Scarica il 1° Sussidio - Bicentenario Diocesi di Caltagirone
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Bicentenario 2 Bicentenario BICENTENARIO della DIOCESI di CALTAGIRONE 1816 – 2016 GIUBILEO della MISERICORDIA 3 Bicentenario 4 Bicentenario Premessa Il sussidio che hai tra le mani vuole essere un primo aiuto per la preparazione all’evento che tutta la Chiesa calatina si appresta a vivere: il secondo centenario di erezione della diocesi di Caltagirone, e l’indizione dell’ “Anno santo della Misericordia” da parte di Papa Francesco per la Chiesa universale. Non vuole essere una traccia solo per i consigli pastorali, ma per tutti: è uno strumento per creare occasioni a più livelli di riflessione in gruppi già organizzati o formati per l’evento. Il titolo di questo primo sussidio, “Nella storia dell’uomo”, indica la volontà di iniziare la preparazione al Bicentenario facendo memoria collettiva del fatto storico avvenuto 200 anni fa: la fondazione della diocesi, evento che ha segnato fortemente la storia ecclesiale anzitutto, ma anche la storia sociale e culturale di un territorio, il nostro, e che ci aiuta a conoscere meglio “chi siamo, da dove veniamo e dove 5 Bicentenario andiamo”, in un percorso in cui dobbiamo recuperare la nostra identità partendo dalla riscoperta delle nostre radici. La Celebrazione del Bicentenario si inserisce nella Programmazione del Piano Pastorale Diocesano del decennio 2011-2020 “Come una sposa adorna per il suo Sposo”, subito dopo la Visita Pastorale e prima del Terzo Sinodo della nostra Chiesa. “[…] Questi tre appuntamenti rappresentano un modo completo per attenzionare tutta la vita della nostra Chiesa, nei suoi diversi aspetti: per studiare il suo passato, analizzare il suo presente e programmare il suo futuro” (cfr. “Credete al Vangelo, S.E. Mons. Calogero Peri, Lettera di indizione Prima Visita Pastorale – Terza peregrinazione Mariana). La Commissione per il Bicentenario 6 Bicentenario Carissimi presbiteri e diaconi, carissimi religiosi e religiose, carissimi fratelli e sorelle dell’amata Chiesa di Caltagirone, carissimi amici che abitate in questo territorio e che comunque fate parte integrante di questa nostra Chiesa La nostra Diocesi festeggia il suo compleanno. Un bel compleanno, compie 200 anni! Infatti il 12 settembre del 2016 saranno esattamente 200 anni dalla sua fondazione, dalla sua erezione a Diocesi. Due secoli fa, rispondendo a dei criteri ecclesiologici, pastorali e organizzativi, sicuramente innovativi, dal frazionamento del grande territorio della Diocesi di Siracusa, sono nate una serie di nuove Diocesi, tra le quali anche la nostra. Il sorgere di una nuova Diocesi, ieri come oggi, risponde a tutta un’articolata serie di considerazioni da contestualizzare sia dal punto di vista storico, sia dal punto di vista geografico. Ma sicuramente il criterio determinante è sempre quello pastorale, missionario e di evangelizzazione. Esattamente quello che anche oggi dovrebbe motivare le nostre scelte e la nostra azione. Il territorio calatino, nel quale si insedia la nostra Diocesi, ha una sua identità territoriale e 7 Bicentenario culturale che, con vicende alterne, a volte luminose e altre volte meno, ha dato un apporto notevole al progresso umano e spirituale della gente laboriosa che vi abita. Questo secondo centenario, sarà l’occasione che si presenta alla nostra Chiesa per considerare il cammino che abbiamo percorso, per vedere da dove veniamo e verso dove vogliamo andare. È un cammino, o ancora più biblicamente un esodo, che il Signore della storia continua a regalarci per giungere, anche noi alla terra promessa. “Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avessi osservato o no i suoi comandi” (Dt 8,2). Ed è l’occasione per potere considerare, senza autocelebrazioni, che il Signore è stato fedele e, senza nostro merito, ha compiuto meraviglie per noi ed in noi. Questo che ora vi giunge è il primo sussidio, preparato dalla commissione per il secondo centenario presieduta da don Antonio Parisi. Esso ci vuole aiutare a declinare, dal punto di vista della nuova evangelizzazione, a cui l’urgenza dei tempi e la premura dei successori di Pietro, ci richiamano, questi 200 anni di vita e di fede che la nostra Chiesa ha alle spalle. Le iniziative, che ci auguriamo raggiungano veramente tutti, debbono riportare alla luce tutto quel tesoro di fede, speranza e carità, che la nostra Chiesa ha vissuto in questo suo lungo 8 Bicentenario cammino. E così il ricordo di anni lontani si trasformerà in canto e benedizioni a Colui che per amore nostro si è incarnato nello spazio e nel tempo della vita degli uomini, per guidarli con la sua Parola, per accompagnarli con la sua presenza, per convocarli e nutrirli intorno alla sua mensa. Con la fiducia che ognuno possa rendersi sempre più attento a quello che l’angelo vuole dire alla nostra Chiesa, in questa occasione del secondo centenario della sua erezione, auguro a tutti di ripartire con rinnovato slancio alla sequela del Signore, che ci invita a seguirlo nella strada verso Gerusalemme, per celebrare ancora una volta la sua e nostra Pasqua. Colgo l’occasione per augurare a tutti, nei giorni che passano, un luminoso cammino verso la vita e la risurrezione. 9 Bicentenario INDIZIONE DEL BICENTENARIO DI EREZIONE DELLA DIOCESI DI CALTAGIRONE A gloria di Dio e per la crescita della nostra fede nella comunione ecclesiale indiciamo lo straordinario evento di grazia del Bicentenario diocesano. Il 12 settembre 1816 il Papa Pio VII erigeva la Diocesi di Caltagirone. Con uno speciale giubileo vogliamo dare risalto al secondo centenario della nostra Chiesa particolare, per guardare anzitutto all’opera salvifica di Dio, che in questi due secoli ha ricolmato dei suoi doni la nostra comunità cristiana, adornandola come Sposa, e l’ha costituita fermento di salvezza, città sopra il monte, lampada che brilla della luce dell’Agnello. “Lumen Gentium”, luce dei popoli: così il Concilio Vaticano II definisce la Chiesa. Luce che attinge alla sua sorgente, Cristo, che diventa il dono da accogliere e da offrire 10 Bicentenario non solo individualmente e intimamente, ma anche comunitariamente ed