,
stabilire il significato, sicuramente diverso, da attribuire a tali tracciamenti.
L’ipotesi da cui si è partiti è, dunque, quella secondo la quale entrambi i gruppi di
incisioni siano riferibili al Pantheon, presupponendo che in origine facessero parte di
una unica intavolatura, disposta al suolo, in un’area predisposta, probabilmente, per
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la lavorazione di complessi elementi architettonici, fino alla definizione dei dettagli
costruttivi.
La scomposizione di cui è stato oggetto tale complesso di disegni, potrebbe far
pensare al riutilizzo delle lastre di travertino per un altro scopo, un’altra
realizzazione, o più
semplicemente una qualsiasi riparazione, ipotesi avvalorata, in linea teorica, dalla
procedura di riutilizzo sempre perpretata ai danni dei monumenti in qualsiasi epoca
storica; non dobbiamo dimenticare, inoltre a tale proposito, che lo stesso Adriano
ricostruì il Pantheon, distrutto da un incendio, intorno al 120 d.C., facendo uso di
materiali di reimpiego.
Come prima operazione si sono verificati i dati dimensionali dei rilievi riportati
dagli autori su citati.
Dalla misurazione delle incisioni del Mausoleo di Augusto, tramite una campagna di
rilievo strumentale condotta con un teodolite a stazione totale, e conseguente
verifica diretta, è scaturita una sostanziale correttezza dei dati dimensionali riportati
da Haselberger, in particolare
riguardo gli elementi caratteristici, quali:
l’inclinazione dei due timpani: 21° il minore, 24° il maggiore, ed il dimensionamento
di alcuni elementi architettonici quali le mensole della cornice orizzontale: largh.25
cm; h 22 cm; interasse 81 cm; le mensole della cornice inclinata: largh. 21-24 cm;
interasse 74 cm (fino a 78-80 cm); gli interassi dei segni interpretati come
intercolumni: 4,51 mt. soprattutto riguardo agli angoli dell’inclinazione dei due
timpani (21° il minore; 24° ca. il maggiore) e al posizionamento delle mensole della
trabeazione.
La misurazione del timpano appartenente al pronao del Pantheon, condotta
strumentalmente attraverso il metodo della “intersezione in avanti” e la successiva
restituzione, ha fornito dei dati per così dire più affidabili, rispetto a quelli tratti da
Haselberger attraverso la lettura del disegno, eseguito da A.Leclere e datato 1813,
riguardante il prospetto dell’edificio (16). Il dimensionamento ed il posizionamento
degli elementi costituenti il timpano maggiore dei due incisi all’ingresso
dell’Augusteo, infatti, sembrano effettivamente coincidere con il timpano del pronao
del Pantheon, ciò sia riguardo all’inclinazione di 24°, di conseguenza all’altezza
corrispondente, sia all’interasse delle colonne del pronao, sia, inoltre, ad alcuni
particolari quali le mensole delle cornici orizzontale ed inclinata, tra le quali non si
riscontra una corrispondenza di allineamento.
Per quanto riguarda il secondo dei due timpani incisi è assai probabile che anch’esso
si riferisca alla stessa opera, in quanto, come prima considerazione, essi giacciono, in
modo simmetrico su di un’unica linea, rappresentante l’architrave, così da averla in
comune; in secondo luogo perché proprio sull’architrave sono incisi, ed evidenziati
con cerchi, gli interassi delle colonne. Queste, poste ad una distanza di mt.4,51 nel
caso del timpano maggiore, costituiscono una facciata octastila (difatti nella
ricostruzione del timpano maggiore, di cui si ha la sola metà destra, si individuano
quattro colonne). In realtà tali segni potrebbero indicare il posizionamento delle
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colonne anche per il timpano minore simmetrico, evidenziandone l’utilizzo per un
tracciamento di massima, non in scala 1:1, forse per un preventivo controllo
generale. In questo modo si spiegherebbe anche la differenza di inclinazione tra i due
timpani incisi (24° il maggiore, 21° il minore) quasi ad indicare un’avvenuta
correzione ovvero un ripensamento, intimamente connesso alla variazione di altezza
dell’architettura cui il timpano era destinato. Ciò verrebbe confermato anche dal fatto
che ad un attento esame metrologico, il timpano maggiore, molto più dettagliato,
risulta essere ca. 2,5 volte più grande dell’altro.
Verificata l’esattezza del rilievo condotto da Haselberger (17) sulle incisioni augustee,
nonché la inequivocabile coincidenza tra queste e gli elementi componenti il timpano
del Pantheon, si è cercato di contribuire a questa affascinante ipotesi nel tentativo di
dare risposta ad alcuni interrogativi lasciati irrisolti, facendo riferimento allo studio
condotto da Thomas Thieme inerente le incisioni presenti sulle lastre di copertura del
Pantheon e riferite ai lavori di costruzione dei campanili eretti nel 1626 (18).
Effettivamente una parte di quest’ultimo gruppo di incisioni rappresenta in pianta ed
in alzato le modanature e la proiezione di una cupola inquadrata da costoloni, molto
simile a quella raffigurata nel disegno eseguito dal Borromini e conservato nella
raccolta Albertina di Vienna (19), tuttavia ad un’attenta osservazione esiste un altro
gruppo di incisioni del tutto differenti da queste che sembra appartenere ad un
periodo diverso.
Ciò si evince chiaramente sia dalla assoluta estraneità che parte di esse hanno nei
confronti di un disegno ben organizzato (quello dei campanili riferito al Borromini),
sia dal fatto che esse giacciono su alcune lastre poste in una zona del coronamento
diversa rispetto a quelle interessate dai tracciati “borrominiani”.
Quanto detto non solo conferma l’ipotesi che il gruppo di incisioni della Rotonda è
in realtà una doppia serie di tracciati per nulla legati tra essi, ma ci consente di
formulare un’altra osservazione: probabilmente le incisioni “borrominiane” sono
state realizzate “in opera”, ossia con le lastre di coronamento già disposte
anularmente intorno alla cupola, mentre invece l’altro gruppo di incisioni potrebbe
essere stato tracciato su di un lastricato “a piè d’opera”, smembrato e riutilizzato
successivamente. Ciò del resto viene confermato dal fatto che quest’ultimo gruppo di
incisioni sembra non avere uno sviluppo coerente ma, pur mantenendo delle analogie
tra esse, sia stato assemblato casualmente nella sede attuale.
