I romanzi di Melania Mazzucco e la storia dell`arte File

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I romanzi di Melania Mazzucco e la storia dell’arte.
Maurizia Migliorini
Università di Genova
Résumé
Le roman sur les arts est généralement construit à partir d’un fragment ou d’une information importante
provenant d’une source historique, mélangée avec un récit fictionnel. Contrairement à la tradition étrangère,
française, néerlandaise et américaine, les écrivains italiens utilisent très peu l'art comme «source du récit».
Dernièrement, c’est Melania Mazzucco qui s'engage dans ce chemin, d'abord avec le roman La lunga attesa
dell'angelo (2008) consacré à la fille de Jacopo Tintoretto et ensuite avec Tintoretto e i suoi figli (2009) qui
représente une exégèse historique sous la forme de roman, où les œuvres et les histoires des protagonistes de
la famille se croisent avec l'environnement de l'art vénitien du XVIe siècle.
In Italia la forma del romanzo biografico sulle arti e sugli artisti è da sempre stata poco utilizzata
rispetto alla Francia, agli Stati Uniti e ad altre realtà europee. È presumibile che la libera
interpretazione romanzata sulla vita degli artisti trovasse e trovi ancor oggi un ostacolo espressivo,
commisurandosi con la nostra grande tradizione storiografica che vede protagonista indiscusso
Giorgio Vasari, e a seguire Giovanni Baglioni, Giovan Pietro Bellori e una larga serie di epigoni
fino al XIX secolo.
Per questa e altre ragioni, lo studio delle relazioni tra arti figurative e letteratura resta confinato al
rapporto, spesso personale, tra artisti e letterati e non alla libera interpretazione romanzata della
biografia. Di conseguenza, lo studio del “romanzo sulle arti” non è mai divenuto oggetto né della
letteratura artistica, né della critica d’arte e, forse per la prima volta, proprio chi scrive ha reso
questa forma di narrazione oggetto di una tesi di laurea, di lezioni dottorali e di alcuni argomenti di
lezione dei corsi di studio magistrale1.
Eppure la storia dell’arte in altri paesi europei è stata, fin dal XIX secolo, argomento di letteratura
divulgativa troviamo illustri esempi in scrittori come Victor Hugo, Charles Dickens, Lev Tolstoj,
Emile Zola, Henry Thode, Edgar Allan Poe, Henry James, Oscar Wilde, Nathaniel Hawthorne.
Spesso l’arte si mescola con elementi di mistero e di inquietudine, sicuramente figli di quel
romanzo gotico per eccellenza che apre la strada a una lunga serie di racconti e di fantasticherie: il
celeberrimo Castle of Otranto di Horace Walpole, scrittore e iniziatore del gusto neogotico
vittoriano e ispiratore dell’architettura del Regno Unito nel tardo Ottocento.
Taluni scrittori italiani, collocabili tra Scapigliatura, Verismo e Decadentismo, si sono avventurati
talvolta in romanzi che toccano il tema delle arti figurative: ne sono esempi non banali Luigi
Capuana, Gabriele D’Annunzio, Luigi Pirandello, Salvatore Farina, le cui opere testimoniano un
rapporto spesso solo evocativo e figurativo con l’opera d’arte e pochi rapporti con gli artisti
contemporanei, e alludono solo sporadicamente ad artisti contemporanei per lo più frutto di pura
fantasia.2.
Nel corso del Novecento la letteratura d'invenzione sulle biografie degli artisti gode di grande
fortuna in Francia e negli Stati Uniti, con episodi di riconosciuta affidabilità scientifica, come nel
caso di Alexandra Lapierre (Artemisia Gentileschi)3, e di Irving Stone (The Agony and the
1
Negli anni accademici 2012-2013 e 2013-2014 ho affrontato il tema del rapporto tra le arti figurative e la forma del
romanzo, inoltre ho proposto il tema in alcune lezioni dottorali e in una tesi magistrale.
2
Si ricordano a questo proposito Il Monumento di Luigi Capuana, storia di una scultura funeraria che si anima
ribellandosi alla sua vendita;il racconto Carta bollata di Salvatore Farina che ha come protagonista un pittore milanese
squattrinato della Scapigliatura; Il Fuoco di Gabriele d’Annunzio, con vari riferimenti all’arte rinascimentale; infine
Luigi Pirandello nel breve racconto, Gli effetti di un sogno interrotto, richiama il tema del ritratto animato.
