scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE Rassegna Stampa del 03 dicembre 2013 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE SCENARIO SANITA' NAZIONALE 03/12/2013 Corriere della Sera - Roma Sanità israeliana e Gemelli: siglato l'accordo 5 03/12/2013 La Repubblica - Nazionale Sclerosi multipla tra blog e forum la narrazione che può aiutare 6 03/12/2013 La Repubblica - Nazionale Pelle e allergie nei bambini l'effetto inquinamento 7 03/12/2013 La Repubblica - Nazionale Contrordine dei dentisti sugli impianti Si torna al ponte 8 03/12/2013 La Repubblica - Nazionale Terapia genica, quando davvero funzionano le staminali 9 03/12/2013 La Repubblica - Nazionale Curarsi con le erbe 10 03/12/2013 La Repubblica - Nazionale Non serve più un ricovero neanche per fare un'estrazione 12 03/12/2013 La Repubblica - Bari Piove nel reparto di Ginecologia i ricoveri nelle sale operatorie 13 03/12/2013 Il Giornale - Nazionale La tua dieta? La decide il sangue 14 03/12/2013 Il Giornale - Nazionale Cento milioni per Vitaldent, i dentisti in «franchising» 16 03/12/2013 Il Secolo XIX - Genova Un ago contro i tumori San Martino all'avanguardia 17 03/12/2013 ItaliaOggi Inidoneità, le Asl fuori dalle verifiche mediche 18 03/12/2013 QN - La Nazione - Firenze Abuso con effetti devastanti «Pugno duro con chi sgarra» 19 03/12/2013 Il Fatto Quotidiano Il cesareo alla donna italiana e lo choc dell'eugenetica inglese 20 02/12/2013 Medicina Naturale Buone e cattive notizie 21 02/12/2013 Medicina Naturale Liberarsi dai pregiudizi e imparare ad ascoltare 22 02/12/2013 NCF Stati Uniti e malattie rare 25 02/12/2013 NCF Malattie autoimmuni Spiragli di cura? 26 SCENARIO SANITA' NAZIONALE 18 articoli 03/12/2013 Corriere della Sera - Roma Pag. 4 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Maxiemergenze Sanità israeliana e Gemelli: siglato l'accordo F. D. F. Un sofisticato centro di simulazione medica avanzata e un ospedale «silente», pronto all'intervento in caso di grandi emergenze sanitarie. Sono questi i principali obiettivi cui mira l'accordo di collaborazione per programmi di cooperazione sanitaria siglato ieri a Roma, nell'ambito del vertice intergovernativo Italia Israele, tra l'Università Cattolica del Sacro Cuore e due centri sanitari israeliani, il Chaim Sheba Medical Center di Tel Aviv e il Rambam Health Care Campus di Haifa. Il progetto si prevede che sarà realizzato nel Policlinico Gemelli. L'intesa prende spunto dalla grande esperienza maturata dalla sanità in Israele in occasione dei tanti attentati e scontri bellici che negli ultimi decenni lo hanno colpito: in considerazione del fatto che Roma e l'Italia potrebbero essere oggetto di futuri attentati, le autorità governative dei due Pesi hanno deciso di sviluppare questo progetto di collaborazione per potenziare le strutture capitoline anche dal punto di vista della ricerca e della formazione. Formalmente si tratta di «lettere di intenti» che, firmate ieri, preludono a un articolato accordo di cooperazione finalizzato a promuovere, nel triennio 2013-2016, la realizzazione presso il Policlinico Gemelli di un ospedale «silente», dotato di cento posti letto potenziali da attivare in caso di maxi-emergenze sanitarie, e la cooperazione nel campo della simulazione medica, con previsione di attività formative e di ricerca dedicate alla gestione degli interventi di prima necessità e alla simulazione avanzata. «Questo accordo rappresenta un passo importante - ha spiegato il rettore dell'Università Cattolica, Franco Anelli - in prospettiva saremo in grado di garantire al Paese ulteriori e qualificate risorse mediche in caso di gravi necessità per i cittadini e di offrire, sia per la formazione che per l'aggiornamento professionale delle nuove generazioni di medici, un luogo unico nel suo genere dove poter accrescere le proprie competenze e abilità cliniche e chirurgiche». © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/12/2013 5 03/12/2013 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 27 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato RSALUTE Le terapie Sclerosi multipla tra blog e forum la narrazione che può aiutare MAURIZIO PAGANELLI Sclerosi multipla tra blog e forum la narrazione che può aiutare Quanta è la distanza tra "morbo-patologia" (disease: aspetti e risvolti clinico-medici) e l'"essere malati" (illness, con tutte le implicazioni emotive e relazionali)? È la medicina narrativa a coglierne differenze e significati. Mentre l'Istituto Superiore di Sanità e Asl 10 di Firenze ed European Society for Health and Medical Sociology stanno lavorando alle linee guida basate sulle mille storie di repubblica.it (iniziativa Viverla tutta), ora un report sui malati di Sclerosi multipla condotto dalla Fondazione Istud, Business school indipendente, certifica la forza di social network, blog e forum. Duecento storie online di pazienti indagate con lo strumento dell'analisi transazionale (scelta per il suo focus relazionale): storie di illness più che di disease (un rapporto 5 a 2) anche se scrivendo sono sintomi, farmaci e corpo a prevalere rispetto alle emozioni (paura, rabbia, gioia, dolore, vergogna). Amori, partner, solitudine, famigliae relazioni, fede fanno parte delle storie di illness. «Il web appare spazio ideale per condividere emozioni, aprirsi al mondo in una condizione che porterebbe invece all'isolamento», ragiona Maria Giulia Marini, responsabile area sanità dell'Istud. L'indagine individua atteggiamenti diversi a seconda delle fasi della Sclerosi multipla: «I neo-dignosticati - raconta Marini - cercano di capire cosa succederà (su Google e Wikipedia, molto criticato per l'impostazione); gli intermedi si attivano per capire strategie e centri migliori; infine "i senior", saggi che danno supporto emotivo, sostengono e alimentano la speranza». L'indagine, supportata da Novartis, è stata accolta da pazienti e associazioni come un "riconoscimento, un sentirsi rispecchiati". «Ora l'obiettivo è sensibilizzare la classe medica, "migliorare" le info su wikipedia, creare una rete delle reti. E indagare sui lati nascosti: maternità e sessualità», dice la responsabile Istud. «Web come sola finestra. Il web ha cambiato quel maledetto giorno della diagnosi... ha traghettato la mia paura in una realtà quotidiana», scrive la blogger Maria. Online la malattia è spesso personificata. Ce lo ricordano anche i fan della blogterapia, relativamente al tumore, su oltreilcancro.it. La "bestiaccia", diceva AnnastaccatoLisa, tra le fondatrici (ora c'è una associazione che continua la sua battaglia). Che Scriverne fa bene, titolo del suo libro (sarà presentato a Roma, Palazzo Congressi, Fiera piccola e media editoria, giovedì ore 18, nell'ambito di Viverla Tutta sostenuta da Pfizer) lo assicura la blogger Giorgia Biasini, anche lei fondatrice di oltreilcancro.it. Intanto la medicina narrativa approda al San Carlo di Potenza (Oscar del bilancio 2013) nel progetto per "umanizzare le cure" e formare il personale. Con al centro il paziente "nella sua totalità". LA SCHEDA IL PROGETTO Viverla tutta, su repubblica.it ha raccolto 4 mila storie di malati e familiari su cui gli esperti stanno elaborando linee guida LA RICERCA Il metodo della medicina narrativa è stato applicato a blog e forum sulla sclerosi multipla dall'Istud su 200 racconti IL RACCONTO L'impiego della narrazione nella pratica clinica è uno strumento che, secondo vari studi, migliora la qualità di assistenza e cura IL LABORATORIO Nella Asl 10 di Firenze da circa dieci anni progetti e laboratori con approccio narrativo Esperienze anche a Foligno, Catania e Cagliari PER SAPERNE DI PIÙ www.istud.it http://oltreilcancro.it Foto: SCRIVERNE FA BENE Giorgia Biasini 152 pagine 16 euro Zona editrice SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/12/2013 6 03/12/2013 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 27 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato RSALUTE La pediatria Pelle e allergie nei bambini l'effetto inquinamento GIUSEPPE DEL BELLO Pelle e allergie nei bambini l'effetto inquinamento Polveri, elementi chimici e scorie, industriali e da traffico. Le conseguenze dell'inquinamento si scontano anche sulla pelle. In particolare dei bambini, primi bersagli della dermatite atopica. I dati indicano un aumento della patologia cutanea che oggi, rispetto al passato, nel 20% dei casi, persiste fino a 7 anni. Numeri triplicati che hanno fatto scattare l'allarme dei relatori intervenuti al focus promosso da Paidòss (Osservatorio nazionale salute infanzia e adolescenza) nell'ambito dell' "International network on Children's Health, environment and safety", che si è appena concluso a Gerusalemme. Dagli ultimi rilevamenti si scopre che, oltre agli inquinanti noti, se ne contano di nuovi, tra cui i metalli pesanti (palladio in particolare), che originano dalle marmitte catalitiche. Gli effetti sulla pelle si esprimono attraverso la dermatite atopica con irritazioni, eczemi, eritemi e desquamazioni. Sul banco degli imputati finisce anche l'inquinamento indoor, caratterizzato all'interno delle mura domestiche da polveri, acari, peli di animalie alimenti ricchi di allergeni. Un mix nocivo che si aggiunge alla mutazionee perdita della funzionalità del gene Flg (Filaggrina), fattore di rischio per la dermatite che, però, nonostante presente, nel 40% di bambini non si manifesta. Perché? «È un segnale che rivela come la dermatite atopica dipenda sempre più da fattori correlati all'ambiente esterno, agli stili di vita e ai cambiamenti degli ultimi 50 anni - risponde