Corriere Della Sera
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Il Quotidiano in Classe Classe III – sez. B Report degli articoli pubblicati dagli studenti su HYPERLINK "Ilquotidiano.it" Ilquotidianoinclasse.it Allestimento di Matilde Soana Supervisione di Sofia Macchiavelli Primo titolo dal “Corriere della Sera”- 18 Gennaio 2014 “Quale parola cancellereste dal vocabolario? E quale aggiungereste?” Paroliamo Quando parliamo vorremmo utilizzare un linguaggio che ci piace e ci rispecchia. Lo strumento principale del nostro linguaggio è il vocabolario che rappresenta l’insieme di tutte le parole che contraddistinguono la nostra lingua. Tuttavia nel nostro vocabolario esistono parole che ci piacerebbe cancellare e a volte ci sembra che manchino parole che esprimono concetti per noi importanti. Mi piacerebbe, ad esempio, cancellare dal nostro vocabolario la parola “abuso”. Perché non mi piace questa parola? Perché significa usare in modo sbagliato, usare in modo eccessivo, usare in modo non rispettoso e quindi in altre parole significa usare violenza. Quindi, più che cancellare questa parola dal vocabolario, vorrei eliminare ogni forma di abuso dalla nostra società, anche se mi rendo conto che ciò è praticamente impossibile. Eliminarla dal vocabolario avrebbe però un forte significato simbolico e di protesta. Se invece dovessi aggiungere una parola al vocabolario, cercherei di pensare ad una parola che, allo stesso tempo, voglia dire rispetto, protezione, ascolto, comprensione e fiducia. E mi piacerebbe, poi, che questa parola fosse destinata a quelle persone che nella nostra società sono le più svantaggiate e umili. Giulia Matrone Quale parola toglierei al dizionario e quale aggiungerei Se con un colpo di bacchetta magica si potesse far scomparire tutto il male del mondo, togliendo una determinata parola dal dizionario e sostituendola con una che non c’è, sarebbe molto bello ma ci sarebbe anche molto lavoro da fare. Toglierei la parola razzismo in tutte le sue manifestazioni. Oltre alla parola, cancellerei anche i periodi di storia che gli appartengono, perché sono stati dei periodi bui per tutta l’umanità;ad esempio, in America e in Sud Africa con l’apartheid e, in Europa, con il nazismo che sosteneva l’idea della superiorità della razza ariana e provocò l’olocausto nei confronti degli ebrei. Nonostante le guerre e che il razzismo sia stato abolito da tutti gli stati moderni, ancora oggi in realtà il razzismo esiste; una cosa inaudita. Ad esempio, ancora oggi negli stadi ci sono degli stupidi che si divertono a insultare i giocatori di colore; la polizia come minimo li dovrebbe arrestare e fargli pagare una multa molto salata. La parola che sostituirei al razzismo e che aggiungerei ai nostri dizionari è “Amor”: sarebbe l’unica parola in latino in tutto il dizionario. Non mi riferisco all’amore finto che molti uomini e donne fanno credere per anni ai loro partner, solo per raggiungere i loro scopi; mi riferisco all’Amor vero, amare significa volersi bene, aiutarsi l’un l’altro, stare del tempo insieme. L’Amore è una promessa che una persona fa a l’altra di vita passata perennemente insieme. Amore viene dal lat. Amor: dimostrare profondo affetto e sentimento per un’altra persona. Il proverbio chi ama, teme secondo me è una stupidaggine; non dovrebbe esistere perché se due persone si amano non dovrebbero mai temere l’una dell’altra. Togliere razzismo e aggiungere Amor al dizionario sarebbe veramente una vittoria, come quella del bene sul male. Marco Inzerillo La parole e la società Scatola, scarpe, foglio, racchetta, rete, palla, giocattolo, telefono, brutto, intelligente, tavolo, bravo…sono tutte parole della lingua italiana, tutte raccolte nel vocabolario … miliardi di parole contenute in un libro. Ci sono parole per esprimere tutto ciò che proviamo e facciamo, ci sono parole per aiutare, parole per incoraggiare, parole per premiare, parole per raccontare e, le più brutte, quelle per insultare. Gli insulti e questa generazione hanno un forte legame: questa è la generazione che critica, la generazione che etichetta le persona, la generazione