L`OSSERVATORE ROMANO

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L`OSSERVATORE ROMANO
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L’OSSERVATORE ROMANO
POLITICO RELIGIOSO
GIORNALE QUOTIDIANO
Non praevalebunt
Unicuique suum
Anno CLVI n. 107 (47.242)
Città del Vaticano
giovedì 12 maggio 2016
.
All’udienza generale Papa Francesco parla della parabola del padre misericordioso
Autobomba a Baghdad causa oltre sessanta morti
La logica dell’abbraccio
Futuro incerto
per i negoziati sulla Siria
E al Brasile augura di ritrovare armonia e pace attraverso il dialogo
«Alle mamme e ai papà in apprensione
quando vedono i figli» imboccare «strade pericolose; ai parroci e catechisti»
quando «si domandano se il loro lavoro
è stato vano; a chi si trova in carcere, e
gli sembra che la sua vita sia finita; a
quanti hanno compiuto scelte sbagliate»:
sono persone vere, in carne e ossa, quelle
a cui pensa Papa Francesco ogni volta
che parla della parabola del Padre misericordioso. Lo ha confidato egli stesso ai
fedeli presenti in piazza San Pietro
all’udienza generale di mercoledì mattina, 11 maggio.
Proseguendo il ciclo di riflessioni sul
tema del giubileo riletto alla luce di episodi evangelici, il Pontefice si è soffermato sul noto brano lucano (15, 11-32). E
ne ha tratto la conclusione che «tutti coloro che hanno fame di misericordia e di
perdono e credono di non meritarlo», in
qualunque situazione della vita si trovino, non devono dimenticare che non
smetteranno mai di essere figli di Dio, figli di un Padre che ama. Perché, ha aggiunto a braccio al testo preparato, «anche nella situazione più brutta Dio mi
attende, Dio vuole abbracciarmi». E proprio su questa «logica» dell’abbraccio divino che ribalta le prospettive umane il
Papa ha incentrato la sua catechesi, sottolineando come in tale prospettiva non
possa esistere «un padre che, ad esempio, dice al figlio: “Me la pagherai”»; al
contrario, Dio è come il padre della parabola che «saliva sul terrazzo continuamente per guardare la strada e vedere se
il figlio tornava. Che cosa bella — ha
commentato Francesco — la tenerezza
del padre!». In questa logica, tutto il
male passato si dissolve «davanti al perdono del padre. L’abbraccio e il bacio»
che il papà dà al figlio prodigo fanno capire infatti a quest’ultimo «che è stato
sempre considerato figlio, nonostante
tutto». E nell’insegnamento di Gesù ciò
significa, ha fatto notare il Pontefice, che
«la nostra condizione di figli di Dio non
dipende dai nostri meriti o dalle nostre
azioni, e quindi nessuno può togliercela,
neppure il diavolo». Ma Francesco non
ha mancato di mettere a fuoco anche la
figura dell’altro figlio, il maggiore, che —
ha spiegato — «non è mai stato davvero
vicino» al padre. Per cui la sofferenza di
questo padre «è come la sofferenza di
Dio, la sofferenza di Gesù quando noi ci
allontaniamo o perché andiamo lontano
o perché siamo vicini ma senza essere vicini». Ecco allora che anche «il figlio
maggiore ha bisogno di misericordia»,
così come ne hanno bisogno i giusti, o
perlomeno «quelli che si credono giusti». E in proposito il Papa ha sottolineato che questo figlio maggiore «rappresenta noi quando ci domandiamo se
valga la pena faticare tanto se poi non
riceviamo nulla in cambio».
Al termine dell’udienza, salutando i
vari gruppi linguistici presenti, il Papa
ha rivolto un pensiero particolare al Brasile, «affinché il Paese, in questi momenti di difficoltà, proceda sui sentieri
dell’armonia e della pace, con l’aiuto
della preghiera e del dialogo».
Hideko Hojo, «Il ritorno del figliol prodigo»
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Terre sempre più aride e invivibili a causa del riscaldamento globale provocheranno fughe di massa
Milioni di profughi per il clima
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NEW YORK, 11. In fuga dalle guerre,
dalla povertà e dal terrorismo, ma
non solo. Tra qualche decennio, i
migranti scapperanno anche da terre
sempre più invivibili, troppo aride
per essere coltivate, con un’aria troppo afosa da respirare.
D all’Africa settentrionale e dal
Medio e Vicino oriente, una fetta del
mondo che ospita più di mezzo miliardo di persone, metterà in moto
una nuova fuga verso nord, che farà
pressione sulle coste europee. Colpa
del cambiamento climatico, che sta
rapidamente facendo salire la “febbre” al Pianeta. Secondo fonti delle
Nazioni Unite, già entro il 2020 la
desertificazione provocherà non meno di 50 milioni di cosiddetti “profughi climatici”. Ma i numeri potrebbero essere ben più elevati, se si
guarda a come sarà il termometro in
un futuro meno prossimo.
Profughi appena sbarcati nel porto italiano di Augusta (Reuters)
I ricercatori hanno cercato di delineare gli scenari possibili e si sono
trovati davanti un quadro tutt’altro
che roseo. Anche se l’aumento della
temperatura globale fosse mantenuto
entro i due gradi rispetto al livello
preindustriale — che è l’obiettivo fissato a livello internazionale dalla
Cop 21, il summit dell’Onu di Parigi
sul clima del dicembre scorso — in
aree del Medio oriente e del Nord
Africa l’incremento sarebbe di almeno 4 gradi. Entro la metà del secolo,
calcolano gli esperti, in estate il termometro non scenderebbe mai sotto
i 30 gradi di notte, raggiungendo
anche i 46 gradi di giorno. E alla fine di questo secolo la temperatura
nelle giornate più calde potrebbe
addirittura salire fino a 50 gradi.
Altra minaccia alle popolazioni locali sono le ondate di calore più intense, ma anche più lunghe. Tra il
1986 e il 2005 le giornate molto calde sono state in media sedici all’anno ma già nel 2050, stando alle previsioni degli scienziati, se ne conteranno ottanta ogni anno.
Nel 2100 il caldo anomalo potrebbe farsi sentire per 118 giorni, cioè
per quasi quattro mesi all’anno. Nel
frattempo, l’aria si farà sempre più
satura di polveri sottili: in Arabia
Saudita, in Siria e in Iraq la presenza di polveri desertiche nell’atmosfera è già aumentata del 70 per cento
dal 2000, portata dalle tempeste di
sabbia che sono destinate a imperversare in modo crescente.
Di conseguenza, in molti Paesi,
soprattutto quelli più poveri, il terreno diventa ogni giorno più arido, i
deserti si allargano, il bestiame muore e le risorse idriche diminuiscono o
si contaminano. È stato accertato
che l’attuale ritmo di emissioni nocive provocherà un innalzamento di
oltre un metro del livello dei mari,
colpendo centinaia di milioni di persone, favorendo le inondazioni e
causando l’ingresso d’acqua salata
nelle falde freatiche d’acqua dolce. E
l’acqua potabile, prevedono gli analisti, diventerà una merce sempre più
rara e difficilmente accessibile.
«Il cambiamento climatico peggiorerà in modo significativo le condizioni di vita di milioni di perso-
ne», avvertono i ricercatori. «Ondate di calore prolungate e tempeste di
sabbia del deserto — aggiungono —
possono rendere alcune regioni inabitabili, cosa che ovviamente contribuirà alla pressione migratoria».
L’allarme sul clima riguarda anche
il Pacifico, dove cinque piccole isole
coralline sono state cancellate dallatlante geografico, sommerse dal mare. Lo hanno stabilito ricercatori australiani, che hanno preso in esame
le Isole Salomone, Nazione insulare
composta da un migliaio di isole nel
Pacifico meridionale. Qui, rilevano
gli esperti, dal 1994 in poi il livello
del mare si è alzato di 7-10 millimetri
all'anno, uno degli incrementi più
alti registrati sul pianeta. Le cinque
isole scomparse non erano abitate.
Distruzioni provocate dagli ultimi bombardamenti su Aleppo (Ansa)
GINEVRA, 11. C’è incertezza sulla
convocazione del nuovo round di
negoziati tra Governo e opposizione siriani a Ginevra, il terzo dopo
quello che si è concluso il 27 aprile
scorso. Se da un lato la Russia sta
facendo pressioni sull’opposizione
perché torni al tavolo delle trattative, ma con richieste più modeste,
Washington ritiene che sia necessario aspettare: è ancora troppo presto per aprire un nuova tornata negoziale, vista anche l’instabilità della situazione ad Aleppo, dove i
combattimenti continuano.
L’inviato Onu per la Siria, Staffan de Mistura, non ha quindi fissato la data di inizio dei nuovi incontri. Ha tuttavia fissato i punti
essenziali sui quali si concentrerà il
dialogo: il rispetto della tregua in
tutta la Siria, l’impegno del Governo a non ostacolare l’arrivo di aiuti
umanitari nelle aree assediate e a
liberare i detenuti, come sancito
nella risoluzione 2254 del Consiglio
di Sicurezza dell’Onu. Inoltre, in
un documento presentato al Consiglio di sicurezza, de Mistura ha affermato che il terzo round dovrà
prendere in esame le modalità concrete con cui avverrà la transizione
politica. E dunque il monitoraggio
delle istituzioni governative e di sicurezza, la strategia e gli strumenti
di coordinamento per la lotta al
terrorismo, la tutela dei confini, la
creazione di un clima pacifico e
neutrale a garanzia dell’incolumità
di tutti e altro ancora.
Stando a fonti di stampa, il progetto della Russia è quello di mantenere al potere l’attuale presidente
Assad. Mosca non prevede una ve-
Obama nella città giapponese il prossimo 27 maggio
ra transizione politica, bensì la
creazione di un Governo di unità
nazionale con la partecipazione
parziale dell’opposizione. Washington, che non riconosce la legittimità di Assad e del suo Governo,
preme affinché possa nascere al più
presto un Esecutivo del tutto nuovo, dal quale sia esclusa la leadership attuale, e dunque la formazione di un’Assemblea costituente.
Come detto, la situazione sul
campo resta molto difficile. Ieri
due attacchi aerei su Idlib, nel
nord-ovest della Siria, hanno causato la morte di almeno dieci civili.
Fonti dell’opposizione spiegano
che nell’attacco si registrano anche
decine di feriti. E nel frattempo, il
cosiddetto Stato islamico (Is) ha
preso il controllo di una strada
strategica che collega Homs e il sito archeologico di Palmira.
Ma non è solo la Siria a essere
nel mirino dell’offensiva jihadista.
È di almeno 64 morti e decine di
feriti il bilancio provvisorio di un
attentato compiuto oggi nella capitale irachena Baghdad. Lo riferiscono
fonti
mediche
citate
dall’emittente «Al Arabiya», secondo cui l’esplosione sarebbe stata
causata da un’autobomba a Sadr
City, un sobborgo orientale a maggioranza sciita, e avrebbe colpito
un mercato. Altri bilanci riportati
dalle agenzie parlano comunque di
decine di vittime. L’Is avrebbe rivendicato l'attentato in un comunicato circolato sui social media. Nel
testo i jihadisti affermano di aver
voluto colpire una riunione di miliziani sciiti.
L’artista statunitense Christo
Plastica
d’autore
Destinazione Hiroshima
MARCELLO FILOTEI
A PAGINA
4
NOSTRE
INFORMAZIONI
Nomina
di Vescovo Ausiliare
Il memoriale della pace a Hiroshima (Reuters)
PAGINA 3
Il Santo Padre ha nominato
Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Goiânia (Brasile) il
Reverendo
Moacir
Silva
Arantes, del clero della Diocesi di Divinópolis, finora
Amministratore Parrocchiale
della parrocchia “Nossa Senhora da Piedade”, a Pará de
Minas, assegnandogli la Sede
titolare di Tituli di Numidia.
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giovedì 12 maggio 2016
Un pezzo di cotone rimasto impigliato
nel filo spinato che circonda
il campo profughi greco di Idomeni (Afp)
Per gestire al meglio i flussi di arrivi
Berlino vuole prolungare
i controlli alle frontiere
BRUXELLES, 11. Resta critica la situazione in Europa sul fronte della crisi
dei migranti, con l’annuncio da parte della Germania di prolungare i
controlli alle frontiere e del referendum in Ungheria sui ricollocamenti
dei rifugiati, mentre si rinnovano le
tensioni con la Turchia, di cui è
sempre più in dubbio la tenuta
dell’accordo con l’Ue. Intanto, anche se con una minore intensità,
continuano gli arrivi via mare, quasi
190.000 dall’inizio anno secondo i
dati dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni.
La Germania, come ha annunciato
il ministro dell’Interno, Thomas de
Maizière, vuole estendere i controlli
alle frontiere con l’Austria, già avviati a settembre, fino a quando la protezione dei confini esterni dell’Unione non sarà migliorata. Era stata
proprio la decisione di Berlino alla
fine dell’estate a far scattare a catena
la stessa decisione in Austria, dove le
tensioni politiche sui migranti, nonostante il “pugno duro” mostrato al
Brennero nei confronti dell’Italia, sono cresciute negli ultimi tempi.
A Bruxelles, però, non è giunta
nessuna richiesta ufficiale da parte
della Germania: si aspetta ancora,
infatti, che entro giovedì gli Stati
membri adottino la proposta della
Commissione che consente il prolungamento dei controlli in punti specifici delle frontiere per altri sei mesi.
E questo riguarderà anche Austria,
Danimarca, Svezia e Norvegia.
La situazione non va meglio sul
versante dell’accoglienza dei migranti: il Parlamento ungherese ha dato
il via libera al referendum chiesto
dal Governo del premier Viktor Orbán sul piano di reinsediamento dei
rifugiati in base a quote. Critica la
Commissione Ue.
