Langobardorum

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Langobardorum
PONTIFICIA UNIVERSITA’ LATERANENSE
Facoltà di S.Teologia
Istituto Superiore di Scienze Religiose
“Ecclesia Mater”
“ La Via Sacra dei Longobardi “
Elaborato per il corso:
“Il Pellegrinaggio nella Vita della Chiesa”
Studente: Seri Ercole
Docente: dott. Francesco Mattiocco
Anno Accademico 2008 – 2009
LA VIA SACRA DEI LONGOBARDI
La Via Sacra dei Longobardi, propriamente detta, collegava direttamente la capitale longobarda Benevento, capoluogo dell’omonimo Ducato da essi fondato, al Santuario di S. Michele sul Gargano, alla Grotta dove si tramandava che Egli sia apparso. Nasceva dunque come una meta di pellegrinaggio a corto raggio. Noi indirizzeremo la nostra attenzione su questo specifico percorso anche se tale Via, in un’accezione terminologica più estesa, veniva a raccordarsi, in un percorso di pellegrinaggio che iniziava da Mont Saint Michel in Francia, attraversando in pratica tutto il territorio longobardo in Italia. I Longobardi, da cui prese il nome questa Via, inizialmente di religione ariana, occuparono la Penisola nell’anno 568. Occupando prima la Val Padana, eleggessero al Nord la loro capitale in Pavia, e scesero, seguendo la dorsale appenninica, in Toscana, e, di là, si diffusero nei territori di Spoleto e di Benevento. Essi diventarono cattolici nel 598. I Longobardi occuparono dunque rapidamente l'Italia centro‐settentrionale, organizzandosi in una serie di ducati sottoposti all'autorità centrale di un re (Regno che venne meno nel 774) che risiedeva nella capitale Pavia, ma ebbero più difficoltà a filtrare in Italia centro‐meridionale, dove comunque fondarono, nei territori più a Sud, due ducati, a Spoleto, e a Benevento, fondato sotto la guida di Zottone. Soprattutto il ducato di Benevento avrebbe goduto di una notevole (nella cartina
qui sotto, il
territorio
longobardo è
in azzurro)
indipendenza, ma si sarebbe comunque sempre rapportato al regno longobardo nel nord, con cui condivideva costumi, ordinamento sociale, religione e identità 'etnica'. Con la dominazione longobarda, la via sacra dei longobardi ( detta anche,via francigena del sud) acquista una valenza nazionale e si svilupperà tanto da divenire un'importantissima meta di pellegrinaggio per tutta la cristianità, testimone di tante avventure, di tante espiazioni, soprattutto a partire dal secolo XI. la Via Sacra dei Longobardi fu uno degli itinerari maggiormente percorsi dai pellegrini, (= la parola pellegrino si pensa derivi dalle parole latine “per” ed “ager”, per cui egli è
colui che attraversa i campi) insieme al santuario di Santiago di Compostela, le Tombe degli Apostoli in Roma e il Santo Sepolcro in Terrasanta. E’ noto che quello di San Michele era nel Medioevo tra i maggiori luoghi di culto, tanto da essere compreso nel Trittico Deus, Angelus, Homo, dove Deus rappresentava il Sepolcro di Gesù a Gerusalemme, Angelus quello dell’Arcangelo Michele sul Gargano e Homo quello di San Pietro a Roma e San Giacomo di Compostela. La Via Sacra dei Longobardi è l’antica strada dei pellegrini che ‐ provenienti dal Tavoliere settentrionale ‐ cominciarono a salire sul Gargano dalla valle di Stignano che costituisce l’imboccatura sud‐occidentale del promontorio. La strada prosegue attraverso le città di San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo e Monte Sant’Angelo rasentando i rilievi più alti del Gargano, Monte Celano, Monte Nero e Monte Calvo. Termina il suo corso dopo Manfredonia nel centro del Tavoliere assolato. Il nome di tale itinerario religioso deriva dal rapporto che vi fu tra il popolo dei Longobardi e questa terra del Gargano. I Longobardi furono i