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Rielaborazione del testo ALESSANDRA VENTURELLI, “Scrivere: l’abilità dimenticata”, Mursia
ANALISI DELLA SITUAZIONE INIZIALE
Se si considera come sono andate cambiando negli ultimi decenni le abitudini dei bambini, dalla routine
quotidiana ai giochi più comuni, si è sorpresi di come tutto concorra verso la direzione di uno scarso utilizzo
delle mani e particolarmente delle attività che coinvolgono la manipolazione e l’opposizione pollice –
indice. (pag. 7)
“La mano parla al cervello altrettanto certamente come il cervello parla alla mano. Il movimento volontario
è la base del pensiero e dell’azione volontaria, il meccanismo sottostante attraverso il quale emergono le
coordinate fisiche e psicologiche dell’io. Per gli esseri umani, la mano ha un ruolo speciale
nell’organizzazione del movimento e nell’evoluzione cognitiva umana.” (pag. 9)
Oggi in Italia la scrittura vive di luce riflessa, poiché l’insegnamento verte più che altro sugli aspetti
linguistici (fonologici, alfabetici, ortografici e lessicali) della scrittura, molto meno sui parametri esecutivi
considerati spesso marginali. In pratica la preferenza viene data alla lettura e al riconoscimento fonema –
grafema, agli aspetti percettivi e visivi che consentono di discriminare le lettere tra loro e alla capacità di
sillabazione che guida prima a riconoscere e poi a ricostruire gli elementi costitutivi delle parole.” (pag. 82)
Questo stato di cose contribuisce a determinare un aumento delle DIFFICOLTA’ ESECUTIVE DI SCRITTURA
MANUALE: “Le scritture che presentano carenze esecutivo non sono, semplicemente quelle che
manifestano un ritardo rispetto alla normale maturazione grafo-motoria per quell’età, bensì si tratta di
scritture con peculiarità tipiche generalmente caratterizzate da: pessima organizzazione della pagina, mal
destrezza esecutiva del gesto, errori di forma e di proporzioni. Inoltre, ciò che contraddistingue tali grafie è
che, a differenza delle altre scritture che tendono a migliorare con l’età e con l’esercizio, esse mostrano
l’inclinazione contraria, cioè a peggiorare con gli anni e quanto più aumentano le richieste di rapidità e di
prolungamento nel tempo dell’attività grafica.”
IDEA DA RIMUOVERE
La scrittura è considerata un’occupazione scolastica abituale, una competenza di base puramente
strumentale, in fondo facile e persino banale, che si ritiene non richieda un insegnamento specifico ma solo
pratica e lungo esercizio. Questo rischia di inchiodare molti bambini alle loro difficoltà più o meno gravi, a
qualunque età e in qualunque classe queste difficoltà si manifestino in modo tangibile. (pag. 4)
IDEA DA PROMUOVERE
Si tratta invece di una attività motoria molto specializzata che comporta l’uso di una sola mano scrivente
(mentre l’altra mano offre solo un sostegno per la stabilità del foglio) e che richiede tutta una serie di
competenze grafo – motorie su come formare e collegare le singole lettere, collocarle nello spazio grafico
secondo precise convenzioni, controllando a livello visivo la punta della biro che si muove sul foglio.
Quando scriviamo a mano c’è un rapporto diretto tra sequenza di atti (processo) e prodotto ottenuto per
cui la nostra esperienza coinvolge tutti i sensi: quello uditivo (fonema da trascrivere), quello visivo, quello
tattile e cinestesico secondo un preciso controllo spazio – temporale.
Sarebbe utile superare l’idea che qualsiasi prodotto grafico debba essere comunque accettato in nome del
rispetto della spontaneità del bambino
Più che curarli occorre prendersi cura di loro. Scrivere è un’arte, un’abilità complessa di tipo convenzionale,
che richiede l’acquisizione di una motricità specializzata, di un lungo esercizio e apprendistato, di una
tecnica che si impara solo se qualcuno ce la insegna accuratamente, pazientemente, altrimenti è come
strimpellare tasti a caso su una tastiera, senza sapere come si suona un pianoforte (pag. 5)
E’ necessario definire dei prerequisiti ben definiti a livello grafo – motorio per la fine della scuola
dell’infanzia, affinché gli alunni arrivino preparati alla scrittura alla scuola primaria. Questo per evitare che
gli insegnanti della scuola primaria siano disorientati o impreparati a cogliere i segnali di possibile difficoltà
grafo – motorie.
Nell’apprendimento della letto-scrittura, gli aspetti linguistici e quelli esecutivi non sono in competizione,
ma sono altrettanto importanti per un buon apprendimento della scrittura, sono complementari: il mezzo è
importante tanto quanto il contenuto, perché è la condizione senza la quale la comunicazione non passa.
Del resto essi rivestono aspetti diversi dell’apprendimento; sta all’insegnante curarli separatamente almeno
nelle fasi iniziali, per poi unirli a tempo debito.