Scricchiola intanto anche l’accordo con la Turchia. Bruxelles ha deciso di rinviare a data da destinarsi la
riunione sulla liberalizzazione dei visti chiesta da Ankara e inizialmente
prevista per venerdì prossimo. A pesare anche le ultime dichiarazioni
del presidente turco, Recep Tayyip
Erdoğan, secondo cui Ankara «non
accetta lezioni sulla lotta al terrorismo» dall’Europa.
Una madre con il figlio alla frontiera tra Grecia ed ex Repubblica jugoslava di Macedonia (Ap)
Riforma adottata senza passaggi parlamentari
Il segretario della Cei ribadisce il ruolo centrale della famiglia
Parigi alla prova di forza
sul lavoro
Voto di fiducia
per le unioni civili in Italia
PARIGI, 11. Prova di forza in Francia
sulla contestata riforma del lavoro.
Con una decisione destinata a suscitare polemiche e discussioni, il Governo socialista del primo ministro,
Manuel Valls, ha deciso di bloccare
il passaggio in Parlamento della riforma il cui obiettivo dichiarato è
contrastare il livello record di disoccupazione. Nel corso di un Consiglio dei ministri convocato ieri d’urgenza all’Eliseo, l’Esecutivo ha infatti dato il via libera all’uso dell’articolo 49 della Costituzione, che impone
l’immediata adozione del provvedimento escludendo il voto dell’Assemblée nationale. Questo salvo
l’approvazione della mozione di sfiducia presentata dall’opposizione di
centro-destra (Udi - Les Républi-
cains), ritenuta però improbabile. La
scelta di Valls — indicano gli analisti
— è stata dettata dall’assenza di una
maggioranza in Parlamento e dal fallimento delle trattative con i principali sindacati.
Davanti alla sede dell’Assemblée
nationale e in altre piazze del Paese
si sono subito riaccese tensioni e
proteste. La decisione di forzare
l’iter della riforma «mi ha fatto male
al cuore — ha detto il premier Valls
in diretta all’emittente televisiva TF1
— ma dobbiamo condurre in porto
la riforma perché la Francia deve andare avanti».
Sette sindacati (Cgt, Fo, Fsu, Solidaires, Unef, Fidl, Unl) hanno indetto per domani una quinta giornata di mobilitazione nazionale.
ROMA, 11. La Camera dei deputati
si esprime oggi sul disegno di legge che introduce le unioni civili tra
coppie omosessuali quale «specifica formazione sociale». Così come
avvenuto al Senato nel febbraio
scorso, anche oggi il Governo ha
posto sul voto la questione di fiducia. Il ricorso a questa procedura —
ha spiegato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi — è stato necessario «perché non erano possibili
ulteriori ritardi dopo anni di tentativi falliti».
Sulla decisione è intervenuto ieri
il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, il vescovo
Nunzio Galantino, rispondendo a
una domanda dei giornalisti a margine di un convegno sulle tossicodipendenze a Roma. «Penso stia
emergendo da tutte le parti una richiesta di maggiore partecipazione
e attenzione, di maggiore rispetto
per coloro i quali sono stati eletti.
Poi il Governo avrà anche le sue
logiche, le sue ragioni, ma il voto
di fiducia può rappresentare spesso
una sconfitta per tutti» ha spiegato
il vescovo. «C’è la necessità che ci
sia una politica familiare molto più
attenta che metta in conto l’importanza della famiglia costituita da
padre, madre e figli» ha sottolineato Galantino. «Il ruolo della famiglia non è sussidiario o marginale:
la società deve capirlo. Non è un
tema che deve stare a cuore solo alla Chiesa, ma a tutti, alla società».
Sul ricorso al voto di fiducia
hanno espresso aspre critiche le
formazioni politiche di opposizione, mentre sul merito della questione è intervenuto il candidato sindaco di Roma, Alfio Marchini. «Non
ho nulla contro il riconoscimento
dei diritti civili — ha dichiarato —
ma non celebrerò unioni tra persone omosessuali se dovessi vincere le
elezioni».
Il testo già approvato dal Senato
è diverso da quello presentato originariamente. In esso infatti non
compaiono più l’obbligo di fedeltà
e la controversa stepchild adoption,
la norma che consentirebbe a uno
dei partner l’adozione del figlio
dell’altro. In quest’ultimo caso, sarà infatti il giudice a decidere se riconoscere o meno le adozioni per
le coppie omosessuali.
La tratta frutta alla criminalità 150 miliardi di dollari all’anno
Quando la legge
aiuta il trafficante
dalla nostra inviata a Strasburgo
FAUSTA SPERANZA
Non solo vittime degli scafisti. Richiedenti asilo, rifugiati e migranti
sono «particolarmente vulnerabili»
alla tratta di esseri umani che in
Europa frutta alla criminalità almeno 150 miliardi di dollari all’anno.
Già 10.000 minori non accompagnati sono scomparsi dal loro arrivo in Europa negli ultimi mesi e,
nella terra di nessuno dell’illegalità,
restano sacche ben organizzate per
sfruttamento sessuale, lavoro forzato, espianto di organi.
L’allarme è preciso. Viene da
Europol, l’ufficio europeo di polizia. Se i Governi dell’Ue non fanno di più e meglio, le vittime che
oggi sono 30.000 possono crescere
in modo esponenziale.
La prima indicazione concreta è
quella di non fare dei cosiddetti
hotspot un’occasione mancata per
la prevenzione. I punti di crisi, voluti per gestire l’emergenza di flussi
di migranti senza precedenti, sono
pensati per la registrazione dei rifugiati, per assicurare loro servizi e
assistenza. In realtà, avvertono le
forze di polizia che si muovono sul
piano europeo, sono il primo nodo
critico in cui si gioca il futuro di
tante potenziali vittime.
A cogliere l’allarme è il Parlamento europeo, che vota giovedì
una risoluzione che richiama fortemente gli Stati membri Ue a superare divisioni che lasciano maglie
larghe all’illegalità. Si tratta di migliorare la raccolta dati e uniformare le legislazioni.
Innanzitutto, si chiarisce che «le
differenze tra legislazioni degli Stati membri agevolano notevolmente
le attività dei gruppi appartenenti
alla criminalità organizzata». Inoltre, si legge che «il rischio di essere
perseguiti penalmente è ancora
troppo basso e le sanzioni comminate per prevenire il reato sono
Il ministro degli Esteri tedesco chiede concessioni alle parti in conflitto
Dialogo sulla crisi ucraina
Il presidente Hollande insieme al premier Valls all’Eliseo (Reuters)
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GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile
Giuseppe Fiorentino
vicedirettore
Piero Di Domenicantonio
BERLINO, 11. Alla vigilia dell’odierno incontro a Berlino sulla crisi nel
sud-est dell’Ucraina del cosiddetto
“quartetto Normandia” (Germania,
Francia, Russia e Ucraina), il ministro degli Esteri tedesco, FrankWalter Steinmeier, ha chiesto ieri a
Mosca e a Kiev passi in avanti
concreti sul processo di pace. Per
Steinmeier, gli sforzi per l’applicazione di accordi di pace vecchi di
quindici mesi «non possono andare
avanti all'infinito» e per questo
«nell’incontro di Berlino servono,
più che chiare ammissioni delle
parti in conflitto, soprattutto progressi concreti nell’applicazione».
Tuttavia — ha sottolineato il capo della diplomazia di Berlino —
«bisogna creare le condizioni per
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caporedattore
Gaetano Vallini
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far svolgere le elezioni locali e, soprattutto, deve essere a ogni modo
evitato un ritorno all’escalation di
violenza del passato». D’altra parte
la guerra nell’est dell’Ucraina iniziata nell’aprile del 2014 e che ha
visto contrapposti l’esercito di Kiev
e i ribelli delle province di Donetsk
e Lugansk, a maggioranza russa,
ha già causato — secondo gli ultimi
dati forniti dall’Onu — quasi
10.000 morti e oltre 23.000 feriti.
Nel settembre del 2015 nella capitale bielorussa, Minsk, è stato
raggiunto un cessate il fuoco. Il
conflitto però non si è mai estinto
del tutto e perdura, con vittime
causate dall’enorme quantità di mine antiuomo mai rimosse e dagli
spari incessanti dell’artiglieria.
Segreteria di redazione
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Tipografia Vaticana
Editrice L’Osservatore Romano
don Sergio Pellini S.D.B.
direttore generale
Il Cremlino ritiene che la situazione relativa all’attuazione degli
accordi di Minsk-2 per la soluzione
della crisi ucraina sia ancora «deplorevole». A parlare è stato il portavoce del presidente Vladimir Putin, Dmitri Peskov, alla vigilia
dell’incontro a Berlino. A suo dire i
colloqui nel “formato Normandia”
rimangono «la base principale per
gli sforzi di trovare una soluzione
della crisi in Ucraina, per questo è
estremamente importante mantenerli». La situazione «è lungi
dall’essere promettente e produttiva
— ha denunciato Peskov — Per ora
constatiamo la deplorevole situazione relativa all’attuazione degli
accordi di Minsk, di cui i Paesi del
Quartetto sono firmatari».
Tariffe di abbonamento
Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198
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inadeguate rispetto ai potenziali
profitti».
Il pensiero va a norme differenti
per esempio per il sanzionamento
di clienti di prostitute. E infatti
l’Europarlamento invita a uniformarsi sui canoni di severità del
Nord Europa. Ma le distanze da
colmare, per un’azione che si possa
dire europea, sono a partire dal livello primario delle definizioni. Innanzitutto, la definizione di tratta
di esseri umani è diversa Paese per
Paese. E, ad esempio, in tema di
minori, non c’è un’unica espressione per identificare il fenomeno criminale. Alcuni Stati membri considerano la tratta di minori una forma autonoma di sfruttamento, altri
assimilano le vittime minorenni
agli adulti. Così, denuncia la risoluzione, «si ostacola la possibilità
di creare un quadro globale di intelligence e definire le migliori risposte
investigative
a
livello
dell’Ue».
Quando si parla di tratta, i settori sono tristemente tanti. Dall’agricoltura all’accattonaggio; dall’industria del sesso, al matrimonio forzato; dallo sfruttamento sessuale sulle
strade, a quello on line; dalle adozioni illegali, al traffico di organi
umani. Non può esserci un’unica
strategia valida per tutti. Ma si capisce quanto sia urgente che, a
monte di tanti specifici settori di
intervento, ci sia collaborazione
transnazionale tra polizie e magistrature. Ci sono anche piani che
ricongiungono tanti fili. Primo fra
tutti, quello di internet che, così
come per il terrorismo, gioca un
ruolo chiave nel reclutamento, in
questo caso di vittime. Lo fa attraverso false offerte di lavoro, pubblicizzando “servizi” e favorendo lo
scambio di informazioni tra reti
criminali. Ci vuole collaborazione
tra polizie ma anche un impegno
politico perché internet non sia solo questo, ma sia anche piattaforma
per sensibilizzare e mettere in guardia le potenziali vittime. Ci vogliono programmi precisi.
Tutto si ricollega sul piano del
denaro. Per questo l’appello ai Governi è forte. Si deve collaborare
con maggiore efficacia a livello di
polizie e strutture economiche per
«indagare sugli aspetti finanziari e
il riciclaggio del denaro». Inoltre,
si deve «rafforzare la cooperazione
ai fini della confisca e del congelamento dei beni delle persone implicate nella tratta».
In ogni caso, ci sono classificazioni che colpiscono e fanno pensare. Al momento la tratta è considerata «un’attività a basso rischio e
ad alto profitto». Se non c’è
un’azione efficace, con l’aumento
di migranti irregolari, la stessa forbice semplicemente si allargherà ulteriormente. Nella risoluzione del
Parlamento europeo, al di là degli
interventi mirati suggeriti, c’è una
raccomandazione generale quanto
essenziale. Si legge: «Per prevenire
la tratta di esseri umani e il traffico
di persone è importante creare canali per l’immigrazione legale e sicura».
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pagina 3
Il presidente brasiliano Rousseff interviene
durante una conferenza a Brasilia (Ap)
Obama nella città giapponese il prossimo 27 maggio dopo il vertice del
G7
Destinazione Hiroshima
Per Abe un segnale forte in vista di un mondo senza armi atomiche
WASHINGTON, 11. Il premier giapponese, Shinzo Abe, ha espresso ieri
«gratitudine dal profondo del cuore» dopo l’annuncio della Casa
Bianca che conferma la visita del
presidente
statunitense,
Barack
Obama, nella città di Hiroshima al
Duterte intende
cambiare
la Costituzione
filippina
MANILA, 11. Il nuovo presidente
delle Filippine, Rodrigo Duterte,
intende cambiare la Costituzione
e istituire nel Paese asiatico un sistema parlamentare e federale. Le
priorità, ha assicurato il presidente nel suo primo discorso, saranno la lotta alla criminalità e alla
corruzione, sull’esempio di quanto già accade a Davao, capitale
dell’isola di Mindanao, metropoli
amministrativamente autonoma
che Duterte governa da più di
vent’anni.
Tra i provvedimenti allo studio, è previsto un coprifuoco dalle 22 per i minori non accompagnati e sarà vietata la vendita di
alcolici dopo la mezzanotte. governa da più di 20 anni. Il capo
dello Stato, che ha nettamente
vinto le elezioni di lunedì scorso,
ha anche detto che limiterà la velocità delle auto a 40 chilometri
all’ora.
È stato il portavoce di Duterte,
Peter Lavina, a illustrare le linee
programmatiche del mandato.
«Ci sarà una rilevante riforma
della Costituzione che richiederà
il consenso nazionale; chiederemo al Congresso di convocare
un'Assemblea costituente. La riforma che vogliamo prevede di
decentralizzare il potere e istituire un federalismo per potenziare
lo sviluppo del Paese», ha spiegato. «Le Filippine non crescono
perché il potere è troppo concentrato nel Governo nazionale. Abbiamo bisogno di un sistema federale che liberi le regioni in modo che siano padroni del loro destino» ha aggiunto il portavoce.
