credito al consumo

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credito al consumo
CREDITO AL CONSUMO
LE ASPETTATIVE E LE GARANZIE PER IL CITTADINO CONSUMATORE
Convegno promosso da Federconsumatori Milano e Lombardia
Con il patrocinio della Camera di Commercio di Milano
Palazzo Turati - Sala Conferenze
via Meravigli, 9 - Milano
25 settembre 2006
Scheda di presentazione della FEDERCONSUMATORI MILANO E LOMBARDIA
Premessa
.
Il nostro convegno si propone di mettere a confronto diverse personalità rappresentative di interessi
economici e sociali nonché espressione di istanze istituzionali in ambito europeo e milanese per
raccogliere spunti di riflessione e proposte a sostegno delle iniziative che Federconsumatori ed altre
associazioni di consumatori sviluppano con l’obiettivo di:
• realizzare le più efficaci tutele per i cittadini consumatori che accedono alle varie forme di
credito al consumo nonché renderlo accessibile anche a cittadini considerati marginali al
mercato;
• concorrere a prevenire, in concorso con tutti i soggetti interessati, i rischi che può presentare
un mercato in forte crescita ed al quale si presentano sul lato dell’offerta di beni e servizi e
dell’intermediazione finanziaria, operatori che presentano diverse caratteristiche e non
sempre in grado di corrispondere alle attese del consumatore.
Per svolgere una sobria introduzione al convegno utilizzerò dati e alcune tabelle estrapolate dal
ponderoso rapporto frutto della collaborazione tra ASSOFIN – CRIF – PROMETEIA quale
“Osservatorio sul Credito al Dettaglio” pubblicato nel giugno del corrente anno; di ciò ringrazio.
E’ però, questo, un convegno che non intende dare giudizi assoluti sul ruolo degli intermediari
finanziari e più in generale del credito al consumo nelle sue diverse forme e con i più differenziati
prodotti di erogazione del prestito.
In primo luogo invito a considerare il dato registrato negli ultimi anni ed ancora nel 2005 che ha
portato ad un più 20,8% la crescita complessiva rispetto al 2004 per un valore del credito al
consumo che ha superato i 76 miliardi di euro.
Fig. 1
Evoluzione del mercato del credito al consumo
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Questo dato si presenta con un forte contrasto rispetto all’andamento del PIL e fa emergere, anche
per la tipicità dei comparti cui è destinato il prestito, (fig. 2)
Fig. 2
Evoluzione del credito alle famiglie italiane delle banche generaliste e delle istituzioni
finanziarie e banche specializzate nel credito al consumo
il dato di indebitamento delle famiglie italiane (fig. 3 ) che si è attestato nel corso del 2005 al
43,4%, con un aumento di circa 4 punti percentuali rispetto al 2004.
Fig. 3 Evoluzione del tasso di indebitamento delle famiglie
Fonti: Banca d’Italia (Supplemento al Bollettino statistico – Conti Finanziari, anni vari e Relazione Annuale, anni vari)
e Istat7 (Conti economici settoriali nazionali).
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Al tempo stesso, l’evoluzione della ricchezza finanziaria delle famiglie (fig. 4), che alla fine
dell’anno ha registrato un incremento del 7,1% rispetto al 2004,
Fig. 4 - Evoluzione della ricchezza finanziaria delle famiglie
confrontato con il calo dei consumi delle famiglie verificatosi tra il 2002 e il 2005 (fig. 5)
Fig. 5
Consumi delle famiglie in % del Pil e var. %
La curva dei consumi risale con il dato del giugno di quest’anno ad un livello superiore a quello registrato negli ultimi
tre anni per poi prevedere una crescita ulteriore nel 2007 ed una stabilizzazione nel 2008.
è un indicatore delle difficoltà in cui una parte non piccola delle famiglie italiane si dibatte.
A conferma di ciò i dati della Banca d’Italia indicano, nel periodo 2000-2004, una crescita reale del
reddito mediamente disponibile nelle famiglie del 2%, ma descrivono un’Italia in cui la ricchezza,
in questi quattro anni, si è spostata verso le classi di reddito più alte.
Dal 2002 in Italia, le famiglie con un lavoratore autonomo come maggior percettore di reddito
hanno registrato incrementi di reddito reale più significativi (+ 11,7%) contro una diminuzione del
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-2,1% nelle famiglie con capofamiglia un lavoratore dipendente. (Fonte: anticipazioni dal
Rapporto Ires nell’ambito del Progetto “Prezzi e Tariffe, Paniere e soggetti deboli” – Committente
Provincia di Milano).
A ulteriore conferma delle difficoltà delle famiglie i dati ISTAT per il 2005 hanno rilevato che il
14,4% non è riuscito a far fronte alle normali scadenze dei pagamenti periodici (affitti, bollette,
mutui e prestiti).
