L`OSSERVATORE ROMANO

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L`OSSERVATORE ROMANO
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L’OSSERVATORE ROMANO
POLITICO RELIGIOSO
GIORNALE QUOTIDIANO
Non praevalebunt
Unicuique suum
Anno CLIV n. 253 (46.795)
Città del Vaticano
giovedì 6 novembre 2014
.
Due giovani pakistani bruciati vivi
All’udienza generale Francesco parla della Santa Madre Chiesa gerarchica e annuncia la visita a Torino il prossimo 21 giugno
Trucidati
perché cristiani
Uniti nel servizio
ISLAMABAD, 5. Violenza e terrore in
Pakistan. Una folla inferocita ha picchiato e bruciato vivi due giovani
cristiani, un ragazzo e una ragazza,
accusati di blasfemia per avere profanato il Corano. L’atroce vicenda —
riportata tra l’altro dall’agenzia Fides — ha avuto luogo nel villaggio
Chak 59, nei pressi della cittadina di
Kot Radha Kishan, a sud di Lahore,
nello Stato nord-occidentale del
Punjab. Lahore è la stessa città dove
l’Alta Corte pakistana ha recentemente confermato la condanna a
morte di un’altra cristiana accusata
di blasfemia, Asia Bibi, madre di
cinque figli in carcere dal 2009.
Secondo le forze dell’ordine, dopo
essere stati picchiati selvaggiamente,
i due giovani — Shahzad Masih e
sua moglie Shama, rispettivamente
di 26 e 24 anni — sono stati spinti
con la forza in una fornace da un
folto gruppo di musulmani accorsi
dai villaggi circostanti. Un ufficiale
della polizia locale ha parlato di almeno cento persone. Subito dopo,
molte famiglie di cristiani nella zona
si sono date alla fuga.
I due giovani cristiani erano sposati e avevano tre figli. Shama era
inoltre incinta del quarto. Lavoravano da qualche anno in una fabbrica
di argilla. Come riporta il «Pakistan
Today», sono stati sequestrati e tenuti in ostaggio per due giorni, a
partire dal 2 novembre, proprio
all’interno della fabbrica dove lavoravano. Ieri sono stati aggrediti e
spinti nella fornace dove si cuociono
i mattoni.
Stando alla ricostruzione fornita
dai media, l’accusa di profanazione
del Corano è legata alla recente
morte del padre di Shahzad. Due
giorni
fa,
Shama,
ripulendo
l’abitazione del genitore del marito,
aveva preso alcuni oggetti personali
dell’uomo, soprattutto carte e fogli,
che — ritenuti inservibili — ha poi
deciso di dare alle fiamme. Secondo
un musulmano, un collega dei due
giovani e che aveva assistito alla
scena, in quel rogo vi sarebbero state
alcune pagine del Corano. L’uomo
ha quindi sparso la voce nei villaggi
circostanti e una folla impazzita ha
preso in ostaggio i due giovani. Poi
il tragico epilogo. La polizia è
intervenuta, ma è riuscita solo a
constatare la morte dei due giovani e
Disposizioni del Papa sulla rinuncia dei vescovi diocesani e dei titolari di uffici di nomina pontificia
ad
arrestare,
per
un
primo
interrogatorio, una cinquantina di
persone.
«È una vera tragedia — ha commentato l’avvocato cristiano Sardar
Mushtaq Gill — un atto barbarico e
disumano. Il mondo intero deve
condannare questo episodio che dimostra come sia aumentata in Pakistan l’insicurezza tra i cristiani. Basta
un’accusa per essere vittime di esecuzioni extragiudiziali».
Il primo ministro del Punjab,
Shahbaz Sharif, ha costituito un comitato ristretto di tre persone per accelerare le indagini. Presentando
proprio ieri un dossier sulla libertà
religiosa, Paul Bhatti, ex ministro
pakistano e fratello di Shahbaz, ucciso nel 2011 per la sua opera a difesa delle minoranze, ha sottolineato
che «nessuno dovrebbe subire violenze fisiche e psicologiche in ragione della sua fede».
Mostra fotografica
sui cristiani d’oriente
Album di vetro
SILVIA GUIDI
A PAGINA
4
La Fao chiede finanziamenti per aiutare gli oltre quattrocentomila profughi in fuga dalla guerra
Emergenza nel Sud Sudan
ADDIS ABEBA, 5. Sono 466.000 i
profughi in fuga dalla guerra civile
del Sud Sudan e che cercano riparo
nei Paesi vicini. Nei momenti più
drammatici in Etiopia, Kenya, Sudan e Uganda si è registrato in media l’arrivo di mille persone a settimana, un’emergenza che il Programma alimentare mondiale delle
Nazioni Unite sta cercando di fronteggiare con regolari rifornimenti di
cibo. La situazione resta però critica
— hanno denunciato ieri fonti del
Pam in Etiopia — e per i prossimi
mesi servono con urgenza finanziamenti pari a 106 milioni di dollari.
Intanto, l’organizzazione ha annunciato che nel mese di novembre
si rischia di dover ridurre le razioni
di cibo. Per quanto riguarda i rifugiati in Etiopia, gli attuali stock alimentari possono arrivare a coprire il
fabbisogno fino a dicembre, ma se
non arrivano fondi sono a rischio
gli interventi già programmati per
gennaio.
Sempre in Etiopia è in via di attuazione una nuova forma di sostegno ai rifugiati. Insieme agli aiuti
Netta affermazione dei repubblicani nelle elezioni di medio termine
Obama perde il Congresso
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WASHINGTON, 5. Tutto come previsto, o quasi. I democratici subiscono una pesante sconfitta nelle elezioni di medio termine, tenutesi ieri,
perdendo il controllo del Congresso. Per il presidente Barack Obama
iniziano dunque due anni molto difficili.
Il controllo della Camera da parte
del Grand Old Party non era mai
stato in discussione: la sua conferma
è venuta subito dopo la chiusura
delle urne. La gara quindi era tutta
concentrata sul Senato, dove i repubblicani avevano bisogno di togliere sei seggi ai rivali democratici
L’Empire State Building illuminato di rosso, il colore dei repubblicani (Afp)
per diventare maggioranza. Ci sono
riusciti, andando ben oltre le aspettative. I repubblicani, infatti, non
hanno vinto solo negli Stati dove i
loro avversari erano considerati più
deboli, ma anche in alcune regioni
dove il controllo democratico era ritenuto solido e nelle quali Obama
stesso era sceso in prima linea. Il
Grand Old Party ha infatti conquistato non solo il Montana, il West
Virginia, il South Dakota, l’Arkansas, l’Alaska, ma anche l’Iowa, il
North Carolina e il Colorado. Di rilievo poi la riconferma in Kentucky
di Mitch McConnell, attuale leader
del partito in Senato.
Ma la vittoria repubblicana è ancora più netta se si guarda alle sfide
nei 36 Stati dove si votava anche
per il governatore, con la riconferma
in Stati in bilico come la Florida,
con Rick Scott, e il Wisconsin, con
Scott Walker, indicato come uno dei
possibili candidati alle presidenziali.
I democratici hanno invece conservato la poltrona di governatore nello Stato di New York, con Andrew
Cuomo, e in California, con Jerry
Brown al suo quarto mandato.
Sconfitto invece in nello Stato della
Georgia il democratico Jason Carter, nipote dell’ex presidente Jimmy
Carter.
alimentari, viene dato anche qualche soldo per ripristinare un minimo di economia di base e un po’ di
dignità. L’iniziativa, del Programma
alimentare mondiale, è finanziata
dal dipartimento per gli Aiuti umanitari della Commissione europea
(Echo) che tra il 2013 e il 2014 ha
dato complessivamente al Pam, per
l’Etiopia, 22 milioni di euro.
L’esperimento, unico al mondo, è
iniziato nel 2013 nel campo di
Sheddar, tra i rifugiati somali, e si è
esteso quest’anno nelle aree al confine con il Sud Sudan: sono 27.500
le persone che ricevono ogni mese
un mix di razioni alimentari e denaro. Oltre a 14 chili tra grano, riso,
zucchero, olio, ciascuno ha diritto a
100 birr etiopici, vale a dire più o
meno cinque dollari. Sembra poco
ma non lo è. È un sistema — spiegano al Pam di Addis Abeba — per
aiutare chi non ha più nulla.
L’ottanta per cento dei soldi viene speso per generi alimentari diversi da quelli forniti nelle razioni.
Con il resto si compra sapone, legna, qualche piccola suppellettile. E
a beneficiare è anche la piccola economia locale. La gente, per quel
che può, è contenta. Ora l’idea è di
allargare ancora il progetto che copre solo cinque dei 24 campi ospitati dall’Etiopia.
La grande incognita è il possibile
arrivo di incontrollabili flussi di
nuovi profughi in fuga dalla guerra
civile che in Sud Sudan oppone i
governativi del presidente Salva
Kiir e i ribelli di Rijek Machar. A
gennaio, con l’inizio della stagione
secca, si teme una ripresa degli
scontri su larga scala, e Addis Abeba — che ha superato il Kenya per
numero di rifugiati, circa 650.000 —
non ha intenzione di fare passi indietro sulla sua politica e di chiudere le porte.
La situazione può diventare
drammatica. «Non ci sono le condizioni — hanno denunciato responsabili del Pam e dell’Echo nella capitale etiopica — per accogliere altre
migliaia di persone che si aggiungerebbero agli oltre 250.000 sudsudanesi già nel Paese. Sarà necessario
aprire nuovi campi profughi».
L’episcopato «non si chiede» né
«si compra», perché si tratta di
«un servizio» e non di «un’onorificenza per vantarsi» o per fare
«carriera ecclesiastica». All’udienza generale dedicata alla «Santa
Madre Chiesa gerarchica» — nella
mattina di mercoledì 5 novembre,
in piazza San Pietro — Papa
Francesco ha parlato dello spirito
con cui i vescovi sono chiamati a
svolgere il loro ministero pastorale. Che, ha ricordato, va accolto
«in obbedienza, non per elevarsi,
ma per abbassarsi», così come ha
fatto Gesù umiliandosi fino alla
croce. «È triste — ha constatato —
quando si vede un uomo che cerca questo ufficio e che fa tante
cose per arrivare là e quando arriva là non serve, si pavoneggia, vive soltanto per la sua vanità».
Il Pontefice ha messo l’accento
anche sulla dimensione della
«collegialità» — sperimentata durante la recente assemblea sinodale — che unisce i vescovi tra loro
e li raduna intorno al Papa. Questo spirito di comunione deve caratterizzare anche il rapporto tra
il pastore e la comunità a lui affidata: non c’è infatti «una Chiesa
sana», ha ammonito Francesco, se
«i fedeli, i diaconi e i presbiteri
non sono uniti al vescovo».
E proprio alla responsabilità e
alle capacità dei vescovi nell’esercizio del loro ministero si richiamano le disposizioni approvate
dal Pontefice lo scorso 3 novembre in un’udienza al segretario di
Stato ed entrate in vigore oggi
con la pubblicazione sull’O sservatore Romano. Con esse Francesco
riprende sostanzialmente la normativa stabilita da Paolo VI tra il
1966 e il 1975 in risposta alle raccomandazioni conciliari e poi recepita dal Codex iuris canonici del
1982 e dalla Pastor bonus del
1988.
PAGINE 6
E
7
Ai partecipanti al corso
organizzato dal tribunale della Rota
Questione
di giustizia
PAGINA 8
NOSTRE
INFORMAZIONI
Provvista di Chiesa
Il Santo Padre ha nominato
Vescovo della Diocesi di Barretos (Brasile) Sua Eccellenza
Reverendissima
Monsignor
Milton Kenan Júnior, finora
Vescovo Titolare di Acque di
Bizacena ed Ausiliare di São
Paulo.
Nomina di Vescovo
Coadiutore
Il Santo Padre ha nominato
Vescovo Coadiutore dell’Arcidiocesi di Aracaju (Brasile)
Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor João José da
Costa, O.Carm., finora Vescovo
di Iguatu.
Migrante sudanese nel porto di Calais (Reuters)
Il Santo Padre ha nominato
Sotto-Segretario della Congregazione per il Culto Divino e
la Disciplina dei Sacramenti il
Reverendo Padre Corrado
Maggioni, S.M.M., finora Capo
Ufficio della medesima Congregazione.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 2
giovedì 6 novembre 2014
Intervento dell’arcivescovo Mamberti all’assemblea generale dell’Interpol
Nuove sfide alla cooperazione
tra forze di polizia
Pubblichiamo la traduzione italiana
dell’intervento pronunciato martedì 4
novembre dall’arcivescovo Dominique
Mamberti, segretario per i Rapporti
con gli Stati, all’assemblea generale
dell’Interpol che si svolge nel Principato di Monaco dal 3 al 7 novembre.
Ma è a favore di una soluzione pacifica al conflitto
Poroshenko invia
altre truppe nell’est
KIEV, 5. Rinforzare le difese militari
delle città del sud-est controllate da
Kiev per prepararsi a un’eventuale
offensiva dei ribelli separatisti filorussi. È questo l’ordine annunciato
ieri sera dal presidente ucraino, Petro Poroshenko, dopo aver partecipato a una riunione straordinaria
del Consiglio di sicurezza e difesa
convocata a due giorni dal voto
con cui i separatisti — lanciando
una chiara sfida al Governo centrale — hanno scelto i loro rappresentanti.
Il capo dello Stato ucraino ha
inoltre affermato di continuare a essere favorevole a una soluzione pacifica al conflitto basata sulle intese
firmate a Minsk (con gli insorti, ma
anche con Mosca). Tuttavia, Poroshenko non ha mancato di avvertire
gli avversari che l’Ucraina è «pronta ad azioni risolute» se il contesto
lo richiederà. E che «già oggi sono
state formate nuove e grandi unità
militari» per fermare eventuali
avanzate delle forze nemiche verso
Kharkiv, Berdiansk, la regione di
Dnipropetrovsk, le aree di Lugansk
rimaste nelle mani delle truppe
ucraine e l’importante centro portuale di Mariupol.
Il presidente ha poi annunciato
che intende cambiare la legge che
prevede uno status speciale per tre
anni per alcune aree del tormentato
sud-est, precisando che ne verrà varata una nuova sull’autonomia di
queste regioni. E che quindi «l’abolizione di questa legge non vuol dire l’abbandono degli accordi di
Minsk» che a settembre hanno dato
via a una fragile tregua.
Poroshenko ha sottolineato l’importanza di trovare una soluzione
pacifica al conflitto nel sud-est rispettando gli accordi di Minsk anche in una conversazione telefonica
con il segretario di Stato america-
no, John Kerry. Come ha riferito
oggi l’ufficio stampa della presidenza ucraina, Poroshenko e Kerry
hanno discusso i dettagli della cooperazione militare e tecnica tra i loro due Stati e hanno parlato della
visita del vicepresidente statunitense, Joseph Biden, in Ucraina fissata
per il 21 novembre.