La sfida è COME PREPARARLE ENTRAMBE ACCURATAMENTE E IN MODO PROGRESSIVO, AFFINCHE’
VENGANO POI ASSIMILATE E GRADUALMENTE INTEGRATE NEL BAMBINI CONSIDERATO UN TUTT’UNO
MENTE E CORPO.
Secondo Venturelli, per un buon apprendimento esecutivo, le attività di pre-grafismo prima e di corsivo poi
andrebbero presentate precocemente e, all’inizio separate da quelle di corrispondenza segno-suono, senza
quindi possibilità di interferenza con le prime. Solo quando i bambini avranno raggiunto un’adeguata
padronanza e sicurezza grafo-motoria del corsivo, si utilizzerà questo carattere nelle attività scritte
quotidiane, integrando quindi l’aspetto esecutivo con gli aspetti linguistici della scrittura che erano stati
trattati separatamente , attraverso l’iniziale scrittura in stampato maiuscolo.
GLI ESERCIZI DI PREGRAFISMO
Al contrario del disegno, gli esercizi di pregrafismo hanno delle regole di realizzazione differenti per lo
stampato e per il corsivo. Occorre dunque differenziare le attività da proporre alla scuola dell’infanzia da
quelle da proporre alla scuola primaria. Si sconsiglia di usare il tratteggio nell’esecuzione delle lettere col
quale si ritiene di facilitare l’iniziale presentazione delle lettere in corsivo. Esso infatti si focalizza più sulla
memorizzazione della forma che sul movimento necessario a scrivere la lettera. Pertanto c’è il rischio che il
bambino possa scegliere un percorso alternativo sbagliando la direzione da seguire. Inoltre, molto spesso, i
bambini con minore consapevolezza emotiva e limitata abilità motoria, tendono a segmentare il tracciato
riducendolo ad una unione non lineare dei singoli segmenti, perdendo di vista il complessivo gesto grafico
che sta alla base della sua unità. Al posto dei tratteggi si suggerisce di promuovere tracciati continui
seguendo una direzione indicata da una freccia poiché il ripasso continuativo di una forma consente di
focalizzarsi sul movimento completo per la sua realizzazione, favorisce la coordinazione motoria e associa
un gesto specifico a una forma ben precisa, stimolando così l’associazione tra MEMORIA MOTORIA e
MEMORIA VISIVA. Naturalmente subito dopo il ripasso è opportuno far eseguire il tracciato in modo
autonomo per verificare l’effettivo apprendimento del movimento grafico. Il tutto è facilitato se proposto
su una linea di appoggio orizzontale che introduce alla successiva collocazione delle lettre sul rigo di base.
(fig 43 pag. 88)
Le attività di pregrafismo si dividono in due gruppi principali: I tracciati rettilinei e le forme geometriche che
servono per preparare alla scrittura in stampato maiuscolo. I tracciati rettilinei sono dapprima impostati su
quadretti da 2 cm per avere precise coordinate spaziali (alto, basso, destra, sinistra) e come unione di punti
per poi ) e come unione di punti, per poi lasciare progressivamente solo il punto di avvio e la freccia per
indicare la direzione del tracciato, e giungere, in ultimo, a far tracciare il segno o la forma geometrica senza
riferimenti avendo ormai interiorizzato il punto di attacco e la direzione del movimento grafico. Dopo gli
esercizi su quadretti di due cm si passa ad attività grafiche su quadretti da 1 cm per preparare alle lettere in
stampato maiuscolo.
Usare una tecnica di valutazione positiva che non enfatizza ciò che non funziona, ma evidenzia i progressi di
ciascuno per sostenerlo emotivamente e rafforzare il senso di autostima questo in pratica significa non
segnalare con sottolineature gli errori o correggerli, ma valorizzare i prodotti grafici ben riusciti cerchiando
in rosso le scritture ben fatte.
PROBLEMA - SFIDA
Far coincidere le attività specifiche del metodo Venturelli con la programmazione didattica dell’insegnante
e costruire attorno a queste attività un contesto motivante.
PROPOSTA
Si tratta di un metodo unitario di abilitazione – riabilitazione grafo – motoria che prevede tappe graduali e
sistematiche di intervento, secondo criteri e tecniche metodologiche coerenti, basate sulla ricerca
sperimentale. Il lavoro si basa sull’assunto che scrivere non significa copiare una forma, ma eseguire gesti
finalizzati alla produzione di forme. Ogni attività è accompagnata da precise indicazioni procedurali di tipo
grafico, ma anche prestando attenzione all’aspetto motorio, posturale, della presa dei diversi strumenti
grafici utilizzati.
Si tratta di un approccio basato sulla percezione guidata del proprio corpo, su tecniche di esecuzione dei
tracciati, su attività di pregrafismo e di corsivo strettamente collegate perché una propedeutica all’altra. Di
qui l’esigenza di promuovere nel bambino una buona percezione di sé, dei suoi movimenti, del proprio
corpo, degli stati di benessere e di malessere, dei punti di tensione che impediscono un movimento facile e
fluido e che portano ad un tracciato spesso contratto, inceppato o disarmonico avente come prodotto una
scrittura “brutta” e “incomprensibile”.
