37 La voce pura e risonante

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37 La voce pura e risonante
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La voce pura e risonante
I
l sovrano conosciuto come duca Huan
di Ch’i1 amava indossare vesti purpuree
[e di conseguenza tutti nel suo territorio
facevano lo stesso]. Al re Chuang di Ch’u2
non piacevano le donne dai fianchi robusti e quindi tutte le cortigiane del paese si
sforzavano di snellire i loro fianchi, e in
questo tentativo molte di loro morirono di
fame. Così, ciò che piaceva a una sola persona veniva seguito da tutti anche quando
non corrispondeva al gusto personale. Ciò
è paragonabile al forte vento che piega
l’erba e gli alberi e al grande mare che attira a sé tutti i fiumi e i torrenti. Se l’erba
e gli alberi non si piegassero di fronte al
vento, non verrebbero spezzati e abbattuti? E se i piccoli corsi d’acqua non sfociassero nel grande mare, quale altro sbocco
potrebbero trovare?
Diventa sovrano di un paese, con il
consenso del cielo, della terra e di tutte le
divinità, chi nella passata esistenza ha osservato i grandi precetti3 più di chiunque
altro. I meriti acquisiti con l’osservanza
dei precetti determinano quale stato egli
governi. Non ci sono due o tre sovrani
[ma uno solo], e i re del cielo, della terra,
del mare e delle montagne lo circondano
per proteggerlo. Come potrebbe dunque
la popolazione del paese volgere le spalle
al suo sovrano?
Anche se il sovrano commette azioni
malvagie o perverse, per la prima, la seconda o la terza volta le divinità si asterranno
dal punirlo. Però, se commette azioni particolarmente sgradite agli dèi celesti e alle altre divinità, allora essi dapprima lo ammoniscono provocando fenomeni straordinari
in cielo e calamità sulla terra, poi, se eccede
nei suoi crimini, gli dèi celesti e le altre divinità benevolenti abbandonano il suo paese.
Oppure, quando i meriti che il sovrano ha
acquisito seguendo i precetti si esauriscono
del tutto, al suo paese non resta che soccombere, o ancora, se i suoi crimini e atti
malvagi hanno raggiunto un numero eccessivo, le sue terre potranno essere invase da
un paese confinante. Nel bene e nel male la
popolazione condividerà sempre il destino
del proprio sovrano.
È questo il modo in cui va il mondo e
lo stesso avviene nel Buddismo. Il Budda,
molto tempo fa, affidò ai governanti [la
protezione dei] suoi insegnamenti. Pertanto, anche uomini profondamente assennati
come i santi o i saggi, se non obbediscono
1. Duca Huan (685-643 a.C.): quindicesimo
governante dello stato cinese di Ch’i. Riformò il sistema militare e si sforzò di aumentare la ricchezza
e la forza militare del proprio stato. Quando nel
651 a.C. i signori feudali si unirono in lega, ne assunse il comando. La storia delle sue vesti purpuree si trova nello Han fei tzu.
2. Chuang (613-591 a.C.): ventiduesimo governante dello stato di Ch’u. Secondo varie fonti,
il governante che amava i fianchi snelli sarebbe
stato re Ling (r. 541-529 a.C.).
3. I grandi precetti sono i dieci precetti per i
credenti laici che consistono nella proibizione delle dieci azioni malvagie.
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a chi governa, non potranno propagare il
Buddismo. E anche se in seguito il Buddismo si propagasse, all’inizio incontrerebbe inevitabilmente grandi ostacoli.
Il re Kanishka visse circa quattrocento anni o poco più dopo la scomparsa del
Budda e governò a suo piacimento il regno di Gandhara. Egli radunò attorno a sé
cinquecento arhat, rendendo loro onore,
e fece compilare i duecento volumi del
Grande commentario sull’Abhidharma.
Ma nel suo regno tutti seguivano gli insegnamenti hinayana ed era perciò molto
difficile diffondere il Mahayana. Il re Pushyamitra eliminò nelle cinque regioni dell’India gli insegnamenti del Budda e fece
tagliare le teste dei monaci buddisti senza
che nessuno, per quanto saggio potesse
essere, fosse in grado di opporsi.