ecclesialmente. L’annuncio di Cristo e la Nuova Evangelizzazione auspichiamo come cifra caratterizzante il nostro giubileo diocesano, in uno stile più consapevole di vita cristiana, non solo a livello individuale, ma anche come comunità cristiana, per divenire più incisivamente “sacramento di salvezza”, cioè segno della grazia di Dio che opera efficacemente per gli uomini nel tempo e nella storia. L’evento giubilare sia l’occasione propizia per una più convinta appartenenza ecclesiale e una più incisiva presenza missionaria di tutta la nostra Chiesa nella storia della comunità degli uomini. Una speciale attenzione vogliamo sia riservata ai giovani e alle famiglie, per un rinnovato slancio missionario nel segno della profezia evangelica di fronte alle molteplici sfide del nostro tempo. Avere grata memoria dell’opera di Dio è legarsi al cuore i frutti che sono maturati nella nostra Chiesa e quanti vi hanno lavorato. “Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici” (Sal 103,2): è il canto della lode che tutti vogliamo innalzare al Signore, che ci ha scelti, consacrati e inviati per amore a continuare l’opera della sua salvezza. 11 Bicentenario L’anno giubilare del bicentenario sarà inaugurato nella prossima solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo e si concluderà l’11 gennaio 2017. A Maria Madre della Chiesa e all’intercessione di san Giacomo e dei Santi Patroni delle nostre comunità affidiamo la celebrazione del secondo centenario, affinché come sono copiosi i frutti della grazia che la misericordia di Dio ci dona in sovrabbondanza, lo siano anche quelli della nostra evangelizzazione. Nel nome della Santa Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, indiciamo il giubileo del secondo centenario. Caltagirone, 4 luglio 2015 12 Bicentenario PROGETTO Il Bicentenario della nostra diocesi si svolgerà unitamente al Giubileo straordinario, l’Anno Santo della Misericordia, voluto da Papa Francesco nella ricorrenza del cinquantesimo anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II. Ecco le linee programmatiche del doppio evento giubilare che ci apprestiamo a vivere. La data di inizio del Giubileo nella nostra diocesi è il 21 novembre 2015, vigilia della festa di Cristo Re, la conclusione l’11 gennaio 2017. La prima celebrazione sarà presieduta dall’em.mo card. Angelo Bagnasco, Presidente della CEI, e l’altra dovrebbe vedere la corale partecipazione dell’episcopato siculo. All’interno di questo periodo s’incastona l’Anno Santo della Misericordia, che in diocesi si inaugurerà la Terza domenica di Avvento, con una speciale celebrazione che muoverà dal Santuario diocesano della Madonna del Ponte, dove sarà aperta la Porta della Misericordia, per giungere in pellegrinaggio sino alla chiesa Cattedrale. Pertanto, le chiese per l’acquisto dell’indulgenza giubilare saranno la Cattedrale, 13 Bicentenario «che è la Chiesa Madre per tutti i fedeli» (Misericordiae Vultus, n. 3) e l’antico Santuario della Madonna del Ponte, per il peculiare richiamo alla misericordia che lo caratterizza. Il tempo che ci separa dalla inaugurazione del Bicentenario, iniziato con il Convegno Pastorale, lo si vorrebbe qualificare come fase preparatoria e di sensibilizzazione ad intra e ad extra. È stato opportunamente realizzato un sito internet ad hoc, all’indirizzo www.bicentenariodiocesidicaltagirone.it. In esso sarà possibile seguire passo passo ogni iniziativa e fruire di tutto il materiale prodotto nel corso dell’Anno Giubilare. La pubblicità e la promozione avverranno anche attraverso i principali social network (Facebook, Twitter e Instagram) e videoclip in rete e tv locali. Si realizzerà un coinvolgimento della scuola, soprattutto attraverso gli insegnanti di Religione, indicendo un concorso per conoscere meglio il Giubileo e la storia della diocesi, proponendo altre iniziative per la scuola secondaria superiore. Si vuole dare ampio risalto al pellegrinaggio, come importante segno giubilare. La chiesa Cattedrale, per il suo peculiare significato nella configurazione della diocesi, rappresenterà per tutto l’Anno Santo il luogo-simbolo, diventando meta dei pellegrinaggi, 14 per l’acquisto Bicentenario dell’indulgenza giubilare, che si potrà ottenere anche al Santuario diocesano della Madonna del Ponte. Oltre ai pellegrinaggi individuali o di particolari gruppi di fedeli, anche parrocchiali, si reputa opportuno che ciascun comune della diocesi organizzi uno speciale pellegrinaggio per una breve processione pellegrinante fino alla chiesa Cattedrale e la celebrazione giubilare presieduta dal Vescovo. Una sorta di peregrinatio al plurale, da cui emerga, anche visivamente, che l’identità della Chiesa è quella di comunità che cammina nel mondo e nel tempo, in compagnia dei santi, guidata dal loro esempio e sostenuta dalla loro intercessione, verso l’eternità beata e la piena e definitiva manifestazione della misericordia di Dio. Inizierà questa peregrinatio sui generis il comune di Caltagirone l’11 gennaio 2016, con il patrono san Giacomo. La testimonianza della santità sarà oggetto anche di particolari ricerche, a cura dell’area culturale della diocesi e di altri organismi interessati, al fine di far emergere, soprattutto negli ultimi duecento anni, il vissuto di tanti uomini e donne che hanno saputo incarnare in maniera originale la fede e i suoi valori e che possano indubbiamente rappresentare autentici modelli di riferimento. L’esito di questa ricerca potrà opportunamente essere una pubblicazione, ma ancor prima si potranno predisporre, anche a livello locale e poi diocesano, 15 Bicentenario veri e propri itinerari conoscitivi, reperendo tutto il materiale necessario (foto, filmati, pubblicazioni…) e organizzandolo allestendo esposizioni. Ci sarà anche una mostra itinerante che toccherà tutti i comuni della diocesi, nella quale poter inserire quanto reperito, unitamente a tutto ciò che si reputa significativo, a livello di ogni comunità locale (parrocchie, associazioni, confraternite, gruppi…), in questi anni che vanno dalla fondazione della diocesi (o dalla fondazione o costituzione della parrocchia, dell’associazione, del gruppo…) ad oggi, per raccontare la propria storia e le buone prassi. Affinché questo materiale sia fruibile entro quest’anno 2015 occorrerà coinvolgere direttamente non soltanto le risorse interne alle comunità parrocchiali, ma anche gli enti locali e i soggetti che a vario titolo e con varie competenze operano nel singolo territorio comunale (assessorati comunali, dirigenti scolastici, biblioteche, pro loco, responsabili delle aree culturali, associazioni varie, commissioni e servizi culturali…). Inoltre, per tutto il Giubileo diocesano, sarà visitabile una mostra nel complesso di San Francesco d’Assisi, che a più registri e in un inquadramento tendenzialmente ampio, aiuterà a leggere la storia della diocesi contestualizzando ogni avvenimento all’interno di una time line bicentenaria. 