effetti sanitari degli attacchi terroristici dell`11 settembre 2001
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effetti sanitari degli attacchi terroristici dell`11 settembre 2001
EFFETTI SANITARI DEGLI ATTACCHI TERRORISTICI DELL’11 SETTEMBRE 2001-NEW YORK (USA) A cura di Caterina Di Palo A. A. 2009/2010 Indice Introduzione 1.Qualità dell’aria Prime dichiarazioni: “La qualità dell’aria è sicura ed accettabile” I primi risultati ed i primi sintomi respiratori Successive dichiarazioni: “Tossicità dell’aria e presunti inganni dell’EPA” Composizione della polvere del WTS 2. Le vittime dell’11 settembre: “First-responder” 3. Effetti sulla salute umana 3.1 Sintomi da stress post-traumatici 3.2 Effetti a livello respiratorio 3.4 Effetti sullo sviluppo del feto Conclusioni Bibliografia-Sitografia L’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 ha provocato il crollo delle 3 torri del World trade Center di New York, oltre alla morte immediata delle migliaia di individui Introduzione Se c’è un aspetto dell’11 settembre tanto drammatico quanto palesemente ignorato dai media, almeno fino a ieri, è quello del disastro ambientale causato dai crolli delle 3 Torri del World Trade Center (WTC). Ma oggi, a fronte di migliaia di persone che denunciano la più vasta gamma di problemi polmonari, con svariate cause legali in corso, e con le prime morti accertate che si possono ufficialmente far risalire a quei problemi, tacere sull’argomento non è più possibile per nessuno. Il crollo delle torri del WTC causò la totale polverizzazione di centinaia di tonnellate di amianto, di decine di migliaia di lampadine e computer, di rilevatori di fumo contenenti il radioattivo americio 241, sprigionando una miscela mortale che ha continuato a fuoriuscire dalle ribollenti macerie di Ground Zero nei mesi successivi al disastro, penetrando nei polmoni degli ignari soccorritori, sopravvissuti, e parenti dei dispersi che in quei tristi giorni avevano ben altro a cui pensare. La gravità dell’inquinamento ambientale nonché la sua ripercussione sulla salute umana derivante da tale polvere fu resa nota al grande pubblico solo a distanza di circa 4 anni dall’evento; sino ad allora le agenzie governative statunitensi avevano sottovalutato o nascosto il rischio ambientale, forse allo scopo di non causare ulteriore panico e di rendere più spediti i soccorsi, lo sgombero delle macerie e il ripristino delle normali attività della città così duramente ferita. L’interesse per questo argomento nasce proprio dalla consapevolezza che ognuno di noi potrebbe, nel corso di una emergenza, essere interessato in prima persona e quindi esposto a rischio in quanto, da soccorritore, si corre il pericolo di diventare vittima, non solo perché si può, nel corso del soccorso stesso, rimanere feriti od uccisi, ma perché si può essere inesorabilmente e crudamente esposti agli effetti del disastro divenendone così una vittima secondaria. 1. Qualità dell’aria 1.1 Prime dichiarazioni: “La qualità dell’aria è sicura e accettabile” Il 18 settembre 2001, a neanche una settimana dal disastro e senza aver avuto chiaramente il tempo materiale di compiere seri accertamenti, Christine Todd Whitman (ex amministratrice dell’EPA-Agenzia per la Protezione Ambientale), attraverso un comunicato stampa dichiarò che l’aria e l’acqua potabile di Manhattan non erano pericolose per la salute della popolazione, e che dunque le operazioni a Ground Zero potevano proseguire velocemente, per poter tornare presto alla normalità. Anche i residenti della zona Sud di Manhattan, che avevano le abitazioni letteralmente invase da quella polvere (figura 1), vennero rassicurati dal Dipartimento della Salute di New York annunciando che sarebbe stato 2 sufficiente rimuoverla con un straccio bagnato, magari indossando dei pantaloni lunghi”. Tuttavia alcuni di essi non si fidarono e commissionarono delle analisi per conto proprio, che diedero purtroppo dei risultati molto diversi, e che rimasero ignorati, una volta presentate all’EPA stessa. Fig 1: Ambiente indoor 1.2 I