Scarica il 1° Sussidio - Bicentenario Diocesi di Caltagirone

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Bicentenario
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Bicentenario
BICENTENARIO
della
DIOCESI di CALTAGIRONE
1816 – 2016
GIUBILEO
della
MISERICORDIA
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Bicentenario
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Bicentenario
Premessa
Il sussidio che hai tra le mani vuole essere un primo
aiuto per la preparazione all’evento che tutta la Chiesa calatina
si appresta a vivere: il secondo centenario di erezione della
diocesi di Caltagirone, e l’indizione dell’ “Anno santo della
Misericordia” da parte di Papa Francesco per la Chiesa
universale.
Non vuole essere una traccia solo per i consigli
pastorali, ma per tutti: è uno strumento per creare occasioni a
più livelli di riflessione in gruppi già organizzati o formati per
l’evento.
Il titolo di questo primo sussidio, “Nella storia
dell’uomo”, indica la volontà di iniziare la preparazione al
Bicentenario facendo memoria collettiva del fatto storico
avvenuto 200 anni fa: la fondazione della diocesi, evento che
ha segnato fortemente la storia ecclesiale anzitutto, ma anche
la storia sociale e culturale di un territorio, il nostro, e che ci
aiuta a conoscere meglio “chi siamo, da dove veniamo e dove
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Bicentenario
andiamo”, in un percorso in cui dobbiamo recuperare la nostra
identità partendo dalla riscoperta delle nostre radici.
La Celebrazione del Bicentenario si inserisce nella
Programmazione del Piano Pastorale Diocesano del decennio
2011-2020 “Come una sposa adorna per il suo Sposo”, subito
dopo la Visita Pastorale e prima del Terzo Sinodo della nostra
Chiesa. “[…] Questi tre appuntamenti rappresentano un modo
completo per attenzionare tutta la vita della nostra Chiesa, nei
suoi diversi aspetti: per studiare il suo passato, analizzare il suo
presente e programmare il suo futuro” (cfr. “Credete al
Vangelo, S.E. Mons. Calogero Peri, Lettera di indizione Prima
Visita Pastorale – Terza peregrinazione Mariana).
La Commissione per il Bicentenario
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Bicentenario
Carissimi presbiteri e diaconi,
carissimi religiosi e religiose,
carissimi fratelli e sorelle dell’amata Chiesa di Caltagirone,
carissimi amici che abitate in questo territorio
e che comunque fate parte integrante di questa nostra Chiesa
La nostra Diocesi festeggia il suo compleanno. Un bel
compleanno, compie 200 anni! Infatti il 12 settembre del 2016
saranno esattamente 200 anni dalla sua fondazione, dalla sua
erezione a Diocesi. Due secoli fa, rispondendo a dei criteri
ecclesiologici, pastorali e organizzativi, sicuramente innovativi,
dal frazionamento del grande territorio della Diocesi di
Siracusa, sono nate una serie di nuove Diocesi, tra le quali
anche la nostra. Il sorgere di una nuova Diocesi, ieri come oggi,
risponde a tutta un’articolata serie di considerazioni da
contestualizzare sia dal punto di vista storico, sia dal punto di
vista geografico. Ma sicuramente il criterio determinante è
sempre quello pastorale, missionario e di evangelizzazione.
Esattamente quello che anche oggi dovrebbe motivare le
nostre scelte e la nostra azione. Il territorio calatino, nel quale si
insedia la nostra Diocesi, ha una sua identità territoriale e
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Bicentenario
culturale che, con vicende alterne, a volte luminose e altre
volte meno, ha dato un apporto notevole al progresso umano
e spirituale della gente laboriosa che vi abita.
Questo secondo centenario, sarà l’occasione che si
presenta alla nostra Chiesa per considerare il cammino che
abbiamo percorso, per vedere da dove veniamo e verso dove
vogliamo andare. È un cammino, o ancora più biblicamente un
esodo, che il Signore della storia continua a regalarci per
giungere, anche noi alla terra promessa. “Ricordati di tutto il
cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi
quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per
sapere quello che avevi nel cuore, se tu avessi osservato o no i
suoi comandi” (Dt 8,2). Ed è l’occasione per potere considerare,
senza autocelebrazioni, che il Signore è stato fedele e, senza
nostro merito, ha compiuto meraviglie per noi ed in noi.
Questo che ora vi giunge è il primo sussidio, preparato
dalla commissione per il secondo centenario presieduta da don
Antonio Parisi. Esso ci vuole aiutare a declinare, dal punto di
vista della nuova evangelizzazione, a cui l’urgenza dei tempi e
la premura dei successori di Pietro, ci richiamano, questi 200
anni di vita e di fede che la nostra Chiesa ha alle spalle. Le
iniziative, che ci auguriamo raggiungano veramente tutti,
debbono riportare alla luce tutto quel tesoro di fede, speranza
e carità, che la nostra Chiesa ha vissuto in questo suo lungo
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Bicentenario
cammino. E così il ricordo di anni lontani si trasformerà in canto
e benedizioni a Colui che per amore nostro si è incarnato nello
spazio e nel tempo della vita degli uomini, per guidarli con la
sua Parola, per accompagnarli con la sua presenza, per
convocarli e nutrirli intorno alla sua mensa.
Con la fiducia che ognuno possa rendersi sempre più
attento a quello che l’angelo vuole dire alla nostra Chiesa, in
questa occasione del secondo centenario della sua erezione,
auguro a tutti di ripartire con rinnovato slancio alla sequela del
Signore, che ci invita a seguirlo nella strada verso
Gerusalemme, per celebrare ancora una volta la sua e nostra
Pasqua.
Colgo l’occasione per augurare a tutti, nei giorni che
passano, un luminoso cammino verso la vita e la risurrezione.
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Bicentenario
INDIZIONE DEL BICENTENARIO DI EREZIONE
DELLA DIOCESI DI CALTAGIRONE
A gloria di Dio
e per la crescita della nostra fede nella comunione ecclesiale
indiciamo lo straordinario evento di grazia
del Bicentenario diocesano.
Il 12 settembre 1816 il Papa Pio VII erigeva la Diocesi di
Caltagirone.
Con uno speciale giubileo vogliamo dare risalto al
secondo centenario della nostra Chiesa particolare, per
guardare anzitutto all’opera salvifica di Dio, che in questi due
secoli ha ricolmato dei suoi doni la nostra comunità cristiana,
adornandola come Sposa, e l’ha costituita fermento di salvezza,
città sopra il monte, lampada che brilla della luce dell’Agnello.
“Lumen Gentium”, luce dei popoli: così il Concilio
Vaticano II definisce la Chiesa. Luce che attinge alla sua
sorgente, Cristo, che diventa il dono da accogliere e da offrire
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Bicentenario
non
solo
individualmente
e
intimamente,
ma
anche
comunitariamente ed ecclesialmente.