3
A. Lapierre, Artemisia Gentileschi, Mondadori Milano 1999.
1
Ecstasy)4, autore anche di altre biografie di uomini famosi di appeal sul grande pubblico. Anche in
Italia vi fu un grande e precoce episodio, rimasto per lungo tempo tuttavia isolato, il bellissimo
romanzo Artemisia di Anna Banti, scritto due volte perché l’autrice ne perse la prima stesura
durante il bombardamento fiorentino del 1944 e pubblicato infine da Sansoni nel 19475. Purtroppo il
caso restò isolato sebbene la scrittrice, direttrice di Paragone Letteratura, avesse scritto molte
biografie di artisti che sono però state relegate nel novero della storia dell’arte divulgativa 6:
timidezza verso il celebre marito o anche in lei austera devozione agli inarrivabili testi sacri della
storiografia del nostro paese?
Piuttosto che orientarsi verso la narrazione storica con elementi di invenzione che avrebbero
dissacrato i testi sacri, proprio Roberto Longhi, forse anche più della moglie scrittrice, si esercitò in
uno straordinario esercizio ekphrastico della storia dell’arte che ne fece uno degli studiosi più
apprezzati dagli storici della letteratura e con poco seguito, proprio nella sua particolare e
straordinaria prosa, nella storia della critica artistica tradizionale. Ne è esplicito riconoscimento la
raccolta di scritti curati da Gianfranco Contini7, che selezionò, nella sua attenta scelta, quelli
letterariamente più significativi, dall’indimenticabile, cesellato, Carlo Braccesco, fino alla surreale
lettera inventata del corrispondente del Lanzi 8. Questo testo è un documento settecentesco inventato
di sana pianta dal Longhi e costituisce un esercizio di fine virtuosismo, ma anche di canzonatura
nonchè un esempio di raffinata conoscenza della letteratura artistica, da lui spesso messa in celia o
in secondo piano.
Forse per non tradire il pur unico e agiografico universo vasariano, la storia delle biografie d’artista
in Italia ha il respiro corto, fino ad alcuni vivaci episodi contemporanei: Stefano Zuffi 9, Melania
Mazzucco e Francesco Fioretti10.
Il primo, storico dell’arte, autore di testi divulgativi sulla pittura, affronta nel suo romanzo la storia
degli ultimi anni di Rembrandt; la seconda, scrittrice affermata e con studi di sceneggiatura al suo
attivo, è autrice di un romanzo biografico su Maria, figlia di Jacopo Tintoretto, su cui verterà la
nostra analisi, e di una storia d’archivio e di fonti letterariamente e liberamente interpretate, quale la
straordinaria vicenda della famiglia Tintoretto; il terzo, studioso di Dante e scrittore, interpreta,
affidandosi alle fonti, la vita del Merisi11.
Il primo romanzo di Melania Mazzucco, La lunga attesa dell'angelo12, evidenzia una metodologia
di diligente ricerca d'archivio e di fonti documentarie e a stampa, intrecciate con una narrazione e
un linguaggio evocativo e trasognato. La vicenda ha inizio con un flashback, che denota l’impronta
cinematografica sulla scrittura dell’autrice: l'anziano Jacopo Tintoretto è malato e dal letto di morte
rievoca la sua vita e il ricordo della figlia Maria, la sua «scintilla». Sappiamo che la scrittrice è stata
ispirata, per questo libro, dal dipinto la Presentazione al Tempio, nella chiesa della Madonna
dell'Orto a Venezia, (fig.1 e 2), infatti fa svelare all'anziano Tintoretto l'identità tra la figlia, ormai
morta, e la Vergine bambina rappresentata nel dipinto, in un passaggio del libro in cui s’immagina
l'incontro tra il pittore e una bimba sconosciuta nella penombra della chiesa:
4
Irving Stone è scrittore statunitense specializzato nelle grandi biografie di artisti. La sua opera più importante, la
biografica di Michelangelo Buonarroti fu ridotta anche in versione cinematografica I. STONE, The Agony and the
Ecstasy, 1961
5
A. Banti, Artemisia, Sansoni, Firenze 1947.
6
A. Banti, Fra Angelico, Collana Pinacotheca, Sidera Edizioni, Milano 1953; Diego Velazquez(1599-1660), Serie Arte
n.98, Garzanti, Milano 1955; Claude Monet (1840-1926), Serie Arte, Garzanti, Milano 1956
7
R. Longhi, Da Cimabue a Morandi, a cura di G.Contini, Milano, Mondadori, 1973.
8
R. Longhi, Un ignoto corrispondente del Lanzi sulla Galleria di Pommersfelden, in cit. Da Cimabue a Morandi,
pp.1000-1025.