primi risultati ed primi sintomi respiratori Col passare del tempo, l'insorgere di strani problemi respiratoripresto soprannominati la "sindrome di Ground Zero"- cominciavano a preoccupare seriamente chi veniva colto da asma pur non avendone mai sofferto, come chi aveva improvvisi attacchi di tosse talmente violenti da provocare rigurgiti di sangue. Uno dei giornalisti che provò a mettere in guardia la popolazione scrisse sul Daily News del 26 Ottobre 2001 l'articolo “L'incubo tossico di Ground Zero” ma, reo di aver sfidato lo status quo secondo il quale non vi doveva essere alcun problema, venne attaccato dal resto della stampa locale, e additato come esempio di “giornalismo sensazionalistico". Il Professor Thomas Cahill dell'Università di Davis in California arrivò a Ground Zero il 2 Ottobre 2001 per analizzare la composizione dell'aria, e si meravigliò che non fosse stata ancora approntata un'analisi ambientale. Lo stupì anche il fatto che le macerie continuavano a ribollire, con i fumi talmente densi che gli impedirono di mettersi seriamente al lavoro fino all'inizio di Dicembre. Cahill riscontrò livelli elevatissimi di particelle ultrafini, dagli 0,26 agli 0,09 micron che non aveva mai rilevato in oltre 7000 analisi in giro per il mondo, neanche Fig. 2 Campionamento dell’aria durante gli incendi dei giacimenti intorno al luogo del WTC petroliferi in Kuwait. Quei dati gli apparvero tanto inusuali quanto pericolosi, poiché particelle cosi minuscole, si sa, sono in grado di penetrare facilmente le cellule polmonari con risultati disastrosi per la salute. 3 1.3 Successive dichiarazioni: “Tossicità dell’aria e presunti inganni dell’EPA” Solo nell'agosto del 2003, l'Ispettore Generale dell'EPA confermò quelli che erano i sospetti di molti, rivelando che le rassicurazioni iniziali erano da imputare al desiderio di riaprire Wall Street al più presto; egli rivelò che i rapporti dai toni più cautelativi redatti in un primo momento dall'EPA vennero modificati su pressione del Consiglio sulla Qualità Ambientale della Casa Bianca (CEQ). Squadre dotate di maschere avrebbero infatti lavorato più lentamente, e molto più tempo avrebbe richiesto anche l'accurata bonifica di palazzi ed appartamenti, mentre Wall Street non poteva aspettare. Solo nell'aprile del 2006 rapporti ufficiali hanno ammesso che il 56% dei sopravvissuti agli attacchi soffrono di problemi respiratori e nello stesso mese è arrivata una prima conferma sulla mortalità data dalla polvere del WTC, grazie all'autopsia effettuata sul poliziotto James Zadroga che ha fornito le prove oggettive che ancora mancavano per confermare ufficialmente ciò che già molti sospettavano. La risposta dell'EPA- messa di fronte finalmente a dati inconfutabili- si è presto tramutata in una battaglia legale che si prospetta ancora lunga, troppo lunga, per chi non potrà più riacquistare la salute e non desidera altro che venga fatta giustizia. In segno di protesta contro il silenzio ufficiale, alcuni cittadini fondarono l’Organizzazione Ambientale del World Trade Center (WTCEO) affermando che negli edifici federali, inclusi la sede dell’EPA, erano state messe in atto le bonifiche più accurate secondo le procedure standard. Se questo era vero, che bisogno c’era di invitare i cittadini ad “utilizzare dei semplici stracci bagnati”? Ed anche se le bonifiche effettuate nei palazzi federali fossero state superflue si sarebbe trattato di uno spreco dei soldi degli stessi Newyorchesi. Il WTCEO mise dunque l’EPA di fronte a questioni pesanti, obbligandola a rivedere la propria posizione, impegnandosi a controllare tutte le abitazioni, ed a provvedere ad eventuali operazioni di ripulitura, se necessario. Tuttavia quelle tardive promesse, rilasciate malvolentieri quando a lamentarsi non erano più singoli cittadini ma una vera e propria associazione, vennero ben presto tradite, aggiungendo la beffa al danno che ormai era già stato compiuto: le costose procedure operative standard vennero accantonate in favore di alcune decisamente più sbrigative, ed oltretutto tese a ripulire le abitazioni da una sola delle numerose sostanze tossiche incriminate: l’amianto. 