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Con il Patrocinio di Organizzato da Area Tematica – Ruolo delle tranvie nei moderni sistemi di trasporto urbano e suburbano RETI DI TRASPORTO SU FERRO BASATE SU VEICOLI INTEROPERABILI: ANALISI DI SIGNIFICATIVI CASI EUROPEI E POSSIBILI APPLICAZIONI IN ITALIA Phd. Cristina Carnevali – Phd. Ing. Riccardo Genova Centro Interuniversitario di Ricerca Trasporti Via all’Opera Pia 11A – 16145 Genova Telefono +39 010 3532165 – Mobile +39 380 4399521 – [email protected] Telefono +39 010 3532171 – Mobile +39 329 2106152 – [email protected] Dalla fine del secondo dopoguerra ad oggi la domanda di mobilità ha subito cambiamenti profondi sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo a seguito principalmente delle mutate condizioni insediative e di lavoro. Il tempo di viaggio ha oggi assunto, insieme al comfort e alla sicurezza, un’importanza sempre maggiore, così come in continuo aumento risulta la domanda per gli spostamenti non solo dalle periferie ma dalle aree metropolitane verso le zone centrali delle città. Gli spostamenti attualmente interessano in misura sempre crescente le grandi direttrici di traffico che collegano territori comunali diversi, se non addirittura la scala regionale o interregionale. Tale fenomeno richiede adeguate risposte dal trasporto pubblico, il quale ha mostrato negli ultimi anni un interessante rilancio non però sufficiente a fornire una valida alternativa alla mobilità privata, ormai ben radicata nelle abitudini dei cittadini soprattutto negli spostamenti erratici o che richiedono “rotture di carico”. All’offerta di trasporto non si richiede solo un adeguato dimensionamento, ma anche la sostenibilità economica ed ambientale, con uno sguardo attento all’impatto visivo e all’arredo urbano. Il problema appare quindi di estrema complessità sia per le aziende di trasporto che per le amministrazioni pubbliche. L'innovazione tecnologica gioca un ruolo essenziale ed al contempo delicato, mettendo a disposizione rispetto al passato un numero maggiore di soluzioni, ma ponendo i decisori di fronte a delicati problemi nelle scelte da operare. Considerando, per descrivere il fenomeno, il settore del trasporto su gomma in Italia (urbano, suburbano ed extraurbano), con 29.759.019.835 di passeggeri per chilometro trasportati e 142.018.828.658* di posti a chilometro offerti su base annua, si rileva un dato altamente rappresentativo sia come valore assoluto che relativamente allo squilibrio modale in atto. Anche il parco di veicoli su gomma è particolarmente consistente, con 45.691 unità di cui circa 19.000 impiegati per servizi urbani; tra questi ultimi, la percentuale, in Italia, di mezzi a propulsione elettrica è ancora bassa (7%). Il materiale rotabile tranviario ammonta a circa 1000 unità, comprese quelli in fornitura per Firenze e Bergamo e considerando le vetture di Padova con rotaia centrale; i convogli per le reti metropolitane (Catania, Genova, Milano, Napoli, Roma e Torino) sono 1010. L’entità della domanda di trasporto, unita alla richiesta di lunghe percorrenze, fanno sì che la capacità di trasporto del veicolo sia il parametro di importanza fondamentale nel processo di valutazione. Nella tabella seguente si riporta un confronto tra le capacità di trasporto di diversi sistemi (ad esclusione dei servizi ferroviari), ottenuti ipotizzando una frequenza oraria di servizio pari a circa 3 minuti. Veicoli Bus/Filobus 12 m Bus/Filobus 18 m Bus/Filobus 24 m Tram Metropolitana Capacità di trasporto (pass/ora per direzione) 1.500 2.500 3.500 - 4.000 4.000 – 6.000 8.000 – 30.000 Tabella I – Capacità di trasporto dei diversi sistemi Come è possibile notare, nel trasporto su gomma l’unico elemento che influenza la capacità di trasporto è la lunghezza del veicolo, mentre risulta indifferente la trazione (termica tradizionale, ibrida o filoviaria): 1500 passeggeri ora per direzione per vetture