16 Bicentenario Si auspica anche la pubblicazione di uno o più volumi sulla storia della diocesi, dal punto di vista sociale, politico, culturale e religioso. Due grandi eventi daranno il dovuto risalto celebrativo al Bicentenario: • il primo, il 4 luglio 2016, data che ricorda la dedicazione della chiesa Cattedrale, destinato particolarmente ai giovani, col coinvolgimento di tutti i gruppi e le realtà del nostro territorio e con il culmine della festa con testimonianze ed esibizioni artistiche di personaggi del mondo dello spettacolo. L’invito potrebbe essere esteso ai giovani delle diocesi vicine, se non all’intera regione. • L’altro evento, con modalità analoghe, riguarderà soprattutto le famiglie. La data coincide con la vigilia dell’erezione della diocesi, l’11 settembre 2016. Anche in questo caso si pensa a un coinvolgimento tendenzialmente ampio, per un avvenimento ricco di momenti di testimonianza, di intrattenimento e di spettacolo, in sinergia con l’ufficio diocesano per la famiglia. Si pensa di invitare il cardinale Sean Patrick O’Malley, arcivescovo di Boston, per il suo impegno in favore della famiglia e anche per presiedere la Celebrazione Eucaristica. Alla speciale circostanza del giorno bicentenario, si auspicherebbe la partecipazione dei vescovi già di Caltagirone e originari della diocesi. 17 Bicentenario Queste opzioni sono in piena armonia con le attenzioni privilegiate dal piano pastorale della nostra diocesi e con esse opportunamente si coniugano. Non potrà mancare, infine, una serata ufficiale, con particolare coinvolgimento delle rappresentanze istituzionali, per un momento commemorativo e di riflessione e con un intrattenimento musicale concertistico. Data, programmi e protagonisti sono da definirsi. Una speciale attenzione dovrà essere dedicata al mondo della marginalità e alle “periferie esistenziali”. Si è chiesto alla Caritas diocesana di studiare un progetto di avvio di un’iniziativa caritativa nel corso dell’Anno Bicentenario, possibilmente d’intesa con l’ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro, per dare un “segno” giubilare nella privilegiata direzione della misericordia operativa. Un’ulteriore e assai importante iniziativa pastorale dell’Anno Giubilare riguarderà il tempo di Quaresima. Ci saranno i Missionari della Misericordia, che i Vescovi sono esortati a invitare per speciali missioni al popolo per l’annuncio della gioia e del perdono (cfr. Misericordiae Vultus, n. 18). La declinazione in modalità e tempi di questa azione pastorale dovrà necessariamente prevedere il coinvolgimento e il confronto, in termini organizzativi, a livello vicariale, zonale e parrocchiale. 18 Bicentenario La linea-guida del presente progetto è quella di stimolare e consentire uno sforzo sinergico delle responsabilità e delle risorse diocesane in una sorta di esercizio collettivo verso la tappa successiva del sinodo diocesano, del quale il Bicentenario potrà considerarsi fase preparatoria. Si intende attivare un percorso di sensibilizzazione e di coinvolgimento dell’intera comunità diocesana e di tutte le realtà associate del territorio (anche quelle non ecclesiali), in una dinamica di Nuova Evangelizzazione, intesa primariamente come nuovo stile di appartenenza ecclesiale. In questa direzione, il segno concreto dell’Anno Giubilare sarà la costituzione di un “hub pastorale per la Nuova Evangelizzazione” per strutturare in modo permanente l’attenzione alle diverse realtà e ai diversi servizi, e che si ponga come raccordo tra le tante azioni pastorali, al fine di individuare un modus operandi comune che aiuti a unificare obiettivi e strategie; uno strumento per avviare percorsi di condivisione, con un’unica attenzione specifica alla Nuova Evangelizzazione, la quale non può prescindere dal riferimento alla centralità dell’uomo (cfr. Convegno di Firenze 2015 “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”). Caltagirone, settembre 2015 La Commissione per il Bicentenario 19 Bicentenario IL GIUBILEO La parola Giubileo deriva dall’ebraico Yovèl, il corno di ariete che la legge mosaica prescriveva di suonare a mo’ di tromba ogni cinquant’anni come segnale di inizio di un anno santo, di un anno tutto dedicato al Signore. «Farete squillare la tromba per tutto il paese – si legge nel libro del Levitico. Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo» (Lev 25,9-11). Il Giubileo è l’anno della remissione dei peccati e delle pene dei peccati, della riconciliazione, della conversione e della penitenza sacramentale. È un tempo di speciale solidarietà, speranza, giustizia, impegno al servizio di Dio nella gioia e nella pace con tutti. Ma soprattutto, l’Anno giubilare è l’anno di Cristo, portatore di vita e di grazia all’umanità. È Anno Santo soprattutto perché ha come obiettivo la santità di vita degli uomini. Il Giubileo universale può essere: ordinario, se legato a scadenze prestabilite (in genere 50 o 25 anni); straordinario, se viene indetto per qualche avvenimento di speciale importanza; 20 Bicentenario particolare, limitato cioè agli abitanti di una determinata città, provincia, o località. La consuetudine di indire Giubilei straordinari risale al XVI secolo; la loro durata è varia, da pochi giorni a un anno. Prima di quello voluto da Francesco sulla misericordia, sono stati 64 i Giubilei straordinari universali della storia, con vari significati e presupposti. Il primo fu concesso da Sisto V (15851590) il 25 maggio 