VAFFANSTUDIO

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VAFFANSTUDIO
C.i.p.
IL
GIORNALINO LIBERO , AUTOFINANZIATO ED INDIPENDENTE
V AFFANSTUDIO
N UMERO DUE
I lavoratori e le lavoratrici di Acerra chiedono risposte: «Siamo disperati e soli!»
C ONTRO
D
iciassette Febbraio 2014: la
mobilitazione
delle lavoratrici
e dei lavoratori della Campania, indetta dalle diverse
organizzazioni sindacali, si
espande a macchia d’olio, e
giunge anche all’Alfonso
Maria de’ Liguori, il liceo
polispecialistico di Acerra,
occupato dagli addetti alle
pulizie. Le agitazioni erano
iniziate già da qualche tempo, tramite tre giorni di sciopero, ma con l’avvicinarsi del
“colpo mortale” – così definiscono i lavoratori e le lavoratrici la scadenza dell’appalto
delle pulizie del 28 Febbraio
– i manifestanti hanno ritenuto necessario bloccare
tutte le attività didattiche ed
occupare i plessi scolastici
della regione, dimostrando
che dopotutto il corretto
funzionamento della scuola
dipende anche da loro, che
contribuiscono a rendere
l’ambiente igienico e pulito.
«Il colpo mortale», ci spiega
Michele Sorrentino, rappre-
I
5000
LICENZIAMENTI
sentante sindacale della CGIL
e addetto alle pulizie in mobilitazione «consiste in nuovi
tagli, dal 35% al 50%, che
riguardano sia il personale,
sia il monte ore e sia, inevitabilmente, i salari, già troppo
bassi.» Le 36 ore di lavoro
che dopo anni di lotta erano
state conquistate dai lavoratori sono dunque in pericolo,
e a pochi giorni dalla scadenza dell’appalto più di 5000
addetti alle pulizie rischiano
il licenziamento e la cassa
integrazione, e per gli altri si
prospetta una condizione
ancora più precaria di lavoro.
«Siamo disperati», è il loro
inequivocabile commento,
che evidenzia l’inefficienza di
un Governo debole con i
forti e forte con i deboli, che
non si preoccupa di garantire
una vita dignitosa a chi onestamente ogni giorno lavora
per sostentare la propria
famiglia, ma che anzi ritiene
la protesta sbagliata in modi e
tempi, e si prepara a sgomberare più di 70 scuole in occupazione. La loro richiesta di
stabilizzazione, dunque, risuona prepotentemente anche nella città di Acerra, e
chi ha risposto immediatamente alla richiesta di comprensione e solidarietà dei
lavoratori sono gli studenti:
«Non si può condannare l'occupazione in quanto tale, ed
essa pur rimanendo una forma di protesta estrema per
esprimere il proprio dissenso
si rivela nella maggior parte
dei casi la più incisiva e forte,
nonostante i disagi che si
creano inevitabilmente per
altre componenti della comunità scolastica. I lavoratori
hanno tutta la solidarietà
degli studenti. Non si può
rimanere indifferenti», recita
il loro comunicato stampa.
La Costituzione stabilisce che
la Repubblica Italiana è fondata sul lavoro, ma negli
ultimi anni, sembra più fondata sui tagli e sulle false
promesse.
A cura di Francesco Esposito
A firma della redazione tutta
Chi è il nuovo ministro Fra le pagine di Io e te, Ucraina sull’orlo della
guerra: perché?
di Niccolò Ammaniti
della (d)istruzione?
(scritto da Sabatino Rosario Esposito)
(scritto da Valentina Terracciano)
(scritto da Davide Pascarella)
Governo Renzi, governo Letta, governo Monti, governo Berlusconi, sempre
la solita storia: la scuola non funziona. Il nuovo ministro Giannini non si
differenzia dai vecchi, e riporta in
auge gli scempi già visti e cancellati
anni fa: scuole sempre più private,
prestito d’onore… si può? (a pag. 16)
Ammaniti è senza dubbio uno degli
autori più interessanti del duemila: dal
crudo realismo di Fango agli ultimi
lavori, premiati anche con un premio
Strega, ha stravolto un po’ la monotona scena letteraria italiana. Il suo
ultimo lavoro è Io e te… facciamo un
viaggio fra le sue pagine? (a pag. 10)
Il terrore di un conflitto armato aleggia sull’intera Europa; il lezzo di
guerra inizia ad essere fiutato nei
paesi più vicini a Russia ed Ucraina:
in che situazione ci troviamo? Cosa sta
spingendo i due paesi l’uno contro
l’altro? Ragioni politiche, geografiche, etniche… o altro? (a pag. 5)
C o s ’ è
Vaffanstudio?
Vaffanstudio è un giornalino studentesco libero,
autofinanziato, apartitico
ed indipendente, nato
dalla volontà dei ragazzi
del Liceo Alfonso Maria
De’ Liguori di poter
esprimere la propria
opinione in ogni ambito.
In questo numero
Attualità: il dramma
delle nuove generazioni.
Liceo: nasce ufficialmente
il comitato studentesco.
Italia: pedofilia ed eutanasia, pareri contrastanti.
Cinema: speciale Premio
Oscar. Musica: il punk.
Poesia: Pablo Neruda. E
tanto altro.
Perché “Vaffanstudio”?
Graffiante, provocatorio,
diretto. Rimane impresso
nella mente. Invita a studiare. Perché no, piuttosto?
Biocidio & Attualità
V AFFANSTUDIO
#A CERRA
Volti che si inabissano nell’ordinario di cui siamo composti;
corpi che sfilano e si maledicono, camminando in quell’aria
sudicia. Nitide macchie di sudore sui corpi affranti. Mille
catastrofi che sfiorano o inabissano quei cauti gioielli viventi.
Torrenti di pensieri che, continuamente, scorrono e divengono. Consuete lotte per l’affermazione di valori inesistenti.
Gentaglia che si contente un potere assoluto, di cui tutti
siamo succubi e il ribelle viene diffamato; il popolo è eretico, poiché non crede, non “professa” l’unica fede dello stato.
Ubriachi di futili passioni, cortigiani e finti samaritani, fetidi
di sensazioni. Si capta negatività nelle iridi degli schiavi, che
vagheggiano una libertà spirituale che li attanaglia, ma assentono comunque al fatum che li ostacola. Ci si invaghisce dello scrittore dannato e riluttante, dice la verità e il pubblico
odia le menzogne. Parla poco e stila tanto; crea una sua lingua, mentre si appropria della cultura. Narcisisti scontrosi
che ti sputano in faccia la libertà. Inesistenze che prendono
vita, mentre i principi bruciano. Cadono mondi e le distese
di parole su cui siamo fondati. Aspri veleni giacciono nell’aria, così come il rammarico ipocondriaco dei passanti, che
scrutano gli “arva” delicati e consumati. Boschi di paure,
selve oscure e paludi rarefatte. Mondi eterni scomposti,
nuvole pizzicanti. Sincerità sprecata, vite afflitte ed infrante.
Soddisfazioni perdute, normalità ricercata, ciclicità distrutta
e riproduzione contagiata. Fortuna, mistero o reale virtù
ritrovata? Pecore a tre teste, sembra fantascienza. Paralisi di
tristezza, comunità irrilevante ed ormai imperfetta; figli di
una natura ammalata; la stessa che è eterna saggezza. Ho una
macchina da scrivere senza fogli, né inchiostro; sono pensieri
che tasto senza mai trattenerli. Mi scontro sulla mia terra
sconfitta, il cui respiro affannato mi strema. Evinco dimostrazioni impossibili, ma tanto già so che non servirà a nulla
il mio pensiero, perché la condizione da me introdotta, non
vale ancora. Contrapposizioni che attanagliano il profumo
infetto del mio reame, colori che appassiscono a causa
dell’invincibile “infezione del cielo”. Qui un tempo i prati
brulicavano di fortuna e vita, ora non esce manco più sangue
dai corpi morti invano.
Tratto da #Acerra, a cura di Maria Perfetto
F INALMENTE NASCE IL COMITATO STUDENTESCO DEL L ICEO
A cura di Francesco Esposito
Uno spazio reale di condivisione, discussione e partecipazione per gli studenti del
liceo De’ Liguori: questo è il
Comitato Studentesco che
ufficialmente, nel Febbraio
del 2014, apre i battenti. Il
DPR 567 del ‘96 valorizza il
ruolo del Comitato Studentesco, unico organo di partecipazione democratica degli
studenti della scuola, che
introduce lo studente all’approfondimento del concetto
di rappresentanza: ne fanno
parte, infatti, tutti i Rappresentanti di Classe, d’Istituto
e degli Studenti alla Consulta
Provinciale. Nasce dunque,
anche al liceo di Acerra, uno
strumento di democrazia che
permette lo sviluppo della
cittadinanza attiva del giovane, protagonista prima nella
scuola e poi nella società,
tramite ore di confronto e
tramite la crescita della comunicazione, che avviene,
appunto, per voce dei Rappresentanti di Classe, che
hanno il compito di ricordare ciò che emerge dalle discussioni delle assemblee
delle loro singole classi e di
portare quindi all’attenzione
del Comitato le problematiche, le proposte, i bisogni e i
desideri di tutti gli studenti
della scuola. Naturalmente,
potranno partecipare come
uditori alle assemblee del
Comitato anche coloro che
non occupano ruoli istituzionali nella comunità scolastica. Oltre a discutere tali
proposte e ad elaborare poi
documenti da presentare al
Consiglio d’Istituto, l’organo
collegiale studentesco può
approvare o meno i progetti
che fanno riferimento ai soldi destinati alla DPR
567/96, che devono essere
presentati con un budget
dettagliato ed una relazione
sui costi. Il Comitato, secondo il comma 5 dell’articolo 4
del suddetto DPR, adotta un
regolamento interno di organizzazione dei propri lavori,
anche per commissioni e
gruppi, ed esprime un gruppo di gestione, coordinato da
uno studente maggiorenne,
che può assumere la responsabilità della realizzazione e
del regolare svolgimento di
talune iniziative. Durante la
prima riunione, gli studenti
del liceo discuteranno anche
e soprattutto di questo. «Un
notevolissimo passo avanti
per la comunità liceale acerrana. Il Comitato, oltre ad
essere un forte mezzo per
gestire correttamente le proprie idee, è un altro collante
per il liceo, già unito in ideali e motivazioni. Sono spe-
ranzoso per quanto riguarda
la durata, sicuramente longeva, del progetto», dichiara
Giovanni Bruno, Rappresentante d’Istituto del liceo, fra
i principali promotori della
nascita dell’organo. I Rappresentanti d’Istituto sperano, infatti, che i tanti semi
gettati quest’anno siano coltivati con responsabilità da
chi l’anno prossimo rimarrà
in questa scuola e avrà il
compito di continuare a costruire su queste basi. Un
importante augurio è che
discutendo in Comitato possano nascere altri gruppi
autogestiti di studenti che la
pensano allo stesso modo, i
collettivi, e che tutti insieme
possano lavorare per il raggiungimento degli obiettivi
preposti per il liceo De Liguori e per la scuola italiana
in generale.