9
S. Zuffi, Lo specchio infranto. Gli ultimi anni di Rembrandt, Milano, Longanesi, 2006.
10
F. Fioretti, Il quadro segreto di Caravaggio, Milano, Newton Compton, 2012.
11
Si ricorda lo studio sul romanzo caravaggesco di G. Lo Nostro, Le Caravage romanesque et ses clichés. De l'histoire
au roman, de la réalité à la fiction”, in : Actes de la Journées doctorales “Connivences” 2013, laboratoire
langages, littératures, sociétés - Université de Savoie [Fr.], (cds);
12
M. G. Mazzucco, La lunga attesa dell’angelo, Rizzoli, Milano 2008, abbreviato in LAA per le citazioni.
2
Dov'è la tua bambina?” ….L'ho perduta, ho detto.
Andiamo a cercarla? Mi ha proposto, compunta. La mia tristezza l'aveva turbata. I bambini non
sopportano il nostro dolore. Poiché davvero voleva aiutarmi, mi sono lasciato guidare da lei: Mi ha
trascinato lungo la navata, davanti a tutte le cappelle, sbirciando in tutte le nicchie negli anfratti
oscuri. Ha spalancato tutte le porte che si aprono nelle pareti della chiesa. Come se davvero la mia
Marietta potesse essersi nascosta in sacrestia. Abbiamo fatto tutto il periplo della chiesa, finché ai
piedi del grande organo mi sono fermato. Gli sportelli che tanti anni fa ho rivestito col mio dipinto
erano chiusi. Una figuretta esile e bionda saliva la ripida scala di un tempio. Il suo vestito chiaro, punteggiato di polvere d'oro – brillava nella penombra. Indicandola ho detto: la mia Marietta. (LAA,
18)
Nella chiesa dell'Orto a Venezia, la visone della tela Presentazione al tempio conduce l'autrice a un
decennale spoglio di carte d'archivio, che la trasforma quasi in una storica dell'arte, portandola a
produrre una mole infinita di appunti e documenti utilizzati in una sua seconda opera prima,
l'anomalo e curioso romanzo-fiume Jacomo Tintoretto e i suoi figli. Storia di una famiglia
veneziana. Anche in quest'opera si palesa quel linguaggio ekphrastico che sembra accomunarla a
Roberto Longhi, nei continui passaggi pittoricamente descrittivi con i quali delinea le vicende
artistiche e le opere.
Quando invece scrive di Marietta ne La lunga attesa dell'angelo, la Mazzucco torna a essere la
scrittrice ispirata di uno dei suoi tanti personaggi femminili, in questo caso il quello della bimbapittrice, bionda scintilla nata dalla relazione di Jacopo con una prostituta tedesca, Cornelia. Tutti i
dati, per entrambi i romanzi, provengono dagli archivi notarili ed ecclesiastici e dalla storiografia;
nulla è lasciato al caso, mentre alla libera interpretazione di chi scrive sono affidate le relazioni, le
emozioni e i sentimenti, il racconto della nascita e crescita di Maria, del suo rapporto al limite
dell'incesto col padre, dell'amore e della condivisione di emozioni in quel matrimonio “maturo” del
pittore con la giovanissima Faustina, coetanea di Marietta, e infine la gelosia per il matrimonio di
Maria con un orafo tedesco. Difficile esprimere sentimenti, vita comune ed emozioni di un pittore
vissuto nel Cinquecento, soprattutto affidandosi in primis soprattutto alla straordinaria biografia che
gli dedica Carlo Ridolfi13, il quale stempera e modifica il terribile giudizio, scritto di getto da un
gigante come Giorgio Vasari:
Nella medesima città di Vinezia, e quasi ne' medesimi tempi, è stato, ed è vivo ancora, un pittore
chiamato Iacopo Tintoretto, il quale si è dilettato di tutte le virtù e particolarmente di sonare di
musica e diversi strumenti, et oltre ciò piacevole in tutte le sue azzioni:ma nelle cose della pittura
stravagante, capriccioso, presto e risoluto, et il più terribile cervello che abbia avuto mai la pittura,
