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Amadeus Antonio Brioschi (fl. 1725 - fl. 1750) Un Milanese a Stoccolma Le Sinfonie del Fondo “Utile Dulci” 1 - 3 Sinfonia in do maggiore (attr. Fortunato Chelleri) 12'15 4 - 6 Sinfonia in mi maggiore 10'10 7 - 9 Sinfonia in la maggiore 7'46 bl - bn Sinfonia in fa maggiore 8'43 bo - bq Sinfonia in si bemolle maggiore 9'15 br - bt Sinfonia in fa maggiore 7'20 bu - cm Sinfonia in mi bemolle maggiore 9'12 Atalanta Fugiens Vanni Moretto, maestro concertatore Viva Std = F ITC Benguiat = Amadeus Neuzeit Std = per la diffusione Fondazione T. T.: 58'55 CopRetro1212.indd 2-3 Antonio Brioschi Un Milanese a Stoccolma Le Sinfonie del Fondo “Utile Dulci” Atalanta Fugiens Vanni Moretto, maestro concertatore REGISTRAZIONE INEDITa Amadeus Amadeus AM 277-2 12/11/12 15.04 Guida all’ascolto Guida all’ascolto ANTONIO BRIOSCHI (fl. 1725 - fl. 1750) Sinfonia in do maggiore (attr. Fortunato Chelleri) 1 Allegro (3'10) • 2 Andante [Adagio] (1'28) • 3 Presto (1'49) Brioschi di abbellimenti, cadenze ed effetti timbrici, non fa che impedire la percezione dello slancio formale e la raffinatezza del tessuto poliritmico delle parti, che ne costituiscono, forse, il principale valore aggiunto. L’esito non è però migliore quando lo si affronti con criteri interpretativi troppo “moderni”, dilatando i tempi metronomici dei secondi movimenti, privando le linee della ricchezza di articolazione e della sinuosità che ne costituiscono la linfa, conferendo troppo valore alla verticalità, all’armonia, al “peso specifico” del timbro orchestrale, a discapito della leggerezza e dello slancio. Insomma: accostandoci a Brioschi e ai suoi coevi milanesi siamo costretti a mettere in crisi molte nostre convinzioni circa la “musica antica”, ma mettendoci in discussione, ponendoci le domande giuste, ci troveremo nei panni degli esecutori dell’epoca, che per capire e suonare questa musica dovevano anzitutto coglierne l’aspetto innovativo e provocatorio. Sotto l’aspetto storico-filologico si riuniscono tutti i problemi connessi con le attribuzioni, con i cataloghi incompleti o incoerenti, con le personalità evanescenti, dubbie o prive di riscontri. Il caso di Antonio Brio- Un Milanese a Stoccolma Le Sinfonie del Fondo “Utile Dulci” di Vanni Moretto Sinfonia in mi maggiore 4 Allegro (3'28) • 5 Largo (5'12) • 6 Presto (1'29) Sinfonia in la maggiore 7 Allegro (3'10) • 8 Andante piano (1'56) • 9 Allegro (2'38) Sinfonia in fa maggiore bl [senza indicazione di movimento] (3'25) • bm Andante e piano (2'22) • bn Presto (2'54) Sinfonia in si bemolle maggiore bo Allegro (4'58) • bp Largo (2'32) • bq Presto (1'43) Sinfonia in fa maggiore br Allegro (2'33) • bs Andante (1'49) • bt Presto (2'57) Sinfonia in mi bemolle maggiore bu Allegro (5'16) • cl Largo (1'50) • cm Vivace (2'05) Atalanta Fugiens Nick Robinson, I violino • Alberto Stevanin, II violino • Gianni Maraldi, viola Marco Testori, violoncello • Francesco Baroni, clavicembalo Vanni Moretto, maestro concertatore e contrabbasso N ell’affrontare come interpreti, studiosi o anche come ascoltatori il repertorio musicale milanese del secondo quarto del Settecento, ci troviamo di fronte a alcune difficoltà o addirittura paradossi, che si manifestano su almeno tre piani: interpretativo, storico-filologico e terminologico. Sul piano interpretativo il problema nasce perché questo repertorio soffre del fatto di stare a metà del guado tra il barocco e la grande epopea classica di fine secolo. Se negli ultimi anni la prassi esecutiva barocca e quella della fase matura del classicismo hanno conosciuto un grande sviluppo e approfondimento, non si può dir lo stesso per il repertorio “di mezzo”. Il fatto che questo venga spesso affrontato con modalità interpretative post-barocche, e quindi infarcito 3 Guida all’ascolto Guida all’ascolto schi è emblematico: la più consistente prova della sua esistenza risiede infatti nei numerosi manoscritti delle sue sinfonie, nessuno