il presidente Paidòss Giuseppe Mele - L'ipotesi è che l'interazione tra fattori ambientali e genetici, induca la riacutizzazione della patologia». Il termine "atopica" designa un'abnorme risposta cutanea a stimoli apparentemente normali provenienti dall'ambiente esterno, spiega Pompeo Donofrio, docente alla scuola di specializzazione in Dermatologia alla Federico II di Napoli: «L'iperattività si manifesta a livello della cute nei primi due anni e coinvolge volto e pieghe degli arti, tra cui gomito e ginocchia, dove compaiono chiazze arrossate, umide e piccole. Per la prevenzione vanno utilizzati indumenti bianchi (i coloranti possono essere tossici) ed evitate aree a rischio per sostanze sensibilizzanti». E se la profilassi non basta? «Bisogna instaurare un trattamento a lungo termine - risponde il coordinatore di Paidòss Giuseppe Ruggiero con creme emollienti che contrastino la secchezza e ripristino la barriera cutanea. Poi, per rispettare l'igiene, si ricorre a detergenti specifici, con o senza antisettici. E infine, negli ultimi due minuti del bagno, vanno immessi in vasca oli che contrastino la disidratazione. Sul versante farmaci, i corticosteroidi topici rappresentano la prima scelta su cute infiammata». I consigli comportamentali includono una dietoterapia, conclude Mele, «specialmente in inverno, quando l'alimentazione deve comprendere maggior consumo di frutta e verdura (vitamine e sali minerali), pesce, grassi vegetali, fibre e cereali». PER SAPERNE DI PIÙ www.paidoss.it www.sidapa.it SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/12/2013 7 03/12/2013 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 27 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato RSALUTE La medicina Contrordine dei dentisti sugli impianti Si torna al ponte ANNAMARIA MESSA Contrordine dei dentisti sugli impianti Si torna al ponte Si mitiga l'overdose di impianti biotech. I pazienti fanno marcia indietro, i dentisti cominciano a ripensarci. Oggi si risparmia su tutto e se proprio non si può fare a meno di andare dal dentista per ripristinare vuoti e masticazione si cerca di ricorrere a ponti, corone e protesi mobili. Con ricostruzioni anche meno invasive e complesse rispetto agli impianti. «Sempre di più il paziente si accontenta della dentiera, più economica di altre soluzioni avanzate», conferma Roberto Callioni, Servizio Studi Andi, l'Associazione Nazionale Dentisti Italiani che ha realizzato (con GSK) un'indagine sull'incidenza della protesi rimovibile e l'ha presentata nel recente congresso scientifico a Roma. «Sulla salute dentale non bisogna abbassare la guardia, rinviare le cure spesso porta a spese ancora maggiori in seguito. Anche in questo settore prevenire è uguale a risparmiare», fa notare il presidente Andi Gianfranco Prada. «C'è un giusto ritorno alla centralità del paziente, del piano di trattamento in cui l'impianto è visto come un mezzo per rimettere i denti quando le terapie convenzionali non possono più essere messe in atto. Non c'è un trattamento migliore, la letteratura è concorde, lo si è ribadito anche nel ventennale dell'American Accademy Implantology - precisa Tiziano Testori, responsabile Implantologia e Riabilitazione Orale IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, Università Milano - Gli impianti cambiano la vita in chi non ha proprio denti, soprattutto inferiori. È importante decidere dopo una diagnosi precisa e la valutazione di fascia d'età, condizione medica, preferenze, grado di collaborazione. Il paziente richiede gli impianti perché si sente vecchio con la protesi totale, bisogna capirlo. Ma vanno valutati i rischi e saper dire no se sono maggiori dei benefici. Nell'arcata superiore protesi fatte bene sono molto funzionali, a volte non sono stabili perché sotto ci sono pochi denti. Sistemando bene l'arcata inferiore (dove le protesi sono difficili da stabilizzare), la protesi superiore non crea più problemi». Dentiere e scheletrati non solo quindi come ripiego economico? «In questi anni ci siamo fatti prendere dal vortice della implantologia dimenticando che anche la protesi mobile è un ottimo presidio protesico», ammette Laura Strohmenger, Clinica Odontoiatrica Università di Milano. «Oltre la metà dei dentisti (52,7%) li giudica dignitosi dispositivi protesici, efficaci e meno invasivi di altri e la ricerca ne ha riaffermato la validità», precisa Callioni. «Con l'avvento dell'implantologia, molti pazienti si sono allontanati dalle protesi. Certo, come in ogni caso, bisogna fare riabilitazione, partendo da masticazione, igiene valida, uso corretto dell'adesivo e così via», sottolinea Lilia Bortolotti, odontoiatra, Università Bologna. I CONSIGLI PROSPETTIVE ODONTOIATRICHE È il titolo della rivista con le informazioni sulla prevenzione dentale infantile. www.aio.it Le carie sono in aumento ma si possono prevenire Secondo i dati diffusi dal Collegio dei docenti, negli ultimi 5 anni è cresciuta del 15% l'incidenza della carie: oggi colpisce 120 mila bimbi entro i 4 anni e 250 mila tra i ragazzini di 12 anni. «La sigillatura - spiega Delogu - previene molte di quelle 250 mila infezioni. Se, come ho proposto, 96 milioni del fondo sanitario nazionale intervenissero a coprire le sigillature dei molari in tutti i 600 mila figli di famiglie con reddito Isee inferiore a 8 mila euro annui lordi, farebbero un salto di qualità la vita dei pazienti, gli odontoiatri e la sanità pubblica sarebbe affiancata da una rete di presidi di massima affidabilità e qualità». (a. mes.) PER SAPERNE DI PIÙ www.andi.it www.aslrma.com SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/12/2013 8 03/12/2013 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 27 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato RSALUTE La ricerca Terapia genica, quando davvero funzionano le staminali LUIGI NALDINI * Terapia genica, quando davvero funzionano le staminali Un anno da ricordare: il 2013 resterà certamente impresso nella memoria di tutti noi ricercatori del Tiget. Cinque mesi fa abbiamo infatti annunciato sulla rivista Science che per la prima volta al mondo la terapia genica con vettori derivati da Hiv, il virus responsabile dell'Aids, funziona su due gravi malattie genetiche, la leucodistrofia metacromatica e la sindrome di WiskottAldrich. Con tecniche di ingegneria genetica abbiamo trasformato il virus in un veicolo efficace ed innocuo della terapia e siamo riusciti a inserire nelle cellule staminali prelevate dal midollo osseo dei pazienti una versione corretta del gene responsabile della loro patologia: una volta reintrodotte nell'organismo, queste cellule sono state in grado di ripristinare la funzione che era venuta a mancare, con un significativo effetto terapeutico. Dopo oltre dieci anni di ricerca in laboratorio, nonché di investimenti in risorse umane ed economiche da parte della Fondazione Telethon e dell'Istituto San Raffaele, abbiamo finalmente visto un risultato concreto dei nostri sforzi. E, cosa ancora più importante, abbiamo potuto dare una risposta ai pazienti, dopo che per tanti anni ci eravamo sentiti in perenne ritardo rispetto alla loro malattia. Sei bambini, provenienti da diverse parti del mondo, hanno avuto un notevole miglioramento nelle loro condizioni di salute e possono oggi sperare in un futuro migliore. Stanno crescendo come i loro coetanei, vanno all'asilo o a scuola, conducono una vita normale che prima della terapia non sembrava possibile. Altri dieci hanno già ricevuto il trattamento: speriamo di poter prossimamente annunciare anche per loro simili benefici. Se questi risultati saranno confermati nel tempo e su altri pazienti, contiamo sul fatto che possano aprire la strada allo sviluppo di nuove terapie anche per altre malattie. Infatti il nostro lavoro non si ferma qui: nel corso del prossimo anno contiamo di avviare due nuovi studi clinici per valutare l'efficacia della terapia genica su altre due gravi malattie genetiche, la mucopolisaccaridosi di tipo 1 e la talassemia. Parallelamente, in laboratorio stiamo studiando quella che potrebbe essere l'evoluzione della terapia genica: grazie a veri e propri bisturi molecolari, un giorno potremo correggere gli errori direttamente sul Dna, come se fossimo dei correttori di bozze davanti a un testo. Ma se questo è un possibile futuro, il presente sono quei bambini sorridenti che oggi grazie alla ricerca Telethon hanno una speranza in più. Ad oggi, Telethon ha investito in ricerca oltre 394 milioni di euro, finanziando 2.470 progetti che hanno prodotto oltre 9.350 pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali e soprattutto hanno permesso di sviluppare 27 diverse strategie terapeutiche * Direttore Istituto San RaffaeleTelethon per la terapia genica (Tiget) di Milano PER SAPERNE DI PIÙ www.telethon.it www.unisr.it/persona.asp?id=340 SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/12/2013 9 03/12/2013 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 27 (diffusione:556325, tiratura:710716) Curarsi con le erbe Naturale non è innocuo viaggio tra le interazioni e gli effetti indesiderati Segnalazioni e divieti ELVIRA NASELLI Curarsi con le erbe Naturale non è innocuo viaggio tra le interazioni e gli effetti indesiderati Segnalazioni e divieti NELVIRA NASELLI aturale non vuol dire innocuo. E infatti tra i farmaci a base di erbe medicinali, registrati e utilizzati come tali, che rispondono a criteri di efficacia, sicurezza e qualità, ed integratori sempre a base di erbe, in vendita in farmacia, erboristeria, negozi specializzati e sul web c'è una bella