LA BELLA MUSICA NEL TUO QUARTIERE

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LA BELLA MUSICA NEL TUO QUARTIERE
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18/IX
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21.00
giovedì
TEATRO MONTEROSA
Architanghi
Artisti del Teatro Regio
In collaborazione con
Canti raminghi
Media Partner
Con il dolce supporto di
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011.4424777
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LA BELLA MUSICA NEL TUO QUARTIERE
Canti raminghi. Tango e canzoni, poesia e racconti di autori erranti
Charles Trenet (1913-2001)
Léo Chauliac (1913-1977)
Que reste-t-il de nos amours?
Testo di Charles Trenet
Mauro Ginestrone, voce recitante
Marguerite Monnot (1903-1961)
Édith Piaf (1915-1963)
Hymne à l’amour
Testo di Marguerite Monnot ed Édith Piaf
Manuela Giacomini, soprano
Gabriel García Márquez (1927-2014)
L’aereo della bella addormentata
Arrangiamenti di Alberto Vindrola
I racconti di Gabriel García Márquez sono liberamente adattati
da Mauro Ginestrone
Architanghi
Artisti del Teatro Regio
Manuela Giacomini, soprano
Mauro Ginestrone, voce recitante
Roberto Baiocco, flauto
Alessandro Dorella, clarinetto
Enrico Luxardo, violino
Franco Mori, viola
Giulio Arpinati, violoncello
Michele Lipani, contrabbasso
Ranieri Paluselli, percussioni
Mauro Ginestrone, voce recitante
Astor Piazzolla (1921-1992)
Milonga en Ay menor
In collaborazione con
Teatro Regio
Si ringraziano per la collaborazione
George Gershwin (1898-1937)
The Man I Love
Testo di Ira Gershwin (1896-1983)
Manuela Giacomini, soprano
Astor Piazzolla
La muerte del Ángel
Juanito Laguna ayuda a su madre
Testo di Horacio Ferrer (1933)
Mauro Ginestrone, voce recitante
Gli Architanghi sulle ali di Ermes
Quirino Mendoza y Cortés (1862-1957)
Cielito lindo
Testo di Quirino Mendoza y Cortés
Con il consueto sguardo obliquo e acuto che ha contraddistinto la loro storia
sin dagli esordi nel 2001, gli Architanghi offrono questo ultimo progetto
coerentemente alla loro filosofia sul fare e pensare musica, coniugando
magistralmente leggerezza e rigore, coraggio e grazia. Questo punto di vista
spalanca all’ensemble “regio” le porte di combinazioni sorprendenti, dove
l’arte degli intrecci e dei legami tra quelle reti di senso che sono le opere
musicali, si manifesta coinvolgendo conoscenze e passioni nell’impostare
programmi, senza seguire gerarchie se non quelle cangianti della propria
curiosità. Anche per l’occasione, il pathos delle loro aperture esecutive
comunica quel brivido sottile, rapinoso e seducente che ha la musica quando scorrono in lei il sangue, la linfa e il respiro di Ermes, inventore della
lira e della scala musicale; dio creativo dotato della sovrana lievità che nel
pantheon mitologico lo identifica nel ruolo del ramingo. Ed è proprio per
questo che il titolo del concerto, oltre alla risonanza letteraria che rimanda
a García Márquez, sembra ispirarsi al girovagare di Ermes, facendo partecipare l’ascoltatore a una degustazione sonora del molteplice. In aggiunta, i
suoi episodi, proteiformi e plurali, sono illuminati da nuances letterarie, con
lo spazio dato alla parola che con equilibrio si sovrappone o si alterna alle
composizioni; è cantata da un soprano o interpretata da una voce recitante.
Il viaggio prende avvio dalla Parigi che ha saputo attrarre, sostenere e amare
artisti e intellettuali raminghi: il clima è quello di metà Novecento, riecheggiato da due celebri chansons che vivono «in un presente fuori dal tempo»
(Gadamer). La prima è Que reste-t-il de nos amours? (1942), scritta da Charles
Trenet insieme al pianista jazz marsigliese Léo Chauliac, suo accompagnatore tra gli anni 1938-1943. La seconda è Hymne à l’amour (1949), che Édith
Piaf ha dedicato al suo grande amore tragicamente scomparso scrivendo i
Manuela Giacomini, soprano
Moisés Simons (1889-1945)
El Manisero ( The Peanut Vendor)
Alberto Vindrola (1944)
Sentimental milonga
Gabriel García Márquez
La notte dei pivieri
Mauro Ginestrone, voce recitante
Pablo Beltrán Ruiz (1915-2008)
Quién será
Astor Piazzolla
Fear da Five Tango Sensations
Hugo Blanco (1940)
José Manzo Perroni (1927)
Moliendo café
Manuela Giacomini, soprano
versi in seguito musicati dalla fedele collaboratrice Marguerite Monnot,
pianista e allieva di Nadia Boulanger come in futuro lo sarà Piazzolla.
