effetti sanitari degli attacchi terroristici dell`11 settembre 2001

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effetti sanitari degli attacchi terroristici dell`11 settembre 2001
EFFETTI SANITARI DEGLI ATTACCHI TERRORISTICI
DELL’11 SETTEMBRE 2001-NEW YORK (USA)
A cura di Caterina Di Palo
A. A. 2009/2010
Indice
Introduzione
1.Qualità dell’aria
Prime dichiarazioni: “La qualità dell’aria è sicura ed accettabile”
I primi risultati ed i primi sintomi respiratori
Successive dichiarazioni: “Tossicità dell’aria e presunti inganni
dell’EPA”
Composizione della polvere del WTS
2. Le vittime dell’11 settembre: “First-responder”
3. Effetti sulla salute umana
3.1 Sintomi da stress post-traumatici
3.2 Effetti a livello respiratorio
3.4 Effetti sullo sviluppo del feto
Conclusioni
Bibliografia-Sitografia
L’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 ha provocato il crollo delle 3
torri del World trade Center di New York, oltre alla morte immediata delle
migliaia di individui
Introduzione
Se c’è un aspetto dell’11 settembre tanto drammatico quanto
palesemente ignorato dai media, almeno fino a ieri, è quello del disastro
ambientale causato dai crolli delle 3 Torri del World Trade Center (WTC).
Ma oggi, a fronte di migliaia di persone che denunciano la più vasta gamma
di problemi polmonari, con svariate cause legali in corso, e con le prime
morti accertate che si possono ufficialmente far risalire a quei problemi,
tacere sull’argomento non è più possibile per nessuno.
Il crollo delle torri del WTC causò la totale polverizzazione di centinaia
di tonnellate di amianto, di decine di migliaia di lampadine e computer, di
rilevatori di fumo contenenti il radioattivo americio 241, sprigionando una
miscela mortale che ha continuato a fuoriuscire dalle ribollenti macerie di
Ground Zero nei mesi successivi al disastro, penetrando nei polmoni degli
ignari soccorritori, sopravvissuti, e parenti dei dispersi che in quei tristi giorni
avevano ben altro a cui pensare.
La gravità dell’inquinamento ambientale nonché la sua ripercussione
sulla salute umana derivante da tale polvere fu resa nota al grande pubblico
solo a distanza di circa 4 anni dall’evento; sino ad allora le agenzie
governative statunitensi avevano sottovalutato o nascosto il rischio
ambientale, forse allo scopo di non causare ulteriore panico e di rendere più
spediti i soccorsi, lo sgombero delle macerie e il ripristino delle normali
attività della città così duramente ferita.
L’interesse per questo argomento nasce proprio dalla consapevolezza
che ognuno di noi potrebbe, nel corso di una emergenza, essere interessato in
prima persona e quindi esposto a rischio in quanto, da soccorritore, si corre il
pericolo di diventare vittima, non solo perché si può, nel corso del soccorso
stesso, rimanere feriti od uccisi, ma perché si può essere inesorabilmente e
crudamente esposti agli effetti del disastro divenendone così una vittima
secondaria.
1.
Qualità dell’aria
1.1 Prime dichiarazioni: “La qualità dell’aria è sicura e accettabile”
Il 18 settembre 2001, a neanche una settimana dal disastro e senza
aver avuto chiaramente il tempo materiale di compiere seri accertamenti,
Christine Todd Whitman (ex amministratrice dell’EPA-Agenzia per la
Protezione Ambientale), attraverso un comunicato stampa dichiarò che l’aria
e l’acqua potabile di Manhattan non erano pericolose per la salute della
popolazione, e che dunque le operazioni a Ground Zero potevano proseguire
velocemente, per poter tornare presto alla normalità.
Anche i residenti della zona Sud di Manhattan, che avevano le abitazioni
letteralmente invase da quella polvere (figura 1), vennero rassicurati dal
Dipartimento della Salute di New York annunciando che sarebbe stato
2
sufficiente rimuoverla con un
straccio
bagnato,
magari
indossando dei pantaloni lunghi”.
Tuttavia alcuni di essi non si
fidarono e commissionarono delle
analisi per conto proprio, che
diedero purtroppo dei risultati
molto diversi, e che rimasero
ignorati, una volta presentate
all’EPA stessa.