1.4 Composizione della polvere del WTC In seguito ai due crolli delle Twin Towers e dell’edificio 7 del WTC a New York, vennero immesse nell’aria tonnellate di detriti tossici contenenti più di 2500 contaminanti, tra cui alcuni elementi noti per essere cancerogeni. 4 Nel WTS c’erano circa 50.000 computer, ognuno contenente dagli 1,8 ai 5,5 Kg di piombo, senza contare le centinaia di tonnellate di amianto utilizzate per la sua costruzione. Vi erano decine di migliaia di lampadine fluorescenti, ciascuna contenente tanto mercurio da poter contaminare ¼ di un isolato. Il WTC conteneva anche diversi serbatoi di carburante di grandi dimensioni ed i sistemi antifumo contenevano il radioattivo americio 241. Altri materiali tossici erano presenti in apparecchiature per ufficio ed arredi, tra cui il mercurio e il cloruro di polivinile. Inoltre, gli arredi in plastica erano stati trattati con un rivestimento in grado di produrre diossine e composti organici volatili. Un mese dopo il disastro scienziati della Davis di California scoprirono livelli di vanadio e particelle ultrafini tra i più alti mai rilevati nel mondo. L’alcalinità dell’aria fu paragonata a quella del drano, uno dei più potenti gel detergenti corrosivi e, secondo il Dr. Marjorie Clark, l’inquinamento provocato dall’attentato dell’11 settembre poteva essere paragonato a quello derivante dall’insieme di fabbriche di amianto, crematoi, inceneritori e di un vulcano. Tuttavia, le agenzie governative minimizzarono tali avvertimenti, precipitosi di riaprire la zona intorno a Ground Zero, anche se questo comportava un rischio sanitario grave ed immediato per il pronto intervento. 1.5 Le vittime dell’11 settembre: “First-responder” I “first-responders”, cioè coloro che si occuparono dei primi soccorsi, furono tra i primi ad essere colpiti dagli effetti negativi della polvere liberata dal collasso del WTC. 5 Poliziotti e vigili del fuoco di New York hanno affermato di soffrire di questi gravi problemi di salute dopo aver inalato la polvere tossica mentre prestavano soccorso presso il sito di Ground Zero. Il poliziotto James Zadroga, 34 anni, è stato solo il primo, la cui morte è stata direttamente collegata all’esposizione della polvere del WTC. L'11 aprile 2006, il patologo Gerard Breton, ha confer-ato che l'auto-sia dell'ispettore di polizia di 34 anni James Zadroga, ha mostrato che costui è morto per aver inalato polvere ed esalazioni men-re cercava superstiti tra i resti degli edifici. L’ufficiale Macri Frank morì di cancro al polmone il 3 settembre 2007. Aveva trascorso due mesi presso le macerie di Ground Zero; le lunghe ore di lavoro gli avevano provocato vomito, segno di una rapida progressione- già al quarto stadio- del tumore solo un anno dopo l’attacco, pur non essendo un fumatore o non essendogli stato diagnosticato un cancro prima degli attacchi. A Cristopher Hynes, 36 anni, nel marzo 2004 era stata diagnosticata una sarcoidosi. Egli sostiene che non gli è mai stato fornito un respiratore adeguato per il suo lavoro a Ground Zero. Il luogotenente Manuel Gomez ha testimoniato che durante le opere di soccorso gli fu ordinato di non indossare una mascherina per non spaventare la gente e l’addetto ai trasporti Walter Jenses ha denunciato che quando chiese un respiratore venne minacciato di licenziamento. Nessuno aveva una assicurazione sanitaria o l’accesso a cure mediche regolari, e numerose sono state le richieste di risarcimento (per le spese mediche), ma quasi il 94 per cento di queste sono state "completamente negate". Solo nell’ottobre 2006, il giudice federale Alvin Hellerstein annullò il rifiuto di pagare i costi dell’assistenza sanitaria ai soccorritori. Tuttavia, alcuni lavoratori si lamentano ancora oggi poiché le loro richieste sono state contestate o ritardate per mesi o anni . Altre 98 morti, per cause che vanno da malattie polmonari a vari tipi di tumore, sono state accertate tra i soccorritori che hanno svolto attività di