superficiale, la generazione a cui non importa dei sentimenti altrui, la generazione dei gruppi, la generazione che si nasconde dietro a maschere, computer e telefonini, ma anche la generazione divisa in due grandi gruppi: chi agisce e chi subisce. Se poniamo la domanda: qual è la parola che vorreste cancellare dal vocabolario ai ragazzi che agiscono e che fanno soffrire loro risponderanno che non ha senso, che non lo sanno perché anche se lo sapessero rispondere a questa domanda farebbe capire agli altri che dietro quel personaggio c’è un cuore e una persona. Invece, se poniamo lo stesso quesito all’ altro gruppo, quello che subisce, questi ragazzi ci diranno di cancellare tutte le parole che offendono perché sono le più brutte e sono la ragione per cui loro provano disagio e piangono. Questa domanda è molto personale perché un anziano potrà rispondere di cancellare le parole che lo fanno sentire vecchio, un genitore direbbe le parolacce o il nuovo gergo dei giovani… Ci sono tante parole, ognuna delle quali identifica un “gruppo” e dire di voler cancellare solo una di queste è improbabile perché si troverebbe un sinonimo, mentre se si cancellano tutte quelle che esprimono lo stesso significato non se ne hanno più per esprimere o compiere quella azione. Le parole servono per far capire agli altri qualcosa e se noi non lo vogliamo far sapere,allora, speriamo che tutte quelle parole scompaiano in modo tale che anche se volessimo non potremmo. E se invece di cancellarle le aggiungessimo? Se si aggiungessero parole non esiterebbe più la frase: “Non ho parole” perché riusciremmo a esprimere tutto ciò che proviamo. Non si può decidere prima quale aggiungere, ma solamente nel momento in cui ci troviamo a dover compiere questa scelta inventarne una: cercar di far diventare una parole tanti sentimenti, anche se per gli altri non avrà senso per ognuno di noi sì e questo ci potrà aiutare a superare momenti difficili. Le parole si possono cancellare e inventare nella nostra testa, ma sarà difficile farlo nel mondo e nella società. Laura Torelli Quale parola cancellereste dal vocabolario? E quale aggiungereste? Non avevo mai pensato alla possibilità di eliminare una parola dal vocabolario della lingua italiana, sinceramente penso che non si possa fare. Se le parole esistono, vuol dire che ne abbiamo bisogno, belle o brutte che siano servono tutte; accadono bruttissime cose nel mondo come la pedofilia, il razzismo e la guerra ma questo non vuol dire che queste parole debbano essere cancellate perché questi orribili fatti accadranno comunque. Invece trovo molto simpatica l'idea di aggiungere una parola, e pensandoci un po trovo che la parola che vorrei aggiungere sia “Sdrogo”. La parola ha origine da internet, in particolare da un gruppo di Youtuber, persone che fanno video su Youtube, che la utilizzano molto come parola e filosofia per fare il loro lavoro. Questa bizzarra parola contrariamente a quanto può sembrare non centra nulla con la droga.. ma racchiude un concetto un po vago, difficile da spiegare, dilaga dall'essere strani e simpatici al divertimento che c'è nel mondo, oppure può essere associata a fatti strani o buffi: “ehi guarda che sdrogo quel cane che salta!”. Io personalmente la trovo molto simpatica come espressione e la uso molto con gli amici che seguono questi Yotuber, o che ne conoscono il significato; invece con chi non la conosce non la uso mai, anche perché non saprei spiegarne il significato data la varietà di sfumature che comprende questa parola! Federico Spera Scialla, niente più abusi! Sebbene il vocabolario della lingua italiana sia ricco di parole ed espressioni, sia giusto introdurre alcuni vocaboli che maggiormente si avvicinino alla parlata dei giovani d’ oggi, e che rappresentino il gergo comune, molto più di antichi termini in disuso. Aggiungerei la parola “scialla”, con la quale si incita alla tranquillità, alla serenità, in quanto indica la felicità e la calma in un mondo tormentato da crisi, difficoltà e soprusi. Il termine sta ad indicare uno stato di pacatezza interiore che non viene alterato dal giudizio altrui, dall’ ansia de dalla frenesia di questo mondo dove tutti corrono senza fermarsi mai. E’ stato usato per la prima volta dalla concorrente Martina Stavolo, partecipante dell’ ottava edizione del programma “Amici” di Maria De Filippi. Per quanto riguarda, invece, l’eliminazione dal vocabolario italiano, probabilmente toglierei il termine “abuso”. Per abuso si intendono varie accezioni, l’ abuso, in psicologia, come forma di violenza verbale, fisica o psicologica, l’ abuso sessuale, cioè il coinvolgimento in attività sessuali di una persona non consenziente o non consapevole, l’abuso di droga o di altre sostanze e ultimo, ma non di minore importanza, l’abuso minorile. Per cancellare questa parola, non solo come espressione, ma come fenomeno, è necessario combattere il silenzio. Infatti, il fenomeno della violenza ha un numero non definito: vi sono casi nascosti e casi di moltissime donne o bambini che prima di procede alla denuncia, hanno sofferto per molto tempo, non avendo la forza di combattere. Penso, dunque, che essere vittima di violenza non vuol dire solamente essere vittima di una grandissima ingiustizia, ma significa subire un danno esistenziale, che crea delle profonde ferite nella persona. Ester Renzi Quale parola cancellereste dal vocabolario? E quale mettereste? La parola più odiosa e insopportabile per me è “violenza”. La cancellerei dal vocabolario, ma soprattutto dall’animo e dalla mente degli uomini. La violenza, non solo quella fisica, che da sempre è l’espressione dei conflitti tra gli esseri umani, ma anche quella verbale, degli atteggiamenti, della discriminazione, del disprezzo che riesce a ferire e a volte ad annientare una persona. Oltre alla violenza raccontata dalla cronaca, c’è anche un’altra violenza, sotterranea, meno evidente , ma presente ovunque: in famiglia, dove le donne la subiscono spesso per anni in silenzio, o a scuola dove si colpisce chi è ritenuto “diverso” o solo più debole. Cancelliamo questa parola e tutto ciò che comporta e inseriamo un nuovo termine, una sintesi dei valori da recuperare: accettazione, tolleranza e rispetto ..... non è importante quale essa sia, ma che la nuova parola diventi per tutti un ideale che ci guidi nel nostro futuro. Come dice Gilles Vigneault: “La violenza è una mancanza di vocabolario” perché quasi sempre basterebbe esporre le proprie idee ed ascoltare quelle degli altri, senza ricorrere alla violenza. Virginia Frosi Uno scambio di parole Sfogliare, girare pagina alla ricerca della conoscenza, un’avventura che non finirà mai. Dalla A alla Z tante parole si rincorrono. Parole conosciute o sconosciute, usate o trascurate, lunghe o corte, amate o detestate, eleganti o grossolane, ma sempre belle quando arricchiscono il linguaggio. Tutte le parole hanno una storia legata all’uomo in positivo o in negativo. Cancellare una parola significa coprirla con un segno nero o eliminare completamente la sua esistenza, perché più nulla indica, nomina, rappresenta o descrive? Allora non basta eliminare dal dizionario la parola schiavitù, perché quello che conta è che ognuno creda nel diritto dell’altro ad una vita libera, che sia disposto a difenderlo perché così difende anche la propria. Così, la schiavitù rimarrebbe solo un ricordo…. Una parola. In alcune situazioni, noi non riusciamo a descrivere con le parole le emozioni che viviamo, allora sentiamo il bisogno di inventarne delle nuove. Quando è nato mio cugino, qualche anno fa, ero talmente felice che non riuscivo a trovare una parola che lo descrivesse e quindi ho creato il sostantivo Pucioso. Questa parola suscita in me il pensiero di lui, un bambino dolce, dagli occhi vispi e i capelli biondi e un sorriso sempre pronto a intenerirmi, piedi veloci e dispetti a non finire. Questa parola è sicuramente il regalo più originale che ha ricevuto venendo al mondo. Facciamo uno scambio, schiavitù contro pucioso? Elisabetta Fatello Una parola un significato. La nostra lingua ha circa 210.000 parole, un numero immenso, ognuna ha un significato preciso, e la utilizziamo per esprimere i nostri sentimenti, le nostre opinioni. Ma non tutte le parole del