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Il fatto del giorno
lunedì 4 agosto 2014
di Cristina Ferrari | Fotoservizio di Pablo Gianinazzi/Ti-Press
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Il fatto del giorno
lunedì 4 agosto 2014
di Cristina Ferrari | Fotoservizio di Pablo Gianinazzi/Ti-Press
Dopo la levata di scudi in alcuni condomini del Luganese dove si esercitava la professione
‘più antica del mondo’ diamo la parola a loro, alle prostitute, alla ricerca di una non facile stabilità fra leggi in divenire, casi d’abuso e regole, anche morali, mai del tutto chiare
‘Soddisfiamo un desiderio’
Ci sono lucciole, ma anche formiche.
Donne che mettono il loro corpo alla
mercé di facili guadagni (spesso viziate
da problemi di droga e disadattamento) e professioniste del sesso che pagano tasse, senza conti sospesi, neppure
con la vita. Nell’occhio del ciclone le
une (è stato il recente caso di via Canevascini a Lugano), nel discreto parterre
dei loro appartamenti le altre.
«Non posso che approvare l’intervento
dell’autorità a Besso e i controlli della
polizia – preme subito chiarire ad Angela (il nome è di fantasia per tutelarne
la privacy), prostituta quarantacinquenne di origine svizzerotedesca con
attività nel Luganese –. Queste donne
vengono dall’estero, dall’Italia in particolare, e ci rubano i clienti senza mettersi in regola, diversamente da chi,
come me, si annuncia all’albo preposto.
Sono donne che prendono semplicemente il loro bottino di soldi e se ne
vanno...». Una professione che attira
molto interesse: «È necessario che ci sia
chiarezza e correttezza – non manca di
puntualizzare la nostra interlocutrice –.
Sappiamo bene che qui vi sono molte irregolari che lavorano abusivamente. È
il caso di una donna che annunciatasi
“passa” l’appartamento e il mestiere a
un’altra prostituta non in regola, ricavandone un guadagno indiretto».
Il caso di Angela che incontra i
suoi clienti in un appartamento
dove i rapporti con i vicini sono
‘stranamente buoni’
Prostituta, serena di esserlo. Nessun
peso sullo stomaco, né di giorno né di
notte, per Angela. La sua è stata una
scelta consapevole, libera da costrizioni e condanne sociali: «Vorrei solo che
ci si dicesse, una volta per tutte, dove
possiamo esercitare in santa pace. Lontane, si vorrebbe, dalle scuole, dalle
chiese, dagli ospedali; in una città piccola come Lugano trovare un posto per
noi diventa, capisce, difficile... Senza
contare che la nuova legge stenta, ormai da anni, ad essere scritta...».
Fra futuro e passato, dunque. Angela
prostituta lo è diventata solo in età matura. Seduta a una scrivania ieri, sdraiata in un letto su cui soddisfare diversi
desideri oggi: «Il mio era un lavoro
“normale” – risponde con scioltezza
alle nostre curiosità –, poi adulta ho vissuto un cambiamento nella mia vita
che mi ha portata a perdere la voglia di
rimettermi in gioco, insoddisfatta dei
corsi di riqualifica per l’ufficio e desiderosa di altro». Stuzzicata dai consigli di
un’amica più “sveglia” decide così di
“investire in sé stessa”: «Questa attività
ti permette di autogestirti, di essere indipendente. E io ho subito preso la palla
al balzo!».
Nessun legame affettivo: Angela non è
sposata, non ha figli né parenti stretti.
Donna al bacio!
Incontra i suoi clienti nell’appartamento a disposizione. Diversamente dai
casi venuti alla ribalta nelle scorse settimane Angela ammette «stranamente
di non avere alcun problema con i condòmini. Abito da oltre quindici anni in
questa palazzina e prima di iniziare
questa professione, circa dieci anni fa,
non facevo già una vita da santa, ricevevo i miei amici, mi divertivo. Sono sicura che le famiglie che abitano qui sanno
che faccio questo... Ma anche nelle riunioni condominiali nessuno ha mai
avuto da ridire per qualcosa».