più fedeli ed entusiasti devoti di San Michele e diffusori del suo culto in tutta Europa. Questo ha conferito alla “Via Sacra Longobardorum” una singolare apertura alle popolazioni italiane e straniere più disparate. Nel medioevo, questa strada che metteva in collegamento molti luoghi di culto, era una delle grandi vie di pellegrinaggio. L'enorme sviluppo del culto micaelico (= di S.Michele) sul Gargano è indissolubilmente legato alla comparsa, appunto, nel Sud Italia, alla fine del VI secolo, dei Longobardi, che in quel territorio, fondarono, come detto, il Ducato di Benevento, da cui cercarono a più riprese sbocchi al mare, verso il Tirreno e verso l'Adriatico. Nelle loro espansioni si spinsero più volte sino a Siponto, (=Siponto, in latino, Sipontum, fu un'antica città e porto dell'Apulia ‐ corrispondente all'attuale Puglia ‐ ed attualmente è una frazione di Manfredonia (FG). Inglobata nella città, dista circa 2 km dal centro storico. Attualmente è un rinomato centro balneare conosciuto come Lido di Siponto) in quel periodo sotto la dominazione bizantina e da qui entrarono in contatto con il culto di S.Michele. Paolo Diacono (storico longobardo nato a Cividale poco dopo il 720) , in un epitaffio, ricorda il fervore devozionale della regina Ansa, moglie di Desiderio (ultimo Re longobardo), e la sua febbrile attività nel costruire, lungo la Via Sacra, xenodochi (=Lo xenodochio (xenodochium) era una struttura di appoggio ai viaggi nel Medioevo, adibita ad ospizio gratuito per pellegrini e forestieri) e ospizi per i pellegrini ammalati e stanchi, in viaggio verso la venerabile grotta angelica. Questa strada univa, come detto, direttamente Benevento a Monte Sant'Angelo, ma ben presto collegò l'Europa occidentale con la Terra Santa, tramite i porti di Brindisi e di Otranto. Il Gargano divenne così uno dei centri della spiritualità medievale cristiana. Rappresentò un "punto focale" nel processo di cristianizzazione e civilizzazione. A partire dall'Alto Medioevo furono moltissimi coloro che si recarono alla grotta detta di S.Michele (a Monte S.Angelo), lasciando indelebile traccia del loro passaggio sulle pietre e sulla roccia che compongono il santuario lì posto: sulle sue strutture sono stati infatti graffiti simboli, preghiere, messaggi, segni o semplici nomi (di tradizione greca, latina, semitica, sassone e germanica, a testimonianza dell'eterogeneità dei pellegrini che qui confluivano), ascrivibili a differenti periodi storici, a testimonianza di una devozione costante, rivolta al santuario senza soluzione di continuità, con pochi altri esempi simili nel mondo cristiano. Nell'Alto Medioevo il pellegrinaggio assunse ampiezza europea, interessando soprattutto Francia, Germania, Spagna e isole britanniche: di eccezionale valore per esempio la scoperta, unica in Italia, di almeno cinque scritte con le lettere dell'antico alfabeto runico, lasciate da pellegrini anglosassoni. Il santuario divenne inoltre tappa importante sulla via che portava in Terra Santa. Molti dei pellegrini raggiungevano la grotta micaelica lungo un itinerario che, partendo dai valichi del Moncenisio e del San Gottardo, convergeva verso Pavia, capitale longobarda, e Piacenza; da qui scendeva attraverso la Val di Magra per giungere poi a Roma attraverso la Via Romea, evitando accuratamente i territorio allora sotto il dominio bizantino; dopo Roma, l'itinerario seguiva la Via Traiana verso sud. Il culto all’Arcangelo S.Michele era particolarmente sentito dal popolo longobardo in quanto nei tratti figurativi in cui Egli era stato, secondo la tradizione, rappresentato (= il piglio guerresco dato anche dallo scudo e dalla spada, imbracciati dall’Arcangelo ), essi ritrovavano le caratteristiche tipiche del loro principale dio pagano Wotan. La storia della Basilica di San Michele collocata a Monte Sant’Angelo riflette lo stretto intreccio con le vicende del popolo longobardo e non potrebbe essere diversamente. Grotta di San Michele a Monte Sant'Angelo: Difatti all’interno della basilica sulle pareti compaiono i nomi della regina Ansa, di Romualdo II, di Gisulfo II e sono una testimonianza del legame che intercorreva tra i Longobardi e San Michele. La storia delle apparizioni nella grotta (di cui parleremo) dei dintorni di quella che oggi è la cittadina di Monte Sant’Angelo, dell’Arcangelo San Michele, generò la presenza di un flusso incredibile di pellegrini ed in particolare di Longobardi che mostrarono fin da subito una profonda devozione per l’Arcangelo. L’origine del Santuario si può collocare tra la fine del V e l’inizio del VI secolo. Antiche fonti scritte ne rendono testimonianza: una lettera inviata dal papa Gelasio I nel 493/494 a Giusto, vescovo di Larino, un’altra lettera dello stesso Pontefice ad Herculentius, vescovo di Potenza (492 ‐ 496) ed ancora una nota riportata dal Martirologio Geronimiano sotto la data del 29 settembre xxxxxx. Ma è il Liber de apparitione santi Michaelis in Monte Gargano, la cui stesura risale all’VIII secolo, che ricostruisce in maniera precisa e suggestiva insieme i fatti miracolosi che diedero origine al culto dell’Arcangelo Michele sul Gargano. Esso e legato alla memoria di varie (quattro) apparizioni avvenute nel corso dei secoli, che sono narrate con straordinaria e commossa vivacità e recano testimonianza dei fatti miracolosi che qui accaddero. La prima apparizione, tradizionalmente datata all’anno 490, è quella dai contorni più leggendari e stupefacenti e viene anche indicata come l’episodio del toro. L'episodio del toro narra di Gargano, un ricco pastore di Siponto, che una sera, al rientro del gregge, si accorge della mancanza di un toro; organizzate le ricerche, il toro viene ritrovato presso una grotta, e Gargano, preso dall'ira, gli scaglia contro una freccia avvelenata che però, tornando inspiegabilmente indietro, colpisce lui. I Sipontini, impressionati dall'episodio, chiedono lumi al loro vescovo che dispone tre giorni di digiuno; alla fine del digiuno al vescovo appare l'Arcangelo Michele, che dichiara che l'episodio misterioso era stato voluto da lui per dimostrare di essere patrono e custode del luogo. E' immediata l'interpretazione dell'episodio, che simboleggia il momento in cui il cristianesimo sconfigge e sostituisce il paganesimo rappresentato da Gargano. Questa prima apparizione dell'Arcangelo si fa tradizionalmente risalire all' 8 maggio 490, come prima accennato, ma è molto probabile che l'arrivo sul Gargano del culto micaelico possa risalire alla metà o anche all'inizio del V secolo, dal momento che al periodo intorno al 490 risale la costruzione di due chiese dedicate a S. Michele, una a Larino, in Molise, ed una a Potenza, probabile riflesso della precoce diffusione del culto micaelico in quelle regioni. Alle origini, il culto micaelico era essenzialmente un culto naturale e risanatore, fondato sulle apparizione e le rivelazioni del santo, in continuità con gli antichi culti pagani e con forti influenze orientali. Infatti il Gargano, già all'epoca della colonizzazione greca e sino alla sua cristianizzazione, aveva visto la diffusione, anche in virtù della particolare morfologia dei luoghi ( selvaggi, boscosi e ricchi di dirupi ) di miti e riti diversi, molti dei quali legati alla presenza dell'acqua terapeutica e alla pratica dell'incubatio, una formula rituale consistente nel dormire nei pressi di un luogo