Nonostante gli appelli a non
votarlo lanciati del presidente
uscente, Benigno Aquino III, Duterte ha raccolto molti voti soprattutto a causa delle sue prese
di posizione contro la corruzione
e la criminalità. Nelle elezioni, a
cui hanno partecipato 54,3 milionid i filippini, Duterte ha conquistato il 38,7 per cento dei consensi, seguito dell’attuale ministro degli Interni, Mar Roxas
(23,2 per cento), e dalla senatrice
Grace Poe (21,7 per cento).
termine del vertice del G7 di fine
maggio nel Giappone centrale.
«Riaffermare la propria determinazione per creare un mondo privo
di arsenali atomici da una città che
è stata vittima di ordigni nucleari è
un segnale carico di significato per
la prossima generazione» ha detto il
premier nipponico. Il ministero degli Esteri di Tokyo ha spiegato che
Obama e Abe avranno diversi incontri nel corso del summit che precederà la visita congiunta.
Il 27 maggio, dunque, Obama sarà il primo presidente in carica degli
Stati Uniti a visitare Hiroshima, a
coronamento di uno storico viaggio
che prima del Giappone lo porterà
anche ad Hanoi e a Ho Chi Minh,
in Vietnam, tappe altrettanto simboliche. La decisione della Casa Bianca di ufficializzare la visita a Hiroshima era nell’aria, dopo settimane
di indiscrezioni e il premier Abe —
fanno sapere alcuni media — potrebbe ricambiare andando presto a
Pearl Harbour, nelle Hawaii, dove si
trova la base americana attaccata dai
caccia nipponici che provocarono
Per bloccare il voto al Senato sull’avvio della procedura di impeachment
Rousseff presenta ricorso
BRASILIA, 11. È previsto per domani, giovedì, il voto del
Senato brasiliano sull’avvio della procedura di impeachment per il presidente Dilma Rousseff. Nel tentativo
di bloccare il voto, il capo dello Stato ha presentato ieri
un ricorso alla Corte suprema. Rousseff ha definito
l’apertura della procedura di impeachment un «abuso
di potere» da parte dell’ex presidente della Camera,
Eduardo Cunha, che la Corte suprema ha sospeso venerdì scorso con l’accusa di ostacolare le indagini a suo
carico nell’ambito dello scandalo Petrobras. Il ricorso è
l’ultimo di una serie di colpi di scena, dopo lo scontro
senza precedenti tra Senato e Camera, con la decisione
del presidente del Senato, Renan Calheiros, di approvare l'avvio della votazione nonostante i dubbi sollevati
dal presidente ad interim della Camera, Waldir Maranhão. Se il voto al Senato sarà favorevole e l’impeachment partirà, Rousseff dovrà abbandonare il palazzo
presidenziale del Planalto per i tre mesi di durata del
processo. In attesa del voto, la tensione in tutto il Paese
resta altissima. Manifestazioni pro e contro l’impeachment per Rousseff si sono svolte ieri in tutte le maggiori città.
Primo capo della polizia nero
Sanders e Trump conquistano le ultime primarie nella corsa alla Casa Bianca
Una vittoria
per
Ferguson
Poche sorprese
WASHINGTON, 11. Sono passati quasi
due anni dalle fortissime tensioni
razziali che scossero la città del Missouri Ferguson, dopo la morte —
per mano di un agente bianco — del
giovane nero disarmato Michael
Brown. Le proteste, allargatesi poi a
tutti gli Stati Uniti, portarono a un
processo di generale revisione del
comportamento e dell’organizzazione della polizia locale. E oggi, la
comunità afroamericana della città
può festeggiare una vittoria importante: per la prima volta ci sarà un
capo della polizia nero. Il suo nome
è Delrish Moss, veterano della polizia di Miami, che ha battuto altri 50
concorrenti ed è stato scelto come
successore di Tom Jackson. Sei mesi
fa, un rapporto del dipartimento di
Giustizia aveva messo sotto accusa
il dipartimento di polizia di Ferguson, protagonista di continue violazioni dei diritti costituzionali degli
afroamericani. Appena insediato,
Moss, 51 anni, con 32 anni di carriera alle spalle, di cui venti in Florida,
ha sottolineato lo scarso numero di
donne e di neri in posizioni di comando. Per ricostruire fiducia nella
comunità e un rapporto con le forze
dell’ordine, il nuovo capo della polizia punta a lanciare un programma
di tutoraggio. Tra i buoni propositi,
anche l’idea di un nuovo programma giovanile intitolato “Fa la cosa
giusta”.
Più cooperazione antiterrorismo
tra Marocco, Algeria e Tunisia
RABAT, 11. Il capo del Governo tunisino, Habib Essid, ha chiesto oggi
nel corso di una visita a Rabat, un
rafforzamento della cooperazione
con Marocco e Algeria per lottare
contro il terrorismo, in particolare
per affrontare la minaccia jihadista.
«Abbiamo potuto scongiurare — ha
detto il premier tunisino — una serie
di attacchi terroristici grazie alla nostra cooperazione sul fronte della sicurezza con l’Algeria, soprattutto alle frontiere». Quanto al Marocco,
ha aggiunto Habib Essid «c’è uno
scambio di informazioni e nei colloqui con il premier, Abdelilah Benkirane, abbiamo deciso di rafforzare
questa cooperazione». Un ingente
quantitativo di armi è stato sequestrato ieri dalle forze armate algerine a Borj Badji Mokhtar, nel profondo sud del Paese. Lo rende noto
il ministero della Difesa algerino
specificando che dell’arsenale face-
l’ingresso degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale. Una visita
che dovrebbe avvenire a novembre,
quando Abe si recherà in Perú per il
vertice dell’Apec.
Nell’aprile scorso John Kerry è
stato il primo segretario di Stato
americano a recarsi nella città colpita da “Little Boy”, l’atomica sganciata la mattina del 6 agosto 1945
dal bombardiere americano Enola
Gay. Tre giorni dopo un altro ordigno nucleare colpì la città di Nagasaki. In tutto le vittime furono oltre
220.000, senza contare le conseguenze decennali sulla salute di centinaia di migliaia di giapponesi.
Tuttavia, come ha precisato Ben
Rhodes, uno dei più stretti consiglieri di Obama, il presidente non
chiederà scusa per le bombe che
posero fine alla seconda guerra
mondiale. «Sarebbe un errore farlo», ha spiegato il portavoce della
Casa Bianca, Josh Earnest, sottolineando che Obama ritiene che l’allora presidente Harry Truman prese
la decisione «per motivi giusti, per
far cessare un conflitto terribile».
vano parte lanciamissili, munizioni
per lanciarazzi, vario materiale
esplosivo, kalashnikov e mitragliatori Rpk. Nei giorni scorsi, sempre il
ministero della Difesa algerino ha
diffuso il bilancio delle azioni condotte dalle forze di sicurezza
dall’inizio dell’anno fino ad aprile
2016. Nel corso di diverse operazioni di sicurezza alle frontiere sono
stati uccisi 84 jihadisti uccisi e sono
stati arrestati altri 14 presunti fondamentalisti nella provincia di El
Oued, nel nord-est del Paese, al
confine con la Tunisia. E anche in
Tunisia prosegue senza sosta l’attività antiterrorismo: unità di sicurezza
tunisine hanno smantellato altre due
cellule jihadiste a Mahdia e Kebili,
arrestando in tutto sei persone con
l’accusa di appartenere a una organizzazione terroristica. Lo ha reso
noto ieri sera il ministero dell’Interno di Tunisi.
WASHINGTON, 11. Nessuna vera sorpresa nelle ultime primarie della
corsa alla Casa Bianca. In campo
democratico, Bernie Sanders ha vinto le primarie nel West Virginia con
il 51 per cento dei voti, contro il 37
di Hillary Clinton. Intervenuto a
un comizio in Oregon, dove si vota
la settimana prossima, il senatore
del Vermont ha ammesso oggi che
la sua campagna «deve arrampicarsi
su una ripida salita», pur sottolineando che intende «battersi per
vincere la nomination» e «lottare
per ogni voto in Oregon, Kentucky,
California e i due Dakota».
Il senatore del Vermont era favorito in West Virginia, Stato dove
Trump durante un comizio in Nebraska (Ap)
l’industria mineraria è molto potente, dopo che a marzo Clinton si era
espressa con toni critici sul settore
del carbone. La distanza tra i due
rivali resta comunque incolmabile.
L’ex segretario di Stato rimane in
testa nella corsa alla nomination democratica per la Casa Bianca con
1600 delegati, 300 più del senatore.
Inoltre, può contare sulla maggioranza dei super delegati per assicurarsi la nomination alla convention
di luglio a Philadelphia, dove servirà una maggioranza di almeno 2383
voti.
In campo repubblicano, invece,
Donald Trump è ormai rimasto
l’unico candidato in lizza, dopo
aver vinto senza problemi in West
Virginia, dove poteva anche contare
sul sostegno dell’associazione dei
produttori di carbone. Il miliardario
ha conquistato anche il Nebraska,
dove c’erano le primarie solo per il
Grand Old Party, ottenendo tutti i
delegati in palio. Trump, ormai senza rivali, ha la nomination quasi in
tasca. Nonostante gli altri candidati
si siano ritirati dalla corsa gli elettori possono comunque decidere di
votarli.
Il miliardario newyorkese tuttavia
non ha ancora raggiunto la soglia
dei 1237 delegati che gli consentirebbe di arrivare alla convention di
luglio con le spalle coperte e la certezza — sulla carta — di poter correre per la Casa Bianca.
Il Governo
venezuelano
denuncia
brogli
CARACAS, 11. Sempre più teso il
confronto in Venezuela tra il Governo e l’opposizione, che controlla il Parlamento. Jorge Rodríguez,
vice presidente del Partido socialista unito (Psuv, chavista), ha infatti detto che esistono «indizi di
frode» nelle firme consegnate
dall’opposizione al Consiglio nazionale elettorale (Cne) come primo passo per convocare un referendum revocatorio contro il presidente, Nicolás Maduro.
Secondo Rodríguez, responsabile della commissione che sta
controllando le firme, almeno l’11
per cento delle schede con le firme consegnate al Cne sono incomplete, con nomi, impronte digitali o numeri delle carte di identità mancanti. «Tutto questo è
un’operazione politica: non ci sarà
un referendum perché non ci sono
i tempi e non ci sono le firme»,
ha precisato Rodríguez. E per oggi, tanto l’opposizione quanto i
partiti chavisti hanno convocato
manifestazioni a favore e contro il
referendum davanti alla sede del
Cne, ma Rodríguez — che è anche
sindaco di uno dei comuni in cui
è divisa Caracas — ha detto avere
solo ricevuto una richiesta di autorizzazione per un corteo di un
gruppo pro-governativo.
Mentre si prepara la battaglia tra l’Is e le truppe di Tripoli e Tobruk intorno a Sirte
Mosca e Il Cairo dialogano sulla crisi libica
TRIPOLI, 11. Si fa sempre più tesa la
situazione nella zona attorno alla
città di Sirte, roccaforte del cosiddetto Stato islamico (Is) in Libia,
dove le differenti truppe che fanno
riferimento a Tripoli e a Tobruk si
preparano a iniziare un’offensiva
contro i jihadisti. E della crisi libica
hanno discusso ieri il presidente russo, Vladimir Putin, e quello egiziano, Abdel Fattah Al Sisi. Il capo
dello Stato egiziano ha ribadito al
leader del Cremlino la posizione del
Cairo, che sostiene il Governo di
concordia nazionale libico del premier incaricato Fayez Al Sarraj.
Senza mai nominare il nome del generale Khalifa Haftar, Al Sisi ha
detto che egli sostiene «sia il Consiglio presidenziale, sia l’esercito libico». Il presidente egiziano ha quindi ribadito la richiesta di «rimuovere l’embargo imposto dalle Nazioni
Unite alle armi all’esercito libico, in
modo che sia in grado di compiere
al meglio il proprio dovere».
Putin e Al Sisi hanno anche affrontato la possibile ripresa dei collegamenti aerei tra i due Paesi, interrotti per ordine di Mosca dopo
l’attentato al volo russo in Sinai nello scorso ottobre. Come rende noto
il Cremlino, entrambi i leader hanno espresso interesse al miglioramento delle misure di sicurezza negli aeroporti egiziani.
Sul terreno, la situazione libica
resta drammatica. L’Is ha ordinato
ieri agli abitanti dei villaggi di Sultan e di Harawa intorno a Sirte di
lasciare le proprie abitazioni entro
24 ore. Secondo quanto riferiscono
fonti di stampa, i miliziani jihadisti
hanno perquisito le case di due villaggi per preparare l’evacuazione e
hanno arrestato sei giovani dei quali
non si conosce quale sia stata la sorte. Sirte si svuota ogni giorno di più
e si calcola che il 70 per cento della
popolazione abbia già lasciato l’area
a causa delle difficili condizioni di
vita e in vista di un possibile conflitto armato tra l’Is da una parte,
l'esercito libico di Khalifa Haftar e
le milizie di Misurata dall’altra.
Queste ultime si avvicinano sempre
di più alla città rispettivamente da
est e da ovest.
Intanto, un gruppo di 150 famiglie di sfollati fuggiti da Sirte è
giunto nei giorni nella città di Tobruk, in Cirenaica. La municipalità
ha registrato i nomi degli sfollati e
ha predisposto le misure necessarie
per dare accoglienza alle famiglie
sfollate. La Croce Rossa di Bengasi
ha promesso di inviare aiuti a Tobruk per questi casi che non riguardano solo gli sfollati di Sirte, ma
anche quelli già in città giunti da
D erna.