L’imperatore T’ai-tsung fu un ottimo governante. Prese come insegnante il
Maestro del Tripitaka Hsüan-tsang e abbracciò gli insegnamenti della scuola delle
Caratteristiche dei dharma, senza che nessuno dei suoi sudditi avesse il coraggio di
fare diversamente. La scuola delle Caratteristiche dei dharma, pur facendo parte
del Mahayana, insegna la dottrina delle
cinque nature, che costituisce una grave
disgrazia nell’ambito del Buddismo. È una
dottrina malvagia, peggiore di qualsiasi insegnamento errato esposto dalle religioni
non buddiste, e non avrebbe mai dovuto
riscuotere approvazione in nessuno dei tre
paesi: India, Cina o Giappone. Alla fine in
Giappone fu screditata dal Gran Maestro
Dengyo. Eppure, nonostante la scuola
delle Caratteristiche dei dharma fosse in
grave errore, l’imperatore T’ai-tsung credeva in essa e nessuno si oppose.
La scuola della Vera parola si basa sui
sutra di Mahavairochana, della Corona di
diamanti e Susiddhikara, conosciuti come
i tre sutra fondamentali della Vera parola,
che i maestri del Tripitaka Shan-wu-wei e
Chin-kang-chih introdussero in Cina dall’India durante il regno dell’imperatore
Hsüan-tsung. Poiché questi sutra erano
venerati dall’imperatore Hsüan-tsung che
li riteneva superiori agli insegnamenti delle
scuole della Ghirlanda di fiori e T’ien-t’ai
e superiori anche agli insegnamenti della
scuola delle Caratteristiche dei dharma e
di quella dei Tre trattati, tutti in Cina credettero che il Sutra di Mahavairochana
fosse superiore al Sutra del Loto. Anche in
Giappone si è creduto fino ai nostri giorni
che la scuola Tendai fosse inferiore a quella della Vera parola. Gli eminenti preti del
To-ji e della scuola Tendai che seguono gli
insegnamenti della Vera parola sono colpevoli di arroganza, di quella smisurata
forma di arroganza che porta a ritenere
superiore ciò che è inferiore.
Se confrontiamo il Sutra del Loto e il
Sutra di Mahavairochana e li esaminiamo
senza parzialità o pregiudizi, vediamo che
il Sutra di Mahavairochana è come una
lucciola, mentre il Sutra del Loto è come
la luna piena, che gli insegnamenti della
Vera parola sono come piccole stelle, mentre quelli della scuola Tendai sono come il
sole. Chi nutre pregiudizi in materia dirà:
«Tu non hai compreso appieno i profondi princìpi della scuola della Vera parola
e per questo continui incessantemente a
denigrarla». Sono trascorsi più di seicento
anni da quando la scuola della Vera parola
fu introdotta in Cina e più di quattrocento da quando si diffuse in Giappone. Io
mi sono informato sulle confutazioni fatte
dai vari maestri durante questo periodo. Il
Gran Maestro Dengyo fu l’unico a cogliere la natura fondamentale delle dottrine di
questa scuola. Tuttavia, oggi essa continua
a essere responsabile della più grave offesa
di tutto il Giappone perché considera inferiore ciò che è superiore e superiore ciò
che è inferiore; questa è la ragione per cui
quando adesso si utilizzano le sue preghiere nel tentativo di respingere i mongoli, al
contrario si attirano gli invasori.
La scuola della Ghirlanda di fiori
fu fondata dal Maestro del Dharma Fatsang. Poiché l’imperatrice Wu aveva riposto fede nei suoi insegnamenti, godeva
di grande favore e nessuna altra scuola
poteva competere con essa. Sembrerebbe
quindi che la superiorità di una scuola rispetto all’altra non sia determinata dalla
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dottrina che insegna, ma dal potere e dall’autorità di chi governa.