differenza. Questi ultimi, infatti, non danno certezze su qualità e quantità di principio attivo, tipo di estratto utilizzato, sicurezza ed efficacia. Si rischia, insomma, di prendere qualcosa che potrebbe non funzionare, funzionare troppo, interagire con alcuni farmaci, potenziandone o diminuendone l'effetto, provocare allergie ed intossicazioni. Dei rischi legati ad un uso disinvolto delle erbe medicinali si è occupato il convegno cagliaritano della Siaic, la Società italiana di allergologia ed immunologia clinica. «Alcuni di questi prodotti sono usati come farmaci, ma non lo sono - premette Francesca Menniti Ippolito, coordinatrice del sistema di fitosorveglianza dell'Istituto superiore di sanità - e poiché è ignota l'efficacia, il rischio per chi li assume dovrebbe essere zero. Non è così: il nostro sistema ha registrato 900 segnalazioni spontanee, circa 120 ogni anno, con ricoveri per epatopatie, crisi asmatiche, reazioni allergiche e problemi gastrointestinali. Alcune reazioni avverse erano legate a prodotti omeopatici». La preoccupazione maggiore è legata alla falsa percezione di sicurezza. «Qualsiasi sostanza ingerita sottolinea Sebastiano Gangemi, direttore Uoc. di allergologia e Immunologia Clinica all'università di Messina ha una sua farmacocinetica e farmacodinamica, e interagisce con i farmaci. Se poi si tratta di una miscela di più erbe, la cosa è più complicata. Le categorie più a rischio sono gli allergici e chi segue terapie multiple, come gli anziani, per le possibili interazioni e le preesistenti patologie». Sebbene molti abbiano un'attività farmacologica, gli integratori non sono registrati come farmaci. «Pochissimi i farmaci - premette Gioacchino Calapai, professore di Farmacologia all'università di Messina la serenoa repens, il cardo mariano, l' iperico. La registrazione come farmaco costa e bisogna produrre studi clinici di efficaciae sicurezza. La notifica, invece, quella degli integratori, costa 160 euro e non impone paletti». Né dà informazioni, con il risultato che chi usa questi prodotti non sa che rischi corre. «Alcuni hanno effetti sfavorevoli sui farmaci anticoagulanti - precisa Furio Colivicchi, direttore Uoc di Cardiologia del San Filippo Neri di Roma - l'estratto d' aglio, preso a lungoe in dosaggi elevati, può modificare l'assetto della coagulazione aumentando il rischio emorragico, il gingko biloba può provocare aritmie cardiache, il decotto di biancospino abbassa pressione e frequenza cardiaca, il che non va bene per tutti. L'estratto di mirtillo, usato per proteggere la retina, ha un fortissimo effetto di amplificazione su antiaggreganti e anticoagulanti. Il consiglio? Chi assume farmaci per patologie importanti deve sempre informare il medico». Cosa che pochi fanno. «Il riso rosso fermentato - continua Calapai, membro italiano del comitato dei prodotti a base di erbe medicinali dell'Ema - ha un effetto statino-simile, l'Hypericum perforatum, efficace nelle depressioni mediomoderate, interferisce con il metabolismo dei farmaci, in particolare la ciclosporina. La cimicifuga racemosa, usata per i disturbi della menopausa, è stata immessa di nuovo in commercio dopo casi di epatiti e andrebbe evitata in chi ha problemi epatici. Il ginseng interagisce con gli anticoagulanti, il citrus aurantium, usato per dimagrire, ha tossicità cardiaca. Il Piper Methysticum, o Kava Kava, ritirato in Italia dopo alcuni casi di epatiti fulminanti, è in vendita altrove; infine nei soggetti con propensione all'ipertiroidismo andrebbe evitato il Fucus vesiculosus ». © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/12/2013 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato RSALUTE 03/12/2013 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 27 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/12/2013 11 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LIQUIRIZIA Attenti a non esagerare con gomme pasticche o radici perché ci sono casi riportati di ipertensione da eccesso di consumo PER SAPERNE DI PIÙ www.epicentro.iss.it/focus/erbe/aggiornamenti.asp www.ema.europa.eu 03/12/2013 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 33 (diffusione:556325, tiratura:710716) Non serve più un ricovero neanche per fare un'estrazione (a. mes.) Chi ha problemi di emofilia (4.300 in Italia, per lo più maschi) o è tra gli 8.800 italiani con malattie emorragiche congenite la paura del dentista ce l'ha sempre e comunque, indipendentemente dal dolore che potrebbe provare. Gli basta pensare ai suoi rischi di difficile coagulazione e di possibili emorragie. Spaventa anche solo l'ablazione del tartaro, figuriamoci se c'è da fare un'estrazione o mettere un impianto. D'altra parte a non intervenire si corre un altro rischio: trascurare una bocca che invece va comunque curata. Tranquillizzanti le indicazioni terapeutiche derivate dall'esperienza che hanno compiuto insieme a Roma e nel Lazio l'Istituto Odontoiatrico Eastman e il Centro Emofilia del Policlinico Umberto I. Hanno messo a punto e collaudato un modello di cura odontoiatrica proprio per chi soffre di emofilia o di malattie emorragiche. Grazie a nuove tecniche e a protocolli di alta sicurezza, niente più bisogno di ricovero e niente più paura del dentista. In passato, per un'adeguata copertura emostatica nei trattamenti odontoiatrici, ci voleva l'ospedale: in media cinque giorni di degenza. Oggi, con determinati accorgimenti, per questi "pazientia rischio" basta l'ambulatorio, cure più accessibili e meno onerose. «Abbiamo attivato dei sistemi PAC, Prestazioni Ambulatoriali Complesse, per trattarli a livello ambulatoriale, senza ricorrere al regime di ricovero», spiega Francesco Riva, Unità Operativa di Chirurgia Odontostomatologica Eastman. «Questo ha determinato una netta riduzione dei costi di gestionee una migliore aderenza al trattamento del paziente. Tra il 2007 e il 2013 sono stati sottopostia trattamenti chirurgici invasivi 50 pazienti (42 maschi e 8 femmine) con disturbi congeniti della coagulazione. Senza ricorrere all'ospedalizzazione abbiamo effettuato 156 chirurgie, facendo registrare 0 casi di sanguinamento o complicazioni da infezioni post operatorie». Sull'esperienza portata avanti nel Lazio ampio confronto a Roma in un workshop organizzato oltre che dall'Eastman anche dalla Federazione Associazioni Emofilici e dall'Associazione Emofilici del Lazio. Si pensa di esportare il modello in altre regioni. Intanto lo stesso Francesco Riva ha presentato un doppio decalogo rivolto a pazienti e medici per consentire agli emofilici e a chi ha una malattia emorragica congenita di affrontare con sicurezza la cura della bocca. Fondamentale più che mai la prevenzione: visite di controllo e igiene orale professionale almeno una volta l'anno, controlli semestrali per i bambini durante la dentizione decidua. Tre cose che l'emofilico deve sempre avere con sé: tesserino (o placca metallica) con dati anagrafici e patologia ematologica, recapiti telefonici dell'ematologo curante e del Centro Emofilia di riferimento e nome del farmaco prescritto per il controllo dell'emostasi SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/12/2013 12 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato RSALUTE La coagulazione 03/12/2013 La Repubblica - Bari Pag. 3 (diffusione:556325, tiratura:710716) Piove nel reparto di Ginecologia i ricoveri nelle sale operatorie Al Policlinico sospesi gli interventi ordinari per accogliere le partorienti FRANCESCA RUSSI PIOVE acqua a scuola e in ospedale. A Bari i temporali hanno mandato in tilt non solo le lezioni, ma anche gli interventi chirurgici. Il weekend di maltempo ha provocato cadute di calcinacci al palazzo di Giurisprudenza dell'Università, infiltrazioni nel solaio del reparto di Ginecologia del Policlinico di Barie il crollo della controsoffittatura nell'istituto tecnico commerciale "Giulio Cesare". Oltre all'allagamento di strade e sottopassaggi. Da ieri, a causa dell'acqua penetrata all'ultimo piano del reparto di Ginecologia che ospita le sale parto, le nascite sono state spostate nelle sale operatorie e l'attività ordinaria chirurgica è stata momentaneamente sospesa. Garantite solo le urgenze. Ma, spiegano dal Policlinico di Bari, c'è già stato un sopralluogo dei tecnici per riparare il solaio e bloccare le perdite; da oggi, poi, parte dell'attività chirurgica ginecologica sarà trasferita nel blocco operatorio C dove c'è l'unità cardiovascolare. Bisognerà aspettare gennaio, invece, per gli interventi di riparazione del soffitto nella scuola superiore "Giulio Cesare" di viale Einaudi. Gli studenti, ieri mattina, hanno trovato quasi tutte le aule e i corridoi del secondo piano allagati e parte della controsoffittatura crollata. "Piove nelle aule - racconta Rossella Ragone, rappresentante d'istituto - Non siamo disposti ad aspettare ancora studiando in scuole insicure". Così i ragazzi si sono mossi in corteo verso il palazzo della Provincia sul lungomare di Bari. Alla protesta si sono uniti anche gli studenti dell'alberghiero "Perotti" di via Celso Ulpiani in cui i termosifoni sono spenti a causa della rottura della pompa di calore, le aule sono troppo piccole e manca la palestra. «L'edilizia scolastica deve diventare una priorità» attaccano i ragazzi dell'Unione degli studenti. A ricevere gli studenti sono stati l'assessore all'Ambiente Giovanni Barchetti, il capo di Gabinetto Mario Ruggiero, e il capo dell'Ufficio tecnico Aldo Lastella. Gli amministratori hanno assicurato risposte in tempi rapidi: la pompa di calore del "Perotti" sarà sostituita entro questa settimana e il rifacimento del manto e della controsoffittatura del "Giulio Cesare", un progetto da 200mila euro già pronto ma bloccato dal Patto di stabilità, partirà a gennaio. A chiedere una soluzione per la palestra al "Perotti" - c'è quella negli spazi adiacenti dell'istituto "Panetti" - c'era anche la preside Rosangela Colucci a cui Lastella ha garantito il raggiungimento di un'intesa. Il maltempo, infine, ha causato il distacco di un pezzo di cornicione dal palazzo di Giurisprudenza. «Serve una ricognizione dello stato degli edifici» chiedono gli studenti di Link. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: LA PROTESTA Gli studenti davanti alla Provincia. Una delegazione è stata ricevuta: i lavori al Giulio Cesare bloccati dal patto di stabilità. La promessa: "A gennaio partiranno" SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/12/2013 13 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il caso Infiltrazioni anche in alcune scuole, gli studenti assediano la Provincia 03/12/2013 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 18 (diffusione:192677, tiratura:292798) La tua dieta? La decide il sangue Per il gruppo «0» uova e frutta, per gli «A» verdura, per i «B» latticini: agli «AB» il lusso di essere onnivori LA SCOPERTA Un naturopata Usa ha messo in relazione abitudini a tavola e Dna Gianluca Grossi Lo scrittore nipponico che si firma con lo pseudonimo Jamais Jamais ritiene che ogni gruppo sanguigno sia riconducibile a un certo di tipo di carattere; e che quindi in base alla firma ematica che differenzia ognuno di noi sia possibile stabilire con chi andremmo più d'accordo. Una guida sull'argomento è letteralmente andata a ruba. In Italia siamo lontani da questo tipo di «teorie», tuttavia anche da noi sta facendosi largo l'affascinante ipotesi che il gruppo sanguigno possa suggerire il tipo di dieta più idonea per il nostro benessere e la nostra salute. Seguendola potremmo tenere a bada obesità, allergie e sindromi metaboliche. Solo per citare alcune delle tante disfunzioni legate all'alimentazione. Si chiama «emodieta» e, piano piano, contemporaneamente al diniego di molti specialisti, sta coinvolgendo sempre più italiani. Di che cosa si tratta? Il riferimento è a una serie di alimenti altamente consigliati (o sconsigliati) per specifici gruppi sanguigni e a un particolare gruppo di proteine, le lectine, che reagirebbero con il sangue in modo diverso provocando, per esempio, incompatibilità alimentari. Peter J. D'Adamo, il naturopata americano che per primo ha sviluppato l'emodieta dice che ogni gruppo sanguigno è relazionabile a un preciso status sociale che rimanda alla preistoria. Il gruppo zero, il più antico, discenderebbe dai primi uomini che vivevano di caccia e raccolta; il gruppo A dai primi agricoltori che cambiarono anche stile di vita divenendo sedentari; il gruppo B sarebbe rappresentato dal Dna tipico dei pastori asiatici e si sarebbe differenziato circa 10mila anni fa, fra le popolazioni mongole e caucasiche; il gruppo AB, infine, sarebbe il più recente, il più diversificato e includerebbe un po' delle caratteristiche di tutti gli altri. Sulla base, dunque, di un preciso gruppo sanguigno sarebbe possibile formulare diete peculiari, rimandando a usi e costumi nutrizionali che affondano le loro radici agli albori della civiltà. Gli appartenenti al gruppo zero, per via dell'attitudine a correre e a cacciare dei propri avi, possiedono un metabolismo veloce, figlio di progenitori che si nutrivano di carne e vegetali spontanei. Oggi dovrebbero stare lontani dai cereali, «sconosciuti» ai loro stomaci, e fare qualcosa per migliorare il proprio sistema immunitario, più fragile e delicato rispetto agli altri. Gli individui del gruppo A sono predisposti per consumare abbondantemente alimenti vegetali, come accadeva ai propri antenati, dediti esclusivamente all'attività agricola. Gli appartenenti al gruppo B, i nomadi, avevano una dieta diversificata; mangiavano un po' di tutto, con una predilezione particolare per carne e latticini. L'AB è il più complesso e recente, riguarda una piccola fetta dell'umanità, compresa fra il 2 e il 5%; si sarebbe formato dalla «fusione» fra il gruppo A e B ed è riconducibile a individui che possono nutrirsi un po' di tutto, ma con moderazione. Nonostante la curiosità suscitata in molti italiani dall'emodieta (anche grazie a figure come il dottor Piero Mozzi, autore di vari libri sull'alimentazione), l'intellighenzia scientifica insorge, ritenendola poco attendibile per non dire del tutto sconclusionata. Seguendola, infatti, ci sarebbe il rischio di nutrirsi malamente, finendo per andare incontro a patologie anche serie. Gli appartenenti al gruppo 0, per esempio, potrebbero accusare problemi articolari; quelli del gruppo A, ammalarsi di anemia e disturbi epatici; il gruppo B potrebbe essere suscettibile al diabete e l'AB a disfunzioni cardiache. Spara a zero sull'emodieta anche l'American Journal of Clinical Nutrition, prestigiosa rivista statunitense, secondo la quale non esiste prova scientifica in grado di avvalorare la sua attendibilità. L'EMODIETA Proteine, carboidrati, grassi. A ogni gruppo sanguigno corrisponde un preciso regime alimentare. E proprio dall'osservanza di un sistema nutrizionale meticoloso è possibile ottenere dei buoni risultati in termini di mantenimento del corretto peso corporeo e della salute generale Particolarmente indicati i prodotti a base di uova : sì a omelette, frittate e uova alla coque. Anche la frutta è perfetta. Controindicati i cereali e quindi la tradizionale pasta all'italiana e piatti come la minestra d'orzo Il gruppo B non ha grosse controindicazioni, ma per un maggiore benessere dovrebbe dare spazio soprattutto al latte , ai prodotti caseari e alla carne Il gruppo AB è considerato l' onnivoro per eccellenza che, seppur con SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/12/2013 14 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA NUOVA MODA LIGHT IN CUCINA Carattere e regime alimentare 03/12/2013 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 18 (diffusione:192677, tiratura:292798) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/12/2013 15 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato moderazione, può mangiare di tutto Il gruppo sanguigno A può nutrirsi di qualunque prodotto ortofrutticolo , ma dovrebbe eliminare dalla dieta la carne e i latticini . Banditi, quindi, bistecche ai ferri, formaggi, insaccati 03/12/2013 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 20 (diffusione:192677, tiratura:292798) Cento milioni per Vitaldent, i dentisti in «franchising» Finanziamento con Intermediate Capital per sviluppare la rete di centri odontoiatrici RE Una iniezione di 100 milioni come rifinanziamento e allo scopo di sostenere il piano di espansione internazionale. A beneficiarne è Vitaldent, il maggior network di centri odontoiatrici in Europa, che ha siglato un accordo con Intermediate Capital Group. All'operazione hanno partecipato Icg in qualità di arranger e Mediobanca come coordinator . Ad Aquisio Advisors Munich, invece, il ruolo di advisor finanziario. Tra i trenta marchi più riconosciuti, secondo una ricerca condotta in Spagna, Vitaldent è leader di mercato nella penisola iberica e in Italia. I 100 milioni di finanziamento, spiega una nota, serviranno a esplorare nuove opportunità nei mercati attraverso i punti di forza della società: tecnologia, innovazione e professionalità. Per Vitaldent è importante consolidare, attraverso l'iniezione concordata, la quota di mercato in Spagna, rendere sempre più capillare la presenza in Italia e avviare la propria espansione in Polonia. Il volume d'affari è attualmente di circa 450 milioni, risultato che Vitaldent punta a migliorare attraverso una crescita del 7,5% ogni anno nel prossimo quinquiennio. Le previsioni relative al margine operativo lordo per il 2013 ammontano a circa 33 milioni di euro, con un progresso del 6% rispetto al 2012. Grazie a un modello di business unico nel suo genere, in parte in franchising e in parte di proprietà, Vitaldent eroga trattamenti odontoiatrici in un network di ambulatori: nei 460 centri, tra gestione diretta e gestione in franchising , lavorano oltre 3.400 medici odontoiatri. Complessivamente sono 7.200 le persone occupate. Nei centri Vitaldent sono stati curati 5,7 milioni di pazienti, con 400mila nuovi utenti ogni anno. L'organizzazione prevede anche un network di laboratori odontotecnici allo scopo di fornire un servizio a 360 gradi. Vitaldent, fondata nel 1989 da Ernesto Colman, ha dato vita nel 1999 a Vitaldent Foundation: associazione senza scopo di lucro con l'obiettivo di promuovere e far conoscere a tutta la popolazione la buona prassi di una corretta igiene orale. La Fondazione svolge la propria attività in Spagna, Italia e Portogallo. Foto: PROGETTI Uno dei 460 ambulatori di odontoiatria che fanno capo a Vitaldent. Sono 5,7 milioni i pazienti curati nei vari centri SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/12/2013 16 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il caso Leader in Italia e Spagna 03/12/2013 Il Secolo XIX - Genova Pag. 18 (diffusione:103223, tiratura:127026) Un ago contro i tumori San Martino all'avanguardia L. CAS. BRUCIARE i tumori con un ago rovente, permettendo al paziente di uscire dall'ospedale dopo appena due giorni di ricovero: per la prima volta in Italia in un centro alcologico, quello del San Martino di Genova, viene applicata una particolare tecnica chirurgica che permette di eliminare rapidamente i noduli