Il portavoce delle milizie di Misurata che fanno capo al Governo
di unità nazionale di Tripoli e al comando unificato voluto dal premier
Al Sarraj, il maggiore Mohammed
al Ghasri, ha ammesso che «l’Is ha
approfittato delle divisioni tra le milizie e all’interno dell’esercito». Parlando ai media libici, l’ufficiale ha
aggiunto che «per questo stiamo
conducendo un’iniziativa per unire
le forze dell’esercito in tutte le regioni e combattere insieme». Il
coordinamento interessa tutte le milizie della Tripolitania che «sono
pronte per combattere ed entrare a
Sirte». Il comando, operativo nella
zona tra Sabrata e Misurata, è stato
creato nei giorni scorsi dal Consiglio di presidenza del Governo di
riconciliazione nazionale.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4
giovedì 12 maggio 2016
Profughi
al confine della Macedonia
L’artista statunitense Christo “impacchetta” un volto della Scuola d’Atene di Raffaello
Plastica d’autore
di MARCELLO FILOTEI
n un affresco come la Scuola di
Atene di Raffaello, l’osservatore
comune cerca di riconoscere i
personaggi famosi e i simboli che
li contraddistinguono, poi c’è chi
si concentra su un giovane uomo praticamente anonimo e lo innalza a prota-
I
gonista assoluto. Capello fluente, bianco, sguardo attento ai particolari l’ottantenne Christo Vladimirov Javacheff, artista bulgaro nazionalizzato statunitense,
per il mondo dell’arte semplicemente
Christo, ha sempre avuto uno sguardo
originale. Sa riconoscere la bellezza e ha
inventato un modo per sottolinearla attraverso la plastica.
In un angoletto della Sala degli arazzi
dei Musei Vaticani, mentre lo aspettano
per cominciare la presentazione del suo
ultimo lavoro, ci spiega con calma perché ha deciso di “impacchettare” il volto
di quel giovane dipinto cinquecento anni fa da Raffaello accanto ad Aristotele.
In realtà, racconta in un inglese a cui il
tempo non ha sottratto l’accento bulgaro, «non è chiaro se il personaggio sia
un uomo o una donna. L’ho scelto perché cercavo qualcosa di molto ordinario
che al tempo stesso esprimesse una
grande idea di bellezza». Dagli anni
Cinquanta, continua, «avvolgo le opere
con uno strato di plastica. Ho usato la
tecnica anche con delle statue, perché
questo materiale, così fragile e comune,
cambia il punto di vista dell’osservatore,
lo invita a scoprire un significato più
profondo». Nei primi esperimenti degli
anni Cinquanta i lavori avevano dimensioni minime. Poi Christo e sua moglie
Jeanne-Claude, artista nata in Francia e
anche lei naturalizzata statunitense, hanno capito di avere bisogno di spazi sempre più grandi. Andando avanti anche le
gallerie d’arte sono risultate troppo an-
guste. E nel 1961, finalmente, i due hanno deciso di uscire all’aperto realizzando
Stacked Oil Barrels and Dockside Packages nel porto di Colonia.
Ora si torna al piccolo formato, con
il progetto «Christo’s box. Between art
and mercy. A gift for Bangui», un’iniziativa artistica e benefica allo stesso
tempo, voluta dalla Segreteria per la
Comunicazione e dai Musei Vaticani in
collaborazione con il Centro Televisivo
Vaticano e con l’Officina della Comunicazione di Bergamo. «Per una di quelle
coincidenze che noi cristiani chiamiamo
Provvidenza», racconta il prefetto della
Segreteria, monsignor Dario Edoardo
Viganò, non è stato troppo complicato
entrare in contatto direttamente con
l’artista e chiedergli di partecipare al
progetto: «Christo sta realizzando una
passerella galleggiante sul lago di Iseo,
è così che le nostre strade si sono incrociate». Come facciamo sempre — aggiunge Viganò, «abbiamo deciso di “fare rete”, mettendo insieme diversi soggetti e valorizzando tutti attorno a un
obiettivo comune». In questo caso si
tratta dell’“impacchettamento artistico”
di un cofanetto contenente una serie di
documentari sui Musei Vaticani, prodotti dal Centro Televisivo Vaticano.
«Sono state realizzate trecento repliche
d’autore, che saranno messe all’asta. Il
ricavato sarà offerto al Papa perché lo
possa devolvere all’ospedale pediatrico
di Bangui. Contiamo di concludere
l’operazione per Natale».
Il mondo della musica hip-hop nel film «Zeta» di Cosimo Alemà
Estetica
della periferia urbana
di EMILIO RANZATO
giovanissimi Alex e Marco (Diego Germini e Jacopo Olmo Antinori) sognano di sfondare nel mondo
della musica hip-hop. Sarà
solo il primo ad avere la grande
occasione, attraverso l’incontro
con un famoso rapper (Salvatore
Esposito) e successivamente con
un manager senza scrupoli che
vuole sfruttarlo per produzioni
commerciali. Nel frattempo il ragazzo cercherà di portare avanti
una tormentata relazione con
Gaia (Irene Vetere), fino a poco
prima legata proprio all’amico. Se
quest’ultimo reagirà male alla
doppia delusione imboccando
una brutta strada, anche per Alex,
ora noto come Zeta, non sarà facile scrollarsi di dosso l’etichetta
del venduto e ritrovare l’ispirazione genuina degli inizi.
Nonostante sia scritta dal regista Cosimo Alemà assieme a Riccardo Brun, romanziere e sceneggiatore di una certa esperienza, la
sceneggiatura rappresenta il limite
di questo Zeta. Il soggetto segue
lo schema già visto in decine e
decine di pellicole sulla musica o
altri campi in cui si cimentano
I
Da alcune inquadrature
si capisce che il regista
conosce bene
il cinema d’autore
Da Pasolini a Bertolucci
giovani talenti: la gavetta, il successo, le tentazioni faustiane, lo
scollamento dalle proprie origini
e dai propri amici, la redenzione
finale magari anche grazie a una
tonificante sconfitta. I personaggi
non vanno oltre gli stereotipi del
sottogenere e alcuni elementi —
come il fatto che il protagonista
sia orfano di madre e malato di
diabete — rimangono piuttosto
gratuiti.
Così come la strada della perdizione per il personaggio di
Marco si apre in modo un po’
improvviso e forzato. La componente narrativa del film, più in
generale, non è abbastanza solida,
qualche modo universale, quanto,
soprattutto, di valorizzare esteticamente le zone meno nobili della città. Poche volte, almeno nel
cinema italiano, si sono visti scorci periferici così attraenti. In tota-
Dal punto di vista ideologico e
morale, gli autori manifestano un
certo grado di calcolo e scaltrezza, in particolare nel voler conciliare un contenuto sostanzialmente edificante con un disegno dei
I tre protagonisti del film
e in molti momenti finisce per
farsi offuscare dalla personalità
dei veri rapper impegnati in comparsate — da J-Ax a Fedez, da
Clementino a Briga, emblematicamente più a loro agio degli attori
davanti alla cinepresa — e soprattutto dalla sinergia di musica e
immagini.
Proprio quest’ultimo aspetto,
d’altro canto, è la carta vincente
del film. Alemà offre infatti una
prova di regia davvero ottima,
riuscendo a stare al passo con
l’elettrizzante colonna sonora grazie a un montaggio sopraffino
che ha poco da invidiare a quello
dei film americani, senza al contempo scadere nell’estetica del videoclip, nonostante i lunghi trascorsi che proprio nel campo dei
video musicali — ovviamente sempre al servizio di musicisti hiphop — il regista può vantare.
Ma a rendere davvero lodevole
il suo lavoro è l’intenzione, onorata dai risultati, tanto di rappresentare una Roma nuova e in
le contravvenzione con la Roma
borghese, patinata o tutt’al più da
cartolina messa in scena negli ultimi anni, in film fra l’altro di ben
maggiori pretese. Si tratta, inoltre, di una qualità particolarmente
felice perché contigua al concetto
che è in gran parte alla base del
mondo hip-hop: la sublimazione
artistica di tutto ciò che è nascosto, sotterraneo e solo apparentemente di scarso valore. Non a caso in questo film, come in parecchi prodotti italiani per il grande
e piccolo schermo delle ultime
stagioni, pulsa non troppo remoto il ricordo dei poliziotteschi e
di tanto altro cinema di genere
degli anni Settanta, ma allo stesso
tempo, da alcune inquadrature rivelatrici, si capisce che Alemà conosce bene anche il cinema d’autore: Pasolini, ovviamente (i prati
incorniciati dai caseggiati in lontananza) e Bertolucci (l’uso
astratto
di
alcuni
palazzi
dell’Eur).
personaggi che appaia sufficientemente trasgressivo. Di conseguenza il protagonista condanna le
droghe pesanti ma non quelle
leggere, insegue l’amore romantico ma non disdegna le avventure
occasionali. Per il resto però il
racconto non è affatto edulcorato,
riservando episodi che travalicano
per crudezza gli schemi del film
adolescenziale, e sfugge anche alle tentazioni del politically correct
senza per questo apparire ingiusto o populista.
E comunque almeno un rischio
il film ha il coraggio di correrlo
di sicuro, quando in una scena affida a un prete impersonato dal
rapper Tormento — alle cui movenze sembra ispirarsi il protagonista in molti momenti e che
doppia il personaggio interpretato
da Esposito nelle parti cantate —
un Padre nostro recitato su cadenze hip-hop. Un’idea che risulta ispirata e quindi per nulla irriverente.
Convegno a venticinque anni dalla «Centesimus annus»
Impresa
contro la povertà
di D OMINGO SUGRANYES BICKEL
apa Wojtyła chiedeva spesso di guardare verso le “cose nuove” del presente. Il
suo appello oggi è ancora
più urgente. Le incertezze
di una crescita economica rallentata e
le masse di profughi e migranti alle
porte dell’Europa e degli Stati Uniti
attestano l’inadeguata gestione della
globalizzazione. Davanti a sfide di
questo calibro, come laici non possiamo accontentarci di parole astratte, e
da professionisti con esperienza di gestione non crediamo nelle utopie. Per
rispondere a tali necessità nel mondo
reale non esiste alternativa all’iniziativa imprenditoriale fondata sulla «libertà della persona, che si esprime in
campo economico come in tanti altri
campi» (Centesimus annus, 32). Nel
venticinquesimo anniversario dell’enciclica di san Giovanni Paolo II, la
Fondazione Centesimus Annus pro
Pontifice ha organizzato il convegno
internazionale annuale in Vaticano su
due temi: l’iniziativa imprenditoriale
nella lotta contro la povertà e l’emergenza profughi. Il Papa ha previsto di
incontrare i partecipanti venerdì 13
maggio; nella sessione di apertura interverranno il cardinale Calcagno,
presidente dell’Apsa, e Alberto Quadrio Curzio, presidente del comitato
scientifico della Fondazione e presidente dell’Accademia dei Lincei.
Un’occasione per riaffermare che i
problemi di povertà e di esclusione si
possono risolvere mediante l’incentivazione dell’attività economica e la
creazione di imprese, consapevoli però che la libertà d’impresa e il buon
funzionamento del mercato non bastano.
Oggi più che mai, è necessario ampliare il campo di visione delle
decisioni economiche pubbliche e private: la disoccupazione, le minacce di
social decay, i rischi ambientali, le
conseguenze delle guerre e delle politiche fallite si devono affrontare con
risposte di solidarietà efficiente. In
questa ricerca al di fuori dei sentieri
battuti si aprono ampie possibilità
all’imprenditorialità che unisce profit e
non-profit, rendimento economico e
scopo sociale.
Durante la prima sessione del convegno verranno illustrati alcuni esempi di buone pratiche di impresa a dimensione sociale che provengono
dall’Asia, dall’Africa e dagli Stati Uni-
P
ti; la testimonianza di un banchiere
internazionale che lavora per l’inclusione finanziaria, un imprenditore
spagnolo creatore di una rete cooperativa di servizi alberghieri impiegando
ex detenuti, e un promotore dello sviluppo industriale coreano. Nella seconda sessione si affronterà il tema
profughi, aiutati nella riflessione da
esperti del Comitato internazionale
della Croce Rossa, della Conferenza
episcopale italiana, della Compagnia
di Gesù, e di imprese di vari Paesi.
Nella terza sessione parlerà il governatore di una banca centrale europea
che propone la creazione di nuovi
fondi volontari di solidarietà; nella
quarta sessione riferirà il presidente
della più grande società di riassicurazione mondiale, di confessione protestante, sulla possibilità di prendere
decisioni d’impresa che s’ispirano alla
fede cristiana.
Successivamente ci sarà un panel
dal titolo Alleanze per il cambiamento:
al centro, la domanda “come possiamo collaborare efficacemente con credenti di altre confessioni e religioni, e
con non credenti, per svolgere in comune dei programmi di economia virtuosa?” Chiuderà il convegno una lectio magistralis del cardinale Luis Antonio Tagle, presidente di Caritas Internationalis. Fra le sessioni si intercaleranno tre interventi su temi d’attualità: il cardinale Pell parlerà della partecipazione responsabile dei laici nelle
finanze della Chiesa; Francis X. Rocca, vaticanista del Wall Street Journal
evocherà la figura di Papa Francesco
visto dagli Stati Uniti; e l’arcivescovo
Paul Richard Gallagher, segretario per
i Rapporti con gli Stati, riferirà sulle
priorità della Santa Sede nelle organizzazioni governative internazionali.
Nell’attuale disorientamento sono
molte le voci di responsabili di grandi
centri finanziari che chiedono una
riedificazione
morale
promossa
dall’interno delle istituzioni e imprese,
senza la quale l’ingente mole di nuovi
regolamenti finirà solo per favorire
l’atteggiamento di ticking boxes, ossia
il compimento formale di una norma
imposta.