sacro per ricevere al mattino le rivelazioni della divinità. Di questi riti precedenti si avverte un'eco nella caratterizzazione del culto micaelico. Quindi a partire dalla metà del VII secolo il santuario garganico divenne il più importante luogo di culto micaelico dell'Occidente, meta di numerosissimi pellegrinaggi di personaggi illustri e di fedeli di ogni ceto sociale, provenienti anche da terre molto lontane. D’altra parte quel territorio rappresentava il cammino finale per poter salpare per la Terra Santa. All’epoca delle Crociate il Gargano e i suoi santuari era uno dei luoghi dove più frequentemente s’incrociavano guerrieri e pellegrini. Il tracciato della “Via” è scandito di resti di cappelle votive, ospizi nei quali si ospitavano gratuitamente forestieri e pellegrini, luoghi di sosta muniti di pozzi. Alcuni di questi luoghi nel tempo sono diventati abbazie famose, come quelle di San Giovanni in Lamis, oggi convento di San Matteo e San Leonardo di Siponto; altri sono diventate delle città come San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo e Monte Sant’Angelo. . La leggenda vuole che anche San Francesco d'Assisi percorse tale Via, iniziando il suo cammino dalla basilica d'Assisi, fino a monte Sant'Angelo. L'apparizione di S. Michele sulla Mole Adriana a Roma e la fine della pestilenza invocata ed ottenuta da Papa Gregorio Magno, segnano il definitivo approdo del culto di S. Michele nella chiesa latina. Divenuto, come dicevamo, con i Longobardi uno dei maggiori luoghi di culto della cristianità, il santuario di S. Michele sul Gargano, fu meta del pellegrinaggio internazionale, una delle ultime tappe sulla via che portava in Terra Santa, coincidente nell’Italia meridionale con il percorso dell’antica via Traiana che prese da allora il nome di Via Sacra Langobardorum. Il Gargano quindi è stato sin dal Medioevo uno dei massimi centri mondiali di aggregazione religiosa, inizialmente, per via, come detto, della Grotta dell’Arcangelo San Michele. Il pellegrinaggio garganico ha avuto anche una valenza sociale e culturale: le soste convenzionali consentivano la comunicazione e la trasmissione delle diverse tradizioni. Fu proprio sulle strade del pellegrinaggio, lungo le tappe che portavano ai santuari, che si venne a creare quella che fu in tutta l'Europa l'unità della cultura. Inquadrando di nuovo l’ excursus storico, si rileva che nel periodo in esame, presto emerse una forte conflittualità tra Bizantini e Longobardi, tanto che lo scontro tra i due popoli, avvenuto nel 650, costituisce il secondo episodio delle "apparizioni" di S.Michele, che apparso in sogno al vescovo di Siponto garantì la vittoria ai Sipontini e ai loro alleati Longobardi. Questo episodio contribuì come non mai, all'inizio dello strettissimo legame tra dinastia longobarda e culto micaelico. Solo di recente sono venute alla luce numerose iscrizioni altomedievali, che fanno preciso riferimento alla religiosità e ai costumi longobardi e modificano le ipotesi della storiografia precedente. Numerosi sono anche gli interventi di ristrutturazione e di ingrandimento del santuario operati dai sovrani longobardi. Si può anche dire, in via generale, che il connubio del culto di S.Michele Arcangelo. con il popolo longobardo modificò in parte anche gli stessi caratteri del culto, dal momento che con i Longobardi, popolo tradizionalmente guerriero, si preferì l'immagine del Santo come capo delle milizie celesti, guerriero e patrono dei combattenti. Di certo comunque, si può anche dire che la devozione per l'Arcangelo, di contro, portò alla rapida conversione del popolo longobardo al cattolicesimo, che risulta, cone detto in precedenza, avvenuta nel 