Intanto — forte anche delle garanzie dell’Unione europea — Kiev
ha già dato seguito al rispetto degli
impegni con Mosca sulla spinosa
questione del gas annunciando ieri
sera d’aver versato al gigante russo
Gazprom 1,45 miliardi di dollari del
suo debito, prima condizione per la
ripresa delle forniture.
La Catalogna
mantiene
il referendum
MADRID, 5. Nonostante la sospensione dell’iniziativa decretata all’unanimità dalla Corte Costituzionale spagnola, il Governo
della Catalogna ha annunciato
ieri sera l’intenzione di procedere
con la consultazione non ufficiale del 9 novembre sul futuro della regione, voto che ha sostituito
il referendum indipendentista ufficiale in programma per la stessa data. L’Esecutivo guidato da
Artur Mas ha anche annunciato
un ricorso legale contro il Governo centrale di Mariano Rajoy
davanti alla Corte Suprema per
«la violazione del diritto di partecipazione, libertà di espressione e libertà ideologica».
Signor Presidente,
Signor Segretario Generale,
Eccellenze, Signore e Signori,
Nel porgere il mio saluto personale, ho l’onore di trasmettere i saluti
e gli auguri di Sua Santità Papa
Francesco a questa alta assemblea,
riunita a Monaco per l’occasione,
particolarmente significativa, della
celebrazione del centenario del primo congresso internazionale di polizia giudiziaria, che si svolse qui, nel
Principato, costituendo così la premessa di quello che in seguito divenne l’Interpol. Oggi, possiamo valutare con gratitudine tutto ciò che è
stato fatto in questi cento anni per
garantire, grazie alla collaborazione
internazionale delle forze di polizia,
maggiore sicurezza alla comunità
umana ovunque nel mondo.
La Santa Sede apprezza le iniziative, gli sforzi e i progetti dell’Interpol volti a migliorare le condizioni
di vita e di sicurezza dei membri
della famiglia umana. La sicurezza è
stata e continua a essere una delle
sfide più importanti della nostra
epoca. Perciò il Vaticano, nel 2008,
ha voluto unirsi a questa Organizzazione per apportare il proprio contributo alla promozione e al rafforzamento dello Stato di diritto, a livello sia locale che mondiale, al fine
di consolidare la fiducia tra i popoli
e di ravvivare le speranze di pace
nel mondo.
Papa Francesco, fin dai primi
giorni del suo Pontificato, ha voluto
aprire a tutte le persone di buona
volontà un nuovo orizzonte di speranza, fondato sulla cultura dell’incontro, principio e misura dei rapporti sociali, sia dei rapporti interpersonali sia delle relazioni internazionali. Questa cultura si caratterizza per il riconoscimento, concreto
ed esigente, del valore dell’altro, sia
esso un individuo, un gruppo sociale o uno Stato, ed ha il suo fondamento ultimo nel riconoscimento
della dignità e della trascendenza
dell’uomo. Auspico che questa 83ª
sessione dell’Assemblea Generale
dell’Interpol sia ispirata dallo stesso
spirito d’incontro tra le diverse società che rappresentiamo e di solidarietà universale.
Nel corso degli ultimi decenni, la
criminalità transnazionale e organizzata si è notevolmente trasformata,
Juncker e le prime mosse della Commissione
Per chi suona la campana
BRUXELLES, 5. Il giorno dopo la pubblicazione delle
previsioni dell’Unione europea che certificano lo stallo
delle principali economie, il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, respinge con forza le
critiche e chiede riforme strutturali per garantire la ripresa.
«Non sono il capo di una banda di burocrati» ha dichiarato ieri Juncker nel suo primo intervento pubblico
nelle vesti di presidente. «Contro la Commissione sento
critiche superficiali: meritiamo di meglio» ha detto Juncker rispondendo al quesito di un capogruppo dei popolari, Manfred Weber. Parole pesanti, dunque, che arrivano a qualche settimana dall’ultimo Consiglio Ue,
dove gli attriti non erano certo mancati.
In quell’occasione era stato il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Matteo Renzi, a esprimere critiche nei confronti della Commissione, soprattutto dopo la lettera di raccomandazioni sulla legge di stabilità.
E Renzi stesso ieri ha replicato alle parole di Juncker,
dichiarando: «È cambiato il clima per l’Italia e per
l’Europa. Non vado a dire “per favore, ascoltateci”.
Non vado con il cappello in mano». E su Twitter ha
rincarato la dose: «Per l’Italia chiedo rispetto».
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direttore responsabile
Piero Di Domenicantonio
caporedattore
Gaetano Vallini
segretario di redazione
Il presidente della Commissione Ue Juncker (Reuters)
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sia dal punto di vista quantitativo
sia dal punto di vista della violenza
delle sue manifestazioni, mettendo
così in grave pericolo il progresso
dell’umanità. Questa evoluzione è
stata
indubbiamente
favorita
dall’uso perverso degli strumenti che
la globalizzazione e il progresso tecnologico mettono oggi a disposizione di tutti, facilitando gli scambi, i
trasferimenti di fondi e gli spostamenti delle persone. Di conseguenza, le caratteristiche dell’azione criminale sono anch’esse cambiate, rendendola a volte più grave per l’aggressività e la crudeltà dei fatti. Per
fare un solo esempio, gli atti com-
vulnerabilità di fronte alla criminalità più violenta, che erode il tessuto
sociale e morale sul quale le istituzioni dello Stato moderno sono fondate. La difesa e la promozione di
questa trama di valori costituiscono
la prima e più importante azione di
prevenzione della criminalità. Per
riuscirci, è bene che ogni Stato s’interroghi sulle cause di alcuni comportamenti criminali e indaghi sulle
loro origini lontane.
La complessità del fenomeno esige di affrontare gli interrogativi che
riguardano la forza dello Stato di
diritto, persino nelle situazioni più
complesse della vita degli Stati, co-
piuti in questi ultimi mesi con una
ferocia spietata dai terroristi dell’ISIS
sono ancora più esecrabili in quanto
sono stati filmati e resi pubblici dagli autori stessi di quei misfatti.
Fonte di grande preoccupazione è
soprattutto la pianificazione delle attività criminali a livello planetario,
con sistemi di coordinamento che
superano le frontiere degli Stati.
Questo pericolo è reso ancora più
grave dall’uso di mezzi tecnici sempre più sofisticati, di ingenti risorse
finanziarie, con a volte oscure complicità politiche che concorrono a
fornire un appoggio deleterio a forme organizzate di un’estrema violenza (cfr. Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 513). Inoltre, diversi gruppi criminali svolgono attività delittuose su vasta scala in ambito finanziario, traendo vantaggio
dalle lacune del regolamento e del
controllo del cyberspazio.
Che dire poi della drammatica
piaga del traffico di esseri umani,
forma moderna della schiavitù?
Questo crimine odioso deve essere
contrastato con determinazione, in
particolare con la messa in atto degli
strumenti necessari, poiché è inaccettabile che più di ventisette milioni di persone, secondo stime recenti,
siano oggi ridotte in schiavitù, sotto
diverse forme.
La Santa Sede cerca di offrire il
suo contributo migliore alla formazione delle coscienze individuali e
alla sensibilizzazione dell’opinione
pubblica a favore dei diritti e della
dignità della persona umana. Ovviamente il percorso da compiere è
lungo; vorrei sottolineare qui che è
di fondamentale importanza partire
da una presa di coscienza collettiva
della vastità e della malvagità del fenomeno della tratta, al fine di agire
risolutamente e su tutti i fronti perché le vittime siano liberate e riabilitate e i responsabili e i loro complici
vengano giudicati con un giusto rigore. Rivolgendosi a un gruppo di
Ambasciatori, in occasione della presentazione delle loro lettere credenziali, Papa Francesco ha ricordato
con forza che «la persona umana
non si dovrebbe mai vendere e comprare come una merce. Chi la usa e
la sfrutta, anche indirettamente, si
rende complice di questa sopraffazione» (12 dicembre 2013).
Oggi, lo sviluppo delle istituzioni
democratiche ha permesso di affinare le tecniche di tutela della libertà
degli individui e anche le modalità
di un uso equilibrato e ragionevole
della forza pubblica. Ciononostante,
sussiste ancora un certo grado di
me quelle create dalla criminalità
più estrema: come rispettare i principi fondamentali del diritto nelle situazioni di massima tensione? Che
ruolo attribuire al diritto nella necessaria lotta contro la criminalità
più violenta e imprevedibile? Come
conciliare esigenze di sicurezza e garanzia delle libertà?
La storia dell’umanità ha sempre
presentato situazioni paradossali o
contraddittorie, provocando frustrazioni e sentimenti d’ingiustizia. Nel
contesto attuale d’interdipendenza
generalizzata, il contrasto tra la ricchezza e la povertà più degradante
diviene ancora più inaccettabile. Lo
sviluppo asimmetrico negli ambiti
tecnico ed economico ha contribuito
ad accrescere il divario tra quanti dispongono dell’educazione e dei
mezzi necessari per progredire e
quanti, invece, ne sono privi. Inoltre, il moltiplicarsi dei vincoli giuridici ed economici tra le nazioni ha
provocato un effetto acceleratore
nella trasmissione della crisi economica e finanziaria, che si è propagata con la rapidità di un fuoco di boscaglia, colpendo soprattutto i più
svantaggiati. In questo contesto, il
ricorso alla criminalità, al terrorismo
e alla guerra intrapresa per motivi
ideologici, etnici o culturali, ad alcuni sono sembrati il mezzo più facile,
se non l’unico alla loro portata, per
uscire dalla povertà e diventare protagonisti del villaggio globale. A ciò
si aggiungono la facilità dell’uso
delle nuove comunicazioni per fini
illeciti e criminali e un accesso troppo facile alle tecnologie della
guerra.
Sembra dunque evidente che la
lotta contro ogni forma di criminalità, soprattutto quella che si manifesta con la più grande brutalità, implica il dovere morale di fare tutto il
possibile per creare condizioni avverse al suo avvio e al suo sviluppo.
Quanti operano nelle istituzioni di
sicurezza pubblica, come le forze di
polizia che voi rappresentate, sono
consapevoli del fatto che il primo
freno alla criminalità dipende dai
cittadini di ogni paese; la loro fiducia e il loro sostegno alle forze
dell’ordine costituiscono un fondamento essenziale della sicurezza collettiva. A ciò vanno aggiunte azioni
efficaci di solidarietà sociale al fine
di ridurre i fattori che generano il
crimine organizzato e le sue infiltrazioni nel sistema sociale.
Più a monte, occorre recuperare
la convinzione — indebolita, soprattutto, dal formalismo giuridico —
che la sostanza del diritto positivo
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(la lex) deve coincidere con la giustizia sostanziale (lo jus). In questa ricerca, sempre difficile ma necessaria,
di ciò che è veramente giusto perseguire, promuovere e difendere nei
diversi settori dell’organizzazione
dei rapporti sociali, una luce preziosa ci viene data dalla Dichiarazione
Universale dei Diritti dell’Uomo,
che invita a riconoscere l’esistenza di
una natura umana, anteriore e superiore a tutte le teorie e le costruzioni
sociali, che l’individuo e le società
sono tenuti a rispettare, senza poterla manipolare a proprio piacimento.
Il valore trascendente della dignità
umana, radicato nella natura stessa
dell’uomo e riconoscibile dalla retta
ragione, offre allo Stato di diritto un
fondamento stabile e sicuro, poiché
corrisponde alla verità dell’uomo,
così come è stato creato da Dio, e
orienta lo Stato verso il suo vero fine, che è la promozione del bene
comune e delle persone. A tale riguardo, vorrei ricordare un concetto
che sta particolarmente a cuore alla
Santa Sede: il pieno rispetto dei diritti umani esige di conservare sempre la convinzione che il criminale,
per quanto gravi possano essere i
delitti che ha commesso, è sempre
una persona umana, dotata di diritti
e di doveri. Ne consegue che lo Stato ha il dovere di prevenire e di reprimere gli atti criminali e di porre
rimedio ai disordini causati dalle
azioni delittuose; ma, nel farlo, deve
anche garantire scrupolosamente i
diritti fondamentali di cui gode ogni
persona. Pertanto, per essere legittima, ogni restrizione alla libertà individuale, pur avendo come fine la
prevenzione o la repressione di
un’attività criminale, non dovrà mai
attentare alla dignità della persona o
compromettere ingiustamente l’esercizio effettivo dei diritti fondamentali. La finalità della pena deve essere la riabilitazione del colpevole affinché possa, per quanto possibile,
reinserirsi nel tessuto sociale.
La tentazione di affrontare situazioni nuove con sistemi e soluzioni
vecchi deve essere respinta. Dobbiamo imparare a ridefinire le priorità
in base alle quali mobilitare le risorse per lo sviluppo morale, culturale
ed economico, poiché lo sviluppo, la
solidarietà e la giustizia non sono
nient’altro che il vero nome della
pace, una pace duratura nel tempo e
nello spazio. Solo operando in questo modo i governi, le forze di polizia e le autorità giudiziarie riusciranno a suscitare e ad alimentare la fiducia e il rispetto dei cittadini, ravvivando al contempo ciò che sta alla
base dello Stato di diritto e rendendo sempre più efficace la lotta contro la criminalità.
La Santa Sede è lieta di offrire il
suo contributo al rafforzamento della cooperazione nel quadro delle recenti attività normative che riguardano diversi settori specifici. Sono
lieto di segnalare in questo luogo
prestigioso l’eccellente lavoro svolto
dal Corpo della Gendarmeria vaticana, non solo nella sua delicata missione di proteggere il Santo Padre e
la Sede Apostolica, ma anche nel
suo costante impegno — che è pure
di carattere internazionale — nello
svolgere i delicati compiti di polizia
giudiziaria a esso affidati.
Concludendo, vorrei mettere in
evidenza che, unendosi agli sforzi
che la comunità internazionale compie dinanzi alle diverse forme di criminalità, vecchie e nuove, di fronte
soprattutto alla cyber-criminalità, alla contraffazione, al finanziamento
del terrorismo, al bioterrorismo, al
riciclaggio di denaro, al traffico di
armi, al traffico di esseri umani, la
Santa Sede e lo Stato della Città del
Vaticano si sono recentemente dotati
di strumenti normativi efficaci destinati, da una parte, a lottare contro
queste diverse forme di delinquenza
e, dall’altra, a favorire il rafforzamento della collaborazione internazionale che, in questo ambito, è oggi più che mai essenziale.
Grazie, Signor Presidente!
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L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 6 novembre 2014
pagina 3
Agente di sicurezza israeliano ferma
un ragazzo palestinese a Gerusalemme (Reuters)
Ragazzi curdi torturati dai miliziani dell’Is
Orrore a Kobane
Parigi chiede di fermare le violenze ad Aleppo
DAMASCO, 5. Orrore a Kobane: le
violenze dei miliziani dello Stato
islamico (Is) non risparmiano nemmeno i più giovani. Decine di ragazzi siriani, tra i 14 e i 16 anni, sono stati tenuti prigionieri per mesi e
sistematicamente torturati. La de-
Vertice
dei Paesi
dell’Apec
PECHINO, 5. La capitale della Cina ha approntato imponenti misure di sicurezza in occasione del
vertice
dei
ventuno
Paesi
dell’Asia-Pacific Economic Cooperation (Apec, la cooperazione
economica asiatico-pacifica), che
si terrà da oggi fino all’11 novembre prossimo.