L’annuncio
di
Cristo
e
la Nuova
Evangelizzazione auspichiamo come cifra caratterizzante il
nostro giubileo diocesano, in uno stile più consapevole di vita
cristiana, non solo a livello individuale, ma anche come
comunità cristiana, per divenire più incisivamente “sacramento
di salvezza”, cioè segno della grazia di Dio che opera
efficacemente per gli uomini nel tempo e nella storia.
L’evento giubilare sia l’occasione propizia per una più
convinta appartenenza ecclesiale e una più incisiva presenza
missionaria di tutta la nostra Chiesa nella storia della comunità
degli uomini. Una speciale attenzione vogliamo sia riservata ai
giovani e alle famiglie, per un rinnovato slancio missionario nel
segno della profezia evangelica di fronte alle molteplici sfide
del nostro tempo.
Avere grata memoria dell’opera di Dio è legarsi al cuore
i frutti che sono maturati nella nostra Chiesa e quanti vi hanno
lavorato.
“Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti
suoi benefici” (Sal 103,2): è il canto della lode che tutti
vogliamo innalzare al Signore, che ci ha scelti, consacrati e
inviati per amore a continuare l’opera della sua salvezza.
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Bicentenario
L’anno giubilare del bicentenario sarà inaugurato nella
prossima solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re
dell’universo e si concluderà l’11 gennaio 2017.
A Maria Madre della Chiesa e all’intercessione di san
Giacomo e dei Santi Patroni delle nostre comunità affidiamo la
celebrazione del secondo centenario, affinché come sono
copiosi i frutti della grazia che la misericordia di Dio ci dona in
sovrabbondanza,
lo
siano
anche
quelli
della
nostra
evangelizzazione.
Nel nome della Santa Trinità, Padre, Figlio e Spirito
Santo, indiciamo il giubileo del secondo centenario.
Caltagirone, 4 luglio 2015
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Bicentenario
PROGETTO
Il
Bicentenario
della nostra diocesi si svolgerà
unitamente al Giubileo straordinario, l’Anno Santo della
Misericordia, voluto da Papa Francesco nella ricorrenza del
cinquantesimo anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II.
Ecco le linee programmatiche del doppio evento
giubilare che ci apprestiamo a vivere.
La data di inizio del Giubileo nella nostra diocesi è il 21
novembre 2015, vigilia della festa di Cristo Re, la conclusione
l’11 gennaio 2017.
La prima celebrazione sarà presieduta dall’em.mo card.
Angelo Bagnasco, Presidente della CEI, e l’altra dovrebbe
vedere la corale partecipazione dell’episcopato siculo.
All’interno di questo periodo s’incastona l’Anno Santo
della Misericordia, che in diocesi si inaugurerà la Terza
domenica di Avvento, con una speciale celebrazione che
muoverà dal Santuario diocesano della Madonna del Ponte,
dove sarà aperta la Porta della Misericordia, per giungere in
pellegrinaggio sino alla chiesa Cattedrale. Pertanto, le chiese
per l’acquisto dell’indulgenza giubilare saranno la Cattedrale,
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Bicentenario
«che è la Chiesa Madre per tutti i fedeli» (Misericordiae Vultus,
n. 3) e l’antico Santuario della Madonna del Ponte, per il
peculiare richiamo alla misericordia che lo caratterizza.
Il tempo che ci separa dalla inaugurazione del
Bicentenario, iniziato con il Convegno Pastorale, lo si vorrebbe
qualificare come fase preparatoria e di sensibilizzazione ad
intra e ad extra.
È stato opportunamente realizzato un sito internet ad
hoc, all’indirizzo www.bicentenariodiocesidicaltagirone.it. In
esso sarà possibile seguire passo passo ogni iniziativa e fruire
di tutto il materiale prodotto nel corso dell’Anno Giubilare. La
pubblicità e la promozione avverranno anche attraverso i
principali social network (Facebook, Twitter e Instagram) e
videoclip in rete e tv locali.
Si realizzerà un coinvolgimento della scuola, soprattutto
attraverso gli insegnanti di Religione, indicendo un concorso
per conoscere meglio il Giubileo e la storia della diocesi,
proponendo altre iniziative per la scuola secondaria superiore.
Si vuole dare ampio risalto al pellegrinaggio, come
importante segno giubilare. La chiesa Cattedrale, per il suo
peculiare significato nella configurazione della diocesi,
rappresenterà per tutto l’Anno Santo il luogo-simbolo,
diventando
meta
dei
pellegrinaggi,
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per
l’acquisto
Bicentenario
dell’indulgenza giubilare, che si potrà ottenere anche al
Santuario diocesano della Madonna del Ponte. Oltre ai
pellegrinaggi individuali o di particolari gruppi di fedeli, anche
parrocchiali, si reputa opportuno che ciascun comune della
diocesi organizzi uno speciale pellegrinaggio per una breve
processione pellegrinante fino alla chiesa Cattedrale e la
celebrazione giubilare presieduta dal Vescovo. Una sorta di
peregrinatio al plurale, da cui emerga, anche visivamente, che
l’identità della Chiesa è quella di comunità che cammina nel
mondo e nel tempo, in compagnia dei santi, guidata dal loro
esempio e sostenuta dalla loro intercessione, verso l’eternità
beata e la piena e definitiva manifestazione della misericordia
di Dio.
Inizierà questa peregrinatio sui generis il comune di
Caltagirone l’11 gennaio 2016, con il patrono san Giacomo.
La testimonianza della santità sarà oggetto anche di
particolari ricerche, a cura dell’area culturale della diocesi e di
altri organismi interessati, al fine di far emergere, soprattutto
negli ultimi duecento anni, il vissuto di tanti uomini e donne
che hanno saputo incarnare in maniera originale la fede e i
suoi valori e che possano indubbiamente rappresentare
autentici modelli di riferimento. L’esito di questa ricerca potrà
opportunamente essere una pubblicazione, ma ancor prima si
potranno predisporre, anche a livello locale e poi diocesano,
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Bicentenario
veri e propri itinerari conoscitivi, reperendo tutto il materiale
necessario (foto, filmati, pubblicazioni…) e organizzandolo
allestendo esposizioni.
Ci sarà anche una mostra itinerante che toccherà tutti i
comuni della diocesi, nella quale poter inserire quanto reperito,
unitamente a tutto ciò che si reputa significativo, a livello di
ogni comunità locale (parrocchie, associazioni, confraternite,
gruppi…), in questi anni che vanno dalla fondazione della
diocesi (o dalla fondazione o costituzione della parrocchia,
dell’associazione, del gruppo…) ad oggi, per raccontare la
propria storia e le buone prassi.