tumorali: «Si opera introducendo nel fegato - spiega l'epatologo Paolo Borro - un ago che viene guidato tramite ecografia e che una volta raggiunto il tumore diventa rovente, bruciando il nodulo. L'intervento è in anestesia totale e dura tra i dieci e i quindici minuti: in questo modo si riducono i rischi e i tempi di degenza per il paziente, oltre ai costi per il servizio sanitario». La tecnica viene usata sui tumori di piccole dimensioni, due o tre centimetri, e sinora è stata applicata con successo su tre pazienti: «Prima i malati - aggiunge Claudio Montaldo, assessore alla Sanità della Regione Liguria - veni vano sottoposti a cure più invasive oppure si rivolgevano agli ospedali di altre regioni che applicavano questa tecnica. Adesso non ci saranno più fughe di pazienti: Genova è all'avanguardia avendola messa a punto in un centro specializzato come quello alcologico regionale». Del resto in Liguria le malattie legate al consumo di alcol sono la terza causa di morte: «Siamo la terza regione per consumo di alcol procapite - spiega Gianni Testino, vice presidente della Società Italiana di Alcologia - e il consumo inizia in età sempre più giovane: nell'entroterra il primo bicchiere arriva tra gli 11 e i 14 anni, spesso in famiglia. I risultati si vedono ogni mese al Gaslini con diversi ricoveri per intossicazione acuta: sino ai 18 anni il fegato non è maturo e non riesce ad affrontare neppure una birra media». SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/12/2013 17 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SVOLTA NELLA CURA DELLE MALATTIE DEL FEGATO 03/12/2013 ItaliaOggi Pag. 38 (diffusione:88538, tiratura:156000) Inidoneità, le Asl fuori dalle verifiche mediche Nuova disciplina in materia di organismi sanitari competenti all'accertamento dell'inidoneità per motivi di salute del personale docente. Dall'11 settembre 2013, data di entrata in vigore della legge 8 novembre 2013, n. 128, e per effetto di quanto dispongono l commi 5 e 7 dell'articolo 15, sono solo le commissioni mediche di verifica di cui all'articolo 194 del codice dell'ordinamento militare integrate - senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica - da un rappresentante del ministero dell'istruzione, designato dal competente ufficio scolastico regionale, quelle legittimate ad esprimere tali tipologie di giudizio nei confronti dei docenti. Non sono più legittimate le commissioni mediche già operanti presso le aziende sanitarie locali, come prevedevano l'articolo 19, comma 12, del decreto legge 98/2011 e il relativo decreto attuativo del ministero dell'istruzione 12 settembre 2011. A dare le indicazioni operative e il dipartimento dell'amministrazione generale del personale del ministero dell'economia e delle finanze con la circolare n. 966 del 19 novembre 201, avente per oggetto «l'accertamento delle condizioni di inidoneità del personale docente del comparto scuola come richiesto dalla legge 8 novembre 2013, n. 128». A parere del dipartimento, infatti, i commi 5 e 7 della citata legge 128/2013, non facendo più alcun riferimento alle commissioni mediche integrate operanti presso le aziende sanitarie locali, ne avrebbero escluso la competenza ai fini dell'accertamento dalla idoneità o inidoneità del personale docente della scuola alla propria funzione per motivi di salute. A supportare la tesi sostenuta dal dipartimento ci sarebbe la circostanza che in sede di conversione nella legge 128/2013 del decreto legge 12 settembre 2013, n, 104, dal comma 5 dell'articolo 15 era stato eliminato il riferimento alle commissioni mediche operanti presso le aziende sanitarie locali, riferimento presente invece nel testo originario. Con la circolare viene precisato anche il ruolo che deve svolgere il rappresentante del ministero dell'istruzione, ruolo che consiste unicamente nel partecipare unicamente alla fase conclusiva della procedura sanitaria, ossia all'emissione del conclusivo giudizio medico-legale. L'esame fisico e il giudizio diagnostico deve essere effettuato esclusivamente da uno o più medici componenti la commissione.In ordine infine al giudizio di inidoneità o meno alle funzioni di docenza l'interessato, si sottolinea nella circolare, potrà presentare ricorso, nella via amministrativa, entro dieci giorni dalla notificazione del giudizio di idoneità effettuata a cura dell'amministrazione, alle commissioni mediche di seconda istanza del ministero della difesa. L'interpetazione del Tesoro avrà come effetto non solo il dilatarsi dei tempi per essere sottoposti a visita, considerato che la sede della commissione medica di verifica funziona solo in ciascun capoluogo di regione e non in ciascuna sede provinciale dove operavano le commissioni mediche dell'Asl, ma anche maggiori costi che graveranno sul lavoratore che deve intraprendere l'iter.© Riproduzione riservata SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/12/2013 18 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La nota dell'economia: controlli accentrati presso le commissioni regionali 03/12/2013 QN - La Nazione - Firenze Pag. 5 (diffusione:136993, tiratura:176177) Parla Patussi, responsabile del Centro di Careggi «ECCO LE DUE potenze opposte del vino: uno è il veleno che trascina all'ozio, l'altro fa alzare nello stesso tempo il calice e il pensiero». Così Edmondo De Amicis descriveva nel 1890 l'antinomia legata all'alcol. L'ambivalenza rimane ancora oggi, e riduce la percezione di pericolo legata all'alcol rispetto alle sostanze illegali. Al primo posto come fattore di incidenti stradali, violenza domestica, perdita del lavoro e costi sociali e sanitari, il fenomeno dell'alcol presenta in Toscana numeri allarmanti. Troviamo nel 2011 circa 9mila accessi in ospedale e 5713 solo al pronto soccorso nel 2012. La concentrazione maggiore è nell'area vasta fiorentina, con il 60%, la minore nel senese, con il 2%. Proprio l'Asl fiorentina, dal 1996 al 2012, è passata da 601 a 1365 pazienti. La fascia di età più alcoldipendente è i 20 e i 29 anni per le donne e 40-49 per gli uomini. Per quanto riguarda i minori, il centro di Alcologia di Careggi ne ha in carico circa 50. Oltre all'approccio clinico, è sempre più applicata la strategia preventiva che mette in campo soprattutto le forze del volontariato. Valentino Patussi è il coordinatore del centro Alcologico regionale e di Careggi: fitta la rete di raccordo con le associazioni dei Club Alcologici territoriali di zona, in collaborazione con Cesvot. Professor Patussi, sempre più attenzione all'alcol? L'alcol etilico, componente di tutte le bevande alcoliche, è una sostanza psicoattiva che induce dipendenza superiore alle droghe illegali. E' un noto cancerogeno con effetti tossici sui nostri organi, fegato e sistema nervoso in primis. Quando si può parlare di alcoldipendenza? L'alcoldipendenza non è un malattia, ma una risposta allo stimolo chimico dell'alcol. L'Organizzazione mondiale della Sanità la definisce come un insieme di fenomeni fisiologici in cui l'alcol riveste per l'individuo una priorità sempre maggiore rispetto alle abitudini precedenti. Come affrontare il problema? «Non basta il solo approccio medico-biologico-farmacologico. Il fenomeno va affrontato anche da un punto di vista sociale, economico e politico. Un impegno importante viene dal volontariato, soprattutto dall'associazione dei club alcologici territoriali». La fascia di età più colpita? «Negli accessi al pronto soccorso per intossicazione acuta, nei ricoveri per patologia cronica e nelle positività all'alcoltest troviamo al primo posto la fascia dai 30 ai 50 anni". Problemi e patologie? «Si parla di circa 200 diverse malattie e del 7,4% di tutte le disabilità e delle morti premature». Quanto può servire una legge? «La legge è importante ma non basta. Bisogna dare un'informazione corretta sui rischi, non influenzata da interessi economici, come è avvenuto in passato per il tabacco. E poi sicuramente far rispettare la legge sul divieto di vendita ai minori e sull'aumento dei controlli alla guida, regolamentare la pubblicità». Quale il messaggio da lanciare? «L'approccio ecologico-sociale, ideato dal professor Vladimir Hudolin, offre tutti gli strumenti per affrontare con maggior responsabilità la questione. I club alcologici territoriali, comunità multifamiliari che affrontano i problemi e le patologie alcolcorrelate, sono un modello facilmente replicabile. Tutto questo non deve essere scambiato per proibizionismo. E' necessario rendere consapevoli i cittadini dei rischi che derivano da determinati stili di vita». Laura Tabegna SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/12/2013 19 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Abuso con effetti devastanti «Pugno duro con chi sgarra» 03/12/2013 Il Fatto Quotidiano Pag. 13 (tiratura:100000) Il cesareo alla donna italiana e lo choc dell'eugenetica inglese Cateria Soffici Londra La vicenda è fumosa, ma una cosa è certa: una donna italiana ha partorito in Inghilterra e i servizi sociali britannici le hanno tolto la bambina perché la madre, definita "maniaca depressiva bipolare" era giudicata non in grado di occuparsene. La storia risale a 15 mesi fa e viene alla luce ora sul Sunday Telegraph. Secondo la versione dell'avvocato della donna Brendan Fleming di Birmingham, l'avrebbero narcotizzata e fatta partorire con un cesareo, togliendole la neonata. Ora è partita l'azione legale per riprendere la bambina. "In 40 anni non ho mai visto un caso del genere", ha detto Fleming. In effetti, la storia raccontata fa impressione. Tanto che il deputato