Pertanto le attività da svolgersi negli anni ponte (scuola dell’infanzia – scuola primaria) procedono secondo
il seguente ordine:
PER L’ULTIMO ANNO DI SCUOLA DELL’INFANZIA
1.
2.
3.
4.
attività psicomotorie, di motricità fine e di rilassamento;
esercizi di disegno e di pittografia;
esercizi di prescrittura per preparare lo stampato maiuscolo,
avvio alle singole lettere dello stampato maiuscolo;
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tracciati rettilinei verticali dall’alto al basso;
tracciati rettilinei orizzontali da destra a sinistra;
combinazione di linee orizzontali e verticali;
Nella scuola dell’infanzia gli esercizi per i tracciati rettilinei e le forme geometriche prevedono:
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
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linee oblique ascendenti e discendenti verso destra;
combinazione di tali linee;
movimento circolare, semicircolare e curvilineo sul quadretto;
formazione del quadrato e del triangolo rettangolo e isoscele.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
esercizi di pregrafismo per preparare al corsivo;
avvio alle singole lettere del corsivo;
esecuzione dei diversi collegamenti tra le lettere in corsivo;
copia di parole in corsivo coi collegamenti prima analizzati;
trascrizione dallo stampato maiuscolo o minuscolo al corsivo di parole e di un breve testo,
dettato in corsivo;
produzione libera in corsivo.
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tracciati scivolati;
movimenti a ghirlanda;
movimenti ad arcata;
movimenti a doppia ghirlanda.
PER IL PRIMO ANNO DI SCUOLA PRIMARIA
Nella scuola primaria gli esercizi per i tracciati di pregrafismo di avvio al corsivo prevedono:
Gli esercizi di pregrafismo che preparano al corsivo sono presentati su una rigature larga 2 cm con iniziale
indicazione del punto di attacco e con la freccia per la direzione da seguire. Questi esercizi hanno lo scopo
di incentivare alla direzione progressiva verso destra con tendenza al collegamento e alla curvilineità.
Tra gli accorgimenti contestuali alle attività proposte si consiglia di eliminare tutti i trattini iniziali inutili così
come tutti i ricci e gli abbellimenti che sono un retaggio della calligrafia e dell’uso del pennino metallico che
aveva la necessità di frazionare il più possibile il gesto. Come per i tracciati di pregrafismo, anche per l’avvio
al corsivo si segue la stessa sequenza metodologica: prima fase alla lavagna, poi ogni alunno traccia le
lettere sul quaderno a righe di classe prima seguendo le indicazioni di punto di attacco e di direzione date
dall’insegnante, copiando il modello della lettera presente già all’inizio della riga.
Molto importante è la distinzione delle tre zone grafiche: linea per gli allunghi superiori, fascia per la zona
mediana. Linea per gli allunghi inferiori.
Vanno presentate le lettere con simile struttura morfologica (forma), e gesto esecutivo (punto d’attacco e
direzioni funzionali), cioè le lettere organizzate per “famiglie”.
Terzultimo stadio: gli attacchi
Per verificare che tutte le combinazioni tra le lettere sono consolidate, si può poi completare la tabella delle
lettere combinate (fig. 62 pag. 132).
Penultimo stadio: scrittura di parole
Infine si può passare a copiare brevi parole in corsivo per rievocare in maniera sempre più autonoma
l’immagine del grafema e il suo corrispondente movimento, insieme ai diversi collegamenti tra le lettere.
Si possono introdurre anche le lettere maiuscole in corsivo già in classe prima se il livello medio è
abbastanza alto oppure in classe seconda, quando le principali difficoltà del corsivo minuscolo sono state
superate, per evitare di inserire troppi caratteri insieme.
Quanto allo script, esso non viene presentato agli alunni come modello di scrittura, senza che questo
comporti un ostacolo all’acquisizione delle capacità di lettura.
Molto importante è anche la collocazione spaziale della punteggiatura.
L’ultimo stadio è l’introduzione delle maiuscole corsive. (fig. 63 pag. 133)
L’attenzione all’aspetto esecutivo della scrittura deve restare alto anche in classe seconda: le lettere
vengono ripassate e migliorate nella precisione del gesto, si rivedono i collegamenti tra le lettere vicine, in
particolari quelli più difficili, si introduce o si perfeziona anche l’insegnamento delle lettere maiuscole in
corsivo.
LA VALUTAZIONE
Per stimolare gli alunni alla cura formale, inoltre, sarebbe utile che gli insegnanti differenziassero la loro
valutazione sulla produzione scritta di una verifica o di una “bella copia”, distinguendo tra contenuto,
correttezza ortografica e correttezza esecutiva a livello grafico.
Nell’ottica di una valutazione formativa, inoltre, che serva quindi più all’alunno che all’insegnante, è
importante sottolineare i prodotti grafici riusciti con un cerchio rosso, anziché segnalare gli errori: sono la
dimostrazione tangibile per il bambino che in lui c’è la possibilità di imparare, di riuscire a scrivere bene.