da 12 metri, 2500 passeggeri ora per direzione per vetture da 18 metri e 3500 passeggeri ora per direzione per vetture da 24 metri. Diversa la situazione per i sistemi a guida vincolata: una tranvia urbana è in grado di trasportare tra i 4.000 ed i 6.000 passeggeri ora per direzione. Al vertice della capacità di trasporto si trovano le metropolitane, in grado di trasportare da 8.000 a 30.000 o più passeggeri/ora per direzione, a seconda del modello operativo Figura 1 - Ginevra: filobus a doppia articolazione prescelto. Da questi dati emergono due elementi significativi: innanzi tutto i sistemi tradizionali non sono dimensionati per coprire una domanda di trasporto con valore mediano compreso fra i 6.000 e gli 8.000 passeggeri per ora (sarà in seguito descritto come i sistemi Stadt-Bahn vanno a soddisfare tale requisito). Inoltre i sistemi su gomma eserciti con veicoli da 18 o 24 metri risultano altamente competitivi, dal momento che presentano una capacità di trasporto assai vicina a quella di una tranvia accompagnata da investimenti infrastrutturali pressoché assenti o comparativamente contenuti. Naturalmente non bisogna dimenticare che per raggiungere elevati livelli di servizio l’impianto fisso e la sede propria sono necessari per garantire la regolarità e la frequenza delle corse. Sistema Busvia Filovia Tranvia Metropolitana Costi infrastruttura (k€/km) 0-100 400-600 5.000-10.000 12.000-50.000 Tabella II – Costo dell’infrastruttura L’infrastruttura può avere un peso economicamente rilevante: per una filovia, con la realizzazione della linea aerea di contatto, il costo si aggira intorno ai 400-600 mila €/km, mentre per una tranvia, che richiede anche la posa dell’armamento, essi possono essere stimati in 5.000-10.000 k€/km. Passando alle tendenze in atto, la domanda di mobilità sistematica sul breve e medio raggio viene soddisfatta, in Europa, attraverso un rilancio dei sistemi di trasporto urbani e regionali su ferro in atto sin dalla fine degli anni ottanta. La medesima tendenza si registra in Italia, seppure con maggiore lentezza e senza una pianificazione di rete tesa alla completa integrazione di tutti i sistemi di trasporto a livello regionale e, talvolta, neppure di bacino. Fondamentali in tutta Europa, per la soddisfazione della consistente mobilità di scambio, sono i servizi ferroviari suburbani (SBahn, RER, S-Tog, Cercanias) che si integrano con le metropolitane. In Italia tale soluzione si va diffondendo con i servizi svolti sulle tratte urbane di ferrovie regionali o su linee di attraversamento dei quartieri cittadini più popolosi e gestite da RFI (Rete Ferroviaria Italiana); in alcuni casi (Milano, Napoli e Genova) si è inoltre ricorso alla realizzazione di linee regionali passanti paragonabili, per tipologia costruttiva, alle ferrovie metropolitane. Tali servizi ferroviari sono caratterizzati da elevata frequenza dei convogli, Figura 2 – S-Bahn di Berna per i quali viene spesso utilizzato materiale specializzato, e dall’integrazione tariffaria con gli altri mezzi di trasporto pubblico; accade sovente che vengano presentati con il nome commerciale di “metropolitane” e inseriti nelle medesime piante schematiche (anche con numerazioni analoghe, come nei casi di Napoli e Roma), ma con queste non devono essere tuttavia confusi. Il modello più avanzato e recente è rappresentato dalle “Linee S” della Lombardia che, attraversando Milano, collegano i principali centri dell’area metropolitana estesa. A fianco dei servizi ferroviari si registrano inoltre i sistemi tranviari, presenti in Italia sugli assi portanti delle grandi città, e le metropolitane (U-Bahn), che in Italia si sono diffuse con lentezza e in maniera non uniforme. I primi impianti sono stati realizzati a Milano, ove la linea 1 fu inaugurata nel 1964, e a Roma, la cui attuale linea B è stata ottenuta dalla riconversione di una ferrovia. Recentemente si sono aggiunti i sistemi di