Angela del resto ha fatto della discrezione la sua arma vincente. Non riceve
dopo mezzanotte (i panni sexy e ammiccanti li veste fin dalle dieci del mattino), è rispettosa del silenzio e della
quiete dei vicini («non cammino con i
tacchi alti e chiudo piano la porta»). Soprattutto non manca di avere le antenne sempre ben alzate: «Nel nostro lavoro si finisce per diventare psicologhe –
ci spiega i contorni di un mestiere confrontato spesso con l’imprevisto –, riusciamo a capire al volo, già al telefono,
dalla voce e dalle domande che fa, che
tipo di cliente andiamo a incontrare, se
cioè è una persona seria e responsabile
o un coglione che vuole far perdere
tempo o tirare il prezzo e con cui alla
fine non si combina niente. Nei primi
due minuti capiamo già che questo è...
uno sì o uno no!».
Nessun desiderio di “entrare in società”
con altre ragazze: «Sto bene da sola, è
l’ideale. Avere altre in appartamento significherebbe maggiore disturbo e rumori». Prettamente ticinese la clientela: «Gli italiani, purtroppo, sono andati
via per la crisi, già qualche anno fa» riporta le recenti “statistiche” Angela.
Svariati i servizi richiesti: «Qualcuno
che fa due chiacchiere in più c’è – ammette rapporti in parte slegati dalla fisicità –, ma principalmente lo sfogo
sessuale rimane quello. C’è chi magari
predilige i giochi di ruolo o cose più fantasiose (soprattutto in Svizzera tedesca
dove opero alcuni mesi l’anno), che preferisce una cosa piuttosto che l’altra,
ma qualcuno che ti paga solo per star lì
ad ascoltare è già raro!». Estesa anche
la forchetta relativa all’età della clientela: «Dai 25 anni in su, arriva di tutto –
sorride ai nostri preconcetti Angela – di
ogni professione, sposati e non. Qualche prete? Nessuno si è mai presentato
con l’abito talare...». Sono piuttosto i
tanti Marco, Luca, Andrea, nomi “per
necessità” che i clienti scelgono per celare le loro frugali visite. In questi luoghi per entrare non serve un documento d’identità. Discreti, magari camuffati
con occhiali e berretto, entrano e se ne
vanno circondati da un alone di mistero: «Il cliente stesso non vuol essere riconosciuto ed è molto attento a non
fare rumore. Quanto a me non voglio
certo avere casini».
Gli affittacamere?
‘Persone senza cuore!’
«Finalmente, possiamo dire la nostra!».
Ha una voce squillante Ana (anche qui
il nome è di fantasia in quanto ci è stato
chiesto di non indicare le esatte generalità) quando ci risponde al telefono. È
metà pomeriggio di una giornata uggiosa a Locarno e la prostituta non ha
ancora ricevuto clienti. Italo-brasiliana,
«non più ragazzina», come ha voluto
farci notare, è in Ticino solo da un paio
d’anni. Emigrata «per bisogno, perché
prima non ho mai fatto questo... La vita
è così, mia cara!».
Perché la scelta della Svizzera?
È dovuta all’improvvisa morte del mio
compagno con cui convivevo in Italia.
Ha avuto un infarto e io sono rimasta
sola, senza nulla. Nella penisola, purtroppo, un po’ per questa crisi non sono
riuscita a trovare un lavoro. Qui da voi,
la nostra professione è riconosciuta ed
è, in parte, più facile. Lo so, non è bello
fare la prostituta, però che ti devo dire,
devo vivere... Mi chiedo solo perché non
possiamo essere indipendenti veramente... Questa, da qualche mese, è stata la mia scelta e ne sono contenta. Non
volevo più essere sfruttata, da nessuno!
Si riferisce agli ‘affittacamere’?
Gli affittacamere sono solo dei magnaccia legalizzati! Quando si lavora da sole
non si dà fastidio a nessuno, mentre se
si è più ragazze in un solo appartamento il condominio non avrà mai pace. C’è
anche la questione dei costi: un affittacamere può arrivare a chiedere anche
600 franchi la settimana. In questa palazzina tutti mi vogliono bene, non ho
mai avuto problemi con nessuno. Da
parte mia, mi gestisco da sola, ho diminuito il numero di clienti e non lavoro
più giorno e notte per “questi”. Dopo le
23 chiudo e tutto è tranquillo, non c’è
viavai...
Purtroppo non è sempre così.