Il non compimento ha un costo elevato per banche e imprese, ma le sanzioni, anche elevate, non bastano per
cambiare la condotta e ridare un senso all’attività. E la riedificazione morale non può prescindere da un processo di riflessione e di adesione personale a un progetto di bene comune.
A José Beltrán il Premio «Lolo»
La Unión Católica de
Informadores y Periodistas de
España, ha conferito a José
Beltrán, direttore del settimanale
«Vida Nueva», il Premio «Lolo»
dedicato ai giovani giornalisti che
nello svolgere il loro lavoro hanno
come punto di riferimento i valori
cristiani.
Il riconoscimento — arrivato alla
sua settima edizione — porta il
nome Manuel Lozano Garrido, da
tutti chiamato “Lolo”,
il primo giornalista laico ad aver
avuto una causa di canonizzazione;
beatificato il 12 giugno 2010, è il
primo di cui si propone un articolo
giornalistico come seconda lettura
della Liturgia delle Ore.
«Come diceva Lolo — ha detto
José Beltrán durante la cerimonia
di consegna del premio — in
quanto giornalisti siamo chiamati a
insegnare dalla cattedra della
verità. Sento la mia professione
come una vocazione, ma al
momento
mi sento più come un borsista che
come un professore» ha scherzato
Beltrán. «Vida nueva mi ha
insegnato a guardare il giornalismo
con occhi nuovi» ha aggiunto il
direttore del settimanale.
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 12 maggio 2016
pagina 5
Marc Chagall
«Compleanno» (1915)
L’immagine della Virgen de la Caridad del Cobre a Miami
Appello
all’unità dei cubani
Dal settimanale «Catalunya Cristiana» riprendiamo l’articolo del
cardinale arcivescovo emerito di
Barcellona.
di LLUÍS MARTÍNEZ SISTACH
Il Papa ci ha fatto dono dell’esortazione apostolica postsinodale
Amoris laetitia. È un documento
abbastanza lungo, con trecentoventicinque punti. Ha un indice
con nove capitoli che fanno riferimento a tutta la realtà della famiglia di oggi. Francesco ha scritto
questo documento accogliendo e
valorizzando le proposte delle
due assemblee sinodali: cinquantuno citazioni sono del sinodo
del 2014 e settantasei del sinodo
del 2015. Io, che ho partecipato a
entrambe le assemblee sinodali,
leggendo il testo del Papa ho
sentito le parole e la musica di
quei lavori. La gioia dell’amore è
frutto del lavoro che abbiamo
svolto insieme al Papa noi padri
sinodali e il popolo di Dio.
Il documento inizia con
un’apertura alle famiglie ispirata
alla Parola di Dio che dà il giusto
tono. Poi esamina la situazione
attuale della famiglia in modo
molto realistico. Quindi ricorda
l’insegnamento della Chiesa sul
matrimonio e sulla famiglia e presenta due capitoli centrali dedicati all’amore. Vengono poi messi
in rilievo alcuni cammini pastorali che aiutino a creare focolari domestici solidi e fecondi e a educare i figli. C’è quindi un invito alla
misericordia e al discernimento
pastorale dinanzi a situazioni definite “irregolari” e infine vengono proposte delle linee di spiritualità familiare. Il documento affronta tutte le questioni familiari,
e merita una lettura calma per la
ricchezza umana e cristiana dei
suoi contenuti.
Il Papa nell’introduzione si sofferma sui destinatari dell’esortazione apostolica e dice che è probabile che i coniugi si identifichino di più con i capitoli 4 e 5, che
gli agenti di pastorale siano parti-
Nell’esortazione apostolica «Amoris laetitia»
Quotidianità dell’amore
colarmente interessati al capitolo
6 e che tutti si vedano interpellati
dal capitolo 8, dedicato a quelle
situazioni familiari che non corrispondono pienamente a ciò che il
Signore ci propone.
Nel
leggere
il
capitolo
sull’amore nel matrimonio, si resta colpiti dalla capacità di introspezione psicologica del Papa. È
un contributo estremamente ricco
e prezioso per la vita cristiana dei
coniugi. È un trattato sulla quotidianità dell’amore che è nemica
di ogni idealismo. Il Papa afferma che i coniugi non si possono
promettere di provare gli stessi
sentimenti per tutta la vita, ma
possono avere un progetto comune stabile e impegnarsi ad amarsi
e a vivere uniti fino alla morte.
Molti andranno direttamente a
leggere il capitolo dedicato ai divorziati risposati. Ma bisogna
Concluso il quarto sinodo dell’Église Protestante Unie
Verso
un’identità comune
Nancy, 11. Si è concluso con la consacrazione di undici nuovi pastori il
quarto sinodo dell’Église Protestante
Unie della Francia (Epudf) svoltosi
nei giorni scorsi a Nancy, in Lorena.
«Un sinodo di transizione — ha spiegato a riforma.it Paolo Morlacchetti,
pastore dell’Epudf a Nizza — che si
situa dopo quello del 2015, a Sète,
che aveva preso
la decisione di
permettere la
rante i lavori, la pastora valdese Milena Martinat ha parlato del progetto
“Mediterranean Hope” e del lavoro
che la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia insieme con la comunità valdese portano avanti con i migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo.
Un intervento che ha dato un vero
scossone all’assemblea, che proprio su
questo tema ha poi votato alcuni ordini del giorno. La Francia ha deciso
di accogliere trentamila richiedenti
asilo, in particolare provenienti da
Siria e Iraq. «Le Chiese evangeliche e la federazione protestante
francese si sono preparate per poterne accoglierne una parte — si legge in un comunicato — ma al momento le autorità non hanno
mantenuto l’impegno di
dare rifugio a trentamila
persone».
leggerlo nel contesto di tutto ciò
che viene detto sulla famiglia. La
Chiesa propone tutta la ricchezza
del Vangelo della famiglia. Il titolo è significativo: accompagnare, discernere e integrare questi
nostri fratelli. Tale atteggiamento
viene rafforzato nel contesto
dell’anno santo dedicato alla misericordia. Credo che la coincidenza della realizzazione dei due
sinodi sulla famiglia e del giubileo sia stata espressamente voluta
da Papa Francesco al fine di applicare il documento pontificio
con misericordia. In un’udienza
privata che mi ha concesso nel
luglio 2014, ho fatto riferimento a
questa sua volontà e lui non mi
ha contraddetto. È una coincidenza
molto
provvidenziale.
Questo capitolo tiene particolarmente conto del contenuto del n.
85 della risoluzione finale del sinodo del 2015.
Il Papa dice di aver accolto le
considerazioni di molti padri sinodali che hanno chiesto che
questi battezzati siano più integrati nella comunità cristiana. La
logica dell’integrazione è la chiave del loro accompagnamento pastorale. Il Papa chiede ai sacerdoti di accompagnare questi coniugi
con un discernimento che li
orienti a prendere coscienza della
loro situazione dinanzi a Dio per
potersi integrare maggiormente
nella comunità.
Il documento afferma che, a
causa della grande diversità di si-
tuazioni concrete, non ci si può
aspettare una nuova normativa
generale applicabile a tutti i casi.
Il Papa fa un’affermazione importante: «Non è più possibile
dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta “irregolare” vivano in stato
di peccato mortale, privi della
grazia santificante» (n. 301).
Fa poi riferimento al Catechismo della Chiesa cattolica riguardo
all’imputabilità e alla responsabilità morale di un’azione le quali
possono essere diminuite o addirittura annullate. Il documento
chiede che la coscienza delle persone sia più incorporata nella
prassi della Chiesa in alcune situazioni che non rispecchiano
obiettivamente la concezione del
matrimonio cristiano.
Il Papa sostiene che, più importante di una pastorale dei fallimenti, è lo sforzo pastorale per
consolidare i matrimoni e prevenire così le rotture. L’esortazione
dedica spazio alla preparazione al
matrimonio, alla celebrazione del
sacramento del matrimonio e
all’accompagnamento dei coniugi
specialmente nei primi anni di
matrimonio.
Francesco ci offre un documento rinnovatore, ricco di suggerimenti umanistici nella migliore tradizione della Chiesa, che richiederà, soprattutto dai pastori,
uno sforzo per migliorare la pastorale familiare.
MIAMI, 11. La Virgen de la Caridad
del Cobre ancora una volta unisce e
colma le distanze, non solo geografiche, tra i cubani. Un’immagine
della Madonna patrona di Cuba è
stata portata a spalle dai fedeli per
le strade di Miami con grande commozione ed entusiasmo. La processione e l’esposizione temporanea in
una cappella della città statunitense
ha avuto luogo ieri, martedì 10, in
occasione del centenario della proclamazione della Virgen de la Caridad del Cobre come patrona
dell’isola caraibica.
Con il motto «La carità ci unisce», l’immagine della Madonna
andrà nei prossimi giorni nei principali luoghi nei quali si sviluppa la
vita della comunità cubana negli
Stati Uniti. Con la richiesta esplicita che fosse portata tra le comunità
della diaspora come simbolo di
amore e di unità, infatti, una famiglia cattolica cubana — riferisce
l’agenzia Efe — aveva donato una
statuetta della Vergine a Papa Francesco nel settembre scorso, in occasione della sua recente visita a Cuba. «La Virgen — ha spiegato padre
Rumin Juan Dominguez, parroco
della cappella dove è esposta l’immagine della Madonna — incarna il
superamento delle divisioni e rappresenta l’unità». Alla processione
hanno preso parte oltre trecento fedeli. «Questo bel gesto di fede —
ha proseguito il sacerdote — implica
un significativo segno di inclusione
in netto contrasto con l’atteggiamento che, per decenni, ha mantenuto il regime contro coloro che
hanno lasciato il Paese». La messa
in commemorazione del centenario
della patrona di Cuba è stata presieduta dall’arcivescovo di Miami,
monsignor Thomas Gerard Wenski.
Contemporaneamente un’altra messa è stata celebrata nel santuario
della Virgen de la Caridad del Cobre, a Santiago di Cuba, alla quale
hanno preso parte i vescovi dell’isola insieme a un gran numero di fedeli. Durante la processione, l’arcivescovo Wenski ha auspicato che
l’immagine della Vergine possa essere «missionaria e conciliatrice» e
che «aiuti tutte le famiglie cubane
che vivono lontano dal proprio Paese». Per padre Rumin, non c’è segno di unità più grande, tra le famiglie della diaspora e quelle
dell’isola, della devozione alla Virgen de la Caridad del Cobre, che
«non ha mai cessato di accompagnare i cubani, ovunque si trovino,
e a metterli tutti insieme sotto il
suo mantello come un unico popo-
LONDRA, 11. A pochi giorni
dall’elezione a Londra di Sadiq
Khan, primo sindaco musulmano di una capitale europea,
e in vista del ramadan, gli autobus urbani ospiteranno, dal
23 maggio al 6 giugno, una
campagna pubblicitaria contro
il pregiudizio antislamico.
Secondo la televisione privata Itv, la campagna, sostenuta
dall’associazione di volontariato “Islamic Relief”, che aiuta i
siriani vittime della guerra, si
propone di superare «il clima
negativo» che circonda la comunità musulmana. La campagna inviterà chiaramente a
«pregare Allah» affinché ci si
apra alla comprensione e al rispetto reciproci.
Invito dei cristiani in Brasile
Più rispettosi
verso i migranti
SAN PAOLO, 11. In Brasile, come
in diversi altri Paesi dell’America
Latina, la settimana che precede
la solennità di Pentecoste è dedicata alla preghiera per l’unità dei
cristiani. «Chiamati e chiamate a
proclamare le grandi opere del
Signore» è il tema scelto per
quest’anno. La proposta del tema, come è noto, è frutto della
riflessione del movimento ecumenico della Lettonia, adattata
in Brasile dal Movimento ecumenico Curitiba (MoveC). Nella
lettera dei rappresentanti delle
diverse comunità cristiane brasiliane si sottolinea — riferisce
l’agenzia Fides — che «l’anno
2015 è stato caratterizzato dalle
ondate migratorie. Anche all’inizio di quest’anno, abbiamo visto
in Europa migranti e rifugiati disperati alla ricerca di nuove condizioni di vita. I loro Paesi sono
stati distrutti da guerre e disastri
ambientali. Alcuni hanno scelto
di chiudere le proprie frontiere
per impedire l’ingresso ai migranti. Altri stanno pensando a
questa possibilità. Il battesimo —
concludono — ci chiama al rispetto per i migranti. Più che
tolleranti, dobbiamo essere rispettosi».
Nuovo organismo del Consiglio francese del culto musulmano
Per un’intesa sul piano teologico
PARIGI, 11. Qual è la posizione del Consiglio francese del culto musulmano (Cfcm)
sul fine vita? È possibile stabilire una linea
comune, fra le varie organizzazioni, tesa a
contrastare o a prevenire il fenomeno della
radicalizzazione dell’islam in Francia? Cercherà di rispondere anche a questi interrogativi il Consiglio teologico creato dal Cfcm,
la cui prima riunione si è tenuta domenica
scorsa a Parigi. L’obiettivo — si legge in un
comunicato — è «incoraggiare la riflessione
e lo sforzo intellettuale sulla contestualizzazione della pratica religiosa nel Paese».
Il nuovo organismo, presieduto da
Ahmed Jaballah, è composto da studiosi e
da teologi designati dalle federazioni e dalle
Sui bus londinesi una campagna a favore dell’integrazione
benedizione dei matrimoni civili di
coppie dello stesso sesso, creando un
forte dibattito e una corrente, gli attestant, che contesta questa decisione e
che mette in discussione il modo storico-critico di leggere le Scritture. Il
sinodo del 2017 a Lille, invece, sarà
quello in cui la chiesa accoglierà la
nuova confessione di fede, attualmente in discussione nelle varie sedi
locali».