Basta lavorarci e crederci, e con pazienza e impegno, tentativo dopo tentativo, la sua scrittura diventerà
sempre più sicura e bella: un’immagine finalmente positiva di sé , non solo per se stesso, ma anche per la
famiglia e per i compagni.
Le attività di pregrafismo, sia nella scuola primaria (dove assumono carattere di rinforzo), che soprattutto
nella scuola dell’infanzia, prevedono i seguenti passaggi:
1. dal piano verticale al piano orizzontale (dalla lavagna ad ampi fogli sul banco e poi sul quaderno);
2. dalla postura in piedi alla postura seduta;
3. dal grande al piccolo(da ampi gesti nell’aria o tracciati alla lavagna ad analoghi gesti grafici tracciati
più in piccolo sul foglio);
4. dal semplice al difficile e al complesso (da forme prescritto rie facili ad altre più evolute);
5. dall’elemento singolo all’insieme di più elementi (dalla singola forma a forme combinate)
L’osservazione della situazione iniziale ha consentito di focalizzare l’attenzione sul segmento scolastico di
passaggio tra scuola dell’infanzia e scuola primaria che coincide con il periodo di preparazione e avvio alla
scrittura. Secondo le rilevazioni effettuate si è potuto osservare che, nel primo ordine di scuola si
privilegiano attività grafiche spontanee e comunque poco strutturate in un contesto di gioco, nella scuola
primaria si passa in maniera piuttosto brusca a situazioni decisamente più scolastiche , in cui gli alunni
devono stare per molto tempo seduti al proprio banco per leggere, scrivere , disegnare e in ogni caso
impegnati in attività fortemente strutturate, spesso senza essere stati adeguatamente preparati per quelle
condizioni di apprendimento.
Pr questo, uno dei principali obiettivi di questo lavoro è quello di offrire un percorso unitario di educazione
al gesto grafico tra la fine della scuola dell’infanzia e l’inizio della scuola primaria, senza soluzione di
continuità.
Necessità di fissare dei prerequisiti ben definiti a livello per la fine della scuola dell’infanzia, affinché gli
alunni arrivino preparati alla scuola primaria , “Pronti”, con le competenze necessarie ad imparare la
scrittura.
ATTIVITA’ COMUNI DA PROPORRE NEGLI ANNI PONTE
Si tratta di esercizi di educazione fisico-muscolare e di percezione spaziale.
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Esercizi di distensione (“L’albero vivo”, “L’albero morto”);
Esercizi di motricità per l’articolazione della spalla (“Il gioco del pittore”, “La girandola”, “Gioco del
mulino” con rotazione delle braccia, prima avanti e poi indietro, in modo sincronico));
Esercizi di motricità per promuovere la dissociazione dell’avambraccio (“Il tergicristalli” “Le
marionette”);
Esercizi per migliorare la motricità del polso (“Le mani che salutano”, “Le mani che ballano”);
esercizi per la separazione dei due lati della mano (“Rotazione della matita tra le dita”; “Ritaglio con
le forbici con presa corretta”, “Gioco del pianoforte”, dalla postura seduta, gomiti appoggiati al
tavolo, si finge di suonare il pianoforte con dita semiflesse , abbassando insieme le stesse dita di
ogni mano, appoggiando i polpastrelli sul tavolo, partendo dal pollice verso il mignolo; “Il gioco dei
ragnetti”, stando seduti, con i gomiti appoggiati al tavolo, dita delle mani leggermente piegate
sollevare lo stesso dito e spostare le mani );
Esercizi per la motricità di entrambe le mani (“Il giocoliere” stringere forte una pallina dura di
gomma delle dimensioni tali per cui possa essere avvolta con tutte le dita, lanciarla verso l’altra
mano che la raccoglie e la stringe forte a sua volta , “Le dita a coppie”, “Il cannocchiale”);
Esercizi di motricità per la mano scrivente (“Il gioco della gru”, “La presa della gru”, “Pronti
partenza via”);
Esercizi di percezione spaziale (“Il gioco del corpo diviso a metà”, “”Dallo spazio verticale allo spazio
orizzontale”, “Il gioco della castagna”) (pag. 116 – 120)
ATTIVITA’ SPECIFICHE PER L’ULTIMO ANNO DI SCUOLA DELL’INFANZIA
Proporre esercizi di MACROGRAFIE per incentivare la scioltezza e la coordinazione grafo-motoria , per
avviare alla gestione armonica dello spazio grafico e alla traslazione dal piano verticale al piano orizzontale.
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Cerchio alla lavagna partendo dall’alto in senso antiorario. Prima ripassando un cerchio già eseguito
dall’insegnante poi provando a tracciarlo individualmente. Variabile con i pennelli.
Cerchio con matite colorate su un foglio A3 in posizione verticale con le dita nella prensione a pinza
rispettando la direzione indicata da una freccia.
La chiocciola su grandi fogli con pennelli e poi con matite colorate, partendo dal centro verso
l’esterno sia in senso orario che antiorario ed eventualmente anche dall’esterno verso l’interno.
Esercizi di MACROGRAFIE per il primo anno di scuola primaria:
Le piste col pennello: stando in piedi riempire con il pennello ben impugnato lo spazio grafico di un grande
foglio, con delle linee continue curve o tracciate all’interno di binari tipo piste.