1585 per inaugurare il proprio pontificato, avviando così una consuetudine che sarebbe continuata con vari successori. Ci sono stati Giubilei straordinari per favorire la pace tra cristiani; per necessità particolari delle gerarchie ecclesiastiche; per speciali circostanze storiche come il buon esito di un Concilio, la lotta contro i turchi, il 50° della definizione del dogma dell’Immacolata Concezione. L’ultimo, quello di san Giovanni Paolo II, 32 anni fa: aprì la Porta santa il 25 marzo. Il penultimo era stato quello di Pio XI il 6 gennaio 1933 per lo stesso motivo di Karol Wojtyła: il 19° centenario della Redenzione operata da Cristo in croce. Quelli di Giovanni Paolo II e Papa Ratti sono stati gli unici due del XX secolo, durante il quale ci sono stati anche due Anni mariani (che non sono propriamente Giubilei): uno è stato celebrato nel 1954, indetto da Pio XII, per il centenario della definizione del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria; l’altro nel 1987-88, ancora con Papa Wojtyła, nell’imminenza dei 21 Bicentenario 2000 anni dalla nascita di Gesù e di conseguenza per il bimillenario di Sua Madre. IL GIUBILEO NELLA BIBBIA Il testo fondativo del Giubileo biblico è Levitico 25,10: «Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un Giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia». È importante sottolineare che la teologia sottesa a questo versetto che fonda l’anno giubilare è legata al sabato e all’anno sabbatico. Quest’ultimo, basato su Levitico 25,2 («Quando entrerete nel paese che io vi do, la terra dovrà avere il suo ‘shabbat’ consacrato al Signore») è nell’arco dei sette anni quello che il giorno sabbatico è nell’arco della settimana. Di qui il triplice imperativo dell’anno giubilare: la restituzione delle terre, il condono dei debiti e la liberazione degli schiavi. Nella teologia dell’anno giubilare si concentra una molteplicità di temi biblici e spirituali che da sempre hanno alimentato e continuano ad alimentare la vita del popolo ebraico. La parola Giubileo richiama alla mente il concetto di giubilo, ossia un sentimento di gioia. 22 Bicentenario Nella Toràh, l’Anno sabbatico (Shemittà) e Giubileo (Yovèl) vengono considerati strettamente collegati. Dopo sette anni sabbatici, il cinquantesimo veniva “consacrato” anno giubilare al suono del corno (Shofar) di ariete (Yovèl). L’anno sabbatico, come del resto il sabato settimanale, aveva lo scopo di fare del tempo un’opportunità per interrompere la schiavitù del quotidiano materiale ed evitare di chiudersi in una visione utilitaristica o edonistica della realtà dedicandosi ai bisogni dello spirito. Esigenza già sottolineata dal legame tra il “sabato di Dio” (al termine della creazione), quello dell’uomo (dopo ogni sei giorni lavorativi), e quello della “terra” (Lev 25,2). Ogni settimo anno la terra doveva riposare. Né arata, né seminata, ciò che produceva doveva essere destinato alle categorie sociali più deboli: vedove, orfani, poveri, stranieri. Questa antichissima istituzione, dopo l’esilio, si arricchirà di altri particolari aspetti intesi a significare il grande senso di “liberazione”: i campi e le case alienate tornavano al primitivo proprietario; gli schiavi venivano liberati; i debitori insolventi condonati. Era la celebrazione periodica della giustizia e della pace, nella ritrovata armonia dei rapporti umani e con la natura; liberazione generale delle persone oltre che dei beni. Si evidenziava quell’ideale-utopia di situazione di uguaglianza fra tutti i figli di Israele a cui l’anno giubilare intendeva dare 23 Bicentenario ampiamente eco rinforzando l’attesa del Messia, colui che sarebbe venuto come inviato da Dio a liberare gli oppressi. L’antico giubileo ebraico, prefigurazione della liberazione messianica, si salda così con “l’anno di grazia” proclamato da Gesù nella sinagoga di Nazareth, all’inizio della sua missione. Dopo aver letto il passo di Isaia (61,1-2), Gesù arrotolò il volume e sedette. Gli occhi di tutti erano su di Lui. Ed Egli cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi» (Lc 4,16-21). L’inaugurazione dell’“anno di grazia” si completava con l’“anno di misericordia”, di cui Gesù parlerà nella parabola del fico sterile (Lc 13,5-9). I SEGNI DEL GIUBILEO IL PELLEGRINAGGIO Il pellegrinaggio è un antichissimo simbolo della vita cristiana, con profonde radici antropologiche: l’uomo viator. Procediamo dal mistero, Dio, e siamo in cammino verso il mistero, Dio. Nel cammino siamo accompagnati e illuminati da Cristo: «Io sono il cammino… Io sono la luce». Il pellegrino non è un vagabondo (perché sa dove arriverà), non è neanche un solitario (perché è membro di un popolo peregrino). Non ha 24 Bicentenario dimora permanente in questo mondo: porta soltanto il necessario per il cammino. Le motivazioni teologiche, pastorali, devozionali, ma anche storiche e culturali del pellegrinaggio sono evidenti: si tratta di una pia pratica da sempre presente nella storia dell’Israele biblico e poi della cristianità, alla quale non si sottrasse neppure la Sacra Famiglia di Nazareth, che si fece pellegrina alla città santa di Gerusalemme, come è narrato nel Vangelo di Luca (2,41). Il pellegrinaggio evoca il cammino personale del credente sulle orme di Cristo: è esercizio di ascesi operosa, di pentimento per le umane debolezze, di costante vigilanza sulla propria fragilità, di preparazione interiore alla conversione del cuore. L’ispirazione religiosa del pellegrinaggio, nelle varie epoche storiche, e l’attualità di questa pratica nella società contemporanea, caratterizzata da intensa mobilità, danno nuovo impulso al pellegrinaggio. Da paradigma della storia della salvezza, com’era in Abramo chiamato a lasciare la sua terra, la sua patria e la casa paterna per raggiungere l’orizzonte indicatogli dal Signore, il pellegrinaggio diventa oggi un cammino che conduce alla “tenda” dell’incontro con l’umanità. 