Anche maestri e studiosi che hanno
compreso il profondo significato del Buddismo non possono avere la meglio sull’autorità del sovrano. Quelli che occasionalmente tentarono di farlo subirono grandi
persecuzioni. Il Venerabile Aryasimha fu
decapitato dal re Dammira, il Bodhisattva
Aryadeva fu assassinato da un non buddista, Chu Tao-sheng fu costretto a ritirarsi
su una montagna nel Su-chou e il Maestro
del Tripitaka Fa-tao fu marchiato a fuoco
sul volto ed esiliato nella regione a sud del
fiume Yangtze.
Io, Nichiren, non sono degno di essere
chiamato un devoto del Sutra del Loto e
nemmeno di essere annoverato fra i membri del clero buddista. Per di più, come
le altre persone di quest’epoca, ho invocato il nome del Budda Amida. Il prete
Shan-tao, ritenuto una reincarnazione del
Budda Amida, disse: «[Se praticheranno
il Nembutsu costantemente fino al termine della loro vita] dieci persone su dieci
e cento su cento rinasceranno nella Pura
terra […]. Ma neanche una persona su
mille vi rinascerà [attraverso qualsiasi altro insegnamento]»4. L’Onorevole Honen,
venerato come reincarnazione del Bodhisattva Grande Potere, interpretò così tale
frase: «Nell’ultima epoca, fra coloro che
recitano il Nembutsu ma lo mescolano ad
altre pratiche, come la devozione al Sutra
del Loto, neanche una persona su mille rinascerà [nella Pura terra]. Ma fra coloro
che recitano esclusivamente il nome del
Budda Amida, dieci persone su dieci [vi]
rinasceranno»5.
Negli ultimi cinquant’anni o più, in
Giappone tutti, saggi o ignoranti, hanno
onorato questa dottrina, vi hanno riposto
fede, e nemmeno una persona l’ha mai
messa in discussione. Solo io, Nichiren, mi
distinguo da tutti gli altri perché dichiaro
che il Budda Amida, nel suo voto originale, promise di salvare tutti «a eccezione di
coloro che commettono i cinque peccati
capitali o che offendono l’insegnamento
corretto»6. E affermo anche che, secondo il
Sutra del Loto, «chi non riesce ad avere fede e invece offende questo sutra, distruggerà immediatamente tutti i semi per divenire
Budda in questo mondo. […] Allorché la
sua vita giungerà al termine egli cadrà nell’inferno Avichi»7. Queste affermazioni
dimostrano che Shan-tao e Honen sono
persone che hanno offeso la vera Legge e
perciò sono stati di certo abbandonati da
quel Budda Amida sul quale facevano assegnamento. E dato che essi stessi hanno
ripudiato tutti gli altri Budda e tutti gli altri
sutra, non possono rivolgersi loro per salvarsi. Come afferma il passo del Sutra del
Loto, senza dubbio sono destinati a cadere
nell’inferno di sofferenza incessante.
Ma poiché in Giappone tutti sono discepoli di Shan-tao e di Honen, naturalmente [facendo queste affermazioni] io
non posso evitare questa grande persecuzione. La gente mi odia e si ordiscono di
continuo complotti ai miei danni.
Lasciando da parte le varie persecuzioni
subite in precedenza, menzionerò solo che
il dodicesimo giorno del nono mese dello
scorso anno sono incorso nell’ira delle autorità e la notte dello stesso giorno dovevo
essere decapitato8 ma, per qualche motivo,
riuscii a vivere sino a vedere il mattino e
fui invece esiliato in questa provincia dove
risiedo da allora. Sono stato abbandonato
dal mondo, sono stato abbandonato dalla
Legge del Budda e gli dèi celesti non dimostrano alcuna pietà per me. Sono un uomo
che è stato bandito sia dal mondo secolare
che da quello buddista.
4. Queste considerazioni sono espresse in Lode
alla rinascita nella Pura terra di Shan-tao, in cui si sostiene che il Nembutsu, la pratica di invocare il nome
del Budda Amida, è la via della salvezza.
5. Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa.
