APPUNTI SUL BAROCCO File - CPIA 1 CASALE ALESSANDRIA

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APPUNTI SUL BAROCCO File - CPIA 1 CASALE ALESSANDRIA
BAROCCO E ROCOCO’
Prof.ssa Lucrezia Irrequieto
C.P.I.A di Casale Monferrato
P.O.L.I.S. 2° LSU – Storia dell’Arte
A.S. 2013/2014
L’ARTE BAROCCA E ROCOCÒ (XVII-XVIII)
L’arte barocca è l’arte del Seicento, il secolo delle grandi
monarchie assolutiste e del potere della Chiesa cattolica,
dopo la crisi portata dalla Riforma protestante. In
particolare la Chiesa vuole in questo periodo mostrare la
ritrovata grandezza promuovendo numerose opere di
Andrea Pozzo, Gloria di Sant’Ignazio, 1685
volta della Chiesa di Sant’Ignazio a Roma
pittura,
scultura,
architettura
e
urbanistica.
Questo
programma artistico cambierà il volto di Roma, poi di tante
altre città italiane, spagnole e del sud America.
Nel programma della Chiesa l’arte ha quindi un ruolo di primo piano: serve per divulgare la religione e per
convincere i fedeli attraverso l’immedesimazione con la figura di Gesù e dei santi. Si vuole colpire
l’attenzione e la partecipazione di chi guarda con la ragione e col sentimento agli episodi del Vangelo.
Perciò due caratteristiche tipiche dell’arte barocca sono il naturalismo e la meraviglia.
Il naturalismo risponde alla necessità di far immedesimare emotivamente lo spettatore, rendendo attuale il
racconto e il messaggio (il pittore Caravaggio sarà maestro in questo senso); lo stupore, la meraviglia
suscitata dall’opera d’arte puntano a colpire i sensi, il sentimento di chi guarda. Questa tendenza del secolo
alla spettacolarizzazione, alla teatralizzazione si ritrova un po’ ovunque, dalla pittura, agli spazi scenografici
degli esterni e degli interni dei grandi palazzi e delle risistemazioni urbanistiche. La Roma barocca è come
un grande palcoscenico che stupisce il pellegrino e lo straniero con la magnificenza delle sue vedute, delle
sue grandiose prospettive, con le spettacolari opere d’arte che decorano i palazzi e le chiese.
Roma, Piazza San Pietro
La facciata della Basilica è di Carlo Maderno (1607-16015); la piazza
antistante con il colonnato è di Gian Lorenzo Bernini (1656-1667).
Al centro, l’obelisco egizio fatto erigere da Papa Sisto V nel 1686. Ai suoi lati due
fontane zampillanti, simbolo di vita e rinascita.
La piazza ha forma ellittica e si unisce alla facciata della basilica con due ali che
si allargano prospetticamente verso la chiesa formando il sagrato. È formata da
un lungo porticato fatto di 4 file di colonne doriche. Sopra l’architrave sporgente,
si trova una balaustra a colonnine interrotta a intervalli regolari da piedistalli che
reggono statue. Bernini, con questa forma, pensava a due braccia, volendo dare
l’immagine della Chiesa che abbraccia i fedeli. La piazza suggerisce l’idea del
movimento nello spazio. Muovendosi, cambiano continuamente gli scorci.
La prospettiva, padroneggiata sempre meglio dai pittori barocchi, serve ora per creare stupore, per
convincere attraverso i sensi più che per misurare e rendere così comprensibile alla ragione lo spazio
umano, come ben mostrano i tanti dipinti sui soffitti che vogliono mostrare lo spazio celeste, aperto,
luminoso, dinamico (movimentato in più direzioni, con linee curve, superfici concave e convesse); o le
nuove vie monumentali che inquadrano scenograficamente palazzi e chiese dalle facciate movimentate da
sporgenze e rientranze e decorate di stucchi.
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Spesso la pittura è inserita in un quadro architettonico ornato di marmi e stucchi dalle forme bizzarre in cui
prevale la linea curva, abbellito e animato da statue che simulano movimenti in più direzioni. Anche la luce
diventa un elemento utilizzato con abilità, in modo da mettere in risalto le parti più importanti e da rendere
l’idea della luce divina nelle opere religiose. Si ricorre cioè all’unione delle arti per raggiungere più
efficacemente quel coinvolgimento dei sensi che è comune a tutta l’arte barocca.