Genova, Napoli, Catania e Torino. Nuovi impianti sono progettati inoltre a Palermo e a Parma. L’innovazione tecnologica nel settore ha portato a parziali cambiamenti, quali l’adozione di ruote con pneumatici (che non ha tuttavia soppiantato la tradizionale tecnologia su ferro), la guida totalmente automatica e l’adozione delle cosiddette “porte di banchina” che rendono gli ambienti più silenziosi, puliti e sicuri, come nel caso del metrò automatico di Torino. I modelli di servizio e le modalità di trasporto fin qui descritte si rifanno tuttavia a concezioni “classiche” e a criteri maturati fin dall’inizio del secolo scorso, come Figura 3 – Linea U di Vienna dimostrato dal livello uniforme di diffusione a livello europeo. Nel frattempo la mutata domanda di mobilità sta spingendo i mondi della ricerca e dell’industria all’individuazione di nuove soluzioni economicamente ed ambientalmente sostenibili, ma soprattutto in grado di aumentare la fruibilità del mezzo pubblico anche attraverso l’eliminazione delle rotture di carico, da sempre altamente disincentivanti. La soluzione verso cui tendere è quindi l’interoperabilità, ossia l’adozione di mezzi di trasporto capaci di viaggiare su più sedi contraddistinte da tipo di guida (libera o vincolata), sistema di captazione dell’energia, sistemi di sicurezza e di segnalamento diversi fra loro. Si tratta, dunque, di sistemi “intermedi” fra più modalità di trasporto, la cui diffusione rimane condizionata dall’armonizzazione delle problematiche di esercizio. Nel dettaglio, al fine di realizzare una totale interoperabilità di veicoli e reti, vanno affrontati i seguenti aspetti: Interazione ruota-rotaia Captazione dell’energia Accessibilità e circolabilità Sicurezza Esercizio Veicoli Profilo di cerchioni e caratteristiche dei carrelli Sistemi di conversione e marcia autonoma Sagoma del veicolo Resistenza strutturale dei veicoli Dotazioni di bordo Infrastruttura Scartamento e profilo della rotaia Sistemi di alimentazione Conformazione e tipologia delle banchine di fermata Sistemi di sicurezza e segnalamento Sistemi di esercizio Tabella III – Aspetti veicolistici ed infrastrutturali per l’interoperabilità Ad oggi, diverse sono le tendenze in atto, prima fra tutte il rilancio del sistema tranviario vissuto come strumento per la valorizzazione urbanistica delle città, che attraverso esso vengono ridisegnate. Delle tranvie cittadine, che impongono al traffico privato maggiore disciplina e alcune limitazioni, viene finalmente apprezzata la capacità di valorizzare l’ambiente urbano. In particolare cresce la consapevolezza che: • il tram non sconvolge né deturpa gli ambienti urbani: i moderni sistemi di posa in opera delle rotaie consentono una manutenzione rapida e l’abbattimento di vibrazioni e rumorosità; • una tranvia non "divide in due i quartieri": si possono citare innumerevoli casi di strade di alto rilievo storico, iconografico, tradizionale e commerciale servite da tram, anche in città come Vienna, Amsterdam, Berna, Praga; • tram e pedoni possono coesistere tranquillamente: in numerose realtà europee la tranviarizzazione di arterie centrali ha coinciso con la loro pedonalizzazione, senza alcun pregiudizio per la sicurezza; • un servizio tranviario ingombra meno: un tram richiede una minore larghezza della sede rispetto ad un autobus e richiede nelle curve uno spazio trasversale minore; • il tram non penalizza il commercio: nella "Bahnhofstraße" di Zurigo, la più prestigiosa via commerciale d'Europa, transitano solo tram, e l’esempio è stato seguito da molti. Dopo anni di declino, anche laddove molte reti tranviarie erano state soppresse vittime di emergenze economiche contingenti, si assiste quindi ad un ritorno in chiave moderna di questi sistemi, sia nell'area nordamericana che nei paesi europei a partire da Francia e Gran Bretagna. Le più significative esperienze, da cui è maturata la filosofia progressivamente