come si può vedere in tutte le sue opere e ne' componimenti delle storie, fantastiche e fatte da lui
diversamente e fuori dell'uso degl'altri pittori;anzi ha superata la stravaganza con le nuove e
capricciose invenzioni e strani ghiribizzi del suo intelletto, che ha lavorato a caso e senza disegno,
quasi mostrando che quest'arte è una baia. Ha costui alcuna volta lasciato le bozze per finite, tanto a
fatica sgrossate, che si veggiono i colpi de' pennegli fatti dal caso e dalla fierezza, più tosto che dal
disegno e dal giudizio. Ha dipinto quasi di tutte le sorti pitture a fresco, a olio, ritratti di naturale, et
ad ogni pregio, di maniera che on questi suoi modi ha fatto e fa la maggior parte delle pitture che si
fanno in Vinezia.14
Ma benevola, Melania Mazzucco sembra dimenticare il severo giudizio vasariano, sollecitato dal
gusto per il primato del disegno, e sottolinea il pur tardo successo del colorismo veneto
13
Vita di Giacopo Robusti detto il Tintoretto celebre pittore cittadino venetiano fedelmente descritta da Carlo Ridolfi al
Serenissimo principe Francesco Erizzo et Eccellentissimo Senato Veneto in Venetia MDCXLII, appresso Guglielmo
Odoboni.
14
Le Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori critte da M. GIORGIO VASARI PITTORE ET ARCHITETTO
ARETINO, di novo dal Medesimo riviste et ampliate con i ritratti loro et con l'aggiunta delle Vite de' vivi, & de' morti
aall'anno 1550 infino al 1567. Con le tavole in ciascun volume, delle cose più notabili, de' ritratti,delle vite degli
artefici, et dei luoghi dove sono l'opere loro; in Fiorenza appresso i Giunti, pp.468-469.
3
esprimendolo magistralmente nella delusione di Tintoretto per essere secondo a Tiziano e ultimo
degli ultimi rispetto a quel Michelangelo che a trentasei anni era il massimo artista d'Europa.
Il racconto ritraccia l’intensa e affannata vita dedicata alla pittura e a grandi imprese creative quali
le tele della Madonna dell'Orto, quelle della Scuola di San Rocco e il ciclo decorativo del Palazzo
Ducale. E, a testimoniare la ricerca di una precisa identità pittorica da parte di Tintoretto, in un
passo del romanzo la scrittrice evoca, con sentimento attualissimo, i rancori per la sua posizione
subalterna e i contrastati rapporti con la figura gigantesca di Tiziano Vecellio, espressi nell’istante
stesso in cui gli comunicano la di lui morte:
Tiziano è immenso. Se qualche nome sopravviverà al secolo, il suo sarà fra quelli, Raffaello
Michelangelo, Tiziano, - e forse un altro. Quell’altro avrei potuto essere io - se non lo sarò. Signore,
lascia che non lo sappia mai. Gli devo tutto, persino il desiderio di diventare pittore. Da ragazzino,
più di ogni altra cosa avrei voluto essere accettato nel suo studio e tremavo dall’emozione il giorno
in cui ne varcai la soglia. Appena incrociai i suoi occhi, ebbi paura. Li aveva limpidi, celesti, gelidi.
Anche Tiziano mi detestò all’istante: Lui fiutò la mia ambizione, io il suo potere. Lui cercava un
allievo, io cercavo me stesso. E adesso era morto. Finalmente, avrei potuto dire, - invece non provai
sollievo né consolazione per la scomparsa del mio nemico. (LAA, 154-156)
L’impresa della scrittrice costituisce una profonda e mirabile attualizzazione di due carriere di
artisti rivisitate, immortalati in modo ben diverso rispetto alla storiografia artistica. L’attualità, il
sentimento e la contestualizzazione d’epoca toccano anche i suoi due figli pittori, assistenti allievi e
sodali, Marietta prima, e Domenico poi: dei due Marietta è vezzeggiata perché primogenita e perché
donna, ammirata dalla scrittrice perché artista anomala, quasi dimenticata dalle fonti.