Fig 1: Ambiente indoor
1.2 I primi risultati ed primi sintomi respiratori
Col passare del tempo, l'insorgere di strani problemi respiratoripresto soprannominati la "sindrome di Ground Zero"- cominciavano a
preoccupare seriamente chi veniva colto da asma pur non avendone mai
sofferto, come chi aveva improvvisi attacchi di tosse talmente violenti da
provocare rigurgiti di sangue.
Uno dei giornalisti che provò a mettere in guardia la popolazione scrisse
sul Daily News del 26 Ottobre 2001 l'articolo “L'incubo tossico di Ground
Zero” ma, reo di aver sfidato lo status quo secondo il quale non vi doveva
essere alcun problema, venne attaccato dal resto della stampa locale, e
additato come esempio di “giornalismo sensazionalistico".
Il Professor Thomas Cahill dell'Università
di Davis in California arrivò a Ground
Zero il 2 Ottobre 2001 per analizzare la
composizione dell'aria, e si meravigliò che
non fosse stata ancora approntata un'analisi
ambientale. Lo stupì anche il fatto che le
macerie continuavano a ribollire, con i
fumi talmente densi che gli impedirono di
mettersi seriamente al lavoro fino all'inizio
di Dicembre.
Cahill riscontrò livelli elevatissimi di
particelle ultrafini, dagli 0,26 agli 0,09
micron che non aveva mai rilevato in oltre
7000 analisi in giro per il mondo, neanche
Fig. 2 Campionamento dell’aria
durante gli incendi dei giacimenti
intorno al luogo del WTC
petroliferi in Kuwait.
Quei dati gli apparvero tanto inusuali quanto pericolosi, poiché
particelle cosi minuscole, si sa, sono in grado di penetrare facilmente le
cellule polmonari con risultati disastrosi per la salute.
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1.3 Successive dichiarazioni: “Tossicità dell’aria e presunti inganni
dell’EPA”
Solo nell'agosto del 2003, l'Ispettore Generale dell'EPA confermò quelli
che erano i sospetti di molti, rivelando che le rassicurazioni iniziali erano da
imputare al desiderio di riaprire Wall Street al più presto; egli rivelò che i
rapporti dai toni più cautelativi redatti in un primo momento dall'EPA
vennero modificati su pressione del Consiglio sulla Qualità Ambientale della
Casa Bianca (CEQ). Squadre dotate di maschere avrebbero infatti lavorato
più lentamente, e molto più tempo avrebbe richiesto anche l'accurata bonifica
di palazzi ed appartamenti, mentre Wall Street non poteva aspettare.
Solo nell'aprile del 2006 rapporti ufficiali hanno ammesso che il 56%
dei sopravvissuti agli attacchi soffrono di problemi respiratori e nello stesso
mese è arrivata una prima conferma sulla mortalità data dalla polvere del
WTC, grazie all'autopsia effettuata sul poliziotto James Zadroga che ha
fornito le prove oggettive che ancora mancavano per confermare
ufficialmente ciò che già molti sospettavano.
La risposta dell'EPA- messa di fronte finalmente a dati inconfutabili- si è
presto tramutata in una battaglia legale che si prospetta ancora lunga, troppo
lunga, per chi non potrà più riacquistare la salute e non desidera altro che
venga fatta giustizia.
In segno di protesta contro il silenzio ufficiale, alcuni cittadini
fondarono l’Organizzazione Ambientale del World Trade Center (WTCEO)
affermando che negli edifici federali, inclusi la sede dell’EPA, erano state
messe in atto le bonifiche più accurate secondo le procedure standard. Se
questo era vero, che bisogno c’era di invitare i cittadini ad “utilizzare dei
semplici stracci bagnati”? Ed anche se le bonifiche effettuate nei palazzi
federali fossero state superflue si sarebbe trattato di uno spreco dei soldi degli
stessi Newyorchesi.
Il WTCEO mise dunque l’EPA di fronte a questioni pesanti, obbligandola a
rivedere la propria posizione, impegnandosi a controllare tutte le abitazioni,
ed a provvedere ad eventuali operazioni di ripulitura, se necessario.