Affinché questo materiale sia fruibile entro quest’anno
2015 occorrerà coinvolgere direttamente non soltanto le risorse
interne alle comunità parrocchiali, ma anche gli enti locali e i
soggetti che a vario titolo e con varie competenze operano nel
singolo territorio comunale (assessorati comunali, dirigenti
scolastici, biblioteche, pro loco, responsabili delle aree culturali,
associazioni varie, commissioni e servizi culturali…).
Inoltre, per tutto il Giubileo diocesano, sarà visitabile
una mostra nel complesso di San Francesco d’Assisi, che a più
registri e in un inquadramento tendenzialmente ampio, aiuterà
a leggere la storia della diocesi contestualizzando ogni
avvenimento all’interno di una time line bicentenaria.
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Bicentenario
Si auspica anche la pubblicazione di uno o più volumi
sulla storia della diocesi, dal punto di vista sociale, politico,
culturale e religioso.
Due grandi eventi daranno il dovuto risalto celebrativo
al Bicentenario:
•
il primo, il 4 luglio 2016, data che ricorda la
dedicazione della chiesa Cattedrale, destinato particolarmente
ai giovani, col coinvolgimento di tutti i gruppi e le realtà del
nostro territorio e con il culmine della festa con testimonianze
ed esibizioni artistiche di personaggi del mondo dello
spettacolo. L’invito potrebbe essere esteso ai giovani delle
diocesi vicine, se non all’intera regione.
•
L’altro
evento,
con
modalità
analoghe,
riguarderà soprattutto le famiglie. La data coincide con la vigilia
dell’erezione della diocesi, l’11 settembre 2016. Anche in
questo caso si pensa a un coinvolgimento tendenzialmente
ampio, per un avvenimento ricco di momenti di testimonianza,
di intrattenimento e di spettacolo, in sinergia con l’ufficio
diocesano per la famiglia. Si pensa di invitare il cardinale Sean
Patrick O’Malley, arcivescovo di Boston, per il suo impegno in
favore della famiglia e anche per presiedere la Celebrazione
Eucaristica. Alla speciale circostanza del giorno bicentenario, si
auspicherebbe la partecipazione dei vescovi già di Caltagirone
e originari della diocesi.
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Bicentenario
Queste opzioni sono in piena armonia con le attenzioni
privilegiate dal piano pastorale della nostra diocesi e con esse
opportunamente si coniugano.
Non potrà mancare, infine, una serata ufficiale, con
particolare coinvolgimento delle rappresentanze istituzionali,
per un momento commemorativo e di riflessione e con un
intrattenimento musicale concertistico. Data, programmi e
protagonisti sono da definirsi.
Una speciale attenzione dovrà essere dedicata al
mondo della marginalità e alle “periferie esistenziali”. Si è
chiesto alla Caritas diocesana di studiare un progetto di avvio di
un’iniziativa caritativa nel corso dell’Anno Bicentenario,
possibilmente d’intesa con l’ufficio diocesano di pastorale
sociale e del lavoro, per dare un “segno” giubilare nella
privilegiata direzione della misericordia operativa.
Un’ulteriore e assai importante iniziativa pastorale
dell’Anno Giubilare riguarderà il tempo di Quaresima. Ci
saranno i Missionari della Misericordia, che i Vescovi sono
esortati a invitare per speciali missioni al popolo per l’annuncio
della gioia e del perdono (cfr. Misericordiae Vultus, n. 18). La
declinazione in modalità e tempi di questa azione pastorale
dovrà necessariamente prevedere il coinvolgimento e il
confronto, in termini organizzativi, a livello vicariale, zonale e
parrocchiale.
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Bicentenario
La linea-guida del presente progetto è quella di
stimolare e consentire uno sforzo sinergico delle responsabilità
e delle risorse diocesane in una sorta di esercizio collettivo
verso la tappa successiva del sinodo diocesano, del quale il
Bicentenario potrà considerarsi fase preparatoria.
Si intende attivare un percorso di sensibilizzazione e di
coinvolgimento dell’intera comunità diocesana e di tutte le
realtà associate del territorio (anche quelle non ecclesiali), in
una dinamica di Nuova Evangelizzazione, intesa primariamente
come nuovo stile di appartenenza ecclesiale.
In questa direzione, il segno concreto dell’Anno
Giubilare sarà la costituzione di un “hub pastorale per la Nuova
Evangelizzazione” per strutturare in modo permanente
l’attenzione alle diverse realtà e ai diversi servizi, e che si ponga
come raccordo tra le tante azioni pastorali, al fine di individuare
un modus operandi comune che aiuti a unificare obiettivi e
strategie; uno strumento per avviare percorsi di condivisione,
con un’unica attenzione specifica alla Nuova Evangelizzazione,
la quale non può prescindere dal riferimento alla centralità
dell’uomo (cfr. Convegno di Firenze 2015 “In Gesù Cristo il
nuovo umanesimo”).
Caltagirone, settembre 2015
La Commissione per il Bicentenario
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Bicentenario
IL GIUBILEO
La parola Giubileo deriva dall’ebraico Yovèl, il corno di
ariete che la legge mosaica prescriveva di suonare a mo’ di
tromba ogni cinquant’anni come segnale di inizio di un anno
santo, di un anno tutto dedicato al Signore. «Farete squillare la
tromba per tutto il paese – si legge nel libro del Levitico.
Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la
liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un
giubileo» (Lev 25,9-11).
Il Giubileo è l’anno della remissione dei peccati e delle
pene dei peccati, della riconciliazione, della conversione e della
penitenza sacramentale. È un tempo di speciale solidarietà,
speranza, giustizia, impegno al servizio di Dio nella gioia e nella
pace con tutti. Ma soprattutto, l’Anno giubilare è l’anno di
Cristo, portatore di vita e di grazia all’umanità. È Anno Santo
soprattutto perché ha come obiettivo la santità di vita degli
uomini.
Il Giubileo universale può essere: ordinario, se legato a
scadenze prestabilite (in genere 50 o 25 anni); straordinario, se
viene indetto per qualche avvenimento di speciale importanza;
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Bicentenario
particolare, limitato cioè agli abitanti di una determinata città,
provincia, o località.
La consuetudine di indire Giubilei straordinari risale al
XVI secolo; la loro durata è varia, da pochi giorni a un anno.
Prima di quello voluto da Francesco sulla misericordia, sono
stati 64 i Giubilei straordinari universali della storia, con vari
significati e presupposti. Il primo fu concesso da Sisto V (15851590) il 25 maggio 1585 per inaugurare il proprio pontificato,
avviando così una consuetudine che sarebbe continuata con
vari successori. Ci sono stati Giubilei straordinari per favorire la
pace tra cristiani; per necessità particolari delle gerarchie
ecclesiastiche; per speciali circostanze storiche come il buon
esito di un Concilio, la lotta contro i turchi, il 50° della
definizione del dogma dell’Immacolata Concezione.