Avverte anche nel Locarnese questa
difficoltà di pacifica convivenza?
Se una donna ha un permesso B, se è residente in Ticino, perché non lasciarla
stare tranquilla? Quelle che sono qui
abusive, che ci rubano ogni giorno il lavoro, dovrebbero andarsene e lasciare a
noi gli appartamenti. Il discorso è anche di igiene. Se capitano colleghe pulite è un conto, se ci si trova sullo stesso
pianerottolo o nello stesso appartamento con ragazze che lasciano il tempo che trovano, mamma mia, non è
davvero bello...
Chi sono i suoi clienti?
Il nostro è un lavoro così strano... Vi
sono clienti che si affezionano e continuano a venire da me, altri spariscono,
poi ne vengono di nuovi, poi ritornano
quelli che ti frequentavano... Scelgo io
quanti incontrarne: ieri ne ho avuti due,
oggi ancora nessuno, magari ho la for-
E non c’è sesso senza amore... Almeno secondo Antonello Venditti
SOGGETTI, OGGETTI E BISOGNO
I RAPPORTI CON I CONDÒMINI
Chiamiamola… società di servizi
‘Tutti qui mi vogliono bene’
«L’uomo cerca esclusivamente un piacere sessuale». Nessuno si dimostra oggetto, né chi lo dispensa – è l’opinione di
Angela – né chi lo riceve. «Dietro c’è forse la non volontà di esprimere certi desideri alla propria compagna, moglie o
fidanzata che sia. È un uomo spesso
che non vuole discussioni e che quindi
viene da una come noi... Non siamo perciò oggetti, ma soddisfiamo semplicemente un desiderio. Siamo una società
di servizi. Io la vedo così! Come si va dal
fisioterapista per mettere a posto qualcosa: lì magari si spera di rimettersi in
piedi senza più dolori, qui la soddisfazione è garantita. È un servizio che si
dà alla clientela».
Mai sentita usata? «No – ribatte convin-
LA TESTIMONIANZA
ta la professionista –, c’è sempre qualche cafone, qualche stronzo che pretende di dirigere, di comandare, ma
quei tipi lì li sistemiamo fin dall’inizio
del rapporto». E l’amore? «È rarissimo
che un cliente perda la testa per noi – ci
dice Angela – forse a me è capitato una
volta...». Chiaro, diversamente, il canale
marketing attraverso cui far conoscere
la propria disponibilità: «In passato ho
fatto pubblicità sui giornali dove era
permesso, oggi soprattutto tramite internet». Dai canali più tradizionali
(quando sui quotidiani poteva essere
pubblicata anche una foto molto esplicita) alle comunicazioni online, facili
da raggiungere attraverso gli aggiornatissimi motori di ricerca.
«Ho avuto una paura tremenda che non
mi accogliessero come avrei voluto...».
Ana ci racconta la sua personale esperienza, fatta di un appartamento in un
condominio della cittadina sul Verbano. «Sapevo che qualcuno in passato
aveva detto di non voler tollerare prostitute nella sua casa, invece poi sono arrivata io. Senza arroganza e con umiltà,
ed ora tutti mi vogliono bene. Per questo mi sento molto fortunata per aver
trovato questo posto. Nel condominio
tutti mi salutano, ai primi tempi il vicino mi chiedeva anche se andava tutto
bene. Si è creata una certa confidenza,
probabilmente perché hanno visto che
sono una persona tranquilla, che non
disturba nessuno, che segue le regole
del condominio e del quieto vivere.
Dopo una certa ora non prendo più
clienti, chiudo la porta e vado dritta a
dormire. E a questo punto che fastidio
do?».
Il passato più triste è, dunque, ormai
alle spalle. «Grazie a Dio, io solo so cosa
ho passato in mano a questo affittacamere... Non te lo dico... Un incubo! Troppo brutto, troppo brutto...». Oggi la scelta di vivere da sola e gestire l’agenda degli appuntamenti hard è solo nelle sue
mani. Ana si dice serena, anche se il desiderio di tornare a una vita più normale è sempre dietro l’angolo: «Ora ho
meno spese rispetto a quelle che dovevo affrontare con l’affittacamere, così
ho scelto di lavorare anche meno».