Tuttavia quelle tardive promesse, rilasciate malvolentieri quando a
lamentarsi non erano più singoli cittadini ma una vera e propria associazione,
vennero ben presto tradite, aggiungendo la beffa al danno che ormai era già
stato compiuto: le costose procedure operative standard vennero accantonate
in favore di alcune decisamente più sbrigative, ed oltretutto tese a ripulire le
abitazioni da una sola delle numerose sostanze tossiche incriminate:
l’amianto.
1.4
Composizione della polvere del WTC
In seguito ai due crolli delle Twin Towers e dell’edificio 7 del WTC a
New York, vennero immesse nell’aria tonnellate di detriti tossici contenenti
più di 2500 contaminanti, tra cui alcuni elementi noti per essere cancerogeni.
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Nel WTS c’erano circa 50.000 computer,
ognuno contenente dagli 1,8 ai 5,5 Kg di
piombo, senza contare le centinaia di
tonnellate di amianto utilizzate per la sua
costruzione. Vi erano decine di migliaia di
lampadine
fluorescenti,
ciascuna
contenente tanto mercurio da poter
contaminare ¼ di un isolato. Il WTC
conteneva anche diversi serbatoi di
carburante di grandi dimensioni ed i
sistemi
antifumo
contenevano
il
radioattivo americio 241. Altri materiali
tossici erano presenti in apparecchiature
per ufficio ed arredi, tra cui il mercurio e il
cloruro di polivinile. Inoltre, gli arredi in
plastica erano stati trattati con un
rivestimento in grado di produrre diossine
e composti organici volatili.
Un mese dopo il disastro scienziati della
Davis di California scoprirono livelli di
vanadio e particelle ultrafini tra i più alti
mai rilevati nel mondo.
L’alcalinità dell’aria fu paragonata a
quella del drano, uno dei più potenti gel
detergenti corrosivi e, secondo il Dr.
Marjorie
Clark,
l’inquinamento
provocato
dall’attentato
dell’11
settembre poteva essere paragonato a
quello
derivante
dall’insieme
di
fabbriche
di
amianto,
crematoi,
inceneritori e di un vulcano. Tuttavia, le
agenzie governative minimizzarono tali
avvertimenti, precipitosi di riaprire la
zona intorno a Ground Zero, anche se
questo comportava un rischio sanitario
grave ed immediato per il pronto
intervento.
1.5 Le vittime dell’11 settembre: “First-responder”
I “first-responders”, cioè coloro che si occuparono dei primi soccorsi,
furono tra i primi ad essere colpiti dagli effetti negativi della polvere liberata
dal collasso del WTC.
5
Poliziotti e vigili del fuoco di New York hanno affermato di soffrire di questi
gravi problemi di salute dopo aver inalato la polvere tossica mentre
prestavano soccorso presso il sito di Ground Zero. Il poliziotto James
Zadroga, 34 anni, è stato solo il primo, la cui morte è stata direttamente
collegata all’esposizione della polvere del WTC.
L'11 aprile 2006, il patologo
Gerard Breton, ha confer-ato
che l'auto-sia dell'ispettore
di polizia di 34 anni James
Zadroga, ha mostrato che
costui è morto per aver
inalato polvere ed esalazioni
men-re cercava superstiti tra
i resti degli edifici.
L’ufficiale Macri Frank morì di cancro al polmone il 3 settembre
2007. Aveva trascorso due mesi presso le macerie di Ground Zero; le lunghe
ore di lavoro gli avevano provocato vomito, segno di una rapida
progressione- già al quarto stadio- del tumore solo un anno dopo l’attacco,
pur non essendo un fumatore o non essendogli stato diagnosticato un cancro
prima degli attacchi. A Cristopher Hynes, 36 anni, nel marzo 2004 era stata
diagnosticata una sarcoidosi. Egli sostiene che non gli è mai stato fornito un
respiratore adeguato per il suo lavoro a Ground Zero. Il luogotenente Manuel
Gomez ha testimoniato che durante le opere di soccorso gli fu ordinato di non
indossare una mascherina per non spaventare la gente e l’addetto ai trasporti
Walter Jenses ha denunciato che quando chiese un respiratore venne
minacciato di licenziamento. Nessuno aveva una assicurazione sanitaria o
l’accesso a cure mediche regolari, e numerose sono state le richieste di
risarcimento (per le spese mediche), ma quasi il 94 per cento di queste sono
state "completamente negate". Solo nell’ottobre 2006, il giudice federale
Alvin Hellerstein annullò il rifiuto di pagare i costi dell’assistenza sanitaria ai
soccorritori. Tuttavia, alcuni lavoratori si lamentano ancora oggi poiché le
loro richieste sono state contestate o ritardate per mesi o anni .