25 Bicentenario Il Giubileo propone come luoghi o meta dei pellegrinaggi la Cattedrale, chiesa simbolo dell’unità della diocesi, e gli altri luoghi designati dal Papa nella Bolla di Indizione dell’Anno Santo della Misericordia. LA PORTA Il tempio è segno della Casa del Padre, del Regno promesso dove c’è Dio che accoglie come Padre tutti i suoi figli, che per Cristo nella forza dello Spirito, in compagnia di Maria, camminano verso di Lui. Cristo è la grande porta che aprì agli uomini l’accesso al Padre. Lui è la Porta nella quale dobbiamo entrare per essere nella Casa del Padre. Si entra nel tempio per celebrare l’Eucarestia, per trovarsi come popolo radunato nella fede, per ritrovare il senso della Eucarestia domenicale che invita i cristiani ad unirsi profondamente a Gesù nel sacramento. La porta evoca il passaggio che ogni cristiano è chiamato a compiere dal peccato alla grazia. Gesù ha detto: «Io sono la porta» (Gv 10,7), per indicare che nessuno può avere accesso al Padre se non per mezzo suo. C’è un solo accesso che spalanca l’ingresso nella vita di comunione con Dio: questo accesso è Gesù, unica e assoluta via di salvezza. Solo a lui si 26 Bicentenario può applicare con piena verità la parola del Salmista: «È questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti» (Sal 118 [117],20). L’indicazione della porta richiama la responsabilità di ogni credente ad attraversarne la soglia. Passarvi significa confessare che Gesù Cristo è il Signore, rinvigorendo la fede in lui per vivere la vita nuova che Egli ci ha donato. È una decisione che suppone la libertà di scegliere ed insieme il coraggio di lasciare qualcosa, sapendo che si acquista la vita divina (cfr. Mt 13,44-46). Attraverso la porta, simbolicamente Cristo ci immetterà più profondamente nella Chiesa, suo Corpo e sua Sposa. Comprendiamo in questo modo quanto ricco di significato sia il richiamo dell’apostolo Pietro quando scrive che, uniti a Cristo, anche noi veniamo impiegati «come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio» (1 Pt 2,5). L’INDULGENZA La Chiesa, negli Anni Santi e Giubilei, cerca di mettere in evidenza una delle sue caratteristiche più profonde per farla visibile e comprensibile a tutti. Questa caratteristica è la misericordia e l’inesauribile capacità di accoglienza e di perdono per tutti gli uomini e donne che ne hanno bisogno, 27 Bicentenario siano essi vivi o già defunti. La Chiesa è chiamata a seguire l’esempio di Gesù che in innumerevoli passi del Vangelo ci spiega che Lui è venuto a cercare i peccatori, la pecora smarrita, a sanare i malati, a liberare i prigionieri. Rivela così il vero volto di Dio, Suo e nostro Padre, ricco di misericordia. La Chiesa in questa occasione speciale facilita ai fedeli l’accesso alla penitenza e alla riconciliazione. Ci insegna a fare penitenza e a espiare con opere di pietà e di amore verso Dio e verso il prossimo per accedere all’indulgenza che Dio vuole concedere a tutti i suoi figli che lo cercano con umiltà. L’indulgenza è uno degli elementi costitutivi dell’evento giubilare. Con essa si manifesta la pienezza della misericordia del Padre, che a tutti viene incontro con il suo amore, espresso in primo luogo nel perdono delle colpe. Ordinariamente Dio Padre concede il suo perdono mediante il sacramento della Riconciliazione, ma l’avvenuta riconciliazione con Dio non esclude la permanenza di alcune conseguenze del peccato dalle quali è necessario purificarsi. In quest’ambito acquista rilievo l’indulgenza, mediante la quale viene espresso il dono totale della misericordia di Dio. Con l’indulgenza al peccatore pentito è condonata la pena per i peccati già rimessi quanto alla colpa. La dottrina e la pratica dell’indulgenza giubilare restano quelle aggiornate da Paolo VI su richiesta del Concilio Vaticano 28 Bicentenario II. Si tratta dell’indulgenza al singolare, in quanto rivela l’inesauribile mistero della comunione dei Santi e incitano ad una conversione interiore che si traduce in un impegno per rifare ciò che è sfaldato dal peccato. Il perdono, concesso gratuitamente da Dio, implica come conseguenza un reale cambiamento di vita, una progressiva eliminazione del male interiore, un rinnovamento della propria esistenza; e la purificazione che resta necessaria anche dopo l’avvenuta riconciliazione con Dio, supera l’ambito personale per estendersi socialmente all’intera famiglia umana, con l’intervento della Chiesa che, avendo ricevuto da Cristo il potere di perdonare in suo nome, è nel mondo la presenza viva dell’amore di Dio che si china su ogni umana debolezza per accoglierla nell’abbraccio della sua misericordia. La pratica dell’indulgenza perde, così ogni indebita sovrastruttura e si presenta come un frutto del dono di Cristo e dei Santi: un invito alla conversione e un impegno di carità fraterna. L’indulgenza si acquista mediante la confessione sacramentale individuale ed integra e la partecipazione all’Eucaristia; la preghiera secondo le intenzioni del Romano Pontefice; la visita alla Chiesa Cattedrale e ai luoghi indicati nella Bolla di indizione dell’Anno Santo della Misericordia. Ma, al di là del luogo, se ci si recherà a visitare fratelli bisognosi o in 29 Bicentenario difficoltà, quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro. Durante l’Anno Santo, infine, l’indulgenza plenaria può essere acquistata soltanto una volta al giorno e applicata, a modo di suffragio, alle anime dei defunti, grazie al legame che esiste nel Corpo mistico tra i vivi e le anime di coloro che ci hanno preceduto nel segno della fede. 30 Bicentenario L’ICONA BIBLICA «Lì porrò il mio nome!» (1 Re 8,29) «In quei giorni, Salomone si pose davanti all’altare del Signore, di fronte a tutta l’assemblea d’Israele e, stese le mani verso il cielo, disse: «Signore, Dio d’Israele, non c’è un Dio come te, né lassù nei cieli né quaggiù sulla terra! Tu mantieni l’alleanza e la fedeltà verso i tuoi servi che camminano davanti a te con tutto il loro cuore. Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruito! Volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore, mio Dio, per ascoltare il grido e la preghiera che il tuo servo oggi innalza davanti a te! Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: “Lì porrò il mio nome!”. Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo. Ascolta la supplica del tuo servo e del tuo popolo Israele, quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali nel luogo della tua dimora, in cielo; ascolta e perdona!» (1Re 8,22-23.27-30). Lo spunto per l’icona della tenda viene dall’etimologia stessa della parola diocesi, “casa fra le case” (dal greco dià = in mezzo; oikos = casa). È il luogo dove il Signore ha stabilito il 31 Bicentenario suo nome (cfr. anche Dt 12,5). La Chiesa, Corpo mistico di Cristo, è la tenda dell’incontro con Dio, piantata in mezzo agli uomini. Nella vivente comunità diocesana si sperimenta la presenza del Dio-con-noi: una presenza dinamica, aperta. «Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra?», si chiede il re Salomone. «Ecco, - esclama meravigliato - i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruito». Il dono della presenza di Jahveh che si rivela essere il Dio-con-gli-uomini supera ogni aspettativa umana. Il tempio che Salomone costruisce è la casa di Dio, ma Dio è più grande della sua casa. La Chiesa non è una cittadella protetta che ha l’esclusiva su Dio, nessun copyright è autorizzato: è Dio semmai che pone il suo nome sulla sua dimora con gli uomini, è Lui che ha il protagonismo assoluto. La casa di Dio non è un luogo statico, chiuso, escludente ed esclusivo: è piuttosto una tenda piantata in mezzo agli uomini perché sia possibile l’incontro con Dio (cfr. Es 29,42-46). Il simbolismo della tenda dice stabilità (non sono all’aria aperta e fisso una dimora), ma anche precarietà (la tenda è mobile, non è una dimora definitiva ed è l’abitazione propria di chi è nomade, in cammino, non ha raggiunto la meta). La tenda indica all’uomo nomade che anela alla stabilità, che c’è sempre un “oltre”, che devi spostare senza posa il confine, che il “già” non è “ancora”. La tenda è il luogo per fare sosta 32 Bicentenario temporanea, al riparo dalle intemperie e dai disagi del deserto. È il punto di arrivo, ma anche di ripartenza, dopo essersi ristorati dalle fatiche. È dove ti fermi a trascorrere la notte in attesa della luce dell’alba. È soprattutto l’habitat propizio per un incontro, una relazione, un appuntamento. Indica convivialità e ospitalità. È il luogo dove Dio convoca il suo popolo: «In quel luogo mi incontrerò con gli Israeliti, ed esso sarà consacrato per la mia Gloria» (Es 29,43). È lo spazio dell’intimità tra Dio e gli uomini. Sotto la tenda «il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla con un altro» (Es 33,11). Una dimora provvisoria e precaria, dunque, eppure piena di sacralità, fascino e bellezza, tanto che Balaam, il profeta straniero, esclama alla sua vista: «Come sono belle le tue tende, Giacobbe, le tue dimore, Israele!» (Num 24,5). Dio non accetta di essere rinchiuso tra quattro mura: a Davide che pretende di fissargli una dimora, risponde per bocca del profeta Natan: «Forse tu mi costruirai una casa perché io vi abiti? Ma io non ho abitato in una casa dal giorno che ho fatto uscire i figli di Israele dall’Egitto fino ad oggi; sono andato vagando sotto una tenda, in un padiglione» (2 Sam 7,5b-6). Un Dio viandante, che sceglie di incontrare l’uomo per strada. E decide Lui dove e quando fermarsi. È Lui che costruisce la casa al suo popolo: «Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti […]. Il Signore ti 33 Bicentenario annuncia che farà a te una casa» (2 Sam 7,10-11). La promessa di Dio di costruire una casa all’uomo si attua nella pienezza dei tempi in Gesù Cristo che assume tutta la fisicità e fragilità dell’uomo che, pellegrino sulla terra, abita in una «tenda d’argilla» (Sap 9,15) in «questa tenda del corpo» che si logora (2 Pt 1,13-14). È una presenza e vicinanza inaudita e sorprendente: «Il Verbo si fece carne e pose la sua tenda in mezzo a noi» (Gv 1,14). Gesù di Nazaret, morto e risorto, è il Cristo escatologico «ministro del santuario e della vera tenda, che ha fatto il Signore, non un uomo»; il «sommo sacerdote dei beni futuri, per una tenda più grande e più perfetta, non manufatta, cioè non di questa creazione» (Eb 8,2;9,1-12). In questa tensione tra storia e escatologia si colloca la Chiesa pellegrina, Corpo mistico di Cristo, tenda dell’incontro con Dio, piantata in mezzo agli uomini per accompagnarli nel cammino verso la dimora definitiva, la Gerusalemme celeste. 34 Bicentenario IL LOGO Il logo si compone di più elementi per rappresentare il tema del Bicentenario della nostra diocesi. Il corpo centrale è composto a sinistra dalle linee stilizzate della cupola della Cattedrale, simbolo della diocesi, che si conclude in alto con la croce, essenza e riferimento sicuro della nostra vita cristiana. Dalla stessa croce continua il tratto stilizzato che muta in una tenda dal lato opposto. L’icona 35 Bicentenario della tenda, intesa come luogo dell’incontro tra Dio e l’uomo (Es 29,42-46), ci ricorda non solo un punto di arrivo, ma anche di ripartenza. Lo spunto dello skyline della città di Caltagirone con la sua Cattedrale, posto al centro, viene dall’etimologia stessa della parola diocesi, “casa fra le case” (dal greco dià = in mezzo; oikos = casa). È il luogo dove il Signore ha stabilito il suo nome (cfr. Dt 12,5). La Chiesa, Corpo mistico di Cristo, è la tenda dell’incontro con Dio, piantata in mezzo a tutti gli uomini. Un Dio viandante, che, nello spazio e nel tempo, sceglie di incontrare l’uomo, rappresentato dalla silhouette delle figure umane, per strada. La frase “Lì porrò il mio nome” (1 Re 8,29), che parte dall’alto e si riversa a cascata e in abbondanza verso il basso, sta ad indicare che Dio ha scelto, con l’incarnazione del Figlio, di fare casa con l’uomo. Concentrando l’attenzione e la forza su “nome” si intende sottolineare il senso della rivelazione del Nome, accaduta sull’Oreb: “Io sono. Questo è il mio nome per sempre” (Es 3,15). Io sono, un verbo al presente che abbraccia tutti i tempi. 