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Cronaca & Attualità
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I N B ELGIO L ’ EUTANASIA È LEGALE PER I MINORI : GIUSTO O NO ?
A cura di Maria Perfetto
[Io prendo oggi a testimoni contro
di voi il cielo e la terra, che io ti ho
posto davanti la vita e la morte, la
benedizione e la maledizione; scegli
dunque la vita, affinché tu viva, tu
e la tua discendenza] - Deuteronomio, 30:19.
Cos’è la vita?
«La piena irresponsabilità dell'uomo per il suo agire e per il suo
essere è la goccia più amara che chi
persegue la conoscenza deve inghiottire.», rispondeva Nietzsche.
eutanaṡìa s.f. [dal greco εὐϑανασία, composto
di εὖ, «bene» e ϑάνατος,
«morte». 1. Nel pensiero filosofico antico, la morte bella,
tranquilla e naturale, accettata
con spirito sereno e intesa come
il perfetto compimento della
vita. 2. Morte non dolorosa,
ossia il porre deliberatamente
termine alla vita di un paziente
al fine di evitare, in caso di
malattie incurabili, sofferenze
prolungate nel tempo o una
lunga agonia. (Enciclopedia Treccani).
La svolta del nostro secolo:
approvano l’eutanasia in Belgio
anche sui minori. Sono 86 i voti
a favore, 44 i contrari e 12 gli
astenuti. Dal 2002 il Belgio
aveva approvato tale pratica,
ma adesso essa è stata estesa
anche sui minori, nonostante la
nota contrarietà da parte della
Chiesa e di alcuni medici. L’arcivescovo di Bruxelles, AndréJoseph Léonard, ha dato vita ad
un suo movimento di preghiera
nella diocesi, per esprimere il
proprio dissenso riguardo la
decisione, così come tutta la
Chiesa belga. Ci si preoccupa
eccessivamente: il tutto è visto
come un’opportunità di farla
finita per chi è stanco di vivere.
La protesta si evolve, tuttavia, e
un gruppo di 38 pediatri diffonde la propria opinione: è così
necessario compiere suicidi
assistiti su minori in stato
vegetativo? Non sono solo i
pediatri e la Chiesa a opporsi;
cittadini denominati Dossards
jaunes si uniscono: si definiscono apolitici e aconfessionali,
denunciano l’incompetenza dei
parlamentari rispetto a tale
ambito, scendono in piazza e
condannano i 6mila casi di eutanasia effettuati nel paese.
Un “gran” passo avanti, dunque.
I paesi in cui tale pratica viene
effettuata sono, in ogni caso,
svariati, e puntare il dito verso
il Belgio sarebbe sbagliato. L’associazione italiana di Oncologia
Medica si ritiene favorevole
nella maggior parte dei casi, ma
il moralismo attanaglia la gente:
non bisogna sottrarre il libero
arbitrio agli ammalati, che devono poter decidere da sé della
propria vita, se in condizioni di
farlo. È possibile legalizzarla in
Italia? Non proprio. Come non
ricordare le polemiche generate
dal caso di Eluana Englaro?
Silvio Berlusconi in quel caso
affermò che la ragazza avrebbe
persino potuto avere un figlio,
per fermare l’omicidio, in maniera assolutamente deprimente
e ripugnante.
prodotti nella parte finale della
sua esistenza. Così scriveva:
« Vita è la donna che ti ama, il
vento tra i capelli, il sole sul viso,
la passeggiata notturna con un
amico. Vita è anche la donna che ti
lascia, una giornata di pioggia,
l’amico che ti delude. [...] Purtroppo ciò che mi è rimasto non è più
vita, è solo un testardo e insensato
accanimento nel mantenere attive
delle funzioni biologiche. »
Dunque, breve, ma toccante: in
poche righe, rende l’angoscia e
“Eluana respira, ha una vita
il tormento di una vita non
piena, le sentenze non sono
vissuta.
state chiare” , titolò rincarando
la dose La Repubblica il 31 «Non c’è salvezza possibile», scrigennaio 2009.
veva Saramago. «E poi, che significa parlare di salvezza? Che sia
La scienza confermò dapprima
fisica o metafisica, non abbiamo via
le condizioni di sicuro nond’uscita. Se si considera che l’ultimiglioramento della donna,
ma frase del romanzo è anche la
mentre Chiesa e politici contiprima, si capirà che tutto si ripete,
nuavano a obbligarla a continuasenza scampo.»
re la sua pura agonia, di
“vivere”, morendo, ogni gior- Ed allora speriamo che un giorno. Eluana invecchiava, tra le no tutta questa ipocrisia venga
mura di un ospedale. La chia- spazzata via, sovrastata da un
mano “difesa della vita”, ma briciolo di pietà per queste
quale? Ricordiamo, inoltre, il persone che, nate con dignità, è
famosissimo ‘caso mediatico’ di con dignità che vorrebbero
Piergiorgio Welby: ancora morire, senza provare le tortucosciente, si oppose all’accani- re della sofferenza fisica e lamento terapeutico e si batté per sciando la loro vita nella tranil diritto all’eutanasia. Lottò quillità, chiudendo gli occhi e
duramente per l’interruzione semplicemente dormendo.
delle cure che lo tenevano in
vita, soprattutto negli scritti
I TALIANI SEMPRE PIÙ TOLLERANTI SUGLI ABUSI AI MINORI
A cura di Christian Soriano
Per molti anni il reato di pedofilia è stato additato come
il peggior crimine che un
uomo potesse commettere,
con l'indignazione dei cittadini che spinse a proporre misure repressive come la castrazione chimica. Ma le notizie degli ultimi giorni ci descrivono uno strano cambio
dell’opinione pubblica. Mentre il mondo sta diventando
sempre più intransigente in
materia (l'ONU ha accusato il
Vaticano di aver permesso gli
abusi sessuali dei preti), un
italiano su 3 (38%), secondo
l'indagine Ipsos per Save the
children, afferma di tollerare
rapporti sessuali tra adulti e
adolescenti. Com'è possibile
che in Italia si stia andando in
direzione completamente
opposta a quella della tutela
dei minori? In quest'ultimo
periodo stiamo assistendo ad
uno strano (ma ormai non
più tanto) caso di indirizzamento mediatico. Di pedofilia ne si sente parlare sempre
di meno e in toni sempre più
distorti. In breve tempo,
quasi senza che ce ne rendessimo conto, le vittime si sono
trasformate in "babysquillo", quasi a voler attribuire una parte della colpa
anche a loro. Una buffa coincidenza anche la somiglianza
della percentuale del premio
di maggioranza (37%) con
quella della tolleranza verso
questi rapporti (38%), un
dato che, senza ricadere in
uno sterile complottiamo,
disegna una situazione su cui
bisogna far chiarezza. Sarà
che il desiderio di voler legittimare determinate figure
politiche invischiate in casi
del genere sia così forte ed
inculcato da sopraffare persino la morale?
Noi vi invitiamo a riflettere.
C.i.p.
N UMERO
Cronaca & Attualità
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S UICIDA A 14 ANNI PER INSULTI ONLINE : È QUESTA LA NUOVA GENERAZIONE ?
A cura di Davide Pascarella
Shoccante l’avvenimento: s’è
gettata dal tetto di un hotel,
precipitando per trenta metri
nel vuoto ed atterrando, sfracellandosi, sul marciapiede.
La causa, assurda, gli insulti
ricevuti su Ask.fm, un social
network che permette di
inoltrare e rispondere a domande, anonime o meno.
Tragedia senza pari per i genitori, ai quali è indirizzata
l’ultima lettera della quattordicenne, trovata accanto al
suo zaino insieme ad altre:
«Scusatemi per avervi deluso», scrive. Autolesionista,
fumatrice, forse per moda:
erano queste le sue caratteristiche, sulle quali gli insultatori facevano leva. Esagerando, troppo, con toni
cattivi e sadici. Sicuramente
una ragazza debole, con
problemi interiori già presenti da prima degli attacchi ci-
bernetici. Ma non è l’unico
caso del genere. Questo non
è che l’ultimo di una serie di
suicidi (o tentati tali) di
ragazzi e ragazze che i
diciott’anni neanche li
avevano compiuti. Lanciarsi
da un palazzo, tagliarsi una
vena, e per i più audaci impiccarsi in un parco: queste le
risposte della società moderna, o di una parte di essa, ai
problemi della vita adolescenziale. Che senso ha questa
dilagante «imbecillità»,
questa fragilità nei giovani
che mai nella storia ha avuto
pari? Penso a malincuore che
la vita reale, in contrapposizione a quella virtuale, abbia
perso di valore; viviamo in
un mondo nel quale una
realtà fittizia può prendere
(ed, in alcuni casi, ha già
preso) il posto di quella
effettiva. Soffrire a causa del
simulato, del non-concreto, è
ormai diventato qualcosa di
talmente grave, per alcuni,
da privare l’esistere del suo
valore: a volte per un
tormento interiore dettato da
ben più gravi situazioni, ma
purtroppo a volte anche per
semplici crisi tipiche dei
teenagers. Fosse un caso isolato, si andrebbe a puntare il
dito verso il singolo atto, ma
il fatto è ben più grave. La
quattordicenne in coma per
aver tentato il suicidio a Reggio Calabria dopo la diffusione di un suo video erotico
privato; il quindicenne gay
romano suicidatosi per gli insulti omofobi che riceveva;
sono solo altre vittime, ragazzi divorati da un qualcosa
di più grande di loro, emblemi di una realtà ciclica che si
ripete quotidianamente. I
giovani hanno perso l’attaccamento alla vita? O sono stati
solo divorati dalla modernità,
educati ad una violenza verso
gli altri e verso sé stessi per il
solo gusto del barbarico? E,
di contro, sono anche diventati più fragili, insicuri, incapaci di affrontare il minimo
problema senza ricorrere alla
drasticità? A mio parere: sì.
Sono due facce della stessa
medaglia: la modernità ha
generato giovani violenti “per
vezzo”, non solo fisicamente
ma anche psicologicamente,
incapaci di concepire la gravità dei propri gesti; e giovani
fragili, troppo predisposti ad
abbattersi, con una visione
distorta della loro età e del
loro tempo. I bulli del novecento agiscono su due binari:
quello corporeo (mentre gli
altri filmano con i loro
smartphones, come a Bollate),
e quello telematico, ben
nascosti dietro uno schermo
e un protettivo anonimato. È
scempio generazionale? Sì.