6. Riferimento al diciottesimo dei quarantotto
voti pronunciati dal Budda Amida quando era
ancora impegnato nella pratica come Bodhisattva
Tesoro del Dharma.
7. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 94.
8. Riferimento alla persecuzione di Tatsunokuchi nel 1271.
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E malgrado ciò, nella tua sincera dedizione, hai inviato un messo fin quaggiù,
mandando anche offerte per commemorare il terzo anniversario9 della tua compianta madre, cosa della massima importanza
per la tua vita! Negli ultimi due o tre giorni
mi sembrava che stessi sognando. Mi sono
sentito come l’amministratore dell’Hossho-ji10 quando, in esilio nell’isola di Iogashima, incontrò il giovane che lo aveva
servito per anni. Il barbaro del nord Yang
Kung11, fatto prigioniero in Cina, mentre
veniva condotto a sud vide le oche selvatiche solcare il cielo e si commosse [pensando che provenivano dalla sua patria nel
nord]. Tuttavia credo che la sua emozione
in quella circostanza non potesse essere
più intensa della mia.
Nel Sutra del Loto si afferma: «Se dopo la mia morte uno fra questi uomini o
donne devoti sarà in grado di trasmettere
segretamente il Sutra del Loto a una sola
persona, anche solo una frase, allora sappi che egli o ella è l’inviato del Tathagata.
È stato inviato dal Tathagata a proseguire
la sua opera»12. Chi recita anche una sola
parola o una sola frase del Sutra del Loto e ne parla a un’altra persona è l’inviato
del Budda Shakyamuni, signore degli insegnamenti. Io, Nichiren, benché sia una
persona umile, ho ricevuto dal Budda
Shakyamuni il regale ordine di venire in
questo paese: chiunque dica una sola parola offensiva contro di me commette un
crimine che lo condanna all’inferno di
sofferenza incessante; chi dirà anche una
sola parola o una sola frase in mio favore
acquisterà meriti più grandi che se avesse
fatto offerte a innumerevoli Budda.
Il Budda Shakyamuni è il signore di
tutti gli insegnamenti buddisti, la guida e
il maestro di tutti gli esseri viventi. I suoi
ottantamila insegnamenti sono tutti auree
parole e le dodici suddivisioni dei sutra
contengono solo parole veritiere. L’intero
corpo dei sutra è il risultato del precetto
di non mentire che egli osservò per innumerevoli milioni di kalpa. Non può esserci
alcun dubbio su nessuno di essi.
Questo è comunque il punto di vista
generale. Analizzati in maniera più specifica, gli insegnamenti scaturiti dalla bocca
dorata del Tathagata possono essere catalogati come mahayana e hinayana, essoterici
ed esoterici, provvisori e veri. Il Sutra del
Loto afferma: «Mettendo da parte onestamente gli espedienti, esporrò unicamente
la via suprema»13. E inoltre: «L’Onorato
dal Mondo ha esposto a lungo le sue dottrine e adesso deve rivelare la verità»14. Chi
potrebbe dubitare [che il Sutra del Loto
rappresenta la verità ultima]? E a ciò si aggiunga la testimonianza del Tathagata Molti
Tesori e di tutti gli altri Budda che estesero
la loro lingua fino al cielo di Brahma per
dare un’ulteriore conferma.
Quindi questo sutra si compone in
realtà di tre testi, ogni singola frase rap-
9. Il terzo anniversario: il servizio funebre
tenuto nel secondo anniversario della morte di
una persona, secondo l’uso cinese e giapponese
di contare anche l’anno della morte. Secondo la
tradizione giapponese sono particolarmente significativi anche il settimo, il quarantanovesimo e il
centesimo giorno dopo la morte e il primo, il terzo, il settimo, il tredicesimo, il diciassettesimo, il
ventitreesimo, il ventisettesimo, il trentatreesimo
e il cinquantesimo anniversario della morte; in tali
occasioni si tengono particolari cerimonie per i
defunti.
10.