Mi metto qualcosina di pratico...
tuna che più tardi ne arriva uno che mi
dà qualcosa in più... Soprattutto sono
sposati, persone “particolari”, spesso
piene di paure. Circa la nazionalità,
sono molti meno gli italiani. Io penso
che sia per via della crisi. Ho molti più
clienti ticinesi e della Svizzera interna,
di Zurigo.
Quali le sue tariffe? Sono fisse o dipendono dalle diverse prestazioni?
La mia tariffa parte da 150 franchi. Ho
anche creato un bell’ambiente, tutto è
carino e accogliente. Se faccio tre clienti al giorno sono a posto. Non posso di
più: se chiedi 200-400 nessuno arriva.
La crisi ha perciò colpito anche il
mercato del sesso?
Mamma se ha influito! Le tariffe sono
precipitate. Ci sono uomini che ti offrono anche 50 franchi, e non solo a me.
Chi 80-100. Ma io non posso andare sotto, ho tante cose da pagare, rispondo io.
Costa quasi di più una donna delle pulizie? Se avessi trovato un posto come si
deve sarei subito andata a lavorare! Invece, quando ancora ero in Italia, tramite una cooperativa, per fare le pulizie
mi pagavano tre euro la mezz’ora. Sarei
certo stata più rispettata. La vita di una
donna che fa questo mestiere, la meretrice, come me, se esce fuori dal suo appartamento fa spesso schifo. È una vita
orrenda. Io, ad ogni modo, sto cercando
qualcosa di diverso...
Come è arrivata alla prostituzione?
Ho cercato su internet e ho trovato subito la proposta di un affittacamere,
uno svizzero; dall’Italia mi sono così
trasferita in Ticino. Dopo questa bruttissima esperienza ho deciso di mettermi in proprio. Gli affittacamere sono
una cosa schifosa; per lavorare in una
sua casa dovevamo pagargli ogni quindici giorni fra i 2’000 e i 2’500 franchi.
Mi par di capire che senza lo sfruttamento, il vostro sarebbe un lavoro
come un altro...
Gli affittacamere si dovrebbero eliminare! Perché il governo non ci dà la possibilità di occupare quei posti liberi, discosti dalla città? Darci la possibilità di
avere una licenza chiara, così che non
disturberemmo la quiete di nessuno?
Una da sola non fa casino. Sappiamo
bene che nei condomini c’è gente che si
alza presto la mattina per andare a lavorare e di notte vuole stare tranquilla e
godersi il sonno. È giusto, non è vero?
Perché si deve chiudere un occhio sugli
affittacamere? Noi paghiamo già le tasse, perché dovremmo pagare anche
questi personaggi che non dichiarano
nulla e non ti danno neppure la ricevuta? Se gliela chiedi, te ne fanno una da
150-200 franchi! Il resto tutto in nero...
Sono proprio gentaglia, persone senza
cuore, delinquenti.
Legge e revisione:
tempi ciclopici
Le lontane origini
di un fenomeno
È risaputo che il tema della prostituzione – come ha evidenziato nel gennaio
2013 il Consiglio di Stato nel messaggio
di revisione della Legge sull’esercizio
della prostituzione (del giugno 2001) –
“è da sempre un argomento assai controverso per le sue implicazioni morali,
culturali e di ordine pubblico. Le condizioni di abbandono e di miseria sociale
e morale in cui spesso decade il fenomeno della prostituzione impongono
misure che tutelino la dignità e i valori
della persona umana nella sua libertà
di determinazione e, inoltre, prevengano le cause di un diffuso allarme per
l’ordine pubblico e la sicurezza”. Belle
parole. Ma la revisione stenta.
Prescindendo dall’attività di adescamento, esercitata storicamente nei cosiddetti “night club” (anni 70-80), i primi riscontri relativi all’attività della
prostituzione di una certa consistenza
negli esercizi pubblici si sono registrati
alla fine degli anni 90, in modo particolare a Lugano, Locarno e Bodio. Si era,
infatti, constatata la presenza massiccia di giovani donne di nazionalità straniera, provenienti dal Sud America e
dall’Est europeo che, sotto le mentite
spoglie di “turiste”, praticavano la prostituzione in camere adiacenti a esercizi pubblici, adescando i clienti. Erano
invece entreneuse o in gergo più spiccio
puttane, donne di facili costumi.
Trucco, profumo e parrucco