Nei cambiamenti che sono intervenuti tra gli intermediari finanziari, come già si è visto (fig. 1 ) si
sono distinte due diverse tipologie di operatori:
• le istituzioni finanziarie e le banche specializzate, che alla fine del 2005 detenevano una
quota del 75,5 % del mercato, in crescita dell’1,5% rispetto al 2004;
• le banche generaliste, la restante parte. Registrando, tuttavia, tassi di crescita annui totali del
mercato più favorevoli alle prime.
A ciò si aggiunga la considerazione che il mercato del credito al consumo si differenzia anche tra i
diversi comparti di attività, come si vede (fig. 6)… emerge una netta evoluzione verso forme di
finanziamento diretto, cioè verso il credito non distribuito attraverso i dealer (fornitori di beni e
servizi in convenzione con il finanziatore).
Fig. 6
Evoluzione delle differenti modalità di erogazione del credito al consumo
- Campione Assofin – (composizioni %)
Nel 1997, il credito finalizzato all’acquisto di un bene o servizio chiaramente individuato
rappresentava circa l’86% del credito erogato.
Negli ultimi anni, sia nel comportamento degli operatori che dei consumatori, si manifesta una netta
preferenza verso forme di credito diretto, che sono slegate dall’acquisto di un bene specifico e più
orientate al generico finanziamento del fabbisogno finanziario della famiglia.
Tuttavia va precisato che non si tratta di una contrazione dei volumi di credito finalizzato, che
ancora nel corso del 2005, per quanto erogato dalle banche specializzate e dalle finanziarie, sono
aumentati del 20,1%.
Una considerazione sugli importi dei prestiti che presentano una chiara tendenza verso un aumento
degli importi richiesti ed erogati sia nel credito finalizzato che in quello diretto:
• i prestiti finalizzati sono per importi inferiori tra i 500 e i 2.600 euro;
• i prestiti personali coprono in prevalenza importi superiori ai 26.000 euro e sono rivolti a
operazioni di acquisto e ristrutturazione degli immobili.
Un’ultima osservazione riguarda l’analisi dei crediti erogati dalle finanziarie per settori
merceologici nel corso dell’anno 2005 pari a circa 45.300 milioni di euro, con una crescita del 20%
rispetto al 2004 che sono ripartite come indicato. (fig. 7)
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Fig.7
Ripartizione e andamento dei flussi erogati nel 2005
Mentre rimane alto, al primo posto, il finanziamento finalizzato, al cui interno si collocano i
prodotti della mobilità (automobili e moto) a cui segue l’arredamento domestico, l’elettronica ed
elettrodomestici, in contrazione questi ultimi rispetto all’anno precedente, si pongono in grande
evidenza per crescita:
• i prestiti personali, non finalizzati;
• la cessione del quinto dello stipendio;
• le carte revolving.
Sono dati che indicano per un verso, che il credito al consumo svolge un ruolo di sostegno dei
consumi delle famiglie concorrendo anche alla ripresa economica, ma per altro verso costituisce la
prova che una parte consistente delle famiglie italiane ricorre al credito al consumo, agli acquisti a
rate, per far fronte all’aumento del costo della vita e alla perdita del potere d’acquisto di stipendi e
pensioni.
Per entrambe le ragioni è comunque necessario che venga posta molta attenzione a questa pratica di
finanziamento dei consumi, per fornire le più adeguate garanzie ai consumatori che accedono al
prestito per cogliere il beneficio di questa opportunità, ma nel contempo evitando i rischi di un
eccessivo indebitamento e avendo ben chiari i termini contrattuali che accompagnano la scelta, a
volte imposta dal bisogno di beni primari come l’alimentazione e la salute.
In altre parole, ed è la finalità della Federconsumatori, occorre fornire al consumatore maggiori
tutele e prevenire possibili rischi che si corrono in un mercato che vede, sul versante dell’offerta,
molti operatori fra loro in competizione e aggressivi verso una domanda che si prevede ancora in
crescita di oltre il 10% annuo nel prossimo biennio 2007 – 2008.
Così posto il quadro generale di riferimento, le sollecitazioni che raccogliamo, nell’azione
quotidiana di tutela e di prevenzione, ci portano a porre in particolare evidenza il ruolo ed il peso
della pubblicità nel marketing, utilizzata dagli operatori finanziari sia in simbiosi con il fornitore di
beni e servizi, sia come azione propria dell’intermediario finanziario che, abbiamo visto, è
soprattutto rivolta a promuovere il credito diretto.
Abbiamo osservato che non tutte le finanziarie utilizzano la pubblicità in modo corretto ed
esauriente, in particolare nell’indicare i costi del finanziamento che derivano al consumatore.
