Lettera Aperta a Genitori e Ragazzi

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Lettera Aperta a Genitori e Ragazzi
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Ricevo telefonate serali di genitori che lamentano l'arrivo a casa di ragazzi frustrati da frasi di allenatori
che rimproverano loro o lo scarso impegno in allenamento, o un comportamento non confacente, o le
numerose assenze o l'esclusione dalle partite, a fronte di un impegno economico (leggasi quote di
iscrizione) notevole...
Vorrei quindi sgombrare il campo da una serie di luoghi comuni, di fraintendimenti o malintesi e
chiarire una volta per tutte una serie di questioni basilari.
Parliamodifrequenzaagliallenamenti:

il basket agonistico (dopo i 12 anni) comincia ad essere una “disciplina” sportiva e come tutte le
discipline richiede uno sforzo e qualche rinuncia (sempre che il basket sia una
“passione”...naturalmente! e non un “passatempo”); inutile e superfluo mi sembra sia il
ricordare che è uno sport “di squadra”, “di gruppo” ed è alla squadra ed al gruppo che si aderisce
e si fa riferimento; d'altronde molti ragazzi lo fanno quasi unicamente per continuare a far parte
del gruppo (MA QUALCHE GENITORE NON SE NE RENDE CONTO)...
Contrariamente agli sport individuali, l'allenamento degli sport di gruppo, per essere adeguato e
per servire allo scopo agonistico (a prescindere dalle proprie abilità ed ai risultati...), richiede
una certa regolarità di frequenza, altrimenti a che serve? Un allenatore, per allenare ed abituare
a questa disciplina ha bisogno ovviamente di 10 persone (due squadre che “simulino” un 5
contro 5); se quasi costantemente ne ha 7 o 8 o 9 come può allenare una “squadra” un “gruppo”?
Quando manca un elemento su cinque la squadra si può allenare percentualmente all'80%
(ammesso che quelli che ci sono diano ognuno il 20%...ma sappiamo che spesso non è così, ma è
normale...), gli spazi sono più larghi e ci si abitua ad un gioco che non è quello agonistico...
Quindi ogni assenza agli allenamenti non riguarda soltanto chi manca, ma danneggia
seriamente anche chi c'è... e si impegna! Questo quasi sempre non viene affatto valutato. La
“disciplina” è anche rispetto verso l'allenatore ed il gruppo! Quando si manca ad un certo
numero di allenamenti, si perdono una serie di nozioni e di movimenti “di squadra” che gli altri
hanno imparato faticosamente attraverso ripetizioni ed errori: quando l'assente ritorna,
l'allenatore deve forse fermare il lavoro di tutti per spiegare a chi è stato assente quello che si è
fatto quando non c'era? Oppure deve prendere il ragazzo e metterlo da parte anche in
allenamento (dato che ci sono genitori che si lamentano dell'esclusione anche dalla partita)?
Si vede quindi come ogni assenza “pesi” su tutti e sul rendimento di tutti.
Parliamodimotivazioniedistudio:

Mi rifiuto fermamente di credere che un ragazzo, per quanto sia impegnativa la sua scuola, non
trovi il tempo di fare per due o tre volte la settimana un'ora e mezza di allenamento! Mi rifiuto
di credere che, per andare bene a scuola, si debba rinunciare allo sport che, ai nostri livelli
soprattutto, richiede veramente dei minimi quantitativi di tempo. Mi si vuol far credere che un
ragazzo non trova il tempo in un pomeriggio, fino a sera, di giocare (minimo almeno
un'oretta...) ai videogiochi o (minimo un'altra oretta) di guardare la tv, o di “chattare” (minimo
un'altra oretta) in Internet?
Credo sia educativo il fatto che, sempre ammesso che uno sport piaccia (altrimenti se ne fa a
meno), si debba fare qualche rinuncia pur di correre e giocare in allenamento in uno sport che si
ama (e che è altrettanto divertente che in partita)... Questo per rispondere a chi mi ha detto:
“Meglio sapere prima se mio figlio gioca o meno in partita a fine settimana, così il tempo degli
allenamenti lo usa per studiare”. Ma che significa? che nesso c'è fra sport e studio? L'uno
completa l'altro, l'uno è complementare all'altro: l'uno non può escludere l'altro, fin dai tempi
dei latini (il famoso mens sana in corpore sano...).
E solo nel minibasket c'è l'obbligo (giustissimo) di far giocare tutti in partita, ma nell'agonismo
(e questa è anche una parte educativa, anche se non sembra) gioca chi si impegna e rende di più:
per gli altri (chi gioca meno) lo stimolo dev'essere ad impegnarsi a fare di più e meglio, non
certo a “mollare”; anziché allenarsi meno, si dovrebbe imparare ad allenarsi di più e meglio,
esattamente come succede nello studio e in tutte le “discipline”, da quelle scolastiche a quelle
artistiche a quelle sportive, a quelle culturali a quelle amatoriali. Questo è l'insegnamento che
può venire dallo sport: la perseveranza, l'impegno, il raggiungimento di un obbiettivo, anche
difficile, anche se sembra impossibile, cercando di perseguirlo con ogni sforzo di miglioramento.
Che stimolo ci può mai essere nella sicurezza comunque di fare qualche minuto in partita, a
prescindere dalla qualità dell'apporto che si può dare alla causa, al gruppo, al risultato?
Nessuno! E poi ad una certa età (mi si perdoni la durezza) i rapporti con il gruppo, e con
l'allenatore e con la società vanno tenuti personalmente, non sempre coll'aiuto del papà, che
telefona o scrive, o dalla mamma che fa lo stesso, soltanto conseguenza di un “piagnucolio”
infantile...! E' anche così che si cresce e soprattutto si impara a crescere: con una buona dose di
autonomia, almeno in queste cose ed in questo tipo di ambiente...!
Parliamodisocietà:

Solite frasi: “E' la società che deve... è la società che si è impegnata... è la società che ha il
compito di...”; a parte il fatto che non è, la nostra, una “società”, bensì un'”associazione”:
associare (è meglio ricordare...!) significa “mettere insieme”; sul termine “insieme” dovremmo
riflettere a lungo... Le poche persone che dedicano molto del loro tempo (e danaro...)
all'associazione avendo quasi esclusivamente grattacapi quotidiani con giocatori, allenatori,
genitori, istituzioni, federazioni, si sforzano comunque di tenere in piedi ed insieme TUTTI i
gruppi, a qualsiasi costo e nonostante tutto (comprese le critiche più dure), proprio con lo scopo
di far giocare TUTTI il più possibile ed il più a lungo possibile: in molti casi, in questi cinque
anni, abbiamo avuto (ed abbiamo anche attualmente) molte difficoltà numeriche nella
formazione delle squadre.
Ci sforziamo, e ci siamo adoperati in passato, per far continuare a giocare gruppi di cinque, sei,
sette, atleti, anche se difficile trovare un allenatore disposto ad allenare (male, quindi, come
abbiamo visto all'inizio) un gruppo così piccolo, anche se economicamente si era in perdita,
anche se c'erano scarsi risultati sportivi, ma quello che ci è sempre interessato è che i ragazzi
continuassero a giocare comunque.
Parliamodisoldi:

Sento, ogni tanto ed alla fine di qualche discorso, mettere in campo “i soldi che si pagano”
(riferito all'iscrizione); se si frequentano le assemblee dei soci, dai libri contabili esposti (e
consultabili da tutti, in qualsiasi momento) si capisce come le quote degli associati
rappresentino l'esatto 50% della copertura delle spese di gestione dell'associazione. Questo
significa che, a fronte di qualche piccolo, irrisorio aumento e dello sforzo costante di mantenere
il più possibile contenute le cifre, un manipolo di volontari (leggasi Direttivo) si sforza ogni anno
di reperire l'altro 50% con diverse forme di autofinanziamento e sponsorizzazioni: ciò significa
che questo “manipolo” di persone contribuisce a “pagare” l'altra metà di spese per
ogni singolo ragazzo, purchè abbia la possibilità di allenarsi e giocare...
Bisogna dire inoltre che la stragrande maggioranza dei ragazzi della nostra associazione partecipa
all’attività sportiva per divertirsi e stare assieme con i loro coetanei in un ambiente sano come quello
dello sport. Possono giocare poco o tanto, essere dei campioncini o meno, vincere o perdere la partita,
ma poi sono tutti amici in pizzeria o davanti ad un film. E per i genitori di questa stragrande
maggioranza c’è la sicurezza di sentirli in un posto sicuro, lontani da certe sirene di cui si legge nei
giornali. E’ la consapevolezza ed il riconoscimento da parte della stragrande maggioranza dei soci di
questo ruolo di garanzia che ripaga il “manipolo” che si impegna nell’associazione, sentendo critiche o
accettando i più utili suggerimenti. Accuse mosse da pochi sulla nostra missione storica ed attuale e su
questi argomenti “etici” e fondativi sono assolutamente pretestuose ed ai limiti dell'offesa. Se non si è
d'accordo con l'associazione e con i suoi metodi: le porte sono aperte sempre e comunque...
Credo ci siano poche parole da aggiungere sull'argomento!
Saluti a tutti e...meditate!
02.11.2010
DanielePaolin
PresidenteASDBasketDoloDolphins