L’ultimo, quello di san Giovanni Paolo II, 32 anni fa: aprì
la Porta santa il 25 marzo. Il penultimo era stato quello di Pio XI
il 6 gennaio 1933 per lo stesso motivo di Karol Wojtyła: il 19°
centenario della Redenzione operata da Cristo in croce.
Quelli di Giovanni Paolo II e Papa Ratti sono stati gli unici
due del XX secolo, durante il quale ci sono stati anche due Anni
mariani (che non sono propriamente Giubilei): uno è stato
celebrato nel 1954, indetto da Pio XII, per il centenario della
definizione del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria;
l’altro nel 1987-88, ancora con Papa Wojtyła, nell’imminenza dei
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Bicentenario
2000 anni dalla nascita di Gesù e di conseguenza per il
bimillenario di Sua Madre.
IL GIUBILEO NELLA BIBBIA
Il testo fondativo del Giubileo biblico è Levitico 25,10:
«Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la
liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un
Giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua
famiglia». È importante sottolineare che la teologia sottesa a
questo versetto che fonda l’anno giubilare è legata al sabato e
all’anno sabbatico.
Quest’ultimo,
basato
su
Levitico
25,2
(«Quando
entrerete nel paese che io vi do, la terra dovrà avere il suo
‘shabbat’ consacrato al Signore») è nell’arco dei sette anni
quello che il giorno sabbatico è nell’arco della settimana. Di qui
il triplice imperativo dell’anno giubilare: la restituzione delle
terre, il condono dei debiti e la liberazione degli schiavi. Nella
teologia dell’anno giubilare si concentra una molteplicità di
temi biblici e spirituali che da sempre hanno alimentato e
continuano ad alimentare la vita del popolo ebraico.
La parola Giubileo richiama alla mente il concetto di
giubilo, ossia un sentimento di gioia.
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Bicentenario
Nella Toràh, l’Anno sabbatico (Shemittà) e Giubileo
(Yovèl) vengono considerati strettamente collegati. Dopo sette
anni sabbatici, il cinquantesimo veniva “consacrato” anno
giubilare al suono del corno (Shofar) di ariete (Yovèl).
L’anno sabbatico, come del resto il sabato settimanale,
aveva lo scopo di fare del tempo un’opportunità per
interrompere la schiavitù del quotidiano materiale ed evitare di
chiudersi in una visione utilitaristica o edonistica della realtà
dedicandosi ai bisogni dello spirito. Esigenza già sottolineata
dal legame tra il “sabato di Dio” (al termine della creazione),
quello dell’uomo (dopo ogni sei giorni lavorativi), e quello della
“terra” (Lev 25,2). Ogni settimo anno la terra doveva riposare.
Né arata, né seminata, ciò che produceva doveva essere
destinato alle categorie sociali più deboli: vedove, orfani,
poveri, stranieri.
Questa antichissima istituzione, dopo l’esilio, si arricchirà
di altri particolari aspetti intesi a significare il grande senso di
“liberazione”: i campi e le case alienate tornavano al primitivo
proprietario; gli schiavi venivano liberati; i debitori insolventi
condonati. Era la celebrazione periodica della giustizia e della
pace, nella ritrovata armonia dei rapporti umani e con la natura;
liberazione generale delle persone oltre che dei beni. Si
evidenziava quell’ideale-utopia di situazione di uguaglianza fra
tutti i figli di Israele a cui l’anno giubilare intendeva dare
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Bicentenario
ampiamente eco rinforzando l’attesa del Messia, colui che
sarebbe venuto come inviato da Dio a liberare gli oppressi.
L’antico
giubileo
ebraico,
prefigurazione
della
liberazione messianica, si salda così con “l’anno di grazia”
proclamato da Gesù nella sinagoga di Nazareth, all’inizio della
sua missione. Dopo aver letto il passo di Isaia (61,1-2), Gesù
arrotolò il volume e sedette. Gli occhi di tutti erano su di Lui. Ed
Egli cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che
voi avete udita con i vostri orecchi» (Lc 4,16-21).
L’inaugurazione dell’“anno di grazia” si completava con
l’“anno di misericordia”, di cui Gesù parlerà nella parabola del
fico sterile (Lc 13,5-9).
I SEGNI DEL GIUBILEO
IL PELLEGRINAGGIO
Il pellegrinaggio è un antichissimo simbolo della vita
cristiana, con profonde radici antropologiche: l’uomo viator.
Procediamo dal mistero, Dio, e siamo in cammino verso il
mistero, Dio. Nel cammino siamo accompagnati e illuminati da
Cristo: «Io sono il cammino… Io sono la luce». Il pellegrino non
è un vagabondo (perché sa dove arriverà), non è neanche un
solitario (perché è membro di un popolo peregrino). Non ha
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Bicentenario
dimora permanente in questo mondo: porta soltanto il
necessario per il cammino.
Le motivazioni teologiche, pastorali, devozionali, ma
anche storiche e culturali del pellegrinaggio sono evidenti: si
tratta di una pia pratica da sempre presente nella storia
dell’Israele biblico e poi della cristianità, alla quale non si
sottrasse neppure la Sacra Famiglia di Nazareth, che si fece
pellegrina alla città santa di Gerusalemme, come è narrato nel
Vangelo di Luca (2,41).
Il pellegrinaggio evoca il cammino personale del
credente sulle orme di Cristo: è esercizio di ascesi operosa, di
pentimento per le umane debolezze, di costante vigilanza sulla
propria fragilità, di preparazione interiore alla conversione del
cuore.
L’ispirazione religiosa del pellegrinaggio, nelle varie
epoche storiche, e l’attualità di questa pratica nella società
contemporanea, caratterizzata da intensa mobilità, danno
nuovo impulso al pellegrinaggio.
Da paradigma della storia della salvezza, com’era in
Abramo chiamato a lasciare la sua terra, la sua patria e la casa
paterna per raggiungere l’orizzonte indicatogli dal Signore, il
pellegrinaggio diventa oggi un cammino che conduce alla
“tenda” dell’incontro con l’umanità.
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Bicentenario
Il Giubileo propone come luoghi o meta dei
pellegrinaggi la Cattedrale, chiesa simbolo dell’unità della
diocesi, e gli altri luoghi designati dal Papa nella Bolla di
Indizione dell’Anno Santo della Misericordia.
LA PORTA
Il tempio è segno della Casa del Padre, del Regno
promesso dove c’è Dio che accoglie come Padre tutti i suoi
figli, che per Cristo nella forza dello Spirito, in compagnia di
Maria, camminano verso di Lui. Cristo è la grande porta che aprì
agli uomini l’accesso al Padre. Lui è la Porta nella quale
dobbiamo entrare per essere nella Casa del Padre. Si entra nel
tempio per celebrare l’Eucarestia, per trovarsi come popolo
radunato nella fede, per ritrovare il senso della Eucarestia
domenicale che invita i cristiani ad unirsi profondamente a
Gesù nel sacramento.