La Mazzucco sa usare magistralmente la documentazione raccolta in dieci lunghi anni di lavoro,
nella storiografia-romanzo dedicata alla famiglia15. Lì le notizie che aveva sfumato nel romanzo
diventano storia erudita, narrata con leggeri toni ekphrastici. Maria è la Marietta Tintoretta descritta
da Carlo Ridolfi, la brava ritrattista, suonatrice di clavicembalo, moglie di Marco Augusta,
gioielliere, della quale la Mazzucco cerca anche di ricostruire i tratti somatici a partire dall’incisione
posta nel testo di Ridolfi (fig.3).
Incantata da questo mistero sull'iconografia di Maria, Mazzucco riesce, proprio nel ponderoso
volume su Jacomo Tintoretto, a ricostruirne l’immagine dipinta con una gradevole digressione su un
piccolo garbato episodio avvenuto nell’ambito del collezionismo mediceo. La Mazzucco descrive
Leopoldo de’ Medici, con i suoi agguerriti agenti e intenditori dediti alla compravendita di dipinti,
impegnato ad acquistare il Ritratto di giovane donna che suona una spinetta, di proprietà del
cavalier Fontana. L’intermediario dell’operazione di compravendita è Marco Boschini e il dipinto è
attribuito a Tiziano. Della trattativa fa parte anche il falsario Pietro della Vecchia che li dirotta su un
falso Giorgione e sospende l'acquisto, finché Leopoldo viene a sapere che è in vendita anche un
autoritratto di Marietta Tintoretta, che il caso vuole sia proprio il ritratto di Giovane che suona la
spinetta, già attribuito a Tiziano. Il cavalier Fontana continua ad attribuire il ritratto di giovane a
nomi di artisti di chiara fama finché, pochi anni dopo, viene rivenduto al pittore e mercante francese
Nicolas Régnier come di Jacopo Tintoretto. Per quella strada, nel 1675, attraverso una successiva
intermediazione di Paolo del Sera, finalmente Leopoldo de’ Medici viene in possesso di quel
ritratto. Il dipinto è conservato a Firenze alla Galleria degli Uffizi (fig. 4).
Qui la Mazzucco si muove con grande abilità di ricercatrice storico-artistica nelle carte del
Gabinetto mediceo, e, quando arriva alla descrizione del dipinto, ne dettaglia i minimi particolari,
fino all’individuazione del madrigale cinquecentesco che la giovane tiene in mano (Madonna per
voi ardo); infine ci conduce a una visita nella Galleria Vasariana e lì, parafrasando
inconsapevolmente Longhi nel celeberrimo passo del Carlo Braccesco16, anima il dipinto nella
15
M.G.Mazzucco, Jacomo Tintoretto e i suoi figli. Storia di una famiglia veneziana, Rizzoli Milano 2009, abbreviato
JTF per le citazioni.
16
È in R.Longhi, Carlo Braccesco, Conferenza tenuta alla « Società del Giardino » di Milano il 16 Maggio 1942, il
primo caso di «dipinto parlante dentro la Galleria». Torniamo assieme, intanto, anno millenovecentoventi, nel museo
4
galleria, e lo fa interagire con i quadri vicini, fino a giungere a un sottinteso colloquio tra il ritratto
di Marietta e quello di Jacopo, collocato nello stesso corridoio17.
È la stessa Mazzucco a ipotizzare che Marietta avesse dipinto il suo autoritratto prima delle nozze
con Marco Augusta per donarlo al padre e il dipinto della signora biancovestita anima spesso il
romanzo su Marietta, sostituendo la presenza della ragazza dopo il matrimonio:
Mi sono seduto davanti al ritratto. Ma non sono riuscito nemmeno a guardarla, Signore. Non farò più
accendere la torcia, la notte. Perché Marietta non ritorna….omissis….