I fuochi d’artificio, prima alla lavagna con i gessetti, poi su grandi fogli, con matite colorate, stando in piedi,
tracciare con entrambe le mani, in modo sincronico delle linee che partono nella zona centrale inferiore
della superficie grafica, proiettate verso l’alto e verso l’esterno, a destra e a sinistra, come fuochi d’artificio.
Il giro della morte sulla linea, il doppio giro della morte sulla linea, il filo che cuce, il filo che cuce dal più
grande al più piccolo, il filo di lana crescente. (fig. pag. 155)
Le lettere dentro al palloncino (fig. pag. 156)
Il paesaggio marino. Rievocazione del tema MARE (fotografie, ricordi … )
Si lavora su un grande foglio con la linea dell’orizzonte che separa il cielo dal mare. Si eseguono tracciati
con il pennello per rappresentare i diversi elementi del paesaggio marino (onde, gabbiani, chiocciole
marine, nuvole, sole, raggi .. ). L’insegnante aggiunge al disegno gli elementi suggeriti anche dai bambini.
Successivamente vengono forniti a ciascun bambino fogli A3 e con la guida dell’insegnante e del modello i
bambini cominciano ad inserire gli elementi in base a precise indicazioni spaziali.
Il passaggio successivo è quello di riprodurre da soli gli elementi in un foglio più piccolo A4 con i pennarelli
in posizione seduta.
Sempre in classe I si comincia a lavorare su un singolo elemento alla volta che per caratteristiche di
tracciato costituisce una forma di pregrafismo preparatoria al corsivo. Ad esempio i tracciati scivolati, prima
alla lavagna con il gesso o con il pennello, poi su fogli orizzontali lavorando prima sul ripasso poi
sull’esecuzione in assenza di modello, meglio se poggiando il tracciato su una linea di base come
riferimento o su binari o strisce di carta lunghe e sottili.
L’arcobaleno e poi l’arcobaleno che si specchia nel mare rappresentano degli utili esercizi di pregrafismo a
ghirlanda. Da tracciare prima alla lavagna col dito poi con i gessetti, successivamente con i pennelli su fogli
A3 stando in piedi e poi su fogli A4 stando seduti con i pennarelli e con i pastelli. Si tratta di una serie di
archetti, 4 o 5, dal più piccolo al più grande, poggiati su una riga, da tracciare da sinistra verso destra.
L’ordine di presentazione degli esercizi di pregrafismo segue i criteri metodologici già esposti di gradualità,
sistematicità, dal semplice al complesso, dall’elemento singolo agli elementi composti (tracciato verticale,
tracciato orizzontale, combinazione). I tracciati vengono presentati a gruppi, per analogia di movimento,
con precise indicazioni per il punto di attacco, una freccia per indicare la direzione da seguire).
STAMPATO E CORSIVO
Le competenze di scrittura in stampato non sono sufficienti di per sé per affrontare il corsivo poiché
stampato e corsivo richiedono un tipo di motricità grafica completamente diversa. Inoltre nello stampato e
nel corsivo vi è un diverso uso della visione, infatti nello stampato la mano si muove dipendendo quasi
interamente dalla guida del sistema visivo, mentre nel corsivo la richiesta di integrazione visuo-motoria è
meno importante, mentre sono prevalenti le strategie cinestesiche e la guida proprio percettiva. Nella
scrittura in corsivo” la sensibilità interna secondo cui il movimento di una lettera è corretto riduce il
bisogno del bambino di controllare visivamente le dita o la punta della matita mentre avanza sul rigo.
Questa sicurezza favorisce l’apprendimento della velocità e la padronanza del corsivo. La scrittura
cinestetica tende ad accelerare naturalmente nel tempo e ad acquisire una velocità funzionale senza
ridurre la qualità della prestazione che si ottiene con il controllo visivo. Il sistema visivo è molto più lento e
meccanico per verificare la catena seriale dei movimenti della mano. (pag. 91)
Con l’insegnamento cinestesico del corsivo, si cerca di sviluppare nel bambino il senso ei cambiamenti di
direzione, usando il corpo per comprendere le direzioni verbali, ad esempio tracciando una lettera nell’aria,
prima di scriverla sul foglio. La ripetizione costante porta poi a stabilizzare e a fissare tale apprendimento,
ottenendo il massimo in efficienza con il minimo sforzo e liberando così energie per altri compiti.
La soluzione che il cervello adotta per superare la complessità di questi compiti muscolari è di
automatizzarli – di creare semplici movimenti micrometrici, memorizzarli, e ripeterli senza variazioni. Una
volta che il movimento è appreso, è necessario un minimo controllo sensoriale.
Lo stampato richiede uno sforzo a livello visivo, e dunque cognitivo, decisamente maggiore rispetto al
corsivo, tende ad essere un’attività più lenta e che affatica di più anche la mano, a causa dei continui
sollevamenti di penna dal foglio e, se usato abitualmente, quando si cerca di accelerare il gesto, spesso la
scrittura diventa poco leggibile.
