Moda

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MODA
secessione
romana
otto sarti-stilisti sfileranno nei loro ateliers
Roberto Mascagni
Il cappellino è ancora un
elemento indispensabile per
completare l’eleganza, ma
l’uso di questo accessorio,
benché ancora ampiamente
diffuso, comincia a non
essere ritenuto essenziale
Emilio Federico Schuberth
è uno dei nove invitati da
Giovanni Battista Giorgini
a sfilare il 12 febbraio
1951 a Firenze. Il suo stile
è fastoso: ama il tessuto
lussuoso e i ricami. Le sue
clienti sono l’imperatrice di
Persia Soraya, Maria Pia di
Savoia che gli commissionò
una parte del suo corredo
di nozze con Alessandro
di Jugoslavia. Schuberth
vestì anche Brigitte Bardot,
Silvana Pampanini e Lucia
Bosè. Sue fedeli clienti
furono Gina Lollobrigida e
Sophia Loren
S
i alza il sipario sulla Sesta edizione di Alta Moda Italiana,
annunciata nella Sala Bianca di
Palazzo Pitti dal 22 al 26 luglio 1953,
e va in scena la “secessione” di otto
sarti-stilisti romani organizzatisi nel
S.I.A.M. (Società Italiana Alta Moda),
il cui Statuto vieta le partecipazione
alle sfilate nella Sala Bianca e impone
la presentazione delle loro collezioni, ciascuno nei propri ateliers, due
giorni prima delle sfilate a Firenze.
Dall’altra parte è schierato il gruppo dei sarti fiorentini, milanesi e
romani rimasti fedeli alla presentazione dei propri modelli nella
Sala Bianca: per «obblighi morali», hanno dichiarato Antonelli,
Carosa e Capucci, nei confronti di
Giovanni Battista Giorgini, l’ingegnoso ideatore e organizzatore delle
sfilate fiorentine.
Confidando sull’acquisito successo
e nella fedele clientela, Fabiani, Si-
monetta, Sorelle Fontana, Giovanelli-Sciarra,
Mingolini-Gughenheim,
Garnet, Schuberth e l’italo-americano Ferdinandi sfileranno nei loro
atéliers romani, dove, fra l’altro, non
dovranno confrontarsi con le sartorie
concorrenti. «Dunque “guerra fredda” – scrive l’autorevole penna di
Elsa Robiola –, dunque antagonismo
e disaccordo, quegli antagonismi e
quei disaccordi che abbiamo tante
volte deplorato». (Ma la stampa internazionale conferma la propria solidarietà alle sfilate nella Sala Bianca).
Del sarto-stilista Ferdinandi ricordiamo una sua sorprendente iniziativa,
quando, nella precedente sfilata fiorentina di gennaio, vestì con i suoi
tailleurs bianchi l’indossatrice di colore Dolores Francine Rheney, facendo ammutolire tutti.
Il S.I.A.M. (rischiando?) ha trattenuto nella Capitale i buyers per due
giornate intere, presentando quattro collezioni al giorno, estenuando
compratori, giornalisti e fotografi,
obbligandoli poi a precipitarsi a Firenze per seguire le sfilate nella Sala
Bianca, dove li accoglie il caldo afoso dell’estate fiorentina, mentre le
indossatrici, abbigliate con i modelli
preparati per l’autunno-inverno, si
concedono ai fotografi con apparente indifferenza verso la temperatura
canicolare.
Tuttavia è corale la richiesta di costituire nuovamente un «fronte unico» perché, così procedendo, per i
buyers e per i corrispondenti della
stampa internazionale c’è «troppo
da vedere e troppo da scegliere» in
pochi, stancanti giorni, proprio alla
vigilia delle sfilate di Parigi.
I sarti che hanno confermato la loro
adesione alla pedana di Palazzo Pitti sono Germana Marucelli, Vanna,
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Jole Veneziani, Antonelli, Carosa
(principessa Giovanna Caracciolo), il
giovane Capucci ed Emilio (che presenta una pittoresca moda balneare
impostata sui tessuti di cotone Valle
di Susa). Per loro, Firenze ha rappresentato, e rappresenta, un punto
d’incontro stimolante. Hanno capito
che la concentrazione di quanto più
interessa i compratori rappresenta
un panorama unico ben coordinato
e potenziato per mostrare, in un’unica sede, tutto quanto può attrarre i
compratori stranieri, mentre una settimana divisa fra Roma e Firenze li
distrae e soprattutto li affatica.
Per assistere alle presentazioni dei
modelli nella Sala Bianca, dalla mattina di martedì 22, sono arrivati a Firenze una sessantina di compratori:
13 fra Stati Uniti e Canada, 15 svizzeri, 7 inglesi, 8 tedeschi, gli altri dalla
Svezia, Egitto, Olanda e Belgio. Cinquanta i giornalisti.
La sfilata inaugurale, fissata alle
16,30 di mercoledì 23, è stata aperta dal fiorentino Cesare Guidi che ha
presentato una collezione di abiti e
mantelli invernali. Dopo Guidi è venuto il momento di alcune sartorie di
Roma e di Milano.