F ACIMMECE ‘ E FATT ’ ‘ E LL ’ ATE ! - UN INCONTRO CON L UCIA B ORSELLINO
A cura di Mary Perfetto e Saba- progetto Organizzare la spetino R. Esposito
ranza, che si sta svolgendo da
circa un anno. Pilastro
Gli studenti dell’Alfonso
dell’evento, come probabilMaria De’ Liguori accolgono
mente si sarà capito, non è
Lucia Borsellino, assessore
altro che la legalità. Sono
alla sanità della regione Sicipresenti Lucia ed il marito
lia e figlia dell’inestimabile
Fabio, insieme al magistrato
Paolo Borsellino; magistrato
D’Onofrio, il vescovo emeitaliano, assassinato nella
rito Don Riboldi, il rapprestrage di via d’Amelio dal
sentante degli avvocati di
nemico peggiore dello stato
Nola, Don Manganiello e il
italiano: Cosa Nostra. Eroe
sindaco di Acerra, Raffaele
dell’antimafia: ci piace ricorLettieri. Insieme hanno predarlo così. Colui che lottò
sentato il libro di Agnese
per la giustizia, in uno stato
Borsellino, madre di Lucia
dove tutt’ora la politica non
scomparsa un anno fa, accoda risposte concrete all’elegliendo le domande, tutte e
vatissimo tasso di criminalità
in ogni ambito, degli studenpresente, che contrasta la
ti. Partendo dalle proprie
libera evoluzione di un paese
esperienze, hanno favorito
che di risorse ne ha a miun dibattito speciale: sulle
gliaia. La giornata è parte del
prime lotte anticamorra di
Don Riboldi tra Sicilia e
Campania, sulla martoriata
Scampia di Don Manganiello, per poi giungere al rapporto che Lucia e Agnese
avevano con il padre e i suoi
colleghi. Varie sono state le
“spiegazioni” dei presenti: ci
si è concentrati sul come
agire in magistratura, nonostante la problematicità dei
tempi dei processi (si ricordi
il processo Borsellino, stesso). Si riflette, inoltre, sul
peso che la corruzione e
l’omertà hanno avuto in
quegli anni e continuano ad
avere. L’interesse è acceso;
ci si interroga sull’importanza della lotta ‘popolare’ e
sulla necessità di avere eroi
all’altezza di Paolo Borsellino. A questo proposito, vi è
l’importante intervento del
marito di Lucia, Fabio. Invita
la massa studentesca a non
arrendersi, a far rumore e
soprattutto, a non generalizzare. Il potere, anche se prevalentemente corrotto, presenta particolarismi nobili.
Nel suo quasi “discorso” si
rimanda, inoltre, agli auctores: Seneca e Cicerone; in
particolare, a Seneca. Non è
importante quanto uno viva,
ma come il tempo sia vissuto. È “contento” di non aver
conosciuto Paolo: se l’avesse
fatto si sarebbe sentito una
nullità a confronto, non ce
l’avrebbe fatta. Pensando
all’eroe di famiglia si emoziona, e perlopiù si arrabbia.
Poi don Manganiello sottoli(Continua a pagina 5)
C.i.p.
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Cronaca & Attualità
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U CRAINA SCISSA E SULL ’ ORLO DELLA GUERRA : PERCHÉ ?
A cura di Davide Pascarella
Una Kiev messa a ferro e
fuoco dai manifestanti, minacce di lotta armata, in uno
scenario che degli anni duemila non ha nulla: questa la
situazione attuale in Ucraina,
paese sull’orlo di una guerra
civile già da diversi mesi. Le
immagini raccapriccianti di
morti e feriti le abbiamo
viste tutti, trasmesse con un
grande gusto del brutale da
quasi ogni telegiornale, ma
una cosa non è ancora chiara
ai più: cosa c’è sotto tale
conflitto. Dalla dissoluzione
dell’URSS nel 1991, i confini dell’Ucraina racchiudono
territori all’interno dei quali
sono presenti fortissime differenze linguistiche, religiose, economiche e culturali.
Da un lato, quello est, persiste la mentalità filorussa;
dall’altro, quello ovest, c’è
la volontà di collegarsi ai
paesi dell’Unione Europea.
Questioni prettamente politiche? Non proprio. Come
dietro ad ogni crisi, ci sono
dietro sempre, anche e soprattutto ragioni economiche. Nel caso dell’Ucraina,
lo stato economico del paese
era vicino al collasso al momento dello scoppio della
rivolta. Il suo indebitamento
verso i creditori esteri era
arrivato ai 140 miliardi di
dollari, il suo export era
calato del 10% rispetto
all’anno precedente mentre
la produzione industriale
continuava a diminuire fin
dal 2010, basandosi principalmente su un’industria
siderurgica particolarmente
sensibile al calo di domanda
mondiale dell’acciaio. Dietro
la maschera filoeuropeista
F ACIMMECE ‘ E
(Continua da pagina 4)
nea l’importanza dell’attenzione al ‘sociale’ e della lotta,
con un grido: «Abbiamo bisogno di eroi!». Toccante, a
questo proposito, il lungo
intervento del magistrato
campano D’Onofrio.
«Facimmece ‘e fatt’ ‘e ll’ate», è questo lo slogan: non
lasciamo che le cose vadano
come vsnno, se non ci stanno
bene e se non rispettano la
giustizia. La protagonista
FATT ’ ‘ E LL ’ ATE !
-
“romantica”, dunque, si nasconde come sempre il denaro. Nell’agosto del duemilatredici, la Russia di Putin
impose gravi restrizioni sulle
importazioni dall’Ucraina
per convincere il presidente
Yanukovych ad interrompere
le trattative con l’Unione
Europea per la firma del
trattato di libero commercio, dopo aver già drasticamente alzato i prezzi di vendita del gas al governo di
Kiev al momento dell’insediamento dei governi filooccidentali, con l’evidente
scopo di farli crollare quanto
prima: attanagliato dalle
pressioni russe, Yanukovych
firmò un accordo di un patto
economico con la Russia per
evitare il default, segnando
l’inizio delle rivolte poi denominate dell’Euromaidan. Si
sbaglia e si strumentalizza
UN INCONTRO CON
dell’incontro è comunque la
Borsellino, gran donna, che
ci apre gli occhi con la sua
lucidità: una domanda, particolarmente, la smuove; il
peso del cognome Borsellino.
Ebbene, è difficile portare un
cognome di così alto calibro.
La gente scruta dal nome,
senza essere a conoscenza
delle “imprese” che porti a
termine. Lucia, infatti, così
come molyi altri lavoratori,
ha dovuto costruire la sua
carriera, senza alcuna racco-
dunque definendo tale rivolta come filo-russa o filoeuropea: è una rivolta puramente filo-Ucraina, nata con
lo scopo di far cadere il governo corrotto e staccarsi
dall’influenza distorta di
Putin. Ed ora? Lo scenario è
tragico. Le forze armate russe sono schierate a Sebastopoli, principale porto della
Crimea, regione autonoma
ucraina ormai occupata militarmente dal governo di Mosca, e si stanno preparando
ad un’eventuale guerra. La
Russia incombe, e il nuovo
governo ucraino teme l’attacco militare. Dalla sua parte si schierano gli Stati Uniti,
che minacciano non solo la
risposta al fuoco ma anche
l’esclusione della Russia dal
G8, ma ciò non sembra sortire effetti: si è agli sgoccioli?
Si spera davvero di no.
L UCIA B ORSELLINO
mandazione. Si affronta l’argomento corruzione, che esiste
e persevera, ma si può combattere. Inevitabilmente, poi,
la fatidica domanda arriva:
«Suo padre poteva salvarsi?».
Silenzio, in un primo momento; poi, la risposta più
triste, forse, dell’intera giornata: un semplice si. Gli studenti, in ogni caso, vogliono
conoscere la loro importanza: la lotta di popolo è utile
davvero? «È fondamentale»,
rispondono Lucia e Don Ri-
boldi, «per la ricerca della
verità e per non abbandonare
magistrati, giornalisti e poliziotti, che come Paolo e Giovanni, in quegli anni, hanno
perso la vita». Subentra, poi,
di nuovo Fabio: «Bisogna
credere nelle istituzioni, che
sono la più grande espressione di democrazia, ma anche
della giustizia che il cittadino
deve pretendere quotidianamente», chiudendo così un
incontro che resterà a lungo
nella nostra memoria.
C.i.p.
N UMERO
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P UNK : FRA CRESTE , CHITARRE DISTORTE E GIOVENTÙ SBALLATE
A cura di Christian Soriano e Davi- Negli States —
de Pascarella
Il proto-punk — volendo fare un azzardato paragone fra il
cantautorato ed il punk, si troverebbero di sicuro diverse
analogie fra i due generi: sia il
punk che il cantautorato (così
come il jazz) nascono come musica da e per emarginati, ed entrambi non richiedono una
grande capacità compositiva,
poiché basano la propria forza
l’uno sui testi colti e poetici e
l’altro su un impatto sonoro e
visivo devastante. Ma come
nasce, nel periodo del “calmo”
rock ‘n’ roll, questo genere distruttivo che è il punk? Possiamo vedere come pilastro del
movimento il genere detto proto
-punk, la cellula embrionale che
ha generato tutto ciò che è
venuto dopo in questa branchia
della musica. I più celebri gruppi ritenuti precursori del genere punk sono gli Stooges di Iggy
Pop, gli Who, i Neu! (che si
dice facessero il punk prima del
punk), ma, a parte gli onnipresenti Frank Zappa e Capitain
Beefheart, che hanno influenzato quasi ogni genere dagli anni
‘70 in avanti, i veri capostipiti
del punk sono ritenuti i Velvet
Underground, che, con il loro
uso del feedback, della distorsione e del rumore, e con i loro
primi due album, hanno ridisegnato la concezione della musica, aprendo la strada ed ispirando molte delle successive band
punk e post-punk.
È il 1976
quando i “Fast Four” entrano
nella scena americana affermandosi come prima band puramente punk rock del globo.
Stiamo parlando dei Ramones
che in quell'anno pubblicano
l'omonimo album. Quattro
giovani che avevano impugnato
gli strumenti più per noia che
per altro, i quali furono costretti a scrivere inediti poiché la
loro (in)capacità tecnica non gli
consentiva di suonare cover. Il
CBGB, Country Blue Grass Blues,
locale che aveva già visto esibirsi molti esponenti della scena
proto punk neyorkese, divenne
il calderone dove poté svilupparsi questo nuovo sound americano, grazie a gruppi come i
sopracitati Ramones (che avevano iniziato ad esibirsi già dal
1974), i Television, Patti
Smith, i Blondie e i più intellettuali Talking Heads. « […] per
quelli che non hanno visitato il
posto, pensate al bagno di casa
vostra ma solo un po' più grande, coperto di graffiti e con
puzza di piscio praticamente
ovunque […] » dirà Alan Parker del locale. Insomma, il club
adatto per questo genere di
musica grezzo, violento e decisamente non politically correct
che nella seconda metà degli
anni '70 si prepara a sbarcare
nel Regno Unito.