Saranno almeno sessantamila
tra agenti di polizia e volontari
gli uomini dispiegati dalla municipalità di Pechino per il mantenimento della sicurezza durante i
giorni del summit, dove saranno
presenti alcuni tra i leader più
potenti del mondo, tra cui i presidenti russo e statunitense, Vladimir Putin e Barack Obama.
Al centro delle discussioni ci
saranno i grandi temi dell’attualità, come i cambiamenti climatici,
la lotta all’estremismo e la necessità di porre un argine alla diffusione del virus dell’ebola in Africa occidentale. Alla vigilia della
partenza per la capitale cinese, il
segretario di Stato americano,
John Kerry, ha confermato che, a
margine del summit di Pechino,
ci sarà un faccia a faccia tra Barack Obama e il presidente cinese, Xi Jinping. Il colloquio tra i
due capi di Stato verterà soprattutto sulle principali aree di collaborazione tra Cina e Stati Uniti. L’incontro tra Obama e Xi è
stato preparato da mesi di colloqui bilaterali, l’ultimo dei quali,
il mese scorso a Boston, tra lo
stesso Kerry e Yang Jiechi, consigliere di Stato cinese ed ex ministro degli Esteri.
Sembra invece esclusa la possibilità di un colloquio tra Xi e il
primo ministro giapponese, Shinzo Abe, mentre Mosca ha categoricamente smentito un possibile
bilaterale tra Putin e Obama. Lo
ha fatto sapere il Cremlino, precisando che, comunque, non si
escludono contatti informali a
margine del vertice. Il segretario
di Stato Kerry ha poi sottolineato che durante il summit
dell’Apec porterà all’attenzione
dei leader cinesi i problemi della
cyber-sicurezza, dei diritti umani
e della libertà di stampa.
nuncia arriva dall’organizzazione
Human Rights Watch (Hrw), che
ha raccolto numerose testimonianze
di ragazzi fuggiti dalle prigioni
dell’Is.
Pestaggi, frustate, intimidazioni e
torture di ogni tipo: gli ex ostaggi
intervistati da Hrw sono 250 studenti curdi rapiti dai jihadisti alla fine
di maggio, mentre rientravano a
Kobane dopo aver sostenuto ad
Aleppo gli esami di fine anno. Cento ragazze del gruppo sono state rilasciate dopo poche ore, mentre gli
altri studenti sono stati mandati via
solo a scaglioni e dopo aver vissuto
esperienze terribili. «Dall’inizio della rivolta in Siria i minori hanno
sofferto degli orrori della detenzione
e della tortura, prima a opera del
Governo di Assad, adesso dell’Is»
sottolinea Fred Abrahams, consigliere speciale di Hrw per i diritti dei
minori.
Nel frattempo, a Kobane, a pochi
chilometri dal confine con la Turchia, i combattimenti continuano
senza tregua. Tredici miliziani sono
stati uccisi in raid aerei della coali-
Scontri tra polizia israeliana e manifestanti palestinesi
Tensione sulla spianata delle moschee
TEL AVIV, 5. Non si placa la tensione a Gerusalemme.
La polizia israeliana ha chiuso questa mattina la spianata delle moschee dopo ripetuti incidenti e scontri. Secondo fonti locali, un gruppo di palestinesi avrebbe iniziato a lanciare pietre e petardi contro la polizia dopo
che alcuni ebrei ultraortodossi avevano cercato di entrare nella spianata. La polizia ha respinto i manifestanti
palestinesi: gli scontri si sono concentrati nell’area della
moschea di Al Aqsa. I primi bilanci parlano di due palestinesi feriti. Poco dopo, la spianata delle moschee è
stata riaperta. Per protestare contro l’escalation delle
violenze, la Giordania ha deciso di richiamare il suo
ambasciatore in Israele.
La tensione nella città è alta dopo l’attentato, avvenuto qualche giorno fa, contro un rabbino. Ulteriore
conferma di questo clima è stato l’attentato avvenuto
questa mattina, poco dopo i fatti sulla spianata delle
moschee: un’auto ha travolto alcuni passanti a Gerusalemme est, provocando un morto e almeno otto feriti. Il
conducente, un palestinese, è stato ucciso dagli agenti.
Stando ai media israeliani, l’uomo era un membro operativo di Hamas.
Inedito viaggio nel Paese diplomaticamente più vicino all’ex regime militare che l’ha tenuta prigioniera per quindici anni
Aung San Suu Kyi in Cina a dicembre
NAYPYIDAW, 5. La leader dell’opposizione in Myanmar e premio Nobel
per la pace, Aung San Suu Kyi, andrà in visita in Cina il prossimo mese, un viaggio inedito nel Paese diplomaticamente più vicino all’ex regime militare che l’ha tenuta prigioniera per oltre quindici anni. «Un
viaggio in Cina è previsto a dicembre», ha confermato all’agenzia di
stampa Afp un alto responsabile della Lega nazionale per la democrazia
(Lnd, il partito di Suu Kyi), senza
precisare chi saranno gli interlocutori del premio Nobel.
Nel 2015 il Myanmar andrà alle
urne per le presidenziali e per le legislative, nelle quali l’Lnd parte nettamente favorita. Le elezioni sono le
prime da quando, nel 2011, i militari
hanno ceduto il potere a un Governo semi-civile e potrebbero spianare
la strada, se l’Lnd conquisterà la
maggioranza in Parlamento, all’elezione del leader dell’opposizione alla
presidenza del Paese del sud-est
asiatico.
Al momento la Costituzione preclude la possibilità a Suu Kyi di
concorrere alla presidenza, in quanto
La leader dell’opposizione in Myanmar e premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi (Ansa)
Arrestato l’ex sindaco di Iguala
per la scomparsa dei 43 studenti messicani
CITTÀ DEL MESSICO, 5. José Luis
Abarca, il sindaco di Iguala (sud
del Messico) latitante dallo scorso
26 settembre — quando sono spariti
43 studenti di un istituto nel suo
comune — è stato catturato ieri con
la moglie, María de los Ángeles
Pineda, nella capitale messicana. I
due sono accusati di aver organizzato un attacco congiunto di agenti
municipali e sicari della banda di
narcotrafficanti Guerreros Unidos
contro gli studenti, durante il quale
sei persone sono morte e 43 sono
“desaparecidos” dopo essere state
consegnate ai narcotrafficanti.
Secondo fonti ufficiali citate dalla stampa locale, l’ex sindaco Abarca e la moglie sono stati arrestati in
una casa del quartiere di Iztapalapa
a Città del Messico e sono attualmente interrogati nella sede della
procura federale. Contro i due erano stati emessi mandati di cattura
zione internazionale a guida statunitense su due località ad ovest della
cittadina, stando a fonti locali. Sempre a ovest, cinque combattenti curdi e cinque membri di fazioni islamiche che si oppongono all’Is sono
morti in una serie di pesanti scontri.
Ma non è solo Kobane a essere
ostaggio delle violenze. A lanciare
un appello per un’azione della comunità internazionale sulla città di
Aleppo è stato ieri il ministro degli
Esteri francese, Laurent Fabius.
Nell’area, infatti, si concentrano non
solo i combattimenti tra i ribelli siriani e le truppe di Assad, ma anche
le violenze dei miliziani dell’Is che
stanno cercando di prenderne il
controllo. «Dopo Kobane, dobbiamo salvare Aleppo» ha dichiarato
Fabius. La Francia partecipa ai raid
contro lo stato islamico in Iraq, ma
non in Siria, dove l’impegno militare è degli Stati Uniti al fianco di
Paesi arabi. Aleppo è divisa dal luglio 2012 in due settori: a ovest
quello delle forze di Assad provenienti da Damasco, e ad est quello
in mano ai ribelli.
per omicidio e tentato omicidio. Il
procuratore federale, Jesús Murillo
Karam, ha fatto sapere che sono
considerati i mandanti della strage
di Iguala: secondo Sidronio Casarrubias Salgado, boss dei Guerreros
Unidos, María de los Ángeles Pineda coordinava le attività del gruppo
criminale a Iguala.
Intanto, i vescovi della provincia
ecclesiastica di Acapulco hanno inviato un messaggio — approvato
dalla Conferenza episcopale messicana — che incoraggia a vivere nella
fede questi tragici momenti, senza
cedere alla violenza. «Uniti nel dolore e nella sofferenza — si legge nel
testo — vi salutiamo per farvi giungere il nostro conforto e la nostra
speranza, insieme a sentimenti di
solidarietà per la scomparsa e la
morte dei vostri figli, il 26 settembre, nella città di Iguala».
Cala in Angola
l’indice
di malnutrizione
LUANDA, 5. L’Angola ha ridotto
drasticamente il tasso di popolazione malnutrita, dal 73 per cento
nel 1990 al 18 per cento di quest’anno. Lo ha affermato ieri a
Luanda la direttrice aggiunta della
Fao nel Paese africano, Maria
Helena Medeiros. Nella lotta contro la fame e la povertà, l’Angola
ha fatto grandi progressi: «I dati
più recenti della situazione alimentare dimostrano che nel periodo 1990-92 fino al 2012-14, la proporzione di persone denutrite è
scesa. Ugualmente, in questo periodo, il numero di denutriti è calato da 6,8 milioni a 3,9. Continuando a questo ritmo, l’Angola
non sarà lontana dal raggiungere
l’obiettivo più ambizioso del millennio, che è di dimezzare il numero di malnutriti entro il 2015».
vedova di straniero e con figli stranieri. La settimana scorsa, un inedito
vertice delle più alte personalità politiche si è tenuto nella remota capitale Naypyidaw, con la partecipazione anche di Suu Kyi. Durante il
summit è stato deciso che il Parlamento esaminerà una proposta di
emendamento alla norma che esclude Suu Kyi dalla corsa alla presidenza, ma non è chiaro se le autorità —
e in particolare le influenti forze armate, cui la Costituzione garantisce
un quarto dei seggi in Parlamento —
abbiano davvero intenzione di mettere mano alla Carta oppure stiano
solo cercando di prendere tempo.
Nel 2011, il presidente riformista
Thein Sein, che all’epoca del regime
militare ricopriva l’incarico di primo
ministro, ha avviato un vasto programma di riorganizzazione politica,
economica e sociale, aprendo agli investimenti esteri e annunciando tregue e accordi di pace con le minoranze etniche ribelli.
La Cina, che con Thein Sein aveva raggiunto una posizione di massima influenza, è ancora oggi uno dei
principali investitori in Myanmar,
dove però anche gli Stati Uniti hanno ormai una presenza diplomatica
forte dopo decenni di isolamento.
La prossima settimana, il Myanmar ospiterà numerosi capi di Stato
e di Governo, tra i quali il presidente statunitense Barack Obama, che
prenderanno parte ai vertici dell’Associazione dei Paesi del sud-est asiatico e del foro Asia orientale.
Denunciate dall’Oms le politiche delle industrie farmaceutiche
L’ebola e i mali dell’Africa
FREETOWN, 5. L’epidemia di ebola
che sta flagellando parte dell’Africa
occidentale è la più grave emergenza di salute pubblica dei tempi moderni. Lo ha sottolineato Margaret
Chan, direttore generale dell’O rganizzazione mondiale della sanità
(Oms), nell’intervento conclusivo al
meeting annuale dell’organismo
della regione africana, precisando
che ebola peserà sul futuro del
Continente, soprattutto per Liberia,
Guinea e Sierra Leone, i Paesi più
colpiti. Per Chan, l’emergenza ebola ha portato alla ribalta due questioni che l’Oms ha sollevato per
decenni e che ora sono “esplose”
con le conseguenze che tutto il
mondo può vedere giorno dopo
giorno. Innanzitutto, l’urgente bisogno di rafforzare sistemi sanitari a
lungo trascurati. L’altra grande
questione per anni ignorata è inve-
ce la mancanza di terapie adeguate,
con le industrie farmaceutiche che
non investono in prodotti per mercati che non possono pagare.
Intanto, la prima contagiata
dall’ebola fuori dalle frontiere africane, l’infermiera spagnola Teresa
Romero,
sarà
dimessa
oggi
dall’ospedale Carlo III - La Paz di
Madrid, dove era ricoverata dal 6
ottobre scorso. Lo si apprende da
fonti sanitarie. Da sabato scorso, la
paziente, dopo avere superato la
grave malattia di febbre emorragica,
era uscita dall’isolamento. Romero
è stata dichiarata fuori pericolo lo
scorso 21 ottobre, dopo essere risultata negativa a due successivi test
dell’ebola. L’infermiera aveva assistito Manuel Garcia Viejo, uno dei
due missionari spagnoli rimpatriati
dalla Sierra Leone per il contagio
di ebola e deceduto lo scorso 26
settembre nello stesso ospedale.
Sciolta
l’Amministrazione
di New Delhi
NEW DELHI, 5. Il Governo indiano ha decretato ieri lo scioglimento dell’Amministrazione locale di
New Delhi, commissariata da quasi nove mesi, e lo svolgimento —
probabilmente all’inizio del prossimo anno — di nuove elezioni municipali. Lo scrive l’agenzia di
stampa Ians, precisando che ciò è
dovuto al fatto che i tre principali
partiti dell’Assemblea legislativa —
Bharatiya Janata Party, Aam Aadmi Party e Congresso I — hanno
ufficialmente comunicato al Governatore straordinario che amministra la capitale di essere favorevoli all’organizzazione di una
nuova consultazione elettorale.
Le elezioni del 4 dicembre del
2013 furono nettamente vinte dal
Bharatiya Janata Party dell’attuale
primo ministro, Narendra Modi,
che però non riuscì a ottenere alleanze con le altre forze per governare, lasciando la responsabilità di un Esecutivo di minoranza
all’Aam Aadmi Party, di Arvind
Kejriwal. Questi tentò più volte di
apportare cambiamenti importanti
nella gestione politico-economica
locale, ma alla fine fu costretto alle dimissioni il 14 febbraio del
2014, dopo solo quarantanove
giorni di Governo. Subito dopo, il
presidente indiano decretò il commissariamento dell’Amministrazione della capitale in attesa di nuove elezioni.
Verso un Governo
di transizione
nel Burkina Faso
OUAGAD OUGOU, 5. Il leader militare che ha preso il potere nel
Burkina Faso ha annunciato di essere pronto a cedere la guida del
Paese ai civili per un Governo di
transizione. L’esercito ha nominato il colonnello Isaac Zida, vice
capo delle guardie d’élite presidenziali, quale capo dello Stato
provvisorio dopo la deposizione
di Blaise Compaoré. Il presidente
del Ghana e della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, John Dramani Mahama,
sarà nei prossimi giorni in Burkina Faso per agevolare la transizione democratica. «Visiterò il Burkina Faso questa settimana per portare tutte le parti a un accordo su
un’amministrazione ad interim e
per affrontare la via da seguire»,
ha annunciato Dramani Mahama.