Il tema dell’identità, per la comunità che nel 2013 ha visto l’unione dei
riformati e degli evangelici luterani di
Francia, continua a essere fondante:
«non un sinodo chiamato a prendere
decisioni storiche — ha aggiunto il pastore — ma che si è svolto in un periodo particolare della nostra Chiesa,
con tensioni, dibattiti e la costruzione
di un’identità comune». Inoltre, du-
lo. Per questo, l’arcidiocesi di Miami ha progettato un “piano missionario” — ha ricordato il parroco —
in modo che l’immagine della Vergine possa visitare le diverse comunità e i tanti cubani sparsi negli
Usa». L’origine della devozione alla Madonna, che ha da sempre accompagnato la storia dei cubani in
tutti i suoi momenti, risale al 1606,
quando tre pescatori — Juan Morteno, creolo di dieci anni, accompagnato dai fratelli indio Rodrigo e
Juan de Hoyos — trovarono un’immagine di legno che galleggiava
nella baia di Nipe. La piccola statua con la scritta “Soy la Virgen de
la Caridad” fu portata nella miniera
di El Cobre, dove è stato edificato
il primo santuario nel 1684.
grandi moschee affiliate al Cfcm, ma potrà
essere allargato, se necessario, con altre figure di spicco del mondo islamico.
Il Consiglio teologico affronterà, in particolare, problematiche legate alla pratica del
culto musulmano, questioni globali sulle
quali «è auspicabile elaborare una posizione
collegiale e comune sul piano teologico fra
le differenti componenti dell’islam di Francia». Il Consiglio condurrà una riflessione
anche su problemi che coinvolgono tutta la
società, come quello sul fine vita, e, in materia di prevenzione della radicalizzazione,
proverà a studiare un “contro discorso” basato su argomentazioni teologiche solide,
«in risposta ai “discorsi” veicolati da alcuni
e che circolano sulle reti sociali, soprattutto
fra i giovani». Inoltre, l’istituzione del Consiglio teologico potrebbe contribuire a
sbloccare un altro progetto: quello relativo
alla “certificazione degli imam”, considerato
come un possibile rimedio alla piaga degli
imam auto-proclamati. Anche se il Cfcm
preferisce parlare di “raccomandazione”, il
principio rimane lo stesso: condizionata ad
un certo livello di formazione civica e teologica, questa etichetta servirà da garanzia
«allo stesso imam, alla moschea e alle autorità pubbliche». Obiettivo del nuovo organismo, infine, è quello di rappresentare con
imparzialità le diversità dell’islam presenti in
Francia. Il Consiglio teologico, è stato annunciato, si riunirà due volte all’anno in sessione ordinaria, ed eventualmente in sessione straordinaria per questioni di particolare
rilevanza.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
giovedì 12 maggio 2016
Nella conferenza del cardinale Parolin all’università estone di Tartu
Come le radici del pioppo
Il futuro dell’Europa e l’attuale crisi di
valori del continente, il fenomeno migratorio con tutte le sue ripercussioni
sulla società e la situazione dell’Ucraina, dove il cardinale Pietro Parolin si
recherà il mese prossimo per portare la
solidarietà del Papa a quanti soffrono:
sono «le tre questioni di particolare
interesse per la Santa Sede in questo
momento» storico, di cui il segretario
di Stato ha parlato all’Università estone di Tartu.
Invitato dall’ateneo nell’ambito del
suo viaggio nei Paesi baltici, il porporato ha tenuto mercoledì 11 maggio
una conferenza sul tema: «La Santa
Sede e le relazioni internazionali».
Dopo una panoramica generale
dell’argomento, il relatore è entrato
nel vivo dell’attualità e si è soffermato
anzitutto sulla questione europea, affrontata da Papa Francesco in varie
occasioni, in particolare a Strasburgo
il 25 novembre 2014, quando «ha sottolineato che la ricerca dell’unità e della pace attraverso la promozione dei
diritti umani, della democrazia e dello
stato di diritto, richiede un costante riferimento al ricco patrimonio» del
vecchio continente. Per illustrare questo punto, ha proseguito Parolin, il
Pontefice ha usato una suggestiva immagine del poeta italiano Clemente
Rebora: quella di un albero di pioppo,
i cui rami che raggiungono il cielo, sono squassati dal vento, mentre il tronco rimane piantato in profondità attraverso le radici. Proprio come l’Europa
che nella sua storia ha raggiunto grandi altezze, puntando a nuovi e ambiziosi obiettivi, spinta da una sete insaziabile di conoscenza. Ma lo sviluppo
del pensiero e della cultura e le scoperte scientifiche sono dovuti alla solidità del tronco e alla profondità delle
radici che nutrono la pianta. Mentre
se le radici si perdono, il tronco appassisce lentamente. Da qui il paradosso che per progredire verso il futuro c’è bisogno del passato, di non fuggire dal presente e dalle sue sfide. In
particolare, ha fatto notare il segretario
di Stato, l’Europa ha bisogno di superare l’individualismo, che porta un impoverimento umano e un’aridità culturale, a causa dei quali, come dice il
Papa, «abbiamo un eccesso di cose
inutili, ma non abbiamo più la capacità di costruire autentiche relazioni
umane vissute nella verità e nel rispetto reciproco».
Eppure, ha rimarcato con forza il
cardinale Parolin, «piuttosto che cedere al pessimismo, Francesco incoraggia
l’Europa a recuperare vigore, idealismo, spirito di curiosità e di impresa,
e, soprattutto, la sua sete di verità»,
attingendo al «suo immenso patrimonio umano, artistico, tecnico, sociale,
politico, economico e religioso». Anche perché, ha proseguito collegandosi
al secondo tema, «una seria riflessione
su questi temi dovrebbe aiutare l’Europa anche ad affrontare la crisi migratoria in atto». Fenomeno per il quale il
Pontefice nutre una profonda preoccupazione, soprattutto per la condizione
dei rifugiati. E la recente visita a Lesbo è stata proprio un gesto di solidarietà per quanti hanno intrapreso viaggi pericolosi e un appello al mondo
per rispondere in maniera degna.
Infine, quanto all’Ucraina, il porporato ha ricordato la colletta voluta dal
Papa per lo scorso 24 aprile. Nel Paese, ha detto, «il conflitto in corso e
l’inflazione che ha drasticamente ridotto il potere d’acquisto hanno lasciato
più di mezzo milione di persone con
urgente bisogno di cibo». Inoltre si registra oltre un milione e mezzo di sfollati interni, mentre nelle zone più di-
rettamente colpite molti bambini non
sono in grado di frequentare la scuola,
altri sono affetti da gravi traumi psicologici e alcuni hanno anche perso la
capacità di leggere e scrivere. Da qui
l’annuncio del viaggio che il cardinale
compirà il mese prossimo per esprimere la solidarietà del Papa alla popolazione ucraina.
Prima dell’intervento accademico,
sempre a Tartu, il porporato aveva celebrato la messa nella chiesa dell’Immacolata Concezione. All’omelia riferendosi alle letture liturgiche, ha spiegato che esse «parlano di addii: quello
di Paolo agli anziani di Efeso prima di
partire per Gerusalemme, e quello di
Gesù, che nella notte della passione
prega il Padre, esprimendo la sua
preoccupazione amorevole per i discepoli». Entrambi, ha spiegato Parolin,
evidenziano aspetti essenziali della vita
di ogni pastore e di ogni cristiano: la
fedeltà, la vigilanza, l’attenzione alla
parola di Dio e la preghiera. Nel pomeriggio il segretario di Stato ha visitato la parrocchia dello Spirito Santo
a Valga, quindi ha varcato il confine
lettone e ha raggiunto Riga, ultima
tappa della visita nei Paesi baltici.
È stato un incontro all’insegna della fraterntità e del dialogo
quello svoltosi prima dell’udienza generale, nella mattina di
mercoledì 11 maggio, nello studio dell’Aula Paolo VI, dove
Papa Francesco ha ricevuto Sua Gracia (Haxhi) Baba Edmond Brahimaj, capo mondiale della comunità dei Bektashi.
Si tratta di una confraternita musulmana di derivazione sufi,
fondata nel tredicesimo secolo in Turchia e diffusasi soprattutto in Albania. Il leader bektashi, che era accompagnato
dal cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio
Consiglio per il dialogo interreligioso, aveva già incontrato
il Pontefice nel settembre 2014 in occasione del viaggio papale a Tirana.
skupa i Męczennika w Rzymie; pielgrzymi z
parafii: św. Michała Archanioła z Witoszyna,
Najświętszej Maryi Panny Królowej Polski z
Nakła, św. Marii Magdaleny z Radomska,
Wniebowzięcia Najświętszej Maryi Panny z
Opola Lubelskiego; pielgrzymi i Chór «Jutrzenka» z parafii Narodzenia św. Jana Chrzciciela w Bojszowach; pielgrzymka z Gimnazjum nr 1 im. Jana Pawła ii z Sokółki; pielgrzymi indywidualni.
Da diversi Paesi: Sacerdoti del Pontificio
Collegio Missionario internazionale San Paolo
Apostolo, in Roma; Suore Francescane Missionarie di Maria; Figlie di Maria Ausiliatrice;
Suore di Nostra Signora delle Missioni; Suore
Terziarie Francescane Elisabettine di Padova;
gruppo del Movimento dei Focolari; Partecipanti agli Internazionali di Tennis al Foro Italico in Roma.
De France: Pèlerinage du diocèse d’Ajaccio,
avec S. Exc. Mgr Olivier de Germay; Pèlerinage avec les élus, maires de communes dans
le dio cèse de Chartres, avec S. Exc. Mgr Michel Pansard; Paroisse Saint-Thomas, de Paris;
Paroisse de Dieppe; Confrérie de Saint-Sébastien, de Bligny-sur-Ouche; Collège Sainte-Geneviève, de Coubevoie; Collège Saint-Michel,
de Nort-sur-Erdre; Association Balades normandes, de Bayeux.
De España: Fundación Hospitalitat Mare
de Déu de Lourdes, de Barcelona, con S. E.
Mons. Juan José Omella Omella; grupo de
Albacete.
De la República Dominicana: Comunidad
Siervo de Cristo Vivo.
De Bolivia, Colombia, Perú: Delegación de
Alcaldes Municipales.
lana Grotte; San Rocco, in Aversa; San Rufino, in Mondragone; San Sossio, in Frattamaggiore, con il Vescovo di Aversa Angelo Spinillo; Santi Cosma e Damiano, in Carbonara di
Nola; Santa Lucia, in Enna; San Giovanni
Battista, in Olia Speciosa; San Nicola, in Soriano nel Cimino. Comunità pastorale San
Giuseppe, in Rescaldina; Unità pastorale di
Barga, Loppia, Ponte all’Ania. Gruppi di fe-
Pastorale della salute e flussi migratori
Al servizio dell’incontro
La «Chiesa in uscita», calata nella concretezza
della vita, aperta «all’accoglienza e all’incontro» e chinata sulle miserie e sulle ferite
dell’uomo non può non tener conto degli imponenti flussi migratori che oggi coinvolgono
in particolare l’Europa. L’ospedale da campo,
più volte evocato da Papa Francesco, è stato al
centro della relazione tenuta da monsignor
Jean-Marie Mate Musivi Mupendawatu al
convegno nazionale dei direttori degli uffici
diocesani, delle associazioni e degli operatori
pastorali della salute, che si è svolto nei giorni
scorsi a Palermo.
Parlando della necessità di mettersi al «servizio della cultura dell’incontro e della pace»,
il segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per gli operatori sanitari ha ricordato
che «l’agire ecclesiale nel mondo della salute
diventa un impegno di dialogo, di attenzione
e di carità con l’uomo e la società». Nel riferirsi in particolare alla situazione italiana, dove
si registra la presenza di oltre cinque milioni
di immigrati, monsignor Mupendawatu ha affermato che proprio «l’ambito medico-sanitario risulta essere uno spazio da privilegiare»
per alimentare una cultura «dell’accoglienza,
del dialogo, dell’incontro nella fratellanza universale».
Tale dimensione, infatti «riguarda l’uomo e
ogni uomo, indipendentemente dalla sua appartenenza a una comunità religiosa o Chiesa». In particolare «il riconoscimento della
All’insegna
della fraternità
Gruppi di fedeli all’udienza generale
All’udienza generale di mercoledì 11 maggio, in
piazza San Pietro e nell’aula Paolo VI, erano presenti i seguenti gruppi:
Dall’Italia: Pellegrinaggio della Diocesi di
Oppido Mamertina-Palmi con il Vescovo
Francesco Milito; Pellegrinaggio della Diocesi
di Saluzzo. Gruppi di fedeli dalle Parrocchie:
San Vito, in Bassano del Grappa; San Giorgio, in Poleo di Schio; Santa Maria Assunta,
in San Donà di Piave-Mussetta; Beata Maria
Vergine Regina, in Portogruaro; Santa Maria
Assunta, in Pisogne; Cristo Re, in Rodengo
Saiano; Santa Maria Annunciata, in Ponte
Nossa; Santa Maria Assunta, in Bergamo;
Santo Stefano, in Mozzanica; San Filippo Neri, in Busto Arsizio; Santo Stefano, in Appiano Gentile; Sant’Antonio di Padova, in Corsico; Santa Maria Nascente, in Cabiate; Santa
Maria della Rocchetta, in Cornate; San Giuseppe, in Como; San Gioacchino, in Torino;
San Giuseppe al Porto, in Rimini; Santa Maria Stella Maris, in Riccione; San Simone e
Immacolata Concezione, in Ardenza; Santa
Teresa del Bambino Gesù, in San Giovanni
Valdarno; Santa Maria Assunta, San Bartolomeo, in Cerreto Guidi; Santa Maria delle Grazie e Sant’Agnese, in Montepulciano; San Silvestro, in Mutignano; Santa Maria delle Grazie, in Monterotondo; Sant’Eutizio, in Marana
di Montereale; Sant’Antonino, in Palena; Cristo Re, in Cerignola; San Francesco da Paola,
in Fasano-Savelletri; Madonna del Rosario, in
Cutrofiano; Madonna della Vetrana, in Castel-
Udienza del Papa al capo dei Bektashi
fragilità della comune condizione umana può
essere la premessa e l’opportunità per evidenziare ciò che ci accomuna».