Altre 98 morti, per cause che vanno da malattie polmonari a vari tipi di
tumore, sono state accertate tra i soccorritori che hanno svolto attività di
recupero nei giorni successivi agli attacchi terroristici dell’11 settembre e,
altre migliaia di persone sono alle prese con gravi problemi di salute. Le 98
morti includono: 55 tipi di tumore, 21 lesioni traumatiche (tra cui quattro
poliziotti uccisi), 12 malattie cardiache (di cui 10 attacchi di cuore), 2
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sarcoidosi, 2 polmoniti, 1 polineuropatia (disturbo neurologico) 1 amiloidosi,
1 dovuta ad alcolismo e a malattie renali.
Sappiamo che molte sono tutt’ora le persone che soffrono di problemi di
salute per aver respirato l’aria tossica di Ground Zero; eppure ci sono ancora
alcuni che ne mettono in dubbio il collegamento. Sollevando l’attenzione su
tale problematica sembra lecito porci la domanda: quante altre persone
dovranno soffrire ancora? e quanti altri poliziotti dovranno ancora morire
prima che qualcuno mostri qualche interesse per questa vicenda? E’ ancora
troppo presto per sapere con certezza quanti decessi potrebbero derivare dalle
sostanze rilasciate dal crollo del WTC ed è ancora meno chiaro, quanti
potrebbero essere i problemi di salute in quanto migliaia di persone non sono
ancora state esaminate. Peggio ancora, alcuni dei problemi sanitari più gravi
potrebbero non ancora essere emersi. Non è mai stata eseguita una
caratterizzazione adeguata della natura e della portata della contaminazione,
e pertanto non è possibile quantificare il tipo di problema a cui la gente può
andare incontro ma è altrettanto vero che ci può essere un intero gruppo di
persone là fuori che può ancora ammalarsi!
2. Effetti sulla salute umana
Una grande varietà di effetti sulla salute,
mentale e fisica, sono stati riportati nella
letterature scientifica.
Nel periodo immediatamente successivo
all’attacco dell’11 settembre, occhi ed
apparato respiratorio furono fra i primi
organi ad essere colpiti, in una atmosfera
resa surriscaldata dai roghi, dove il solo
respirare l’aria calda sarebbe stato
sufficiente a provocare gravi lesioni alle vie respiratorie. Durante il periodo
di ripulitura, durata 10 mesi, i partecipanti riportarono lesioni che li portò
entro poche settimane ad abbandonare le attività di ripulitura delle macerie.
Nei giorni e nei mesi a seguire, migliaia di residenti, pendolari e
studenti che rientravano nella zona in cui vivevano o lavoravano, mentre i
processi di ripulitura continuavano, sono stati esposti a tale polvere ed hanno
riportato le stesse condizioni respiratorie viste negli addetti al primo
intervento tra cui respiro affannoso, sinusite, asma e una nuova sindrome
soprannominata Sindrome di Ground Zero, che consiste in una tosse
persistente accompagnata da gravi disordini respiratori.
A differenza degli effetti sulla salute fisica, gli effetti sulla salute mentale non
si limitavano a persone presenti nella zona l’11 settembre, ma sono stati
evidenziati anche in territorio nazionale. Inoltre poiché la maggior parte delle
informazioni sugli effetti sulla salute mentale proviene da questionari e
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sondaggi, nella maggior parte dei casi i sintomi riportati sono associati ad un
disturbo psichico, piuttosto che ad una diagnosi clinica di malattia .
I più comuni effetti mentali riscontrati sono sintomi associati a depressione,
stress, ansia e disturbi da stress post- traumatico (PTSO), un disordine che
può svilupparsi dopo aver vissuto o essere stato testimone di un evento
traumatico, che comprendono sintomi come sogni angoscianti e
comportamenti che vanno da un maggior consumo di alcool e di tabacco a
difficoltà nell’affrontare ogni giorno le proprie responsabilità.
Sei programmi di monitoraggio sono stati fissati dalle autorità federali,
statali e locali o da organizzazioni, per monitorare e comprendere gli effetti
sulla salute dell’attentato dell’11 settembre, aperto non solo ai responder,
cioè coloro che erano coinvolti nel primo salvataggio, recupero e attività di
pulizia, ma anche a persone che vivono o frequentano scuole nelle vicinanze
del sito di WTC.