dei quali, però, è autografo. Le fonti attestano oltre 90 sinfonie, ma più di trenta risultano essere false attribuzioni. Esemplare è il caso della prima sinfonia di questo volume, probabilmente opera di Fortunato Chelleri. Abbiamo deciso di includerla ugualmente sia come termine di paragone stilistico (Chelleri è un altro compositore italiano che ebbe straordinaria fortuna in Svezia) che come testimonianza della incredibile promiscuità vigente all’epoca nel campo delle attribuzioni. Il suo nome sui manoscritti era, inoltre, riportato in ben sedici varianti o storpiature, tra cui il sovietico Brioskij, il gastronomico Brioshe e il fantastico Priorchi. Le discrepanze tra le fonti a volte arrivano a interessare l’estensione dei movimenti, ovvero il numero delle battute! Le difficoltà più perniciose, però, sono quelle sul piano terminologico. Prima di intraprendere una qualunque discussone sul tema e, nella fattispecie, prima di redigere una guida all’ascolto, occorre intendersi sui termini e stabilire alcuni accordi con il lettore. Per definire il nuovo stile dei compositori milanesi degli anni Trenta del XVIII secolo adotterò il termine esteso di “Classico”. Nel farlo ho piena coscienza di accorpare musiche e autori molto lontani tra loro stabilendo due orizzonti temporali, Beethoven e Brioschi, che paiono separati da distanze siderali (pur essendo cronologicamente posti a una sola settantina di anni di distanza); ma non vale forse lo stesso per Monteverdi e Bach, quando li si fanno rientrare nella categoria “barocco”? Quanto al lessico formale mi baserò su termini condivisi quali esposizione, ripresa, progressione ecc. cercando di usare con parsimonia il termine “tema”, nella convinzione che questi possa essere attribuito solo a eventi dalla chiara connotazione melodica o ritmica. Vi sono poi stilemi e figure retoriche sulle quali ho deciso di avere un approccio non problematico onde evitare l’empasse che un approccio filologico rigoroso genererebbe. Mi avvarrò dunque senza troppe spiegazioni di termini che tradizionalmente la musica prende a prestito dalla retorica classica (come “anabasi” e “catabasi”) o di termini convenzionalmente usati da musicologi e studiosi per definire 4 un nuovo stilema (come “Hammerstroke”). Vediamo ora di osservare la discontinuità stilistica che ha dato i natali al nuovo genere “classico” e cerchiamo di coglierne i tratti, individuando allo stesso tempo quelli peculiari di Brioschi. Nei primi anni del Settecento Milano viene occupata dagli austriaci. In pochi anni la struttura sociale della città cambia radicalmente, l’economia conosce un grande risveglio, la classe borghese si estende e si arricchisce. Cambiano le occasioni del far musica e proliferano i salotti e le accademie. Cambia di conseguenza la natura stessa della musica, poiché un pubblico nuovo chiede musica nuova. Si impone un genere fresco e ottimista, tipico delle fasi di cambiamento che accompagnano le grandi rivoluzioni culturali. La scomparsa delle tonalità minori è forse il tratto stilistico che più nettamente segna la discontinuità tra barocco e classico. Queste vengono di solito relegate a qualche movimento lento (vedi i secondi movimenti delle due Sinfonie in fa, di quella in si bemolle, di quella in do e di quella in mi bemolle nella presente raccolta), cosicché l’affetto da esse creato si risolve nell’ultimo movimento, che in Brioschi ha sempre un carattere giocoso e disimpegnato. La trama armonica si dirada lasciando spazio alla percezione di strutture di tipo “formale”, come ripetizioni, asimmetrie, interruzioni, talee ed enjambement. Il contrappunto abbandona la sua funzione di motore del movimento armonico e comincia ad assumere quei tratti di “texture” che gli rimarranno propri per molti anni a venire. Vale a dire che la sovrapposizione delle linee assume un carattere estetico a se stante e si snoda lungo le colonne portanti dell’impianto armonico senza influenzarne più di tanto la