Ecologia per il futuro
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Ecologia per il futuro
429-440:Layout 3 11-07-2012 14:59 Pagina 429 C hiese nel mondo | ECOLOGIA Ecologia per il futuro I Conferenza dei vescovi francesi Gruppo di lavoro «Ecologia e ambiente» Vi è per la Chiesa una «responsabilità» specifica a non «limitarsi a fare discorsi generali sull’importanza di preoccuparsi di uno “sviluppo duraturo”», ma a porre l’ecologia al centro delle preoccupazioni pastorali, afferma il gruppo di lavoro «Ecologia e ambiente», incaricato dalla Conferenza dei vescovi francesi di compiere una riflessione sul tema. Così il documento, reso noto nello scorso aprile, dopo una prima parte che offre «una lettura cristiana della crisi ecologica», nella seconda individua alcune proposte per la catechesi, la formazione e la liturgia. Senza dimenticare che uno dei migliori banchi di prova è costituito dalle assemblee ecclesiali che radunano grandi gruppi di fedeli: anch’esse, infatti devono diventare «più rispettose del pianeta» mettendo in opera attenzioni concrete in tutti momenti della loro gestione: dagli inviti al materiale informativo; dai trasporti alla ristorazione e all’alloggio; dal calcolo energetico alla gestione dei rifiuti; dalla comunicazione alla liturgia. CONFÉRENCE DES ÉVÊQUES DE FRANCE – GROUPE DE TRAVAIL ÉCOLOGIE ET ENVIRONNEMENT, Enjeux et défis écologiques pour l’avenir, Bayard – Cerf – Fleurus-Mame, Parigi 2012; nostra traduzione dal francese. IL REGNO - DOCUMENTI 13/2012 ntroduzione Il modello di crescita consumistica dei paesi sviluppati, e da alcuni anni anche dei paesi emergenti, non è «duraturo». Esso porta all’esaurimento delle risorse naturali, ai cambiamenti climatici, alla perdita della biodiversità e alla distruzione degli ecosistemi. Inoltre, facendo aumentare il prezzo dell’energia e delle materie prime, rende sempre più difficile uscire dalla povertà, specialmente a tanti paesi africani. Il problema è grave e causa grandi incertezze e profondi squilibri per il futuro delle nostre società. Questa crisi ecologica nella quale siamo entrati in che cosa interpella la Chiesa? Da parte di persone impegnate su questo fronte ci si aspetta che essa si pronunci in proposito, e si osserva che ciò avviene troppo poco. Quale parola specifica ha la Chiesa da proporre ai cristiani, e più in generale a tutti coloro che cercano di definire nuovi modelli di sviluppo? Si sta diffondendo una consapevolezza: la soluzione di questa crisi non deve essere trovata prendendo in considerazione soltanto la prospettiva del rinnovamento tecnologico, e nemmeno quella della riorganizzazione economica: essa deve essere ricercata dentro l’uomo stesso. L’uomo è al centro della natura. Noi cristiani amiamo affermare che è protagonista nel progetto creatore di Dio. In altri termini, non deve accontentarsi di subire il degrado dell’ambiente nel quale vive. Con le sue scelte di vita, con il suo rapporto con gli uomini e le cose e con la visione del futuro che immagina egli è l’artefice di ciò che questo diviene. Lo è anche per la sua volontà di sovrintendere al modo in cui utilizza i beni di cui dispone, e per la sua attenzione a non accaparrare per sé questi beni, ma a condividerli con i suoi fratelli, gli esseri umani di oggi e quelli delle generazioni future. Questa responsabilità comporta che la Chiesa non debba limitarsi a fare discorsi generali sull’importanza di preoccuparsi di uno «sviluppo duraturo».1 Essa ha qualcosa di forte da dire anche sull’uomo e su come egli sta al mondo, sull’uso delle risorse di cui può disporre, sulla solidarietà alla quale è chiamato assieme ai suoi fratelli es- 429 429-440:Layout 3 11-07-2012 14:59 Pagina 430 C hiese nel mondo seri umani. È quello che papa Benedetto XVI indica con l’espressione «sviluppo umano integrale».2 La vocazione dell’uomo non è forse cosa ben diversa da quella d’essere un grande predatore della natura e delle risorse messe a sua disposizione? Non è forse quella di diventare un protagonista della costruzione di un mondo differente, giusto, equilibrato, armonioso, rispettoso della natura e degli uomini? Per rispondere a questi interrogativi, la Chiesa può attingere alla propria esperienza, che le viene dalla sua tradizione e dalla sua «teologia della creazione». Essa non può certo fornire risposte scientifiche e tecniche ai grandi problemi ambientali d’oggi; ciò non è di sua competenza. Ma può accompagnare le riflessioni di quanti operano sul piano scientifico, economico, politico per ricordare la priorità della dignità dell’uomo, la dignità di creatura responsabile della propria integrità e della propria crescita, su un piano di solidarietà e non di superiorità nei confronti della natura che lo circonda e degli altri uomini. È per dare risposta a queste attese che i vescovi di Francia, attraverso la propria commissione «Studi e progetti», hanno scelto di dar vita a un gruppo di lavoro su «Ecologia e ambiente». Per due anni si sono susseguiti incontri di riflessione, colloqui con esperti, dibattiti fra vescovi che hanno nutrito i lavori del gruppo, la cui missione era fornire agli operatori pastorali piste di riflessione e d’impegno nel loro lavoro quotidiano. Al termine di questi due anni, al gruppo «Ecologia e ambiente» pare che le conclusioni che può offrire siano solo provvisorie e modeste. Esse sono l’oggetto del presente documento, che si compone di tre parti: – l’esposizione delle linee di principio teologiche che fondano e guidano la nostra riflessione sul modo in cui l’uomo è chiamato a porsi nel mondo che lo circonda; – le conseguenze pratiche che è possibile trarne; – una dimensione spirituale: convertire il nostro rapporto con la natura, con l’uomo, con Dio. Per quanto modeste, tali conclusioni devono comunque essere chiare e vincolanti. Ne citerò cinque. 1. Questo momento di riflessione e di dibattito non deve rappresentare un fuoco di paglia senza futuro a causa della difficoltà a trovare uno sbocco. Al termine dell’Assemblea dei vescovi di novembre è stata presa la decisione che la preoccupazione per la questione ecologica divenga un impegno permanente per la Chiesa in Francia. – Il lavoro avviato sarà ripreso, proseguito e ampliato dal Consiglio «Famiglia e società», che comprende da qualche tempo un dipartimento «Ambiente e stili di vita». – Tale impegno deve essere portato all’attenzione di tutti i livelli della nostra vita di Chiesa: a livello nazionale, nelle diocesi, nelle comunità parrocchiali, nei movimenti e nei servizi. Provvedersi dei mezzi per farsene carico ai livelli più basilari è un modo per mostrare ai cristiani che l’impegno ecologico non è un’attività riservata a specialisti o appassionati, ma è responsabilità di ciascuno. È inoltre una buona occasione per avvicinarsi ad altri attori sociali, anch’essi mobilitati sulle questioni ambientali. 2. L’apporto specifico di una lettura cristiana dell’ecologia si colloca sull’orizzonte di un modo diverso di 430 IL REGNO - DOCUMENTI 13/2012 guardare alle grandi esperienze costitutive di ogni vita umana, come il rapporto col tempo, il rapporto con lo spazio e il rapporto con l’altro. Il nostro sguardo deve essere ispirato dalla nostra visione di ciò che è l’uomo nel progetto creatore di Dio, visione che è espressa in quella che chiamiamo la «teologia della creazione». Il credente deve sapere immergere la propria esistenza nel dono di vita che gli è stato fatto e che non gli appartiene in alcun modo. È segno di libertà e di volontà di andare oltre tutte le costrizioni contingenti che pesano sull’uomo, egli stesso iscritto nel tempo, nello spazio e in rapporto con l’altro. 3. Una Chiesa ben inserita nel mondo è una Chiesa che predica con l’esempio delle proprie scelte, dei propri atti, delle proprie raccomandazioni. Abbiamo tentato di avanzare già qualche proposta, che è lungi dall’essere sufficiente, ma è segno delle risposte che ogni comunità consapevole dei problemi e delle sfide teologiche può dare. Esse vogliono essere un incoraggiamento alla creatività, al coraggio e alla perseveranza dei cristiani. 