36 Bicentenario CENNI DELLA STORIA DELLA DIOCESI Con la bolla Romanus Pontifex, del 12 settembre 1816, Pio VII esaudiva la secolare richiesta di Caltagirone di essere elevata a sede vescovile. Collocata sotto la giurisdizione dell’arcivescovo di Monreale, sarà suffraganea di Siracusa dal 1844 quando, in seguito al definitivo assestamento delle circoscrizioni diocesane, questa sarà elevata a sede metropolitana. Da allora, fanno parte di Caltagirone i comuni di: Castel di Iudica, Grammichele, Licodia Eubea, Mazzarrone, Militello, Mineo, Mirabella Imbaccari, Palagonia, Raddusa, Ramacca, S. Cono, S. Michele di Ganzaria, Scordia, Vizzini. In verità tale decisione rispondeva ad una reale esigenza di revisione delle circoscrizioni ecclesiastiche dell’isola immutate dal tempo dei Normanni. Nel 1817 seguì l’erezione delle diocesi di Nicosia e Piazza Armerina, mentre con il concordato del 1818, tra Ferdinando I e Pio VII, venne affermato il principio della necessità di erigere ancora altre diocesi: nel 1844 Acireale (ma la Bolla entrò in vigore solo nel 1872), Caltanissetta, Noto e Trapani. L’isola nella prima metà dell’Ottocento nel giro di pochi decenni vide quasi raddoppiare il numero delle proprie diocesi; un cambiamento così profondo non ha riscontro con nessun’altra zona d’Italia e forse – riguardo ad aumenti – 37 Bicentenario neanche d’Europa. Il fenomeno ci sembra rappresenti uno snodo essenziale per meglio capire la storia della Chiesa Siciliana (e non solo della Chiesa) in tutto l’Ottocento e oltre. Se da parte dei Borboni la decisione rispondeva a criteri di riformismo assolutistico di stampo settecentesco, da parte della S. Sede la fondazione di nuove diocesi si riteneva necessaria per le crescenti esigenze pastorali dell’isola e per le difficoltà più volte lamentate dai vescovi di non poter adempiere adeguatamente e con sistematicità ai loro doveri, soprattutto la visita pastorale, a causa appunto della estensione delle loro diocesi e delle vie di comunicazione interne per niente agevoli. La decisione di Pio VII di erigere Caltagirone a sede vescovile rispondeva, dunque, a reali esigenze pastorali dei territori sino ad allora appartenenti alla diocesi di Siracusa, si colloca nel contesto più ampio di un rinnovamento pastorale dell’isola, e sembra rispondere più alle prescrizioni del Concilio di Trento che ai campanilismi e alle pretese di prevalenza di singole città. Presentando la sua relazione ad limina il 20 Luglio 1859, ad appena un anno dalla sua nomina, monsignor Luigi Natoli asseriva che la diocesi di Caltagirone “sebbene di recente erezione” racchiudeva “tutto quanto può desiderarsi in una ben ordinata Diocesi”: riconoscimento ampio dell’attività svolta dai suoi predecessori per impostare ed avviare 38 Bicentenario validamente l’organizzazione e la pastorale diocesana. E già alla fine del secolo XIX Caltagirone, insieme a parecchie delle nuove diocesi, era da annoverare indubbiamente fra quelle più attive dell’isola. In passato nessun Vescovo era stato ordinato in diocesi; il 20 marzo 2010 la Basilica Cattedrale ha ospitato l’ordinazione episcopale di S.E. mons. Calogero Peri. Per ulteriori informazioni, visitate il sito www.bicentenariodiocesidicaltagirone.it 39 Bicentenario PREGHIERA PER IL BICENTENARIO Dio onnipotente, Padre di Misericordia senza fine, dal nulla e per amore hai creato ogni cosa. Tu eterno amante della vita, ci hai voluti e creati a tua immagine e somiglianza, accompagna nel suo pellegrinaggio la nostra Chiesa. Signore Gesù Cristo, mandato dal Padre ad evangelizzare il mondo. Tu Sposo dell'amore più grande e del perdono senza misura, insegnaci a servire e ad amare tutti, fino alla croce e con la forza della Pasqua, rendici testimoni e missionari del tuo Vangelo sino ai confini della terra. Spirito Santo, soffio potente dell'amore di Dio, invadi e scuoti con la tua Pentecoste la nostra Chiesa. Consolatore e avvocato dei miseri, durante questo secondo centenario spingi ogni cristiano ad uscire, per raggiungere con la consolazione di Dio le periferie dei cuori. Vergine benedetta, stella radiosa della nuova evangelizzazione, accoglienza di Dio e rifugio dei peccatori, aiutaci a raggiungere in fretta chi ha bisogno di noi e soprattutto di Dio. Intercedano per noi i santi protettori delle nostre comunità e san Giacomo nostro patrono. Onore e lode, gloria e benedizione, in cielo e sulla terra alla santa Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo. Amen. 40 Bicentenario PREGHIERA PER L’ANNO DELLA MISERICORDIA Signore Gesù Cristo, tu ci hai insegnato a essere misericordiosi come il Padre celeste, e ci hai detto che chi vede te vede Lui. Mostraci il tuo volto e saremo salvi. Il tuo sguardo pieno di amore liberò Zaccheo e Matteo dalla schiavitù del denaro; l'adultera e la Maddalena dal porre la felicità solo in una creatura; fece piangere Pietro dopo il tradimento, e assicurò il Paradiso al ladrone pentito. Fa' che ognuno di noi ascolti come rivolta a sé la parola che dicesti alla samaritana: Se tu conoscessi il dono di Dio! Tu sei il volto visibile del Padre invisibile, del Dio che manifesta la sua onnipotenza soprattutto con il perdono e la misericordia: fa' che la Chiesa sia nel mondo il volto visibile di Te, suo Signore, risorto e nella gloria. Hai voluto che i tuoi ministri fossero anch'essi rivestiti di debolezza per sentire giusta compassione per quelli che sono nell'ignoranza e nell'errore; fa' che chiunque si accosti a uno di loro si senta atteso, amato e perdonato da Dio. Manda il tuo Spirito e consacraci tutti con la sua unzione perché il Giubileo della Misericordia sia un anno di grazia del Signore e la sua Chiesa con rinnovato entusiasmo possa portare ai poveri il lieto messaggio, proclamare ai prigionieri e agli oppressi la libertà e ai ciechi restituire la vista. Lo chiediamo per intercessione di Maria , Madre della Misericordia a te che vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. 