direzione, un po’ come certi elementi floreali avviluppano e nascondono le colonne nell’architettura neoclassica. Rendono bene l’idea il primo movimento della Sinfonia in fa maggiore br e il terzo della Sinfonia in mi bemolle cm. Il risultato è che, liberato dal giogo dell’armonia, il contrappunto diviene veloce, frenetico e può abbandonarsi a un'invenzione continua e libera da concetti come imitazione, soggetto, controsoggetto e così via. Viceversa la condotta armonica diviene centrale e fondante al punto che la nuova forma che diverrà l’anima del classicismo, la forma sonata, si identifica in primis nelle 5 Guida all’ascolto Guida all’ascolto sue istanze armoniche. Ovviamente l’impianto formale delle sinfonie di Brioschi non può essere ricondotto alla forma sonata, se non altro perché mancano i concetti di primo e secondo tema e, soprattutto, di sviluppo, ma possiamo ravvedere in una opera matura come il primo tempo della Sinfonia in mi bemolle bu, un interessante esempio della necessità di “tematizzare” le aree armoniche una volta che queste abbiano raggiunto una certa estensione. In questa sinfonia più che in altre possiamo riconoscere nelle prime 5 misure [19.01] una sorta di “primo tema”; l’arpeggio ascendente, subito ripetuto, fiorito da note di passaggio e poi declinato sulla dominante ha sicuramente il carattere lapidario di un exordium classico così come il momento dal carattere marziale dato da una nota ribattuta con ritmo trombettistico, posta al centro della prima sezione [19.04] rimanda, sia per la posizione che occupa che per il carattere deciso, a un idea di “secondo tema”. Inutile precisare che i due temi di cui sopra non incontrano alcuna elaborazione nella sezione B limitandosi semplicemente a essere “citati” (il primo tema nella ripresa [19.12] e il secondo in [19.09]). La figura di Antonio Brioschi sembra essere centrale nella genesi del nuovo stile strumentale sia per la diffusione che per l’estensione del suo catalogo. I manoscritti delle sue opere si trovano disseminati in tutto il mondo con una particolare concentrazione a Parigi, Praga e Stoccolma (città, quest’ultima, che ospita le fonti alle quali ci siamo ispirati per questo cd). Cinquanta sinfonie di sicura attribuzione e una ventina di opere dubbie, ne fanno sicuramente il più prolifico compositore di sinfonie del ventennio 1730-1750. La stima di cui godeva è attestata in una lettera anonima in cui queste sono definite «angeliche, di sommo gusto». Nella stessa lettera troviamo un’interessante considerazione di carattere stilistico. Vi si dice infatti: «… più impegnati fa che sieno tutti gli istromenti, che per contrario il Martino la maggior parte lo pone nella parte sola del primo violino». Il Martino di cui si parla è Giovanni Battista Sammartini, di fatto il compositore più vicino a Brioschi sia dal punto di vista cronologico che geografico e stilistico, e questa osservazione mette in luce il tratto più peculiare dello stile di Brioschi: l’impiego estremamente emancipato dei secondi violini. Il contrappun6 to tra le due linee dei violini non conosce confini di tessitura e ricorre continuamente all’incrocio tra le parti come elemento quasi psichedelico di “illusione tematica”. Il nostro orecchio è continuamente tratto in inganno dal seguire la linea superiore e alla fine crea una linea che in realtà non c’è, fluttuante da destra a sinistra (considerata la disposizione tradizionale dell’orchestra con i violini opposti). Vi sono infine tutta una serie di figure idiomatiche nel repertorio personale di Brioschi. Interessante l’uso della ripetizione, che si incontra nella forma a due o a tre elementi. La ripetizione a due ha il più delle volte una funzione statica e viene spesso inserita in un contesto di ripetizioni a due giustapposte (vedi ad esempio l’apertura dell’Andante piano [8.01] della Sinfonia in la maggiore). Quella a tre la si trova nella forma “try, try and go”, in cui alla staticità delle prime due ripetizioni si accompagna lo slancio dinamico della terza che in genere chiude con un Hammerstroke (due colpi accordali secchi, come colpi di martello, appunto) o collega direttamente all’evento successivo, che può essere una cadenza o un nuovo episodio. 