Amministratore del tempio Hossho:
Shunkan (m. 1179), direttore amministrativo del
tempio Tendai Hossho a Kyoto. Nel 1177 si incontrò a Shishigatani con altri sostenitori dell’ex imperatore Goshirakawa per organizzare una rivolta
contro Taira no Kiyomori che, come gran ministro
dello stato, aveva il controllo militare della capitale. Il complotto venne scoperto e i cospiratori
arrestati. Insieme a Fujiwara no Naritsune e Taira
no Yasuyori, Shunkan venne esiliato nell’isola di
Iogashima, circa cinquanta chilometri a sud del
Kyushu. L’anno seguente Naritsune e Yasuyori
vennero perdonati mentre Shunkan rimase in esilio fino alla morte. Secondo Storia degli Heike, durante il terzo anno di esilio, un giovane chiamato
Ario, che l’aveva servito sin dall’infanzia, si recò
nell’isola a trovare il suo antico padrone recandogli la lettera della figlia.
11.Yang Kung: fonte sconosciuta.
12.Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 209.
13.Ibidem, cap. 2, p. 56.
14.Ibidem, p. 33.
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presenta tre frasi e ogni carattere tre caratteri: il beneficio del Sutra del Loto è
tale che anche un singolo carattere di esso
racchiude in sé i triplici benefici di Shakyamuni, Molti Tesori e dei Budda delle
dieci direzioni.
Per esempio, è come il gioiello che
esaudisce i desideri. Un gioiello o cento
gioielli sono la stessa cosa: un solo gioiello può elargire tesori incalcolabili tanto
quanto possono farlo cento gioielli. O è
come macinare cento erbe per preparare
una pillola oppure per prepararne cento.
La medicina avrà il potere di curare la malattia sia che si prepari una pillola, sia che
se ne preparino cento. O, ancora, è come
il grande mare: ogni goccia contiene tutti
i fiumi che si riversano in esso e il grande
mare contiene i sapori di tutti i fiumi che
in esso affluiscono.
Il Sutra del Loto della Legge meravigliosa è il titolo generale, mentre i ventotto capitoli hanno ognuno un titolo
particolare. Allo stesso modo il Paese
della Luna15 è il nome generico per l’India che, più specificamente, è divisa in
cinque regioni. Alla stessa maniera si parla di Giappone quando si vuole parlare in
generale, mentre si elencano le sessantasei provincie16 quando si desidera essere
più specifici.
I gioielli che esaudiscono i desideri
sono le reliquie del Budda Shakyamuni. I
re draghi le ricevettero, le portarono sulla
testa e Shakra le strinse nella mano pro-
vocando una pioggia di tesori17. Il corpo
e le ossa del Budda sono gioielli che esaudiscono i desideri perché la fragranza del
grande precetto18 osservato per innumerevoli kalpa impregnò il suo corpo e permeò
le sue ossa facendone dei gioielli capaci di
salvare tutti gli esseri.
Si dice che le zanne di un cane si dissolvano al contatto con le ossa di una tigre e che le spine del pesce si sciolgano al
respiro di un cormorano19. Si dice anche
che se si usano i tendini di un leone come
corde di un koto, non appena le si pizzicano, tutte le corde fatte con i tendini di altri
animali si rompono da sole, senza essere
tagliate. La predicazione della Legge da
parte del Budda viene chiamata il ruggito
del leone e il Sutra del Loto è il supremo
ruggito del leone.
Un Budda ha trentadue attributi.
Ognuno di essi è ornato di cento benefici. La protuberanza carnosa sulla sommità del capo, il ciuffo di peli bianchi tra le
sopracciglia e gli altri segni sono come il
frutto, mentre le pratiche che il Budda ha
svolto nel passato sono come i fiori che
producono tanti benefici. In tale maniera i
trentadue attributi appaiono nel corpo del
Budda.
Un attributo del Budda è la sommità invisibile della sua testa20. Il corpo del
Budda Shakyamuni era alto sedici piedi,
ma un brahmano, della scuola del Bastone
di bambù, non fu in grado di misurarlo:
quando cercò di vedere la sommità della
15.Paese della Luna (cin. Yüeh-chih). Nome
dato dai cinesi e dai giapponesi all’India. Verso
la fine del III secolo a.C., una tribù dell’Asia
centrale, di nome Yüeh-chih (tribù della luna)
dominava parte dell’India. Poiché il Buddismo
fu introdotto in Cina dall’India attraverso il loro
territorio, i cinesi consideravano tutta l’India il
Paese della Luna.