4. I gravi problemi che riguardano l’ambiente agitano l’opinione e suscitano dibattiti: ricorderò in particolare quelli che riguardano le centrali nucleari e le scelte energetiche che ciascuno di noi compie, ma anche i cambiamenti climatici, la biodiversità e i nostri stili di consumo. In questa materia non ci si può accontentare di affermazioni generali e occorre evitare la demagogia di stampo politico. Ma la Chiesa, senza ignorare gli aspetti economici e sociali di questi problemi, ha il dovere di sollevare degli interrogativi sufficientemente documentati da permettere agli uomini di buona volontà di andare oltre gli interessi immediati e di riferirsi piuttosto all’interesse per l’umanità e per il suo sviluppo integrale. 5. Non era di competenza del nostro gruppo di lavoro soffermarsi particolarmente sulla questione della scelta relativa all’energia nucleare, la quale tuttavia va considerata nel piano di lavoro futuro della nostra Chiesa in Francia. Al di là dell’aspetto tecnico e anche teologico delle questioni ambientali, il posto che l’uomo assume nel mondo è una questione spirituale. Egli è il destinatario permanente di una chiamata a «convertire» il proprio rapporto con la natura, con l’uomo, con Dio. È soprattutto questo che struttura il suo essere e determina il suo comportamento. MARC STENGER, vescovo di Troyes, presidente del gruppo di lavoro «Ecologia e ambiente»* I. Una lettura cristiana della crisi ecologica La crisi ecologica suscita grande inquietudine nelle nostre società. Come Chiesa ci uniamo all’inquietudine degli uomini e delle donne della nostra epoca e vogliamo condividere con loro la ricerca di un nuovo orizzonte di speranza oltre le minacce che pesano oggi sugli equilibri del nostro pianeta, e che pongono interrogativi prima di tutto sul senso della nostra esistenza. 429-440:Layout 3 11-07-2012 14:59 Pagina 431 La crisi ecologica in effetti deve essere considerata come una crisi di senso. Giovanni Paolo II, il 1° gennaio 1990, osservava che questa crisi ha un carattere principalmente etico e indicava «la necessità morale urgente di una nuova solidarietà» (GIOVANNI PAOLO II, messaggio per la XXIII Giornata mondiale per la pace, 1.1.1990, n. 10; Regno-doc. 1,1990,3). Benedetto XVI riprende questo concetto nella Giornata della pace del 1° gennaio 2010 e constata che «questo appello si fa ancora più pressante oggi, di fronte alle crescenti manifestazioni di una crisi che sarebbe irresponsabile non prendere in seria considerazione» (Benedetto XVI, messaggio per la XLIII Giornata mondiale per la pace, 1.1.2010, n. 4; Regno-doc. 1,2010,2). Da un lato lo sviluppo dei paesi industrializzati, continuo da molti decenni, apporta un miglioramento delle condizioni di vita, in particolare un innalzamento dell’aspettativa di vita delle popolazioni che ne beneficiano. Ma questo sviluppo si caratterizza per un consumo che non ha limiti e che conduce ineluttabilmente a quanto constatano gli scienziati: l’esaurimento delle risorse naturali, i cambiamenti climatici, il degrado degli ecosistemi, l’impoverimento della biodiversità. Non si può immaginare di mantenere gli stili di vita come li conosciamo oggi, noi abitanti dei paesi sviluppati, e allo stesso tempo dare risposta sul lungo periodo al legittimo aumento delle necessità dei paesi emergenti e dei paesi poveri, senza accelerare il degrado dell’ambiente. È in questo senso che affermiamo che la crisi ecologica introduce una novità radicale nel modo di pensare la vita in comune: la presa di coscienza del carattere non duraturo del nostro modello di sviluppo attuale e del fatto che il suo perseguimento mette gravemente in pericolo le possibilità di vita delle generazioni future. Ora, la trasformazione da operare non può ridursi a un cambiamento delle abitudini. Certo occorre modificare i nostri comportamenti quotidiani e ciò non sarà facile, ma ciò di cui si tratta è un’autentica metamorfosi del nostro concetto di «vita buona». Che cosa ci permette di vivere meglio, a livello sia individuale sia collettivo? È il fondamento stesso della vita che viene toccato da questa crisi, e non soltanto le sue condizioni materiali. Poiché attraverso il nostro modo di consumare, di produrre, di spostarci, di abitare lo spazio noi costruiamo un certo progetto di vita e di società. La crisi ecologica ci dà l’occasione di rivedere questi fondamenti. Ed è a questo livello del dibattito che la nostra esperienza di fede può intervenire. Per contribuire a questa riflessione a partire dalla no- stra fede cristiana, proponiamo di riprendere tre esperienze costitutive di ogni vita umana e che per l’appunto si trovano a essere particolarmente sconvolte dalla crisi ecologica. Si tratta del rapporto col tempo, del rapporto con lo spazio e del rapporto con l’altro. 1 Il concetto di sviluppo duraturo è stato formulato nel 1987 con il nome di sviluppo «sostenibile» nel Rapporto Brundtland e conteneva questa definizione ben nota: «Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che risponde ai bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di rispondere ai loro». 2 BENEDETTO XVI, lett. enc. Caritas in veritate, in particolare i nn. 4, 8, 9, 11, 17, 18, 29, 30, 34, 44, 48, 51; Regno-doc. 15,2009,458ss. * Il gruppo di lavoro «Ecologia e ambiente» era formato da mons. Marc Stenger, vescovo di Troyes; mons. Jean-Claude Boulanger, vescovo di Bayeux-Lisieux; mons. Pierre-Marie Carré, arcivescovo di Montpellier; mons. Jean-Pierre Grallet, arcivescovo di Strasbourg; mons. Gilbert Louis, vescovo di Châlons-en Champagne; mons. JeanLouis Papin, vescovo di Nancy; mons. Pascal Wintzer, arcivescovo di Poitiers; mons. Gildas Kerhuel, segretario generale aggiunto della Conferenza episcopale francese. Hanno inoltre partecipato al gruppo di lavoro: Jean-Pierre Chaussade, diacono della diocesi di Parigi, incaricato per il gruppo di lavoro; Elena Lasida, economista, Giustizia e pace Francia, docente-ricercatrice all’Institut catholique di Parigi; Jacques Paoletti, scienziato, direttore emerito delle ricerche presso il Centre national de la recherce sientifique-CNRS, docente al Collège des Bernardins; André Talbot, teologo moralista, Giustizia e pace Francia, docente al Centro teologico di Poitiers e all’Institut catholique di Parigi. Il rappor to col tempo Nelle nostre società contemporanee il tempo è spesso segnato da tre esigenze: l’immediatezza, la sicurezza del futuro e la continua progressione in avanti. La crisi ecologica ci invita a fare, in relazione a queste tre esigenze, un’esperienza del tempo differente che ha forti risonanze con alcuni fondamenti della nostra fede cristiana. Di fronte al breve termine, valorizzare il lungo termine L’esperienza contemporanea concentra l’attenzione sul presente, staccandolo dal rapporto con la storia che ci modella e con il futuro che ci sollecita. Paradossalmente, l’attuale crisi finanziaria ed economica porta a esasperare questa concentrazione sull’urgenza e sull’immediatezza, mentre al contrario recuperare una prospettiva storica e farsi carico del futuro del nostro mondo potrebbe condurre a nuovi orientamenti di vita, invece che attestarsi su criteri normativi che mostrano tutta la loro inadeguatezza a risolvere i problemi vitali. La crisi ecologica allarga in maniera radicale l’orizzonte della nostra responsabilità: le nostre decisioni oggi hanno più che mai un effetto diretto sulle condizioni di vita di domani. Siamo così invitati a integrare il futuro nelle nostre decisioni riguardo al presente e, per questo fatto stesso, a inscriverci in una linea di tempo che ci precede e ci oltrepassa. Ora, il cammino cristiano ci pone in una prospettiva a lungo termine, all’interno di una storia della salvezza che è cominciata molto prima di noi e che proseguirà molto dopo di noi. Entro la dinamica della fede noi valorizziamo l’eredità che ci è affidata, considerandola come un dono da custodire e da fare fruttificare. Se comprendiamo il mondo e la nostra umanità come il frutto di un dono creatore continuo, capiamo che la creazione non ci appartiene ma che essa ci dà da vivere. Così interpretiamo il lavoro dei nostri antenati come un contributo all’azione permanente del Creatore che ci permette di esistere oggi, e percepiamo l’avvenire come portatore di una promessa di vita per le genera- IL REGNO - DOCUMENTI 13/2012 431 429-440:Layout 3 11-07-2012 14:59 Pagina 432 C hiese nel mondo zioni che ci succederanno. Passato e futuro allargano il nostro presente e lo iscrivono in una storia di salvezza che oltrepassa largamente il nostro orizzonte immediato. La fede e l’ecologia ci invitano a mettere il breve termine