7 Track e index Track e index Track e index SINFONIA IN DO LA MAGGIORE 1 [1.01] [1.02] [1.03] [1.04] [1.05] [1.06] [1.07] [1.08] Allegro (3’10) [00’00] [b. 1] Apertura su arpeggi discendenti ribattuti e successive progressioni fino alla dominante della relativa minore (la minore) [00’16] [b. 11] Sezione sulla dominante di la minore, basata su un nuovo elemento tematico (terzine) [00’23] [b. 16] Sezione in la minore sullo stesso tema dell’inizio e successive progressioni fino alla dominante (sol maggiore) [00’46] [b. 1] Ritornello [01’32] [b. 34] L’elemento tematico delle terzine (vedi [1.02]) viene giustapposto agli arpeggi discendenti dell’inizio. Si raggiunge la tonalità di fa maggiore [01’53] [b. 49] Progressione fondata sull’elemento delle terzine [02’08] [b. 60] Breve pedale di dominante e chiusa basata sull’arpeggio discendente dell’inizio [02’18] [b. 34] Ritornello 2 [2.01] [2.02] [2.03] [2.04] Andante [Adagio] (1’28) [00’00] [b. 1] Apertura con scrittura imitativa tra i violini su andamento in ottavi di bassi e viole. Progressione verso la relativa maggiore [00’26] [b. 5] Altro episodio imitativo che conduce a mi minore [00’47] [b. 9] Ripresa del tema iniziale su mi minore [01’07] [b. 12] Coda con cadenza finale sospesa 3 [3.01] [3.02] [3.03] Presto (1’49) [00’00] [b. 1] Apertura su tema ascendente dei violini cui segue una progressione [00’11] [b. 13] Pedale di re (dominante di sol) e cadenza su sol maggiore [00’19] [b. 1] Ritornello 8 [3.04] [00’37] [b. 22] La sezione B si apre con lo stesso disegno dell’inizio, ma alla dominante [3.05] [00’43] [b. 28] Progressioni [3.06] [00’58] [b. 45] Pedale di sol (dominante di do) e cadenza finale su do maggiore [omofono di b.13] [3.07] [01’08] [b. 22] Ritornello SINFONIA IN MI MAGGIORE 4 Allegro (3’28) [4.01] [00’00] [b. 1] Tema tipicamente brioschiano caratterizzato da continui incroci dei violini I e II (vale a dire che i secondi spesso suonano “sopra” i primi) [4.02] [00’17] [b. 16] Dopo un’interruzione con due accordi secchi (che d’ora in poi verranno chiamati con il nome convenzionale di Hammerstroke), anche questa tipica della scrittura di Brioschi, inizia un ponte modulante verso la dominante (si maggiore) [4.03] [00’33] [b. 29] La dominante viene raggiunta e confermata con una cadenza [4.04] [00’40] [b. 1’] Ritornello [4.05] [01’20] [b. 35] La sezione B si apre su un pedale di dominante che si chiude con un breve, stentoreo episodio all’unisono [4.06] [01’35] [b. 49] Episodio dal carattere dolce e sospeso ripetuto due volte sulla dominante [4.07] [01’44] [b. 57] Dopo una breve modulazione a partire da do diesis minore si raggiunge la tonalità d’impianto. I violini continuano nel loro gioco di incroci in un episodio tutto giocato sull’alternanza di dominante e tonica [4.08] [02’02] [b. 73] Breve chiusa e corona sulla triade di sensibile di mi maggiore (che nel ritornello prevede una cadenza di violino) 9 Track e index Track e index [4.09] [02’09] [b. 77] Segue un episodio cadenzante finale con la caratteristica sospensione su Hammerstroke [02’14] [4.10] [02’21] [b. 35] Ritornello 5 [5.01] [5.02] [5.03] [5.04] [5.05] [5.06] [5.07] [5.08] [5.09] Largo (5’12) [00’00] [b. 1] Tema affettuoso interamente giocato sugli incroci tra le parti [00’24] [b. 6] Episodio alla dominante [00’40] [b. 9] Scrittura interessante della viola, che sovrasta addirittura il primo violino e gli cede il passo in maniera quasi impercettibile [00’45] [00’52] [b. 12] Coda sulla dominante [01’04] [b. 1] Ritornello [02’06] [b. 15] All’inizio della sezione B, tramite una progressione cromatica dei bassi, si torna in breve tempo dalla dominante alla tonica [02’45] [b. 24] Breve pedale di dominante e ponte verso la ripresa [03’02] [b. 