La guardo, e Marietta se ne rimane lassù, nella cornice dorata -. Davanti alla tastiera del nostro
clavicembalo, lo stesso che è ancora nella sala grande, che qualcuno sta suonando. Pallida, le gote
soffuse da una vampata di rossore, l’espressione indecifrabile, attorno alla gola la collana di perle
che non ha mai tolto dal giorno in cui il gioielliere gliel’ha offerta. Nella mano sinistra abbandonata
contro il vestito bianco lo spartito della musica che ha appena ascoltato. Un madrigale del mio
Verdelot, che io mi divertivo a cantare. Madonna per voi ardo, recitava- Signora vi amo. Non siate
crudele. E Madonna per voi ardo su legge sullo spartito. (LAA, 272-273)
Mazzucco fa trascorrere a Tintoretto la prima notte di nozze della figlia prediletta davanti al dipinto
e allo spartito nel quale individua un codice cifrato, un messaggio rivolto a lui e che
disgraziatamente non riesce del tutto a interpretare. I pensieri per la figlia attraversano il romanzo e
la storia dell’arte. Mazzucco suppone fosse Marietta la modella per i dipinti che Jacopo eseguì per
la chiesa di Santa Caterina e che della santa raccontano la storia e il martirio. Marietta è la sua
confidente, Marietta accompagna, nei suoi trent’anni di vita, con la collaborazione pittorica e i suoi
giudizi, la carriera del padre.
Ma purtroppo, Marietta, che si era salvata dalla peste, dopo avere perso il figlio Jacometto di pochi
mesi, resa più fragile dal parto e dai contraccolpi della vita: dopo un anno dalla nascita del bimbo, si
ammala e muore.
Jacopo da poco ha terminato il Paradiso per il Palazzo Ducale, è pittore ammirato e, finalmente, è
famoso. Il duca gli offre aiuti per la sua figliola, persino il baldacchino funebre. Su quel
baldacchino Mazzucco immagina Maria vestita di bianco, come nella Presentazione al tempio,
come nell’autoritratto; sono queste le ultime immagini che accompagnano l’ora della morte di
Jacopo, avvenuta, secondo la scrittrice, tra le braccia del suo figlio più imperfetto, lo sciagurato
Marco.
La scrittrice non poteva, non doveva perdere la ricerca disperata che aveva portato avanti per La
lunga attesa dell’angelo. Minuziosa, fino alla pedanteria, come lo Zola dei Rougon Macquart che
aveva setacciato gli ospedali parigini alla ricerca del marchio dell’ereditarietà, viviseziona gli
archivi veneziani sulle tracce dei Tintoretto. E nel grande romanzo/storia vivono non solo le
ricerche su Maria, ma anche gli altri figli che nel primo libro sono spesso confinati nel ruolo di
comparse: il suo vero erede pittorico, Domenico, lo sfortunato e dissoluto Marco, le figlie monache,
Gierolima/Perina e Lucrezia/ Ottavia, Zuan Battista, Ottavia e Laura.
A un certo punto del libro, tra i figli legittimi e Marietta, fa la comparsa anche un piccolo “cameo”
firmato Mazzucco e rubato nelle innumerevoli carte d’archivio: una certa Andriana Tentoreta,
modella e prostituta, che annega nella laguna a ventuno anni nel 1582. Chi è avvezzo alle ricerche
d’archivio sa quante omonimie traggono in inganno lo studioso durante le ricerche e quante
cosiddette“piste” si abbandonano, perché impraticabili. Ma non per la fantasia di uno scrittore che
non deve rispondere né al rigore archivistico né a quello della ricerca scientifica, e allora perché non
costruire con la fantasia una figlia illegittima del pittore nata un anno dopo Domenico e un anno
del Louvre, dinnanzi al trittico appeso a mano manca, sul finire della prima campata di quella Grande Galerie che ha
ormai, nel ricordo, la pace di uno stradone esposto alle grandi piogge: i primi appunti, stesi, rammento bene, nella sosta
meridiana in una « crémerie » di rue de Rivoli, sono abbastanza significativi.«Apparizione d'oro e di avana, azzurro e
grigio. Le carni lievemente aduste; quasi un sospetto di meticciato. Sui visi più chiari le ombre ardesia. Le babbucce di
Sant'Alberto come olive nere. Toni caldi e toni freddi (che cosa importa ?) da non distinguersi. […]» In R. Longhi, Da
Cimabue a Morandi, a cura di G. Contini, Milano 1973, pp. 158, 159.
17
M.G.Mazzucco, Jacomo Tintoretto e i suoi figli. Storia di una famiglia veneziana, cit. pp.456-465.