La porta evoca il passaggio che ogni cristiano è
chiamato a compiere dal peccato alla grazia. Gesù ha detto: «Io
sono la porta» (Gv 10,7), per indicare che nessuno può avere
accesso al Padre se non per mezzo suo. C’è un solo accesso
che spalanca l’ingresso nella vita di comunione con Dio: questo
accesso è Gesù, unica e assoluta via di salvezza. Solo a lui si
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Bicentenario
può applicare con piena verità la parola del Salmista: «È questa
la porta del Signore, per essa entrano i giusti» (Sal 118 [117],20).
L’indicazione della porta richiama la responsabilità di
ogni credente ad attraversarne la soglia. Passarvi significa
confessare che Gesù Cristo è il Signore, rinvigorendo la fede in
lui per vivere la vita nuova che Egli ci ha donato. È una
decisione che suppone la libertà di scegliere ed insieme il
coraggio di lasciare qualcosa, sapendo che si acquista la vita
divina (cfr. Mt 13,44-46).
Attraverso la porta, simbolicamente Cristo ci immetterà
più profondamente nella Chiesa, suo Corpo e sua Sposa.
Comprendiamo in questo modo quanto ricco di significato sia il
richiamo dell’apostolo Pietro quando scrive che, uniti a Cristo,
anche noi veniamo impiegati «come pietre vive per la
costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo,
per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio» (1 Pt 2,5).
L’INDULGENZA
La Chiesa, negli Anni Santi e Giubilei, cerca di mettere in
evidenza una delle sue caratteristiche più profonde per farla
visibile e comprensibile a tutti. Questa caratteristica è la
misericordia e l’inesauribile capacità di accoglienza e di
perdono per tutti gli uomini e donne che ne hanno bisogno,
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Bicentenario
siano essi vivi o già defunti. La Chiesa è chiamata a seguire
l’esempio di Gesù che in innumerevoli passi del Vangelo ci
spiega che Lui è venuto a cercare i peccatori, la pecora
smarrita, a sanare i malati, a liberare i prigionieri. Rivela così il
vero volto di Dio, Suo e nostro Padre, ricco di misericordia. La
Chiesa in questa occasione speciale facilita ai fedeli l’accesso
alla penitenza e alla riconciliazione. Ci insegna a fare penitenza
e a espiare con opere di pietà e di amore verso Dio e verso il
prossimo per accedere all’indulgenza che Dio vuole concedere
a tutti i suoi figli che lo cercano con umiltà.
L’indulgenza è uno degli elementi costitutivi dell’evento
giubilare. Con essa si manifesta la pienezza della misericordia
del Padre, che a tutti viene incontro con il suo amore, espresso
in primo luogo nel perdono delle colpe.
Ordinariamente Dio Padre concede il suo perdono
mediante il sacramento della Riconciliazione, ma l’avvenuta
riconciliazione con Dio non esclude la permanenza di alcune
conseguenze del peccato dalle quali è necessario purificarsi. In
quest’ambito acquista rilievo l’indulgenza, mediante la quale
viene espresso il dono totale della misericordia di Dio. Con
l’indulgenza al peccatore pentito è condonata la pena per i
peccati già rimessi quanto alla colpa.
La dottrina e la pratica dell’indulgenza giubilare restano
quelle aggiornate da Paolo VI su richiesta del Concilio Vaticano
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Bicentenario
II. Si tratta dell’indulgenza al singolare, in quanto rivela
l’inesauribile mistero della comunione dei Santi e incitano ad
una conversione interiore che si traduce in un impegno per
rifare ciò che è sfaldato dal peccato.
Il perdono, concesso gratuitamente da Dio, implica
come conseguenza un reale cambiamento di vita, una
progressiva eliminazione del male interiore, un rinnovamento
della propria esistenza; e la purificazione che resta necessaria
anche dopo l’avvenuta riconciliazione con Dio, supera l’ambito
personale per estendersi socialmente all’intera famiglia umana,
con l’intervento della Chiesa che, avendo ricevuto da Cristo il
potere di perdonare in suo nome, è nel mondo la presenza
viva dell’amore di Dio che si china su ogni umana debolezza
per accoglierla nell’abbraccio della sua misericordia. La pratica
dell’indulgenza perde, così ogni indebita sovrastruttura e si
presenta come un frutto del dono di Cristo e dei Santi: un invito
alla conversione e un impegno di carità fraterna.
L’indulgenza si acquista mediante la confessione
sacramentale individuale ed integra e la partecipazione
all’Eucaristia; la preghiera secondo le intenzioni del Romano
Pontefice; la visita alla Chiesa Cattedrale e ai luoghi indicati
nella Bolla di indizione dell’Anno Santo della Misericordia. Ma,
al di là del luogo, se ci si recherà a visitare fratelli bisognosi o in
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Bicentenario
difficoltà, quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo
presente in loro.
Durante l’Anno Santo, infine, l’indulgenza plenaria può
essere acquistata soltanto una volta al giorno e applicata, a
modo di suffragio, alle anime dei defunti, grazie al legame che
esiste nel Corpo mistico tra i vivi e le anime di coloro che ci
hanno preceduto nel segno della fede.
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Bicentenario
L’ICONA BIBLICA
«Lì porrò il mio nome!» (1 Re 8,29)
«In quei giorni, Salomone si pose davanti all’altare del
Signore, di fronte a tutta l’assemblea d’Israele e, stese le mani
verso il cielo, disse: «Signore, Dio d’Israele, non c’è un Dio
come te, né lassù nei cieli né quaggiù sulla terra! Tu mantieni
l’alleanza e la fedeltà verso i tuoi servi che camminano davanti
a te con tutto il loro cuore. Ma è proprio vero che Dio abita
sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti,
tanto meno questa casa che io ho costruito! Volgiti alla
preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore, mio Dio,
per ascoltare il grido e la preghiera che il tuo servo oggi innalza
davanti a te! Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso
questa casa, verso il luogo di cui hai detto: “Lì porrò il mio
nome!”. Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo
luogo. Ascolta la supplica del tuo servo e del tuo popolo Israele,
quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali nel luogo della
tua dimora, in cielo; ascolta e perdona!» (1Re 8,22-23.27-30).
Lo spunto per l’icona della tenda viene dall’etimologia
stessa della parola diocesi, “casa fra le case” (dal greco dià = in
mezzo; oikos = casa). È il luogo dove il Signore ha stabilito il
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Bicentenario
suo nome (cfr. anche Dt 12,5). La Chiesa, Corpo mistico di
Cristo, è la tenda dell’incontro con Dio, piantata in mezzo agli
uomini. Nella vivente comunità diocesana si sperimenta la
presenza del Dio-con-noi: una presenza dinamica, aperta.
«Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra?», si chiede il
re Salomone. «Ecco, - esclama meravigliato - i cieli e i cieli dei
cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io
ho costruito». Il dono della presenza di Jahveh che si rivela
essere il Dio-con-gli-uomini supera ogni aspettativa umana. Il
tempio che Salomone costruisce è la casa di Dio, ma Dio è più
grande della sua casa. La Chiesa non è una cittadella protetta
che ha l’esclusiva su Dio, nessun copyright è autorizzato: è Dio
semmai che pone il suo nome sulla sua dimora con gli uomini,
è Lui che ha il protagonismo assoluto. La casa di Dio non è un
luogo statico, chiuso, escludente ed esclusivo: è piuttosto una
tenda piantata in mezzo agli uomini perché sia possibile
l’incontro con Dio (cfr. Es 29,42-46).
Il simbolismo della tenda dice stabilità (non sono all’aria
aperta e fisso una dimora), ma anche precarietà (la tenda è
mobile, non è una dimora definitiva ed è l’abitazione propria di
chi è nomade, in cammino, non ha raggiunto la meta). La
tenda indica all’uomo nomade che anela alla stabilità, che c’è
sempre un “oltre”, che devi spostare senza posa il confine, che
il “già” non è “ancora”. La tenda è il luogo per fare sosta
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Bicentenario
temporanea, al riparo dalle intemperie e dai disagi del deserto.
È il punto di arrivo, ma anche di ripartenza, dopo essersi
ristorati dalle fatiche. È dove ti fermi a trascorrere la notte in
attesa della luce dell’alba. È soprattutto l’habitat propizio per un
incontro, una relazione, un appuntamento. Indica convivialità e
ospitalità. È il luogo dove Dio convoca il suo popolo: «In quel
luogo mi incontrerò con gli Israeliti, ed esso sarà consacrato per
la mia Gloria» (Es 29,43). È lo spazio dell’intimità tra Dio e gli
uomini. Sotto la tenda «il Signore parlava con Mosè faccia a
faccia, come un uomo parla con un altro» (Es 33,11). Una
dimora provvisoria e precaria, dunque, eppure piena di
sacralità, fascino e bellezza, tanto che Balaam, il profeta
straniero, esclama alla sua vista: «Come sono belle le tue tende,
Giacobbe, le tue dimore, Israele!» (Num 24,5).
Dio non accetta di essere rinchiuso tra quattro mura: a
Davide che pretende di fissargli una dimora, risponde per
bocca del profeta Natan: «Forse tu mi costruirai una casa
perché io vi abiti? Ma io non ho abitato in una casa dal giorno
che ho fatto uscire i figli di Israele dall’Egitto fino ad oggi; sono
andato vagando sotto una tenda, in un padiglione» (2 Sam
7,5b-6). Un Dio viandante, che sceglie di incontrare l’uomo per
strada. E decide Lui dove e quando fermarsi. È Lui che
costruisce la casa al suo popolo: «Fisserò un luogo per Israele,
mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti […]. Il Signore ti
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Bicentenario
annuncia che farà a te una casa» (2 Sam 7,10-11). La promessa
di Dio di costruire una casa all’uomo si attua nella pienezza dei
tempi in Gesù Cristo che assume tutta la fisicità e fragilità
dell’uomo che, pellegrino sulla terra, abita in una «tenda
d’argilla» (Sap 9,15) in «questa tenda del corpo» che si logora (2
Pt 1,13-14). È una presenza e vicinanza inaudita e
sorprendente: «Il Verbo si fece carne e pose la sua tenda in
mezzo a noi» (Gv 1,14). Gesù di Nazaret, morto e risorto, è il
Cristo escatologico «ministro del santuario e della vera tenda,
che ha fatto il Signore, non un uomo»; il «sommo sacerdote dei
beni futuri, per una tenda più grande e più perfetta, non
manufatta, cioè non di questa creazione» (Eb 8,2;9,1-12). In
questa tensione tra storia e escatologia si colloca la Chiesa
pellegrina, Corpo mistico di Cristo, tenda dell’incontro con Dio,
piantata in mezzo agli uomini per accompagnarli nel cammino
verso la dimora definitiva, la Gerusalemme celeste.
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Bicentenario
IL LOGO
Il logo si compone di più elementi per rappresentare il
tema del Bicentenario della nostra diocesi.
Il corpo centrale è composto a sinistra dalle linee
stilizzate della cupola della Cattedrale, simbolo della diocesi,
che si conclude in alto con la croce, essenza e riferimento
sicuro della nostra vita cristiana. Dalla stessa croce continua il
tratto stilizzato che muta in una tenda dal lato opposto. L’icona
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Bicentenario
della tenda, intesa come luogo dell’incontro tra Dio e l’uomo
(Es 29,42-46), ci ricorda non solo un punto di arrivo, ma anche
di ripartenza.
Lo spunto dello skyline della città di Caltagirone con la
sua Cattedrale, posto al centro, viene dall’etimologia stessa
della parola diocesi, “casa fra le case” (dal greco dià = in mezzo;
oikos = casa). È il luogo dove il Signore ha stabilito il suo nome
(cfr. Dt 12,5). La Chiesa, Corpo mistico di Cristo, è la tenda
dell’incontro con Dio, piantata in mezzo a tutti gli uomini. Un
Dio viandante, che, nello spazio e nel tempo, sceglie di
incontrare l’uomo, rappresentato dalla silhouette delle figure
umane, per strada.
La frase “Lì porrò il mio nome” (1 Re 8,29), che parte
dall’alto e si riversa a cascata e in abbondanza verso il basso,
sta ad indicare che Dio ha scelto, con l’incarnazione del Figlio,
di fare casa con l’uomo. Concentrando l’attenzione e la forza
su “nome” si intende sottolineare il senso della rivelazione del
Nome, accaduta sull’Oreb: “Io sono. Questo è il mio nome per
sempre” (Es 3,15). Io sono, un verbo al presente che abbraccia
tutti i tempi.
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Bicentenario
CENNI DELLA STORIA DELLA DIOCESI
Con la bolla Romanus Pontifex, del 12 settembre 1816,
Pio VII esaudiva la secolare richiesta di Caltagirone di essere
elevata a sede vescovile. Collocata sotto la giurisdizione
dell’arcivescovo di Monreale, sarà suffraganea di Siracusa dal
1844 quando, in seguito al definitivo assestamento delle
circoscrizioni
diocesane,
questa
sarà
elevata
a
sede
metropolitana. Da allora, fanno parte di Caltagirone i comuni di:
Castel di Iudica, Grammichele, Licodia Eubea, Mazzarrone,
Militello, Mineo, Mirabella Imbaccari, Palagonia, Raddusa,
Ramacca, S. Cono, S. Michele di Ganzaria, Scordia, Vizzini. In
verità tale decisione rispondeva ad una reale esigenza di
revisione delle circoscrizioni ecclesiastiche dell’isola immutate
dal tempo dei Normanni. Nel 1817 seguì l’erezione delle
diocesi di Nicosia e Piazza Armerina, mentre con il concordato
del 1818, tra Ferdinando I e Pio VII, venne affermato il principio
della necessità di erigere ancora altre diocesi: nel 1844 Acireale
(ma la Bolla entrò in vigore solo nel 1872), Caltanissetta, Noto e
Trapani. L’isola nella prima metà dell’Ottocento nel giro di
pochi decenni vide quasi raddoppiare il numero delle proprie
diocesi; un cambiamento così profondo non ha riscontro con
nessun’altra zona d’Italia e forse – riguardo ad aumenti –
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Bicentenario
neanche d’Europa. Il fenomeno ci sembra rappresenti uno
snodo essenziale per meglio capire la storia della Chiesa
Siciliana (e non solo della Chiesa) in tutto l’Ottocento e oltre.