diffusasi in tutta Europa, sono state quelle di Grenoble, Strasburgo, Montpellier e Nizza ove il tram è stato reintrodotto nell’ambito del più ampio piano di pedonalizzazione dei centri storici e di valorizzazione dei quartieri periferici. In Italia, dove dopo le numerosissime dismissioni rimanevano solo le reti urbane di Milano, Torino, Roma e Napoli, un’intensa attività progettuale e alcuni cofinanziamenti nazionali ed europei Figura 4 – Nizza, tratta a marcia autonoma in Place Massena hanno consentito negli anni Novanta il ritorno del tram a Messina e la sua introduzione a Sassari. Altre reti sono in costruzione da Cagliari a Palermo, da Bergamo a Firenze. La prima conseguenza del rinnovato interesse nei confronti del sistema tranviario è stata l’impulso all’industria del settore che ha proposto nuove soluzioni, fra cui vanno ricordate: • la diffusione di vetture articolate, che hanno consentito di realizzare convogli di grande capacità, con lunghezze anche oltre i 40 metri; • la tecnologia del piano ribassato a livello dei marciapiedi di fermata, talora ottenuta grazie all’adozione di ruote indipendenti; • la possibilità di marcia autonoma a batteria o con captazione dal suolo, grazie alle quali è evitare, in luoghi di particolare interesse architettonico, la posa della linea aerea; • la possibilità di far funzionare le vetture tranviarie con diversi sistemi di alimentazione, sia in ambito urbano che ferroviario. Le innovazioni del settore tranviario sono state fondamentali per la progressiva integrazione con i sistemi ferroviari esistenti e con la metropolitana classica (concetto di premetrò) e la realizzazione di sistemi interoperabili, in particolare del sistema tram-treno che rappresenta uno dei più interessanti progressi in campo trasportistico degli ultimi anni e la nuova tendenza del settore. Con il termine “tram-treno” si definisce una famiglia di rotabili che effettuano servizio su tratte ferroviarie in ambito periferico o comprensoriale, ma che sono in grado, grazie ad opportuni raccordi, di impegnare i normali binari tranviari, fornendo un capillare servizio di collegamento all’interno dei centri cittadini nonché fra centri cittadini fra loro distanti. Il sistema è competitivo ed efficiente, particolarmente grazie alle seguenti caratteristiche: • minimizzazione dei costi di investimento grazie all’utilizzo di infrastrutture ferroviarie già esistenti, eventualmente riutilizzando sedimi ferroviari dismessi; • possibilità di aumentare il numero di stazioni lungo la linea ferroviaria mantenendo gli stessi tempi di percorrenza di un treno ; • riduzione dei costi di esercizio rispetto ad un servizio ferroviario equivalente, richiedendo il sistema tranviario un solo operatore a bordo; • incremento delle velocità commerciali nelle tratte suburbane e drastica riduzione delle rotture di carico. L’utilizzo delle medesime vetture su sedi ferroviaria (caratterizzata da sede propria senza interferenze con gli altri mezzi di trasporto e da velocità elevate) e tranviaria (caratterizzata da sede promiscua o solo separata dal traffico urbano, marcia a vista, e velocità contenute) richiede una progettazione ad hoc. In particolare, come precedentemente descritto, devono essere affrontati i seguenti aspetti: • differente scartamento del materiale rotabile, in mancanza del quale può essere prevista l’installazione di una terza rotaia o di un binario a quattro rotaie. Naturalmente il problema viene superato all’origine qualora il sistema tram-treno venga realizzato collegando una ferrovia esistente con una tranvia costruita ex novo; • diverso profilo di ruota, che deve essere reso compatibile con i diversi tipi di rotaia, minimizzando rumorosità e usura. Le dimensioni delle ruote tranviarie sono infatti inferiori rispetto a quelle ferroviarie (da un diametro massimo di 750 mm fino ad un minimo di 375 mm su alcune vetture a piano ribassato, diversa larghezza