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L’informazione, se così si può chiamare, induce piuttosto suggestioni irrazionali che alimentano
aspettative in cui “nessun sogno è proibito” come suggerisce una di queste.
Abbiamo inoltre notato che queste forme di pubblicità sono principalmente rivolte a promuovere
prestiti con “cessione del quinto”, che costituisce tra l’altro la forma più onerosa di prestito,
ancorché la più garantita.
A miglior tutela del consumatore sarebbe necessario contare su un codice deontologico che diventi
parte degli obblighi di informazione e di trasparenza dell’intermediario finanziario e caratterizzi
la responsabilità sociale delle aziende che operano nel settore che dovrebbero portare, a nostro
giudizio, a specifici accordi che impegnino le parti sociali interessate e la rappresentanza dei
consumatori.
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Un aspetto specifico di tutela riguarda il prestito finalizzato all’acquisto di un predeterminato bene o
servizio.
Vogliamo ribadire la necessità di superare la normativa italiana che stabilisce la responsabilità
solidale del finanziatore, in caso di inadempienza del fornitore, unicamente all’esistenza di un
rapporto di esclusiva tra fornitore e finanziatore.
Ciò comporta che, in caso di inadempimento del fornitore o di suo fallimento, il consumatore è
comunque obbligato verso il finanziatore per la restituzione di un prestito ottenuto per l’acquisto di
un bene mai avuto o per un servizio mai ricevuto.
Noi pensiamo, anche alla luce di casi clamorosi vissuti negli ultimi anni con migliaia di
consumatori nella realtà milanese e lombarda, che vi debba essere un collegamento negoziale tra
contratto di credito e contratto di acquisto del bene e che in tal modo vi sia l’unica tutela rispetto
alla mancata consegna del bene o fornitura del servizio.
Affrontare tale questione presuppone di mettere mano alla legislazione attuale (art. 125 – 4° comma
T.U.B.) correggendo lo squilibrio oggi in atto che favorisce le finanziarie.
In questa direzione è rivolta l’iniziativa delle associazioni consumeristiche italiane, anche presso il
Parlamento dell’UE, ma risultati significativi non sono ancora stati raggiunti.
In Italia, il nuovo Codice del Consumo, messo a punto nell’ultima fase della passata legislatura,
ha perso un’occasione importante per mettere mano alla normativa, almeno in sintonia con la
recente legislazione che è intervenuta per meglio garantire il titolare di un mutuo per l’acquisto
della casa, dall’insolvenza del costruttore.
In ogni caso, sarebbe elemento di maggior chiarezza e trasparenza per il consumatore, che deve
essere consapevole dei costi e dei rischi che il prestito finalizzato comporta, tenere separati gli atti
formali della negoziazione del bene da quelli del finanziamento; atti che invece frequentemente
sono unificati presso il fornitore il quale ha un interesse diretto a vendere il suo prodotto, non quello
di dare complete informazioni sul finanziamento che vi è collegato.
L’accesso al credito nelle varie forme promosse e reclamizzate da banche generaliste e da
finanziarie, costituisce un passaggio difficile e spesso impossibile per soggetti considerati
“marginali” o “non primari” come i giovani, gli immigrati, i lavoratori atipici. Anche questo
aspetto costituisce terreno su cui richiamare l’impegno delle istituzioni ma anche degli intermediari
finanziari.
Cito qui, come esemplare, l’esperienza in atto a seguito dell’accordo tra Camera di Commercio di
Milano, Provincia di Milano, Banca Popolare di Milano e la finanziaria Consum.it del Gruppo
MPS, per la costituzione di un fondo di garanzia per la concessione di prestiti a lavoratori con
contratto di lavoro atipico.
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L’accesso dei consumatori al credito, e la loro affidabilità come debitori, sono documentate e
censite dalle “Centrali di Rischio” che raccolgono i dati personali e li conservano secondo
modalità e tempi che sono oggi regolati da un codice deontologico che ha sostituito le Centrali
Rischi con i “SIC” - Sistemi di Informazioni Creditizie.
La possibilità di accesso a queste banche dati, da parte dei consumatori interessati, è stato
recentemente agevolato da un accordo sottoscritto con la CRIF di Bologna e dalla cui breve
esperienza Federconsumatori ritiene dover verificare e migliorare i contenuti.
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Parlando dei due prodotti di maggior crescita: la cessione del quinto e le carte revolving, si
può osservare come su di essi si concentri la maggior attenzione e la più forte sollecitazione
da parte degli intermediari finanziari.
Si tratta di prodotti con buoni margini di profitto, ma anche più costosi per i consumatori,
che presentano pochi rischi d’impresa, mentre abbisognano di particolare attenzione da parte
del consumatore.