41 Bicentenario PRESENTAZIONE DELL’INNO Il canto di inni è stato sempre per i cristiani una maniera di esprimere la fede, il sentimento, la riflessione, l'amore della Chiesa e dei fedeli rispetto ai fatti e ai misteri della fede. Ne sono prova non solo gli inni presenti già nell'Antico e Nuovo Testamento, ma anche quei canti strofici contenuti nel breviario, che danno espressione lirica al significato delle varie ricorrenze liturgiche. Già Plinio il Giovane, tra il 111 e il 113, identifica i cristiani come coloro che "si riuniscono e cantano un inno di lode a Cristo come a un Dio". Il cantare insieme le lodi di Dio è espressione viva di partecipazione corale, e dunque ecclesiale, alla liturgia e alla fede che essa esprime e celebra; è manifestazione di adesione e di condivisione, di unità e di comunità; è espressione di gioia e fusione di mente e di cuore, spazio dove il singolo ritrova nell'insieme vitalità e identità, il cor unum in cui si radica la propria individualità e ci si riconosce nella molteplicità. L'inno pensato per il Bicentenario dell'erezione della nostra Diocesi riprende l'idea della Chiesa come tenda in cui Dio si offre come Compagnia e Presenza nel vivere umano; il testo si estende anche alla prospettiva trinitaria e della storia della salvezza. Le sue strofe infatti si incentrano sull'azione 42 Bicentenario salvifica della Trinità per un rendimento di grazie vivo e sincero, così che mentre nel cuore si ritrovano i motivi della gratitudine e l'accoglienza della benevolenza di Dio, con la voce si intona il rendimento di grazie al Signore della Chiesa, l'Unico che possa trasmettere vitalità e consistenza alla Chiesa stessa; Egli è il fondamento, la vita e lo spazio stesso del nostro vivere ed essere la sua Chiesa santa, il raduno eucaristico che dà vigore e forza per andare e portare il vangelo oltre ogni confine. La musica del maestro Giuseppe Liberto, solenne e poderosa, dà la giusta enfasi all'inno e ne evidenzia emozioni e prospettive, creando movimenti che sottolineano interiorità e insieme aperture, attese del presente e desideri che incitano alla meta, radicate entrambe nelle profondità dei tempi e scandite dai nuovi passi da fare perché proposti con affabilità e decisione dal presente. Lo slancio dello spartito musicale si snoda su una tessitura armonica in maggiore e la melodia, immediata e raffinata, si basa su stilemi classici e insieme moderni, attualizzando così anche nei toni della musica la ricchezza attuale dei fondamenti. Un canto che vuole dire il cammino, un canto di Chiesa, una lode di tutti, un inno per ri-conoscere ancora e di più la grazia benevola di Dio, le sue opere belle fatte per noi, suo popolo e Chiesa dove lui si degna abitare don Vito Valenti 43 Bicentenario INNO DEL BICENTENARIO (Autore don Vito Valenti/musica Mons. Giuseppe Liberto) AL SIGNORE DELLA CHIESA Rit. Sia gloria a te, Signore della Chiesa, solida roccia, fondamento saldo. Il nome tuo hai posto in mezzo a noi, tu ci raccogli e nutri alla tua mensa. Gloria a te, immenso Dio, che nei tempi hai preparato questo popolo redento, nella fede radunato. L'alleanza e la parola rende libero il cammino a chi crede alle promesse ed affida il cuore a Dio. Rit. Gloria a te, Gesù Signore, che ci fai tua Chiesa amata, nella Pasqua generata dal tuo fianco aperto in croce. Le fatiche e le speranze d'ogni uomo a te portiamo ed insieme ti seguiamo, come agnelli del tuo gregge. Rit. Gloria a te, Spirito vivo, che ci mandi sulle strade a portare il tuo vangelo con la gioia della vita; Tu ci spingi incontro all'uomo per aprire porte e cuori, ad uscire oltre i confini testimoni dell'amore. Rit. 44 Bicentenario SCHEDA DI RIFLESSIONE Dopo aver letto, riflettuto e meditato sui contenuti, questa scheda vuole essere uno strumento per consentire l’approfondimento personale e/o di gruppo, agevolare il percorso di riflessione nelle comunità parrocchiali e nei gruppi ecclesiali, e rendere questo evento il più possibile occasione di condivisione e fermento in tutte le realtà della diocesi. Finalità della scheda: a. È uno strumento di riflessione che aiuta le persone, le parrocchie, i gruppi e le associazioni a interrogarsi sul perché della “festa” del bicentenario e sul significato della “diocesi” nella vita di fede di ciascuno, sia come individuo che come comunità. b. La “festa” della diocesi è un tempo di grazia: inizia l’anno giubilare, in cui si fa maggiore esperienza di incontro, di preghiera, di riflessione per sé e per la comunità di appartenenza. c. È una opportunità per la crescita personale e comunitaria come presa di coscienza sul “dono” della diocesi. 45 Bicentenario Per la riflessione 1. Perché “fare festa” per il compleanno della diocesi? 2. Cosa rappresenta la diocesi per me e quanto ha inciso nella mia esperienza di fede? 3. La vita della mia comunità avrebbe senso anche senza l’appartenenza alla diocesi? Perché? 4. Quale esperienza di diocesi faccio? E quale fa la mia Parrocchia? 5. Cosa conosco della storia della mia diocesi? 6. Quali figure importanti (preti/laici/religiosi) ne hanno caratterizzato la storia? (realizzare uno studio sulle figure di santità rilevanti dal punto di vista ecclesiale, culturale, storico, politico della diocesi e della propria parrocchia). Si legga anche la Costituzione Dogmatica “Lumen Gentium” del Concilio Vaticano II. Si consiglia di approfondire i seguenti gruppi di brani tratti dai vari capitoli: Cap. I°, nn. 7-8 Cap. II°, nn. 10-11 Cap. III°, nn. 20-29 (da integrare possibilmente con i numeri da 11 a 16 del Decreto Conciliare “Christus Dominus”) Cap. IV° nn. 31-37 Cap. V° nn. 40-41 46 Bicentenario “Perché questo anniversario del 2016, risvegli le migliori energie e la tradizione più bella che la nostra Chiesa ha conosciuto in questi 200 anni. Con l’augurio che attraverso e oltre le celebrazioni esteriori, si possa rinsaldare lo spirito di comunione e di Chiesa nella nostra comunità diocesana” (cfr. “Credete al Vangelo, S.E. Mons. Calogero Peri, Lettera di indizione Prima Visita Pastorale – Terza peregrinazione Mariana). www.bicentenariodiocesidicaltagirone.it [email protected] Bicentenario Diocesi di Caltagirone @Caltagirone2016 47 Bicentenario INDICE Premessa Pag. 5 Introduzione di S.E. Mons. Calogero Peri, Vescovo di Caltagirone Pag. 7 Indizione del Bicentenario di erezione della Diocesi di Caltagirone Pag. 10 Progetto Pag. 13 Il Giubileo Pag. 20 L’Icona biblica Pag. 31 Il Logo Pag. 35 Cenni della storia della Diocesi Pag. 37 Preghiera del Vescovo per l’anno giubilare del Bicentenario Pag. 40 Preghiera di Papa Francesco per l’Anno della Misericordia Pag. 41 Presentazione dell’inno Pag. 42 Inno del Bicentenario Pag. 44 Scheda di riflessione Pag. 45 48 Bicentenario 49 Bicentenario BICENTENARIO DELLA DIOCESI DI CALTAGIRONE Sussidio a cura della Commissione per la preparazione del Bicentenario Piazza San Francesco d’Assisi, 9 – CALTAGIRONE (CT) 50