Giovanni Battista Scapitta, Chiesa di Santa Caterina a Casale Monferrato (Piazza Castello, angolo via Trevigi) 1
Esempi di architettura barocca a Casale Monferrato sono la Chiesa di Santa Caterina, in piazza Castello, e la
Sinagoga, con ingresso da vicolo Olper in via Alessandria)
La facciata di Santa Caterina si presenta suddivisa in due ordini (piani), movimentata da rientranze e
sporgenze, da semicolonne e lesene (semipilastri) in stile corinzio e da un’elegante decorazione di stucchi.
L’interno a pianta centrale è riccamente decorato da affreschi e stucchi. Il bianco, l’oro e i colori pastello si
alternano.
La sinagoga fu iniziata nel 1595, ampliata e modificata nel 1723
aggiungendo il primo piano, destinato alle donne, quando fu istituito
per legge il ghetto e molti ebrei dei paesi vicini si trasferirono a Casale.
Con la fine dell’obbligo di vivere nel ghetto, nel 1848, la sinagoga fu
ingrandita nel 1866. A causa delle limitazioni che regolavano allora i
rapporti tra ebrei e cristiani, l’esterno era anonimo, in contrasto con la
ricchezza dell’interno, in cui gli arredi barocchi risaltano su pitture e
Casale Monferrato, la Sinagoga 2
stucchi dorati esaltati dalla luce che arriva da 14 finestre. Le pareti
riportano iscrizioni in ebraico, soprattutto citazioni dalla Bibbia, ma anche scritte che ricordano i lavori di
rifacimento e i principali eventi felici della comunità.
Altri edifici tipici del barocco piemontese a Casale: la Chiesa di San Filippo Neri in via della Biblioteca e quella
di San Michele (o dei nobili) in via della Rovere, entrambe a pianta centrale; i palazzi nobiliari di via Mameli,
dell’inizio del ‘700: Palazzo Treville, con la facciata ricurva per seguire l’andamento curvilineo della via, i
palazzi
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Sannazzaro,
San
Giorgio
(oggi
sede
http://www.onlus-santacaterina.it/tag/cappella-casale-monferrato/
Foto di Eli Shany (http://it.wikipedia.org/wiki/File:Casale_Monferrato0004.JPG)
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del
Comune)
e
Magnocavalli.
MICHELANGELO MERISI - CARAVAGGIO (1571-1610)
Michelangelo Merisi, nato a Milano, è noto come Caravaggio, dal nome del paese vicino a Bergamo in cui il
padre lavorava come architetto presso un nobile del luogo.
Caratteristica della pittura lombarda sin dal ‘400 è la vicinanza alla realtà, la rappresentazione dal vero.
Negli anni della formazione del giovane Merisi, importante è anche la presenza carismatica del vescovo di
Milano Carlo Borromeo, il quale pensava che le immagini sacre dovessero suscitare la devozione attraverso il
realismo con cui venivano rappresentate.
Nel 1592 Caravaggio si trasferisce a Roma, dove resta fino al 1606, quando è costretto a scappare a Napoli per
sfuggire alla condanna a morte per aver ucciso un uomo in una rissa. La sua fu una vita tormentata e
drammatica, finita tragicamente nel 1610, ad appena 39 anni. Da Napoli si sposterà a Malta e quindi in Sicilia,
continuando a dipingere, anche se la sua vita era diventata quella di un fuggiasco.
Nei primi anni a Roma la vita era dura per Caravaggio. Per guadagnare qualcosa dipingeva scene di vita
quotidiana (es. I bari, 1594-95: i modelli sono ragazzi del popolo.). Anche le nature morte erano un genere
molto alla moda, dal significato
simbolico e morale: la brevità della
vita, la condizione precaria dell’uomo.
Uno di questi è la Canestra (cesto) di
frutta, del 1596. La frutta nel cesto è
dipinta con grande realismo; le foglie
si stanno avvizzendo, i frutti iniziano a marcire, l’uva ad appassire.
Nel 1599 Caravaggio ottiene il primo lavoro importante: tre grandi tele per la Chiesa di San Luigi dei Francesi
a Roma. Le tele raccontano tre episodi della vita dell’evangelista Matteo: la chiamata di Cristo (Vocazione di
San Matteo) quando era un esattore di tasse, mestiere ritenuto “sporco” nella società ebraica perché si toccava
il denaro; la scrittura del Vangelo, guidato da un angelo (Matteo e l’Angelo); la morte (Martirio di San Matteo).