Attenzione va posta alle carte di credito revolving di cui frequentemente il consumatore
riceve gratuitamente un contratto per l’uso della carta mentre sottoscrive un contratto
di credito finalizzato, ritrovandosi poi, a volte in modo inconsapevole, a sopportare i costi
effettivi più elevati di quelli su cui era stato informato col primo contratto.
Per evitare queste situazioni di rischio per il consumatore, si dovrebbe provvedere a dare
una informazione completa e trasparente, in modo che il consumatore sia in grado di
scegliere in modo oculato il prodotto finanziario più adatto alle sue necessità, potendo
valutare i rischi di un eccessivo indebitamento e potendo soppesare i costi che si
presenteranno.
Sappiamo, purtroppo, come offerte allettanti siano a volte coperte da cattiva informazione al
pubblico, a cui non si comunicano elementi essenziali della struttura dei costi quali il TAEG
applicato al contratto, che sovente risulta molto vicino al tasso di usura.
Tasso di usura, per il quale è auspicabile una revisione del meccanismo che ne individua la
soglia, per abbassarla.
•
Si prospetta, poi, un nuovo prodotto finanziario su cui si manifestano giudizi e attese
differenti tra gli operatori finanziari: banche, finanziarie, assicurazioni.
Si tratta del prestito ipotecario vitalizio (PIV) che è stato pensato dall’ex ministro Tremonti
più come finanza creativa che per corrispondere ad una esigenza sociale come quella di
consentire all’anziano ultra sessantacinquenne di cedere in garanzia la proprietà
dell’immobile di proprietà al fine di ottenere un vitalizio.
Vi è su questo prodotto finanziario un’attesa fiduciosa da parte delle finanziarie, mentre si
manifesta un sostanziale rifiuto a collocarlo sul mercato da parte dell’ANIA e da parte
dell’ABI, per molteplici e complesse ragioni che riguardano soprattutto l’insufficiente
impianto regolatorio della materia. Non sarebbero chiari aspetti importanti di questo istituto,
a partire dalle forme di esecuzione della garanzia immobiliare.
Tuttavia, è interesse anche dei cittadini consumatori e dei soggetti della rappresentanza
sociale dei pensionati, come il sindacato, approfondire la questione e valutare varie ipotesi
affinché il PIV possa essere uno degli strumenti da attivare per integrare le politiche
abitative e la costruzione di nuove forme di integrazione del reddito dell’anziano; per coloro
che hanno un basso reddito da pensione e valori immobiliari anche rilevanti; si calcola che
in Italia possa riguardare circa 800.000 persone.
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Sentiremo dagli interventi nel dibattito dei nostri ospiti, cosa serve per meglio adeguare il
credito al consumo, nelle sue varie forme, alle aspettative dei consumatori e al miglior impiego
delle risorse finanziarie e patrimoniali.
Voglio chiudere questa introduzione con una considerazione che vale innanzitutto per il ruolo
di rappresentanza di un’associazione di consumatori, come la Federconsumatori, nel confronto
con le altre rappresentanze di interessi che operano nel campo del credito al consumo.
Diamo atto dell’attenzione che ASSOFIN ha manifestato in questi ultimi anni alle situazioni di
default di fornitori di beni e servizi che si sono presentate in questi anni a Milano e che hanno
coinvolto migliaia di consumatori della Lombardia e di altre regioni.
Attenzione e ricerca di eque soluzioni, che sono state trovate per evitare o contenere i danni
prodotti da vere e proprie truffe ai consumatori e nelle quali le finanziarie erano, loro stesse,
danneggiate nell’immagine perchè considerate corresponsabili nei confronti dei consumatori.
Si è trattato in quei casi della composizione bonaria, stragiudiziale del contenzioso e delle
pratiche di recupero dei crediti che insorgevano tra le parti contraenti il contratto di
finanziamento.
Ci chiediamo se non si possa andare oltre l’emergenza dei casi più clamorosi, per
addivenire ad una prassi che abiliti le parti all’esercizio di una funzione tipica della
conciliazione stragiudiziale per il tramite di commissioni paritetiche.
Problemi simili sono stati regolati da accordi con primarie banche nazionali, ma non ancora con
istituti finanziari specializzati.
Noi riteniamo, questa, l’unica strada che può costituire una prassi alternativa al ricorso alla
legge sull’azione collettiva, la Class Action, di cui sollecitiamo la definizione in sede
parlamentare.
Se da questo convegno potesse emergere un’opzione che andasse in questa direzione, sarebbe
un risultato che, senza enfasi, potremmo ascrivere al nostro impegno, al contributo degli ospiti
qui presenti e alla Camera di Commercio di Milano che ha voluto patrocinare l’iniziativa e che
per questo ringraziamo.
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