del cerchione, diversa conicità e distanza tra i bordini) a causa della gola delle rotaie più stretta per evitare problemi a pedoni, ciclisti e motociclisti; • diversi sistemi di alimentazione elettrica: le tranvie esistenti sono infatti alimentate in corrente continua a 600 V o a 750 V, Figura 5 – Il Tram-treno di Karlsruhe nella tratta ferroviaria • • • • mentre le ferrovie utilizzano reti a 1500 V o 3000 V in corrente continua oppure a 15 kV 16 2/3 Hz o 25000 V 50 Hz se in corrente alternata. L’uso diffuso di dispositivi elettronici di potenza consente di realizzare gruppi convertitori per l’azionamento dei motori elettrici. Vantaggioso può risultare l’uso di veicoli diesel, necessario ove la tratta ferroviaria non è elettrificata; diversi sistemi di captazione della corrente elettrica, per i quali occorre valutare se utilizzare un singolo pantografo, in grado di interagire con entrambe le linee di contatto, oppure due pantografi distinti da azionare separatamente a seconda della rete su cui circola il rotabile. Nel primo caso deve essere valutata la compatibilità elettrica e meccanica (interazione strisciante-linea di contatto, poligonazione della linea aerea) tra i due impianti; diversa sagoma del veicolo, dal momento che un tram presenta normalmente una larghezza ridotta, che determina problemi di accoppiamento fra questi e le normali banchine ferroviarie. La misura adottata per le recenti banchine alte di tipo ferroviario (600 mm dal piano del ferro a livello europeo, 550 mm in Italia) prevede una distanza dal bordo banchina all’asse del binario di 1650 mm, mentre la maggior parte dei tram messi in servizio negli ultimi dieci anni ha una larghezza uguale od inferiore a 2400 mm. Risulta quindi necessario prevedere l’adozione di veicoli più larghi dei normali tram. Contemporaneamente è necessario garantire la massima accessibilità dei veicoli, soprattutto in ambito urbano: va quindi valutata la convenienza di dotare o meno gli stessi di gradini mobili o pedane retrattili, ovvero modificare le banchine di accesso: il primo caso comporta da parte del conducente il compito di azionare tali dispositivi (come avviene a Karlsruhe), quando necessario; la seconda soluzione è preferibile qualora le altezze della banchina e del pavimento e le larghezze dei veicoli siano fortemente variabili; diversi parametri di resistenza strutturale del veicolo fissati dalle normative. Per i rotabili ferroviari le norme UIC richiedono una resistenza al tamponamento pari a 1500 kN, mentre ad esempio i tram francesi convenzionali possono sopportare 200 kN, ed i tramtreni usati in Germania 600 kN. Risulta evidente che voler adottare un valore ferroviario per un veicolo con caratteristiche principalmente tranviarie significa appesantirlo notevolmente, peggiorandone le prestazioni. Una possibile soluzione è dunque quella di incrementare la cosiddetta sicurezza attiva, intesa come apparati di segnalamento atti a prevenire le Figura 6 – Nordhausen: tram urbano collisioni (in alternativa alla sicurezza passiva data azionato con propulsore diesel dalla capacità del rotabile di assorbire un urto). In sulla tratta ferroviaria dell’Harz pratica il problema viene risolto dal punto di vista della valutazione dei rischi: i progetti che prevedono l’interoperabilità di tram debbono essere ideati, esercitati e gestiti in modo che “il rischio per i passeggeri sia lo stesso che in qualsiasi punto della rete ferroviaria”; diversi sistemi di sicurezza e segnalamento. Sulle reti tranviarie la marcia del rotabile, date le velocità ridotte e la promiscuità con il traffico veicolare, avviene a vista, senza l’ausilio di particolari sistemi di sicurezza. In alcuni casi è presente un dispositivo “vigilante” utile per accertare la presenza fisica del manovratore stesso. In ambito ferroviario invece esistono dei sistemi di distanziamento e sicurezza con i quali il veicolo che impegna il binario deve