In oltre dalle misurazioni effettuate risultano delle coincidenze metriche tra la parte
di incisioni “non borrominiane” e quelle presenti nell’Augusteo, nonché con alcune
misure caratteristiche del Pantheon stesso. In particolare un gruppo di incisioni della
Rotonda coincide in modo chiaro con l’intera trabeazione del timpano maggiore
tracciato nel Mausoleo, presentando, inoltre, nel fregio una coppia di segni verticali,
distanti tra loro 22 cm ca., simili alle mensole della cornice inclinata: largh. 21-24
cm; interasse 74 cm (fino a 78-80 cm).
Interessante è inoltre la presenza su una serie di lastre del coronamento nella
Rotonda di una incisione rappresentante due rette parallele inclinate di ca. 26°,
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sormontate da due archi di circonferenza, ad una distanza reciproca variabile da cm
50 a cm 60, che presentano una certa somiglianza con il timpano posteriore del
pronao del Pantheon che taglia un arco di scarico in mattoni. E’ noto che i mattoni
utilizzati nella costruzione della Rotonda sono i Bipedalis, mattoni quadrati dalle
dimensioni di cm 59.2 x 59.2 (20) .
Questa osservazione troverebbe un altra corrispondenza nella relazione offerta da
una doppia semicirconferenza incisa su una lastra del coronamento con diametro pari
a quello del fusto, all’imoscapo, delle colonne della Rotonda (mt. 1.440 contro
mt.1.480).
L’ipotesi che tali archi di circonferenza concentrici siano effettivamente da riferirsi
al diametro di base delle sue colonne è da verificare in maniera più approfondita,
tuttavia la coincidenza metrica riscontrata tra il diametro della circonferenza incisa
con quello del fusto, all’imoscapo, delle colonne della Rotonda (mt. 1.440 contro
mt.1.480) avvalorerebbe tale ipotesi. Se questa fosse fondata ci troveremmo in
presenza di un modulo attraverso il quale proporzionare l’intera costruzione, come è
possibile riscontrare in altri esempi di incisioni in cui viene rappresentato il diametro
di base di una colonna. Il Tempio di Apollo a Didime in Asia, infatti, ha le pareti del
naos in gran parte ricoperte da incisioni rappresentanti elementi architettonici, tra i
quali, appunto un diametro di colonna utilizzato per la costruzione della
rastremazione delle colonne del periptero (21) .
Il complesso di coincidenze metriche su esposte unite alle numerose corrispondenze
formali tra le incisioni riportate da Thieme e quelle dell’Augusteo possono far
pensare ad una relazione esistente tra questi due gruppi di incisioni, nonchè alla
circostanza che le incisioni presenti sul Pantheon possano essere riferite ad un
tracciato eseguito per la realizzazione o il controllo di alcuni elementi del Pantheon
stesso.
Alla luce di quanto esposto è possibile che le lastre di copertura della corona del
Pantheon provengano dal selciato dell’Augusteo?
Questa evenienza va ancora verificata, anche se risulta difficile riscontrare delle
similitudini inequivocabili, viste le condizioni di usura nelle quali vertono le lastre di
travertino, e considerate le manomissioni che hanno interessato principalmente le
lastre del Pantheon durante la loro collocazione.
Tuttavia va considerato che sicuramente il lastricato dell’Augusteo era più esteso,
come provano i numerosi studi effettuati su di esso (cfr. nota n. 16), che esiste una
chiara corrispondenza qualitativa e dimensionale tra alcune delle lastre che
compongono tale selciato con quelle utilizzate come coronamento della cupola del
Pantheon, a cominciare dal loro spessore pari a cm 13 (22), e che inoltre le lastre che
supportano il gruppo di incisioni coincidenti con l’intera trabeazione del timpano
maggiore del Mausoleo, sembrano inserirsi nella lacuna lasciata dalle lastre mancanti
sia per angolazione sia per dimensionamento (Fig.11).
Un’ultima circostanza che avvalorerebbe, se confermata, la tesi sin qui esposta va
ricercata nella sigla “A.F.” presente su di una lastra del Pantheon da riferirsi o alla
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pratica di siglatura propria della estrazione dei marmi lunensi o ad un frammento di
iscrizione simile a quelli ritrovati durante le varie campagne di scavo nel Mausoleo.
A proposito di tale duplice interpretazione, la prima vedrebbe la sigla in carattere
romano riferita ad un marchio di cava, il che potrebbe, fra l’altro, rivelare la
datazione delle lastre di copertura del Pantheon attraverso l’individuazione della
cava di provenienza, secondo l’antica consuetudine degli estrattori di siglare i
blocchi cavati con sigle o lettere. Quanto detto si deduce dall’articolo di Luigi
Bruzza, Sui Marmi Lunensi (23), dedicato alla catalogazione delle epigrafi riscontrate
sui marmi provenienti dalle cave lunensi, nel quale si evince che tali lettere erano
proprie delle sigle alfabetiche incise sui blocchi di marmo provenienti, appunto, da
quelle cave, probabilmente per identificare il luogo donde il masso era stato cavato.
Ancora in Bruzza si legge: ”Nei Marmi Grezzi (24) enumerai la maggior parte delle
sigle alfabetiche formate da una o due lettere che si trovano nelle iscrizioni dei
massi, alle quali sono da aggiungere A ed F che nelle lunensi si hanno la prima tre
volte ed una sola la seconda...Qual sia il loro significato è difficile a dire: ma se si
confrontano colle lettere o “casae litterarum” che occorrono presso gli scrittori “de
agraria” si può arguire che come queste nei termini di limitazione corrispondevano
a numeri, così qualche volta nelle cave, indicassero quella donde il masso era stato
cavato, ovvero determinassero il luogo dove, secondo le misure stabilite, presiedeva
allo scavo il servo che vi era preposto, e questa congettura acquista valore se si
osserva che queste lettere seguono immediatamente al suo nome.”.
