blu d`aprile - Cascina Macondo

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blu d`aprile - Cascina Macondo
Cascina Macondo
Centro Nazionale per la Promozione della Lettura Creativa ad Alta Voce e Poetica Haiku
Borgata Madonna della Rovere, 4 - 10020 Riva Presso Chieri - Torino - Italy
[email protected] - www.cascinamacondo.com
BLU D’APRILE
di Beatrice Sanalitro
Cascina Macondo - Scritturalia, domenica 1° aprile 2012
La giornata uggiosa non promette nulla di buono. Ma chissà poi perché l’umore umano è
tanto collegato al colore del cielo: gongolanti se è blu: si mira all’alto, si osserva intorno;
sconsolati se è grigio, ingobbiti sui lacci delle scarpe.
Il grigio vermilinguo penetra viscido nelle membra che neanche te ne accorgi, liscio vaselina
si diffonde incantando anche l’umore: le sue punte, cime di monti, allenate a svettare di gioia
colorata, sono smussate alla radice come fa il brunitoio sadico di untume premuto sulla lastra
di zinco per eliminare per sempre un segno sgradito, un bacio mancato, una carezza sospesa,
la spazzatura che puzza, la polvere sui mobili, la lista d’attesa. Tabula rasa.
Grigio incerto, quest’oggi. Neanche il tempo è più in grado di prendere posizione. Vuoi
combattere? E allora fatti coraggio e spara un’alba, tanto per cominciare, arancio albicocca
con cirri delicati di pesca. Non vuoi misurarti e abbassi le nubi sopra la nostra testa? Che
almeno siano grigio piombo, tendente al viola, perbacco, e che cantino da grigio tenore, non
da mezza cartuccia stonata; pigia sul tubetto dell’indaco, anche un baritono va bene, purché
abbia liberamente scelto di cantare. Vuoi piovere? Apri le cataratte e canta scrosciando, ché le
strade trasformate in brevi torrenti di mezz’ora trascinano i pensieri nefasti insieme alle foglie
morte e ai cadaveri di topi lasciando lucidi i ciottoli. Aggiungi un lampo e un tuono. Questo è
teatro.
Invece no. Grigetto senza infamia e senza gloria.
Fosse almeno un grigio perla con la speranza in sottofondo. Invece no.
Grigio uniforme. Uniforme dell’obbedienza e dell’ordine.
Entropia, ci vuole.
Disordine, ti chiamo! Disordine creativo, motore di bellezza, che spacca la monotonia del
cielo, per favore!
Qualcuno mi sente, lassù?
Se c’è qualcuno, lassù, prenda tutto il grigio del cielo, lo spezzi in mille parti, mescoli le
tessere, le butti per aria coll’aiuto del vento.
Almeno tu, vento, non lesinare, carezzevole non basta, deciso, più deciso, soffia forte, vortica,
sbaraglia i deboli vermilingui, le frasi fatte, le idee ripetute, la noia dell’anima, del corpo,
sbaraglia sbadigli.
Magari, così facendo, qualche tessera si sovrappone, inspessendo il grigio, qualcuna cadrà
lontana, dando aria alla composizione; s’esibisce ora il tenore duettando con Miriam Makeba
e con Cesaria Evora che tornano a cantare, mai dimenticate, con l’intento di colorare il cielo.
La giornata uggiosa è uggiosa se la vuoi così, sussurrano col vento che le accompagna.
Cerca tra i nembi chi è pronto a liberarvi. Si apra il sipario!
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E tra i nembi un opale.
Un opale blu.
Né verde né rosso, troppo fissi e materici.
Un opale blu grande quanto un’unghia di mignolo, evanescente, liquido, elettrico per aver
raccolto l’elettricità delle nuvole.
Difficile distinguerlo tra il grigiume: solo una vista curiosa ad altro che non siano i lacci delle
scarpe e allenata all’attenzione percepisce una diversa tensione nel cielo.
La capacità imitativa ha la meglio sull’essere sconsolati, mandria che siamo! e, se uno mira in
alto, altri guardano lassù un opale blu elettrico che scivola lungo gli sguardi, restituendo la
meraviglia di un sogno avverato.
C’era una volta una tessera di opale blu elettrico, anticonformista e spericolata, che sfidò la
grigia pesantezza del cielo in un giorno di primavera. E dalla primavera nessuno passa
indenne, soprattutto se la primavera è quella di aprile: la sua forza è troppo dirompente per
rimanere quel che si è. Anche l’opale blu elettrico ne fece esperienza.
Dopo aver conquistato palmo a palmo quel grigio molle e bavoso, dopo aver fatto brillare
tutto il cielo del blu che più di aprile non si può, si accorse - c’è sempre, anche per gli opali,
un momento in cui ci si pone di fronte a se stessi e ci si accorge di essere - si accorse, dunque,
di essere blu d’aprile non cobalto, non di Prussia. Ma d’aprile liquido. Opale blu e, in più,
liquido. Se è liquido, la legge è quella di scendere, di piovere gocce di opale.
E fu così che cominciò a piovere sui visi che guardavano in su.
Solo su quelli, il liquido blu di aprile, subito, solidificò.
Qualcuno, pietosamente, raccolse e conservò il prodotto per sollevare dall’incombenza della
raccolta gli spazzini comunali.
Da allora nacquero le azuleie, mattonelle blu che trasformano in aprile anche il novembre più
grigio e noioso.
Qualcuno, di tanto in tanto, nel grigiume invernale, lancia uno sguardo insù. Sia mai, un
topazio rosa aranciato, pesca sciroppata dal cielo.
Cascina Macondo
Centro Nazionale per la Promozione della Lettura Creativa ad Alta Voce e Poetica Haiku
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