recupero nei giorni successivi agli attacchi terroristici dell’11 settembre e, altre migliaia di persone sono alle prese con gravi problemi di salute. Le 98 morti includono: 55 tipi di tumore, 21 lesioni traumatiche (tra cui quattro poliziotti uccisi), 12 malattie cardiache (di cui 10 attacchi di cuore), 2 6 sarcoidosi, 2 polmoniti, 1 polineuropatia (disturbo neurologico) 1 amiloidosi, 1 dovuta ad alcolismo e a malattie renali. Sappiamo che molte sono tutt’ora le persone che soffrono di problemi di salute per aver respirato l’aria tossica di Ground Zero; eppure ci sono ancora alcuni che ne mettono in dubbio il collegamento. Sollevando l’attenzione su tale problematica sembra lecito porci la domanda: quante altre persone dovranno soffrire ancora? e quanti altri poliziotti dovranno ancora morire prima che qualcuno mostri qualche interesse per questa vicenda? E’ ancora troppo presto per sapere con certezza quanti decessi potrebbero derivare dalle sostanze rilasciate dal crollo del WTC ed è ancora meno chiaro, quanti potrebbero essere i problemi di salute in quanto migliaia di persone non sono ancora state esaminate. Peggio ancora, alcuni dei problemi sanitari più gravi potrebbero non ancora essere emersi. Non è mai stata eseguita una caratterizzazione adeguata della natura e della portata della contaminazione, e pertanto non è possibile quantificare il tipo di problema a cui la gente può andare incontro ma è altrettanto vero che ci può essere un intero gruppo di persone là fuori che può ancora ammalarsi! 2. Effetti sulla salute umana Una grande varietà di effetti sulla salute, mentale e fisica, sono stati riportati nella letterature scientifica. Nel periodo immediatamente successivo all’attacco dell’11 settembre, occhi ed apparato respiratorio furono fra i primi organi ad essere colpiti, in una atmosfera resa surriscaldata dai roghi, dove il solo respirare l’aria calda sarebbe stato sufficiente a provocare gravi lesioni alle vie respiratorie. Durante il periodo di ripulitura, durata 10 mesi, i partecipanti riportarono lesioni che li portò entro poche settimane ad abbandonare le attività di ripulitura delle macerie. Nei giorni e nei mesi a seguire, migliaia di residenti, pendolari e studenti che rientravano nella zona in cui vivevano o lavoravano, mentre i processi di ripulitura continuavano, sono stati esposti a tale polvere ed hanno riportato le stesse condizioni respiratorie viste negli addetti al primo intervento tra cui respiro affannoso, sinusite, asma e una nuova sindrome soprannominata Sindrome di Ground Zero, che consiste in una tosse persistente accompagnata da gravi disordini respiratori. A differenza degli effetti sulla salute fisica, gli effetti sulla salute mentale non si limitavano a persone presenti nella zona l’11 settembre, ma sono stati evidenziati anche in territorio nazionale. Inoltre poiché la maggior parte delle informazioni sugli effetti sulla salute mentale proviene da questionari e 7 sondaggi, nella maggior parte dei casi i sintomi riportati sono associati ad un disturbo psichico, piuttosto che ad una diagnosi clinica di malattia . I più comuni effetti mentali riscontrati sono sintomi associati a depressione, stress, ansia e disturbi da stress post- traumatico (PTSO), un disordine che può svilupparsi dopo aver vissuto o essere stato testimone di un evento traumatico, che comprendono sintomi come sogni angoscianti e comportamenti che vanno da un maggior consumo di alcool e di tabacco a difficoltà nell’affrontare ogni giorno le proprie responsabilità. Sei programmi di monitoraggio sono stati fissati dalle autorità federali, statali e locali o da organizzazioni, per monitorare e comprendere gli effetti sulla salute dell’attentato dell’11 settembre, aperto non solo ai responder, cioè coloro che erano coinvolti nel primo salvataggio, recupero e attività di pulizia, ma anche a persone che vivono o frequentano scuole nelle vicinanze del sito di WTC. Tuttavia alcuni effetti a lungo termine, come il cancro del polmone, non possono essere visualizzati fino ad alcuni anni