Da quanto detto è verosimile la circostanza che le lastre di coronamento del
Pantheon siano di epoca romana, provenienti dalle cave di Luni (non
necessariamente cavate per quell’utilizzo), come del resto quelle del selciato
d’ingresso del Mausoleo, rendendo verosimile anche il fatto che le incisioni, o parti
di esse, siano di quello stesso periodo.
La seconda interpretazione trae spunto dalle numerose iscrizioni funerarie e
onoranze tributate agli appartenenti alla dinastia di Augusto, sepolti nel Mausoleo,
rinvenute durante le numerose campagne di scavo.
La Carta Archeologica di Roma, nella sezione dedicata al Mausoleo di Augusto,
riprendendo l’articolo di A.M. Colini e G.Q. Giglioli (25), elenca una serie di
ritrovamenti, avvenuti negli scavi del 1907 e 1926, riferiti a vari frammenti di
epigrafi tra le quali spiccano quelle del senato-consulto e di alcune iscrizioni
funerarie, di Caio Cesare e Tiberio, nonché a frammenti di elogi rivolti agli
imperatori e ai principi ivi sepolti. In tali epigrafi, realizzate su lastre di travertino e
di marmo quasi esclusivamente lunense, potrebbe trovare sistemazione la sigla
oggetto di studio, considerando non solo la similitudine del carattere, ma anche le
dimensioni delle lettere, che in alcuni casi coincidono perfettamente (26).
E’ da tener presente che qualunque sia l’interpretazione data, essa costituirebbe una
prova inconfutabile dell’appartenenza di alcune delle lastre poste in opera sul
Pantheon al selciato dell’Augusteo.
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Conclusioni
Dall’accostamento tra i due corpi di incisioni è scaturita l’ipotesi di lettura secondo
la quale parti di esse potrebbero essere collegate in un unico progetto originario e,
possibilmente, riferite ad un comune lastricato, posto dinanzi al Mausoleo di
Augusto, utilizzato come “tavolo da disegno” per lo studio o la progettazione di
elementi architettonici diversi, smembrato poi nel corso delle nefande vicende che
hanno caratterizzato l’esistenza del tumulo imperiale (27).
Questa ipotesi di lettura, supportata finora da una serie di deduzioni logiche e da
altrettante osservazioni scientifiche, è tuttavia caratterizzata da un elemento
concettuale dissonante se letto secondo la logica razionale fin qui adottata, che lascia
insorgere un quesito di difficile soluzione soprattutto alla luce di quanto grande sia
stata l’importanza assunta dall’imperatore Augusto nella storia dell’Impero Romano
(basti pensare al titolo di “Augusto“ che tutti gli imperatori romani acquisivano
direttamente al momento dell’investitura).
E’ plausibile infatti che Adriano, imperatore romano, usasse un luogo sacro, la tomba
di Augusto, come cantiere di lavoro?
Effettivamente rimane difficile pensare ad un utilizzo così poco “rispettoso”, a
distanza di circa un secolo, da parte di quell’imperatore, Adriano, che collocò
l’epigrafe di fondazione dell’edificio augusteo“ M Agrippa L f cos tertium fecit “
(Marco Agrippa figlio di Lucio fece nel terzo anno del consolato) nel fregio del
pronao del Pantheon, di fatto dedicandolo ad Augusto.
Del resto la giustificazione data da Haselberger riguardo ad un’intenzione
dedicatoria nella scelta del luogo, e di fatto ad un collegamento ulteriore con
Augusto, pare essere una lettura forzata, e comunque appena accennata.
E’ altresì vero il fatto che, ferma restando la datazione delle incisioni, l’unico ad
avere il potere di utilizzare il selciato dell’Augusteo come “piano di lavoro” e
dunque ad acconsentire alla lavorazione su quell’area sacra, poteva essere
l’imperatore Adriano in seguito, probabilmente, alla difficoltà di trasporto dei
blocchi sbozzati dalle rive del Tevere al Pantheon, oppure al trasporto ancora più
difficile di elementi semilavorati o finiti provenienti dalle officine e dalle cave di
estrazione (28).
Del resto la trasformazione del selciato “imperiale” in un cantiere di lavoro per la
lavorazione dei blocchi di marmo a partire dal periodo adrianeo verrebbe ancorpiù
comprovata dagli altri elementi incisi su di esso, a partire dall’abaco capovolto di
capitello corinzio per il quale non risulta una diretta corrispondenza, metricaformale, con il Pantheon o col Mausoleo stesso (Fig.12).
A quale architettura dunque si riferisce l’abaco di capitello presente nelle incisioni
dell’Augusteo?
Il rilievo diretto condotto sull’incisione dell’abaco ci fornisce alcune indicazioni
metriche sulle quali tentare, con l’aiuto delle proporzioni classiche tramandateci da
Vitruvio, una sua identificazione (Fig.13).
Poiché la metà destra dell’abaco è stata ricoperta da un muro di sostegno, non è stato
possibile effettuare il rilievo completo, bensì solo della metà sinistra; dal
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ribaltamento intorno all’asse di simmetria, segnato dal fiore sporgente, si ottiene il
dimensionamento completo. La larghezza totale dell’abaco è di mt 2.80 (1,40
sull’asse di simmetria); la misura della sua diagonale è di mt. 3.74 (1.87).
Secondo Vitruvio (4,I,II) l’abaco di un capitello corinzio, misurato nella diagonale,
deve essere di larghezza doppia rispetto al diametro di base della colonna annessa, la
cui altezza è pari ai 9 e 2/3 dello stesso diametro inferiore.
Confrontando tali dati con quelli ottenuti dal rilievo, si ottiene che il diametro della
colonna sottesa dall’abaco inciso dovrebbe essere mt. 1.87 (3.74:2); e che il fusto
della colonna relativa avrebbe un’altezza di mt. 11.22 (9 2/3 x 1.87).