L’OSSERVATORE ROMANO
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giovedì 6 novembre 2014
La scuola di Mâdabâ nel 1930
Sotto, il seminarista Nicolas Dahbar
con il padre a Sant’Anna, Gerusalemme,
nel 1920, e infine un cristiano del clan
degli ‘Azeizat di Mâdabâ
di SILVIA GUIDI
entinaia di fragili lastre di vetro, accuratamente catalogate e
riposte al riparo dalla luce e
dalla polvere, custodiscono un
tesoro inestimabile: giovani seminaristi sorridenti, ritratti da soli o insieme ai loro genitori in costume tradizionale
un po’ intimiditi dallo sguardo del fotografo, bambine e bambini seri e compiti
nelle loro divise scolastiche, orfani accuratamente calzati e pettinati dalle suore che
gli offrono un tetto e due pasti al giorno,
madri e padri di famiglia con i figli in
braccio, in attesa della benedizione del sacerdote.
Immagini di un mondo — quello dei cristiani in Giordania, in Libano, in Siria e in
Iraq, per secoli vivace, composito e vitale e
oggi minacciato e
parzialmente
già
spazzato via dalla
violenza della storia
— arrivate fino a noi
grazie alla pazienza
e alla tenacia di generazioni di monaci,
sacerdoti,
studiosi
che si sono avvicen-
C
Mostra fotografica sui cristiani d’oriente al Centre Saint Louis di Roma
Album di vetro
a Roma e a Loreto, e al sostegno dell’ambasciata di Francia presso la Santa Sede.
Un’occasione preziosa di memoria, non
solo un’eccezionale collezione di reperti archeologici, ci tiene a precisare il domenicano Jean-Michel de Tarragon, responsabile
del fondo fotografico antico dell’École biblique et archéologique française presentando l’allestimento, inaugurato il 4 novembre, anche perché «dimentichiamo
troppo spesso che il cristianesimo è nato in
oriente e che questa regione ne è la culla.
Risale agli apostoli e ci trova le proprie radici. È un cristianesimo orientale che si di-
Dimentichiamo troppo spesso
che il cristianesimo
è nato in oriente
al tempo degli apostoli
E che qui sono le sue radici
stingue in tante occasioni dal cristianesimo
orientale latino» (Joseph Yacoub).
Tra le migliaia di fotografie archiviate e
numerate, i sessanta negativi selezionati
per la mostra — spesso ben conservati dal
loro supporto di vetro spalmato di sali di
argento — sono in maggior parte ancora
inediti. La scelta non è stata facile, ha spie-
gato padre de Tarragon. E anche preparare
didascalie e catalogo è stato un lavoro appassionante ma impegnativo. Quando i negativi non riportano la data e il nome delle
persone ritratte, monaci e studiosi sono
stati costretti a improvvisarsi detective per
trarre più informazioni possibili dai più
minuti e apparentemente anonimi dettagli
che costellano questi piccoli miracoli in
bianco e nero.
L’esposizione — ha ribadito il cardinale
Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali durante
l’inaugurazione — è anche un antidoto a
un facile e frequente errore di prospettiva:
«Negli studi storici in occidente siamo
spesso portati a sottolineare la presenza
per esempio nelle corti del medioevo e
dell’umanesimo di medici e intellettuali di
provenienza ebraica o araba, e giustamente
tributiamo la riconoscenza per il contributo offerto alla crescita della cultura europea. Al contrario, quasi mai chiediamo che
sia riconosciuta la situazione inversa: pensiamo ad esempio alla figura di san Giovanni Damasceno, cristiano e fidato consigliere dei califfi Omayyadi, prima dinastia
a succedere ai califfi Ben Guidati e a Maometto». O ancora, ha continuato il cardinale, quasi nulla si dice dell’indispensabile
lavoro svolto dai monaci cristiani di lingua
siriaca che tradussero dal greco all’arabo le
opere dei filosofi greci come Aristotele.
Guardare queste foto significa anche impegnarci a una revisione della nostra conce-
zione, talora un po’ ideologica, e mentre ci
adoperiamo per accogliere i profughi del
Medio oriente nei nostri Paesi, forse dovremmo riflettere su quanto la testimonianza cristiana che portano viene accolta, disconoscendo le radici del nostro continente.
Gli archivi da cui provengono le fotografie esposte — ha continuato il prefetto
della Congregazione per le Chiese orientali
— appartengono a preziose e antiche istituzioni ecclesiali della Terra Santa e dei Paesi limitrofi: non solo l’Ordine dei predicatori, figli di san Domenico, che hanno inserito l’evento nel programma delle celebrazioni per l’ottavo centenario della loro
fondazione, ma anche i padri bianchi, ai
quali si deve l’intuizione di aprire l’attuale
Pontificio Istituto per gli studi arabi e
d’islamistica che quest’anno festeggia i cinquant’anni del suo trasferimento a Roma.
«Mentre, insieme anche a confratelli di altre provenienze (i francescani della Custodia di Terra Santa e i gesuiti dell’Istituto
Biblico), si approfondivano gli studi biblici, si avviavano gli scavi archeologici della
cui visita ogni anno continuano a beneficiare i pellegrini di ogni nazionalità, si è
entrati in contatto con le popolazioni locali, con le rispettive appartenenze ecclesiali
e tradizioni. E l’aiuto offerto a livello accademico ha fatto sorgere scuole e istituzioni
formative cristiane, del cui futuro siamo
preoccupati, per il possibile venir meno
del contributo apportato da tempo ai popoli di quella regione».
Non a caso in Egitto sono state prese di
mira proprio le scuole; e in Iraq e in Kurdistan sono oggi spesso utilizzate per l’accoglienza dei profughi, impedendo di fatto
l’inizio dell’anno scolastico. Molte altre,
insieme ai conventi, sono state occupate o
danneggiate, «e dobbiamo ringraziare i padri domenicani dell’Iraq — ha aggiunto il
cardinale — per essere riusciti a mettere in
salvo almeno alcuni dei preziosi manoscritti siriaci che altrimenti sarebbero andati distrutti dalla ottusa, ideologica e violenta
avanzata delle forze dell’Is».
Assistiamo alla fine dei cristiani d’O riente? Chi sono veramente? Qual è il nostro
debito nei loro confronti? Come hanno fatto a resistere ai domini, alle invasioni e alle
persecuzioni? Che fare contro un esodo
che rischia di vederli sparire dalla culla del
cristianesimo? Sono alcune delle domande,
tanto drammatiche quanto attuali, a cui
tenterà di rispondere Jean-François Colosimo, presidente del direttorio delle edizioni
del Cerf, nella conferenza che terrà a margine della mostra, il 6 novembre.
A colloquio con padre Rohan Silva, provinciale degli oblati di Maria immacolata in Sri Lanka
L’uovo di Colombo
di CRISTIAN MARTINI GRIMALDI
dati all’École biblique et archéologique
française di Gerusalemme.
Foto sorprendenti, talvolta bizzarre, raramente spontanee — ma in un caso, che
abbiamo riportato in pagina, il click del
fotografo è arrivato prima delle pose prevedibili e dei sorrisi congelati — sempre
commoventi nella loro fresca semplicità,
che tappezzano la galleria dell’auditorium
dell’Institut français Centre Saint Louis di
Roma.
La mostra «Les Chrétiens d’Orient» fa
parte delle iniziative organizzate per festeggiare l’ottavo centenario dell’O rdine
dei predicatori ed è stata realizzata grazie
al partenariato tra il Centre Saint Louis e
l’École biblique et archéologique française
di Gerusalemme, la congregazione dei domenicani e i Pii Stabilimenti della Francia
a hall del Grand Oriental
Hotel è quasi deserta. Residenza del governatore
olandese per quasi un secolo, nel 1875 l’edificio diventa l’oasi di ritrovo per i visitatori
europei appena sbarcati a Colombo.
Ancora oggi, osservando i pochi ma
facoltosi turisti seduti a interagire
con i loro i-Pad nel clima artificiosamente temperato dall’irrinunciabile
aria condizionata, in un Paese che ne
è quasi totalmente privo, è possibile
rivivere quell’atmosfera di preziosa
auto-segregazione che dignitari e aristocratici occidentali si ritagliavano
in passato nel loro soggiorno tropicale. I pochi scambi verbali con i nativi, oggi come allora, erano quelli con
la servitù. Non è un caso che di fronte all’hotel, in bella vista, sia piazzata
L
Santi Quaranta festeggia i suoi primi venticinque anni di attività
Libri come magnolie
«Il sogno di essere editore si è avverato — scrive
Ferruccio Mazzariol parlando della Santi Quaranta, la “casa di carta” che ha fondato venticinque anni fa — non sono un intellettuale, ma un
viaggiatore: un editore ambulante veneto con la
cassela in spalla, un cramâr furlano con la gerla.
Ho macinato e continuo a macinare chilometri
su chilometri. L'editore itinerante ha pertegato, a
guardare i titoli usciti, fin nelle Russie e in America Latina; nelle Germanie, nell’Austria felix,
nella Slavia; ha sostato soprattutto presso tanti
piccoli popoli con affetto: a Malta, in Macedonia, nella Cechia particolarmente, in Romania,
in Ucraina, in Irlanda, in Baviera, in Francia e
in Spagna, ovviamente nelle Venezie, in Istria e
in Dalmazia».
Un libro è sì uno strumento di cultura, ma
anche una piccola magnolia bianca — scrive
l’editore nell’introduzione al Catalogo storico
1989-2014 — qualcosa di delicato e prezioso che
ha a che fare con la bellezza non effimera de-
scritta da Dostoevskij, capace di ricondurre il
mondo al suo significato più autentico e vero.
Non a caso la Santi Quaranta prende il nome da
una bella porta del Cinquecento di Treviso — la
città dove è nata — e cura del dettaglio e finezza
grafica sono tra le sue priorità. Fiori all’occhiello, tra gli autori in catalogo, René Girard, con i
suoi saggi sulla mitologia della violenza, Theodor Fontane, l’irlandese Pedraic Colum, poco
noto in Italia, Sylvie Germain, Gustavo Eguren,
di origine basco-cubana, e Vàclav Havel, con il
volume che raccoglie le Lettere a Olga piene di
un vivace senso dell’umorismo non privo di un
retrogusto amaro.
Tra gli italiani spiccano Dario Fertilio, redattore del «Corriere della Sera», e Divo Barsotti
con Elogio della santità cristiana (1990) e Per l’acqua e per il fuoco (1994) un journal notevole per
gli spunti, le riflessioni folgoranti, gli stati d’animo esplorati con delicatezza e precisione, i giudizi sferzanti. (silvia guidi)
la statua simbolo del secolare rappor- una rigogliosa vegetazione di banani
to tra colonizzatori e nativi: un di- e palme da cocco, non hanno la trignitario inglese comodamente seduto stezza dei sobborghi poveri delle mesu un risciò a due ruote sospinto da tropoli sudamericane.
un indigeno.
Il quartiere è popolato soprattutto
È qui che ho appuntamento con da famiglie cristiane e musulmane,
Robinson, un seminarista pakistano per le strade i veli delle suore si avvidi ventitré anni, che mi farà da guida cendano con quelli delle donne islaper incontrare il provinciale degli miche. Le musulmane dello Sri Lanoblati di Maria Immacolata dello Sri ka indossano un leggerissimo velo
Lanka, padre Rohan Silva.
dai ricami che richiamano la tradizioAccanto all’hotel si nasconde, let- ne locale e a colori spesso sgargianti.
teralmente, la chiesa di San Pietro. Solo recentemente, con l’immigrazioSu tre lati è interamente inghiottita ne di ritorno di srilankesi dall’Arabia
dagli edifici adiacenti. L’unica via Saudita, si osservano sempre più
d’accesso è attraverso uno stretto donne coperte dai classici niqab neri
a velatura integrale.
portico ma senza alcuna indicazione.
Ci sono un migliaio di rifugiati pa«È incredibile che questa antichissima chiesa sia praticamente invisibi- kistani nello Sri Lanka, in fuga dalla
le al turista di passaggio —
mi dice il giovane seminarista appena arrivato — e penI cattolici sono di fatto
sare che, data la sua posizione proprio di fronte al porto,
l’anello di congiunzione
questa era diventata la meta
tra i buddisti e i tamil indù
consueta per il ristoro spirituale dei marinai di passagE le due etnie convivono
gio». Ancora oggi infatti,
in un clima di armonia
proprio accanto, c’è la missione internazionale dei marinai.
Il soffitto della chiesa è ancora legge sulla blasfemia. Vivono qui naquello originale in legno, e sulle co- scosti nella speranza che nel loro
lonne compaiono le targhe in ricordo Paese, nella cultura, nella mentalità,
dei tanti marinai e ufficiali morti in qualcosa cambi. Chiedo a Robinson
battaglia.
se è possibile. «Tutto è possibile» riAnche la chiesa, come l’hotel, era sponde fiducioso, e poi dichiara:
anticamente parte della residenza del «Certamente tornerò in Pakistan per
governatore olandese. «Qui gli edifi- stare accanto alla mia gente, a lungo
ci antichi si conservano meglio se col andare la lontananza dal proprio
passare delle epoche si vedono asse- Paese logora».
gnare una nuova identità» dice RoE a proposito di lontananza: sei
binson.
gradi di separazione è una teoria che
Come la vecchia sede della marina sostiene che tutti al mondo sono didello Sri Lanka a due passi da qui: stanti da ciascuno non più di sei pasoggi in ricostruzione, tra qualche me- si. Per arrivare a padre Rohan, prose sarà un elegante hotel che degli vinciale degli oblati di Maria Immaantichi splendori coloniali conserverà colata nello Sri Lanka, me ne occorsolo la facciata.
rono solo due. Mi è bastato domanCi avviamo con l’auto verso il dare a padre Vincenzo Bordo, il misquartiere più a nord della capitale: sionario italiano che ha recentemente
Colombo 15. È l’ultimo quartiere ur- vinto il “Nobel” coreano grazie ai
bano a nord di Colombo, oltre c’è servizi istituiti a favore dei ragazzi di
solo il fiume (il Kelani Ganga), e ol- strada. I due si conoscono da anni.
tre questo gli slum che, incastonati in Padre Rohan mi invita a sedere nel
suo studio all’interno del bel complesso che ospita i missionari.
«Sono stato in Corea recentemente
— afferma — e posso dire che il messaggio di pace che il Papa ha lanciato si applica benissimo allo Sri Lanka. Se la maggior parte del singalesi
è di religione buddista e i tamil sono
per lo più indù, i cristiani si dividono tra queste due etnie, fungono perciò da anello di unione. Per questo
durante le celebrazioni — prosegue —
tamil e singalesi possono cantare nel-
La Stupa Ruwanweli Saya ad Anuradhapura
la propria lingua liberamente. Le due
etnie convivono oggi, all’interno della comunità religiosa, in un clima di
dialogo».