in tensione col futuro. Di fronte al catastrofismo, dire una speranza Di fronte alla vastità della posta in gioco e alle minacce a essa associate, la tentazione è lo scoraggiamento. I rischi che la vita sul nostro pianeta deve affrontare sono di una tale portata che spesso nella nostra visione del futuro si fa largo il catastrofismo. La paura paralizza e la ricerca di sicurezza diventa ossessiva. Si può fare risuonare una promessa di vita di fronte a un orizzonte che non parla che di morte? La speranza cristiana, fondata sulla fede nella risurrezione di Gesù Cristo, fa di noi i testimoni di una vita che va oltre le esperienze segnate da un sapore di morte. Nessuna garanzia di una vita migliore, ma la fede che dalla morte possa scaturire la vita. Nessuna sicurezza di fronte al futuro, ma l’invito ad accogliere l’incertezza come promessa di una novità radicale. La speranza fa di noi gli attori di una vita sempre ventura. Associata alla risurrezione, la speranza non è quella di un’attesa angelicata ma, proprio al contrario, quella di un attraversamento della morte. Essa ci invita a sviluppare un approccio positivo al limite e a vedere nelle strette davanti alle quali oggi ci troviamo la possibilità d’inventare nuovi modi di vita e di dispiegare le nostre capacità personali e collettive. L’angoscia per il domani rischia di condurci alla paralisi e di farci ripiegare sui nostri attuali possessi, mentre la speranza ci permette di scoprire che vi può essere felicità nel servire un’umanità e un mondo sempre in procinto di nascere. Di fronte all’accelerazione, imparare il ritmo e la contemplazione La modernità ci inscrive nell’illusione di una freccia del tempo che avanza sempre in maniera vertiginosa. Tuttavia oggi sappiamo che la crescita materiale non è illimitata e che può arrestarsi bruscamente. Questa frenata può aiutarci a riscoprire che la vita non si costruisce mai in maniera lineare ma attraverso tempi differenti che ritmano il processo di creazione: il tempo della semina e quello del raccolto, il tempo del lavoro e quello del riposo, il tempo dell’azione trasformatrice e quello della contemplazione. Nel primo racconto biblico della creazione la presentazione dello shabbat mette in luce un atto creatore che non si riduce al «fare». Lo stabilire un ritmo che marca il tempo è offerto come una via di liberazione: la felicità non si riduce al possesso dei beni, ma suppone anche una presa di distanza dalle cose che permette di meglio valutare ciò che vale veramente. L’essere umano non si realizza soltanto nell’azione; il riposo e la contemplazione gli permettono un rapporto più giusto con il mondo. Se la freccia verso l’avanti spinge a correre sempre più in fretta, l’esperienza del ritmo invita al contrario a trovare il giusto posto. 432 IL REGNO - DOCUMENTI 13/2012 Il rappor to con lo spazio La crisi ecologica stravolge il nostro rapporto con lo spazio e sposta i suoi limiti: i limiti geografici, aumentando l’interdipendenza fra il locale e il globale; i limiti politici, spingendoci a cercare nuove forme di governo a livello mondiale; i limiti delle risorse naturali, invitandoci a rivedere il nostro rapporto con la natura. Lo spostamento di questi limiti può trovare eco in alcuni principi della tradizione cristiana. Di fronte a uno sviluppo uniforme, proporre uno sviluppo integrale Constatiamo che la globalizzazione implica una rappresentazione del mondo che lo riduce a un unico mercato planetario. Ora, le questioni ecologiche causano una forte tensione tra globale e locale, e comportano una riconsiderazione positiva della prossimità. Si tratta non tanto di contrapporre radicalmente queste due dimensioni quanto d’imparare una nuova articolazione fra vicino e lontano. La fede cristiana accoglie una salvezza universale, che vale per l’umanità tutta e per il mondo intero, e rende ferma testimonianza a questa promessa di vita. Essa resiste dunque a tutto ciò che potrebbe indurre a un ripiegamento sulla sola preoccupazione del vicino più prossimo, mentre il più lontano, geograficamente, culturalmente, socialmente, è altrettanto fratello o sorella. Il cammino cristiano ci conduce ad articolare singolare e universale, al di là di una rigida opposizione fra individuale e collettivo. Lo sviluppo di ogni persona nella sua integralità, come lo sviluppo dell’insieme dell’umanità, si ritrovano in una stessa dinamica, quella dello «sviluppo integrale». Con la crisi ecologica, questa integralità che riguarda tutto l’uomo e tutti gli uomini si allarga anche alle generazioni a venire e all’insieme del creato. L’integralità dello sviluppo acquisisce così una nuova dimensione, quella delle persone che non sono ancora nate ma che abiteranno più tardi la nostra terra. Lo «sviluppo umano integrale» è un altra modo per dire «sviluppo duraturo», che evoca a sua volta la vita di ciascuno e di tutti, quella dei nostri contemporanei e di quelli che verranno dopo, nella creazione che ne è la culla. Di fronte a interessi nazionali diversi, inventare una nuova forma di governo a livello mondiale La globalizzazione ha aumentato il grado d’interdipendenza fra le nazioni, che restano tuttavia segnate da una grande diseguaglianza a riguardo delle decisioni che si riferiscono alle questioni globali. L’ecologia chiama a inventare nuove forme di governo mondiale che permettano a ogni paese d’influire su tali decisioni, a prescindere dal proprio peso economico. La tradizione cristiana non ha un modello di governo da proporre, ma è nutrita da riferimenti che permettono di pensare l’unità nella diversità. La differenza fra Babele e la Pentecoste illustra bene due modelli di universalità e 429-440:Layout 3 11-07-2012 14:59 Pagina 433 di gestione della differenza: uno fondato sull’uniformità e l’altro sulla complementarità. Un governo in cui ogni paese, ricco o povero, abbia diritto di parola rispecchia l’immagine della Pentecoste ove le lingue differenti si ritrovano attorno a un messaggio comune, e dunque a un progetto comune. Di fronte alla strumentalizzazione e alla sacralizzazione, pensare un giusto rapporto con la natura Constatiamo che, specialmente con la modernità, l’umanità ha voluto imporre il suo potere sulla natura, in maniera tale da credere di esaltare il proprio bene trascurando la qualità del proprio ambiente. Oggi alcune correnti di pensiero vedono nell’essere umano soltanto un predatore, un distruttore, una minaccia fatale per il mondo e inducono talvolta a una sorta di sacralizzazione della natura. Fra la strumentalizzazione della natura alla quale conduce la produttività esacerbata, e la sua sacralizzazione provocata da una difesa non meno esacerbata, come trovare un giusto rapporto fra l’uomo e la natura? La tradizione cristiana riconosce il posto specifico ed eminente che l’uomo occupa nella creazione. Dare la priorità all’uomo non significa disprezzare la natura, ma piuttosto trovare un buon equilibro contrassegnato dalla reciprocità, ossia costruire una relazione ove ciascuno (la natura e l’uomo) dà e riceve dall’altro. È a questo che ci invita il libro della Genesi, in cui si narra che l’uomo è posto nel giardino per custodirlo e farlo fruttificare. Né sfruttamento né semplice salvaguardia, ma piuttosto un rapporto di collaborazione da stabilire fra l’uomo e la natura. Oggi non possiamo concepire il nostro futuro al di fuori della natura, ancora meno contro di essa. Essa non è né semplice paesaggio né soltanto una risorsa. Un’interdipendenza esistenziale collega l’uomo alla natura. Occorre imparare collettivamente il rispetto a essa dovuto, ma anche il senso della responsabilità, per umanizzarla in una maniera che non la distrugga ma la bonifichi. L’uomo potrà così riconoscere e celebrare, a nome di tutto il creato, il progetto di questa creazione, entro la quale egli diviene co-creatore. l’altro non sotto il segno esclusivo di rapporti di forza, ma alla luce della figura biblica dell’alleanza. La relazione d’alleanza presuppone una maniera particolare di porsi di fronte alla differenza dell’altro, di fronte al collettivo da costruire e di fronte all’incertezza del futuro. La differenza non è vista come fonte d’opposizione ma di arricchimento reciproco. Il collettivo da costruire prende la forma di una «convivenza buona», piuttosto che di una semplice prosperità condivisa. L’incertezza del futuro porta ad assumere