16.Sessantasei provincie: l’intero territorio
dell’antico Giappone. Questa divisione del paese
rimase in vigore dall’anno 813 fino alla restaurazione Meiji nell’ultima parte del XIX secolo.
17.Secondo il Trattato sulla grande perfezione
della saggezza il dio Shakra provocò una pioggia
di tesori sul continente di Jambudvipa durante
una battaglia con gli asura.
18.Il grande precetto: qui indica la veridicità
del Sutra del Loto.
19.Fonte sconosciuta: la prima analogia indica la durezza delle ossa di tigre e l’ultima probabilmente significa che un pesce inghiottito da un
cormorano viene digerito completamente, senza
lasciare resti.
20.La sommità invisibile della sua testa: uno
degli ottanta segni minori di un Budda. È generalmente identificata con una protuberanza
carnosa, una delle trentadue caratteristiche maggiori di un Budda, posta sulla sommità del capo.
Il fatto che la sommità del capo di un Budda sia
invisibile agli esseri umani e celesti simboleggia
la saggezza illimitata e la vita illuminata di un
Budda.
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testa di Shakyamuni non ci riuscì. Il Bodhisattva Degno di Sostegno21 non fu parimenti in grado di vederla, e neppure il
dio Brahma. Se ne ricerchiamo la ragione
scopriamo che, nel passato, il Budda chinò la testa fino al suolo per riverire i suoi
genitori, il suo maestro e il suo sovrano,
acquisendo come ricompensa questo attributo.
Ma il principale fra i trentadue attributi del Budda è la sua voce pura e risonante22. Re minori, grandi re e i re che
mettono in moto la ruota posseggono
tutti in qualche misura questo attributo.
Perciò, una singola parola di uno di questi re è in grado di distruggere il regno o
di assicurarvi l’ordine. Gli editti promulgati dai governanti sono un tipo di voce
pura e risonante. Diecimila parole dette
da diecimila semplici sudditi non possono uguagliare una sola parola pronunciata dal re. Le opere note come le Tre
cronache e i Cinque canoni rappresentano
le parole di re minori.
Ciò che mette ordine nel piccolo regno
del Giappone, che permette al dio celeste
Brahma di comandare agli abitanti del triplice mondo e al Budda di avere autorità su
Brahma, Shakra e sulle altre divinità, altro
non è che la sua voce pura e risonante. Le
parole pronunciate dal Budda, diventando
il corpo dei sutra, portano benefici a tutti
gli esseri viventi. E, fra i sutra, il Sutra del
Loto è una manifestazione scritta dell’intento del Tathagata Shakyamuni, è la sua
voce trascritta in parole. Quindi nelle parole scritte è contenuto il cuore del Budda.
Per spiegare, è come il seme, che germoglia, diventa pianta e produce il riso.
Anche se la forma del riso cambia, il cuore
rimane lo stesso.
Il Budda Shakyamuni e le parole scritte del Sutra del Loto sono due cose differenti, ma il loro cuore è uno solo. Perciò,
quando posi lo sguardo sulle parole del
Sutra del Loto, devi pensare che stai contemplando il corpo vivente del Tathagata
Shakyamuni.
Il Budda Shakyamuni è già informato
delle offerte che hai inviato fino qui, nella
provincia di Sado. È stata veramente una
dimostrazione di pietà filiale.
Con profondo rispetto,
Nichiren
21. Bodhisattva che compare nel Sutra del Cumulo di tesori e in altri sutra. In Annotazioni su
“Grande concentrazione e visione profonda”, Miaolo afferma che il Bodhisattva Degno di Sostegno
non riuscì a misurare quanto fosse grande il corpo
del Budda; ciò rappresenta la grandezza del corpo e della saggezza del Budda. Questa parte di Su
“Grande concentrazione e visione profonda” è un
commento a Grande concentrazione e visione pro-
fonda di T’ien-t’ai in cui si afferma che il grande re
celeste Brahma non fu in grado di vedere la sommità della testa del Budda.