Malcolm McLaren che, essendo
negli States come manager non
ufficiale dei New York Dolls,
venne a conoscenza del CBGB e
decise di portare la moda punk
nel suo negozio di abbigliamento a Londra. Di lì a poco si
promosse manager di una band
messa insieme con alcuni dei
suoi clienti abituali; band che si
esibirà il 6 Novembre 1975 con
il nome di Sex Pistols e che
inizierà ad avere un discreto
successo, anche grazie alla loro
anticonvenzionalità progettata
quasi a tavolino dallo stesso
Malcolm. Accanto a loro, grazie al lavoro di un altro manager, Bernard Rhodes, si formano altre due colonne portanti
del movimento punk inglese,
ossia i The Clash e i The Damned. Ma l'evento fondamentale
che avviò lo sviluppo dirompente della scena punk inglese
fu il concerto in Inghilterra dei
Ramones, aperti tra l'altro dagli
stessi The Clash e Sex Pistols,
che portò alla pubblicazione dei
primi singoli e album british. Se
da un lato, quindi, questi gruppi trovano ispirazione dai diretti
cugini americani, dall'altro essi
diventano anche mezzo di
espressione e denuncia sociale
dei giovani di quel periodo, che
si trovavano a fronteggiare
problemi come la forte recessione economica e l'alto tasso di
disoccupazione giovanile. E sarà
proprio questo elemento a costituire un tratto distintivo della
scena e a segnare le differenze
con la matrice più glam americana.
tutti i gruppi e gli artisti hanno
abbracciato il movimento
“puro” del punk. Alcuni, infatti,
hanno fuso, sperimentato, provato ad oltrepassare il canone
“standard” di quella corrente.
Contemporaneamente all’ascesa del punk, sono stati l’hardcore
ed il post-punk ad affermarsi
come generi più “di nicchia”,
producendo lavori come Fresh
Fruit for Rotting Vegetables dei
Dead Kennedys e Zen Arcade degli
Husker Du per l’hardcore, ed
Unknown Pleasures dei Joy Division e The modern dance dei Pere
Ubu per il post-punk. Data la
vita breve che ha avuto l’intera
corrente punk “genuina”, restata “sulla cresta della onda” per
meno di un decennio, alcuni
album importanti derivati
dall’influenza del movimento
sulla scena musicale contemporanea sono stati prodotti dopo
la “decadenza” del genere. Per
la new wave, uno dei generi più
strettamente “figli” del panorama punk, sono stati esponenti
di rilievo i Talking Heads, con il
loro album Remain in Light, e gli
italiani CCCP Fedeli alla Linea,
con il punk filosovietico del loro
Affinità/divergenze; per la scena
alternative lo sono stati invece i
primi Green Day con Dookie ma
soprattutto i Fugazi con il loro
Repeater; per il grunge lo sono
stati i Nirvana, con Bleach; e per
la scena sperimentale lo sono
Il boom britannico — Asstati i Minutemen con il loro
sieme alla nascita del punk rock
Double Nickels on the Dime. Atamericano vi fu anche quella di
tualmente, il genere punk non è
una controcoltura, visibile sopiù suonato se non in forma di
prattutto nello stile adottato
“surrogati”, lontano dalla sua
dalle band e i giovani che graviforma originale e fin troppo
tavano attorno a quel movimen- Oltre il punk — fra headbancontaminato dalla musica pop.
to. Di questo ne approfittò ging e creste vertiginose, non
C.i.p.
Musica
P AGINA 6
Musica
DUE
L ONDON C ALLING (1979)
1979. I The Clash pubblicano
l'album che li consacrerà alla
storia della musica: London
Calling. In copertina c'è Paul
Simonon, curvo in avanti, col
suo Fender Precision teso dietro la testa nell'istante precedente all'impatto dello strumento col palco del The Palladium. Una fotografia emblematica, che per la rivista Q rappresenta la più grande immagine rock della storia, incorniciata da un artwork ispirato a
quello dell'album di debutto di
una grande fonte di ispirazione
per la band: Elvis Presley. Ed è
già dalla copertina che è possibile notare la tensione dei The
Clash tra il rock ballabile delle
origini e quello violento e anticonformista del punk degli anni
P AGINA 7
T HE C LASH
'70; una tensione che rappresenta una vera e propria caratteristica di questo gruppo, che
riuscì a creare un vero e proprio genere che solo i The
Clash hanno avuto. Non si
tratta semplicemente di timbro, metriche o quant'altro ma
di un vero e proprio genere a
se stante che riunisce insieme
elementi punk, rock and roll,
ska e persino jazz. L'album si
apre con l'omonima traccia, tra
linee di basso in stile raggae,
chitarre elettriche e voci che in
alcuni punti diventano paranoici urli, ad intonare lo scenario
apocalittico che vede Londra
colpita da un disastro nucleare;
nel finale stupisce molto la
trovata di non concludere il
brano sulla tonica o farlo sfu-
mare (tipico della musica leggera) ma in un modo mai visto
primo, che lascia perplesso
l'ascoltatore: le ultime parole
intonate da Joe Strummer sono
accompagnate dal feedback
della chitarra che va a risolversi
in un S.O.S. nel linguaggio
morse. L'album poi continua
con i tipici toni raggae affiancati da interventi soul, pop rock
e country-western. I testi,
pregni di riferimenti politici e
sociali, fuoriescono dalla bocca
di Joe Strummer quasi come
una denuncia, mantenendo,
però, una certa dose di ironia
incalzata anche dai ritmi ska. A
differenza della produzione
punk degli anni '70 essi si rivelano più maturi, arrivando ad
affrontare importanti temi
R AMONES
E' il 1976, e il mondo del rock
si trova a fare i conti con qualcosa di mai ascoltato prima
d'ora. Quattro ragazzi di New
York, con una registrazione
frettolosa dal budget di soli
6000 dollari, hanno scosso in
modo irreversibile il panorama
musicale. Stiamo parlando di
Ramones, il primo album dell'omonima band, un muro sonoro
di 28 minuti registrato su 2
miseri canali, come avevano
fatto anche i Beatles per i loro
primi album. Blitzkrieg Bop,
primo singolo rilasciato, è il
brano d'apertura. Una guerra
(1976) R AMONES
lampo, nel vero senso della
parola: batteria su 4/4 e un riff
che nella sua semplicità è di un
impatto incredibile. I toni,
quasi da surf rock, non cambiano per tutta l'incalzante
mezz'ora dell'album, facendo
da sfondo alle voci di Joey e
Dee Dee. Voci che intonano
testi quanto mai vicini alla
realtà giovanile della New York
degli anni '70: la fuga dalla noia
attraverso la droga (Now I Wan-
U NKNOWN PLEASURES (1979)
J OY D IVISION
Unknown Pleasures, è il primo
album dei Joy Division, precursore del genere post-punk
e pietra miliare della musica
degli anni ‘70, ‘80 e ‘90. Un
testamento, così possiamo
definirlo: una sintesi del
dramma umano di Ian Curtis,
frontman e vocalist del gruppo, che racchiude in dieci
tracce la sua lucida disperazione, il travaglio di una vita
passata fra crisi epilettiche e
depressione cronica a soli
vent’anni di età. La sonorità
dell’album e la figura di Ian
sentieri oscuri della mente di
Curtis, avanzando di canzone
in canzone, non si fa che
esplorarne gli angoli. Le chitarre ruvide e grezze al limite
della distorsione, che sembrano sputare scintille e ruggine; gli abissi dei giri di basso a metà fra tetro ed ipnotico; la voce mistica urlante
sofferenza; la forza devastante; la rabbia brutale; l’ultimo
grido verso una realtà dalla
quale piano lui stesso, Ian, si
allontana inesorabilmente,
verso il desiderio di morte
rievocano inevitabilmente
quelle di due personaggi della
scena rock del decennio subito precedente: quella di Lou
Reed, per il crudo spessore
dei testi, e quella di Jim Morrison, per la devastante intensità dell’interpretazione
vocale. È dal primo brano,
Disorder, che si può constatare, perdendosi fra i nevrotici
suoni di una batteria sorda ed
un basso in trance, che la
musica di Unknown Pleasures è
il male di vivere scritto in
spartiti. Inoltrandosi fra i
come consumismo e apatia
politica, la guerra civile, la
disoccupazione, i conflitti razziali, l'uso di droghe, la sicurezza nei rapporti sessuali ed
anche l'amore. Un album sicuramente rappresentativo del
suo genere ma che ha avuto la
lungimiranza per affacciarsi,
uscendo dalla scena punk del
1970, negli anni '80.
na Sniff Some Glue), la cultura
delle horror fiction (Chain
Saw), prostituzione (53rd & 3rd)
e violenza. Il tutto visto, però,
non sotto un'ottica di denuncia
o ripudio, ma di estrema e
spaventosa normalità che non
fa trapelare nessuna forma di
nichilismo. È il loro mondo e
lo comunicano così, senza filtri
e con grande spensieratezza:
“Hey, ho… let’s go!”
che lo porterà al suicidio un
anno dopo: questo è Unknown
Pleasures, padre del dark,
macigno dall’immane mole,
musicale e simbolo, sia musicalmente che graficamente,
grazie alla copertina ormai
celeberrima, degli anni ‘80.
C.i.p.
N UMERO
Cinema + Speciale Oscar
V AFFANSTUDIO
L A G RANDE B ELLEZZA
A cura di Maria Perfetto
Sorrentino vince l’Oscar, la
verità viene premiata. Napoli
trionfa. «Thanks to my sources
of inspiration: Federico Fellini,
Talking Heads, Martin Scorsese
and Diego Armando Maradona.
Thanks to Roma, and thanks to
Napoli», dice lui. Ha fatto scalpore questo film italiano che,
quindici anni dopo La vita è
bella di Benigni, è tornato vincitore dagli Oscar con il titolo di
Miglior film straniero. Come evocato dal titolo e dall’ormai celebre monologo di un superbo
Servillo, non si può non riflettere su cosa sia la bellezza, dopo la
visione di questo film. Soffermiamoci sulla bellezza, allora,
sulla grande bellezza: in fondo,
essa cos’è? In una temperie in
cui i valori muoiono, dove persino la Chiesa è affollata di persone senza ‘vocazione’, difficile
definirla. «È tutto sedimentato
sotto il chiacchiericcio e il ru-
more» dice Jep Gambardella
(Servillo), nel “prologo” del film
che ha già fatto il giro del mondo. Notiamo all’inizio l’imponente statua di Garibaldi sul
Gianicolo, dove si intravede la
scritta “Roma o morte”, simbolo
della decadenza che contorna
tutto il film. «Ho corso il rischio
di essere esagerato, presuntuoso
e sincero» rilascia il regista in
un’intervista. «Jep vede la normalità come un sogno indecifrabile» ripete Sorrentino. Si muove tutto intorno alla rovina e
un’apparenza che non è verità:
uomini e donne legati ad un
partito comunista che non esiste
più, e una ricchezza in conflitto
con contenuti poveri o inesistenti, come quando Jep stordisce
con le sue parole la collega scrittrice (colei si riempie la bocca di
valori che però nel suo vivere
contraddice), o parla della sua
crisi interiore con il cardinale, il
quale però continua ad elogiarsi
esclusivamente per le sue doti in
ambito culinario senza ascoltarlo, o parla con un artista che non
sa spiegare il termine con cui
definisce la propria arte, vibrazione. Jep Gambardella, il protagonista, è uno scrittore che si è
guadagnato la fama di intellettuale grazie al solo libro che ha
scritto (uno, perché il mondo è
forse così povero di contenuti?)
e cerca costantemente la sua
grande bellezza. Attraversa una
vita piena di personaggi strambi.