dei rischi insieme anziché a proteggersi dal rischio che l’altro può farmi correre. A immagine dell’alleanza fra Dio e l’uomo, che fa della creatura un co-creatore, siamo chiamati a stabilire delle relazioni d’alleanza con i nostri fratelli e sorelle in umanità. Vedere nell’altro un co-creatore piuttosto che un concorrente trasforma l’interdipendenza subita in interdipendenza scelta. L’altro non è più percepito unicamente come una minaccia nei confronti del mio progetto personale, ma diviene promessa di un progetto comune portatore di più vita per ciascuno. Un tale progetto comune sul mondo a venire suppone che impariamo a coltivare fra di noi relazioni di solidarietà e di fraternità. Per un vero sviluppo solidale e duraturo, occorre tessere un’interdipendenza e una reciprocità che non siano misurate in termini di semplice equivalenza, ma di «convivenza buona». I figli di uno stesso Padre si sanno chiamati a vivere da fratelli e sorelle, nel seno di uno stesso mondo, coscienti che vi è una sola terra per tutti, oggi e domani. NOTKER WOLF CON LEO G. LINDER Ogni bene viene dall’Alto Piccole verità di ogni giorno Il rappor to con l’altro Se il tempo e lo spazio sono toccati dalla crisi ecologica, anche il rapporto con l’altro chiede di essere rivisto. Fra rivalità e alleanza, fra forza e fragilità, fra impegno e distacco, ciò riguarda tutto lo spettro delle relazioni umane. L a ragione e il realismo ci dicono che non si può sperare in nulla, che i sogni non si avverano, che la vita si spegnerà definitivamente. Ma tutto è possibile per chi crede, per chi si allea con la forza che permette di non arrendersi mai. Con stile agile, l’autore propone vere e proprie iniezioni di speranza per l’uomo di oggi. Dalla rivalità all’alleanza La sfida d’aprire il nostro mondo a un futuro di vita ci invita a contestare una visione del rapporto con l’«altro» pensato secondo lo schema della rivalità. Questo altro può essere certamente un nostro simile, un fratello (come Caino e Abele), una comunità umana, ma anche il mondo di cui facciamo parte. Ora, noi crediamo che la salvezza in Gesù Cristo è riconciliazione: occorre dunque concepire il rapporto con IL REGNO - DOCUMENTI 13/2012 «ITINERARI» 433 pp. 160 - € 12,00 Edizioni Edizioni Dehoniane Dehoniane Bologna Bologna Via Nosadella 6 - 40123 Bologna Tel. 051 4290011 - Fax 051 4290099 www.dehoniane.it 429-440:Layout 3 11-07-2012 14:59 Pagina 434 C hiese nel mondo Dalla forza alla fragilità Viviamo in un mondo in cui il valore è attribuito in funzione della potenza, della forza e della ricchezza possedute. Un mondo in cui la vulnerabilità è causa di esclusione e di disprezzo. La crisi ecologica mostra tuttavia oggi che la fragilità della natura può essere fonte di novità in grado di spingere le nostre società a inventare nuovi modi di convivenza. Il mistero pasquale, fondamento della nostra fede cristiana, invita a vedere nella morte una promessa di vita. Questa esperienza di fede tocca un’esperienza profondamente umana, quella della fragilità, che apre al totalmente nuovo. La crisi ecologica ci mette di fronte in maniera radicale alla fragilità umana. Il progresso tecnico ha prodotto l’illusione di un’onnipotenza umana capace di crescita infinita. La debolezza e la povertà erano così percepite come fallimenti da lasciarsi alle spalle. La crisi ecologica apre oggi la possibilità di vedere nella fragilità una promessa di novità: grazie ai limiti ambientali si riscopre il valore della dimensione relazionale della vita. Si prende coscienza che la qualità della vita non è data soltanto dall’accesso ai beni ma anche dal tessuto sociale. La fragilità dell’attuale modello di sviluppo diviene occasione per pensare lo sviluppo in modo altro. Ora, le vittime principali della crisi ecologica rischiano d’essere ancora una volta le popolazioni più fragili, oltre alle generazioni future che non hanno la possibilità, oggi, di difendere il proprio diritto alla vita. Queste nuove fragilità chiamano a creare nuove forme di solidarietà. La fragilità del modello di sviluppo e quella delle persone presenti e future potrebbero così essere fonte di rinnovamento in termini di legame sociale e di solidarietà. Il messaggio pasquale, che ricorda che la vita nuova è sempre un passaggio attraverso la morte, prende forma nel seno stesso della storia contemporanea. Fra impegno e distacco Di fronte ai disordini presenti nel mondo, gli esseri umani s’impegnano nella ricerca di soluzioni. Un impegno talvolta talmente forte da far credere all’uomo di essere onnipotente. Il desiderio di controllo e di dominio potrebbe farci pensare d’essere proprietari dei nostri progetti. Ora, la crisi ecologica ci porta a fare con radicalità estrema l’esperienza della mancanza di controllo e allo stesso tempo ci invita a imparare il distacco. La fede permette appunto di articolare questi due movimenti opposti: l’impegno e il distacco. Se manifestare la nostra responsabilità in questo mondo presuppone un impegno coraggioso, ciò implica anche un distacco che esclude l’atteggiamento del padrone dominatore. Se attraverso l’impegno assumiamo il nostro ruolo di co-creatori, il distacco ci ricorda permanentemente che la creazione è un dono e che non siamo proprietari del risultato delle nostre azioni. La promessa di un futuro di vita, che ci mette in marcia verso qualcosa che non conosciamo ancora ma che speriamo migliore, attualizza oggi la promessa fatta ai nostri padri nella fede che hanno lasciato tutto per mettersi in marcia verso la «terra promessa». Se l’impegno per una terra abitabile per tutti è imprescindibile, la contem- 434 IL REGNO - DOCUMENTI 13/2012 plazione e la liturgia possono aiutarci a non dimenticare che questo impegno s’inscrive in un progetto di salvezza che ci precede e ci oltrepassa. Il nostro tempo, il nostro spazio e le nostre relazioni sono oggi sconvolte dalla crisi ecologica. Questo sconvolgimento è un’opportunità per tessere una nuova articolazione fra fede e vita, grazie alla quale esse potranno uscirne arricchite. Non lasciamoci sfuggire questa occasione! II. Agire da cristiani per il creato: alcune proposte Di fronte alla portata delle sfide, e all’urgenza d’operare dei cambiamenti nei nostri stili di vita, anche la Chiesa è chiamata a mostrare fattivamente il proprio impegno per un autentico «sviluppo duraturo» accanto ai diversi attori della società. Essa deve proporre alle comunità cristiane delle piste d’azione mediante le quali esse potranno dimostrare la consapevolezza del problema ambientale e la volontà di agire. La speranza cristiana di cui siamo portatori ci fa credere nel futuro dell’uomo e del mondo. Dobbiamo condividere questa fede con tutti gli uomini di buona volontà. Assieme a loro siamo invitati a prodigarci, sin d’ora, per assicurare questo futuro in una rinnova alleanza fra l’uomo e il resto della creazione. 1. Sviluppare una teologia e una catechesi della creazione A motivo della profonda solidarietà esistente fra l’uomo e il mondo creato, teologia e catechesi della creazione sono ormai parte essenziale di qualunque proposta di fede cristiana. Una tale catechesi deve esporre, sulla base dell’antropologia biblica, la responsabilità specifica dell’uomo in rapporto al resto della creazione e mostrare in che cosa questa visione del ruolo profondo dell’uomo è conforme al progetto di Dio. Essa dovrà necessariamente integrare la nozione di «ecologia umana», alleata con quella di «sviluppo integrale», mostrare l’incoerenza, addirittura la contraddizione che vi è a «chiedere alle nuove generazioni il rispetto dell’ambiente naturale», «se non si rispetta il diritto alla vita e alla morte naturale, se si rende artificiale il concepimento, la gestazione e la nascita dell’uomo, se si sacrificano embrioni umani alla ricerca».3 Questa catechesi è necessaria per sensibilizzare i cristiani ai fondamenti del proprio impegno per il rispetto della creazione e per invitarli a nuovi stili di vita. Essa potrà essere elaborata se si sviluppa una ricerca teologica che sappia dimostrare il carattere unico e indivisibile del «libro della natura», «sul versante dell’ambiente come sul versante della vita, della sessualità, del matrimonio, della famiglia, delle relazioni sociali, in una parola dello sviluppo umano integrale».4 429-440:Layout 3 11-07-2012 14:59 Pagina 435 2 . Sviluppare percorsi di