Come difendere l`ALBICOCCO dalla “MACULATURA ROSSA”

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Come difendere l`ALBICOCCO dalla “MACULATURA ROSSA”
IN AZIENDA / PREVENZIONE NEI CAMPI
Come difendere
l’ALBICOCCO dalla
“MACULATURA
ROSSA”
La sperimentazione
effettuata
in Emilia-Romagna
segnala che
attualmente soltanto
i triazoli sono
in grado
di controllare
efficacemente
le infezioni
del fungo. Lotta più
difficile nelle produzioni
biologiche.
GIANLUIGI SPADA
Catev, Faenza(RA)
FLORIANO MAZZINI, RICCARDO
BUGIANI, CARLA MONTUSCHI,
LOREDANA ANTONIACCI,
ROSSANA ROSSI
Servizio Fitosanitario,
Regione Emilia-Romagna
N
el 2001 furono segnalati nelle aree collinari del Faentino e dell’Imolese gravi danni causati alla coltura dell’albicocco dall’ascomicete Apiognomonia
erytrostoma (“Agricoltura”, n. 12,
dicembre 2001). Si tratta di un patogeno fungino già noto in Italia come
agente della “maculatura rossa delle foglie” del ciliegio, ma per le aree
romagnole è una novità che svolga
100
Frutti di albicocco colpiti dalla
"maculatura rossa", causata dal fungo
Apiognomonia erytrostoma.
(Foto Arch. Serv.Fit. Regione
Emilia)Romagna).
il suo ciclo anche a spese dell’albicocco. E’ stata quindi avviata nella
successiva stagione vegetativa un’attività sperimentale, finanziata dalla Regione Emilia-Romagna, con
due obiettivi:
• saggiare l’efficacia di alcuni fungicidi il cui impiego è attualmente
autorizzato nella coltura contro altre
avversità;
• definire una strategia di intervento che utilizzi le nuove acquisizioni
sulla biologia dell’Apiognomonia erytrostoma.
INDICAZIONI OPERATIVE UTILI
La sperimentazione, realizzata nel
2002 e 2003, ha già fornito alcune
importanti indicazioni operative utili per razionalizzare la lotta contro
questo patogeno. I fungicidi presi in
esame non hanno dimostrato una
soddisfacente attività nel controllo
di Apiognomonia erytrostoma; solo
il fenbuconazolo, appartenente alla
famiglia dei triazoli, ha manifestato la capacita di controllare efficacemente le infezioni del micete.
Negativa è stata la prestazione fornita dallo stesso fungicida TMTD,
tradizionalmente utilizzato nell’albicocco, nonostante nel corso della
primavera siano stati eseguiti ripetuti interventi.
Tra i diversi composti appartenenti
alla famiglia degli IBE (inibitori della biosintesi dell’ergosterolo, principale sostanza attiva nella formazione della membrana cellulare, ndr),
la scelta del fenbuconazolo è stata
suggerita in quanto nelle indicazioni d’uso non sono riportate limita-
zioni al numero di interventi, ed è
ammesso l’impiego nella lotta alla
monilia e all’oidio; inoltre il periodo di carenza è solo di tre giorni.
Più problematica risulta l’impostazione di una efficace strategia di difesa nelle produzioni biologiche, in
quanto i fitofarmaci autorizzati (composti del rame e polisolfuro di calcio) hanno dimostrato di esercitare
un parziale controllo della malattia
con risultati decisamente insoddisfacenti. Il rame è stato impiegato
alla dose di 40 grammi/ettolitro di
rame metallo; probabilmente una
maggiore concentrazione di rame
potrebbe aumentarne l’efficacia, ma
il rischio di fitotossicità è tale che
non si ritiene opportuno variare la
dose indicata.
Nelle produzioni biologiche è quindi indispensabile esaminare la possibilità di soluzioni alternative. A tal
fine nel corso del 2004 si intende
verificare il contributo che l’eliminazione delle foglie e quindi la riduzione dell’inoculo può fornire alla
riduzione dei danni che Apiognomonia erytrostoma può provocare.
COME AVVIENE L’INFEZIONE
Le osservazioni sulla biologia hanno evidenziato che il rischio di infezioni inizia nel periodo post-fiorale, in corrispondenza delle prime
fasi di accrescimento del frutto, fase
nella quale i periteci (i corpi fruttiferi per la riproduzione, ndr) di Apio-
(Foto Marchetti)
gnomonia erytrostoma, presenti nelle foglie a terra, sono pronti a liberare le ascospore (le spore di origine sessuale, ndr) ed avviare il processo infettivo in corrispondenza di
piogge.
Il pericolo di infezioni prosegue per
circa un mese. È’ importante sottolineare che le fruttificazioni asessuate non sono in grado di dare origine a infezioni secondarie, e quindi il patogeno è in grado di provo-
care danni solo durante il periodo
in cui c’è il volo delle ascospore.
Nella valle del Santerno è in programma nel 2004 la realizzazione
di una rete di monitoraggio, allo scopo di individuare il periodo in cui i
periteci di Apiognomonia erytrostoma saranno pronti per liberare le
ascospore e quindi informare tempestivamente i tecnici di assistenza
alla produzione del rischio di infezioni. ■