Ha una profonda amicizia con la
direttrice del giornale per cui
scrive. Si invaghisce di una spogliarellista, che pratica tale mestiere per pagarsi delle cure
mediche. Passa il suo tempo con
un Romano, sceneggiatore teatrale che alla fine però fugge da
Roma come se fosse una bella
donna di cui ha paura, e con altri
con cui condivide la vacuità dei
suoi tempi, con cui ne condivide
i fallimenti. Si attornia di persone che sniffano per ammaliarsi di
un finto briciolo di felicità, e di
finti colti, portatori di valori e
ideali che però non sanno professare. Treni di persone che
non arrivano da nessuna parte, o
di “pazzi” che si cospargono
l’intero corpo di vernice, che si
suicidano, perché la grande
bellezza che vedono negli scritti
dei ‘classici’ non la sanno interpretare, e che tra l’altro non
hanno amici. E, ai funerali, le
solite parole, quelle consuete,
da dire per forza, perché sono
idonee. E fra l’indifferenza atroce, si scopre che il vicino di casa
di Jep è un latitante. Viene arrestato alla fine del film; e Jep,
depresso e fallito, mai si era
accorto di vivere di fianco a una
persona del genere. La vita inconcludente si conclude con la
morte. Una Roma deprimente e
potente, così come i personaggi
che ci sfilano dentro. Un film
senza coordinate temporali,
quasi disarticolato, ma grandioso
proprio grazie a questi elementi.
La schiavitù degli “artisti”: fra
chirurgia estetica e droghe.
Un’Italia, inabissatasi nello
squallore, di una bellezza ricercata, ma non compresa. Bellezza
e cultura, nascoste dagli animi
vuoti di chi le possiede. Un
insieme di immagini ben delineate, che lanciano messaggi
consistenti: la nostra società è
impregnata di decadenza; i malavitosi trasformano la politica in
uno spaccio di interessi economici, i “vip” sono schiavi di
un’estetica che li divora, tutto
scorre e nessuno s’accorge di
nulla. Muoiono uomini, come se
fosse la cosa più normale del
mondo, mentre la Chiesa diventa chef, gli spogliarellisti intellettuali, gli stupidi geni e i valori
surreali. Soggiogati dalle apparenze, dalle illusioni, da etichette inesistenti: un’accusa, un
richiamo alla normalità, che
probabilmente è “Grande Bellezza”, in un film indubbiamente
da vedere.
E D ANCHE A SCUOLA IL CINEFORUM AL VIA
A cura di Francesco Esposito
Prendono corpo i progetti che
gli studenti del liceo si erano
augurati iniziando quest’anno
scolastico. Fra le ambizioni dei
ragazzi punto focale era promuovere modalità di apprendimento
innovative, che non si fermassero alla semplice lezione tradizionale ed ai limiti entro cui per
troppi anni la scuola italiana e
acerrana si è tenuta. Didattica
alternativa è quella che, con
l’iniziativa della professoresse
Marina Montano e Maddalena
Venuso e del professore Giuseppe Perfetto, trova realizzazione
o, almeno, inizio, nell’auditorium della scuola, il 21 Febbraio,
giorno del primo cineforum di
un progetto che ha finalmente
preso il via e che ha coinvolto,
nella prima giornata, i ragazzi
frequentanti le classi quinte.
«Avevamo notato che i ragazzi,
generalizzando, non hanno riferimenti, non riescono a collegare
le immagini a una storia, a delle
origini, a un percorso estetico. E
da questo confronto fra me e la
prof.ssa Venuso, e successivamente il prof. Perfetto nasce
questo progetto.» – ci spiega la
professoressa Montano, che si
sofferma anche sulla scelta dei
film e sulle finalità dell’iniziativa: «La scelta dei film è stata
dettata dalle programmazioni di
italiano e filosofia e dall'esigenza
di proporre ai ragazzi degli spunti di riflessione e ricerca. Per
esempio, la grande bellezza si
collega ai programmi con l'estetismo e il decadentismo. Gli
spunti che volevamo proporre
tramite questo film erano un
occhio critico all'ambiente culturale attuale ed il riferimento alla
storia del cinema (Sorrentino e i
riferimenti a Fellini, ad esempio). L'altra finalità importante
era darvi e darci un momento di
dibattito collettivo, lontano dallo
spazio-aula, con la possibilità di
(Continua a pagina 9)
C.i.p.
P AGINA 8
Cinema + Speciale Oscar
DUE
T HE W OLF
A cura di Francesca Cuozzo
Noi italiani con il premio
Oscar abbiamo sempre avuto
un legame speciale, un vanto
che portiamo con fierezza:
siamo il paese straniero più
premiato di sempre. Grazie al
genio di molti dei nostri artisti
- primo tra tutti il maestro del
cinema Federico Fellini, regista pluripremiato con quattro
statuette d’oro al miglior film
straniero, una alla carriera e con
quattro nomination come
miglior regista - abbiamo da
sempre eccelso in campo internazionale. Ad 86 anni dalla
fondazione degli Accademy
Awards, meglio noti come
premi Oscar, dobbiamo riconoscere che, se noi abbiamo
vissuto la storia del cinema,
essi l’hanno premiata. A dir il
vero, quest'anno gli Awards
hanno candidato davvero ottimi film, che personalmente
ho amato: American Hustle, che
ha avuto ben 10 nomination,
12 Anni Schiavo, che ha vinto il
titolo di miglior film, ed il
film di cui vi voglio parlare:
The wolf of Wall Street, film di
Martin Scorsese, interpretato
da Leonardo di Caprio, nominato ma non vincitore nelle
categorie di Miglior Film, Miglior attore protagonista, Miglior
regia, Miglior sceneggiatura non
originale, e Miglior attore non
protagonista. Questa è stata la
sesta candidatura per di Caprio, protagonista di alcuni
dei più premiati film degli
ultimi vent’anni, il quale ha
lavorato con alcuni tra i più
grandi registi della nostra
epoca (Woody Allen, Martin
Scorsese, Quentin Tarantino,
ED
(Continua da pagina 8)
confronto diretto tra gli alunni di
quinta dei tre indirizzi oltre che
con i professori, che hanno solo
l'intenzione di spingervi a dialogare criticamente. a discutere, a
elaborare dei collegamenti.»
Qual è la grande bellezza, d’altronde, se non ascoltare i pareri,
i giudizi, gli elogi e le perplessità
di una critica cinematografica
giovane e senza nemmeno ancora
il diploma, di ragazzi che dibattono sui vari spunti che offre la
OF
P AGINA 9
W ALL S TREET
Christopher Nolan), non
avendo però mai portato a
casa la più ambita statuetta.
Di Caprio è divenuto famoso
internazionalmente verso la
fine degli anni 90' grazie a
Titanic, film vincitore di 11
Premi Oscar, fra i cui il grande assente fu proprio quello
del miglior attore protagonista.
Dopo di esso, abbiamo assistito alla sua vera e propria ascesa nel mondo del cinema:
infatti lo abbiamo visto protagonista di film con temi importanti, come The Gangs of
New York, The Departed, e film
con temi complessi come
Inception e Shutter Island. Quest'anno, Leonardo si è immerso proprio nel fitto copione
proprio di The Wolf of Wall
Street, diretto dal suo grande
mentore Scorsese. Il film,
tratto dall'omonimo romanzo,
racconta una storia vera, che
guardando il film può sembrare addirittura irreale, ma che
fa decisamente venir voglia di
diventare un broker: la trama,
ambientata nel 1987, tratta di
Jordan Belfort, un giovane
broker, colpito da immensa
sfortuna: durante il suo primo
giorno di lavoro si verifica lo
storico lunedì nero, il più grande disastro economico di sempre. La Borsa crolla, lasciando
senza lavoro il protagonista, il
quale inizia a cercare lavoro, e
grazie ad un call center scopre
le "penny stock", azioni quotate
pochissimo, ma sulle quali vi
è un guadagno del 50%. Grazie a queste, Jordan costruisce
un suo impero truffaldino:
inizia a tradire regolarmente
la moglie, a fare uso di quantitativi enormi di droga ed a
sperperare i suoi soldi. Anche
in questo film Leonardo ha
dimostrato la sua bravura come attore, esprimendo al
meglio tutte le emozioni del
protagonista: magistrale è una
scena in cui, paralizzato da
un’overdose di quaaludes lemon, tenta comunque di scendere le scale e mettersi al
voltante della sua auto, in una
maniera che credo nessuno
avrebbe potuto interpretare
meglio, così complessa ma
con un pizzico di comicità.
Dopo tutti questi anni, sono
rimasta delusa. Penso di non
essere l'unica a credere che
finalmente sia arrivato il momento di dare a questo grande
uomo e grande attore il premio che merita, che già in
troppe pellicole aveva meritato di vincere prima. Perché,
se non lo vince adesso, allora
quando potrà?
ANCHE A SCUOLA IL CINEFORUM AL VIA
pellicola. Il primo successo di
questo tanto apprezzato progetto
è probabilmente ravvivare nei
giovani lo spirito di partecipazione che permette di liberarsi e di
emanciparsi da schemi vecchi e
nuovi che non fanno bene alla
società: da un lato la scuola vista
in modo tradizionale e non sempre educativo, dall’altro l’indisposizione involontaria del giovane del decennio corrente all’assemblea e alla discussione e cioè,
in poche parole, l’indifferenza a
ciò che è politica. E di spunti di
discussione il film di Paolo Sorrentino, “La grande bellezza”, ne
ha offerti eccome. E se fra i ragazzi c’è chi ha giudicato il film
vincitore dell’Oscar noioso e
frammentario, c’è pure chi ha
apprezzato il film di Sorrentino
ed ha colto nelle avventure del
protagonista, Jep Gambardella
insegnamenti importanti e ha
scovato, fra le immagini della
pellicola, sfaccettature nascoste.
Fra i dibattiti sulla colonna sonora e sulle inquadrature più particolari, le riflessioni sulla vita
mondana e sulla sua inconcludenza, il meravigliarsi per un
film che coglie la bellezza paesaggistica e culturale di Roma, e fra
parallelismi e contrasti con il
teatro-canzone di Gaber, con Fellini e addirittura con lo stoicismo
e l’epicureismo, si sono infatti
dipanati gli iter di pensiero dei
critici del liceo, giovani ed improvvisati. Il progetto è partito
ed i ragazzi rispondono. Il liceo
De Liguori continua sempre a
crescere.
C.i.p.