essere equipaggiato. Differenti sono state le soluzioni adottate nelle realtà che hanno adottato sistemi tram-treno. A Karlsruhe, Saarbrücken, Chemnitz e Kassel sono stati preferiti i cosiddetti modelli “heavy”, ossia con convogli assimilabili per caratteristiche e dimensioni a elettromotrici (o automotrici) ferroviarie, mentre negli altri casi sono stati adottati modelli più leggeri (“light”), ossia con sagoma più ridotta e più vicina al veicolo tranviario. Karlsruhe, già nel 1992, si presentò come progetto pilota per l’esercizio di vetture Tram-treno: oggi sono 11 le linee attive tipo “S” con un’estensione totale delle rete a 468 km. Ai 36 treni di prima fornitura ABB GT8-100C/2SY si sono aggiunti negli anni 1997-1999 ben 79 Adtranz (ora Bombardier) GT8-100D/SY-M, alcuni dei quali dotati di toilette. Nella città di Saarbrücken sono in servizio dal 1997 sui 25,5 km di rete con 23 fermate/stazioni 28 convogli Bombardier “Flexity Link”. A Chemnitz, da cui ha avuto origine l’omonimo modello di trasportistico, dal 2002 sono in esercizio 10 vetture Tram-treno Variobahn Stadler (costruiti su licenza Bombardier) che servono i 23 km di rete regionale tra Altchemnitz e Stollberg. Nei primi anni novanta (dopo la caduta del muro Figura 7 – Un convoglio Tram-treno a Saarbrücken di Berlino e con il ritorno della denominazione della città da Karl-Marx-Stadt a Chemnitz) venne eseguito uno studio di fattibilità che prevedeva la creazione di un sistema di mobilità su scala comprensoriale mediante la riconversione di linee ferroviarie non elettrificate per l’esercizio con veicoli Tram-treno. Il 2006 ha visto l’apertura di ben tre nuovi sistemi di tram-treno. In Giappone il “Portram” è stato inaugurato in aprile in seguito alla conversione della ferrovia portuale di Toyama ed è esercito direttamente dal Japan Railway Group: presto questo impianto sarà connesso con l’esistente rete tranviaria cittadina. Nei Paesi bassi la prima fase del progetto "RandstadRail" è stata avviata in autunno: la rete tranviaria dell’Aia è stata estesa fino a Zoetmeer trasformando in linea di tram treno la precedente ferrovia; una particolarità di tale realizzazione è rappresentata nella sezione promiscua usata dal tram dell’Aia e dal servizio di metropolitana istituito sul sedime della precedente ferrovia fra Rotterdam-Hofplein e la Stazione Centrale dell’Aia. Il progetto RegioTram di Kassel ha visto nel 2007 l’apertura di 4 linee (RT1-RT2-RT3-RT4) con un’estensione di 122 km su cui operano 18 Alstom RegioCitadis versione E/E (750 cc - 15kV 16 2/3 Hz) e 10 Alstom RegioCitadis versione E/D (750 cc – diesel) destinati alle linee non elettrificate. In Francia la linea “T4” è stata aperta a novembre fra Aulnay-sous-Bois e Bondy nella banlieue di Parigi. L’impianto è operato dalla stessa SNCF sulla sede di una precedente ferrovia, mentre le altre tre linee parigine sono esercite dalla RATP. Alstom consegnerà ad SNCF ben 200 convogli tram-treno, di cui beneficeranno oltre all’Area di Lione, i Paesi della Loira, la Regione RhôneAlpes, l'Ile-de-France e la città di Strasburgo. In Italia è previsto l’utilizzo di convogli Tram-treno sulla tratta ferroviaria Torino – Torre Pellice: la Regione Piemonte ha previsto un contributo di 20 M€ per l’acquisto di tre vetture e per l’adeguamento dell’infrastruttura. In ambito urbano è previsto l’esercizio sulla rete tranviaria del capoluogo piemontese. Al tram-treno possono essere associate tutte le tranvie interoperabili, tra cui vanno ricordate a Basilea la Linea 10, che collega Basilea con la cittadina di Rodersdorf percorrendo anche una tratta in territorio francese nel quale è presente la fermata Figura 8 – Tram di Basilea al confine francese di Leymen: la tratta non urbana viene percorsa sul tracciato di una vecchia ferrovie riconvertite. Sempre a Basilea la linea 8 che sarà prolungata fino a Weil am Rhein in Germania, conferendo alle rete cittadina una