Dopo tanta sofferenza, sottolinea
padre Rohan, il Paese ha raggiunto
la pace. «Oggi — rileva — sono i
molti matrimoni misti a rappresentare il più efficace modello di convivenza tra le diverse religioni. Per il
bene della famiglia si trova sempre
una soluzione che non vede una fede
sopraffare l’altra, e i figli, ovvero le
nuove generazioni, imparano a non
discriminare».
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 6 novembre 2014
pagina 5
L’arcivescovo presidente Georges Pontier all’apertura dell’assemblea plenaria della Conferenza episcopale francese
Più famiglia meno individualismo
Il principe Carlo d’Inghilterra sulle persecuzioni dei cristiani
Tragedia
indescrivibile
LONDRA, 5. Di fronte all’«indescrivibile tragedia» della persecuzione
cristiana nessun leader religioso,
specialmente musulmano, può far
finta di niente e scegliere di restare
in silenzio. È questo il senso del
forte appello che il principe Carlo
d’Inghilterra ha diffuso ieri in un
messaggio registrato in occasione
della pubblicazione del rapporto
2014 sulla libertà religiosa nel mondo. Ricerca, curata da Aiuto alla
Chiesa che soffre, dalla quale — come riferito nell’edizione di ieri —
emerge chiaramente che i cristiani
sono «la minoranza religiosa più
perseguitata». Come dimostrato
drammaticamente anche dall’ultimo
cruento episodio di odio religioso
verificatosi proprio nelle stesse ore
in Pakistan, dove una coppia di
giovani cristiani è stata arsa viva
perché accusata di blasfemia.
Secondo l’erede al trono britannico, «gli eventi orrendi e strazianti
dell’Iraq e della Siria hanno portato
il tema della libertà religiosa e delle
persecuzioni alla ribalta dell’informazione internazionale». Si tratta,
appunto, di una «tragedia indescrivibile», perché «il cristianesimo è
ora sotto attacco in Medio oriente,
in un’area dove i cristiani hanno
vissuto per duemila anni, convivendo pacificamente per secoli con popoli di altre fedi religiose».
In questa prospettiva, il principe
di Galles ha rinnovato l’invito a sostenere il dialogo tra le religioni.
Infatti, «prima di tutto, piuttosto
che rimanere in silenzio, i leader religiosi hanno una responsabilità
nell’assicurare che la gente della loro fede rispetti la gente delle altre
fedi». Le comunità religiose hanno
al loro interno delle potenzialità
che devono ancora esprimersi appieno e che devono per questo venire continuamente coltivate. In
questo, senso, ha detto, «la mia fede cristiana mi ha permesso di parlare e ascoltare la gente di altre tradizioni, tra cui l’islam».
In secondo luogo, il principe
Carlo è tornato a richiamare la responsabilità dei vari Governi che
devono garantire il concreto esercizio della libertà religiosa. Anche
perché, ha detto, «la Dichiarazione
universale dei diritti umani è chiara
nell’affermare che questo diritto include anche la libertà di cambiare
la propria religione o credenza». E,
«ancora oggi, anche in Occidente,
questo diritto è spesso messo in discussione».
Tuttavia, ha aggiunto, anche di
fronte a notizie «profondamente
sconcertanti», come quelle che arrivano da alcune regioni del pianeta,
occorre che l’opinione pubblica
mondiale non ceda alla rassegnazione e non perda la speranza. E ha
citato il caso — risoltosi positivamente a seguito della mobilitazione
internazionale
—
di
Meriam
Ibrahim, la giovane cristiana sudanese condannata a morte per apostasia. Sono proprio casi come questi che richiamano alla memoria le
parole dell’apostolo Paolo sul significato della persecuzione, ha detto
citando un brano della Lettera ai
Romani: «Noi ci vantiamo anche
nelle tribolazioni, ben sapendo che
la tribolazione produce pazienza, la
pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza
poi non delude» (5, 3-5).
LOURDES, 5. «Anche se si deve essere lieti di evoluzioni positive da
amplificare ulteriormente — come
quella della parità tra uomini e
donne o quella della libera scelta
del coniuge — questi ultimi decenni
mostrano tuttavia un indebolimento
reale della vita familiare. Lo sviluppo di una cultura individualista che
poco si preoccupa delle ripercussioni delle scelte personali sugli altri,
la sottomissione disordinata alla
forza dei sentimenti e alla ricerca
del piacere, l’immaturità affettiva
possono portare a egoismi irresponsabili, a comportamenti violenti, a
un uso miope dei progressi tecnici.
Tutto questo contribuisce a indebolire la vita di troppe famiglie». È
uno dei passaggi più significativi
del discorso di apertura dell’assemblea plenaria della Conferenza episcopale francese, pronunciato ieri a
Lourdes dall’arcivescovo presidente
Georges Pontier, il quale ha criticato quella cultura che «si lascia travolgere dalla definizione di nuovi
diritti individuali senza considerare
ogni volta la misura delle conseguenze negative sulla concezione
dell’uomo e sulla necessaria solidarietà di una vita sociale».
Ai vescovi riuniti a Lourdes il Papa ha inviato un messaggio a firma
del cardinale segretario di Stato,
Pietro Parolin, nel quale ricorda che
la plenaria si svolge in un contesto
particolare, poiché sarà seguita
dall’incontro dei seminaristi e
dall’assemblea generale dei religiosi
e delle religiose. Il Santo Padre auspica che questi avvenimenti, preludio all’apertura dell’Anno della vita
consacrata, «siano una fonte di
conforto e di speranza» per tutto il
popolo di Dio: «I diversi temi che
avete scelto per questa sessione testimoniano la vostra preoccupazione di edificare una Chiesa “dalle
grandi porte aperte” dove ci sia posto per ognuno con la sua vita difficile».
Monsignor Pontier ha ricordato
la sua partecipazione, assieme al
cardinale André Vingt-Trois, al
Sinodo straordinario in Vaticano
sulle sfide pastorali sulla famiglia
nel contesto dell’evangelizzazione:
«Sebbene le sfide si declinino con
modalità molto diverse, la famiglia
appare sotto tutte le latitudini come
cellula di base della vita sociale, anche della Chiesa. Ci piace chiamarla “Chiesa domestica”. Il Sinodo ha
ribadito la grandezza della famiglia
umana, fondata sul patto d’amore
tra un uomo e una donna, vissuto
nella fedeltà, capace di superare le
prove grazie al dialogo e al perdono, che accoglie la vita ricevuta come un dono e non la rivendica co-
me un diritto. Il vero amore — ha
sottolineato l’arcivescovo di Marsiglia — è l’assunzione di una responsabilità, una roccia solida su cui sostenersi e non il susseguirsi di avventure appassionate tese a un’insaziabile erranza».
Fra i temi affrontati dall’assemblea plenaria, che si concluderà domenica 9, figurano la drammatica
situazione nel Vicino oriente e le relazioni tra cristiani e musulmani,
una riflessione trasversale sul posto
occupato dal mondo rurale (il cui
panorama si è profondamente trasformato) e dai centri operai, un bilancio dei nuovi statuti dell’insegnamento cattolico a un anno dalla
loro adozione, una valutazione dei
movimenti sorti dal rinnovamento
carismatico, nonché due “novità”
rappresentate da altrettanti gruppi
di lavoro: uno sull’accoglienza e
sull’integrazione dei preti stranieri,
che costituiscono più del 10 per
cento del clero francese; l’altro sul
rapporto uomo-donna nella Chiesa.
«La ricerca legittima di progredire nella parità tra uomini e donne
nella società — ha osservato Pontier
— si è spinta fino ad accettare concezioni filosofiche militanti che negano la bella complementarità, portatrice di vita, fra uomini e donne,
inscritta nella natura stessa di ogni
essere umano. L’uguaglianza è vista
come una neutralità assoluta insignificante. Si vuole imporre un mo-
dello unico e la sua trasmissione ai
bambini avviene senza il consenso
dei genitori, primi responsabili della loro educazione. La natura stessa
del matrimonio è stata sconvolta.
Invece di trovare soluzioni adatte
alle domande poste da situazioni
particolari, si vuole legiferare come
se si dovesse imporre a tutti ciò che
viene rivendicato come utile o legittimo da alcuni. E questo spesso in
barba ai più deboli, da una parte i
bambini all’inizio della loro vita,
dall’altra i malati o gli anziani alla
fine della loro esistenza».
Nel suo discorso il presidente
della Conferenza episcopale ha ribadito la posizione della Chiesa
sulla dignità inviolabile dell’essere
umano dal concepimento alla morte
naturale. L’essere umano «non si
può né strumentalizzare né considerare come un oggetto o un bene
che ci si procura secondo il proprio
desiderio. Così vediamo il serio rischio per l’uomo rappresentato
dall’intraprendere la strada della fecondazione medicalmente assistita
per rispondere alla rivendicazione
di un diritto al bambino. Quanto al
ricorso alla maternità surrogata, è
chiaro che stiamo entrando in un
processo che considera il bambino
come un qualsiasi bene di consumo. E cosa dire della richiesta a
una donna di portare in seno un figlio senza attaccarvisi come se la
maternità fosse un atto banale o a
vocazione commerciale? Non possiamo certo riconoscere lì un progresso umano per le nostre società». Per quanto riguarda il fine vita,
i vescovi francesi — in particolare
monsignor Pierre d’Ornellas posto
alla guida di uno specifico gruppo
di lavoro — hanno più volte espresso la loro convinzione che dovrebbe
essere reso più efficace l’accesso alle
cure palliative. Esse, ha spiegato
Pontier, «offrono un ambiente medico e una qualità di presenza umana che permettono a ognuno di essere accompagnato fino al termine
della sua vita, piuttosto che cedere
alla tentazione di porvi fine. Lo fa
basandosi sulle competenze mediche per trattare il dolore e su solidarietà affettive e di relazione che
possono delineare la modalità più
umana» da seguire.
Come sostenere la vita delle famiglie, la crescita dei bambini, le
persone in fin di vita? «Nessuna
legge, nessun diritto individuale —
conclude l’arcivescovo presidente —
potrà sostituire la solidarietà, la
presenza amorevole, il sostegno reciproco, il dono di sé, il senso di
responsabilità, soprattutto se tale
legge, tale diritto vogliono promuovere o consentire la prospettiva di
porre fine alla vita e alle responsabilità che ci legano gli uni gli altri e
che rappresentano ancora la nostra
grandezza».
Dichiarazione dei presuli argentini sulla depenalizzazione dell’aborto
Sempre dalla parte della vita
Accorpamento di un terzo delle parrocchie a New York
Per una Chiesa più snella
NEW YORK, 5. L’arcidiocesi di New
York si appresta a una radicale riorganizzazione delle sue strutture
parrocchiali. Lo ha annunciato, domenica 2, lo stesso arcivescovo della
metropoli statunitense, il cardinale
Timothy Michael Dolan, rendendo
noto un piano che porterà alla fusione di circa un terzo delle parrocchie e che entrerà in vigore dal 1°
agosto 2015. Una mini-rivoluzione
che coinvolgerà 112 delle 368 parrocchie newyorchesi. «Questo momento di transizione nella storia
dell’arcidiocesi — ha affermato il
porporato — sarà senza dubbio difficile per le persone che vivono nelle parrocchie che si fondono. Ci saranno molti che si sentiranno feriti
e sconvolti nel dover sperimentare
quello che sarà un cambiamento
nella loro vita spirituale, e io sarò
uno di loro». Infatti, «non c’è nessuno che sia stato coinvolto» nello
studio di questa riorganizzazione
«che non capisca l’impatto che questa avrà sui fedeli cattolici». Tuttavia, aggiunge, «sarà nostra responsabilità quella di lavorare con queste parrocchie, in modo da contri-
buire a rendere il cambiamento il
più agevole possibile».
La riorganizzazione territoriale
dell’arcidiocesi — è stato spiegato —
è il «risultato di un processo di pianificazione pastorale pluriennale»,
denominato «Making All Things
New», indirizzato a rafforzare e a
migliorare la vita delle parrocchie e
a rendere «più efficace» l’opera pastorale. Tale processo di pianificazione ha avuto il suo inizio nel
2010, e alla sua stesura hanno contribuito tutte le realtà dell’arcidiocesi. In quella sede sono state evidenziate numerose esigenze pastorali:
un piano strategico per le scuole
cattoliche; programmi di istruzione
e di formazione religiosa per bambini, giovani e adulti; maggiore
apertura verso i vari gruppi etnici,
in particolare i cattolici ispanici e
gli immigrati; l’ampliamento dei
servizi sanitari; l’accento sulle opere
di carità, in particolare gli alloggi a
prezzi accessibili; maggiore trasparenza, in particolare sulle questioni
finanziarie. E in questo contesto si
inserisce anche questa storica riorganizzazione delle parrocchie.
BUENOS AIRES, 5. «L’aborto non è
mai la soluzione»: lo ribadisce la
commissione esecutiva della Conferenza episcopale argentina in merito al progetto di legge, a breve esaminato dal Congresso nazionale,
che mira a depenalizzare l’aborto. I
presuli, nel ricordare che la vita è
un diritto umano fondamentale,
hanno ricordato le parole di Papa
Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, dove si avverte che «non è progressista pretende-
re di risolvere i problemi eliminando la vita umana». «Allo stesso
tempo — hanno spiegato i vescovi
argentini — il Santo Padre ha segnalato che la tutela della vita umana fin dal concepimento è stata recentemente ratificata dal nuovo codice civile e commerciale, il quale
afferma che “l’esistenza dell’essere
umano inizia al momento del concepimento”».
I vescovi hanno diffuso una dichiarazione
intitolata
appunto
«L’aborto non è mai la soluzione.
La vita è un diritto umano fondamentale». In continuità con gli insegnamenti di Gesù, «sosteniamo —
scrivono i vescovi — il valore di
ogni vita umana, ma ci sentiamo
soprattutto chiamati a prenderci cura e a promuovere la vita fragile,
esposta o a rischio. Per questo ci
preoccupa in particolare una delle
tappe di maggiore fragilità: l'inizio
della vita. Sappiamo, perché la
scienza lo dimostra, che la vita
umana inizia al momento del concepimento, è lì che si configura un
essere umano nuovo, unico e irripetibile. Vogliamo affermare chiaramente che quando una donna è in
stato di gravidanza — proseguono i
vescovi — non parliamo di una vita
ma di due, quella della madre e
quella del suo bambino non ancora
nato. Entrambi devono essere protetti e rispettati. La biologia, dimostra in modo incontrovertibile attraverso il dna, che dal momento del
concepimento esiste una nuova vita
umana che deve essere tutelata giuridicamente. Il diritto alla vita è un
diritto umano fondamentale».
Inoltre, i presuli ricordano la tradizione giuridica, saggia e umanista, dell’Argentina, in virtù della
quale la vita umana è stata sempre
protetta sin dal concepimento.