Le collezioni “boutique” propongono abiti da spiaggia, montagna,
campagna, giardino, casa; mentre
in un salone del Grand Hotel gli artigiani espongono gli accessori. Alle
21,30 del giorno inaugurale, sempre
a Pitti, protagonista è l’Alta Moda
con otto sartorie e il pellicciaio Viscardi di Torino.
Secondo l’autorevole penna di Elsa
Robiola, sono «spigliate, allegre,
spontanee le piccole collezioni di
Marucelli e di Antonelli per l’Italviscosa; la collezione di Veneziani sorprende per le stupende sete pure di
Costa e le lane Rivetti di Sordevolo
in autentiche nuove edizioni: drap,
zibeliné, cachemire, wool-satin».
Vanna propone raffinati abiti da
garden-party realizzati con tessuti
Bemberg. (Fra i molti meriti di Elsa
Robiola bisogna ascriverle quello di
aver fondato nel 1941, insieme con
il famoso architetto Gio Ponti, la rivista ufficiale dell’alta moda «Bellezza», dirigendola per oltre due
decenni senza temere il confronto
con i periodici consimili di fama internazionale).
I protagonisti delle sfilate sono i
nostri magnifici tessuti dai quali dipendono gran parte delle fortune
della Moda italiana. È un successo
che si rinnova anche durante la presentazione di piccoli defilé promossi
dalla nostra industria tessile a Palazzo Pitti. Si distinguono i tessuti di
Como, Biella, Milano, Torino, Bergamo, Firenze. Le diverse applicazioni
mostrano una leggerezza senza impaccio, o una consistenza pesante
adatta per certi tipi di tailleur o di
robe-manteaux; stoffe incredibilmente lanose, fresche e trasparenti,
calde e caldissime e nel contempo
lievi a portarsi.
I tessili usati dai sarti-stilisti sono i migliori prodotti delle tessiture Costa
di Como, Rivetti di Sordevolo, Bemberg, G. L. Tondani, Cotonificio Valle
di Susa, Italviscosa. A Firenze sono
presenti dodici tra le maggiori industrie italiane; «oltre a quelle citate
- riferisce Anna Vanner - ricordiamo
Rhodiatoce che lancia il nailon italiano anche per gli abiti da sera; Scacchi di Como e Chatillon, quest’ultima
con modelli realizzati da Carosa e
Antonelli di Roma. Una nota curiosa
ed interessante - continua Anna Vanner - è stata infine rappresentata dai
tessuti di Lini e Lane nella nuovissima
soluzione dei soffici mantelli zebrati
dipinti a mano».
«Il primo fattore della maturità in
tema di creazione di moda - aveva
già scritto la lungimirante Elsa Robiola - ci viene anzitutto dalla superiorità assolutamente conclamata del
nostro tessile. E lo si è visto a Firenze dall’interesse quasi morboso dei
compratori per le stoffe che essi non
lasciavano mai passare inosservate,
saggiandone la morbidezza, la pastosità, la nervosità, la cadenza» (in
«Bellezza», settembre 1951, n. 9).
La risposta al caldo canicolare del
luglio fiorentino è stata la sfilata di
alcune indossatrici abbigliate con
costumi da bagno presentati lungo i
bordi della piscina del Golf dell’Ugolino, dove i buyers, i giornalisti e i fotografi sono stati invitati per il pranzo. Fra le indossatrici appare nuovamente Dolores Francine Rheney.
La Sesta edizione di Alta Moda Italiana si è conclusa alle 22 di sabato
26, con una festa da ballo nel Giardino di Boboli, durante la quale è
stato eseguito un balletto del corpo
di ballo dello “Zodiaco” con la coreografia di Grant Mourodoff del Metropolitan di New York con musiche
di Luigi Dallapiccola. Dopo il balletto
sono sfilate nuovamente le indossatrici che hanno concluso in bellezza
la manifestazione.
Nel 1952 «Life» ha dedicato ben nove
pagine alla manifestazione fiorentina
(quando una pagina di pubblicità costava 25 mila dollari…) e il risultato
di tanta propaganda a nostro favore
è che da allora nei negozi della Fifth
Avenue si vedono molti prodotti con
la sigla “Made in Italy” mentre pochi
anni prima si leggeva solo “Made in
France”.
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Robe manteaux in cotone stampato, scollo a cuore a ¾, svasato in fondo.
Collezione “Can Can” di Barbara Farina - Firenze
Per gli appuntamenti del primo pomeriggio, cappello e guanti sono due accessori
indispensabili per completare l’eleganza di una signora, anche se appartenente al
ceto medio. (Disegno di Moreno Vassallo)
Abito bustier estivo in cotone stampato, gonna a ruota, cintura alta a segnare il
punto vita. Collezione “Can Can” di Barbara Farina - Firenze
Il New Look lanciato da Christian Dior nel 1947, e le linee da esso derivanti, è
caratterizzato da vita molto sottile, con gonna che può essere anche a tubino,
oppure ampia e sostenuta da sottoveste. Le spalle sono morbide e spioventi.
A poco a poco, le donne si trasformano in spigliate teen-agers
Fotografie di Moreno Vassallo