5
prima di Marco? E poi Mazzucco non inventa nulla senza il sussidio degli archivi e delle fonti, e
allora perché non collegare ad Andriana anche una presunta madre, misteriosa cortigiana incontrata
da Tintoretto e pagata dal pittore, storia così realistica da esser ricordata persino da Carlo Ridolfi?
i biografi ricordano infatti molte cortigiane nella vita di Tintoretto come Cornelia la tedesca, madre
di Marietta, Veronica Franco e altre alle quali fece il ritratto.
Le ricerche della Mazzucco negli archivi veneziani sul mondo delle prostitute e delle cortigiane
sono fitte e interessanti, ma non arrivano a definire se la suicida Andriana Tentoreta fosse
veramente figlia del pittore; anzi, sempre cercando nelle carte, emerge un altro nome, quello di
Chiaretta Tintoretta, non cortigiana, ma signora dabbene, sposata con un figlio non riconosciuto,
della quale la Mazzucco scova un magnifico inventario dei beni, dipinti compresi.
Tra storia e colpi di teatro, il romanzo storiografico sulla famiglia Tintoretto si legge e si segue con
vivo interesse. Nelle sue pagine infatti prende corpo una forma letteraria che vede la notizia
d’archivio trasformarsi in romanzo verosimile, quasi emulando il procedimento delle fonti
storiografiche del Cinquecento e del Seicento che mescolavano l’aneddoto con la realtà.
In questo ponderoso volume troviamo inoltre spunti interessanti sulla corporazione dei "tintori",
dalla quale proveniva la famiglia di Jacopo Robusti, chiamato per questo il Tintoretto, arte fortunata
in una città come Venezia affacciata all’Oriente e in prima fila nel traffico delle pietre e dei colori.
Trovano spazio anche le vicende della città, la tragedia dell'epidemia di peste, la vita nel convento
di Sant’Anna dove furono monache due figlie del pittore. In quel convento l’autrice dice
esplicitamente di avere preso in esame ben trentaquattro scatole di carte, estrapolando notizie, anche
alla ricerca di un capolavoro perduto, il paliotto che riproduceva la Crocifissione della Scuola di
San Rocco, tessuto in seta dalle due figlie monache di Tintoretto, opera rara, conservata fino a un
certo punto in Austria nel Castello di Ambras, ma scomparsa in Tirolo durante l’ultimo conflitto
mondiale18.
Jacopo ebbe, oltre a Maria, altre quattro figlie da Faustina: le due che si fecero monache e due figlie
maritate, Ottavia e Laura, l’ultimogenita. Dai registri e dagli stati delle anime delle chiese di
Venezia, la Mazzucco deduce che la prima andò sposa a un mercante di formaggi e la seconda,
Laura, vissuta quando il padre era già ricco e famoso, andò sposa al cavalier Fornasieri, giurista
benestante.
Delle biografie dei tre figli maschi più prolifica di notizie è certamente quella di Domenico, erede
del padre nell’arte della pittura e artista realizzato. Domenico è il vero pater familias dei Tintoretto:
attento alle sorelle e amorevole verso le collere del celebre padre e le malefatte del fratello, celibe
per destinazione, egli fu, per definizione della madre Faustina «padre di tutti e non fratello».
Persona dal carattere conciliante, persino nei tratti pittorici si rivelò meno estroso e meno
innovativo del celebre padre. Contrapposto a lui per sregolatezze fu invece il fratello Marco, pittore
mancato e attore di teatro, che finì spesso coinvolto in risse e intemperanze, tanto da sfiorare la
morte per accoltellamento in un agguato. Dagli atti ritrovati dalla Mazzucco si apprende che Jacopo
Tintoretto cercò spesso di difenderlo, ma la quantità di avvenimenti, di risse e zuffe nelle quali fu
coinvolto, confermano costantemente il suo carattere impulsivo, violento e saturnino che si
concluse, anche dopo la morte del padre, in continue denunce, persino per gioco d’azzardo.