liberaldemocratico John Hemming ha preannunciato un'interrogazione in Parlamento. Il nome della madre non è stato reso noto perché la legge inglese impedisce di rivelare particolari di processi dove sono coinvolti minori. Il Telegraph ha scritto che la donna era in Inghilterra per un corso di addestramento all'aeroporto londinese di Stansted, quartier generale della Ryan Air. È stata colta da un attacco di panico, pare perché non trovava più i passaporti delle altre due figlie, in Italia con la nonna. Era in un hotel ed è stata chiamata la polizia. Le hanno fatto ciò che in Italia si chiamerebbe Trattamento sanitorio obbligatorio: cioé è stata ricoverata a forza in un ospedale psichiatrico. Dopo 5 settimane, l'avrebbero narcotizzata e fatta partorire per sottrarle la neonata. Il Console d'Italia Sarah Castellani, spiega che le autorità italiane sono state avvisate solo dopo il parto, perché la donna non ha chiesto il loro intervento prima: "Abbiamo un accordo bilaterale sui detenuti se un cittadino italiano viene arrestato le autorità britanniche ci avvisano. Ma se viene ricoverato non hanno nessun obbligo". Q U I N D I È STATO IL TRIBUNALE del minori inglese a contattare il tribunale dei minori italiano, per avvisare che la donna era lì e che non era in grado di intendere e di volere. La donna soffre di un disturbo bipolare e per questo le erano state tolte anche le prime due figlie, il cui padre è un americano tornato a vivere in America, che erano state affidate alla nonna italiana (madre della donna). Perché il padre biologico della neonata non si è fatto vivo? È un africano, vive in Italia e quando l'hanno contattato è stato chiaro che non ha alcuna intenzione di prendersene cura. Quindi i servizi sociali inglesi hanno deciso di trattenere la bambina. Secondo quando risulta al console Castellani, il desiderio della madre non sarebbe tanto di riavere la figlia con sé, ma di riunire tutte e 3 le figlie e di poterle mandare in America, dal padre biologico delle prime due, dove a occuparsene sarebbe un parente. Ma il tribunale dei minori inglesi si è opposto perché non c'è nessun legame di sangue con la terza bambina. Storia ingarbugliata. Dove certamente la notizia del cesareo lascia esterrefatti, ma il console Castellani chiarisce: "È un dettaglio che non sapevamo e va verificato. Forse le condizioni della donna non erano tali da farle affrontare un parto. La donna è tornata in Italia per proseguire una cura psichiatrica". L'avvocato spiega: "Abbiamo trattato altri casi del genere. Bambini tolti subito alla madre e dati in adozione. Sono casi di abbandono o di problemi psichiatrici". SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/12/2013 20 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL CASO 02/12/2013 Medicina Naturale - 6 novembre 2013 Pag. 5 (tiratura:5000) Buone e cattive notizie a cura di Elio Rossi - [email protected] Come avviene nei programmi di giornalismo di inchiesta che si rispettino, diamo oggi le buone e le cattive notizie. La campagna avviata da qualche mese per modifi care i costi di registrazione in Italia dei medicinali omeopatici ha cominciato a produrre i suoi frutti migliori. Grazie all'impegno di medici, operatori del settore e pazienti, e last but not least, grazie al lavoro di tessitura della mediazione fra aziende produttrici da una parte e AIFA e Ministero della salute dall'altra compiuto da un pugno di "deputati coraggiosi", che vogliamo in questa sede una volta tanto citare e ringraziare, Donata Lenzi e Filippo Fossati, della commissione Affari Sociali della Camera, è stato raggiunto un accordo con il Governo e l'AIFA. Sono state riviste le tariffe di autorizzazione con fortissime riduzioni, avvicinandosi così ai parametri in vigore negli altri stati europei, in particolare quelli di maggiore riferimento quali Francia e Germania. Possiamo quindi tranquillamente affermare che sono stati determinanti la mobilitazione e il sostegno di quanti hanno creduto negli obiettivi promossi dalla campagna che chiedeva alle autorità preposte di non imporre regole inadeguate e costi sproporzionati, che avrebbero limitato ed escluso dal mercato moltissimi medicinali omeopatici, impedendo di fatto ai cittadini la possibilità di esercitare la libertà di scelta terapeutica, un principio fondante il Ssn. Nonostante questi primi risultati decisamente positivi, e rimanendo comunque in attesa che gli accordi raggiunti siano al più presto seguiti da una formalizzazione che permetta a tutte le componenti del settore di dormire sonni più tranquilli, la mobilitazione tuttavia non può considerarsi ancora conclusa. È ora necessario sostenere la proposta dell'immediata ricostituzione di un tavolo di confronto fra le Aziende produttrici ed AIFA per la defi nizione nel dettaglio delle procedure per la registrazione e la defi nizione dei requisiti dei dossier tecnici del medicinale omeopatico e antroposofi co richiesti per ottenere l'autorizzazione, che naturalmente devono porre particolare attenzione alla specifi cità del settore. Soprattutto sono da riconsiderare i tempi necessari alle aziende omeopatiche e ad AIFA per espletare le pratiche relative all'applicazione delle norme vigenti, eventualmente valutando l'opportunità di prorogare i tempi di attuazione della normativa stessa, e in particolare, tenuto conto della volontà di confermare comunque la scadenza del 2015 prevista da tempo come termine fi ssato per la consegna, ma questa data andrebbe semmai intesa non come data fi nale ma come l'inizio del percorso per il rinnovo delle registrazioni. È interessante notare come il discorso sulla regolamentazione dei medicinali omeopatici, che ha sollevato notevoli problemi fi no alla minaccia molto concreta della sparizione dal mercato di questi prodotti, sia arrivato ai clamori della ribalta più o meno nel periodo in cui è comparsa sui giornali, peraltro con poca evidenza, la notizia pubblicata sulla rivista Environment International da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Scienze ambientali dell'Università di Nijmegen (Olanda) che l'area attorno a Milano ha il poco invidiabile primato di avere il più alto inquinamento da farmaci d'Europa ed essere il 12% del totale di tutta la penisola. La contaminazione ambientale da antibiotici e antitumorali, le categorie di farmaci prese in considerazione dalla ricerca, è elevata anche in tutta la pianura padana, nella provincia di Roma e in Campania cosi come in Europa: oltre a Milano ci sono Parigi, Londra, Cracovia e il bacino della Ruhr. In precedenza altri studi avevano evidenziato che a contaminare l'ambiente è un mix di farmaci, soprattutto antibiotici, antipertensivi, medicine per il sistema cardiocircolatorio, antiepilettici e antinfi ammatori. Quali le possibili conseguenze sulla salute, soprattutto delle categorie più deboli, come anziani, bambini, donne incinte? Diffi cile dirlo, al momento. Saranno necessari altri studi di più lungo termine, ma intanto ragioniamo su problemi quali l'aumento esponenziale delle reazioni allergiche a farmaci e alimenti, delle resistenze all'antibiotico, dei disturbi del sistema immunitario e così via. Paradossale quindi in una situazione di inquinamento ambientale così grave e crescente e dalle possibili conseguenze non solo sanitarie ma anche economiche così importanti, il problema delle massime autorità sanitarie del paese in questi mesi sia stato cercare di ostacolare la diffusione di un fenomeno che di per sé può rappresentare una valida alternativa all'abuso farmacologico e al danno ambientale che ne sta derivando. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/12/2013 21 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato EDITORIALE 02/12/2013 Medicina Naturale - 6 novembre 2013 Pag. 14 (tiratura:5000) Liberarsi dai pregiudizi e imparare ad ascoltare Con Giovanni Fasani, mediCo omeopata e psiCoterapeuta milanese, abbiamo riFlettuto sul ruolo odierno e Gli sviluppi Futuri della mediCina naturale e i suoi rapporti Con quella allopatiCa. Caterina Lazzarini Dottor Fasani, sono ormai diversi anni che esercita come medico omeopata. Quali devono essere, secondo lei, i rapporti tra medicina occidentale e naturale? Quando, qualche decennio fa, omeopatia, medicina tradizionale cinese e ayurvedica hanno iniziato a diffondersi in Europa e in Occidente erano viste come "alternative" alla medicina ufficiale allopatica: erano alternative nell'approccio al paziente, come erano naturali e non chimici i medicinali utilizzati. Oggi questa visione va rivista perché le medicine non convenzionali si stanno evolvendo anche tenendo conto delle ricerche e degli avanzamenti della medicina ufficiale. Posso citare a questo proposito un settore dell'omeopatia, quello che fa riferimento all'omotossicologia, che utilizza anche rimedi originati da farmaci in bassa diluizione centesimale e perfino decimale, come ad esempio le citochine, per modularne l'azione e diminuirne gli effetti collaterali, basandosi sulle conoscenze più avanzate dell'immunologia. L'omeopatia si è evoluta dalla sua nascita e vanno riconosciuti gli sforzi che vengono fatti nel campo degli studi clinici per la validazione dei rimedi omeopatici affinché vengano allineati agli standard richiesti dalla comunità scientifica. D'altro canto alcune specialità tipicamente occidentali stanno utilizzando in misura sempre maggiore strumenti come l'agopuntura, e, per alcune patologie semplici, anche i medici più legati alla medicina occidentale stanno iniziando a consigliare rimedi naturali come il mirtillo americano nel caso di cistiti