28] Ripresa e chiusa [03’36] [b. 15] Ritornello 10 6 [6.01] Presto (1’29) [00’00] [b. 1] Sez. A. Tema tipicamente creato da un gioco di incroci tra viola, violino II e violino I, con scrittura assolutamente non imitativa (a battuta 1 la viola tiene la parte superiore; a battuta 4, 9 e in molti casi seguenti il violino II scavalca il violino I). Da notare anche il gusto per l’asimmetria e la sorpresa: lo schema metrico di questa sezione A (espresso in battute) è 7+6+4+5 [6.02] [6.03] [6.04] [6.05] [00’12] [b. 14] Dopo un Hammerstroke tonica-dominante, si presenta la sezione dal carattere più dolce che conduce alla dominante e al ritornello [00’20] [b. 1’] Ritornello [00’40] [b. 23] La sez. B, che parte dalla tonalità di fa diesis minore, comincia con uno “stretto” (frase di 3+3) per poi distendersi in una lunga progressione che raggiunge la tonalità d’impianto. Segue una coda molto sbrigativa (in questo movimento non c’è ripresa) con i classici accordi secchi finali [01’00] [b. 23] Ritornello 11 Track e index Track e index SINFONIA IN LA MAGGIORE 7 [7.01] [7.02] [7.03] [7.04] [7.05] [7.06] [7.07] [7.08] [7.09] Allegro (3’10) [00’00] [b. 1] Tema iniziale basato su sincopi e ritmo anacrusico, elementi che poi caratterizzeranno tutto il pezzo. Questi è reso “frizzante” da asimmetrie. Notare, per esempio, che le prime due frasi sono di una battuta e mezza ciascuna, ma anche l’andamento sincopato del violino II che, a batt. 1, sovrasta gli altri strumenti, creando un effetto di piacevole destabilizzazione [00’12] [b. 8] Pedale di dominante [00’18] [b. 11] Brevissima area tematica alla dominante [00’29] [b. 11] Chiusa con tipici accordi secchi [00’33] [b. 1] Ritornello [01’06] [b. 19] La sezione B comincia con una tema che ricalca quello dell’inizio, ma leggermente modificato e trasportato alla dominante [01’20] [b. 26] Comincia un progressione che da fa diesis minore ci riporta alla tonalità d’impianto [01’34] [b. 34] Ripresa [01’52] [b. 43] Coda. Interessante la figura retorica, molto usata in questi anni, delle tre ripetizioni, di cui due “a vuoto” e una risolutiva. Segue chiusa finale con tre accordi secchi [7.10] [02’05] [b. 19’] Ritornello 8 [8.01] [8.02] [8.03] [8.04] [8.05] [8.06] Andante piano (1’56) [00’00] [b. 1] Apertura su tema affettuoso, reso intimo dalla scrittura molto serrata delle parti. Anche qui il tema percepito nasce dall’alternarsi all’acuto delle tre linee superiori. Questa prima sezione gioca molto sulla ripetizione (batt. 1 viene ripetuta, batt. 3 e 4 vengono ripetute e batt. 7 pure), che conferisce un carattere quasi infantile di carillon [00’20] [b. 9] Progressione modulante e pedale di mi interrotto da Hammerstroke [00’35] [b. 15] Ponte verso la ripresa [00’49] [b. 21] Ripresa che ricalca esattamente le prime 8 misure [01’09] [b. 29] Progressione modulante e ritorno a re maggiore [01’29] [b. 37] Coda finale che esordisce su uno dei temi di carillon iniziali 9 Allegro (2’38) [9.01] [00’00] [b. 1] Apertura. Esempio lampante di scrittura incrociata non imitativa [9.02] [00’11] [b. 13] Sezione alla dominante [9.03] [00’24] [b. 1’]Ritornello [9.04] [00’48] [b. 27] La sezione B si apre con la stessa apertura dell’inizio trasposta alla dominante 12 13 Track e index Track e index [9.05] [00’59] [b. 38] Pedale di sol diesis che ammicca alla tonalità di do diesis minore [9.06] [01’07] [b.47]La tonalità di do diesis viene toccata solo come punto di partenza della progressione che conduce al pedale di dominante [01’13] e quindi alla ripresa [9.07] [01’18] [b. 59] Ripresa e chiusa [9.08] [01’38] [b. 27] Ritornello [10.07][01’16] [b. 45] Sezione piuttosto melodica in sol minore non preceduta da modulazione. Tipica la scrittura incrociata dei violini SINFONIA IN FA MAGGIORE bl [senza indicazione di movimento] (3’25) [10.01][00’00] [b. 1] Apertura tipicamente classica basata su tre accordi secchi dei primi violini [10.02][00’09] [b. 10] Pedale di dominante [10.03][00’14] [b. 16] Ponte