Tuttavia alcuni effetti a lungo termine, come il cancro del polmone, non
possono essere visualizzati fino ad alcuni anni dal momento che tra
l’esposizione all’agente cancerogeno ed insorgenza di tumore possono
passare molti anni.
2.1 Effetti sul sistema respiratorio
Circa il 90% dei soccorritori ha manifestato problemi respiratori.
Soltanto una persona su quattro è stata in grado di tornare a lavoro a partire
dal dicembre 2001, e dal settembre 2002, oltre 574 persone erano in congedo
per problemi respiratori e da stress emotivo. Molti sono stati anche colpiti da
infiammazione acuta delle vie respiratorie, in particolare quelli con asma
preesistente e per alcuni, tali sintomatologie si ripresentavano anche dopo 5
mesi dalla cessazione dell’esposizione.
Una Valutazione medica di 415 lavoratori, condotta in un furgone
mobile situato nei pressi dell’ex WTC, ha affermato che i sintomi principali
manifestati da tali persone risultavano essere l’irritazione delle vie aeree
superiori (data l’alcalinità dell’aria) ed altri sintomi non specifici tra cui
l’insonnia, mal di testa e capogiri. Medesimi sintomi erano presenti anche nei
dipendenti del college del vicino Ground Zero che si presentavano con un
tasso di incidenza elevato e persistente oltre sei mesi dopo l’esposizione .
Molti dei risultati sugli effetti respiratori pubblicati fino ad oggi si sono
concentrati su vigili del fuoco. Le condizioni più comunemente riportate sono
state tosse, che si manifestò già dopo 48 ore dall’attacco, respiro corto,
dispnea, sinusite, asma e malattia da reflusso gastroesofageo (GERD).
Nonostante il trattamento di tutti i sintomi, dei 332 vigili del fuoco presi in
considerazione soltanto 173 hanno manifestato un miglioramento seppure
parziale. Secondo gli studiosi la spiegazione risiederebbe nell’intensa
esposizione a tali sostanze irritanti.
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Studi effettuati su altri “responder”, carpentieri, personale addetto alla
ripulitura delle macerie, operai siderurgici, militari, tecnici della
telecomunicazione, etc. hanno manifestato effetti sull’apparato respiratorio
del tutto simili a quelli riportati dai vigili del fuoco, come la congestione
nasale, l’irritazione della gola e il respiro sibilante.
Alcune persone hanno riferito che il crollo del WTC ha aggravato le
condizioni di salute delle vie respiratorie, come asma, ed altri hanno riferito
sintomi che si sono sviluppate dopo l'11 settembre 2001.
Ad esempio, una analisi delle cartelle cliniche di bambini affetti da asma
esistente in una clinica di Manhattan ha rilevato che dopo l'11 settembre ci fu
un aumento significativo delle visite cliniche di bambini asmatici che
vivevano a circa 5 miglia dal sito del WTC. Non vi è dubbio che tra gli
organi maggiormente colpiti, ci sia proprio l’apparato respiratorio ma non si
può affermare con assoluta certezza che tutti i problemi di salute per i
“responder” siano direttamente collegati al disastro dell’11 settembre.
Tuttavia è chiaro che molti dei 40.000 poliziotti, pompieri ed altri lavoratori
che hanno raggiunto il sito della tragedia, hanno iniziato a soffrire di disturbi
simili e talvolta gravi negli ultimi quattro anni e mezzo.
2.2 Sintomi da stress post-traumatico
L’esposizione a un grave trauma può provocare modificazioni
cerebrali capaci di indurre, anche a distanza di molti anni, reazioni
spropositate di fronte a gesti innocui, anche in persone che non soffrono o
abbiano sofferto, in seguito all’evento, di disturbo post-traumatico da stress
(PTSD).
Uno studio condotto dal college statunitense della Cornell Universy, ha
evidenziato infatti, una significativa differenza nelle dimensioni di alcune
aree celebrali, cioè quelle deputate alla gestione delle emozioni, nei superstiti
dell’attentato alle Torri Gemelle rispetto a quelle di altri individui non
coinvolti nella tragedia.