«Questa protezione, lungi dall’esprimere una visione religiosa, è
manifestazione del rispetto che merita ogni vita umana e che è alla
base del funzionamento del sistema
dei diritti umani. Una decisione legislativa che favorisse la depenalizzazione dell’aborto — concludono i
vescovi — avrà conseguenze giuridiche, culturali ed etiche. Le leggi
stanno plasmando la cultura del
popolo e una legislazione che non
protegge la vita promuove una cultura della morte».
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
giovedì 6 novembre 2014
Disposizioni sulla rinuncia
dei vescovi diocesani e dei titolari
di uffici di nomina pontificia
Il grave peso del ministero ordinato,
da intendersi come servizio (diakonia) al Popolo santo di Dio, richiede, a coloro che sono incaricati di
svolgerlo, di impegnarvi tutte le proprie energie. In particolare, il ruolo
di Vescovo, posto di fronte alle sfide
della società moderna, rende necessari una grande competenza, abilità
e doti umane e spirituali.
A tale riguardo, i Padri del Concilio Vaticano II così si esprimevano
nel decreto Christus Dominus: «Poiché il ministero pastorale dei vescovi riveste tanta importanza e comporta gravi responsabilità, si rivolge una calda
preghiera ai vescovi diocesani e a coloro
che sono ad essi giuridicamente equiparati, perché, qualora per la loro troppa
avanzata età o per altra grave ragione,
diventassero meno capaci di adempiere
il loro compito, spontaneamente o dietro
invito della competente autorità rassegnino le dimissioni dal loro ufficio. Da
parte sua, la competente autorità, se
accetta le dimissioni, provvederà sia ad
un conveniente sostentamento dei rinunziatari, sia a riconoscere loro particolari diritti» (n. 21).
Rispondendo all’invito che il
Concilio Vaticano II aveva espresso,
Il rescritto
RESCRIPTUM EX AUDIENTIA SANCTISSIMI
sulla rinuncia dei vescovi diocesani
e dei titolari di uffici di nomina pontificia
Il Santo Padre Francesco, nell’Udienza concessa al sottoscritto Cardinale
Segretario di Stato il giorno 3 novembre 2014, ha approvato le disposizioni sulla rinuncia dei Vescovi diocesani e dei titolari di uffici di nomina
pontificia.
Il Santo Padre ha altresì stabilito che quanto è stato deliberato abbia
ferma e stabile validità, nonostante qualsiasi cosa contraria anche degna
di particolare menzione, ed entri in vigore il giorno 5 novembre 2014, con
la pubblicazione su «L’Osservatore Romano», e, quindi, nel commentario ufficiale «Acta Apostolicae Sedis».
Dal Vaticano, 3 Novembre 2014.
PIETRO Cardinale PAROLIN
Segretario di Stato
il mio predecessore, il Beato Paolo
VI, promulgò il 6 agosto 1966 il Motu proprio Ecclesiae Sanctae (AAS 58
[1966] 757-787) che al n. 11 della Pars
Prima invitava vivamente i Vescovi e
gli altri ad essi equiparati a «presentare spontaneamente, non più tardi dei
75 anni compiuti, la rinuncia all’ufficio». Queste disposizioni furono poi
accolte sia dai cann. 401-402 e 411
del vigente Codice di Diritto Canonico, sia dai cann. 210-211, 218 e 313
del Codice dei Canoni delle Chiese
O rientali.
Uguale criterio venne anche seguito relativamente a funzioni proprie dei Cardinali, mediante il Motu
proprio Ingravescentem aetatem del
Beato Paolo VI del 21 novembre 1970
(AAS 62 [1970] 810-813) e, più in generale relativamente alle funzioni dei
Vescovi che prestano il loro servizio
nella Curia Romana, con le sagge
disposizioni che San Giovanni Paolo
II volle inserire nell’art. 5 della Costituzione apostolica Pastor bonus
del 28 giugno 1988 (AAS 80 [1988]
841-930; cf. pure can. 354 CIC).
Prendendo in considerazione tutto
quanto precede e accogliendo le raccomandazioni del Consiglio dei Cardinali che assistono il Santo Padre
nella preparazione della riforma della Curia romana e nel governo della
Chiesa, viene disposto quanto segue:
Art. 1. È confermata la disciplina
vigente nella Chiesa latina e nelle
varie Chiese orientali sui iuris, secondo la quale i Vescovi diocesani
ed eparchiali, e quanti sono loro
equiparati dai cann. 381 §2 CIC e 313
Distribuito agli uffici vaticani
Un manuale
della Segreteria
per l’economia
settantacinque anni. In
tali casi i fedeli sono
chiamati a manifestare
solidarietà e comprensione per chi è stato
loro Pastore, assistendolo puntualmente secondo le esigenze della
carità e della giustizia,
secondo quanto disposto del can. 402 §2
CIC.
Art. 5. In alcune circostanze
particolari
l’Autorità competente
può ritenere necessario
Cecco Buonanotte, «Tre vescovi» (1965)
chiedere a un Vescovo
di presentare la rinunCCEO, così come i Vescovi coadiutori
cia all’ufficio pastorale, dopo avergli
e ausiliari, sono invitati a presentare fatto conoscere i motivi di tale rila rinuncia al loro ufficio pastorale chiesta ed ascoltate attentamente le
al compimento dei settantacinque sue ragioni, in fraterno dialogo.
anni di età.
Art. 6. I Cardinali Capi Dicastero
Art. 2. La rinuncia ai predetti uffi- della Curia Romana e gli altri Carci pastorali produce effetti soltanto dinali che svolgono uffici di nomina
dal momento in cui sia accettata da pontificia sono ugualmente tenuti, al
parte della legittima Autorità.
compimento del settantacinquesimo
Art. 3. Con l’accettazione della ri- anno di età, a presentare la rinuncia
nuncia ai predetti uffici, gli interes- al loro ufficio al Papa, il quale, ponsati decadono anche da qualunque derata ogni cosa, procederà.
altro ufficio a livello nazionale, conArt. 7. I Capi Dicastero della Cuferito per un tempo determinato in ria Romana non Cardinali, i Segreragione del suddetto incarico pasto- tari ed i Vescovi che svolgono altri
rale.
uffici di nomina pontificia decadono
Art. 4. Degno di apprezzamento dal loro incarico compiuto il settanecclesiale è il gesto di chi, spinto tacinquesimo anno di età; i Membri,
dall’amore e dal desiderio di un mi- raggiunta l’età di ottant’anni; tuttaglior servizio alla comunità, ritiene via, quelli che appartengono ad un
necessario per infermità o altro gra- Dicastero in ragione di un altro inve motivo rinunciare all’ufficio di carico, decadendo da questo incariPastore prima di raggiungere l’età di co, cessano anche di essere Membri.
Per illustrare le politiche di gestione finanziaria che entreranno in
vigore a partire dal 1° gennaio
2015, la Segreteria per l’economia
distribuisce in questa settimana a
tutti gli uffici vaticani un manuale
approvato da Papa Francesco e
dal Consiglio per l’economia.
«Lo scopo del manuale — ha
detto il cardinale prefetto George
Pell — è molto semplice: adeguare
le pratiche di gestione finanziaria
a principi internazionali e supportare tutti gli enti e le amministrazioni della Santa Sede e della Città del Vaticano nella redazione di
resoconti finanziari coerenti e trasparenti». Il porporato ha anche
aggiunto che «l’utilizzo di pratiche e modalità di rendicontazione
affidabili e coerenti contribuirà a
fornire un’immagine chiara dell’affidabilità di tutti coloro che gestiscono le risorse della Chiesa».
Le nuove pratiche infatti rafforzeranno il processo di pianificazione degli uffici vaticani, affinché
le risorse siano utilizzate in maniera più efficace ed efficiente, al servizio della missione della Chiesa.
La Segreteria per l’economia
inoltre fornirà formazione e supporto agli uffici della Santa Sede
e della Città del Vaticano al fine
di favorire l’implementazione delle
nuove politiche.
I bilanci consolidati saranno
poi esaminati da una delle maggiori società di revisione a livello
internazionale.
Gruppi di fedeli all’udienza generale
Lawn, New Jersey;
Saint Joseph’s, Scotia, New York; Saint
Barnabas, Northfield,
Ohio; Saint Francis
of Assisi, Grapevine,
Texas; Saint Patrick,
Laredo, Texas; Saint
Mary of Sorrows,
Fairfax, Virginia.
All’udienza generale di mercoledì 5 novembre, in piazza San Pietro, erano presenti i
seguenti gruppi.
Da diversi Paesi: Missionari Verbiti;
Religiosi Fatebenefratelli; Istituto Povere Figlie di San Gaetano; Ordine Francescano Secolare; Partecipanti al Forum
promosso da Caritas in Veritate International.
Aus der Bundesrepublik Deutschland:
Dall’Italia: Gruppi di fedeli dalle
Parrocchie: Santi Zenone e Martino, in
Lazise; Santa Giustina, in Pernumia;
Sant’Ambrogio, in Cinisello Balsamo;
Sant’Alessandro, in Solbiate; Santi Fermo e Lorenzo, in Concagno; Santa Maria Nascente, in Bonemerse; San Lorenzo, in Alba; San Pietro, in Avegno;
Sant’Andrea, in Podio; San Savino, in
Badia-Montione; San Piero in Palco, in
Firenze; Sacro Cuore di Gesù, in Lanciano; Sacro Cuore di Gesù, in San Ferdinando di Puglia; Sant’Agostino, in
Trani; Cuore Immacolato di Maria, in
Bari; Maria Santissima Addolorata, in
Tuturano-San Pietro; San Nicola, in Castelvetere in Val Fortore; Santa Maria
Assunta, in Ravello; Sacro Cuore di Gesù e Sant’Antonio di Padova, in Messina; San Giovanni Battista, in Monterosso Almo; Raggruppamento Militare Autonomo della Difesa; Vigili del Fuoco,
dal Trentino; Banca di Credito Cooperativo, di Paliano; Banca del tempo
dell’ottavo Municipio, di Roma; Consiglio nazionale Geometri e Geometri
Laureati; Associazione Amici quarta
strada zip, di Padova; Associazione italiana medici oculisti; Associazione anni
d’argento, di Battipaglia; Associazione
quartiere piazza, di Mondragone; Associazioni sportive Podisti Alto Sannio, e
Running Telese Terme; Associazione
Lutto nell’episcopato
Monsignor James Spaita, arcivescovo emerito di Kasama, in
Zambia, è morto martedì 4 novembre, dopo essere stato colpito
da ischemia cerebrale sabato 1.
Il compianto presule era nato
in Bombwe, diocesi di Mansa, l’8
aprile 1934 ed era stato ordinato
sacerdote il 9 settembre 1962.
Eletto alla sede residenziale di
Mansa il 28 febbraio 1974, aveva
ricevuto l’ordinazione episcopale
il successivo 28 aprile. Il 3 dicembre 1990 era stato promosso all’arcidiocesi di Kasama. Il 30 aprile
2009 aveva rinunciato al governo
pastorale.
cuochi del Vulture-Melfese e Unione regionale cuochi Lucani; Associazione volontariato ospedaliero, di Sarno; Associazione Arkadia, di Terranuova Bracciolini; Associazione della Medaglia miracolosa; Associazione telefono d’argento, di Roma; Federazione italiana settore moda; Unione italiana ciechi e ipovedenti, di Ragusa; Artigiani acconciatori
di Confartigianato; Fondazione Marconi, di Pontecchio Marconi; Croce Rossa
italiana, di Scarlino; Società Whirlpool,
di Varese; Gruppo Intercral, di Parma;
Gruppo Arca Regione Lombardia;
Gruppo ACLI, di Castagnole delle Lanze; Centro anziani, di Striano; Cooperativa Uno tra noi, di Bisceglie; Dipendenti dello Zoosafari, di Fasano; Rotary
club, di Reggio Calabria; Ordine francescano secolare, di Milano; Confraternita Madonna del Carmelo, di Casamassima; Comunità carmelitana Santa
Teresa, di Torre del Greco; Gruppo
dell’Unitalsi, di Reggio Calabria; Gruppo dell’Ospedale di Pesaro; Roller Cento pattinaggio artistico, di Monteprandone; Gruppo di ballo sportivo, di
Monterotondo; Gruppo Servizio automobilistico dell’Esercito; Filarmonica
Giuseppe Verdi, di Quarrata; Gruppi di
studenti: Liceo Morgagni; e Liceo Cavour, di Roma; Liceo da Procida, di Salerno; Istituto Lanfranco, di Gabicce
Mare; Istituto Fusinato, di Schio; Istituto Ferrari, di Pace del Mela; Istituto
Fiorelli, di Napoli; Politecnico, di Bari;
Gruppi di fedeli da Ravello, Palermo,
Villazzano, Sarzana, Novara.
Coppie di sposi novelli.
I polacchi: Pielgrzymi z parafii: św.
Stanisława Biskupa i Męczennika ze
Świątnik Górnych, Świętej Trójcy z
Zimnowody; pielgrzymi indywidualni.
De France: groupe de pèlerins des
diocèses de Vannes, et de Bayonne;
groupe de prêtres du diocèse de Namur,
avec S.Exc. Mgr Rémy Vancottem; Collège Fénelon-Sainte-Marie, de Paris;
Centre de préparation au mariage, du
diocèse de Montauban; groupe de la
Pastorale des personnes handicapées du
diocèse de Poitiers; groupe de Limoux.
De Suisse: Chorale du Plateau-SaintEsprit, de Petit-Lancy.
From Various Countries: Coordinators of the Schools of Evangelization.
From England: Students and Staff
from The John Henry Newman School,
Hertford.
From Malta: Members of the Association of Lyceum Past Students.
From Denmark: Students and Staff
from the School of the Sisters of Saint
Joseph; Students and Staff from Vestby
Videregaende School.
From Japan: A group of pilgrims.
From the United States of America:
Pilgrims from the following groups:
Members of the Foundations and
Donors Interested in Catholic Activities,
Inc.; The Spiritual Renewal Services for
the Diocese of Norwich, Connecticut;
The Catholic Newman Center, Kearney,
Nebraska; Pilgrims from: The Archdiocese of Detroit; The Archdiocese of
Milwaukee, together with Bishop Donald Hying; The Archdiocese of New
York; The Archdiocese of Saint Paul
and Minneapolis; The Diocese of Cincinnati,
Ohio;
The
Diocese
of
Nashville; Pilgrims from the following
parishes: Saint John the Baptist, Newburgh, Indiana; Christ the King, Des
Moines, Iowa; Saint Michael, Sioux
City, Iowa; Saint Anthony’s, Hardinsburg, Kentucky; Saint Edmond Parish,
Warren, Michigan; Saint Anne’s, Fair
Pilgergruppen
aus
den Pfarrgemeinden
Heiliger
Nikolaus,
Beuster; St. Gotthardt, Brandenburg;
Zu
den
Heiligen
Schutzengeln,
Eichenau; St. Franziskus,
Gerolzhofen;
Pfarreiengemeinschaft Lathen, Renkenberge und Wippingen; St. Filippo
Smaldone, Mainz (Gruppe von Gehörlosen); St. Sebastian, Magdeburg; St.