I dati metrici così ottenuti non rispondono a quelli rilevati nel Pantheon, infatti il
diametro di base della colonna è di mt.1.48 e il fusto delle colonne ha un’altezza di
mt. 8.860 (mt.8.88 applicando la regola suggerita da Vitruvio; mt 14.153 altezza
totale delle colonne), differenze sostanziali per essere trascurate.
Da quanto detto si deduce che, evidentemente, il capitello riprodotto dalla incisione
dell’Augusteo non va riferito a quelli del Pantheon.
Ma allora a quale edificio romano è riferito tale capitello corinzio?
Haselberger nel suo articolo (29) individua nel Tempio di Marte Ultore (voluto da
Augusto, iniziato nel 40 a.C. ed inaugurato nel 2 a.C.) l’edificio che più
verosimilmente risponde alle caratteristiche metriche ricercate, riportando la
larghezza dell’abaco pari a mt.2.72, la ½ della sua diagonale mt. 1.797, il diametro
di base della colonna di mt. 1.797 e l’altezza del fusto di mt. 17.734 (dati tratti dal
rilievo di G.P. Stevens nel 1924).
Cofrontando questi dati con quelli riportati da Mark Wilson Jones nel suo articolo
Designing the Roman Corinthian Capital (30), nel quale l’autore riporta i risultati dei
suoi rilevamenti eseguiti sui capitelli corinzi delle principali architetture in area
romana, a proposito del Tempio di Marte Ultore si ricavano le seguenti dimensioni:
larghezza totale dell’abaco mt. 2.720, ½ diagonale dell’abaco mt. 1.780 (quindi
diagonale pari a mt.3.56), il diametro della colonna mt. 1.770, quindi
sostanzialmente simili a quelle riportate da Haselberger.
Tuttavia, se si considerano le principali misure che Wilson Jones riporta nel proprio
articolo a proposito degli altri capitelli corinzi, si può notare come quelle riferite al
Tempio di Traiano (realizzato da Adriano intorno al 121 d.C.) si avvicinano molto a
quelle del capitello inciso sull’Augusteo; infatti il diametro della colonna del Tempio
di Traiano è di mt. 1.83, ½ diagonale dell’abaco mt.1.83, la larghezza minore
dell’abaco mt. 2.04, dalla quale si ricava la larghezza totale dello stesso, mt. 2.62
(poiché Vitruvio dice che la larghezza minore dell’abaco è pari ai 7/9 della larghezza
maggiore dell’abaco stesso).
Alla luce dei dati dimensionali su esposti potrebbe considerarsi corretta la lettura di
Haselberger, avvalorata dalla notizia che sul Tempio di Marte Ultore, in età adrianea,
furono eseguiti non meglio precisati lavori di restauro tra i quali il rifacimento di
alcuni capitelli ancor oggi visibili (31), considerando, tuttavia, come valida alternativa
l’ipotesi secondo la quale anche i capitelli del Tempio di Traiano potrebbero essere
stati “lavorati” sui disegni preparatori incisi nell’area dell’Augusteo.
11
Epilogo
La trattazione su riportata va letta in un contesto di più ampio respiro, oggetto di una
numerosa serie di studi, che suole indicare nelle dinastie imperiali Flavia (69-96
d.C.) ed Antonina (96- 192 d.C.), le artefici di una rinato interesse verso l’utilizzo di
tracciati ed incisioni nei cantieri edili come prassi costruttiva, divenuta in seguito
abituale almeno fino al periodo gotico, allo scopo di guidare la realizzazione dei vari
elementi architettonici.
Ciò, evidentemente, verrebbe confermato dalle numerose incisioni rintracciate nelle
principali opere architettoniche dell’Impero, realizzate o restaurate durante il I e II
sec. d.C. in città italiane, come ad esempio l’arcata del primo ordine tracciata sulla
platea dell’Anfiteatro di S.M.Capua Vetere (fig.14) (32), o le incisioni realizzate nelle
colonne del Tempio di Adriano (33), o in un pilastro del Pantheon (34) per la
realizzazione delle striae ; il capitello del Laconicon nelle Terme di Agrippa recante
delle incisioni sulla superficie superiore dell’abaco per la sua realizzazione (35), le
incisioni del Tempio di Vespasiano a Roma (36), e dello stesso a Brescia che presenta,
sul piano superiore dell’abaco dei capitelli corinzi, l’incisione di un reticolo a maglia
quadrata utilizzato per fissare le proporzioni e le dimensioni del capitello (37); oppure
quelle rintracciate in alcune città delle province straniere come Sabratha in Libia (38),
Jerash e Baalbek in Libano (39) (Fig.15).
Una simile circostanza avvalorerebbe l’ipotesi che il lastricato di ingresso al
Mausoleo di Augusto in periodo adrianeo fu utilizzato quale “piano di lavoro” per la
sbozzatura, il taglio o addirittura la progettazione di elementi lapidei impiegati nelle
nuove realizzazioni e nel restauro delle principali opere architettoniche realizzate nei
secoli II e III d.C.
Note Bibliografiche:
1. Vagnetti Luigi, L’Architetto nella storia d’Occidente, Firenze, 1973, pag. 36.
2. Sull’argomento vedi: Choisy A., Histoire de l'Architecture, Tome I. L'Antiquitè,
Paris, 1899; Koldewey Robert - Puchstein Otto, Die Grechische Tempel in
Unteritalien und Sizilien, Berlin, A.Asher & co., 1899; Giovannoni Gustavo, La
Tecnica della Costruzione presso i Romani, Roma, Soc.ed.d'arte illustrata, 1928;
Seyrig Henri, Note sur les marques d’assemblage d’une colonnade de Beryte, in
“Bulletin du Museè de Beyrouth” VIII, 1948, pp. 155 - 158; Lugli Giuseppe, La
tecnica edilizia romana, Vol.I-II, Roma, Giovanni Bardi ed., 1957; Martin Roland,
Manuel d'Architecture Greque.I. Materiaux et Techniques, 1, Parigi, 1965; Nylander
C., Old Persian and Greek Stonecutting and the Cronology of Achaemenian
Monuments, in "A.J.A.", 69, 1965, pp.49-55; Adam Jean Pierre, La Construction
romaine, materiaux et techniques, Paris, Grand Manuel Picard, 1984; Ginouves R.Martin Roland, Dictionnaire methodique de l'architecture Greque et Romaine, I,
12
Roma, 1985; Bessac J.C., L'outillage traditionel du tailleur de pierre, de l'Antiquitè
à nos jours, in " Revue Archeologique de Narbonnaise, Paris, C.N.R.S., 1986,
supp.14; Gullini Giuseppe, Il sapere tecnologico, in "Atti Taranto", XXVIII, 1988,
pp.199-204; Rockwell Peter, Lavorare la pietra, Roma, Ed. N.I.S., 1989; Zoppi
Carlo, Tecniche di Collegamento e Giustapposizione nell'Architettura Lapidea della
Magna Grecia e della Sicilia tra VII e V sec. a.C., Tesi di Dottorato di ricerca in
Archeologia, V Ciclo, Università degli Studi di Napoli, 1989; John James, The
Master Masons of Chartres, Sidney, West Grinstead Publishing, 1990.
3. Per le marche di cava e di assemblaggio: Grecia arcaica ed ellenistica Cfr.:
Koldewey Robert - Puchstein Otto, Die Grechische Tempel in Unteritalien und
Sizilien, Berlin, A.Asher & co., 1899; Martin Roland, Manuel d’Architecture
Greque, I, 1965; Orlandos A.K., Le materiaux de construction et la technique
architecturale des anciens Grecs, II, Parigi, 1968. Per Roma Repubblicana ed
Imperiale Cfr.: Bruzza Luigi, Sopra i segni incisi nei massi delle mura antichissime
di Roma, in “Annali dell’Istituto di Corrispondenza Archeologica”, 1876, pag. 72 e
ss.; Jordan, Steinmetzzeichen auf der Servianischen Wallmauer, in “Hermes”, X,
1876, pp.126 ss., 461 ss.; Lanciani Rodolfo, Notizie di scavi, in “Bullettino della
Commissione Archeologica Comunale di Roma”, 1876, pag.130; Richter Otto,
Ueber
antike
Steinmetzzeichen,
in
“Winckelmannsprogramme
zum
Winckelmannsfeste”, n.45, Berlino, 1885; Graffunder, Das alter der Servianischen
Mauer, in “Klio”, 1911, pp.109 ss.; Saflund G., Le mura di Roma Repubblicana, in
“Acta Instituti Romani Regni Sueciae”, I, 1932, pp.104 ssLugli Giuseppe, La tecnica
edilizia romana, I, Roma, 1957. Per le province romane orientali Cfr.: Perkins J.W.,
Severan art and architecture at Lepcis Megna, in “JRS”, 38, 1948, pag.75 ss.;
Ibidem, Tripolitania And The Marble Trade, in “JRS”, 41, 1951, pp.89-104. Per
l’architettura Romanica e Gotica Cfr.: Deneux H., Signes lapidaires et epures du
XIIIe siecle a la Cathedrale de Reims, in “Bulletin Monumentale”, 84, 1925, pp.99130; Branner Robert, Note on Gothic Architects and Scolars, in “Burlington
Magazine”, 115, 1957, pp.372-375; Shelby L.R., Mediaeval Mason’s Templates, in
“J.S.A.H.”, 30, 1971, pag.144)
4. Uno studio approfondito sulle cave e sulle tecniche di estrazione è consultabile in:
Dubois Charles, Etude sur l'administration et l'exploitation des carrieres de
marbres, porphyres, granit, etc. dans le monde romain, secteur I, Paris, ed.
A.Fontemoing, 1908; Dworakowska Andreina, Quarries in Ancient Greece, Polish
Academy of Sciences, Institute of the History of Material Culture, Varsavia 1975;
Ibidem: Quarries in Roman Provinces, Polish Academy of Sciences, Institute of the
History of Material Culture, Wroclaw, 1983; Dolci Enrico, Carrara: cave antiche.
Relazione delle campagne di rilevamento dei BB.CC. del territorio promosse dal
Comune di Carrara, Carrara, 1980.
13
5. Un’ampia trattazione sui tracciati di cantiere è fornita da Ruiz de la Rosa Josè
Antonio in: Traza y Simetria de la Arquitectura en la Antiguedad y Medievo,
Servicio de Publicaciones de la Universidad de Sevilla, Sevilla, 1987.
Il testo, correlato da una approfondita bibliografia, tratta delle relazioni esistenti tra i
manufatti architettonici di diverse epoche e gli studi geometrico - proporzionali
utilizzati per la loro realizzazione; la suddivisione cronologica seguita dall’autore
comprende l’architettura antica, a partire dalla egizia, l’architettura classica, greca e
romana, e l’architettura medievale.
Di grande interesse è la parte dedicata ai tracciati riscontrati sulle architetture, nelle
varie epoche, utilizzati per la realizzazione, la progettazione o il semplice controllo
di parti di esse o di elementi architettonici.
La parte più esauriente risulta quella dedicata alle incisioni riscontrate in architetture
gotiche, con una ricca elencazione di esempi; meno puntuale è invece la trattazione
delle incisioni in epoca romana; come pure maggior spazio è dedicato a tracciati
riferiti a parti considerevoli dei manufatti architettonici, mentre invece scarsi
riferimenti sono riscontrabili a proposito delle incisioni a supporto della lavorazione
dei capitelli.
6. Cfr. Bohn R., Altertumer von Pergamon IV, Die Theater-Terrasse, DVP 4, 53,
Berlino, 1896, Tav.XXXVI.
7.Cfr. Haroutune Kalayan: Architectural Information through symmetry, Amman,
Departement of Antiquities, 1988, pag.30.