Se da parte dei Borboni la decisione rispondeva a criteri
di riformismo assolutistico di stampo settecentesco, da parte
della S. Sede la fondazione di nuove diocesi si riteneva
necessaria per le crescenti esigenze pastorali dell’isola e per le
difficoltà più volte lamentate dai vescovi di non poter
adempiere adeguatamente e con sistematicità ai loro doveri,
soprattutto la visita pastorale, a causa appunto della estensione
delle loro diocesi e delle vie di comunicazione interne per
niente agevoli.
La decisione di Pio VII di erigere Caltagirone a sede
vescovile rispondeva, dunque, a reali esigenze pastorali dei
territori sino ad allora appartenenti alla diocesi di Siracusa, si
colloca nel contesto più ampio di un rinnovamento pastorale
dell’isola, e sembra rispondere più alle prescrizioni del Concilio
di Trento che ai campanilismi e alle pretese di prevalenza di
singole città. Presentando la sua relazione ad limina il 20 Luglio
1859, ad appena un anno dalla sua nomina, monsignor Luigi
Natoli asseriva che la diocesi di Caltagirone “sebbene di
recente erezione” racchiudeva “tutto quanto può desiderarsi in
una ben ordinata Diocesi”: riconoscimento ampio dell’attività
svolta dai suoi predecessori per impostare ed avviare
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Bicentenario
validamente l’organizzazione e la pastorale diocesana. E già
alla fine del secolo XIX Caltagirone, insieme a parecchie delle
nuove diocesi, era da annoverare indubbiamente fra quelle più
attive dell’isola.
In passato nessun Vescovo era stato ordinato in diocesi;
il 20 marzo 2010 la Basilica Cattedrale ha ospitato l’ordinazione
episcopale di S.E. mons. Calogero Peri.
Per ulteriori informazioni, visitate il sito
www.bicentenariodiocesidicaltagirone.it
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Bicentenario
PREGHIERA PER IL BICENTENARIO
Dio onnipotente,
Padre di Misericordia senza fine,
dal nulla e per amore hai creato ogni cosa.
Tu eterno amante della vita,
ci hai voluti e creati a tua immagine e somiglianza,
accompagna nel suo pellegrinaggio la nostra Chiesa.
Signore Gesù Cristo,
mandato dal Padre ad evangelizzare il mondo.
Tu Sposo dell'amore più grande e del perdono senza misura,
insegnaci a servire e ad amare tutti,
fino alla croce e con la forza della Pasqua,
rendici testimoni e missionari del tuo Vangelo
sino ai confini della terra.
Spirito Santo,
soffio potente dell'amore di Dio,
invadi e scuoti con la tua Pentecoste la nostra Chiesa.
Consolatore e avvocato dei miseri,
durante questo secondo centenario spingi ogni cristiano ad uscire,
per raggiungere con la consolazione di Dio le periferie dei cuori.
Vergine benedetta,
stella radiosa della nuova evangelizzazione,
accoglienza di Dio e rifugio dei peccatori,
aiutaci a raggiungere in fretta chi ha bisogno di noi e
soprattutto di Dio.
Intercedano per noi i santi protettori delle nostre comunità
e san Giacomo nostro patrono.
Onore e lode, gloria e benedizione, in cielo e sulla terra
alla santa Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo. Amen.
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Bicentenario
PREGHIERA PER L’ANNO DELLA MISERICORDIA
Signore Gesù Cristo, tu ci hai insegnato a essere misericordiosi
come il Padre celeste, e ci hai detto che chi vede te vede Lui.
Mostraci il tuo volto e saremo salvi.
Il tuo sguardo pieno di amore
liberò Zaccheo e Matteo dalla schiavitù del denaro;
l'adultera e la Maddalena dal porre la felicità solo in una creatura;
fece piangere Pietro dopo il tradimento,
e assicurò il Paradiso al ladrone pentito.
Fa' che ognuno di noi ascolti come rivolta a sé
la parola che dicesti alla samaritana: Se tu conoscessi il dono di Dio!
Tu sei il volto visibile del Padre invisibile,
del Dio che manifesta la sua onnipotenza
soprattutto con il perdono e la misericordia:
fa' che la Chiesa sia nel mondo il volto visibile di Te,
suo Signore, risorto e nella gloria.
Hai voluto che i tuoi ministri fossero anch'essi
rivestiti di debolezza per sentire giusta compassione
per quelli che sono nell'ignoranza e nell'errore;
fa' che chiunque si accosti a uno di loro
si senta atteso, amato e perdonato da Dio.
Manda il tuo Spirito e consacraci tutti con la sua unzione
perché il Giubileo della Misericordia sia un anno di grazia del Signore
e la sua Chiesa con rinnovato entusiasmo
possa portare ai poveri il lieto messaggio, proclamare ai prigionieri e
agli oppressi la libertà e ai ciechi restituire la vista.
Lo chiediamo per intercessione di Maria , Madre della Misericordia
a te che vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli.
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Bicentenario
PRESENTAZIONE DELL’INNO
Il canto di inni è stato sempre per i cristiani una maniera
di esprimere la fede, il sentimento, la riflessione, l'amore della
Chiesa e dei fedeli rispetto ai fatti e ai misteri della fede. Ne
sono prova non solo gli inni presenti già nell'Antico e Nuovo
Testamento, ma anche quei canti strofici contenuti nel
breviario, che danno espressione lirica al significato delle varie
ricorrenze liturgiche. Già Plinio il Giovane, tra il 111 e il 113,
identifica i cristiani come coloro che "si riuniscono e cantano un
inno di lode a Cristo come a un Dio".
Il cantare insieme le lodi di Dio è espressione viva di
partecipazione corale, e dunque ecclesiale, alla liturgia e alla
fede che essa esprime e celebra; è manifestazione di adesione
e di condivisione, di unità e di comunità; è espressione di gioia
e fusione di mente e di cuore, spazio dove il singolo ritrova
nell'insieme vitalità e identità, il cor unum in cui si radica la
propria individualità e ci si riconosce nella molteplicità.