o i fitoestrogeni nella menopausa. È più giusto quindi considerale medicine complementari ed è molto importante che chi le esercita abbia una formazione medica universitaria allopatica. In Occidente le medicine non convenzionali sono armi in più che consentono di affrontare problemi di salute o malattie che i trattamenti allopatici non risolvono in maniera soddisfacente, anche a causa degli effetti collaterali causati dalla loro azione a volte troppo invasiva. Le terapie complementari hanno un impatto meno violento sul malato perché stimolano una risposta modulata che dà al paziente la possibilità di reagire raggiungendo un nuovo equilibrio. Farmaci allopatici in omeopatia. Ci può spiegare meglio? Le molecole che costituiscono alcuni farmaci allopatici, come le citochine o i farmaci biologici, sono in grado di interagire generalmente con uno specifico recettore di un messaggero responsabile, in concorso con altri messaggeri, dei meccanismi di regolazione e funzionamento del nostro organismo. La medicina convenzionale utilizza queste molecole a un dosaggio elevato, molto superiore a quello presente in natura: di conseguenza si può creare un blocco o un'eccessiva stimolazione di un singolo elemento del sistema di autoregolazione dell'organismo, che squilibra di conseguenza tutti gli altri che dipendono dal sistema alterato. Il loro stesso utilizzo, ma a basso dosaggio, come quello che avviene con alcuni rimedi omotossicologici in diluizione fino alla 4 centesimale o in decimale, può permettere di intervenire cercando di stimolare i meccanismi di modulazione progressiva e di recupero del livello di funzionamento fisiologico dei diversi sistemi dell'organismo. Ho potuto capire quanto sia importante l'impatto del farmaco sulla nostra fisiologia grazie all'esperienza raggiunta nel Servizio di Psicodiagnostica e di Psicologia clinica dell'Ospedale di Paderno Dugnano di cui era responsabile il dottor Flavio Mombelli, medico molto importante per la mia formazione, che mi ha avvicinato alla psicofarmacologia classica e mi ha mostrato come i farmaci utilizzati in psichiatria possano avere effetti molto diversi se usati a un dosaggio inferiore a quello usualmente raccomandato ed in associazione tra diversi principi attivi. Questo non ha nulla a che fare con l'omeopatia in quanto si tratta dell'utilizzazione di farmaci veri e propri, ma pone l'attenzione su quanto sia rilevante in alcuni casi cercare di intervenire ricercando un'azione di modulazione dolce ed articolata che rispetti la complessità del funzionamento del nostro organismo, in questo caso del cervello, piuttosto che impattarlo con relativa "violenza". A dosi "ridotte" è possibile usare in combinazione molecole con diverso meccanismo d'azione per modulare i neurotrasmettitori coinvolti nella malattia, rispettando peraltro proprio la loro stessa complessità ed evitando per quanto possibile gli effetti collaterali SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/12/2013 22 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'intervista 02/12/2013 Medicina Naturale - 6 novembre 2013 Pag. 14 (tiratura:5000) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/12/2013 23 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato causati da un'eccessiva invasività dei dosaggi più elevati e dallo squilibrio causato dall'azione concentrata su un solo neurotrasmettitore. I farmaci usati in psichiatria sono spesso mirati a un singolo neurotrasmettitore, ma poiché il cervello funziona grazie a una complicata interazione di più messaggeri si rischia di bloccare o sovrastimolarne una parte e provocare effetti indesiderati. Utilizzando più farmaci ma a dosaggio relativamente basso si può cercare di modulare più sistemi di trasmissione contemporaneamente riuscendo ad avere una risposta più "naturale" da parte di tutto il sistema. Come integra le due visioni nella sua pratica quotidiana? Anche se attualmente la mia attività medica è più orientata alla psicoterapia, ci sono ancora molti pazienti che seguo da diversi anni come omeopata e agopuntore e per i quali sono il "medico di riferimento"; poi non mancano pazienti con pluripatologie, quindi con trattamento farmacologici costanti in atto, inviati anche da specialisti convenzionali che pensano che un approccio non convenzionale, come ad esempio l'agopuntura per il mal di schiena, possa giovare evitando loro un ulteriore aggravio del carico farmacologico. La mia diagnosi è basata sulla storia, sugli esami di laboratorio e strumentali, sulla valutazione clinica e psichica e ogni sintomo è calato e "pesato" nel contesto del paziente e della sua malattia. La mia formazione medica di tipo occidentale e le mie conoscenze di omeopatia e medicina cinese e complementari mi consentono di utilizzare un approccio terapeutico estremamente diversificato e adattabile alle esigenze del paziente. In genere un nuovo paziente viene da me per cercare una soluzione ad un problema, spesso cronico, che i diversi specialisti non sono riusciti a risolvere, e non tanto perché sia convinto a priori della bontà dell'approccio omeopatico. Devo dire che preferisco che sia così perché in questo modo mi lascia molta libertà di cura e posso quindi adottare una strategia mista, magari sfruttando i vantaggi dati dall'impiego a basso dosaggio. Penso che sia importante lavorare per il benessere del paziente e non evitare di usare una terapia che può essere utile solo perché non rientra nei nostri abituali schemi di pensiero. Nella mia attività non ho mai avuto contrasti con i medici di medicina generale e ho rapporti di stima e fiducia reciproca con molti specialisti con i quali collaboro nel rispetto delle reciproche competenze. Credo che in futuro sia necessario uscire dalla contrapposizione medico convenzionale e non convenzionale per arrivare ad essere medici con diversi strumenti terapeutici che possono integrarsi e convivere; utilizzarli o meno dipende solo dal fatto che possano o meno essere utili al benessere del paziente. Ha qualche caso di cui ci vuole parlare? Qualche anno fa si è presentata nel mio studio una ragazza di 15 anni accompagnata dalla madre. La ragazza stava male: era inappetente, aveva nausea ed era dimagrita. Era così stanca da non riuscire ad andare a scuola. Nell'anamnesi era presente da diversi mesi anche una mononucleosi. Sono venute da me molto preoccupate perché medici di una struttura molto qualificata specializzata nei disturbi dell'alimentazione avevano posto diagnosi di anoressia. Una diagnosi che non mi convinceva. Pur essendo di fronte ai sintomi classici di questo disturbo, l'ascolto della figlia, della madre e del loro vissuto, mi hanno indirizzato verso altre interpretazioni del quadro clinico. Grazie alla mia preparazione di psicoterapeuta mi sono preso la responsabilità di sconsigliare il proseguimento di un percorso di terapia per l'anoressia, ritenendolo sbagliato in questo caso. Ho iniziato quindi a trattare la mononucleosi che a mio parere non era del tutto risolta e poteva essere responsabile della sintomatologia. Ho seguito questa paziente curandola con una terapia antivirale, antinfiammatoria e di rinforzo basata su rimedi omeopatici a basso dosaggio. Ho gestito personalmente anche il piano alimentare con una dieta mirata. Dopo due anni i valori sono tornati nella norma e il recupero è stato completo con grossa soddisfazione mia e dalla paziente che grazie al recuperato benessere ha ritrovato voglia ed energia per dare corpo alla sua passione narrativa, scrivendo un libro giallo e riuscendo a pubblicarlo. Questo caso conferma come sia estremamente importante basare la parte diagnostica su tutta la storia e sulla coincidenza temporale dei sintomi, sulla familiarità e sul contesto, che danno un altro valore ed un altro peso al sintomo stesso. Curare questa ragazza per l'anoressia non solo non avrebbe risolto la situazione ma avrebbe creato nuovi ed altri problemi. Questo caso purtroppo è un esempio di come l'eccessiva specializzazione e la "decontestualizzazione" dei sintomi può danneggiare la medicina. L'eventuale invio a colleghi specialisti deve avvenire solo dopo aver fatto un'accurata diagnosi di primo livello che deve essere scrupolosa ed analitica, deve raccogliere il maggior numero di dati possibile affinché si 02/12/2013 Medicina Naturale - 6 novembre 2013 Pag. 14 (tiratura:5000) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/12/2013 24 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato possa avere una adeguata prospettiva terapeutica. Nel caso che ho raccontato non posso dire che gli esperti che hanno posto diagnosi di anoressia abbiano sbagliato. Se lo psichiatra si trova di fronte ad un'adolescente con astenia, inappetenza, nausea e dimagramento non sbaglia se leggendo questi sintomi all'interno della sua specialità, fa una diagnosi di anoressia, perché dà per scontato che altre possibili malattie che portano a quell'insieme di sintomi siano già state valutate ed escluse. Bisognerebbe riuscire, grazie all'ascolto del paziente, della sua storia, dei sui sintomi, ad arrivare a comprendere la malattia nella sua totalità e complessità. Nella mia pratica clinica grazie alla formazione anche olistica sono facilitato rispetto ai colleghi di formazione solo allopatica perché sul piano diagnostico e terapeutico di primo livello posso avvalermi di maggiori possibilità di intervento. Come deve essere il medico del futuro? Deve esser un medico esperto nell'ascolto. Si parla molto di medicina narrativa, ma quale medico riesce ad applicarla? Il medico di medicina generale