formazione La Chiesa non deve lasciare le questioni della gestione della creazione, dell’ecologia e dello «sviluppo duraturo» soltanto alla buona volontà dei singoli. Essa si preoccuperà dunque di elaborare e di proporre percorsi di formazione su questi argomenti nei centri diocesani di formazione, nei seminari, negli istituti d’insegnamento cattolici e nelle università. Alcuni movimenti, come lo scautismo o il Mouvement rural de la jeunesse chrétienne (Movimento rurale della gioventù cristiana), già praticano percorsi pedagogici di scoperta del creato attraverso la natura. Sono iniziative da incoraggiare. dati tecnici e scientifici riguardanti un argomento ambientale, su di esso forniscono gli opportuni elementi e notizie relativi ai dibattiti eventualmente suscitati. Fra le schede già realizzate e diffuse si possono trovare: «Il gas di scisto», «Sismi, eruzioni vulcaniche e tsunami», «Le maree verdi». Esse sono destinate all’informazione dei vescovi, dei movimenti e servizi della Chiesa, e, inoltre, a qualunque parte interessata che potrà accedervi grazie alla consultazione del sito Internet del Consiglio famiglia e società (www.penseesociale.catholique.fr). Allo stesso tempo, a immagine di ciò che hanno già intrapreso alcune diocesi e movimenti ecclesiali, incoraggiamo la formazione di gruppi cristiani di riflessione sulle questioni legate al rispetto del creato, per scambiare esperienze, per redigere e diffondere documenti diocesani o locali, per proporre iniziative e campagne di ampia mobilitazione. 3. Celebrare Dio creatore La liturgia cristiana è una celebrazione dell’opera di Dio. Si tratta di riscoprire che nelle sue espressioni di lode, d’adorazione e di preghiera essa invita l’uomo a vivere la relazione col mondo e con la natura come il frutto di un dono di Dio creatore e di un amore creatore di fraternità fra gli uomini. Vi è dunque da intraprendere un lavoro di valorizzazione della dimensione ecologica della liturgia. In unione con le altre confessioni cristiane, e a modello di ciò che già si pratica in molte diocesi della Francia e dell’Europa, incoraggiamo l’istituzione di feste della creazione. Perché non riprendere la proposta fatta in occasione dell’Assemblea ecumenica di Sibiu nel 2007, di programmare tali celebrazioni fra il 1° settembre e il 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi? Raccomandiamo di dare nuovo rilievo all’esperienza secolare delle «benedizioni» e del digiuno per favorire la relazione con la natura e fare scoprire la fecondità di una sobrietà felice. Le nostre celebrazioni saranno arricchite se si avvarranno della varietà di forme di espressione artistica che celebrano la creazione e la responsabilità dell’uomo nella sua gestione. La liturgia diventerà così educativa sulle questioni ambientali per coloro che vi partecipano. 4. Informarsi sulle questioni ambientali Per riflettere e intervenire in maniera pertinente sulle questioni ambientali, la Chiesa ha il dovere di ricercare un’informazione affidabile, approfondita e pluralistica. Essa può anche disporre delle competenze di diversi gruppi di esperti, come la Commissione giustizia e pace o l’Antenne environnement et modes de vie (Antenna ambiente e stili di vita), che lavorano in collaborazione con il Consiglio famiglia e società della Conferenza dei vescovi francesi. Gli esperti dell’Antenna ambiente e stili di vita, per rispondere a questo bisogno d’informazione oggettiva, sono stati invitati a redigere delle schede che, oltre a esporre i 3 BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, n. 51; Regno-doc. 15,2009,480. 5. Organizzare relazioni con quanti operano in campo ambientale La Chiesa deve essere consapevole di non essere né la prima né l’unica a intervenire in campo ambientale. Da qui l’importanza per lei d’individuare quanti operano in maniera decisiva per il futuro e di pronunciare la propria parola negli opportuni contesti. Una parola della Chiesa sugli argomenti ambientali non può essere una presa di posizione scientifica, in quanto ciò non è di sua competenza. Ma se essa vuole che la sua sia una parola di avvertimento e di speranza, udita da molti, è essenziale che si ponga in dialogo con i principali attori della società: ricercatori, politici, filosofi, economisti, tecnici. Il gruppo di lavoro «Ecologia e ambiente» ha avuto modo di effettuare diverse audizioni con tali operatori. Si è potuto constatare che esiste in loro il desiderio d’incontrare uomini dell’area religiosa, considerati capaci d’offrire un consiglio nella ricerca di soluzioni per assicurare un avvenire duraturo all’umanità. Alcuni di questi esperti, cristiani peraltro, sono pronti a mettersi al servizio della Chiesa per approfondire la riflessione sugli argomenti ambientali alla luce della fede, accompagnare le Chiese nelle decisioni pratiche in vista del miglioramento del proprio bilancio ecologico e nella definizione di orientamenti destinati a tutti. I contatti stabiliti dal gruppo di lavoro in occasione dell’elaborazione del dossier riguardano settori limitati. Starà all’Antenna ambiente e stili di vita del Consiglio famiglia e società, che prenderà in carico il dossier, approfondire queste relazioni con quanti operano in campo ambientale. 6. Offrire luoghi d’ascolto e di dialogo Una grande sfida da raccogliere: l’accompagnamento del mondo rurale nella difficile situazione che si trova attualmente a vivere. In certi casi la Chiesa, a motivo del 4 BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, n. 51; Regno-doc. 15,2009,480. IL REGNO - DOCUMENTI 13/2012 435 429-440:Layout 3 11-07-2012 14:59 Pagina 436 C hiese nel mondo proprio radicamento locale, potrà offrire agli agricoltori uno spazio d’ascolto e di dialogo, non solo sugli aspetti tecnici della professione, ma sul fondamento e il senso. I movimenti rurali di Chiesa, come Chrétiens dans le monde rural (Cristiani nel mondo rurale), Mouvement rural jeunesse chretienne (Movimento rurale della gioventù cristiana), vi contribuiscono già molto utilmente. È anche quanto propone un’associazione d’ispirazione cattolica, Journées paysannes (Giorni contadini), presente in dodici regioni in Francia. La Chiesa può anche favorire forme di collegamento e di solidarietà fra produttori e consumatori e promuovere la consapevolezza di responsabilità ecologiche condivise. È la prospettiva nella quale lavorano le Associations pour le maintien d’une agriculture paysanne (Associazioni per la salvaguardia di un’agricoltura contadina). Gli spazi d’incontro, d’ascolto e di dialogo fra operatori aventi punti di vista differenti sono utili e fecondi, nella misura in cui sono luoghi di scambio fraterno e rispettoso della parola dell’altro. Essi non sono necessari soltanto nel mondo rurale, dove si tratta di superare il senso d’isolamento e di colpa. Oggi si tratta anche di abitare in modo nuovo lo spazio urbano che accoglie la maggior parte della popolazione. È dunque necessario creare dei luoghi di parola, dove si possa pensare una «convivenza» armoniosa. È un’esperienza che attualmente stanno proponendo gruppi cristiani nei decanati di Roubaix e di Tourcoing, cogliendo l’occasione dell’elaborazione di un progetto di un nuovo quartiere fra le due città. Di tali luoghi vi è una particolare necessità anche per quando si dibattono argomenti ambientali, nei quali le posizioni si sono spesso esacerbate. Occorrerebbe in particolare crearli oggi per affrontare le questioni riguardanti l’energia nucleare. In una regione della Francia la Chiesa ha preso l’iniziativa di organizzare un gruppo del genere attorno alla problematica dello stoccaggio delle scorie nucleari. La finalità di tali iniziative è aiutare i cristiani a una migliore consapevolezza dei problemi e delle esigenze che emergono per ciascuno a fronte di queste nuove questioni della vita in comune. 