caratteristica unica di internazionalità. A Berna può essere citata la Linea G che arriva fino a Worb Dorf; a Vienna la Wiener Localbahnen esercisce il servizio urbano su rete tranviaria e lo stesso avviene per la Forchbahn di Zurigo, la quale è inserita, a livello di modello di servizio e di orario cadenzato, nel sistema S-Bahn cittadino. Dal punto di vista delle applicazioni, nel 2004 le cinque aziende di trasporto operanti nel bacino del Reno e della Neckar hanno dato vita ad un’unica realtà consortile, la RNV (Rhein-Neckar-Verkehr GmbH) che, grazie alle infrastrutture presenti ed alla loro totale interconnessione, offre un servizio comprensoriale complementare alla rete ferroviaria esercita dalle DB (Deutsche Bahn AG). Il territorio servito comprende nello Stato del Baden-Württemberg le città di Heidelberg (ove operava la HSB (Verkehrsunternehmen Heidelberger Straßen und Bergbahn AG), Mannheim (dove il servizio era svolto dalla Mannheimer Versorgungs und Verkehrsgesellschaft mbH, MVV) e Weinheim; queste sono collegate da un tracciato ad anello sul percorso della ex OEG (Oberrheinische EisenbahnGesellschaft AG). Nel confinante Stato della Rheinland-Pfalz (Renania Palatinato) è Figura 9 – Tratta a doppio binario verso Mannheim interconnessa alle precedenti la rete di Ludwigshafen (in cui il servizio era affidato alla VBL, Verkehrsbetriebe Ludwigshafen GmbH) e, da quest’ultima, lungo il percorso ferroviario della ex RHB (Rhein-Haard-Bahn GmbH) viene raggiunta Bad Dürkheim. L’attraversamento di Ludwigshafen avviene tramite un percorso interrato che dà luogo ad un servizio simile a quello di una metropolitana. Al di là della valida razionalizzazione della rete, tutta a scartamento metrico, del parco rotabili, e soprattutto dei servizi, va rimarcato come l’utenza è in grado di spostarsi in ambito comprensoriale con i medesimi veicoli sia all’interno dei grandi centri che per trasferimenti, lungo tratte con caratteristiche ferroviarie, tra differenti città. La tranvia inaugurata nel 2006 a Sassari presenta caratteristiche tradizionali ma che ben si prestano ad un’estensione sul modello del Tram-treno. Non a caso l’esercente, le Ferrovie della Sardegna (FdS), hanno scelto un sistema a scartamento 950 mm compatibile con la rete di tre linee suburbane che si dipartono dalla città. Il tram-treno rappresenta quindi l’anello di congiunzione tra la tranvia e la ferrovia, con una capacità di trasporto dipendente esclusivamente dall’infrastruttura (ferroviaria o tranviaria) via via utilizzata. Ma esiste un’altra linea di tendenza, un altro sistema interoperabile di significativa importanza le cui caratteristiche lo pongono ad un livello intermedio tra la tranvia e la metropolitana. È la Stadt-Bahn, che con una capacità di trasporto fra gli 8000 e i 12000 passeggeri/ora per direzione, colma la parziale lacuna esistente. Veicoli Tram Stadt-Bahn Metropolitana Capacità di trasporto (pass/ora per direzione) 4.000 – 6.000 8.000 – 12.000 8.000 – 30.000 Tabella IV – Capacità di trasporto del sistema Stadt-Bahn Peculiarità di tale sistema, applicato in ambito urbano, è la percorrenza in sede propria con binari posti a livello stradale (vicina quindi al concetto italiano di metrotranvia). Solo ove strettamente necessario vengono realizzati tratti interrati, ad esempio per consentire l’attraversamento di aree totalmente pedonalizzate, o sopraelevati, o percorsi in sede promiscua qualora l’interferenza con il traffico privato sia comunque limitata, come nel caso delle aree periferiche. La Stadt-Bahn rappresenta quindi un modello razionale e più economico di “metropolitana” con tratte interamente dedicate, con uno schema di esercizio rigido proprio di tali sistemi ma costi per la realizzazione dell’infrastruttura molto inferiori (20.000 k€/km), così come molto inferiori sono i costi di gestione. Sistema Tranvia Stadt-Bahn Metropolitana Costi infrastruttura (k€/km) 5.000-10.000 