nostro vocabolario si possono ritenere “utili” ma soprattutto molte di esse sarebbe meglio che non esistessero, una di queste parole è il “femminicidio”, se si cerca il significato si trova, “Il termine femminicidio si riferisce a tutti quei casi di HYPERLINK "http://it.wikipedia.org/wiki/Omicidio" omicidio in cui una donna viene uccisa da un uomo per motivi relativi alla sua HYPERLINK "http://it.wikipedia.org/ wiki/Identit%C3%A0_di_genere" identità di genere.” Il motivo per cui non dovrebbe esistere tale parole è perché ciò non dovrebbe nemmeno accadere, non dovrebbe esistere un uomo che uccidi sua moglie, la sua fidanzata o sua figlia, per il semplice motivo che la donna non è inferiore dell’uomo, ci siamo mai chiedi perché non esisti il termine “omocidi”? Perché questa violenza è legata esclusivamente alle donne? Il motivo è solamente uno, la donna sin dai tempi antichi si pensa sia più debole, ma se ci pensiamo bene è lei che fa tutti i lavori domestici anche se esso non è il suo lavoro, che si occupa dei figli, che cucina, che aiuta i suoi figli a studiare ed oltre a far tutto ciò pratica il suo lavoro nella maggior parte dei casi. Tale parola non dovrebbe nemmeno venir in mente ad un essere umano, ed invece viene utilizzata anche con troppa frequenza. Una parola che si dovrebbe aggiungere potrebbe essere una parola legata a ciò che si sente quando si vuole tantissimo bene ad una persona, una parola che esprimi il sentimento che si prova quando si guarda la persona che ami ma non di cui si è innamorati, come ad esempio quando una madre guarda la figlia, l’amore che prova per essa, perché questo “fenomeno” non è solo volere bene, ma tutt’altro, sicuramente anche il voler bene, ma non esiste una parola specifica per ciò, e bisognerebbe inventarla secondo la mia opinione, ed il suo significato sul vocabolario dovrebbe essere: “ Questo termine esprime l’amore che si prova per una persona quando non si è innamorati di essa, ma l’espressione “voler bene” è troppo poco per esprimere ciò. Matilde Soana Quale parola cancellereste dal vocabolario? E quale inventereste? Nel vocabolario italiano vi sono parole ed espressioni che ormai, col passare del tempo, sono cadute in disuso. Molti aggettivi, avverbi, pronomi non vengono più utilizzati. Una di queste parole è “codesto”. Ormai viene sostituita con “quello”, ma è sempre presente nel vocabolario italiano. Grammaticalmente ve ne sono molte altre, ma nel mondo di oggi dedicherei più tempo a cancellare parole in base al significato. “Violenza” e “Guerra”, queste sono le parole che più vorrei eliminare. La violenza e la guerra sono entrambe tematiche attuali che purtroppo sono presenti in molti paesi in via di sviluppo. Vorrei al contrario la pace, in ogni continente, in ogni paese e in ogni regione. Un’altra parola che scarterei immediatamente è “razzismo”. Persino dagli spalti dello stadio cominciano improvvisamente cori razzisti indirizzati ai “non-bianchi”: per questo motivo, accade molto spesso che, coloro che subiscono, sono quasi costretti ad abbandonare il rettangolo di gioco o molto spesso anche lo stivale italiano per raggiungere altri paesi più tolleranti e civili. Sostituirei la parola “razzismo” con “rispetto” ma Fair Play e pubblicità non bastano per evitare che sia presente questo fenomeno. Pensate che mondo sarebbe senza il razzismo, la violenza e la guerra. Pensate che bello cancellare queste terminologie dal linguaggio italiano perché non sono più presenti questi eventi e quindi sarebbero prive di significato. Pensate che…. è questo il problema. Solo sogni… Una parola che inventerei e aggiungerei nel vocabolario è una sigla, RPA: ovvero “Rispetto”, “Pace” e “Amore”: essa racchiude in sintesi i valori fondamentali che renderebbero il mondo migliore. Creerei cartelloni giganti con questa sigla; farei volare mille aerei per il mondo con scritto a caratteri cubitali, RPA. Creerei delle pagine sui Social Network intitolate Rispetto, Pace e Amore con più di cento milioni di membri. Sarebbe veramente magico se RPA diventasse una delle parole più utilizzate al mondo di oggi. Federico Borelli