7. Essere esemplari nelle nostre scelte La Chiesa non ha competenza specifica per offrire soluzioni globali alle varie questioni ambientali, come i cambiamenti climatici, l’esaurimento delle risorse naturali, la perdita della biodiversità, le scelte energetiche, ma essa deve essere esemplare nelle proprie azioni e nelle proprie modalità di consumo. Essa non deve esitare a fare conoscere le felici concretizzazioni che ha potuto realizzare in questo ambito, convinta della forza di persuasione dei comportamenti esemplari. Sul modello di progetti pilota – come la ristrutturazione della curia diocesana di Chalons-en-Champagne, che nel 2006 ha ricevuto il premio di un concorso di architettura, il Collège des Bernardins a Parigi, o ancora un centro di formazione della diocesi di Rennes – i can- 436 IL REGNO - DOCUMENTI 13/2012 tieri di ristrutturazione o di costruzione di edifici diocesani e parrocchiali devono senz’altro fare posto a tecniche che consentano di limitare il consumo energetico. L’antichità e la vetustà di alcuni immobili pastorali non sempre facilitano l’utilizzo di tecniche moderne ed efficaci. L’aspetto ecologico deve intervenire in maniera decisiva, anche al prezzo di qualche sacrificio economico e patrimoniale, nelle scelte operate per il futuro di questi fabbricati: isolamento degli edifici, scelte delle modalità di riscaldamento ecc. Anche gli organizzatori degli incontri ecclesiali devono vigilare attentamente su tutto quello che riguarda le modalità dei consumi, nel quadro delle loro iniziative relative ai raduni, in particolare per quanto riguarda i trasporti (le auto condivise), i pasti, il volume e la natura dei rifiuti, la natura dei materiali utilizzati per i «pranzi al sacco», l’illuminazione e il riscaldamento delle sale di riunione, il riciclaggio ecc. Si può attingere dagli insegnamenti di alcune esperienze già condotte in materia. È per questo che per i raduni legati a «Diaconia 2013» sono state preparate delle schede in collaborazione con il municipio di Lourdes per consentire un’organizzazione rispettosa dell’ambiente.5 In particolare i centri cristiani d’accoglienza saranno invitati a un funzionamento e una gestione del proprio patrimonio immobiliare o naturale ecologicamente irreprensibili. Occorrerà organizzare degli scambi di esperienze, censire quelli che possono servire da riferimento per altri, intraprendere percorsi di sensibilizzazione, come quelli che si praticano già in altre Chiese europee. L’esperienza monastica d’equilibrio economico e sociale, spirituale e ambientale, altrimenti detto di «sobrietà felice», deve essere valorizzata come stile di vita alternativo. Alcune comunità religiose che imperniano la propria missione sul rispetto del creato saranno incoraggiate in questa missione e invitate a riferirne a beneficio della Chiesa tutta intera. 8. Incoraggiare i cristiani a impegnarsi nella realizzazione di uno «sviluppo duraturo» Il nostro mondo vivrà della dinamica del regno di Dio se, nel proprio sviluppo, integrerà allo stesso tempo gli aspetti economici, sociali e associativi e ambientali, e se avrà cura dello sviluppo delle popolazione più povere e vulnerabili e delle generazioni a venire. Costruire questo mondo suppone una conversione delle nostre mentalità segnate dall’individualismo e dal consumismo. Per i cristiani, il cambiamento dei nostri stili di vita dovrà essere considerato come una buona notizia. Questo impegno rientra in parte nelle decisioni individuali, e soprattutto nelle scelte comuni, a ogni livello governativo, locale, regionale, nazionale, europeo, mondiale. Dappertutto si vanno costruendo strategie di sviluppo che si mettono in opera più o meno rapidamente: esse portano il nome di Agenda 21, o di Piano climatico. L’esperienza del Grenelle de l’Environnement (Grenelle dell’ambiente; patto per costruire consenso tra le parti sociali in tema ambien- 429-440:Layout 3 11-07-2012 14:59 Pagina 437 tale; ndt) è l’esempio di un modello di lavoro collettivo che ha raccolto attorno a un tavolo diverse parti interessate ad aspetti differenti, addirittura divergenti: industriali, collettività locali, associazioni ambientali, sindacati, esperti. Molti cristiani lavorano a questa costruzione collettiva di un mondo nuovo, impegnandosi in campo politico o associativo, in seno alle imprese o alle collettività territoriali, o ancora negli organismi internazionali. La Chiesa deve affermare alto e forte la grande importanza di queste trasformazioni del mondo poiché, come dice Albert Jacquard: «Non è il pianeta che occorre salvare, ma l’umanità». Essa deve così incoraggiare i cristiani a impegnarsi in questo immenso lavoro collettivo per costruire un mondo più duraturo o «sostenibile». Essa deve utilizzare i mezzi attuali di comunicazione, Internet e le reti sociali, per rilanciare gli appelli a tali impegni. 9. Proporre alla rif lessione dei cristiani una parola di Chiesa sulle questioni di ecologia e ambiente Il presente documento è frutto del lavoro di un gruppo di vescovi costituito su richiesta dei vescovi di Francia durante l’Assemblea plenaria tenutasi a Lourdes nel marzo 2010. Questo lavoro si è basato sull’ascolto di esperti e di gruppi di cristiani impegnati su questi argomenti. Vuole mostrare l’importanza che la Chiesa attribuisce al lavoro di costruzione di un mondo più «duraturo». La Chiesa deve avere la consapevolezza che da essa ci si attende una parola portatrice di senso e azioni concrete coerenti con tale parola. Poiché ciò che è in gioco non è semplicemente la preservazione dell’ambiente, ma anche il senso dell’uomo e della vita, è la questione della giustizia e della felicità. Siamo consapevoli che la riflessione sin qui condotta deve essere completata e approfondita con l’aiuto dei movimenti e delle comunità cristiane, in dialogo con gli uomini e le donne, gli individui e le collettività che si pongono il problema dei comportamenti e delle scelte coerenti di fronte alle sfide ambientali odierne. (n. 2), «siamo chiamati a riconoscere la radicale solidarietà della famiglia umana come la condizione fondamentale del nostro vivere insieme su questa terra» (n. 1).6 A sua volta, Benedetto XVI avverte che non può esservi ecologia della natura senza ecologia dell’uomo: «La Chiesa ha una responsabilità per il creato e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico. E facendolo deve difendere non solo la terra, l’acqua e l’aria come doni della creazione appartenenti a tutti. Deve proteggere soprattutto l’uomo contro la distruzione di se stesso. È necessario che ci sia qualcosa come un’ecologia dell’uomo, intesa in senso giusto. Il degrado della natura è infatti strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana: quando l’“ecologia umana” è rispettata dentro la società, anche l’ecologia ambientale ne trae beneficio. (…) Il libro della natura è uno e indivisibile, sul versante dell’ambiente come sul versante della vita, della sessualità, del matrimonio, della famiglia, delle relazioni sociali, in una parola dello sviluppo umano integrale. I doveri che abbiamo verso l’ambiente si collegano con i doveri che abbiamo verso la persona considerata in se stessa e in relazione con gli altri. Non si possono esigere gli uni e conculcare gli altri. Questa è una grave antinomia della mentalità e della prassi odierna, che avvilisce la persona, sconvolge l’ambiente e danneggia la società».7 Questo «grande libro» noi lo riceviamo. Ogni generazione continua a leggerlo, con l’incrocio dei molteplici sguardi di filosofi, scienziati, donne e uomini di buona volontà. Ogni generazione inoltre lo redige, con le sue scelte e i suoi impegni. Poiché è unico, esso implica una visione globale da cui derivano cambiamenti di comportamento e nuove relazioni. 1. Relazioni nuove fra tut ti gli uomini L’ecologia non può che essere globale: terra, uomo e Dio, creature e Creatore sono strettamente legati. Rispettare la terra è rispettare l’uomo. Amare l’umanità è anche amare la terra. Tutti gli esseri sono nati su di una stessa terra, terra madre, terra nutrice. Uno stesso destino, una stessa solidarietà li unisce. Questa solidarietà è al centro della questione ecologica. Nel 1987 Giovanni Paolo II lo richiamava: «Noi siamo una sola famiglia umana» (n. 1), siamo «fratelli e sorelle» Poiché formiamo una sola famiglia umana, dobbiamo avere cura gli uni degli altri, vigilare affinché i beni siano condivisi e siano usati secondo modalità rispettose dei bisogni di tutti. La solidarietà fra tutti, fra ricchi e poveri, fra paesi del Nord e paesi del Sud, fra generazioni presenti e generazioni future, questa solidarietà, che chiama a vivere entro strutture economiche e politiche giuste, è strettamente legata all’instaurazione di un’ecologia globale. «Dobbiamo avere cura dell’ambiente», dice papa Benedetto XVI. «Esso è stato affidato all’uomo, perché lo custodisca e lo coltivi con libertà responsabile, avendo sempre come criterio orientatore il bene di tutti. (…) Né vanno dimenticati i poveri, esclusi in molti casi dalla destinazione universale dei beni del creato. (…) Se la tutela dell’ambiente comporta dei costi, questi devono essere distribuiti con giustizia, tenendo conto delle diversità di sviluppo dei vari paesi e della solidarietà con le future generazioni. (…) L’alleanza tra essere umano e ambiente, (…) deve essere specchio dell’amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino».8 5 Cf. in allegato due schede di Diaconia 2013 e rispetto per il creato. 