8.Cfr. Lothar Haselberger: Ein Giebelriss der Vorhalle des Pantheon: die Werkrisse
vor dem Augustusmausoleum, in "Mitteilungen des Deutschen Archaeologischen
Instituts, Roemische Abteilung", vol.101, Verlag Philipp von Zabern, Magonza
1994, pp.279-308; idem: Un progetto architettonico di 2000 anni fa, in “ Le
scienze”, n.324, agosto 1995, pp.56-61.
9. Cfr. Haselberger Lothar: Werkzeichnungen am Jungeren Didymeion, in
"Deutsches Archaologisches Institut Abteilung Istambul. Istanbuler Mitteilungen",
Band 30, 1980, pp.191-215; idem: Bericht Uber die Arbeit am Jungeren
Apollontempel von Didyma, in " Deutsches Archaologisches Institut Abteilung
Istanbul. Istanbuler Mitteilungen, Band 33, 1983, pp.90-123; idem: Die
Bauzeichnungen des Apollontempels von Didyma, in " Architettura", 13, 1983,
pp.13-26; idem: Die Werkzeichung des Naiskos im Apollontempel von Didyma, in
"Blauplanung und Bautheorie der Antike; diskussionem zur archaologischen
Bauforschung", 4, copyright by Deutsches Archaologisches Institut, Berlino, 1983,
pp. 111-119; idem: I progetti di costruzione per il Tempio di Apollo a Didime, in "
Le Scienze", n.210, febbraio 1986, pp.96-106.
14
10.Cfr. Haroutune Kalayan, Notes on Assembly Marks, Drawings and Models
concerning the Roman Period Monuments in Lebanon, in "Annales Archeologiques
Arabes Syriennes" n.21, 1971, pp.269-274.
11.Cfr. Branner Robert, Villard de Honnecourt, Reims and the Origin of the Gothic
Architectural Drawing, in " Gazette des Beaux-Arts", 105 (61), 1963, pp.129-146.
12.Cfr. Thieme Thomas, Disegni di cantiere per i campanili del Pantheon graffiti sui
marmi della copertura, in “Palladio”, XX, 1970, pp.73-88.
A proposito dei campanili del Pantheon, voluti da Urbano VIII, realizzati durante il
pontificato di Alessandro VII e demoliti nel 1893 per volere del ministro Baccelli:
Carlo Ceschi, Teoria e storia del restauro, Roma, 1970, pp.104-105; Giuseppe
Lugli, Il Pantheon ed i monumenti adiacenti, Roma, ristamp. 1989, pp.50-53.
13. Cfr. Lothar Haselberger, Op.cit., 1994, pp.279-308; Ibidem, Op.cit., 1995, pp.5661.
14. Molte sono le pubblicazioni sull’argomento, tra i contributi che più
approfonditamente affrontano il problema della attribuzione: Lanciani Rodolfo, Del
Pantheon, in “Notizie Scavi”, 1881, pp.257 ss.; Ibidem, La controversia sul
Pantheon, in “Notizie Scavi”, 1892, pp.88 ss.; James Thomas, The Pantheon at
Rome, who built it?, London, 1901; Cozzo G., Ingegneria Romana, Roma, 1928,
pp.255 ss.; Beltrami Luca, Il Pantheon rivendicato ad Adriano, (117-138 d.Cr.),
Milano, 1929; Terenzio A., L’institute de cooperation intellectuelle, La conservation
des monuments d’art et d’histoire, Paris, 1933, pp. 280-285; Bloch H., I bolli laterizi
e la storia edilizia romana, in “BullComm” 64, 1936, pp.141-225; 65, 1937, pp. 83187; 66, 1938, pp.61-221; Clementi F., Il Pantheon, Agrippa o Adriano? Note
polemiche, Roma, 1936; MacDonald W.L., The Architecture of the Roman Empire I,
1965, 1982, pp.96 ss., Kjeld De Fine Licht, The Rotunda in Rome, Copenaghen,
1968; Heilmeyer Wolf-Dieter, Der Ruhm des Pantheon, in “JdI”, 90, 1975, pp.316347; Lugli Giuseppe, Il Pantheon e i Monumenti adiacenti, Roma, rist.1989;
15. Cfr. Thomas Thieme, op.cit. 1970, pp.82-86.
16. Il disegno di A.Leclere realizzato nel 1813 in scala 1:50 è stato pubblicato in
scala 1:200, in forma eliografica da H.d’Espouy in Monuments antiques II, Ecole
nationale superieure des Beaux-Arts, Paris, 1910, pag.135 e ss.; e nel catalogo Roma
Antiqua - Grandi Edifici Pubblici, Roma, 1992, pag.109, n. 59.
17. Cfr. Lothar Haselberger, Op.cit., 1994, pp.279-308; Ibidem, Op.cit., 1995, pp.5661, fig.I.
18. Cfr. Thomas Thieme, Op.cit., 1970, pp. 82-86.
15
19. Il disegno si trova nella raccolta Albertina di Vienna, alla collocazione:
It.Az.Italien, Unbekannt, 1444; ne dà notizia Heinrich Thelen in: Francesco
Borromini, Die Handzeichnungen, Abt.1, Graz, 1967, C 28.
20. Cfr. Roberto Marta, Tecnica Costruttiva Romana, ed. Kappa, Roma, 1991, p.32 e
Giuseppe Lugli, Il Pantheon e i monumenti adiacenti, ed.Bardi, 1989, pp.27-28; 4246.
21. Cfr. Haselberger Lothar: Op.cit, 1980, pp.191-215.
22. Cfr. Carta Archeologica di Roma, Tav.II, 1964, pag. 94; A.M.Colini - G.Q.
Giglioli, Op. cit., 1926, p.201.
23. Cfr. Luigi Bruzza, Sui Marmi Lunensi, in “Dissertazioni della Pontificia
Accademia Romana di Archeologia”, serie II, Tomo II, 1884, pp.439-446.
24. Cfr. Luigi Bruzza: Iscrizioni dei marmi grezzi, in “Annali dell’Istituto di
Corrispondenza Archeologica” XLII, 1870, pp.442 e ss..