22.Voce pura e risonante: detta anche la voce
che raggiunge il cielo di Brahma. Secondo Grande perfezione della saggezza, la voce di un Budda
delizia coloro che la odono, tocca in profondità
il cuore della gente e fa nascere un sentimento di
riverenza.
Il nono anno di Bun’ei (1272)
Risposta a Shijo Saburo Saemon-no-jo
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CENNI STORICI – Nichiren scrisse
questa lettera da Ichinosawa, sull’isola di
Sado, nel 1272, a Shijo Saburo Saemonno-jo, meglio noto come Shijo Kingo, un
samurai suo seguace che viveva a Kamakura, per ringraziarlo delle offerte da lui
inviate in occasione del terzo servizio funebre annuale per la madre defunta, che
si teneva nel secondo anniversario della
morte.
Durante l’esilio a Sado, Shijo Kingo
aveva mandato sull’isola un messaggero
con varie offerte, e attraverso questo stesso messaggero il Daishonin aveva affidato
a Shijo Kingo il trattato L’apertura degli
occhi, completato nel secondo mese del
1272. Qualche mese più tardi, Kingo stesso affrontò il viaggio fino a Sado per far
visita al Daishonin, ritornandovi ancora
nel quinto mese del 1273.
In questa lettera, il Daishonin introduce l’argomento del potere che una singola
persona, il sovrano, ha di influenzare l’intero paese. Ciò è particolarmente evidente nella propagazione degli insegnamenti
buddisti, dove il sostegno del sovrano può
far sì che il Buddismo prosperi, mentre la
sua opposizione può ostacolarne notevolmente la diffusione. Citando esempi dalla
storia, il Daishonin sottolinea che i meriti
delle diverse scuole buddiste, invece che
sulla base dei rispettivi insegnamenti, sono
stati troppo spesso giudicati in relazione al
favore di chi si trovava al potere. Le sue
stesse tribolazioni, aggiunge il Daishonin,
derivano dall’aver osato criticare le dottrine seguite dai governanti e da tutta la
popolazione.
Tuttavia, alla luce del Sutra del Loto, il
Daishonin dichiara di essere l’inviato del
Budda, che ha fatto il suo avvento in Giappone in accordo col mandato del Budda.
Il Sutra del Loto, di cui egli propaga l’essenza, è stato confermato da tutti i Budda
e comprende tutte le verità. Ogni parola
o frase del sutra contiene i meriti di tutti i
Budda ed è paragonabile a un gioiello che
esaudisce i desideri del quale si dice che
sia in grado di elargire tesori inesauribili.
Nella parte finale il Daishonin spiega
il significato della “voce pura e risonante”
del Budda. Egli sostiene che questa voce è
la principale tra le trentadue caratteristiche fisiche del Budda in quanto esprime il
suo cuore, ovvero il suo intento.
Questa voce pura e risonante è stata
preservata nelle parole scritte del Sutra
del Loto, che equivale quindi al corpo vivente del Budda Shakyamuni.
Nell’epoca feudale in cui viveva Nichiren Daishonin, così come precedentemente in India e in Cina, il sovrano e i suoi
ministri esercitavano sui sudditi un potere
assoluto. Come si afferma in questa lettera,
senza il consenso del sovrano era estremamente difficile propagare gli insegnamenti
buddisti e gli stessi monaci, per poter proteggere gli insegnamenti, dovevano ottenere l’appoggio di un signore. Ma nell’epoca
attuale, nei paesi in cui la sovranità è nelle
mani del popolo e la libertà di religione
viene garantita, sono i cittadini stessi che
portano avanti la missione di proteggere e
propagare il Buddismo.
Il Daishonin sta fondamentalmente
affermando in questa lettera che la grandezza del vero Buddismo supera di gran
lunga l’autorità di un qualsiasi sovrano.
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