I risultati sono stati ottenuti attraverso il confronto dei
risultati della loro risonanza magnetica con quelle di
un gruppo di controllo costituito da persone che in
quel momento si trovavano lontane dalla zona colpita.
Si potrebbe trattare, secondo gli studiosi, della
naturale risposta del cervello a un trauma subito. Da
qui l’ipotesi che la medesima reazione potrebbe
verificarsi in seguito ad ogni evento traumatico come
un lutto o un incidente stradale.
Lo studio ha coinvolto 18 superstiti per i quali è stata
rilevata una diminuzione della materia grigia in
corrispondenza delle aree del cervello che governano le emozioni. Fino ad
ora questo tipo di conseguenza era stata riscontrata solo su persone che dopo
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l’attacco terroristico alle Twin Towers avevano accusato disturbi psichici
come depressione e attacchi di panico.
Questa è dunque la prima volta che un fenomeno analogo si riscontra in
persone che, seppure provate, non hanno sviluppato tali tipi di disturbi.
Tuttavia Barbara Ganzel, autore principale della ricerca, ritiene che l’atrofia
di queste aree cerebrali potrebbe rappresentare un fattore di vulnerabilità per
lo sviluppo di patologie psichiche anche a distanza di tempo dall’evento
traumatico.
Gli esperti hanno mostrato ai soggetti dell’esperimento immagini di visi
spaventati o calmi: nel campione di superstiti è stata riscontrata, in reazione a
foto di persone in preda al panico, una maggiore attività a livello
dell’amigdala, l’area cerebrale che controlla le informazioni emotive.
L’amigdala dei superstiti dell’11 settembre quindi sarebbe stata resa dal
trauma più piccola e reattiva.
2.3 Effetti sullo sviluppo del feto
Esistono alcuni studi scientifici che suggeriscono che l’esposizione ai
diversi prodotti tossici rilasciati nell’aria dopo il crollo del WTC potrebbe
avere effetti negativi sullo sviluppo del feto; per questo motivo, un centro di
studi per la salute dei bambini sta studiando i figli di donne incinte all’epoca
degli attacchi e che vivevano o lavoravano in prossimità delle torri del WTC.
Si pensa possa determinare una riduzione del peso della placenta e del peso
fetale ma si tratta comunque di studi ancora in corso ed i risultati non saranno
disponibile almeno per qualche tempo.
Conclusioni
La maggior parte di coloro che ha partecipato alle operazioni di
soccorso e di ripulitura dell'area del WTC tutt’oggi soffre di gravi problemi
di salute. La responsabilità ricade sull’Agenzia di Protezione Ambientale
(EPA), che da quanto riportato sul sito Web, si prefigge di “Proteggere la
salute umana e la salvaguardia dell’ambiente- l’aria, l’acqua e la terra- da cui
dipende la vita”. Il risultato di questo riprovevole comportamento, nei
confronti di migliaia di cittadini già duramente colpiti da una tragedia più
grande di loro stessi, è stata una denuncia collettiva, che si riscontra ancora
oggi e che vede uniti nella lotta 8.000 persone tra lavoratori, medici, agenti di
polizia e pompieri. Centinaia di loro non potranno mai più lavorare, tuttavia
si considerano relativamente fortunati in confronto a tutti coloro i quali
ancora oggi lottano contro il cancro, o nei confronti di chi quella lotta l’ha già
persa. Ma a peggiorare il quadro già di per sé disastroso, oltre alle ovvie
ripercussioni etiche e morali è che questo evento potrebbe teoricamente avere
un costo di vite umane superiore allo stesso 11 settembre. In attesa che
vengano puniti i responsabili di tutte le vittime dell’11 settembre, sembra
certo che il fallimento più grande sia attribuibile al governo americano, il
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quale, sembra non sia stato in grado di agire come un governo dovrebbe:
informando e proteggendo ogni singolo cittadino. Nei fatti, il governo non
avrebbe adottato alcuna misura efficace per il contenimento
dell’inquinamento, da cui, anzi, deriva un ingentissimo giro di denaro ed un
costo di vite umane così elevato. Questa non vuole essere una critica per le
agenzia governative od i singoli individui, ma solo un mezzo per guidare le
azioni future e ridare una speranza in più a tutte le “vittime”.
Bibliografia - Sitografia
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14. www.luogocomune.net/site/modules/911/.
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