Nonostante Caravaggio conoscesse bene il gusto estetico dei suoi committenti, scelse dei soggetti popolari.
La scena della Vocazione si svolge in una
stanza squallida e buia. A un tavolo Matteo
e altri uomini contano del denaro. Sulla
destra, Gesù e San Pietro entrano. Il
braccio teso di Gesù che indica e chiama
Matteo è inclinato come il fascio di luce
che non viene dalla finestra sporca sullo
sfondo, ma da un punto esterno che non
vediamo: luce della Grazia divina che può
Vocazione di San Matteo
Matteo e l’Angelo
salvare qualunque peccatore.
La prima versione del San Matteo e l'angelo, distrutta in Germania durante la seconda guerra mondiale, fu
rifiutata perché il realismo era stato ritenuto dai committenti offensivo della dignità di una figura sacra.
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GIAN LORENZO BERNINI (1598-1680)
Questo geniale scultore e architetto barocco lavorò a Roma, favorito dalla protezione di potenti committenti.
Le sue scenografiche e fantasiose fontane abbelliscono le piazze di Roma, come la suggestiva fontana dei Fiumi
in Piazza Navona o quella del Tritone in Piazza Barberini.
L’acqua è un elemento ricercato dal gusto barocco che ama il movimento: in
essa l’architettura circostante e il cielo si riflettono.
Come scultore realizza inoltre statue per il cardinale Scipione Borghese, che
ritrae anche a mezzo busto. Ricordiamo anche il ritratto del re di Francia
Luigi XIV (il Re Sole) e la statua di Costantino a cavallo nell’atrio di San
Pietro. In questi ritratti cerca di rendere l’immediatezza del momento: la
bocca è aperta mentre parlano, gli abiti sono mossi dal vento.
All’interno della Basilica di San Pietro scolpisce il Baldacchino di bronzo e
La Cattedra di San Pietro (antico seggio di San Pietro) nell’abside, mentre
all’esterno realizza il porticato della piazza di cui s’è detto.
Il suo capolavoro in scultura è forse L’estasi di Santa Teresa nella Cappella Cornaro nella Chiesa di Santa
Maria della Vittoria. Tutta la cappella è pensata come un luogo in cui si rappresenta una visione religiosa con
mezzi teatrali, che comprendono l’uso scenografico della luce naturale che proviene da una finestra nascosta.
La luce passa sui raggi dorati alle spalle della Santa e dell’Angelo che, sorridendo, la colpisce con una freccia. È
una scena di movimento che si evidenzia negli abiti mossi dall’aria e nella posizione delle due figure.
L’atteggiamento della santa è quasi sensuale, la bocca semi aperta, gli occhi chiusi, il corpo abbandonato
mentre si solleva tra le nuvole. Come in un vero teatro, ai due lati della cappella alcuni esponenti della famiglia
Cornaro assistono all’evento da una specie di palco. In questa cappella si chiarisce quell’unione a effetto tra le
arti: architettura, scultura e pittura (la volta della cappella è affrescata; rappresenta il Paradiso della visione).
IL ROCOCÒ
È uno stile nato in Francia, diffuso all’inizio del Settecento in tutte le corti europee.
In architettura mantiene il gusto barocco degli effetti teatrali e scenografici (Scalinata di Trinità dei Monti a
Roma). Nei parchi delle ville e delle regge, fontane e giochi d’acqua sono arricchiti con gruppi di statue. La
decorazione degli ambienti è ricca ma elegante e raffinata, con l’uso di forme bizzarre, lontane da quelle
classiche. Stucchi di colori pastello, bianco e oro ricoprono le superfici luminose (grandi aperture vetrate)
che si riflettono in grandi specchi (Galleria degli Specchi a Versailles, Reggia di Caserta, Palazzo Madama a
Torino, Palazzina di Caccia a Stupinigi, presso Torino ecc.)). Grazie ad alcuni architetti italiani attivi alla
corte degli zar, questo stile si diffuse anche in Russia (Ermitage di Pietroburgo, museo che in origine faceva
parte della reggia imperiale che per due secoli ospitò le famiglie degli zar Romanov).
In pittura i colori sono chiari e delicati, le forme sfumate. I soggetti preferiti sono le feste, i balli, le
mascherate, gli incontri d’amore. I gesti e gli sfondi sono ispirati al mondo teatrale È l’arte della corte e
dell’aristocrazia che ricerca i piaceri e la gioia della gioventù. È dunque una pittura priva di contenuti.
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