20.000 12.000-50.000 Tabella V – Costo di infrastruttura del sistema Stadt-Bahn I veicoli sono a scartamento ordinario (1435 mm) con sagoma (2,65 m) e fanaleria compatibili all’esercizio stradale, devono avere la possibilità di incarrozzare i passeggeri sia da banchina alta (incarrozzamento rapido a livello) che da normale marciapiede (con l’utilizzo di scalini a scomparsa). I più significativi e classici casi di “Stadt-Bahn” sono stati realizzati a Frankfurt am Main (prima applicazione nel mondo) e a Stoccarda. La prima linea di Francoforte venne inaugurata nel 1968 con l’esercizio di convogli tipo U2, modello successivamente utilizzato per gli impianti nord americani di Calgary, Edmonton e San Diego. A scartamento ordinario (1435 mm) presentavano una potenza di 300 kW con una tensione nominale di 600 V. Attualmente sono numerosi i modelli tipo U3 e U4, questi ultimi di più recente costruzione e con azionamento elettronico di potenza standard, in grado di alimentare quattro motori asincroni trifase per una potenza totale di 520 kW. Stoccarda a sua volta avviò, alla fine degli anni sessanta, un processo di trasformazione della rete tranviaria che, pur estesa ed efficiente, venne giudicata insufficiente in prospettiva a soddisfare la domanda di mobilità. Si optò per un sistema con capacità di trasporto superiore grazie sia alle tratte in sede propria (a livello o interrate) nelle zone centrali come la Königstrasse, ove l’interferenza con i veicoli privati limitava alquanto la velocità di esercizio, e all’adozione di veicoli a scartamento ordinario in luogo di quelli a scartamento metrico fino ad allora utilizzati (tuttora gran parte della rete è a doppio scartamento). La rete fu inoltre progressivamente estesa fino alle zone più periferiche non servite dalle S-Bahn. Il processo, durato circa trentanni, ha consentito di contenere sensibilmente gli investimenti senza compromettere la configurazione delle vecchie tranvie. Anche in Spagna il modello Stadt-Bahn ha avuto alcune applicazioni; la città di Vélez-Málaga si è dotata dall’ottobre 2006 di una prima linea di 5 km ed è in programma l’estensione del tracciato per ulteriori 15 km. Anche Siviglia e Malaga stanno sviluppando progetti analoghi. In Italia possono essere citate la linea 3 di Torino (esercita con mezzi dedicati e su sede prevalentemente riservata), le metrotranvie di Milano e la futura Figura 10 – La Stadt-Bahn di Stoccarda nelle sezioni in galleria, su sede riservata e riqualificazione della tranvia interurbana Milano-Desio in marcia promiscua che sarà prolungata fino a Seregno riutilizzando parzialmente il sedime a suo tempo dismesso. Per tale intervento sono stati messi a disposizione dal CIPE circa 128 milioni di Euro pari al 60% dei costi complessivi stimati in 214 milioni di Euro; la rimanente quota sarà a carico degli Enti Locali. Si può pertanto concludere che, dal punto di vista dei modelli di esercizio, la tendenza consolidata a livello europeo stia nella scelta dei sistemi Stadt-Bahn e Tram-treno come il miglior compromesso per la soddisfazione delle diverse esigenze di mobilità e sostenibilità. Il processo non può però dirsi concluso: manca ancora l’anello di congiunzione finale, ossia l’integrazione fra questi due sistemi. La soluzione potrebbe però essere a portata di mano: proprio a Karlsruhe, dove è in atto l’estensione della rete di tram-treno, quest’ultimo attraverserà il centro cittadino in sede riservata, con le medesime caratteristiche di una Stadt-Bahn. A Rostock è stato avviato un progetto di ristrutturazione della rete tranviaria orientato alla creazione di una Stadt-Bahn con veicoli che, in prospettiva, potrebbero operare su sede ferroviaria. Analoga iniziativa è in atto a Kiel , dove è prevista la realizzazione della “StadtRegionalBahn Kiel” (SRB), sempre sul modello Karlsruhe, ma ancora una volta con la conversione delle linee urbane con la tipologia Stadt-Bahn.