Relazione Fondazione Arena di Verona

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Relazione Fondazione Arena di Verona
 La Fondazione Lirica “Arena di Verona” I Teatri lirici, 14 in tutta Italia, sopravvivono, il termine è appropriato, grazie ad un minimo intervento dello Stato che, con il Fondo Unico dello Spettacolo e assieme ai contributi dei Comuni e delle Regioni, dovrebbe garantire e tutelare il patrimonio della lirica italiana invidiataci da tutto il mondo. La situazione della Fondazione Arena di Verona, il più grande palcoscenico lirico all’aperto del mondo, è diventata tragicamente paradossale. L’Arena di Verona vanta i migliori incassi (51%) e il minor costo del personale (53%) fra tutte le Fondazioni, Scala compresa. Va detto che, nello spettacolo dal vivo, prodotto e produttore coincidono e determinano un costo del personale che per altre realtà sembra esorbitante ma che nella specificità dell’intero settore così non è. Questa è senz’altro l'incomprensione cruciale nella visione aziendalistica dei Teatri lirici. Inoltre gli stipendi sono fermi da 10 anni per Leggi dello Stato che vietano aumenti salariali. Nonostante questi “fondamentali” sani, che dovrebbero garantire una normale gestione e una programmazione artistica di qualità a lungo termine, la Fondazione Arena è sull’orlo del fallimento con poco più di 30 milioni di debiti tra banche e fornitori. Debiti accumulati in poco piú di tre anni attraverso scelte aziendali tutte riconducibili alle responsabilità del Sovrintendente e del CdA. La Fondazione, gestita in questi anni dal perito agrario Girondini, amico del Sindaco-­‐Presidente Tosi, ha costituito una società profit chiamata Arena Extra SrL controllata al 100% dalla Fondazione, con Amministratore unico lo stesso Sovrintendente Girondini, nella quale confluiscono milioni di Euro senza un completo controllo neppure da parte del CdA e dei Revisori dei Conti, insomma un mezzo che permette affari altrimenti negati dallo Statuto della Fondazione. Tra questi affari vi è soprattutto la gestione, da parte di Arena Extra srl, dell'Arena Museo Opera (AMO) che costa 1,1 milioni a bilancio di Fondazione. Museo disertato dai turisti e antieconomico. Ora, come si sa, i Teatri devono produrre spettacolo dal vivo come mission e non usare soldi pubblici per altre attività non legate allo spettacolo. Ma l’interesse di Tosi e Girondini pare altro: usare i fondi destinati alla lirica come business per intrecci di cui non è dato sapere. O peggio ridurre un Teatro che sbiglietta mediamente 23Ml ad un contenitore vuoto dove far circuitare il lavoro e non produrlo, meglio se attraverso cooperative sottopagate a giornata e non con lavoratori dipendenti. Ma i lavoratori, visto il continuo calo di pubblico e i conseguenti incassi, visto il calo d’attività musicale e di balletto, vista la mancanza di qualità artistica e di progettualità, hanno deciso di occupare permanentemente la sede della Fondazione dal 13 Novembre scorso. Hanno quindi organizzato la loro protesta verso la gestione di Girondini e Tosi con iniziative autogestite per sensibilizzare l’opinione pubblica: dibattiti, concerti e volantini informativi sia nelle strade sia nel Teatro Filarmonico, sede dell’attività invernale. Peraltro il mancato rinnovo del contratto di affitto verso l’Accademia Filarmonica, proprietaria dell’immobile, conferma il progetto di destrutturazione istruito da Tosi, pregiudicando la stagione invernale, la qualità della stagione estiva e l'economia della città. Mentre l’Amministrazione continua a reclamarsi innocente, ma senza voler incidere sulle vere spese inutili, scaricando sul FUS e sulle stagioni estive piovose o afose le responsabilità del disastro, agisce vigliaccamente sui salari dei lavoratori con l’illegittima disdetta del contratto aziendale annunciata per prossimo mese di gennaio. Il sito web dell’Arena di Verona ad oggi presenta le opere del 2016 ma senza i nomi di chi canta e chi dirige. Stagioni artistiche improvvisate con i rimasugli di bilancio, cast disomogenei e emergenze costanti sono la prova provata dell’inettitudine di questa Dirigenza, per conclamata incapacità di gestione. . Il confronto è diventato muro contro muro per le insensate dichiarazioni pubbliche di Tosi che, durante una diretta televisiva, negano il senso di avere un Corpo di Ballo stabile, azzerano i contratti integrativi aziendali proponendo una gestione utilitaristica dell’anfiteatro Arena alludendo all’uso ludico-­‐sportivo rispetto all’opera lirica. Di fronte a cotanta ottusità e mancanza di Cultura, al momento sostenuta da una sudditanza politica ed economica, i lavoratori e i sindacati, uniti come mai successo in altri teatri, sono determinati alla difesa, alla tutela e al rilancio dell’Arena di Verona che ha ospitato nei suoi 100 anni di festival i più grandi protagonisti della lirica mondiale del secolo. I lavoratori chiedono di lavorare di più e meglio, proponendo loro stessi un serio e lungimirante progetto artistico di qualità che possa determinare un ritorno economico tale da riportare a galla il Teatro che genera un indotto economico al territorio di 500ml di euro. Tutto ciò senza dover rinunciare ad attività di Balletto e di scenografia che sono fiore all'occhiello della Fondazione. Gli scenari che si prospettano ora sono diversi, ma tutti legati alla dipartita dell'attuale dirigenza. Usufruire della Legge 112/2013 detta “Bray”, appena riproposta nella legge di stabilità? Oppure il commissariamento forzato nel caso di mancato bilancio preventivo a pareggio per il 2016? Meglio sarebbe un cambio di vertice immediato, imposto dal Ministro, attraverso un vero concorso internazionale che rispetti il curriculum previsto dalla Legge (“il sovrintendente e'
scelto tra persone dotate di specifica e comprovata esperienza nel settore dell'organizzazione musicale e
della gestione di enti consimili”), un po’ come è successo per i Musei Italiani recentemente, anch’essi gloria della cultura italiana, ahinoi per niente rappresentata a Verona. La cura con cui l’amministrazione di Verona sta tutelando la propria cultura si palesa attraverso la destrutturazione dell’Arena e il recente saccheggio subito dalla città al Museo di Castelvecchio. Verona, 29 Dicembre 2015 Prof. Dario Carbone Segretario Provinciale FIALS/CISAL di Verona