Inoltre scrivere in stampato minuscolo non è utile per imparare i gesti del corsivo, in quanto lo script
presenta numerose lettere che nulla hanno a che fare con le stesse del corsivo. Inoltre lo script presenta
stacchi, sia tra le lettere ma anche spesso all’interno di lettera (“a” – “m – “ g” – “ f” ), per cui comporta
continui rallentamenti e ritocchi che non favoriscono il collegamento e la scioltezza esecutiva che invece
caratterizzano il corsivo.
Al contrario il corsivo è nato per la scrittura a mano, per l’esigenza di una grafia più spedita per gli usi
comuni, opposta a quella dritta e posata, da cui la tendenza a muovere le lettere le une verso le altre,
intrecciando collegamenti agili e sempre più personali.(pag. 93)
PER RIUSCIRE A SCRIVERE A MANO
Occorre che siano stati realizzati i seguenti tipi di sviluppo:
1. sviluppo cognitivo: riconoscere la corrispondenza tra suono e segno , fonema – grafema, ordinare
le lettere in sequenze, capacità di seguire le indicazioni dell’insegnante e cioè prestare la necessaria
attenzione, avere memoria visiva, verbale e motoria, essere animato dalla necessaria motivazione.
2. sviluppo motorio ovvero controllo della mano
3. controllo percettivo
In questa sede verranno prese in considerazione solo le ultime due variabili, ovvero lo sviluppo motorio in
tutte le sue sfaccettature e il controllo percettivo.
ABILITA’ MOTORIE
Un assunto base della motricità è che la staticità precede la mobilità: per riuscire a coordinare e controllare
bene i movimenti, tanto più quelli di motricità fine, è importante che vi sia un fulcro stabile attorno al quale
poter muovere gli arti in modo finalizzato.
Altro assunto base della motricità riguarda la legge prossimo – distale, secondo cui il controllo motorio si
sviluppa a partire dall’asse centrale del corpo, verso le estremità esterne, in direzione delle dita.
Pertanto, la successione più funzionale per l’educazione al gesto grafico prevede la cura dei movimenti
larghi della spalla, dell’avambraccio, del polso, delle dita.
Per questo, inizialmente, è utile far lavorare i bambini in piedi, in posizione eretta, davanti al foglio o,
meglio alla lavagna, con gessi che producano più attrito.
CURARE LA POSTURA
(pag. 31 a pag 38)
La postura indica la posizione del corpo mantenuta quando una persona cammina, sta in piedi, è seduta o
distesa. Una buona postura si ottiene quando c’è il minimo stress agli arti, pur consentendo una buona
funzionalità motoria, senza che si creino dolori alla schiena e alla muscolatura, in modo che il corpo resti
rilassato e privo di tensioni. D’altra parte, insegnare a un bambino il modo più comodo e funzionale per
sedersi quando si scrive riveste un ruolo importante nell’insegnamento della scrittura a mano, poiché crea
le condizioni ottimali insieme alla presa della penna per indurre un buon processo grafico a livello esecutivo
(consentendo maggiore resistenza e minore affaticamento)che, a sua volta, ha ripercussioni positive, come
precedentemente spiegato, anche sul prodotto grafico, vale a dire sulla qualità stessa della scrittura.
In secondo luogo, è utile non avere il banco ingombro di libri, astuccio, ecc. che possono restringere il
campo operativo del bambino per scrivere e indurlo a uscire coi gomiti dal tavolo, riducendo la
coordinazione dita – polso – gomito per l’avanzamento verso destra della mano.
Per prevenire questi rischi è consigliabile alternare le attività grafiche in posizione seduta con altre attività
in piedi o camminando, evitando quindi, soprattutto nella fasi iniziali di apprendimento grafico, di
mantenere la postura seduta per più di mezz’ora e comunque allungando i tempi con gradualità e
rispettando i tempi esecutivi di scrittura, soprattutto nei primi anni di scuola primaria.
Inoltre, durante l’atto di scrittura, i movimenti dovrebbero localizzarsi sulla mano scrivente (movimento
distale); quando invece i movimenti hanno origine dal gomito o dalla spalla (movimento prossimale), si
disperde molta energia inutilmente, si creano spesso tensioni lungo il braccio e il gesto grafico diventa
meno preciso.
La posizione in piedi , su un piano verticale , a un’altezza superiore a quella degli occhi, aiuta il bambino ad
appropriarsi gradualmente di una corretta postura nell’atto di scrivere. Come già detto, a livello motorio,
scrivere in piedi consente un controllo posturale solido e stabile per il busto, il collo e le spalle, tenendo
dritta la testa, liberando così l’energia che causa tensione e rigidità quando il bambino è seduto.
( ATTIVITA’)
Appare dunque evidente il vantaggio di proporre in modo costante e abituale l’uso di superfici grafiche
verticali (la lavagna, ma anche fogli, superfici lavabili …) con diversi strumenti (gessetti, ma anche spugnette
bagnate, pastelli a cera, ecc) per attività variate (disegni tracciati scivolati e di pregrafismo, forme
geometriche, singole lettere …), soprattutto durante la prima fase della scuola dell’infanzia. Questo è
quanto mai utile prima di passare alla postura seduta per disegnare o scrivere, prima cioè che si fissino,
spesso per mancanza di adeguata preparazione preliminare, posture o impugnature scorrette e poco
funzionali.