N UMERO
Letteratura & Poesia
V AFFANSTUDIO
I O E TE , N ICCOLÒ A MMANITI (2010)
lo costringe ad andare da
uno psicologo, che gli diagnostica un disturbo narcisistico della personalità: secondo lo psicologo Lorenzo
si sente inconsciamente superiore agli altri, credendo
che gli unici a meritare il suo
affetto siano suo padre, sua
madre e sua nonna.
Crescendo, Lorenzo sembra
apparentemente confondersi
tra gli altri ma “più inscenavo
quella farsa più mi sentivo diA cura di Valentina Terracciano verso. Il solco che mi divideva
dagli altri si faceva sempre più
Io e te.
profondo. Da solo ero felice, con
“Mentre nella vita di tutti i gli altri dovevo recitare.”
giorni quello che accade non Un giorno, casualmente,
può essere sempre plateale, nei sente parlare un gruppo di
miei romanzi non potrei mai suoi compagni, che stanno
parlare di una vita vissuta in organizzando un settimana
maniera “normale” dove la nor- bianca a Cortina d’Ampezzo,
malità sia il suono del presente.” rimanendo molto deluso una
Niccolò Ammaniti è uno volta scoperto di non essere
scrittore italiano, vincitore stato invitato.
di un premio Strega ed ap- Tornato a casa, decide di
partenente al movimento mentire alla madre dicendo
letterario dei “cannibali”, di essere stato invitato alla
movimento italiano che settimana bianca da alcuni
dall’uscita del romanzo nel suoi amici. La donna, com1996 Gioventù cannibale andò mossa per la contentezza,
a raggruppare sotto il pro- corre in bagno, per non far
prio nome vari scrittori ca- vedere al figlio il suo pianto
ratterizzati dal crudo e fero- di gioia, ma Lorenzo se ne
ce realismo che accomunava accorge ugualmente. Nei
i loro romanzi, fra cui lo giorni successivi la madre è
stesso Ammaniti, Enrico
Brizzi, Aldo Nove e l’americano Chuck Palahniuk.
Io e te è il settimo romanzo di
Niccolò Ammaniti, dal quale
è stato anche tratto l’omonimo film di Bartolucci. Questo libro, ambientato nella
Roma del duemila , vede
come suo protagonista Lorenzo Cuni, un ragazzino di
14 anni che fin da piccolo ha
avuto problemi di socializzazione. La madre, preoccupata del suo comportamento,
così eccitata che Lorenzo
non riesce a dirle la verità
sulla settimana bianca.
Il giorno della partenza, il
ragazzo è pronto per andare
in montagna con la tuta e i
doposci, e si fa accompagnare dalla madre fino a qualche
incrocio prima del posto in
cui i suoi amici avevano appuntamento. Sceso dall’auto
si reca sul posto e osserva i
suoi compagni partire per
Cortina. Lorenzo inizia così
a girovagare per Roma. Dopo un po’ la madre lo chiama
chiedendogli di poter ringraziare la mamma che li avrebbe ospitati: il ragazzo nel
panico inventa una scusa per
coprire la sua bugia, e poi si
informa se casa sua sia vuota.
Dopo aver aspettato un po’,
senza farsi notare dal custode
della palazzina, va in cantina,
dove in precedenza aveva
sistemato alcune provviste di
cibo e diversi svaghi.
Con varie scuse riesce a gestire la madre al telefono,
ma dopo poco riceve una
telefonata inaspettata da parte della sorellastra, Olivia,
più grande di nove anni e che
praticamente non conosce.
Olivia si informa se casa sua
in quel momento sia libera.
Dopo poco proprio la sorellastra, scesa in cantina per
cercare uno scatolone, scopre Lorenzo, e, ricattandolo,
lo convince a farla rimanere
con lui. Improvvisamente
Olivia inizia a stare male,
vittima di una crisi d’astinenza da eroina, e chiede al fratellastro di portarle dei sonniferi. Lorenzo, preoccupato, corre a prenderli nella
borsa della nonna, in quel
momento ricoverata in ospedale, morente.
Ritornato in cantina, trova
Olivia a terra, quasi morta,
le dà un sonnifero e la avvolge in una coperta. La ragazza
dorme per giorni interi, riuscendosi però a riprendere
lentamente. Inizialmente il
rapporto fra lei e Lorenzo
non è uno dei migliori, perché sono entrambi diffidenti
nei confronti dell’alto, ma
lentamente questa situazione
li unisce e cominciano ad
avere una certa complicità:
Lorenzo comincia a comprendere molte cose di sé
stesso e Olivia riscopre dopo
tanto tempo un rapporto
umano sincero.
Quando arriva il giorno del
ritorno a casa di Lorenzo,
Olivia se ne va prima che il
fratellastro se ne possa accorgere, lasciandogli una
lettera nella quale promette
di disintossicarsi.
Dopo dieci anni, il finale:
Lorenzo si trova in una stanza, solo, davanti ad un tavolo
dove giace il corpo di Olivia,
morta, per overdose, il nove
gennaio 2010, chiudendo
con questo dramma e questa
promessa non mantenuta
questa storia.
C.i.p.
P AGINA 10
Letteratura & Poesia
DUE
S APRAI CHE NON T ’ AMO E CHE T ’ AMO
P AGINA 11
PABLO NERUDA
come sono concepite, lasciando spazio a nuove visioni
dell’amore, dei sentimenti,
della vita stessa. Il silenzio,
che per noi è generalmente
simbolo di un atteggiamento
chiuso o indifferente, può
essere anche un modo per
comunicare; il fuoco, paradossalmente, può essere
freddo: ogni moneta ha
un’altra faccia che tende a
tenere nascosta, ogni persona
ha un lato che non mostra
agli altri e che molti, dominati dalla superficialità, non si
sbilanciano a cercare.
Saprai che non t'amo e che t'amo
perché la vita è in due maniere,
la parola è un'ala del silenzio,
il fuoco ha una metà di freddo.
Io t'amo per cominciare ad amarti,
per ricominciare l'infinito,
per non cessare d'amarti mai:
per questo non t'amo ancora.
T'amo e non t'amo come se avessi
nelle mie mani le chiavi della gioia
e un incerto destino sventurato.
Il mio amore ha due vite per amarti.
Per questo t'amo quando non t'amo
e per questo t'amo quando t'amo.
Pablo Neruda
A cura di Mariarosaria Arena ed vo il premio Nobel per la
Antonella Santoro
letteratura, “per una poesia che
con l’azione di una forza elePablo Neruda fu una delle
mentare porta vivo il destino ed i
menti più chiare, aperte e
sogni del continente”. Dopo
brillanti della poesia del nouna vita passata a poetare di
vecento, nonché una delle
sentimento, passione e amofigure più importanti di tutta
re, morì a settant’anni, pochi
la letteratura latinoamericamesi dopo il golpe di Pinona. Nato nel 1904, visse duchet e in condizioni dubbie
rante l’infanzia la prima guerche hanno più volte lasciato
ra mondiale, e durante la
pensare ad una morte per
piena età adulta la seconda,
omicidio.
rimanendone inevitabilmente
segnato. Sostenitore del co- In questo sonetto, tratto dai
munismo, convinzione per la suoi Cento sonetti d’amore,
quale subirà diverse censure e Neruda prova ad esprimere
persecuzioni politiche, arri- le incertezze e le contraddivando ad espatriare per non zioni della vita: nei suoi versi,
esserne vittima, si candidò a le certezze che si hanno, le
presidente del Cile nel 1970, cose che danno per scontate,
mentre vinse l’anno successi- si scoprono essere diverse da
La sua non-logica si trasmette
quindi al sentimento dell'amore, paradigma, appunto,
dell’irrazionalità: egli confessa di amare la sua donna; ciò
che prova non è una condizione stabile bensì l'inizio di
un lungo percorso che lo
condurrà verso un sentimento infinito, in modo che le
emozioni provate non possano mai affievolirsi. Proprio
perché questo cammino non
è ancora completo, dice di
“non amarla ancora”, cioè di
non amarla con l'intensità
con cui vorrebbe. La condizione instabile dell’amore
viene evidenziata nei versi in
cui lo scrittore sente di possedere tra le mani le chiavi
della gioia e allo stesso tempo
un destino incerto e quasi
probabilmente triste. Come
possiamo definire qualcosa
certo, senza aver prima provato l’incerto? Neruda, infatti, si sente talvolta vicino,
talvolta lontano dalla donna
amata, in un catulliano odi et
amo che invece dell’odio pone come condizione secondaria la dolorosa l’incertezza.
“Odio ed amo. Per quale motivo
lo faccia, forse ti chiederai. Non
lo so, ma sento che accade, e mi
tormento.”, Catullo scriveva.
L’amore, però, mai si interroga abbastanza come invece
fa l’amante, perché non ci
saranno mai abbastanza risposte, e dietro ad ogni risposta
ci sarà sempre una nuova
domanda. È un amore dubbioso, ma che resta pur sempre amore. Un amore di
quelli che non si stancano, di
quelli che non muoiono, ma
continuano a nascere giorno
per giorno sempre più intensamente, di quelli che, nonostante le mille domande,
trovano risposte soltanto
negli occhi dell’amante.
“Il mio amore ha due vite per
amarti”: una vita felice, una
dolorosa. L’amore, dopotutto, non ha vita senza il dolore. Ma all’amante non importa: nulla potrà alterare il suo
amore, che sopravvive in
ogni caso, sia nell’una che
nell’altra metà nella quale
Neruda è diviso.
I “ DISSING ” DEI GRANDI POETI : QUANDO LA RABBIA STRAPPA UNA
RISATA ( IN VERSI , PERÒ !)
A cura di Davide Pascarella
Nella sottocultura hip-hop, il
concetto di dissing è assai
chiaro: sono considerati dissing tutti i brani musicali i cui
testi contengono, esplicita-
mente o meno, insulti, denigrazioni ed altri tipi di infamie nei confronti di altri rappers di crew o gang rivali.
Nella storia dell’hip-hop i
dissing sono stati numerosi,
ed alcuni (come quelli fra i
due “giganti” Tupac e Notorius BIG) hanno portato a
vere e proprie rivalità finite
anche in tragedia. Ma, guardandoci alle spalle, dov’è che
questa usanza dell’insulto in
rima ha avuto origine? Facciamo allora un breve viaggio
fra i poeti… che non parlarono solo in modo aulico!
(Continua a pagina 12)
C.i.p.
N UMERO
I “ DISSING ”
(Continua da pagina 11)
Volendo tornare davvero un
po’ indietro nel tempo, noteremo che effettivamente
già dai tempi dei romani non
tutti i poeti non erano, come
il più banale degli stereotipi
vuole, esclusivamente aulici.