Martin, Messerich und St. Jakobus,
Niederstedem; St. Marien, Münster; St.
Sebaldus, Nürnberg; St. Peter und Paul,
Potsdam; Maria Königin, Schweinhütt;
Pilgergruppe aus dem Bistum Passau;
Pilgergruppen aus dem Ahrtal; Ehingen; Ellen und Kleinhenz; Eschbronn;
Gerolzhofen; Hanhofen; Lengerich;
Mitteleschenbach; Penzberg; Regensburg; Wallgau; Wallfahrt für Menschen
mit Behinderung aus dem Bistum
Mainz; Freunde der Comboni-Missionare aus St. Paulus, Neumarkt Opf.; Kolpingfamilie Schwäbisch Gmünd; Kinder- und Jugendwohnheim Marienhain,
Vechta; Studienreisegruppe Bensberg;
Geschichts- und Museumsverein, Kaufungen; Schülerinnen, Schüler und Lehrer aus folgenden Schulen: Oberstufenzentrum Gastgewerbe, Berlin; Katholische Fachschule für Sozialpädagogik
Sancta Maria, Bruchsal; Altes Gymnasium, Flensburg; Realschule Maria Stern,
Nördlingen.
Aus der Republik Österreich: Pilger
aus folgenden Pfarren: St. Peter, Breitenbach am Inn; Mariä Himmelfahrt,
Kundl; Pilgergruppen aus Peuerbach;
Söll; Unteroffiziere und Offiziere der
Militärpolizei des Militärkommandos
Kärnten; Pilgergruppe der Polizei aus
Kirchdorf an der Krems; Schülerinnen,
Schüler und Lehrer aus der Höheren
Technischen Bundeslehranstalt, Pinkafeld.
Uit het Koninkrijk der Nederlanden:
Pelgrimsgroep uit de parochie van Sint
Remigius, Simpelveld; Trinitas College
Heerhugwaard.
De España: Cofradía del Santísimo
Cristo del Consuelo, de Cieza; Cofradía
de peregrinos de Santiago Apóstol, de
Torrevieja; Consorcio Hospital general,
de Valencia; Asociación de padres y
protectores de personas con discapacidad intelectual, de Huelva; grupo de
peregrinos de Zaragoza.
De Panamá: Colegio Brader, de Panamá; Academia Interamericana, de Panamá.
De Puerto Rico: Iglesia El dulce
Nombre de Jesús, de Humacao.
De Venezuela: Parroquia Ntra. Sra.
de Altagracia, de Cabimas.
De Argentina: grupos de peregrinos.
De Chile: Academia de Ciencias Policiales, Carabineros de Chile.
Do Brasil: grupo de Presbíteros da
Diocese de Jundiaí, com o Bispo Dom
Vicente Costa; Paróquia Bom Jesus dos
Navegantes; Paróquia Santa Teresa de
Ávila; Paróquia São José de Anchieta,
de Aracaju; Paróquia Nossa Senhora, de
Brotas; Peregrinação a l’Hermitage do
Brasil, de Bom Fim.
Nomine episcopali in Brasile
Le nomine di oggi riguardano la
Chiesa in Brasile.
Milton Kenan Júnior
vescovo di Barretos
Nato il 24 novembre 1963 a
Taiúva, nello Stato di São Paulo,
ha compiuto gli studi filosofici e
teologici presso il Centro de estudos dell’arcidiocesi di Ribeirão
Preto. Poi ha conseguito la licenza
in teologia spirituale al Pontificio
istituto di spiritualità Teresianum, a
Roma. Ordinato sacerdote il 5 settembre 1987 per la diocesi di Jabocaticabal, vi ha svolto i seguenti incarichi: vicario delle parrocchie São
João Batista e Nossa Senhora Aparecida a Bebedouro (1987-1995); vicario della parrocchia São Benedito
a Jaboticabal (1997-2001); coordinatore diocesano della pastorale e vicario episcopale (1997-2002); direttore dell’Istituto di filosofia e teologia Nossa Senhora do Carmo
(2000-2004); parroco della cattedrale (2001-2008). Inoltre, è stato
professore di teologia spirituale al
Centro de estudos dell’arcidiocesi
di Ribeirão Preto, responsabile della pastorale presbiterale nel regionale Sul 1 della Conferenza episcopale, direttore spirituale del seminario diocesano di Jaboticabal,
membro del consiglio presbiterale e
del collegio dei consultori di Jaboticabal, coordinatore diocesano della pastorale (2007-2009) e parroco
di Nossa Senhora Aparecida a Bebedouro (2008-2009). Il 28 ottobre
2009 è stato nominato vescovo titolare di Acque di Bizacena e ausilia-
re di São Paulo, ricevendo l’ordinazione episcopale il successivo 27 dicembre.
João José da Costa
vescovo coadiutore
dell’arcidiocesi di Aracaju
Nato il 24 giugno 1958 in Lagarto, diocesi di Estância, ha emesso
la professione religiosa tra i carmelitani il 19 gennaio 1986 ed è stato
ordinato sacerdote il 12 dicembre
1992. Ha studiato al seminario
maggiore Nossa Senhora de Fátima
in Brasília, all’Instituto de teologia
São Paulo e all’Instituto francescano de Olinda. Ha conseguito la licenza in filosofia nell’Università
statale del Ceará. È stato consigliere della provincia carmelitana del
Pernambuco, con sede nell’arcidiocesi di Olinda e Recife (1992-1998);
amministratore delle parrocchie Divino Espírito Santo in Manaíba e
Santa Terezinha in Juru, diocesi di
Patos (1993-1997); amministratore
parrocchiale
nell’arcidiocesi
di
Olinda e Recife (1998-1999); priore
della provincia carmelitana del Pernambuco, per due mandati (19982004); vicario parrocchiale a Espinheiro, nell’arcidiocesi di Olinda e
Recife (2000-2004); membro della
pastorale carceraria di Olinda e
Recife (2002-2004); priore e formatore nel convento di São Cristóvão
nell’arcidiocesi di Aracaju (20052009). Il 7 gennaio 2009 è stato
nominato vescovo di Iguatu, ricevendo l’ordinazione episcopale il
successivo 19 marzo.
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 6 novembre 2014
pagina 7
All’udienza generale il Pontefice parla della Santa Madre Chiesa gerarchica
Quello del vescovo è un ministero
che «non si cerca, non si chiede,
non si compra, ma si accoglie
in obbedienza, non per elevarsi,
ma per abbassarsi». È quanto
ha detto Papa Francesco all’udienza
generale di mercoledì 5 novembre,
in piazza San Pietro, sottolineando
l’importanza del fatto che i vescovi
e il Papa esprimano vera
«collegialità» e cerchino di essere
«sempre di più e meglio servitori
dei fedeli, più servitori nella Chiesa».
Uniti nel servizio
Il ministero episcopale si accoglie non per elevarsi ma per abbassarsi
Cari fratelli e sorelle, buongiorno.
Abbiamo sentito le cose che l’apostolo Paolo dice al vescovo Tito. Ma
quante virtù dobbiamo avere, noi vescovi? Abbiamo sentito tutti, no?
Non è facile, non è facile, perché
noi siamo peccatori. Ma ci affidiamo
alla vostra preghiera, perché almeno
ci avviciniamo a queste cose che
l’apostolo Paolo consiglia a tutti i
vescovi. D’accordo? Pregherete per
noi?
Abbiamo già avuto modo di sottolineare, nelle catechesi precedenti,
come lo Spirito Santo ricolmi sempre la Chiesa dei suoi doni, con abbondanza. Ora, nella potenza e nella grazia del suo Spirito, Cristo non
manca di suscitare dei ministeri, al
fine di edificare le comunità cristiane
come suo corpo. Tra questi ministeri, si distingue quello episcopale.
Nel Vescovo, coadiuvato dai Presbiteri e dai Diaconi, è Cristo stesso
che si rende presente e che continua
a prendersi cura della sua Chiesa,
assicurando la sua protezione e la
sua guida.
Nella presenza e nel ministero dei
Vescovi, dei Presbiteri e dei Diaconi
possiamo riconoscere il vero volto
della Chiesa: è la Santa Madre Chiesa Gerarchica. E davvero, attraverso
questi fratelli scelti dal Signore e
consacrati con il sacramento dell’O rdine, la Chiesa esercita la sua maternità: ci genera nel Battesimo come
cristiani, facendoci rinascere in Cri-
Marco da Faenza, «Studio per la figura di un vescovo» (XVI secolo)
sto; veglia sulla nostra crescita nella
fede; ci accompagna fra le braccia
del Padre, per ricevere il suo perdono; prepara per noi la mensa eucaristica, dove ci nutre con la Parola di
Dio e il Corpo e il Sangue di Gesù;
invoca su di noi la benedizione di
Dio e la forza del suo Spirito, sostenendoci per tutto il corso della nostra vita e avvolgendoci della sua tenerezza e del suo calore, soprattutto
nei momenti più delicati della prova,
della sofferenza e della morte.
Questa maternità della Chiesa si
esprime in particolare nella persona
del Vescovo e nel suo ministero. Infatti, come Gesù ha scelto gli Apostoli e li ha inviati ad annunciare il
Vangelo e a pascere il suo gregge,
così i Vescovi, loro successori, sono
posti a capo delle comunità cristiane, come garanti della loro fede e
come segno vivo della presenza del
Signore in mezzo a loro. Comprendiamo, quindi, che non si tratta di
una posizione di prestigio, di una
carica onorifica. L’episcopato non è
un’onorificenza, è un servizio. Gesù
l’ha voluto così. Non dev’esserci posto nella Chiesa per la mentalità
mondana. La mentalità mondana dice: «Quest’uomo ha fatto la carriera
ecclesiastica, è diventato vescovo».
No, no, nella Chiesa non deve esserci posto per questa mentalità. L’episcopato è un servizio, non un’onorificenza per vantarsi. Essere Vescovi
vuol dire tenere sempre davanti agli
occhi l’esempio di Gesù che, come
Buon Pastore, è venuto non per essere servito, ma per servire (cfr. Mt
20, 28; Mc 10, 45) e per dare la sua
vita per le sue pecore (cfr. Gv 10, 11).
I santi Vescovi — e sono tanti nella
storia della Chiesa, tanti vescovi santi — ci mostrano che questo ministero non si cerca, non si chiede, non si
compra, ma si accoglie in obbedienza, non per elevarsi, ma per abbassarsi, come Gesù che «umiliò se
stesso, facendosi obbediente fino alla
morte e a una morte di croce» (Fil
2, 8). È triste quando si vede un uomo che cerca questo ufficio e che fa
tante cose per arrivare là e quando
arriva là non serve, si pavoneggia,
vive soltanto per la sua vanità.
C’è un altro elemento prezioso,
che merita di essere messo in evidenza. Quando Gesù ha scelto e chiamato gli Apostoli,
li ha pensati non separati
l’uno dall’altro, ognuno
per conto proprio, ma
insieme, perché stessero
con Lui, uniti, come una sola famiglia. Anche i Vescovi costituiscono
un unico collegio, raccolto attorno al
Papa, il quale è custode e garante di
questa profonda comunione, che stava tanto a cuore a Gesù e ai suoi
stessi Apostoli. Com’è bello, allora,
quando i Vescovi, con il Papa, esprimono questa collegialità e cercano di
essere sempre più e meglio servitori
dei fedeli, più servitori nella Chiesa!
Lo abbiamo sperimentato recentemente nell’Assemblea del Sinodo
sulla famiglia. Ma pensiamo a tutti i
Vescovi sparsi nel mondo che, pur
vivendo in località, culture, sensibilità e tradizioni differenti e lontane
tra loro, da una parte all’altra — un
vescovo mi diceva l’altro giorno che
per arrivare a Roma erano necessarie, da dove lui era, più di 30 ore di
aereo — si sentono parte l’uno
dell’altro e diventano espressione del
legame intimo, in Cristo, tra le loro
comunità. E nella comune preghiera
ecclesiale tutti i Vescovi si pongono
insieme in ascolto del Signore e dello Spirito, potendo così porre attenzione in profondità all’uomo e ai segni dei tempi (cfr. Conc. Ecum. Vat.
II, Cost. Gaudium et spes, 4).
Cari amici, tutto questo ci fa comprendere perché le comunità cristiane riconoscono nel Vescovo un dono
grande, e sono chiamate ad alimentare una sincera e profonda comu-
Papa Francesco a Torino il 21 giugno
Papa Francesco si recherà il prossimo
21 giugno a Torino per venerare
la sindone e rendere omaggio
a don Bosco. Lo ha annunciato
egli stesso al termine dell’udienza
generale, salutando una delegazione
del capoluogo piemontese presente
in piazza San Pietro.
Saluto cordialmente i pellegrini di
lingua francese, in particolare i sacerdoti di Namur con il loro Vescovo Monsignor Vancottem, e i giovani del collegio Fénelon-Sainte-Marie
di Parigi. Invito ciascuno a vivere
una sincera e profonda comunione
con il Vescovo che il Signore vi dona come pastori, per ricevere da lui
tutti i beni, che la Chiesa, come una
madre, vi trasmette.
Buon pellegrinaggio!
Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente i vari gruppi provenienti
da Inghilterra, Malta, Danimarca,
Giappone e Stati Uniti d’America.
Su tutti voi e sulle vostre famiglie,
invoco la gioia e la pace nel Signore
Gesù. Dio vi benedica!
Rivolgo un cordiale saluto ai fratelli e sorelle di lingua tedesca, in
particolare ai numerosi pellegrini
dell’Emsland e agli alunni della
scuola Maria Stern di Nördlingen. Lo
Spirito Santo rafforzi le vostre comunità, vi insegni a lodare il Signore con la vita e a fare del bene al
prossimo. Dio vi benedica!
Saludo a los peregrinos de lengua
española, en particular a los grupos
provenientes de España, Argentina,
México, Puerto Rico, Venezuela,
Chile y otros países latinoamericanos. Invito a todos a agradecer al
Señor el servicio de los obispos en la
Iglesia, acompañándolos con el afecto, la cercanía y la oración. Muchas
gracias y que Dios los bendiga.
Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese, in particolare ai presbiteri della diocesi di
Jundiaí con il loro Vescovo e ai diversi gruppi di fedeli di Aracajú,
Brótas e Bom Fim. Cari fratelli, pregate per i vostri Vescovi, che sono
garanti della vera fede e segno vivo
della presenza del Signore in mezzo
a voi. Pregate anche per me. Vi ringrazio di cuore. Dio vi benedica!