dal momento che tra l’esposizione all’agente cancerogeno ed insorgenza di tumore possono passare molti anni. 2.1 Effetti sul sistema respiratorio Circa il 90% dei soccorritori ha manifestato problemi respiratori. Soltanto una persona su quattro è stata in grado di tornare a lavoro a partire dal dicembre 2001, e dal settembre 2002, oltre 574 persone erano in congedo per problemi respiratori e da stress emotivo. Molti sono stati anche colpiti da infiammazione acuta delle vie respiratorie, in particolare quelli con asma preesistente e per alcuni, tali sintomatologie si ripresentavano anche dopo 5 mesi dalla cessazione dell’esposizione. Una Valutazione medica di 415 lavoratori, condotta in un furgone mobile situato nei pressi dell’ex WTC, ha affermato che i sintomi principali manifestati da tali persone risultavano essere l’irritazione delle vie aeree superiori (data l’alcalinità dell’aria) ed altri sintomi non specifici tra cui l’insonnia, mal di testa e capogiri. Medesimi sintomi erano presenti anche nei dipendenti del college del vicino Ground Zero che si presentavano con un tasso di incidenza elevato e persistente oltre sei mesi dopo l’esposizione . Molti dei risultati sugli effetti respiratori pubblicati fino ad oggi si sono concentrati su vigili del fuoco. Le condizioni più comunemente riportate sono state tosse, che si manifestò già dopo 48 ore dall’attacco, respiro corto, dispnea, sinusite, asma e malattia da reflusso gastroesofageo (GERD). Nonostante il trattamento di tutti i sintomi, dei 332 vigili del fuoco presi in considerazione soltanto 173 hanno manifestato un miglioramento seppure parziale. Secondo gli studiosi la spiegazione risiederebbe nell’intensa esposizione a tali sostanze irritanti. 8 Studi effettuati su altri “responder”, carpentieri, personale addetto alla ripulitura delle macerie, operai siderurgici, militari, tecnici della telecomunicazione, etc. hanno manifestato effetti sull’apparato respiratorio del tutto simili a quelli riportati dai vigili del fuoco, come la congestione nasale, l’irritazione della gola e il respiro sibilante. Alcune persone hanno riferito che il crollo del WTC ha aggravato le condizioni di salute delle vie respiratorie, come asma, ed altri hanno riferito sintomi che si sono sviluppate dopo l'11 settembre 2001. Ad esempio, una analisi delle cartelle cliniche di bambini affetti da asma esistente in una clinica di Manhattan ha rilevato che dopo l'11 settembre ci fu un aumento significativo delle visite cliniche di bambini asmatici che vivevano a circa 5 miglia dal sito del WTC. Non vi è dubbio che tra gli organi maggiormente colpiti, ci sia proprio l’apparato respiratorio ma non si può affermare con assoluta certezza che tutti i problemi di salute per i “responder” siano direttamente collegati al disastro dell’11 settembre. Tuttavia è chiaro che molti dei 40.000 poliziotti, pompieri ed altri lavoratori che hanno raggiunto il sito della tragedia, hanno iniziato a soffrire di disturbi simili e talvolta gravi negli ultimi quattro anni e mezzo. 2.2 Sintomi da stress post-traumatico L’esposizione a un grave trauma può provocare modificazioni cerebrali capaci di indurre, anche a distanza di molti anni, reazioni spropositate di fronte a gesti innocui, anche in persone che non soffrono o abbiano sofferto, in seguito all’evento, di disturbo post-traumatico da stress (PTSD). Uno studio condotto dal college statunitense della Cornell Universy, ha evidenziato infatti, una significativa differenza nelle dimensioni di alcune aree celebrali, cioè quelle deputate alla gestione delle emozioni, nei superstiti dell’attentato alle Torri Gemelle rispetto a quelle di altri individui non coinvolti nella tragedia. I risultati sono stati ottenuti attraverso il confronto dei risultati della loro risonanza magnetica con quelle di un gruppo di controllo costituito da persone che in quel momento si trovavano lontane dalla zona colpita. Si potrebbe trattare, secondo gli studiosi, della naturale risposta del cervello a un trauma subito. Da qui l’ipotesi che la medesima