Primo fra tutti ad avviare dei
veri e propri conflitti letterari
fu Catullo, forse il più grande fra i poeti latini, che, accusato da alcuni personaggi
suoi contemporanei di essere
poco virile a causa di alcune
poesie romantiche che aveva
composto, non esitò a scrivere, oltrepassando anche il
limite della decenza, dei
versi rabbiosi ed a tratti anche ironici, che letti al giorno d’oggi strappano un sorriso, per schernire coloro che
DEI GRANDI POETI : QUANDO LA RABBIA STRAPPA UNA RISATA
l’avevano insultato. Fra i
suoi carmi (alcuni di immensa
bellezza come il celebre Odi
et amo, il numero 85), non
tutti hanno toni tipici della
poesia: ne è un esempio il
numero 88, nel quale egli
inveisce contro Gellio così:
V AFFANSTUDIO
( IN
duecento, quando Dante
Alighieri iniziò una tenzone
con Forese Donati, cugino
della moglie Gemma ed
esponente di una famiglia dei
guelfi neri, dunque di ideale
politico opposto. Nella famosa tenzone, Dante scrive,
in un sonetto contro Forese,
«Come chiamare, Gellio, quello
alludendo ad una sua presunche si eccita con madre e sorella?
ta incapacità di soddisfare la
[…] Un’azione che neanche
moglie fra le lenzuola:
Teti ed Oceano potrebbero lavare, neanche se egli, chinato il «Di mezzo agosto la trovi incapo, si succhiasse da solo il freddata; ora figurati ogn’altro
membro, poiché nessuno conosce mese! […] La tosse, ’l freddo e
una qualunque depravazione l’altra mala voglia, non le venche possa superar questa.»
gon per gli umori vecchi, ma per
il difetto ch’ella sente al nido.»
Dai “carmi proibiti” di Catullo, ci si deve spostare un po’ Dopo questi due esempi,
più avanti negli anni per ri- l’ultimo, estremamente più
trovare nuovi scontri simili moderno, che volevo ripordi rilevanza letteraria: preci- tare, è forse il più autentico,
samente alla fine del mille- comico e colto modo di uli-
VERSI , PERÒ !)
miare poeticamente dei tre: mi
riferisco al Cyrano de Bergerac, personaggio letterario di
Edmond Rostand. Cyrano,
considerato miglior rimatore e
spadaccino di Francia, viene
continuamente umiliato per
colpa dell’enorme stazza del
suo naso: quando per l’ennesima volta viene insultato di
fronte alla donna che ama,
estrae la sua spada, sfidando
il visconte di Valvert in un
duello, durante il quale improvvisa, combattendo, le
sue rime, sconfiggendo l’avversario esattamente dopo
l’ultima quartina della ballata, rivelandosi curiosamente
precursore delle sfide rap del
ventesimo secolo e, perché
no, strappandoci anche un
sorriso, con questa curiosa e
rara particolarità poetica.
U N VOLTO AI NOSTRI ARTICOLI — ILLUSTRAZIONI E FOTOGRAFIE
Manifesto della mobilitazione per la scuola (pag. 16) ↓
↑ Scena del film Io e te, tratto dal libro di Ammaniti (pag.10)
Sorrentino e Servillo con l’Oscar vinto (pag. 8) →
C.i.p.
Letteratura & Fotografia
P AGINA 12
DUE
Arte
P AGINA 13
I VANO L A M ONTAGNA : ARTE , VITA & FILOSOFIA
(IIw, su croce nera di Malevic.
Ignoranza, Socrate, Filosofia )
A cura di Davide Pascarella
Piccoli pezzi, brandelli di culture e filosofie da ogni parte
del tempo e del mondo: questo ritrovo osservando le opere di Ivano La Montagna,
acerrano d'origine ed architetto con un amore platonico per
l'arte. Ivano, in realtà, mostra
nelle proprie opere molto più
che banale citazionismo. Alla
base delle sue composizioni,
che spaziano da opere in digital art a quadri in carbone su
carta, c’è un profondo percorso di ricerca, che viene espresso in metafore, allegorie, rappresentazioni quasi mistiche.
«È un viaggio fra lingue e linguaggi di ogni tipo. Lingue
vive, lingue morte, lingue
comprensibili e non: non
cambia nulla.», dice, quando
gli chiedo cosa sia veramente
alla base dei suoi lavori. Un
(Ivano con “Cruzar el Paso” ad
una sua mostra)
viaggio, sì. È un viaggio da
apolidi nel mondo dell'espressione quello che si affronta
catapultandosi nelle sue opere: in alcune aprendosi strada
a forza fra simbolismi e figure
titaniche; in altre addirittura
guardando la realtà attraverso
veri e propri portali, rappresentati dalle forme rigorose
del suprematista Malevic.
Cosa incontriamo allora in
questo viaggio, incamminandoci su questo sentiero? Prima
di tutto, una sorta di parallelismo fra l'incredibile pluralità
di lingue e l'incredibile pluralità di culture, epoche e pensieri analizzati: dalla cosmopolita filosofia greca di Socrate,
passando per l' all'apparenza
freddo linguaggio matematico
dei limiti di Leibniz, che secondo Ivano «per primi sono
riusciti a descrivere
praticamente l'immensità di
un dio», fino ai segni grafici
primordiali mai decifrati delle
tribù pellirosse degli indiani
d'America, sembra esserci un
filo conduttore ad unire
mondi così tanto distanti. Poi:
una grande passione. «Perché
hai iniziato a disegnare?»
«Perché ne avevo bisogno»,
mi risponde con semplicità.
Ed è forse questo che riesce a
rendere le sue opere
affascinanti anche se si
ignorano le idee sulle quali si
(IIIw, su cerchio nero di Malevic. mondo. È una penna bagnata
Saggezza, KongFuzi, Pedagogia) d’inchiostro nero a trafiggere
alle spalle Pasolini, perché fu
basano. È solo quando gli
la sua penna ad ucciderlo, ciò
chiedo chi sono le sue più
che scrisse e ciò che pensò,
grandi fonti di ispirazione che
mentre il suo volto giovane,
tentenna. «Socrate, Pasolini,
immagine di un’infanzia felice
Gurdjeff, Caravaggio» è la sua
passata nella finta civiltà della
risposta «De André, De
Roma fascista, si sgretola,
Filippo. Ma sono simpatie,
pietrificato e disgregato non
“amicizie”; non posso dire di
dal tempo ma dall’omologarisentire
davvero
zione: quell’omologazione
dell'influenza di qualcuno in
malsana che ci viene fatta inparticolare», precisa dopo.
gerire a forza da mass-media e
Fra i Cuentos de viajes
televisione. Concludo con la
extraordinarios, racconti di viaggi
descrizione di quest'opera
straordinari, che lui stesso
perché credo che alla fine,
definisce come un cammino
dopo tante parole che possono
fra i tipi di conoscenza, ed i
tanto esaltare quanto confonvaro suoi lavori digitali, Cruzar
dere, solo l'ammirare i suoi
el paso, carbone su carta, è la
lavori potrà rendere con giuprima opera che mi colpisce in
stizia il suo valore artistico.
pieno, perché è alta quasi un
metro ed in primo piano vedo (Iw, su quadrato nero di Malevic.
la faccia di Pier Paolo Pasolini, Sapienza, Leibniz, Matematica)
uno dei giganti della cultura
del novecento italiano. Cruzar
el paso può voler dire attraversare il passo, ma non serve
molta fantasia per poterlo
collegare all'attraversare il Pasolini, ossia lo scopo dell’opera:
penetrare le idee di questo
scrittore, e mettere a fuoco la
sua vita e la sua visione del
C.i.p.
N UMERO
I L “ MISTERO ”
V AFFANSTUDIO
T RENTAQUATTRO
BARRE , ALCATRAZ
DEI SEI IN CONDOTTA : COME FUNZIONA ?
Rieccoci, ascoltate tutti, uno ad
uno: un grande applauso alla
squadra anti-fumo!
Nei bagni si respira, niente più
fumogeni da stadio. Un grande
applauso a Tommaso e Luca, un
bacio a Savio!
A cura di Francesco Esposito e gole e di massa, delle uscite
Sabatino R. Esposito
anticipate, ed in generale del
comportamento a scuola, che
Chiede chiarezza la platea
deve essere corretto e rispetstudentesca del liceo De’
toso delle norme, senza diffiLiguori in merito all’attribucoltà di autocontrollo né amzione scellerata dei voti di
monimenti disciplinari. A
condotta nei documenti di
questi criteri, nella circolare
valutazione del primo quadrin°105, se ne sono aggiunti
mestre. Molti studenti, infatdei nuovi, tra cui risalta l’octi, considerano eccessivamencupazione dell’istituto, avvete bassa ed ingiusta la valutanuta fra novembre e dicemzione condivisa dai Consigli
bre, ed il rendimento scoladi Classe. Molti i sei in constico. Da questo momento,
dotta, moltissimi i sette, rare
alle recriminazioni dei ragazzi
le tracce di otto, di nove, o di
che hanno conseguito un voto
giudizi particolarmente posibasso, ha risposto il gioco
tivi. Sorgono dunque spontadello scarica barile: i docenti
nee le domande: quali sono,
fanno risalire ai Consigli di
in verità, i motivi di queste
Classe il parto di queste scodecisioni? Quali sono i criteri
mode decisioni, chi parlando
di cui si è realmente tenuto
di una certa influenza del
conto? I Rappresentanti d’IDirigente Scolastico che
stituto fanno sapere che la
avrebbe spinto per tener congriglia di valutazione è stata
to dell’occupazione, chi assucondivisa in Consiglio d’Istimendosene tutte le responsatuto solo nel mese di Genbilità ritenendo di non aver
naio, mentre addirittura gli
invece preso considerazione il
studenti ne sono venuti a
criterio. Altri ancora, invece,
conoscenza appena prima o
asseriscono di aver consideranelle stesse giornate in cui si
to l’occupazione dei ragazzi
riunivano i Consigli di Classe
nell’assegnazione del voto,
e venivano spedite le nuove
senza alcuna influenza del
pagelle online, tramite la
Dirigente. I rappresentanti
comunicazione n° 105, a cui
degli studenti in questa situaera la griglia allegata. La cozione confusa hanno chiesto
municazione in analisi, oltre a
chiarimenti al preside, che ha
specificare il suo fine stesso
dato risposte inequivocabili: i
nell’autovalutazione, ha come
voti di condotta assegnati,
oggetto delle “raccomandascelti accuratamente dai Conzioni” ulteriori rispetto a
sigli di Classe, rispecchiano la
quelle già discusse in Consigriglia informativa già citata e
glio d’Istituto, dove si era già
non dipendono affatto dalla
raccomandato di tener conto
occupazione, variabile non
dei ritardi, delle assenze sin-
assoluta. È stato chiarito anche che secondo l’interpretazione delle nuove leggi, che la
condotta è da considerarsi
come una normale disciplina
scolastica, e che il sei, oltre a
non precludere alcuna strada
a chi lo consegue, rappresenta
la sufficienza. Su questo ci
sarebbe da riflettere. Restano
ancora tante ombre su queste
decisioni, seguite dalle proteste dei ragazzi e anche di alcuni genitori, e che hanno addirittura portato all’allontanamento volontario di uno studente. Le ombre nascono
spontanee alla lettura della
comunicazione n°105, e saranno oggetto di riflessione
per studenti, docenti e genitori nei prossimi mesi. Gli
studenti difendono “con le
unghie e con i denti” il percorso di protesta e di aggregazione confluito poi nell’occupazione di quest’autunno di
lotta, ritenendo che tale percorso abbia unito tanti studenti della scuola perseguendo un obiettivo comune e
formandosi con confronti,
laboratori alternativi e attività. È certo che chi ha partecipato a questo percorso non
deve essere penalizzato con
l’arma dei voti in condotta,
ma che quel momento sia
ricordato come accrescitivo
dei rapporti sociali e culturali
fra i ragazzi, oltre che alternativo e inconsueto rispetto al
quotidiano ritmo scolastico.