Per facilitare ulteriormente la presa della matita da seduti per scrivere o disegnare, si consiglia, dopo le
attività in verticale, di passare da attività pittoriche su grandi fogli in orizzontale, pur stando sempre in
piedi. In questo caso, la postura deve non soltanto mantenere un buon equilibrio sulle due gambe, ma deve
anche aggiungere un terzo punto di appoggio che possa offrire ulteriore stabilità: la mano non scrivente
aperta lateralmente sul foglio.
ATTIVITA’ PER POTENZIARE LA FORZA DELLA MANO O LA PRECISIONE DEL MOVIMENTO
Siccome uno strumento (matita, penna), non è che l’estensione della mano che lo usa prima di maneggiare
uno strumento grafico in modo abile come se fosse una estensione, occorre stimolare il controllo della
mano.
ATTIVITA’
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Mangiare col cucchiaio, pettinarsi, infilare le perline
Lavorare con la pasta di sale o con il pongo
Usare le mollette da bucato o le forbici
Fare il gioco della gru spostando piccoli oggetti come biscotti o caramelle da un recipiente ad un
altro con le posate per l’insalata.
Raccogliere con le dita oggetti delicati (cornflakes) senza romperli o schiacciarli.
Infilare monetine in un salvadanaio, infilare perline o maccheroni in una stringa.
Formare con le mani delle palline di mollica di pane.
MOVIMENTI DELLE DITA PER FAVORIRE LA DISSOCIAZIONE
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Spostare palline lungo una guida con ognuna delle cinque dita.
Opporre il pollice a turno con ogni dito a partire dall’indice, tenendo le dita semiflesse e contando
ad alta voce o associando il ritmo di una filastrocca.
Impostare correttamente la presa delle forbici (pag. 25)
(il pollice in un foro, il medio nell’altro, mentre l’indice, esterno ai due fori, guida la direzione delle
forbici in posizione verticale tenendo mignolo e anulare flessi e stabilizzati contro il palmo. In
questo modo, il movimento del ritaglio progressivamente rinforza la separazione delle funzioni
motorie delle due parti della mano, preparando una corretta prensione dello strumento grafico per
scrivere.)
Ritagliare cartoncini progressivamente sempre più spessi.
CURARE LA BILATERALITA’ DELLA MANO AUSILIARIA
L’integrazione bilaterale della mano non scrivente è molto importante per offrire la stabilità di appoggio sul
foglio per tenerlo fermo e consentire, quindi, la mobilità della mano scrivente che possa scorrere con
sicurezza verso destra senza urtare l’altra mano che dovrebbe quindi essere posizionata col palmo aperto,
sotto quella scrivente. La bilateralità della mano ausiliaria può essere appresa prima di arrivare alla scrittura
in diversi modi, ad esempio tenendo fermo un cartoncino quando si ritaglia.
LA PRESA DEGLI STRUMENTI GRAFICI
Soprattutto nelle fasi iniziali dell’apprendimento i bambini sperimentano diversi tipi di presa che possono
cambiare anche a seconda del tipo di attività grafica proposta (disegnare, colorare , scrivere).
E’ stato verificato che su 320 bambini senza disfunzioni tra i 2 e i 7 anni, si possono individuare tre tipi di
prese secondo tre successive fasi di sviluppo: le prese immature, le prese intermedie, le prese mature.
Le principali prese primitive o immature si presentano normalmente prima dei 4 anni, quando il bambino
tiene la matita nel palmo in una presa di forza. La scrittura con questo tipo di presa è difficile da
padroneggiare, per cui i bambini che accedono alla scuola primaria con questo tipo di presa hanno bisogno
di un intervento specialistico.
Le prese transitorie o intermedie vengono usate nel periodo intermedio tra le primitive e le mature,
generalmente tra i tre e i sei anni. Queste prese presentano movimenti che hanno ancora origine nella
spalla, ma comincia a svilupparsi una maggiore mobilità all’altezza del polso e del gomito grazie
all’appoggio dell’avambraccio sul tavolo, mentre non si rilevano ancora i movimenti delle dita. E’
importante notare che non tutti gli adulti accedono a prese di tipo maturo, infatti il 5% resta nella fase
intermedia. Generalmente si valuta funzionale una presa che consente all’alunno di completare il suo
lavoro in modo leggibile, nei tempi previsti.
La presa TRIPODE DINAMICA offre un alto livello di precisione e di controllo ed è considerata all’unanimità
dagli esperti come la più funzionale per scrivere, e dovrebbe essere incoraggiata quando il bambino è
ancora piccolo e non ha sviluppato una postura fissa di scrittura. In particolare, se un bambino si avvicina ai
4 anni di età e non mostra ancora un adeguato sviluppo della presa della matita, si suggerisce di guidarlo
direttamente in questo tipo di apprendimento, visto che la presa della penna tende a fissarsi tra i 4 e i 6
anni.