L’impegno in ambito medico-sanitario, ha
aggiunto il segretario del dicastero vaticano
per la salute, «può facilitare un confronto sulla vulnerabilità dell’uomo e la sua dipendenza
ontologica da Dio creatore e, in più, può condurre a una promozione comune dei diritti
umani, dell’accesso alle cure, della giustizia sociale e dell’equità e della sanità sostenibile nella prospettiva di una nuova civiltà dell’inclusione». Nella relazione tali aspetti sono stati
evidenziati sia rispetto al dialogo ecumenico
sia a quello interreligioso e multietnico.
In particolare, considerando le problematiche conseguenti ai flussi migratori, significative sono apparse le riflessioni in merito al confronto con il mondo islamico e con le culture
africane. «La promozione della dignità della
persona umana e la valorizzazione della nostra
fraternità umana — ha detto il prelato — possono costruire i ponti necessari per un incontro
con il mondo musulmano».
La cultura dell’accoglienza, ha aggiunto,
«può favorire una civiltà della pace e della tolleranza religiosa attraverso l’educazione ai valori del dialogo e del confronto in modo da
innescare un approccio all’islam che possa
contribuire a sconfiggere il fondamentalismo e
la sindrome della paura dell’altro».
deli dalle Parrocchie di: Albinatico, Mirabello,
Resana, Amantea, Romagnano Sesia, Bra.
Gruppo della Direzione Investigativa Antimafia, di Roma; Associazione nazionale fra mutilati e invalidi di guerra, di Macerata; Associazione Acli, della Valle d’Aosta; Associazione
italiana accompagnatori Santuari mariani; Associazione Siloe, di Frosinone; Associazione
nazionale Vigili del fuoco, Regione Abruzzo;
Associazione Diplomati Istituto Caboto, di
Gaeta; Associazione Arcobaleno, di Bagnolo
del Salento; Associazione Auser, di Reggio
Calabria; Associazione Don Giulio Salmi, di
Bologna; Associazione Il Tucul, di Vallarsa;
Centro di riabilitazione equestre De Marco, di
Roma; Cooperativa La Provvidenza, di Palermo; gruppo della Piccola Casa Divina Provvidenza, di Trentola Ducenta; Fondazione Istituto Antoniano, di Ercolano; Istituto Ferrari,
di Chiaravalle Centrale; Bambini di Lucca,
che hanno partecipato al «Progetto Scarty»;
Ex-alunni del Preseminario San Pio X in Vaticano; Servi della sofferenza, di Sant’Antonio
abate; Movimento Rinascita cristiana, di Parma; Cooperatori Salesiani, di Velletri; Rotary
club, di Novafeltria; Terziari Francescani, di
Gravina di Puglia; gruppo di preghiera Il Cireneo, di Campi Bisenzio; gruppo di preghiera Luce e speranza, di Ascoli Piceno; gruppo
di preghiera Eccomi, di Carbonera; Scuola
calcio, di Siano; Casa di riposo Città di Tirano; gruppo dell’Unitalsi; gruppo Polizia Municipale, di Milano; Orchestra Verga, di Barrafranca; Coro Fior di montagna, di Cederna;
Coro Sant’Ambrogio, di Lierna; Coro Pontis
Mariae, di Partinico. Gruppi di studenti; Istituto comprensivo, di Soverato; Istituto comprensivo, di Cetraro; Istituto Santa Marta, di
Modica; Scuola Maria Rosa Zangara, di Roma; Scuola Sant’Agostino, di Salsomaggiore
Terme; gruppi di fedeli da: Montefusco, Nereto, Ladispoli, Creazzo.
Dalla Svizzera: Fondazione San Gottardo,
di Lopagno; Associazione ticinese terza età, di
Giubiasco.
Dall’Argentina: Centro culturale italiano, di
Buenos Aires.
Coppie di sposi novelli.
Gruppi di fedeli da: Slovacchia; Ucraina;
Ungheria; Lituania; Romania.
I polacchi: Grupa dzieci pierwszokomunijnych z rodzicami z kościoła św. Stanisława Bi-
De Argentina: Colegio Ausonia, de Quilmes: Colegio San Patricio, de Rosario; grupos
de peregrinos.
Do Brasil: Paróquia Sagrada Família, de
Araxá.
From England: Pilgrims from the Church
of St John Vianney and the Ordinariate of
Our Lady of Walsingham.
Mount Carmel, Baton Rouge, Louisiana; St
John the Evangelist, Pocasset, Massachusetts;
St John Neumann, Canton, Michigan; St
Mary of the Lake, Plymouth, Minnesota; St
Catherine of Siena, Columbus, Ohio; Corpus
Christi University Parish, Toledo, Ohio; Holy
Rosary, Hazelton, Pennsylvania; Members of
the St Thomas More Catholic Newman Center, Minnesota State; University, Winona.
From Sweden: Pilgrims from the Parish of
Voxtorp.
Aus der Bundesrepublik Deutschland: Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden St. Cornelius und St. Cyprianus, Bad Buchau; St. Jakobus der Ältere, Burgwindheim; St. Benno,
Dresden; St. Gallus, Flörsheim; St. Josef,
Gaildorf; St. Dionysius, Kruft; St. Jakobus,
Miltenberg; St. Alexander und St. Theodor,
Ottobeuren; St. Johann, Pfinztal; Maria Himmelfahrt,
Saarlouis;
St.
Bartholomäus,
Schwarzenholz; St. Martin, Urloffen; St. Ansgar, Wilhelmshaven; Pilgergruppen aus dem
Erzbistum Bamberg; Bistum Eichstätt; Bistum
Limburg; Bistum Münster; Erzbistum Paderborn; Bistum Rottenburg-Stuttgart; Pilgergruppen aus: Bensheim; Lemgo; Rottweil;
Stuttgart; Katholische Erwachsenenbildung
aus dem Bistum Eichstätt; Kolpingwerk aus
dem Bistum Mainz; Arbeitsgemeinschaft für
Soldatenbetreuung, Berlin; Pro-Media-Stiftung der KNA, Bonn; 125-jähriges Jubiläum
des Sauerländischen Gebirgsvereins, Medebach im Sauerland; Lions Club, Stuttgart;
Schülerinnen, Schüler und Lehrer folgender
Schulen: Wolfgang-Ernst-Gymnasiums, Büdingen; Berufskolleg, Castrop-Rauxel; Marion-Dönhoff-Gymnasium, Lahnstein; Ursulinengymnasium, Werl; Gymnasium, Landsberg; Christian-von-Bomhard-Schule, Uffenheim; Gymnasium und Internat, Kloster
Wald.
ternity of the Blessed Sacrament, St Andrew’s
Parish, Westland Row, Dublin.
Aus der Republik Österreich: Pilgergruppe
aus dem Erzbistum Wien; Pilger aus Innsbruck; Delegation der Pater Schasching-Stiftung, Oberösterreich; Marianische Gebetsgruppe aus der Steiermark.
From Denmark: Students and staff from St
Joseph’s Institute, Copenhagen.
Pilgergruppe aus Zürich.
From Ireland: Pilgrims from the Confra-
From China: Two groups of pilgrims.
Aus der Schweizerischen Eidgenossenschaft:
Uit het Koninkrijk der Nederlanden: Parochie Sint Ludgerus, Utrecht.
From India: Members of the Catholic
Medical Guild of St Luke, Bombay.
From Indonesia: Pilgrims from the Archdiocese of Jakarta; the Diocese of Tanjungkarang; the Cathedral of Jambi; Good Shepherd Parish, Surabaya.
From Japan: Pilgrims from Chofu.
Nomina episcopale
in Brasile
From Malaysia: Pilgrims from the Diocese
of Malacca-Johor.
From The Seychelles: Students and staff
La nomina di oggi riguarda la Chiesa
in Brasile.
from Independent School Seychelles.
From the United States of America: Pilgrims from the Archdiocese of San Francisco,
California; the Diocese of Buffalo, New York;
Pilgrims from the following parishes: St Catherine of Siena, Largo, Florida; Our Lady of
Moacir Silva Arantes
ausiliare di Goiânia
Nato il 3 giugno 1969 a Itapecirica,
diocesi di Divinópolis, ha compiuto gli
studi di filosofia e quelli di teologia alla Pontificia università cattolica di Minas Gerais, a Belo Horizonte. Ordinato
sacerdote il 14 agosto 1999 per il clero
di Divinópolis, è stato vicario e parroco
in diverse comunità parrocchiali, rettore
del seminario di teologia, coordinatore
diocesano della pastorale vocazionale e
di quella familiare. Attualmente era rettore del seminario propedeutico e amministratore della parrocchia Nossa Senhora da Piedade, a Pará de Minas.
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 12 maggio 2016
pagina 7
All’udienza generale il Papa parla della parabola del padre misericordioso
La logica dell’abbraccio
A Papa Francesco la parabola del padre
misericordioso fa pensare «alle mamme e ai
papà in apprensione quando vedono i figli
allontanarsi imboccando strade pericolose» e
«a chi si trova in carcere, e gli sembra che la
sua vita sia finita»: lo ha confidato egli
stesso all’udienza generale di mercoledì 11
maggio, proseguendo con i fedeli presenti in
piazza San Pietro l’itinerario di rilettura del
tema giubilare alla luce del Vangelo, e
soffermandosi in particolare sul noto brano
tratto da Luca (15, 11-32).
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi questa udienza di sviluppa in due
posti: siccome c’era pericolo di pioggia,
gli ammalati sono nell’Aula Paolo VI e collegati con noi con il maxischermo; due
posti ma una sola udienza. Salutiamo gli
ammalati che sono nell’Aula Paolo VI. Vogliamo riflettere oggi sulla parabola del
Padre misericordioso. Essa parla di un padre e dei suoi due figli, e ci fa conoscere
la misericordia infinita di Dio.
Partiamo dalla fine, cioè dalla gioia del
cuore del Padre, che dice: «Facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed
è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato» (vv. 23-24). Con queste parole il
padre ha interrotto il figlio minore nel
momento in cui stava confessando la sua
colpa: «Non sono più degno di essere
chiamato tuo figlio...» (v. 19). Ma questa
espressione è insopportabile per il cuore
del padre, che invece si affretta a restituire
al figlio i segni della sua dignità: il vestito
bello, l’anello, i calzari. Gesù non descrive
un padre offeso e risentito, un padre che,
ad esempio, dice al figlio: “Me la pagherai”: no, il padre lo abbraccia, lo aspetta
con amore. Al contrario, l’unica cosa che
il padre ha a cuore è che questo figlio sia
davanti a lui sano e salvo e questo lo fa
felice e fa festa. L’accoglienza del figlio
che ritorna è descritta in modo commovente: «Quando era ancora lontano, suo
padre lo vide, ebbe compassione, gli corse
incontro, gli si gettò al collo e lo baciò»
(v. 20). Quanta tenerezza; lo vide da lontano: cosa significa questo? Che il padre
saliva sul terrazzo continuamente per
guardare la strada e vedere se il figlio tornava; quel figlio che aveva combinato di
tutto, ma il padre lo aspettava. Che cosa
bella la tenerezza del padre! La misericordia del padre è traboccante, incondizionata, e si manifesta ancor prima che il figlio
parli. Certo, il figlio sa di avere sbagliato
e lo riconosce: «Ho peccato... trattami come uno dei tuoi salariati» (v. 19). Ma queste parole si dissolvono davanti al perdono del padre. L’abbraccio e il bacio di suo
papà gli fanno capire che è stato sempre
considerato figlio, nonostante tutto. È importante questo insegnamento di Gesù: la
nostra condizione di figli di Dio è frutto
dell’amore del cuore del Padre; non dipende dai nostri meriti o dalle nostre azioni, e quindi nessuno può togliercela, neppure il diavolo! Nessuno può toglierci
questa dignità.
Questa parola di Gesù ci incoraggia a
non disperare mai. Penso alle mamme e ai
papà in apprensione quando vedono i figli
allontanarsi imboccando strade pericolose.
Penso ai parroci e catechisti che a volte si
domandano se il loro lavoro è stato vano.
Ma penso anche a chi si trova in carcere,
e gli sembra che la sua vita sia finita; a
quanti hanno compiuto scelte sbagliate e
non riescono a guardare al futuro; a tutti
coloro che hanno fame di misericordia e
di perdono e credono di non meritarlo...
In qualunque situazione della vita, non
devo dimenticare che non smetterò mai di
essere figlio di Dio, essere figlio di un Padre che mi ama e attende il mio ritorno.
Anche nella situazione più brutta della vita, Dio mi attende, Dio vuole abbracciarmi, Dio mi aspetta.
Nella parabola c’è un altro figlio, il
maggiore; anche lui ha bisogno di scoprire
la misericordia del padre. Lui è sempre rimasto a casa, ma è così diverso dal padre!
Le sue parole mancano di tenerezza: «Ecco io ti servo da tanti anni e non ho mai
disobbedito a un tuo comando... ma ora
che è tornato questo tuo figlio...» (vv. 2930). Vediamo il disprezzo: non dice mai
“padre”, non dice mai “fratello”, pensa
soltanto a sé stesso, si vanta di essere rimasto sempre accanto al padre e di averlo
Anche un tappo può dare una mano
«Anche un tappo può dare una mano o,
meglio, persino “crearla”»: lo hanno
dimostrato a Francesco quindici alunni
dell’istituto romano Massimiliano
Massimo nel presentargli l’innovativo
progetto Crowd4Africa, che trasforma,
appunto, «tappi di bottiglia in protesi
per bambini con la mano amputata,
grazie alle stampanti 3d».