V UOI SCRIVERE CON NOI ?
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Siamo meno di quindici, e garantire qualità quando si è in così
pochi è sempre difficile. Inoltre, se già mantenere il livello di
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maniera più approfondita. Vuoi scrivere con noi? Abbiamo
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Ritorniamo seri, la sdrammatizzazione è finita. Non è che col 6 in
condotta non si va in gita.
Sempre stato preciso e educato?
Allora non preoccuparti.
Ma ti prego taci se prendi rapporti
e arrivi sempre tardi!
Stima per gli ex-LSU, che meritano
lo stipendio. Tu tagli e togli?
Divampano come un incendio.
Siamo stati onorati dalla presenza
di Lucia Borsellino. Esempi di vita
morale, di come campare, riposa in
pace Paolino!
Prima riunione ufficiale del comitato studentesco! Presieduto da
Gennaro, Giovanni e Francesco.
Inoltre da Mattia, Raffaele e Miriana. Forma di democrazia importante per la scuola acerrana!
Tutti a lamentarci, uagliù stanno
facendo la rivoluzione in Ucraina.
Pazziamm e ririmm, qua si è suicidata una ragazzina!
Per colpa di cosa? Di ASK? Ma
scherziamo?! Il senno l’abbiamo
perso e manco lo cerchiamo!
L’eutanasia, sonno eterno. Non mi
esprimo, sono indegno.
Ma chi siamo noi per togliere la
vita? Lasciamo farlo alla morte,
cancella, gomma con matita.
Assurdi, vogliono abolire l’arte, è
come privarsi dell’aria. Soprattutto
in un paese così ricco artisticamente
come l’Italia!
Penso a questo e mi cadono le
braccia, arti cianotici. Immorale
come chi tollera gli adolescenti coi
pedofili.
E anche questa è finita, con garbo
vi saluto. Alcatraz, De Liguori,
forza 3000 Newton!
C.i.p.
Vario
P AGINA 14
Enigmistica & passatempi
DUE
P AROLE C ROCIATE [
1:
2:
3:
N .002
4:
P AGINA 15
]
A
5:
6:
7:
8:
9:
10:
CURA DI
D EEP
11:
Dopo aver risolto questo schema normalmente, riportare la lettera più presente in ogni riga nelle caselle sopra. Si otterranno i cognomi di due pittori impressionisti. Le soluzioni di ogni numero sono sul nostro sito, nella sezione “Rubriche”.
Orizzontali:
Verticali:
1: Le tribune del Foro Romano – 6: Originaria di Trastevere o
dell’EUR – 11: Unità di misura utilizzata nel campo della tipografia – 13: La membrana che ricopre parzialmente la vagina – 14:
Tranquillo, calmo, quieto – 15: Un prefisso per “sei”– 16: Un
centesimo di dollaro – 17: Un famoso videogame MMORPG –
18: Tenuta tipicamente americana per l’allevamento di bestiame –
20: Il metallo più prezioso – 21: Arbusto sacro a Venere – 22: Il
Dio del Nord delle mitologie vichinghe – 23: Rovigo (sigl.) - 24:
Cortile interno caratteristico delle case spagnole – 25: La parte
colorata dell'occhio – 27: Il pezzo degli scacchi posto all'estremo
della scacchiera – 28: Pianta dai rami fitti e sottili – 29: Poeticamente, il giorno – 30: Il commento del Vangelo durante la messa
– 32: Piacevole, amabile, gradevole – 33: La scheda che permette
il funzionamento di un telefonino – 34: Quella che si respira è
composta da azoto e ossigeno – 35: Dante vi pone i traditori dei
parenti – 36: Il Joan pittore surrealista spagnolo – 37: Uno è formato da trecentosessantacinque giorni – 38: Simpatici scherzi,
ragazzate – 39: Il Claude pittore impressionista francese – 40: Il
numero del vincitore – 41: L'André Gourhan antropologo francese – 42: Che non demorde facilmente – 43: Fra mi e sol – 44: Ricoperto da una patina – 45: Il “buon ladrone” sulle croci dietro
Gesù
1: Richiesta giudiziaria per ottenere l’annullamento di un atto – 2:
Scrisse di Achille ed Ulisse – 3: Con tangente e coseno fra le funzioni trigonometriche – 4: La sigla della dinamite – 5: Il sovrano –
6: Onesto e giusto – 7: L'aeroporto al Serio di Bergamo – 8: Uomini... all'inglese – 9: L'ex-partito di Fini e La Russa – 10: Relativo al settentrione – 11: Vado fuori – 12: L'onomatopea che esprime dubbio – 14: Successione continua – 15: Fra emme ed o – 17:
Il copricapo del clero nelle occasioni solenni – 19: L'opera più
famosa di Verdi – 21: La Montessori pedagogista italiana – 22:
Secrezione dell'apparato digerente – 24: La paralisi infantile che ha
terrorizzato il '900 – 25: La Nemirovsky scrittrice francese – 26:
Discepolo di San Paolo – 27: Tre numeri indovinati al Lotto – 28:
E' paranoica per Giovanni Lindo Ferretti – 29: Strategia di marketing che consiste nella comunicazione diretta con l'utente – 31:
Piovve dal cielo per sfamare il popolo di Israele – 32: Lo Swartz
programmatore americano suicida nel 2013 – 33: Il monte ove
Dio consegnò i Dieci Comandamenti – 35: Antiche popolazioni
che vissero fra Lettonia e Lituania – 36: Prima del Martre e del
Parnasse parigini – 37: Insieme al bau nel principio che determina
la configurazione elettronica atomica – 38: Una scommessa…
all’inglese – 39: Io stesso – 41: La nota del diapason – 42: Torino
(sigl.)
Nota dell’enigmista: mi si perdoni l’eventuale difficoltà di certe definizioni. L’enigmistica è un’arte che si affina col tempo, ed a 16 anni... sono solo all’inizio!
C.i.p.
N UMERO
G IORNALINO DEGLI STUDENTI
COPIATO IN PROPRIO
La “direzione” di Vaffanstudio:
Direttori e caporedattori:
Davide Pascarella
Christian D. Soriano
Maria Perfetto
Sabatino R. Esposito
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D ISPONIBILE
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SCARICABILE LIBERAMENTE SU:
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A cura di Sabatino R. Esposito — Il 22 febbraio scorso viene proclamato il nuovo ministro
dell'Istruzione, Università e Ricerca scientifica del governo Renzi: Stefania Giannini, ex
rettore dell'università di Perugia, eletta al senato nella lista di Scelta Civica e, dal 7
maggio 2013, membro della settima commissione permanente, istituita sui temi dell'istruzione pubblica e beni culturali. Nuove e vecchie dichiarazioni spuntano tra i giornali, in tv e su internet: alcune passabili, ma alcune purtroppo nettamente in linea rispetto alle tendenze negative dei parlamentari e dei ministri verso la scuola pubblica negli
ultimi anni. Tra queste affermazioni una in particolare andrebbe evidenziata: in una
trasmissione radiofonica mattutina, il neo-ministro ha dichiarato che le scuole statali e
le scuole private dovrebbero avere eguali diritti, ritornando sul tema che scosse le piazze non più di un anno fa e si concluse con la bocciatura in parlamento del ddl. 953,
della deputata Aprea. Non è l’unica dichiarazione “incriminata”: in diverse altre interviste la Giannini ha ribadito la sua intenzione di voler lavorare col MIUR sulla formazione
dei licei quadriennali, e sull'istituzione, inoltre, di un fondo nazionale per le borse di
studio, erogato sotto forma di prestito d'onore. Quest'ultimo, fortunatamente fallimentare negli scorsi anni in Italia, negli USA e nel Regno Unito, teoricamente consisterebbe nell’erogare fondi agli studenti in difficoltà dando loro la possibilità di restituire il
denaro negli anni, ma praticamente aggrava solamente i debiti già consistenti delle
famiglie, indebitando gravemente anche gli studenti verso le banche; mentre il liceo
quadriennale, invece, sarebbe soltanto l’ennesimo sfregio al nostro sistema scolastico,
già mutilato in qualità e quantità negli anni, poiché andrebbe a tagliare non solo un
intero anno di studi, ma anche a ridurre o eliminare materie come filosofia e storia
dell’arte dall’iter istruttivo. Nell’intervista cui stavamo facendo riferimento, la Giannini aggiunge anche di voler abolire gli scatti di anzianità per i docenti, dicendo di avere
l’intenzione di iniziare a ragionare «per merito e valutazione». I sindacati, al fronte di
tali interventi, si sono subito dichiarati contrari all'abolizione degli scatti, ritenendoli
l’unico modo per recuperare il potere d’acquisto dei salari più bassi d’Europa, quelli
italiani, con il contratto di categoria bloccato dal 2006. Rete della conoscenza ed altri
sindacati studenteschi hanno iniziato ad attivarsi, e, nelle prossime manifestazioni al
MIUR, gli studenti e la piazza si opporranno a ciò, così come all’anticipazione ad aprile
dei test universitari solitamente svolti a settembre. Un nuovo personaggio ambiguo
dunque nel mondo dell’istruzione italiana: cambierà qualcosa? Poche sono le speranze.
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accettato da sempre le piccole offerte, ma per
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Si ringraziano: tutti i
ragazzi che hanno richiesto
il giornale, tutti coloro che
l’hanno scaricato e lo stanno leggendo, tutti gli sponsor che hanno collaborato
alla stampa della copia
cartacea. Si ringrazia ogni
“giornalista” che ha scritto,
fotografato, illustrato
insieme a noi; ogni genitore
che ha diffuso il nostro
progetto, ogni persona che
ci ha aiutati, ogni nostro
sostenitore. Grazie a tutti.
E un ringraziamento speciale va ad Alessandro e Gennaro, per l’aiuto “tecnico”.
Hanno partecipato:
Christian D. Soriano, Maria Perfetto, Davide Pascarella, Sabatino R. Esposito,
Francesca Cuozzo, Valentina Terracciano, Antonella
Santoro, Mariarosaria Arena, Alcatraz, Francesco Esposito.
C.i.p.
C HI È IL NUOVO MINISTRO DELLA ( D ) ISTRUZIONE ?