reazione potrebbe verificarsi in seguito ad ogni evento traumatico come un lutto o un incidente stradale. Lo studio ha coinvolto 18 superstiti per i quali è stata rilevata una diminuzione della materia grigia in corrispondenza delle aree del cervello che governano le emozioni. Fino ad ora questo tipo di conseguenza era stata riscontrata solo su persone che dopo 9 l’attacco terroristico alle Twin Towers avevano accusato disturbi psichici come depressione e attacchi di panico. Questa è dunque la prima volta che un fenomeno analogo si riscontra in persone che, seppure provate, non hanno sviluppato tali tipi di disturbi. Tuttavia Barbara Ganzel, autore principale della ricerca, ritiene che l’atrofia di queste aree cerebrali potrebbe rappresentare un fattore di vulnerabilità per lo sviluppo di patologie psichiche anche a distanza di tempo dall’evento traumatico. Gli esperti hanno mostrato ai soggetti dell’esperimento immagini di visi spaventati o calmi: nel campione di superstiti è stata riscontrata, in reazione a foto di persone in preda al panico, una maggiore attività a livello dell’amigdala, l’area cerebrale che controlla le informazioni emotive. L’amigdala dei superstiti dell’11 settembre quindi sarebbe stata resa dal trauma più piccola e reattiva. 2.3 Effetti sullo sviluppo del feto Esistono alcuni studi scientifici che suggeriscono che l’esposizione ai diversi prodotti tossici rilasciati nell’aria dopo il crollo del WTC potrebbe avere effetti negativi sullo sviluppo del feto; per questo motivo, un centro di studi per la salute dei bambini sta studiando i figli di donne incinte all’epoca degli attacchi e che vivevano o lavoravano in prossimità delle torri del WTC. Si pensa possa determinare una riduzione del peso della placenta e del peso fetale ma si tratta comunque di studi ancora in corso ed i risultati non saranno disponibile almeno per qualche tempo. Conclusioni La maggior parte di coloro che ha partecipato alle operazioni di soccorso e di ripulitura dell'area del WTC tutt’oggi soffre di gravi problemi di salute. La responsabilità ricade sull’Agenzia di Protezione Ambientale (EPA), che da quanto riportato sul sito Web, si prefigge di “Proteggere la salute umana e la salvaguardia dell’ambiente- l’aria, l’acqua e la terra- da cui dipende la vita”. Il risultato di questo riprovevole comportamento, nei confronti di migliaia di cittadini già duramente colpiti da una tragedia più grande di loro stessi, è stata una denuncia collettiva, che si riscontra ancora oggi e che vede uniti nella lotta 8.000 persone tra lavoratori, medici, agenti di polizia e pompieri. Centinaia di loro non potranno mai più lavorare, tuttavia si considerano relativamente fortunati in confronto a tutti coloro i quali ancora oggi lottano contro il cancro, o nei confronti di chi quella lotta l’ha già persa. Ma a peggiorare il quadro già di per sé disastroso, oltre alle ovvie ripercussioni etiche e morali è che questo evento potrebbe teoricamente avere un costo di vite umane superiore allo stesso 11 settembre. In attesa che vengano puniti i responsabili di tutte le vittime dell’11 settembre, sembra certo che il fallimento più grande sia attribuibile al governo americano, il 10 quale, sembra non sia stato in grado di agire come un governo dovrebbe: informando e proteggendo ogni singolo cittadino. Nei fatti, il governo non avrebbe adottato alcuna misura efficace per il contenimento dell’inquinamento, da cui, anzi, deriva un ingentissimo giro di denaro ed un costo di vite umane così elevato. Questa non vuole essere una critica per le agenzia governative od i singoli individui, ma solo un mezzo per guidare le azioni future e ridare una speranza in più a tutte le “vittime”. Bibliografia - Sitografia 1. Kristen Lombardi “ Death by Dust- the frightening link between the 9-11 toxic cloud and cancer” Village Voice November 28, 2006. 2.www.report.rai.it/confronting the evidence/0,7246,243%5E1068103,00. html. 3. http://www.epa.gov/oigearth/reports/2003/WTC report 20030821. 4. 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