Con i giovani, tra i quindici e i
diciassette anni, hanno collaborato venti
genitori insieme anche a settanta bambini
alunni della scuola retta dai gesuiti.
L’obiettivo «è fornire a due ospedali
africani un sistema completo per
produrre protesi e altro materiale
sanitario utilizzando rifiuti plastici —
spiega il coordinatore Claudio Becchetti
— nella convinzione che la formazione
dei ragazzi sia completa solo aiutando gli
altri». Si tratta, in sostanza, di «mettere
a disposizione dei medici che operano in
Africa una "mini fabbrica" e i relativi
modelli 3d, in modo che possano
produrre in loco le protesi». Sono stati
scelti come obiettivi di riferimento il
Lacor St. Mary hospital a Gulu, in
Uganda, e il Centro sanitario di Kenge,
nella Repubblica Democratica del
Congo: a costi bassissimi sarà dunque
possibile garantire un futuro a tanti
bambini, altrimenti destinati
all’emarginazione assoluta. Ad
accompagnare i ragazzi all’incontro con
il Papa c’era il gesuita Giovanni La
Manna, rettore del Massimo. «Questa
iniziativa concreta — spiega — sta unendo
ancor di più le famiglie, consentendo di
passare più tempo insieme per fare
qualcosa di utile per chi è meno
fortunato».
A Rio de Janeiro, per la prima volta in
assoluto, il quartier generale di una
nazionale olimpica sarà allestito in una
parrocchia. L’iniziativa è stata pensata da
Luca Pancalli, presidente del comitato
paralimpico italiano, con il cardinale
Tempesta, arcivescovo di Rio, e la
collaborazione del cardinale Ravasi,
presidente del Pontificio Consiglio della
cultura. «Niente alberghi o circoli
sportivi — spiega Pancalli — ma la
parrocchia dell’Immacolata Concezione,
perché vogliamo condividere con la
comunità quei valori di integrazione e
inclusione sociale che rappresentano
l’essenza vera del nostro movimento».
Per le Olimpiadi, conferma la velocista
Oxana Corso, campionessa e primatista
mondiale, gli atleti paralimpici italiani si
impegneranno per la costruzione di un
impianto sportivo per disabili nella
parrocchia di San Geraldo, «una delle
favelas più povere» spiega padre Leandro
Lenin, responsabile per la pastorale
sportiva dell’arcidiocesi brasiliana.
Tanto sport all’udienza generale,
comprese alcune particolarissime squadre
di calcio. Dalla Polonia sono arrivati i
rappresentanti della formazione
di detenuti che, il 6 novembre,
per il giubileo dei carcerati,
affronterà la rappresentativa di
una prigione italiana. La
particolarità è che le due
compagini saranno formate per
metà da detenuti e per metà da
agenti di custodia.
D all’Ungheria, invece, sono
venute a Roma tre formazioni
per un torneo con la selezione
della Guardia svizzera pontificia:
la nazionale di calcio zingara
magiara, composta da giovani
rom che hanno trovato nel calcio
una via per l’integrazione
sociale; il team della guardia del
Parlamento di Budapest; la
selezione della regione della
Transilvania.
A completare il campo, oltre a
una delegazione di tennisti, a
Roma per i campionati
internazionali, e ai maestri di sci
abruzzesi, i rappresentanti della
Federazione italiana di
tennistavolo, che stanno lanciando la
campagna «stacca la spina e gioca»,
insieme alla società statunitense
Killerspin, per invitare tutti — spiega il
presidente Francesco Sciannimanico — «a
riappropriarsi del proprio tempo
staccando appunto il contatto continuo
col mondo tecnologico e virtuale».
Con il dono offerto al Papa — un tavolo
da ping pong bianco con il suo stemma
— «vogliamo invitare i genitori a trovare
più tempo per stare insieme e giocare
con i figli», aggiunge il presidente.
In questo contesto s’inserisce anche il
progetto Scarty, lanciato dal comune di
Lucca con il coinvolgimento di oltre
duemila bambini. «È un percorso
educativo — dicono — per promuovere la
servito; eppure non ha mai vissuto con
gioia questa vicinanza. E adesso accusa il
padre di non avergli mai dato un capretto
per fare festa. Povero padre! Un figlio se
n’era andato, e l’altro non gli è mai stato
davvero vicino! La sofferenza del padre è
come la sofferenza di Dio, la sofferenza di
Gesù quando noi ci allontaniamo o perché andiamo lontano o perché siamo vicini ma senza essere vicini.
Il figlio maggiore, anche lui ha bisogno
di misericordia. I giusti, quelli che si credono giusti, hanno anche loro bisogno di
misericordia. Questo figlio rappresenta noi
quando ci domandiamo se valga la pena
faticare tanto se poi non riceviamo nulla
in cambio. Gesù ci ricorda che nella casa
del Padre non si rimane per avere un
compenso, ma perché si ha la dignità di
figli corresponsabili. Non si tratta di “barattare” con Dio, ma di stare alla sequela
di Gesù che ha donato sé stesso sulla croce senza misura.
«Figlio, tu sei sempre con me e tutto
ciò che è mio è tuo, ma bisognava far festa e rallegrarsi» (v. 31). Così dice il Padre
al figlio maggiore. La sua logica è quella
della misericordia! Il figlio minore pensava di meritare un castigo a causa dei propri peccati, il figlio maggiore si aspettava
una ricompensa per i suoi servizi. I due
fratelli non parlano fra di loro, vivono storie differenti,
ma ragionano entrambi secondo una logica estranea a
Gesù: se fai bene ricevi un
premio, se fai male vieni punito; e questa non è la logica di Gesù, non lo è! Questa
logica viene sovvertita dalle
parole del padre: «Bisognava far festa e rallegrarsi perché questo tuo fratello era
morto ed è tornato in vita,
era perduto ed è stato ritrovato» (v. 31). Il padre ha recuperato il figlio perduto, e
ora può anche restituirlo a
suo fratello! Senza il minore,
anche il figlio maggiore
smette di essere un “fratello”. La gioia più grande per
il padre è vedere che i suoi
figli si riconoscano fratelli.
I figli possono decidere se
unirsi alla gioia del padre o
rifiutare. Devono interrogarsi sui propri
desideri e sulla visione che hanno della vita. La parabola termina lasciando il finale
sospeso: non sappiamo cosa abbia deciso
di fare il figlio maggiore. E questo è uno
stimolo per noi. Questo Vangelo ci inse-
Charlie Mackesy, «Il figliol prodigo»
gna che tutti abbiamo bisogno di entrare
nella casa del Padre e partecipare alla sua
gioia, alla sua festa della misericordia e
della fraternità. Fratelli e sorelle, apriamo
il nostro cuore, per essere “misericordiosi
come il Padre”!
Nei saluti ai fedeli il Pontefice esorta il Brasile a superare le difficoltà e a ritrovare l’armonia
Con il dialogo sulla via della pace
Il Brasile «in questi momenti di difficoltà,
proceda sui sentieri dell’armonia e della pace,
con l’aiuto della preghiera e del dialogo»: lo ha
auspicato Papa Francesco al termine
dell’udienza generale, salutando i fedeli di
lingua portoghese presenti in piazza San Pietro.
Saluto cordialmente i fedeli di lingua francese, in particolare il pellegrinaggio degli eletti,
sindaci di comuni, nella diocesi di Chartres,
cultura del rispetto per l’ambiente e
trasformare i piccoli in veri e propri
ambasciatori ecologici».
Inoltre, per i venticinque anni
di fondazione, una folta rappresentanza
della Direzione investigativa antimafia
italiana (Dia), diretta da Nunzio Antonio
Ferla, ha partecipato all’incontro
con Francesco proprio «per avviare
un momento di resoconto della nostra
attività». All’udienza si è parlato anche
di giovani e spiritualità.
E così una delegazione del Governo e
delle poste polacchi ha donato a
Francesco la prima copia dell’album
dedicato alla prossima giornata mondiale
della gioventù di Cracovia.
Mentre a presentare il loro impegno
«per la spiritualità dell’unità nel
matrimonio» sono venuti a incontrare
il Papa centocinquanta giovani focolarini,
provenienti da trenta nazioni,
in questi giorni alla Mariapoli
di Castel Gandolfo per un incontro
di formazione. Al Pontefice è stato
anche consegnato il dvd
del documentario su Nostra Signora
de la Altagracia, patrona del popolo
della Repubblica Dominicana.
Significativo, infine, l’incontro
con la delegazione buddista di Taiwan,
appartenente all’associazione Fo Guiang
Shan, guidata dai venerabili Manchine
e Chueh Yun.
come pure il pellegrinaggio diocesano della
Corsica, con i loro vescovi.
Mentre si avvicina la Solennità della Pentecoste, vi invito a prepararvi, con la preghiera e con le opere di misericordia, a ricevere
lo Spirito Santo: che Egli faccia di ciascuno
di noi dei figli di Dio riconciliati, accoglienti
gli uni verso gli altri.
Che Dio vi benedica.
Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli
provenienti da Inghilterra, Irlanda, Danimarca, Cina, India, Indonesia, Giappone,
Malaysia, Seychelles e Stati Uniti d’America.
Nella gioia del Signore Risorto, invoco su di
voi e sulle vostre famiglie l’amore misericordioso di Dio nostro Padre. Il Signore vi benedica!
Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua tedesca. Quando Dio ci perdona, la sua misericordia riempie il nostro
cuore di gioia. L’Anno Giubilare è un invito
a fare una buona Confessione, per essere toccati dal Suo divino amore. Dio vi benedica
tutti.
Saludo cordialmente a los peregrinos de
lengua española, en particular a los grupos
provenientes de España y Latinoamérica.
Acojamos con gozo la invitación de Jesús a
participar en la fiesta de la misericordia y de
la fraternidad, y abramos nuestro corazón para ser misericordiosos como el Padre. Que
Dios los Bendiga.
Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua portoghese, in particolare ai
fedeli brasiliani di Araxá.
Nel salutare voi, cari pellegrini brasiliani,
il mio pensiero va alla vostra amata Nazione.
In questi giorni in cui ci prepariamo alla festa di Pentecoste, chiedo al Signore che effonda abbondantemente i doni del suo Spirito, affinché il Paese, in questi momenti di
difficoltà, proceda sui sentieri dell’armonia e
della pace, con l’aiuto della preghiera e del
dialogo. La vicinanza di Nostra Signora
Aparecida, che come una buona Madre non
abbandona mai i suoi figli, sia difesa e guida
nel cammino.
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Libano e dalla Siria. La Misericordia di Dio, come dimostra la parabola del
Padre Misericordioso, non cerca di punire il
figliuol prodigo ma di guarirlo e di riportarlo
alla figliolanza che perdiamo con il peccato e
con la disobbedienza. Chiediamo a Dio di
portaci al pentimento, per ritornare a vivere
da figli di Dio e da fratelli! Il Signore vi benedica e vi protegga dal maligno!
Saluto di cuore i pellegrini slovacchi, particolarmente le parrocchie, gli studenti e i
gruppi Le preghiere delle Madri.
Fratelli e sorelle, domenica prossima celebreremo la Solennità della Pentecoste. Preghiamo Dio Onnipotente, perché effonda su
di noi lo Spirito Santo con i suoi doni, e
possiamo così divenire testimoni coraggiosi
di Cristo e del suo Vangelo.
Con affetto vi benedico tutti.
Saluto cordialmente i pellegrini Polacchi.
Venerdì ricorre la memoria liturgica della
Beata Maria Vergine di Fátima. In quest’apparizione Maria ci invita ancora una volta alla preghiera, alla penitenza e alla conversione. Ci chiede di non oltraggiare più Dio. Avverte l’umanità intera della necessità di abbandonarsi a Dio, fonte d’amore e di misericordia. Sull’esempio di san Giovanni Paolo
II, grande devoto della Madonna di Fátima,
mettiamoci in attento ascolto della Madre di
Dio e impetriamo la pace per il mondo. Sia
lodato Gesù Cristo.
Saluto i pellegrini di lingua italiana, rivolgendo un particolare benvenuto ai fedeli della Diocesi di Oppido Mamertina - Palmi, accompagnati dal Vescovo Mons. Francesco
Milito e quelli della Basilica di San Sossio in
Frattamaggiore, con il Vescovo di Aversa
Mons. Angelo Spinillo. Auspico di cuore che
il vostro pellegrinaggio giubilare vi rinsaldi
nell’adesione a Cristo e nei vostri generosi
propositi di testimonianza cristiana.
Saluto i sacerdoti asiatici e africani del
Pontificio Collegio Missionario San Paolo
Apostolo; l’Istituto Antoniano e la Fondazione San Gottardo, che ricorda i 20 anni di
fondazione. Vi esorto a vivere il Giubileo
Straordinario in modo da riscoprire l’esigenza delle opere di misericordia corporali e spirituali come nutrimento della nostra fede.
Un particolare pensiero porgo ai giovani,
agli ammalati e agli sposi novelli. Domenica
prossima celebreremo la Pentecoste. Cari giovani, auguro a ciascuno di saper riconoscere,
tra le tante voci del mondo, quella dello Spirito Santo, che continua a parlare al cuore di
chi sa mettersi in ascolto. Cari ammalati, specialmente voi ospiti del Cottolengo di Trentola Ducenta, affidatevi allo Spirito che non
vi farà mancare la luce consolante della sua
presenza. E a voi, cari sposi novelli, particolarmente alle coppie del Movimento dei focolari, auguro di essere nel mondo, trasparenza dell’amore di Dio con la fedeltà del vostro amore e l’unione della vostra fede.