6 GIOVANNI PAOLO II, messaggio per la XX Giornata mondiale della pace, 1.1.1987; nn. 1-2; Regno-doc. 1,1987,2. 7 BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, n. 51; Regno-doc. 15,2009,480. 8 BENEDETTO XVI, messaggio per la XLI Giornata mondiale della pace, 1.1.2008, n. 7; EV 24/1571. III. Convertire il nostro rapporto con la natura, con l’uomo, con Dio IL REGNO - DOCUMENTI 13/2012 437 429-440:Layout 3 11-07-2012 14:59 Pagina 438 C hiese nel mondo 2 . Relazioni nuove con Dio Se l’uomo è così duro nei confronti del proprio fratello, non è forse perché si è isolato da Dio? Se il cuore dell’uomo è così arido, non è forse perché non è innestato nel cuore amante di Dio? Non sapendo più che Dio è loro Padre, molti non sanno più di essere fratelli e sorelle, membri di una stessa famiglia, creature di uno stesso Creatore, figli amati di uno stesso Padre. L’ignoranza di Dio conduce l’uomo all’ingratitudine verso di lui, e spesso alla durezza verso i suoi simili. La preghiera cristiana dell’azione di grazie deve poter esprimere l’atteggiamento giusto dell’uomo dinanzi a Dio, dinanzi alla natura e dinanzi ai suoi simili, come ricordano già i salmi della Bibbia. La liturgia della Chiesa cattolica prevede già numerose preghiere di benedizione, all’inizio della semina o alla fine del raccolto, dei preziosi elementi della natura, la terra, l’aria, l’acqua e il fuoco, o degli animali. Un’adeguata rilettura dei racconti biblici della creazione ci ricorda che il Creatore ci ha posti in mezzo al giardino non per trascurarlo e abusarne, ma per custodirlo e usarne con rispetto, con senso di condivisione e attenzione alle generazioni future. È un’offesa fatta a Dio trascurare e disprezzare la sua creazione. È anche un’offesa reciproca che portiamo gli uni agli altri, esseri umani, animali, vegetali e minerali, tutte creature di un unico Creatore. La liturgia eucaristica, in cui l’azione di grazie e l’offerta sono così intense, contribuisce a una visione ecologica globale nella quale Dio è al centro, la natura è rispettata, l’uomo è amato. I cristiani di tutte le confessioni hanno cominciato a condividere questa medesima consapevolezza all’indomani dell’Assemblea ecumenica europea di Basilea del 1989 e di quelle successive (Graz, Sibiu). È importante proporre ai cristiani celebrazioni ecumeniche e azioni comuni. Occorre dunque tessere nuovi legami con la natura, con i nostri fratelli e sorelle e con Dio. È questo che aveva compreso san Francesco d’Assisi, patrono degli ecologisti, lui che, al prezzo di una coraggiosa rinuncia a ogni bene, ha fatto di tutta la sua vita una grande opera di riconciliazione e di fraternità, e che, quindi, poteva cantare: «Laudato sie, mi’ Signore cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate Sole (…). Laudato si’, mi Signore, per sora luna e le stelle (…). Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento (…), per sor’acqua (…), per frate focu (…). Laudato si’, mi Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba (…)».9 C Al termine di questo lavoro, appare evidente che i cristiani e le comunità cristiane sono chiamati a farsi carico delle questioni poste dalla crisi ecologica in uno spirito evangelico. Non è possibile amare Dio e il prossimo restando indifferenti al futuro del creato. La pubblicazione di questo documento può permettere la presa di coscienza, stimolare la riflessione dei cristiani e incoraggiarli a prendere delle iniziative, mentre li invita allo stesso tempo a rallegrarsi del desiderio creatore di Dio. Come afferma la preghiera eucaristica IV, «Fatti voce di ogni creatura, esultanti cantiamo». Che i cristiani facciano dunque proprio il presente testo, personalmente o in gruppi, e vi trovino materia per rinnovare la propria coscienza ecologica, elaborare iniziative nuove per preservare l’ambiente, e approfondire la solidarietà con tutti coloro che si preoccupano dell’avvenire dell’uomo e del mondo. B 3. Relazioni nuove con tut to il creato La nostra umanità ha urgente bisogno di persone responsabili e solidali, di economisti e di ingegneri, di giuristi e di politici, di educatori e di agricoltori, di artisti, di poeti e di mistici, riconciliati con la propria condizione di figli della terra. Essa ha bisogno di autentici giardinieri. La creazione di Dio ha bisogno di tutte le sue creature e di una fraterna armonia che regni fra di esse. Per cambiare il nostro mondo, cambiamo i nostri cuori! Occorre una conversione, un grande soprassalto morale, un cambiamento radicale dei nostri modi di pensare, di comunicare e di spostarci, di lavorare e di consumare. È tempo di coniugare nuovamente gusto di vivere e sobrietà, uso e rispetto, felicità e semplicità! Ora che gli avvertimenti sono stati lanciati, gli studi fatti e le dichiarazioni rilasciate, sono ormai necessari piani d’azione collettiva, come lo sono le azioni d’ogni cittadino – e dunque d’ogni cristiano – in tutti i campi della vita quotidiana; e ciò per consumare meglio, condividere di più e guardare lontano in solidarietà con tutti gli esseri umani, di oggi e di domani. 438 IL REGNO - DOCUMENTI 13/2012 onclusione ibliografia (qui omessa; ndr) A llegati Schede diaconia 2013 e rispet to del creato Insieme, preserviamo il creato Il percorso «Diaconia» sta suscitando un crescente interesse dentro e fuori la Chiesa: 90 movimenti e servizi ecclesiali, oltre a numerose congregazioni religiose, hanno deciso d’impegnarsi per porre la diaconia al centro del proprio operato e della propria riflessione nei due anni a venire. In quasi tutte le diocesi si sono costituiti dei gruppi Diaconia 2013. All’interno di tale prospettiva si stanno preparando incontri, convegni, eventi. 429-440:Layout 3 11-07-2012 14:59 Pagina 439 Soltanto in Francia questo percorso comporterà migliaia di sessioni di lavoro, di riunioni, di raduni di varie dimensioni. A seguito del messaggio di Benedetto XVI per il 1° gennaio 2010, Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato, e nel contesto delle riflessioni che sta conducendo la Conferenza dei vescovi francesi sull’ecologia, auspichiamo che si presti particolare attenzione a ridurre al minimo l’impatto che i nostri incontri avranno sull’ambiente. A tal fine ci proponiamo di censire gli strumenti a disposizione, adattarli al percorso Diaconia e proporli il più ampiamente possibile alle diocesi, ai movimenti e servizi e alle congregazioni religiose. Un gruppo sta già lavorando alla preparazione del raduno a Lourdes del maggio 2013 allo scopo d’integrarvi il più possibile questa dimensione. La città di Lourdes è molto interessata a questo approccio, e desidera elaborare una mappa degli eventi eco-responsabili che possa servire da riferimento per manifestazioni future. È stato fissato un calendario di incontri di lavoro con gli incaricati del Comune che si occupano di sviluppo duraturo, e sono stati stabiliti quattro percorsi di lavoro: riduzione dei rifiuti, gestione dell’acqua, alimentazione e gestione degli spostamenti urbani. A proposito della riduzione dei rifiuti ad esempio, una delle idee è quella di fornire tutti i partecipanti all’arrivo di una bottiglia d’acqua personalizzata con i colori dell’evento. Questa bottiglia potrà essere riutilizzata nel corso dei tre giorni e si potrà portare a casa per ricordo. La municipalità contribuisce a questo percorso esemplare di riduzione dei rifiuti plastici fornendo i punti di rifernimento d’acqua per le bottiglie, per un risparmio di vuoti a perdere fra le 80.000 e le 100.000 unità! L’attenzione a questi aspetti pratici potrà anche essere occasione di (ri)scoperta che rispetto del creato e diaconia sono intimamente legati. Proteggere il creato significa vivere in maniera concreta la solidarietà con i più fragili, vicini a noi o lontani, ma