598. La tradizione garganica, ha profondamente influenzato la caratterizzazione e la diffusione del culto del santo in Occidente, e allo stesso tempo ha contribuito a definire una comune tipologia degli insediamenti micaelici durante l'Alto Medioevo. Spesso infatti i luoghi di culto sono stati fondati in grotte naturali, in luoghi elevati e boscosi, comunque in uno scenario naturale molto suggestivo, proprio come sul Gargano. La “Via” attualmente è costituita da un complesso unitario di santuari, tra essi, tra gli antichi Santuari del Medioevo, è stato aggiunto, essendo anch’esso sul percorso, il Santuario (Tomba) di S. Pio da Pietralcina Santa Maria Di Stignano, San Matteo, San Michele, San Leonardo di Siponto e l’Incoronata di Foggia, i quali nel loro insieme rappresentano insieme un percorso spirituale progressivo e consequenziale. Si tratta di un pellegrinaggio di preghiera e di opere di penitenza. E’ significativo che al termine della “Via” ci sia il santuario dell’Incoronata di Foggia il quale salda il percorso devoto della Via Sacra con le strade altrettanto antiche della transumanza. Il cammino di conversione inizia con la benedizione di Maria Santissima di Stignano, prosegue nel segno di San Matteo, S.Pio (da Pietralcina), San Michele e San Leonardo”nostri avvocati”, termina con l’abbraccio dolcissimo della Madonna Incoronata di Foggia. La Madonna di Stignano è la “Paradisi Porta” attraverso la quale Dio dona agli uomini il suo Figlio unigenito, Gesù nostro fratello e redentore ed esorta i pellegrini a vivere le promesse battesimali seguendo le orme di Cristo: “fate quello che egli vi dirà”. San Matteo col suo vangelo rappresenta la via della parola di Dio. San Pio e San Leonardo sono esempi splendidi di uomini che hanno seguito fino in fondo il Vangelo. La Grotta di San Michele è il punto culminante dell’itinerario spirituale del pellegrino, dove l’uomo si trova solo con la sua coscienza, sospeso sulla montagna fra cielo e terra, pronto a dire a Dio e agli Angeli suoi un “si” o un “no” semplice e definitivo. (8 Maggio: Celebrazione religiosa, a Monte S.Angelo, in ricordo dell'apparizione di san Michele) 8 Maggio: Celebrazione religiosa in ricordo dell'apparizione di san Michele La Vergine Incoronata di Foggia rappresenta ancora la “Porta Felice del Cielo” attraverso cui gli uomini, finalmente pacificati, entrano nella casa del Signore. Prospetto del percorso per i vari Santuari  Santa Maria di Stignano:  San Matteo a San Marco in Lamis:  Tomba di Padre Pio a San Giovanni Rotondo:  San Leonardo di Siponto a Manfredonia:  Santuario dell'Incoronata a Foggia: . Una Considerazione conclusiva L’antico pellegrinare nella “via sacra dei longobardi”, come tutti gli altri percorsi di pellegrinaggio, che ha coinvolto per secoli, moltitudini di persone appartenenti a tutti i popoli europei, oltre ad aver contribuito, negli inevitabili scambi interpersonali, a diffondere e a rendere omogenea una stessa cultura nel continente, dimostra anche qualcos’altro di molto importante: i pellegrini in cammino per raggiungere i grandi santuari della cristianità, si muovevano mossi da intenti spirituali comuni, nella stessa fede con gli stessi sentimenti di devozione. Quindi ciò dimostra inequivocabilmente quanto le radici cristiane siano alla base dell’Europa e abbiano contribuito ad unificare, nel comune sentire, l’Europa stessa. Tanto più ciò oggi che tali radici vengono disconosciute, è necessario che, in sintonia con quanto proclama il nostro Pontefice, venga sottolineato. L’Europa presente, ma soprattutto quella futura,nelle generazioni che verranno, non potrà prescindere da queste comuni radici, salvo sconfessare la propria natura.