25. Cfr. A.M.Colini - G.Q. Giglioli, Relazione della prima campagna di scavo nel
Mausoleo di Augusto, in “Bull.Comm.Arch.”, 1926, pp.191-235; A.M. Colini,
Notiziario, in “Bull.Com.”, 67, 1939, p.207; Carta Archeologica di Roma, Tav.II,
1964, pp. 90-102;
26. Le dimensioni e il carattere dei frammenti epigrafici ritrovati durante la
campagna di scavo del 1926, sono riportate nell’articolo di A.M.Colini e
G.Q.Giglioli citato alla nota n.24, in cui si evince che le lettere hanno un’altezza
variabile tra 1,5 e 17 cm; alcune, in particolare, comprese tra 8 ed 8,5 cm, hanno la
stessa altezza della sigla A F del Pantheon.
27. Per le vicende legate alla storia del Mausoleo d’Augusto, nonché ai ritrovamenti
effettuati durante le diverse campagne di scavo: R.Lanciani, Storia degli scavi di
Roma, voll.I,1902; II,1903; III,1907; IV, 1913; A.M. Colini e G.Q. Giglioli,
Relazione della prima campagna di scavo nel Mausoleo di Augusto, in
“Bull.Comm.Arch.”, 1926, pp.191-235; Alfonso Bartoli, L’architettura del
Mausoleo di Augusto, in: “Bullettino d’arte del Ministro della Pubbl.Istruz.”, n.1,
1927, pp.30-46; R.A.Cordingley e I.A.Richmond, The Mausoleum of Augustus, in
“BSR”, 10, 1927, pp.23-35; G.Q.Giglioli, Il sepolcro imperiale, in “Capitolium”, IX,
1930, pp.549-567; G.Gatti, Il Mausoleo di Augusto, in “Capitolium, X, 1934,
pp.457-464; idem, Notiziario, in “Bull.Com.”, 66, 1938, pp.273-275; idem, Nuove
osservazioni sul Mausoleo di Augusto, in “L’Urbe”, III, 1938, pp.1-17; G.Lugli,
Imonumenti antichi di Roma e Suburbio, III, 1938, pp.194-212; A.Munoz, La
16
sistemazione del Mausoleo di Augusto, in “Capitolium”, XIII, 1938, pp.491-508;
A.M. Colini, Notiziario, in “Bull.Com.”, 67, 1939, pp.206-207; L.Attilia, Il
Mausoleo di Augusto, in AA.VV., Archeologia e storia di Roma, v.3, 1987, pp.2934; Carta Archeologica di Roma, 1964, pp. 90-102.
28. Un’ampia trattazione sulla preparazione, il trasporto ed il commercio di elementi
architettonici semilavorati in epoca imperiale a Roma e nelle province si trova in
john Ward Perkins, Tripolitania and the Marble Trade, in “The Journal of Roman
Studies”, 41, 1951, pp.89-104; ed in Pensabene Patrizio, Considerazioni sul
trasporto di manufatti marmorei in età imperiale a Roma e in altri centri
occidentali, in “Dialoghi di Archeologia”, VI, 1972, pp.317-362.
29. Cfr. Haselberger Lothar, Op.cit, 1994, pp.282-284, fig.2.
30. Cfr. Mark Wilson Jones, Designing the Roman Corinthian Capital, in “Papers of
the British School at Rome, LIX, 1991, pp.89-149. Di seguito è riportata una tabella
riassuntiva dei dati metrici tratti dallo studio di Jones.
Edificio
Datazione
Diam colonna
Largh abaco
1/2 Diag abaco
H capitello
mt
mt
mt
mt
T.Apollo Sosiano
34 a.C. ricostruzione
1.470
1.60
1.43
1.650
T.Marte Ultore
2 d.C. dedica
1.770
2.070
1.780
2.000
T. dei Castori
6 d.C. dedica
1.475
1.610
1.46
1.615
Basilica Aemilia
22 d.C. restauro
0.59
0.675
0.58
0.670
T. Vespasiano e Tito
90 d.C. terminato
1.405
1.650
1.370
1.685
Foro di Nerva
97 d.C. dedica
1.075
1.260
1.06
1.300
T. di Traiano
121 d.C.
1.83
2.04
2.075
Pantheon
118-125 d.C.
1.480
1.710
1.475
1.64
T. di Adriano
145 d.C. dedica
1.472
1.680
1.480
1.675
T. Antonino e Faustina
141 d.C.
1.480
1.640
1.460
1.660
Portico di Ottavia
200 d.C. restauro
1.100
1.255
1.120
1.250
Arco di Costantino
315 d.C.
0.885
1.015
0.875
0.970
31. Ce ne dà notizia Filippo Coarelli in: Roma, Guide archeologiche Laterza, VI,
1980, pag.104.
32. De Franciscis Antonio, Osservazioni sul disegno d'arco dell'Anfiteatro campano
di S.Maria Capua Vetere, in "Atti della Accademia Nazionale dei Lincei", serie VIII,
volume XIV, 1959, pp. 399-402, fig.1.
33-34. Claridge Amanda, Le scanalature delle colonne, in “Tempio di Adriano”, a
cura di Lucos Cozza, Lavori e studi di archeologia, pubblicati dalla Soprintendenza
Archeologica di Roma, Roma, Ed.Quasar, 1982, pp.27 - 30.
17
35. Luigi Respighi, Identificazione di un capitello del “Laconicon” delle Terme di
Agrippa conservato nei Musei Vaticani, in “Rendiconti Pontificia Accademia”, VII,
1930, pp.109-117.
36. Rockwell Peter, Lavorare la pietra, Roma, Ed. N.I.S., 1989, pp.:90; 99 e 106.
37. Kiss Akos, Les chapiteaux des pilastres de l’epoque de Vespasien au Musee des
Beaux Arts, in “Bulletin du Musee Hongrois des Beaux Arts”, 6, 1955, pp. 5 - 13.
38. Francesco Tomasello, Un prototipo di capitello corinzio in Sabratha, in
“Quaderni di Archeologia della Libia”, XIII, 1981, pp.87-103; e Francesco
Tomasello - Elda Joly, Il Tempio a Divinità Ignota di Sabratha, in “ Monografie di
Archeologia libica, XVIII, 1984, pp.55-58.