anche con le generazioni a venire. Studi recenti mostrano come spesso coloro che subiscono le diseguaglianze sociali sono i più esposti alle diseguaglianze ecologiche. Da questo punto di vista servire la fraternità significa lavorare per consentire una convivenza agli uomini e alle donne di oggi in una più equa condivisione delle risorse del pianeta e preservando le sue risorse per le generazioni future. Verso assemblee cristiane più rispet tose del pianeta Un’attenzione allo «sviluppo duraturo» per assemblee e manifestazioni cristiane: alcuni suggerimenti. Perché? Incontri, assemblee, sinodi, pellegrinaggi, congressi, forum, seminari e altre manifestazioni cristiane sono occasioni in cui si radunano dai 50.000 ai 500.000 parteci9 panti in situazioni di grande intensità che segnano gli spiriti! Il carattere eccezionale o festivo degli incontri fra cristiani – spesso preparati e condotti da volontari – fa sì che gli obiettivi principali siano l’efficacia e la qualità spirituale piuttosto che il rispetto per il pianeta. Avviene così che regole e principi di sviluppo duraturo siano spesso ignorati negli obiettivi, dimenticati nei preventivi, negli ordini e nei percorsi preparatori, totalmente assenti nell’urgenza dello svolgimento e inesistenti nelle valutazioni. Di solito accade che per mancanza di tempo, per assenza di consapevolezza, di volontà chiara, o semplicemente a causa dell’immensa forza dell’abitudine questi incontri producano a ogni livello una molteplicità insospettata di sprechi che danneggia tanto la solidarietà mondiale quanto la limitatezza delle risorse del pianeta. Generalmente non abbiamo né coscienza, né riflessione, né pratica concreta, né valutazione del rispetto del creato come criterio di riuscita di un’assemblea di cristiani. Da qui l’urgenza d’intervenire per sensibilizzare, formare, accompagnare e fungere da fonte di risorse, cominciando dalle riunioni che ci coinvolgono. È così che l’attenzione mostrata da parte dell’istituzione può assumere tutta la forza di una leva, e la sua portata pedagogica di rispetto per il creato non mancherà di venire ampliata dalle domande che susciterà presso numerosi interlocutori potenziali: fornitori, prestatori d’opera, politici locali, sponsor… Come? L’attenzione al creato implica: – standard o livelli di qualità noti e stabiliti dagli organizzatori; – un’autorità morale fra gli organizzatori che verifichi il raggiungimento degli obiettivi enunciati; – una divulgazione e una comunicazione attive nei confronti dei futuri partecipanti; – una progressione possibile con vari livelli; – un’autovalutazione dei partecipanti e degli organizzatori basata su tali livelli. Gli otto temi proposti: 1. sostegno, diffusione e modalità d’informazione; 2. trasporti, spostamenti; 3. acquisti, segreteria, accoglienza, servizi; 4. bevande, ristorazione; 5. alloggio; 6. energie e rifiuti; 7. comunicazione e sensibilizzazione prima e durante le assemblee; 8. preghiera. Alcuni esempi di possibili esigenze in riferimento agli ot to temi 1. Sostegno, diffusione e modalità d’informazione: – nella lettera d’iscrizione includere un breve messaggio per spiegare le cause e il percorso d’attenzione per il creato; S. FRANCESCO D’ASSISI, Cantico delle creature. IL REGNO - DOCUMENTI 13/2012 439 429-440:Layout 3 11-07-2012 14:59 Pagina 440 C hiese nel mondo – preferire iscrizioni online e una segreteria virtuale; – limitare la dotazione obbligatoria di documenti cartacei o di CDrom non strettamente necessari; meglio caricare i file in spazi virtuali a disposizione di quanti desiderano accedervi; – evitare cartelle promozionali riempite di doni e opuscoli: semplici carpette possono sostituire le valigette congressuali anche sponsorizzate (che costano poco in quanto importate da fabbriche del Sud); – consegna e raccolta dopo l’uso dei porta-cartellini identificativi (sistemazione di un raccoglitore per i portacartellini identificativi utilizzabili). 2. Trasporti, spostamenti: – rammentare le conseguenze delle emissioni di carbonio dei diversi trasporti; – promuovere l’utilizzo del treno qualora possibile; – organizzare una centrale per la condivisione dell’auto: http://www.easycovoiturage.com, http://www.larouteouverte.com; – favorire nettamente a livello di parcheggio o di tariffe gli utilizzatori di auto condivise; – navetta trasporto collettivo o tram, biglietti di trasporto collettivo forniti nel forfait; – fissare gli orari dell’incontro in funzione degli orari del trasporto collettivo; – scelta di un luogo ben servito dal trasporto collettivo o dal treno. 3. Acquisti, segretariato, accoglienza, servizi: – acquisti «verdi», carta parzialmente riciclata e/o sbiancata senza cloro, anche per le fotocopie; – fotocopie fatte sul posto per adattare le quantità al bisogno; – per la decorazione, niente fiori recisi o piante verdi non locali. 4. Bevande, ristorazione: – per le bevande nel corso della giornata, sostituire l’acqua in bottiglia con caraffe o dispenser d’acqua e bottiglie (o borracce individuali) ricaricabili, fornire vini o bibite in fusti o contenitori; nel caso di singole bottigliette, allestire il recupero dei vuoti a perdere in modo visibile e pratico; – niente bicchieri usa e getta, niente stoviglie usa e getta; – piatti unici, senza porzioni a imballaggio individuale, pane da tagliare a tavola: obiettivo, ridurre al massimo i rifiuti e lo spreco; – raccolta differenziata degli scarti dei pasti; – prodotti d’origine locale o regionale, rispettosi dell’idea di ridurre il trasporto; – prodotti da agricoltura integrata e rispettosa del creato; – caffè, cacao e tè forniti dal commercio equo-solidale. 5. Alloggio: – preferire l’alloggio in gruppi e, nel caso di ospitalità presso famiglie, non troppo lontane tra loro e il più vi- 440 IL REGNO - DOCUMENTI 13/2012 cino possibile a una linea di trasporto collettivo o conveniente per l’utilizzo di auto condivise; – nel caso di alloggio in albergo, in sede di consultazione tenere conto delle esigenze ambientali (asciugamani non cambiati tutti i giorni, niente acqua in bottiglia…); – nel caso di ospitalità presso famiglie, il regalo di saluto può provenire dal commercio equo-solidale o essere di fabbricazione «casalinga». 6. Energie e rifiuti: – raccolta differenziata per la carta usata (allestimento di appositi contenitori e inserimento dello smaltimento nelle pratiche locali); – preferire immagini proiettate anziché insegne, che richiedono molti chilowatt per l’illuminazione e sono difficili da smaltire dopo la manifestazione; – nel caso dell’utilizzo di moquette, preferire il noleggio di superfici modulari (tipo Interfaces) con piastrelle sostituibili; – controllare nel dettaglio come il preventivo e il contratto dei prestatori d’opera (o dei volontari) trattano lo smaltimento dei rifiuti industriali assimilabili e la pulizia (curarne la redazione, la diffusione presso gli operatori e la valutazione). 7. Comunicazione e sensibilizzazione: – informazione specifica sul percorso e l’attenzione al creato in un opuscolo o un documento distribuito ai partecipanti; – un piccolo documento fra il materiale a disposizione che proponga le pratiche più rispettose del creato; – dei pannelli o uno stand per spiegare come attuare uno sviluppo duraturo e la volontà di tradurlo anche nelle caratteristiche specifiche dell’incontro in corso; – un momento durante l’assemblea plenaria per spiegare a tutti il senso profondo della scelta operata dagli organizzatori. 8. Preghiera: «Consapevoli del valore della preghiera, dobbiamo implorare da Dio creatore che egli illumini tutte le genti, ovunque esse siano, affinché esse sentano il dovere di rispettare e salvaguardare con cura la creazione» (GIOVANNI PAOLO II, BARTOLOMEO I, Dichiarazione comune sull’etica ambientale, Venezia, 10.6.2002; EV 21/549). Dedicare un momento di preghiera su questo tema specifico: – proporre una delle preghiere dei fedeli; – avere un luogo di preghiera appropriato; – comporre una preghiera o un canto; – saper rendere grazie; – approfondire il senso cristiano dello sviluppo duraturo, la sua dimensione spirituale e le implicazioni e gli obblighi che comporta. Per contatti e altre schede di lavoro: Diaconia 2013 – Gruppo EcoloCatho – Conferenza episcopale francese – 58, avenue de Breteuil, 75007 Paris; [email protected]; www.diaconia2013.fr/category/ecolocatho.