Più sfumata e oscura fu la vita del primogenito di Jacopo, Zuan Battista, del quale la Mazzucco
trova l’atto di battesimo nella chiesa di San Marcilian: «7 adì 22 novembre pré Anton Roca piova
San Marcilian ò batizato un fio a Jac.mo tentoreto, li ho messo nome Zua Batista […]. È il 1567, ma
il resto della sua vita sfugge completamente: si sa che fece un fidecommesso al fratello Domenico e
un testamento nel 1592, in previsione della sua partenza, perché non era né malato, né morente»
(JTF, 475-480). Infatti è certo che Zuan Battista si allontanò da Venezia, morì prima del padre fuori
città e, secondo la Mazzucco, Tintoretto, proprio dopo la morte di Zuan e Marietta, portò a termine i
dipinti più drammatici e più ispirati.
Il romanzo-storiografia, scritto dopo lunghi studi e raccolte di spunti e notizie negli archivi e nelle
biblioteche, percorre dunque, con linguaggio piano e accattivante, la vita dei Tintoretto per oltre
18
M.G. Mazzucco, Jacomo Tintoretto e i suoi figli. Storia di una famiglia veneziana..cit..pp. 722-723
6
mille pagine. Considero quest'opera una sorta di scrittura sperimentale, collocata a metà tra
letteratura erudita e romanzo storico, tra verità, verosimiglianza e invenzione. Difficile da utilizzare
come fonte di riferimento per gli studiosi, corre forse il rischio di essere banalizzata e
strumentalizzata, come è avvenuto nella recente mostra dedicata a Tintoretto a Roma19.
Il romanzo sui Tintoretto è assolutamente diverso, per metodo di lavoro e di scrittura, rispetto
evocativi camei che la scrittrice ha pubblicato per alcuni mesi, sul quotidiano La Repubblica, nella
rubrica settimanale Il Museo del Mondo, dove ogni volta veniva scelta un’opera pittorica famosa
che, commentata, si trasformava in un pretesto letterario poetico e di grande suggestione verbale 20.
A scanso di equivoci, essendo oggi difficile formulare un giudizio su una giovane scrittrice vivente,
come studiosa di storia della critica d’arte, mi sento di giungere alle seguenti conclusioni: mentre il
romanzo su Marietta resta un’alata e suggestiva favola storica sulla figlia pittrice del Tintoretto, il
secondo libro è un modello innovativo di scrittura archivistica, destinato forse, nel tempo, a far
discutere di sé in ambito storico artistico, come avvenne per Roberto Longhi, amato più dagli storici
della letteratura che dagli storici dell’arte.
Potremmo domandarci se è verosimile che la scrittura intorno alle arti, per secoli relegata a
storiografia, biografia, manuale, catalogo, didascalia di belle immagini, possa un giorno
trasformarsi, come voleva Roberto Longhi, in letteratura, poesia visiva, romanzo storico e modello
letterario, sempre con il il supporto delle fonti documentarie.
Nella società delle immagini e della rete tutto è possibile, persino che le parole sulle arti comincino
a muoversi autonomamente e, in assonanza perfetta con l’espressione artistica, creare opere prime
tra storia, letteratura e modelli artistici, come del resto molte avanguardie contemporanee hanno
sovente cercato, in vari momenti, di suggerire.
19
Nel catalogo Tintoretto (a cura di V.Sgarbi, Roma Scuderie del Quirinale, 2012. Testi in mostra di M.G. Mazzucco i
testi da quali testi della Mazzucco sono tratti?), le frasi e le parole della scrittrice vengono utilizzate solo come
strumento evocativo di supporto ai dipinti e quindi, per necessità, banalizzate.
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In occasione della tesi magistrale di M. Nesto, Momenti di ekphrasis nella critica giornalistica delle arti in Roberto
Longhi e Melania Mazzucco, Università di Genova, Corso di laurea in editoria 2012-2013, la scrittrice, durante
un’intervista ha preannunciato che raccoglierà il suo “Museo del Mondo “in una pubblicazione a stampa.” non si
capisce se questa citazione i Mazzucco sia dentro la tesi citata o se invece lei in qualche modo ha partecipato alla
discussione di quella tesi.
Foto e Didascalie:
1. Jacopo Tintoretto, La presentazione di Maria al tempio, chiesa di Nostra Signora dell'Orto Venezia
2. Jacopo Tintoretto, La presentazione di Maria al tempio, chiesa di Nostra Signora dell'Orto Venezia
(particolare)
3. Ritratto di Marietta Tintoretto, incisione tratta dalla biografia di Carlo Ridolfi
4. Maria Tintoretto, Autoritratto, Galleria degli Uffizi ( foto Brogi )
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