39. Kalayan Haroutune, The engraved drawing on the Trilithon and the related
problems about the constructional history of Baalbek temples, in “Bulletin du Musee
de Beyrouth”, XXII, 1969, pp. 151-155; Idem, Op.cit., 1971, pp.269-274; Idem,
Op.cit., 1988, pag.30.
18
Didascalie immagini
1. Pergamo, Tempio ionico vicino al Teatro: incisione nel pronao, sulla pavimentazione marmorea,
in cui è raffigurato il fusto di una colonna del Tempio stesso con lo studio della rastremazione e
l’asse di simmetria
(da: Bohn R., Altertumer von Pergamon IV, Die theater-Terrasse, DVP 4, 53, Berlino, 1896,
Tav.XXXVI)
2.Roma, Mausoleo di Augusto: elaborazione grafica del tracciato che raffigura i due timpani e
l’abaco di capitello corinzio, realizzato sul selciato di ingresso, utilizzato come disegno di progetto
per la realizzazione del timpano del Pantheon.
(da: Haselberger L., Ein Giebelriss der Vorhalle des Pantheon: die Werkrisse vor dem
Augustusmausoleum, in “Mitteilungen des Deutschen Archaeologischen Instituts, Roemische
Abteilung”, vol.101, Verlag Philipp von Zabern, Magonza, 1994, pp. 279 - 308, fig.1)
3. Didime (Turchia), Tempio di Apollo: disegni incisi per la realizzazione degli elementi della
trabeazione.
(da: Haselberger L., Die Bauzeichnungen des Apollontempels von Didyma, in “Architettura”, 13,
1983, pp.13-26, fig.12)
4. Didime (Turchia), Tempio di Apollo: disegni incisi per la realizzazione della rastremazione delle
colonne.
(da: Haselberger L., Die Bauzeichnungen des Apollontempels von Didyma, in “Architettura”, 13,
1983, pp.13-26, fig.5)
5. Baalbeck (Libano), Tempio di Giove: disegno, inciso in scala al vero sulla pavimentazione, del
timpano del tempio per il dimensionamento ed il posizionamento dei blocchi componenti il timpano
stesso.
(da: Kalayan Haroutune, The engraved drawing on the Trilithon and the related problems about the
constructional history of Baalbek temples, in “Bulletin du Musee de Beyrouth”, XXII, 1969,
pp.151-155)
6. York, Cattedrale: tracciati sovrapposti incisi sulla pavimentazione della “tracing house” o Stanza
del disegno.
(da: Ruiz de La Rosa J.A., Traza y simetria de la arquitectura, en la Antiguedad y Medievo,
Servicio de Publicaciones de la Universidad de Sevilla, Sevilla, 1987, p.282, fig.21)
7. Noirlac, Cattedrale: incisione di due piante di pilastri “a fascio”.
(da: Branner Robert, Villard de Honnecourt, Reims and the Origin of Gothic Architectural
Drawing, in “Gazette de Beaux Arts”, 105(61), 1963, pp.129-146, fig.2)
8. Roma, Pantheon: incisioni in scala 1:1eseguite sulle lastre in travertino poste a coronamento della
cupola riferite ai campanili eretti da Borromini intorno al 1626, per volere di papa Urbano VIII e
demoliti nel 1893.
(da. Thieme Tomas, Disegni di cantiere per i campanili del Pantheon graffiti sui marmi di
copertura, in “Palladio”, XX, 1970, pp. 73 - 88, fig.16)
9. Il Pantheon prima dei restauri del 1882-83.
(Foto: Gabinetto Fotografico Nazionale)
19
10. Roma, Pantheon: incisioni in scala 1:1eseguite sulle lastre in travertino poste a coronamento
della cupola riferite ai campanili eretti da Borromini intorno al 1626, per volere di papa Urbano VIII
e demoliti nel 1893.
(da. Thieme Tomas, Disegni di cantiere per i campanili del Pantheon graffiti sui marmi di
copertura, in “Palladio”, XX, 1970, pp. 73 - 88, fig.15)
11. Restituzione grafica del rilievo eseguito sui tracciati del Mausoleo di Augusto (in nero) con
l’inserimento (in rosso) di alcune delle incisioni esistenti sulle lastre di copertura del Pantheon.
12. Roma, Mausoleo di Augusto: restituzione grafica dell’incisione dell’abaco di capitello corinzio
utilizzato, probabilmente, per il Tempio di Marte Ultore
(da: Lothar Haselberger: Ein Giebelriss der Vorhalle des Pantheon: die Werkrisse vor dem
Augustusmausoleum, in "Mitteilungen des Deutschen Archaeologischen Instituts, Roemische
Abteilung", vol.101, Verlag Philipp von Zabern, Magonza 1994, pp.279-308, fig.2)
13. Roma, Mausoleo di Augusto: restituzione grafica, con indicazioni metriche, del rilievo eseguito
sull’abaco di capitello corinzio inciso nel selciato d’ingresso.
14. S.M.Capua Vatere, anfiteatro: restituzione grafica dell’arcata del primo ordine tuttora esistente
(linea tratteggiata) con la sovrapposizione dell’arco inciso sulla platea (linea continua).
(da: De Franciscis A., Osservazioni sul disegno d'arco dell'Anfiteatro campano di S.Maria Capua
Vetere, in "Atti della Accademia Nazionale dei Lincei", serie VIII, volume XIV, 1959, pp. 399-402,
fig.1)
15. Sabratha (Libia), Foro, Tempio a divinità ignota: incisioni realizzate sull’abaco del capitello
corinzio, catalogato col n.3, appartenuto, probabilmente, al pronao tetrastilo.
(da: Joly Elda - Tomasello Francesco, Il Tempio a Divinità Ignota di Sabratha, in “Monografie di
Archeologia libica”, XVIII, Roma, ed. L’Erma, 1984, pp.55-58, fig. 17)