è oberato dalla burocrazia e quello specializzato è giusto che si occupi del suo campo. Ora manca una figura, che una volta era proprio il medico di famiglia che si occupava della persona , un compito che in ogni caso richiede grande conoscenza e grande studio. Bisogna davvero imparare ad ascoltare liberi da pregiudizi, capire chi è il paziente, che cosa sta vivendo e che cosa gli è successo. È questo il presupposto di una cura efficace, convenzionale e non. Chi è Giovanni Fasani Dopo la laurea in Medicina e Chirurgia e la specializzazione in Igiene e Medicina preventiva si avvicina all'agopuntura e frequenta la scuola SoWen. Conosce l'omeopatia grazie all'incontro con Attilio Speciani e Piero Gianfranceschi con i quali collabora per una quindicina d'anni, sviluppando con loro in par ticolare il tema delle intolleranze alimentari. Con la seconda specializzazione in psicoterapia inizia la sua attività di psicoterapeuta collaborando per dieci anni come specialista esterno nel Servizio di Psicodiagnostica e di Psicologia clinica dell'Ospedale di Paderno Dugnano (medico responsabile Flavio Mombelli). Per una decina di anni, fino al 2008, lavora presso il Centro del San Raffaele-Resnati di Milano nell'ambulatorio di Agopuntura e di Omeopatia. Attualmente è iscritto negli elenchi dei Medici Esper ti in Medicine Non Convenzionali dell'Ordine dei Medici di Milano ed esercita come psicoterapeuta e medico omeopata-agopuntore in regime privato. 02/12/2013 NCF - N.9 - novembre 2013 Pag. 6 (tiratura:6500) In tema di Stati Uniti e di malattie rare c'è un'interessante valutazione, pubblicata dalla PhrmA (Pharmaceutical research & manufacturers of America): le ditte americane che fanno ricerca biofarmaceutica hanno in ballo, in fase di studio clinico o di approvazione della FDA, 452 prodotti contro malattie rare: dai disturbi autoimmuni a quelli neurologici, dalle malattie infettive alle genetiche. Negli USA è "rara" una malattia che colpisce meno di 200.000 persone. Le malattie rare sono circa 7000. Gli americani colpiti sono circa 30 milioni, uno su dieci. Secondo la FDA, un terzo delle approvazioni di nuovi medicinali nell'ultimo quinquennio riguardava malattie rare. Quest'anno sono stati approvati 13 farmaci orfani, comprendenti terapie per le malattie di Cushing e di Gaucher e per la fibrosi cistica. Tra i 452 farmaci per malattie rare attualmente in sviluppo ce ne sono fra gli altri: 105 per forme rare di cancro, 85 per malattie genetiche, 65 per tumori del sangue, 32 per disturbi neurologici, 28 antinfettivi e 20 per malattie respiratorie. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/12/2013 25 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Stati Uniti e malattie rare 02/12/2013 NCF - N.9 - novembre 2013 Pag. 66 (tiratura:6500) Malattie autoimmuni Spiragli di cura? Un farmaco recentemente approvato dall'FDA e caratterizzato da un particolare meccanismo d'azione ha dato risultati positivi nel trattamento dell'artrite reumatoide e apre la strada alla sperimentazione di questa classe di medicinali per la cura di altre malattie autoimmuni Gabriele Costantino Tra le varie categorie patologiche, le malattie autoimmuni costituiscono un caso di particolare interesse, sia dal punto di vista della comprensione del meccanismo eziopatologico, che dal punto di vista della terapia. In generale, nelle malattie autoimmuni il sistema immunitario del soggetto attacca in maniera anomala e temporalmente sostenuta elementi del proprio organismo, producendo un'alterazione morfologica e funzionale del tessuto, del distretto o dell'organo colpito. In realtà, le reazioni autoimmuni sono estremamente frequenti e costituiscono uno dei meccanismi più efficienti attraverso cui gli organismi complessi assolvono i propri meccanismi di difesa. Nella malattia autoimmune, per motivi largamente ignoti, il sistema immunitario non è in grado di "spegnere" la reazione autoimmune, o di confinarla nel distretto sede del processo infiammatorio e questo crea l'alterazione cronica e patologica. Questo meccanismo di aberrante funzionamento del sistema immunitario può colpire virtualmente tutti i tessuti e Spiragli di cura? tutti gli organi, e anche l'organismo intero, dando luogo alle malattie autoimmuni sistemiche. Malattie di grande diffusione sono descrivibili come malattie autoimmuni: malattie infi ammatorie intestinali quali il morbo di Crohn o la colite ulcerativa, l'endometriosi, o il Lupus eritematoso sistemico, solo per citarne alcune. Caratteristica comune di tutte queste malattie è che generalmente non impattano sulla " quantità " di vita che aspetta il malato, ma ne diminuiscono fortemente la " qualità ". Trattamenti terapeutici che non siano quindi solo sintomatici, ma che riescano il più possibile a silenziare la risposta autoimmunitaria aberrante, sono di grandissimo valore medico e sociale. L'artrite reumatoide Un caso particolare, diffuso e ben conosciuto di malattia con una forte componente autoimmune è l'artrite reumatoide. Nell'artrite reumatoide, il sistema immunitario del paziente non riconosce la membrana sinoviale che riveste le articolazioni, la attacca e provoca un sostenuto stato infi ammatorio. La membrana sinoviale reagisce all'infi ammazione aumentando di volume dando origine al cosiddetto panno sinoviale. Nel tempo, il panno sinoviale produce l'erosione della cartilagine e la sua graduale distruzione. Il processo infi ammatorio proliferativo può estendersi all'osso e a tutti i tessuti che circondano l'articolazione, provocando nel paziente uno stato di invalidità funzionale. La malattia è nota da molto tempo, le prime descrizioni cliniche risalgono alla seconda metà del XIX secolo, e sinora i trattamenti terapeutici proposti al malato sono essenzialmente sintomatici e non scevri da effetti collaterali anche gravi. Tra i farmaci sintomatici giuocano un ruolo essenziale i FANS, e in particolare la classe dei coxib, inibitori selettivi della COX-2, i corticosteroidi, e anche gli analgesici, per il controllo del dolore articolare. Sono noti, e impiegati in alcuni casi anche da molto tempo, dei trat tamenti che tendono alla modifi ca della malattia, intervenendo sul meccanismo di comparsa della risposta autoimmune. È interessante osservare che molti di questi trattamenti sono stati identifi cati su base empirica, e in alcuni casi addirittura partendo da premesse errate. È il caso della sulfosalazina, impiegata sulla base dell'idea che l'artrite fosse causata da uno streptococco, oppure dai sali d'oro, nella credenza che il micobatterio della tubercolosi fosse coinvolto nella malattia. Un altro trattamento di una certa rilevanza clinica è quello con il metotrexato, che ad alte dosi è un moderato immunosoppressore. Tutti questi trattamenti, tuttavia, non sono esenti da effetti collaterali anche signifi cativi, e da un certo numero di soggetti non rispondenti, fi no al 30-40% nel caso del trattamento con sali d'oro. L'impiego di immunosoppressori o immunomodulatori di nuova generazione, quali per esempio l'azatioprina, oppure anticorpi contro TNF , quali l'adalimumab , costituisce un reportorio medico di grande interesse e potenzialità. Un meccanismo d'azione innovativo In questo quadro, è molto interessante discutere la recente approvazione da parte della Food and Drug Administration di un farmaco con un meccanismo d'azione SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/12/2013 26 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Chimica farmaceutica 02/12/2013 NCF - N.9 - novembre 2013 Pag. 66 (tiratura:6500) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/12/2013 27 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato completamente innovativo. Parliamo di Tofacitinib (fi gura 1), un farmaco sviluppato da Pfi zer quale inibitore di una particolare sottofamiglia di protein kinasi, le cosiddette Janus Kinase (JAK). Il meccanismo d'azione è particolare, perché Tofacitinib, inibendo la fosforilazione di proteine intracellulari, blocca e interferisce con il cosiddetto pathway JAK-STAT. In pratica, l'effetto d i Tofacitinib è quello di modulare la trascrizione di geni, inibire la produzione di mediatori infi ammatori e di sopprimere l'azione dei cosiddetti geni STAT-1-dipendenti. L'attività immunomodulante e anti-infi ammatoria di un inibitore delle protein chinasi è particolarmente interessante. Inibitori chinasici sono in uso terapeutico o in fase avanzata di studio clinico per molte patologie, dimostrando con ciò la loro "druggability". Questo è stato confermato dai trials clinici eseguiti da Pfi zer sulla artirte reumatoide, che hanno successivamente portato all'approvazione del farmaco da parte della Food and Drug Administration. D'altra parte, l'azione immunomodulante e antinfi ammatoria si accompagna inevitabilmente a un certo numero di effetti collaterali. Per questo motivo, l'agenzia europea non si è allineata alla FDA, e ha, per adesso, rifi utato l'autorizzazione. Infatti, pur confermando l'effi cacia del farmaco, vengono posti seri dubbi sulla sicurezza, in particolare con riferimento all'aumento dell'incidenza di malattie infettive (per esempio Herpes Zoster) nei pazienti trattati. In ogni caso, i giudizi molto positivi sull'effi cacia aprono la strada alla successiva sperimentazione di questa classe anche per altre malattie autoimmuni. Afferenze dell'autore Gabriele Costantino, Dipartimento di Farmacia. Università degli Studi di Parma [email protected] 1 - Struttura di Tofacitinib, inibitore di JAK e approvato dalla FDA per il trattamento dell'artrite reumatoide.