GLI STRUMENTI DI SCRITTURA
Utilizzo di matite grosse triangolari, definite ergonomiche in quanto facilitano la presa e di conseguenza il
movimento.
Promuovere l’uso dei gessetti sulla lavagna di ardesia in posizioni verticale, per promuovere una presa
matura, mentre si riscontra attualmente un abuso dei pennarelli a punta grossa. Non va infatti
sottovalutato come l’attrito e lo sfregamento provocati dal gesso sulla lavagna aiutino il bambino a dosare
la pressione da esercitare sul gessetto ma anche la forza, la direzione e la velocità richieste per migliorare
sempre di più a propria prestazione grafica.
CONTROLLO PERCETTIVO
Un ruolo particolare in questo tipo di apprendimento riveste la coordinazione visuo-motoria sebbene il
controllo visivo tenda generalmente a diminuire quanto più si sviluppano le abilità grafo-motorie. Per
allenare la coordinazione oculo-manuale, si possono proporre fin dalla scuola dell’infanzia esercizi di ritaglio
con le forbici, labirinti ed esercizi grafici in cui per prima cosa è utile insegnare a unire due punti chiedendo
al bambino di appoggiare la punta della matita sul primo punto mentre gli occhi restano fissi sul punto di
arrivo, di collegare poi i due punti con un gesto deciso in modo da ottenere un tratto deciso IN MODO DA
OTTENERE UN TRATTO RETTILINEO. In questo modo sono gli occhi che imparano a guidare la mano e non,
viceversa, a seguire cosa fa la mano. Analogamente si può quindi passare a collegamenti di più punti per
creare figure, forme geometriche o lettere vere e proprie in stampato maiuscolo, alternando gesti decisi
con soste ad ogni punto per i cambi di direzione, senza tuttavia staccare la matita dal foglio. (fig. pag.28)
Nell’ambito della percezione visiva, in relazione con gli aspetti motori è importante segnalare il Test di
integrazione visuo-motoria di K. E. Beery, considerato da alcuni ricercatori come l’indice più significativo per
predire le prestazioni di scrittura a mano. Si tratta di un test neuropsicologico che analizza la abilità
costruttive visive ed è basato sulla capacità di copiare forme e figure geometriche. Consente di identificare
problemi di percezione visiva, di coordinazione motoria e di integrazione visuo-motoria come la
coordinazione oculo-manuale. In particolare, valuta l’abilità del bambino di integrare l’immagine visiva delle
lettere e delle forme con l’appropriata risposta motoria.
ATTIVITA’
Unire due o più punti serve per migliorare il controllo oculo – manuale, vale a dire per stimolare l’occhio a
guidare il movimento della mano. A questo scopo bisognerebbe abituare i bambini a fissare il punto di
arrivo con gli occhi, chiedendo di eseguire il tracciato con decisione e con una certa velocità per ottenere
una linea retta precisa da punto a punto, come abilità di base per realizzare tutti i tracciati rettilinei, le
forme geometriche e le lettere in stampato maiuscolo. Meglio ancora se questi tracciati vengono impostati
all’interno di una cornice quadrata, come nelle attività grafiche che verranno successivamente proposte e
che consente di avere precisi riferimenti spaziali (alto , basso , sinistra, destra) per sviluppare le abilità visuo
– percettive.
SVILUPPARE IL SENSO DEL TATTO
Sempre nell’ambito dello sviluppo percettivo non va sottovalutata la consapevolezza sensoriale di tipo
tattile. Il tatto consente alla mano di percepire con accuratezza l’intero oggetto che deve essere preso,
fornendo informazioni dettagliate sulla posizione, la forma, le dimensioni, il peso e la forza necessaria per
afferrare e tenere lo strumento grafico in mano. Se il senso tattile è compromesso o non adeguatamente
sviluppato, il bambino fatica a tenere bene la matita che può anche sfuggirgli di mano e tende ad affidarsi
ad altri sensi in modo compensativo, come la vista che tuttavia richiede una maggiore attenzione cognitiva.
SCHEDE PER LA VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE
L’ intervento prevede la somministrazione di una stessa scheda in diversi periodi dell’anno per la
valutazione iniziale, intermedia e la verifica finale degli eventuali progressi e miglioramenti. La scheda si
compone di due parti: la prima che riporta i tracciati rettilinei ed obliqui e la seconda i tracciati di
pregrafismo. La valutazione degli esiti fa riferimento a dieci items suddivisi in tre macroaree:
SPAZIALITA’
-
ordine della sequenza
tenuta del rigo
simmetria
numero degli elementi
Distinzione delle grandezze
-
copia di tracciati rettilinei
copia di tracciati di pregrafismo
-
qualità del tratto
curvilineità
FORMA
MOTRICITA’
-
continuità
A metà anno i bambini compilano solo la prima parte della scheda perché per metà anno lavorano solo sui
tracciati rettilinei ed obliqui, mentre a fine anno compilano l’intera scheda. (pag.88 LETTERE IN FONDO AL
MARE)