L'inno pensato per il Bicentenario dell'erezione della
nostra Diocesi riprende l'idea della Chiesa come tenda in cui
Dio si offre come Compagnia e Presenza nel vivere umano; il
testo si estende anche alla prospettiva trinitaria e della storia
della salvezza. Le sue strofe infatti si incentrano sull'azione
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Bicentenario
salvifica della Trinità per un rendimento di grazie vivo e sincero,
così che mentre nel cuore si ritrovano i motivi della gratitudine
e l'accoglienza della benevolenza di Dio, con la voce si intona il
rendimento di grazie al Signore della Chiesa, l'Unico che possa
trasmettere vitalità e consistenza alla Chiesa stessa; Egli è il
fondamento, la vita e lo spazio stesso del nostro vivere ed
essere la sua Chiesa santa, il raduno eucaristico che dà vigore e
forza per andare e portare il vangelo oltre ogni confine.
La musica del maestro Giuseppe Liberto, solenne e
poderosa, dà la giusta enfasi all'inno e ne evidenzia emozioni e
prospettive, creando movimenti che sottolineano interiorità e
insieme aperture, attese del presente e desideri che incitano
alla meta, radicate entrambe nelle profondità dei tempi e
scandite dai nuovi passi da fare perché proposti con affabilità e
decisione dal presente. Lo slancio dello spartito musicale si
snoda su una tessitura armonica in maggiore e la melodia,
immediata e raffinata, si basa su stilemi classici e insieme
moderni, attualizzando così anche nei toni della musica la
ricchezza attuale dei fondamenti.
Un canto che vuole dire il cammino, un canto di Chiesa,
una lode di tutti, un inno per ri-conoscere ancora e di più la
grazia benevola di Dio, le sue opere belle fatte per noi, suo
popolo e Chiesa dove lui si degna abitare
don Vito Valenti
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Bicentenario
INNO DEL BICENTENARIO
(Autore don Vito Valenti/musica Mons. Giuseppe Liberto)
AL SIGNORE DELLA CHIESA
Rit.
Sia gloria a te, Signore della Chiesa,
solida roccia, fondamento saldo.
Il nome tuo hai posto in mezzo a noi,
tu ci raccogli e nutri alla tua mensa.
Gloria a te, immenso Dio, che nei tempi hai preparato
questo popolo redento, nella fede radunato.
L'alleanza e la parola rende libero il cammino
a chi crede alle promesse ed affida il cuore a Dio. Rit.
Gloria a te, Gesù Signore, che ci fai tua Chiesa amata,
nella Pasqua generata dal tuo fianco aperto in croce.
Le fatiche e le speranze d'ogni uomo a te portiamo
ed insieme ti seguiamo, come agnelli del tuo gregge. Rit.
Gloria a te, Spirito vivo, che ci mandi sulle strade
a portare il tuo vangelo con la gioia della vita;
Tu ci spingi incontro all'uomo per aprire porte e cuori,
ad uscire oltre i confini testimoni dell'amore. Rit.
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Bicentenario
SCHEDA DI RIFLESSIONE
Dopo aver letto, riflettuto e meditato sui contenuti,
questa scheda vuole essere uno strumento per consentire
l’approfondimento personale e/o di gruppo, agevolare il
percorso di riflessione nelle comunità parrocchiali e nei gruppi
ecclesiali, e rendere questo evento il più possibile occasione di
condivisione e fermento in tutte le realtà della diocesi.
Finalità della scheda:
a.
È uno strumento di riflessione che aiuta le persone, le
parrocchie, i gruppi e le associazioni a interrogarsi sul perché
della “festa” del bicentenario e sul significato della “diocesi”
nella vita di fede di ciascuno, sia come individuo che come
comunità.
b.
La “festa” della diocesi è un tempo di grazia: inizia
l’anno giubilare, in cui si fa maggiore esperienza di incontro, di
preghiera, di riflessione per sé e per la comunità di
appartenenza.
c.
È una opportunità per la crescita personale e
comunitaria come presa di coscienza sul “dono” della diocesi.
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Bicentenario
Per la riflessione
1.
Perché “fare festa” per il compleanno della diocesi?
2.
Cosa rappresenta la diocesi per me e quanto ha inciso
nella mia esperienza di fede?
3.
La vita della mia comunità avrebbe senso anche senza
l’appartenenza alla diocesi? Perché?
4.
Quale esperienza di diocesi faccio? E quale fa la mia
Parrocchia?
5.
Cosa conosco della storia della mia diocesi?
6.
Quali figure importanti (preti/laici/religiosi) ne hanno
caratterizzato la storia? (realizzare uno studio sulle figure di
santità rilevanti dal punto di vista ecclesiale, culturale, storico,
politico della diocesi e della propria parrocchia).
Si legga anche la Costituzione Dogmatica “Lumen Gentium” del
Concilio Vaticano II. Si consiglia di approfondire i seguenti gruppi di brani
tratti dai vari capitoli:
Cap. I°, nn. 7-8
Cap. II°, nn. 10-11
Cap. III°, nn. 20-29 (da integrare possibilmente con i numeri da 11 a 16 del
Decreto Conciliare “Christus Dominus”)
Cap. IV° nn. 31-37
Cap. V° nn. 40-41
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Bicentenario
“Perché questo anniversario del 2016, risvegli le migliori
energie e la tradizione più bella che la nostra Chiesa ha
conosciuto in questi 200 anni. Con l’augurio che attraverso e
oltre le celebrazioni esteriori, si possa rinsaldare lo spirito di
comunione e di Chiesa nella nostra comunità diocesana” (cfr.
“Credete al Vangelo, S.E. Mons. Calogero Peri, Lettera di
indizione Prima Visita Pastorale – Terza peregrinazione
Mariana).
www.bicentenariodiocesidicaltagirone.it
[email protected]
Bicentenario Diocesi di Caltagirone
@Caltagirone2016
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Bicentenario
INDICE
Premessa
Pag. 5
Introduzione di S.E. Mons. Calogero Peri, Vescovo di
Caltagirone
Pag. 7
Indizione del Bicentenario di erezione della Diocesi di
Caltagirone
Pag. 10
Progetto
Pag. 13
Il Giubileo
Pag. 20
L’Icona biblica
Pag. 31
Il Logo
Pag. 35
Cenni della storia della Diocesi
Pag. 37
Preghiera del Vescovo per l’anno giubilare del
Bicentenario
Pag. 40
Preghiera di Papa Francesco per l’Anno della
Misericordia
Pag. 41
Presentazione dell’inno
Pag. 42
Inno del Bicentenario
Pag. 44
Scheda di riflessione
Pag. 45
48
Bicentenario
49
Bicentenario
BICENTENARIO DELLA DIOCESI DI CALTAGIRONE
Sussidio a cura della
Commissione per la preparazione del Bicentenario
Piazza San Francesco d’Assisi, 9 – CALTAGIRONE (CT)
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