Rivolgo un caro benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare
a quelli provenienti dal Libano e
dalla Siria. L’episcopato non è una
carica di prestigio o di onore ma è
una missione di servizio e di dedizione, sull’esempio del Buon Pastore
Gesù Cristo. Amate i vostri Vescovi,
i presbiteri e i diaconi e pregate per
loro, affinché siano sempre un segno
visibile di Cristo tra il Suo popolo,
uno strumento di comunione e di
unità e un mezzo di benedizione e
di salvezza. Il Signore vi benedica e
vi protegga sempre dal maligno!
Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Carissimi, domenica prossima
la Chiesa in Polonia celebrerà la VI
Giornata di Solidarietà con la Chiesa Perseguitata, che quest’anno è dedicata alla Siria. Siate vicini ai fratelli che in quel Paese e in altre parti
del mondo soffrono a causa delle
guerre fratricide e della violenza.
Grazie alla vostra unione nelle preghiere ed ai gesti concreti di aiuto
materiale sentano la premurosa presenza e l’amore di Cristo. Dio vi benedica!
Un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana! In questa
udienza siamo collegati con i nostri
fratelli ammalati, perché siccome
c’era pericolo di pioggia, loro stanno
nell’Aula Paolo VI, collegati con noi
con il maxischermo. Salutiamo anche loro! Saluto anzitutto l’Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, e la delegazione ufficiale della
Diocesi, con il sindaco Piero Fassino. Sono lieto di annunciare che, a
Dio piacendo, il 21 giugno prossimo,
mi recherò in pellegrinaggio a Torino per venerare la Sacra Sindone e
onorare San Giovanni Bosco, nella
ricorrenza bicentenaria della sua nascita. Saluto le Povere Figlie di San
Gaetano; i Superiori maggiori
dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio e i partecipanti al Forum promosso da Caritas in Veritate.
Saluto i membri della Federazione
Guglielmo Marconi, il Raggruppamento Militare dell’Amministrazione
Difesa; i soci del Credito Cooperativo di Paliano e la Federazione Italiana Moda. Tutti esorto a promuovere
la cultura dell’incontro, riconoscendo il Signore presente particolarmente nei poveri.
Rivolgo un particolare pensiero a
tutti gli ammalati di SLA e, mentre
assicuro la mia vicinanza e la preghiera, auspico che tutta la società
civile sostenga le loro famiglie ad affrontare tale grave condizione di sofferenza.
Rivolgo infine un pensiero ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Ieri abbiamo celebrato la memoria di San Carlo Borromeo, intrepido pastore di Milano. Il suo vigore spirituale stimoli voi, cari giovani,
a prendere sul serio la fede nella vostra vita; la sua fiducia in Cristo Salvatore sostenga voi, cari ammalati,
nei momenti di maggiore difficoltà;
e la sua dedizione apostolica ricordi
a voi, cari sposi novelli, l’importanza
dell’educazione cristiana nella vostra
casa coniugale.
I particolari della visita papale illustrati dall’arcivescovo Nosiglia
Al via la macchina organizzativa
«L’annuncio della visita a Torino
per venerare la sindone e onorare
san Giovanni Bosco, dato da Papa
Francesco all’udienza, dà il via anche al piano organizzativo» che vedrà mobilitate le diverse componenti della città piemontese: lo ha reso
noto l’arcivescovo Nosiglia, presentando stamani i dettagli dell’avvenimento nella Sala stampa della Santa Sede. Sono intervenuti anche il
sindaco Fassino, il vice sindaco Elide Tisi e Marco Bonatti, direttore
della comunicazione del comitato.
«Sono tre — ha precisato il presule
— gli avvenimenti che caratterizzeranno il 2015 nella città e nel territorio di Torino: l’ostensione della
sindone dal 19 aprile al 24 giugno;
le iniziative per il duecentesimo anniversario della nascita di don Bosco e, appunto, la visita del Papa».
In particolare, ha spiegato l’arcivescovo, «l’ostensione della sindone
nel duomo di Torino è caratterizzata da due “attenzioni” particolari: il
mondo dei giovani e della sofferenza». Ed è proprio «pensando a tali
temi che Papa Francesco ha concesso l’ostensione solenne che si collega al giubileo di don Bosco». Per
l’occasione, ha reso noto monsignor
Nosiglia, che è anche il custode
pontificio della sindone, si «è scelto
di rappresentare questa realtà nella
frase del Vangelo di Giovanni (15,
13) «l’Amore più grande», per sottolineare il collegamento profondo
tra tutti gli aspetti dell’amore: il donare la vita che significa anche dare
un senso alla propria vocazione di
persona; e l’amore di Dio che si fa
continuamente presente nel dono di
Gesù Cristo, fino alla morte di croce e alla risurrezione».
L’immagine che fa da simbolo e
guida dell’ostensione 2015 riprende,
ha fatto notare l’arcivescovo, le parole del motto collegandole con il
volto sindonico. L’elaborazione definitiva del logo è stata curata gratuitamente dall’agenzia Testa, che
ha lavorato sulle proposte degli studenti dell’Accademia Albertina di
belle arti e dei giovani impegnati
nella pastorale giovanile diocesana.
Inoltre «sui temi del motto e del
logo è incentrata anche la campagna di comunicazione mirata, che
partirà presto, per far conoscere il
più possibile, in Italia e all’estero,
le informazioni essenziali sull’ostensione». In questa prospettiva è stata
anche completamente rinnovata la
veste grafica del sito ufficiale
dell’ostensione (www.sindone.org),
che è anche il portale d’accesso per
prenotare la visita. Non mancheranno, poi, iniziative culturali e artistiche, anche se l’ostensione ha un
preciso carattere ecclesiale pastorale. La macchina organizzativa, dunque, è già in moto e punta sull’accoglienza ai pellegrini con una particolare attenzione, appunto, a giovani e a malati. Per loro ci saranno
strutture e anche un servizio di volontari e di confessori.
nione con lui, a partire dai presbiteri
e dai diaconi. Non c’è una Chiesa
sana se i fedeli, i diaconi e i presbiteri non sono uniti al vescovo. Questa Chiesa non unita al vescovo è
una Chiesa ammalata. Gesù ha voluto questa unione di tutti i fedeli col
vescovo, anche dei diaconi e dei presbiteri. E questo lo fanno nella consapevolezza che è proprio nel Vescovo che si rende visibile il legame di
ciascuna Chiesa con gli Apostoli e
con tutte le altre comunità, unite
con i loro Vescovi e il Papa nell’unica Chiesa del Signore Gesù, che è la
nostra Santa Madre Chiesa Gerarchica. Grazie.
La sindone
don Bosco
e la crisi economica
Domenica 21 giugno Papa
Francesco sarà a Torino per
l’ostensione della sindone. Lo ha
annunciato egli stesso, stamani, al
termine dell’udienza in piazza
San Pietro. Ad ascoltarlo c’erano
l’arcivescovo di Torino,
monsignor Cesare Nosiglia, con il
sindaco Piero Fassino e i
responsabili dell’organizzazione.
Il pellegrinaggio del Pontefice,
ha rimarcato il presule, «avverrà
nel pieno delle celebrazioni per il
bicentenario della nascita di san
Giovanni Bosco». Per questo
erano presenti in piazza anche il
vicario del rettore maggiore dei
salesiani, don Francesco Cereda,
e l’ispettore della circoscrizione
del Piemonte, don Enrico Stasi.
«Proprio nel nome di don Bosco
— ha spiegato l’arcivescovo —
inviteremo i giovani di tutta Italia
a incontrare il Papa». Il punto
centrale della visita, ha affermato,
«è il rilancio della nostra vita di
fede» di fronte al «grande
mistero della croce» che si
riconosce nella sindone.
Ricordando «le origini
piemontesi» di Papa Bergoglio,
monsignor Nosiglia ha poi
indicato «nella grave crisi sociale
e lavorativa che sta investendo la
regione» un’altra chiave di lettura
della visita. «Sappiamo bene —
ha detto — quanto il Papa abbia a
cuore le questioni sociali e la
nostra gente attende una parola
di speranza e di
incoraggiamento». Sulla
questione gli ha fatto subito eco
il sindaco Fassino, ricordando
come Torino sia «la città di santi
sociali e di grandi testimoni del
solidarismo cattolico». Dunque,
ha aggiunto, «la visita di
Francesco è ancora più
importante proprio perché
avviene in una fase difficile per
molte famiglie: il Papa ci sosterrà
nello sforzo che stiamo facendo
per arginare la crisi e contenerne
le conseguenze».
Significative, poi, le presenze
ecumeniche, soprattutto
scandinave: in piazza, fra gli altri,
erano tre responsabili della
commissione mista cattolicaortodossa di Svezia e un
rappresentante della Chiesa
luterana di Danimarca,
impegnato in prima linea nelle
opere di carità. Il Papa ha
salutato anche monsignor Jean
Kawak, direttore dell’ufficio
patriarcale della Chiesa siroortodossa a Damasco.
Prima di arrivare in piazza San
Pietro, Francesco ha voluto
incontrare i disabili nell’atrio
dell’aula Paolo VI, in modo che
non restassero troppo esposti al
rischio della pioggia. «Voi — ha
detto ai malati, invitandoli a
pregare insieme l’avemaria —
potete rimanere qui e seguire
l’udienza generale: oggi è un po’
pericoloso, non si sa bene se
piove o non piove...». Un
abbraccio particolare, infine, il
Pontefice ha riservato
agli ammalati di Sla
e ai loro familiari.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 8
giovedì 6 novembre 2014
Le parole di Papa Francesco ai partecipanti al corso organizzato dal tribunale della Rota romana
Questione di giustizia
Diecimila dollari per un annullamento? Ma Gesù ci ha giustificato gratuitamente
La necessità di snellire le procedure nei
processi di annullamento matrimoniale
risponde essenzialmente a «un motivo di
giustizia». Lo ha ribadito Papa Francesco
nel breve saluto rivolto ai partecipanti al
corso sul matrimonio organizzato dal
tribunale della Rota romana. Il Pontefice li
ha incontrati nella mattina di mercoledì 5
novembre, nell’Aula Paolo VI, prima
dell’udienza generale.
Non ho preparato alcun discorso, desidero soltanto salutarvi. Nel Sinodo straordinario si è parlato delle procedure, dei
processi, e c’è una preoccupazione per
snellire le procedure, per un motivo di
giustizia. Giustizia, perché siano giuste, e
giustizia per la gente che aspetta, come
Sua Eccellenza Monsignor Decano ha appena detto. Giustizia: quanta gente aspetta per anni una sentenza. E per questo
già prima del Sinodo ho costituito una
Commissione che aiutasse per preparare
possibilità diverse in questa linea: una linea di giustizia, e anche di carità, perché
c’è tanta gente che ha bisogno di una parola della Chiesa sulla sua situazione matrimoniale, per il sì e per il no, ma che sia
giusta. Alcune procedure sono tanto lunghe o tanto pesanti che non favoriscono,
e la gente lascia. Un esempio: il Tribunale
interdiocesano di Buenos Aires, non ricordo ma credo che, in prima istanza, abbia
15 diocesi; credo che la più lontana sia a
240 chilometri... Non si può, è impossibile
immaginare che persone semplici, comuni
vadano al Tribunale: devono fare un viaggio, devono perdere giorni di lavoro, anche il premio... tante cose... Dicono: «Dio
mi capisce, e vado avanti così, con questo
peso nell’anima». E la madre Chiesa deve
fare giustizia e dire: «Sì, è vero, il tuo
matrimonio è nullo — No, il tuo matrimonio è valido». Ma giustizia è dirlo. Così
loro possono andare avanti senza questo
dubbio, questo buio nell’anima.
È importante che si facciano questi corsi, e ringrazio tanto Monsignor Decano
per ciò che ha fatto. E lo ringrazio anche
perché lui stesso presiede questa Commissione per trovare suggerimenti di snellimento delle procedure. Avanti sempre. È
la madre Chiesa che va e cerca i suoi figli
per fare giustizia. E bisogna essere anche
molto attenti che le procedure non siano
entro la cornice degli affari: e non parlo
di cose strane. Ci sono stati anche scandali pubblici. Io ho dovuto congedare dal
Tribunale una persona, tempo fa, che diceva: «Diecimila dollari e ti faccio i due
procedimenti, il civile e l’ecclesiastico».
Per favore, questo no! Sempre nel Sinodo
alcune proposte hanno parlato di gratuità, si deve vedere... Ma quando sono attaccati l’interesse spirituale all’economico,
questo non è di Dio! La madre Chiesa ha
tanta generosità per poter fare giustizia
gratuitamente, come gratuitamente siamo
stati giustificati da Gesù Cristo. Questo
punto è importante: staccate, le due cose.
E grazie per essere venuti a questo
corso: si deve studiare e si deve andare
avanti e cercare sempre la salus animarum,
che non necessariamente si deve trovare
fuori dalla giustizia, anzi, con giustizia.
Grazie tante, e vi prego di pregare per
me. Grazie.
In ottocento tra chierici e laici hanno frequentato i tre corsi organizzati nell’ultimo anno
Urgenti risposte di misericordia
I giudici della Rota romana in un’antica miniatura
In un anno, ottocento tra chierici e laici hanno deciso di impegnarsi, accanto ai vescovi
in tutto il mondo, per offrire urgenti risposte
di giustizia e di misericordia «al numero incommensurabile di coppie cristiane purtroppo infelici». Lo ha ricordato il decano del
tribunale della Rota romana, Sua Eccellenza
monsignor Pio Vito Pinto, nel saluto rivolto
al Pontefice all’inizio dell’incontro. Il riferimento è ai tre corsi di formazione promossi
dall’organismo vaticano e svoltisi nel novembre scorso a Roma, in agosto a Buenos Aires
e ora di nuovo nell’Urbe. In particolare il
decano ha richiamato la lettera scritta dal
Pontefice in occasione del primo di questi
appuntamenti, sullo strumento di misericordia dello scioglimento del matrimonio rato e
non consumato da parte del vescovo di Roma. Poi ha accennato a quello tenutosi
nell’università cattolica della capitale argentina, con trecento tra chierici e laici giunti da
dieci Paesi del continente latinoamericano.
Quanto al corso attuale, monsignor Pinto ha
sottolineato la presenza, dal Brasile, di un
vescovo e di una famiglia formata da marito,
moglie e figlia di vent’anni. Infine il decano
ha fatto notare come attraverso queste iniziative Dio consenta «di obbedire all’invito di
andare in soccorso di questa categoria di veri
poveri che sono in attesa di ritrovare una pa-
ce spesso invano attesa». In proposito ha citato il discorso conclusivo di Papa Francesco
al recente sinodo: sono parole che «insegnano il vero senso del carisma petrino, ammonendo che la Chiesa è madre fertile e maestra
premurosa che non ha paura» di curare «le
ferite degli uomini; la Chiesa che ha le porte
spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti e
non solo i giusti; la Chiesa che non si vergogna del fratello caduto e si sente quasi obbligata a rialzarlo». Perché, ha concluso, «non
vogliamo appartenere a una Chiesa in litigio,
ma operare sempre con tutte le energie umane e spirituali perché il Papa sia garanzia di
unità in ogni comparto della vita ecclesiale».