Questo preambolo vibrante di nostalgia è seguito da un testo che racconta
come può essere palpitante un viaggio aereo transoceanico per un passeggero, se al suo fianco si siede una donna bellissima quanto enigmatica
e irraggiungibile, forse orientale o sudamericana. È L’aereo della bella
addormentata, scritto in maniera definitiva nel 1982 da Gabriel García
Márquez, dopo una rocambolesca vicenda di smarrimenti e ricostruzioni,
riguardante tutte le novelle raccolte in Dodici racconti raminghi. E quando
l’aereo sta per atterrare «nell’amazzonia di New York», la celestiale melodia di Milonga en Ay menor di Piazzolla, accompagnata da una serie d’immagini, allude ai pensieri che attraversano i sogni di questa creatura sprofondata senza intermittenze in un sonno da cui si sveglierà solo all’arrivo.
La Grande Mela è anche George Gershwin, emblema della “Tin Pan Alley”,
fucina di songs per il teatro musicale, diventate evergreen a furia di incandescenti prove jazzistiche. Il brano scelto per questa tappa è The Man I
Love (1927), remake del precedente The Girl I Love (1924) ma con il testo
di Ira Gershwin nella versione al femminile, che diventerà quella definitiva
per il cuore del pubblico.
Il bruciante e movimentato intarsio fugato a quattro voci che introduce La
muerte del Ángel (1962) ci porta con Astor Piazzolla nell’emisfero australe.
Ed è sempre del maestro di Mar del Plata il brano che segue, questa volta
con la letra di Horacio Ferrer ispirata alla figura di Juanito Laguna, personaggio creato dal pittore Antonio Berni per una serie di collage materici di
denuncia sociale sul disagio dei bambini nelle villas miserias che stringono drammaticamente Buenos Aires. La versione di Juanito Laguna ayuda
a su madre è proposta con il testo recitato, come lo aveva interpretato
proprio Ferrer nell’lp En persona, inciso con Piazzolla nel 1970.
Si ritorna a un’atmosfera romantica con il ritmo ternario di un celebre
huapango, Cielito lindo (1882) del messicano Quirino Mendoza y Cortés,
e quindi a quella vociante di una calle cubana dove gli ambulanti intonano i loro pregones: in questo caso è un venditore di arachidi, El Manisero
(1928), di cui Moisés Simons compose un colorito ritratto in musica al
tavolino dell’elegante bar La Campana dell’Avana.
Ad arrangiare per gli Architanghi la musica in programma ci ha pensato Alberto Vindrola, che ha trovato spazio anche come autore con una
composizione intitolata Sentimental milonga, un omaggio ai tempi lenti e
ai climi languidi di Piazzolla. Dopo quest’episodio strumentale, ritorna la
felice scrittura di García Márquez, nella forma immaginifica del realismo
magico di La notte dei pivieri (1953), racconto che fluttua e pulsa vischioso
senza schiudere varchi nel suo angoscioso spazio claustrofobico. La «dura
aria tagliente di alba invisibile» in cui si snoda la trama recitata, è adagiata sulle note di Quién será, un mambo-beat coevo del messicano Pablo
Beltrán Ruiz, anch’esso divenuto immortale.
Appartenente alle Five Tango Sensations (1989) di Piazzolla, Fear è l’ultimo movimento della serie, annunciato dall’onda melanconica di un
contrappunto che sviluppa poche cellule melodiche, facendole emergere
e scomparire in un canovaccio iridescente, dove nella sua tenace fibra
ritmica, ossessiva e sofferente si agita l’essenza del tango.
Ultima stazione del viaggio è una pittoresca pagina della musica d’intrattenimento come Moliendo café (1958), la cui paternità è stata disputata nei
tribunali venezuelani tra Hugo Blanco e suo zio José Manzo Perroni. A chi
non è mai capitato di essere messo di buonumore dalla sua travolgente
euforia? O, perfino… non ha ballato sul suo ritmo plastico, magari nell’occasione di un Capodanno o in qualche balera dal nome esotico, nella
sgangherata interpretazione di un’orchestrina con curiose giacche di lamé?
Franco Finocchiaro