modulante verso la tonalità di do maggiore e pedale di dominante (sol) [10.04][00’28] [b. 30] Si raggiunge la tonalità di sol maggiore e la si conferma con una cadenza all’unisono [10.05][00’34] [b. 1] Ritornello [10.06][01’08] [b. 37] La sezione b si apre con un disegno “brancolante” e insistente sulla tonalità di do maggiore (notare soprattutto la linea del basso nell’esempio sottostante), interrotto da tre strappate del I violino che rimandano chiaramente all’inizio del movimento 14 [10.08][01’26] [b. 56] Progressione non modulante in tre elementi basata su frasi sincopate di I violino e viola [10.09][01’35] [b. 66] Pedale superiore sulla dominante di fa (do) e ponte verso la ripresa basato su spezzoni di scale discendenti [10.10][01’45] [b. 76] Ripresa [10.11][01’58] [b. 90] Coda finale con episodio di cadenza all’unisono [10.12][01’58] [b. 37] Ritornello bm Andante e piano (2’22) [11.01][00’00] [b. 1] Tema iniziale dal carattere languido. Da notare che questo movimento è in fa minore nonostante i tre bemolli in chiave (uso tipico dell’epoca in alcuni movimenti in tonalità minore, eredità di una scrittura modale arcaica) 15 Track e index Track e index [11.02][00’14] [b. 9] Le due note discendenti legate eseguite in levare assumono un carattere patetico, quasi di pianto o singhiozzo. Questi viene interrotto da due Hammerstrokes [11.03][00’28] [b. 17] Episodio su scala di terze spezzate ascendenti, ripetuto due volte sul pedale di dominante [11.04][00’41] [b. 25] Due moduli discendenti ci portano a la bemolle maggiore, tonalità nella quale assistiamo a una serie di “divertimenti” basati su brevi progressioni, su pedali e su ripetizioni tipo carillon [11.05][01’26] [b. 51] Ripresa secondo lo schema dell’inizio comprensivo dell’episodio di note discendenti in levare [11.02] [11.06][01’47] [b. 63] Dopo due Hammerstrokes inizia una bella catabasi in progressione che dalla nota più acuta del brano (re bemolle del I violino) ci porta in sette misure a quella più grave (do grave dei bassi) [11.07][02’05] [b. 73] Coda in cui l’Hammerstroke assume quasi un ruolo tematico bn Presto (2’54) [12.01][00’00] [b. 1] Tema iniziale su ritmo giambico. Tale ritmo caratterizzerà tutto il movimento [12.02][00’12] [b. 17] Progressione per quarte verso la tonalità di do maggiore (dominante) 16 [12.03][00’20] [b. 29] Coda a carattere confermatorio [12.04][00’25] [b. 1] Ritornello [12.05][00’50] [b. 37] La sezione B ricalca a grandi linee la struttura dell’inizio, ma nella tonalità di do maggiore. Un breve episodio modulante ci porta sulla dominante di la minore [12.06][01’01] [b. 52] Episodio tutto sulla dominante di la minore con movimenti cromatici dei violini e violente interruzioni del discorso da parte di bassi e viole [12.07][01’14] [b. 70] Si raggiunge finalmente la tonalità di la minore e la si conferma, ma un brevissimo ponte ci riporta subito alla tonalità d’impianto [12.08][01’21] [b. 81] Ripresa [12.09][01’32] [b. 97] Episodio cadenzante sulla tonica basato su un gioco di incroci dei violini inseriti in un disegno discendente. Questi viene ripetuto una seconda volta all’ottava bassa e nel piano [12.10][01’43] [b. 112] Coda finale [12.12][01’49] [b. 37] Ritornello 17 Track e index Track e index SINFONIA IN SI BEMOLLE MAGGIORE bo Allegro (4’58) [13.01][00’00] [b. 1] Tema caratteristico basato sulla reiterazione dell’intervallo di quarta. Interessante la scrittura di questa sinfonia basata sui valori raddoppiati, il tema omoritmico iniziale è infatti costituito da minime. Questo fa si che il tempo metronomico di questo primo movimento debba essere a sua volta raddoppiato per avere un risultato musicale. È molto probabile che Brioschi abbia dimenticato di indicare il C tagliato (2/2, che invece pone all’inizio della Sinfonia in mi bemolle che conclude questo disco) che renderebbe ovvia la lettura in tempo doppio (cioè in due movimenti invece che in quattro). L’incedere scandito sulle minime e privo di scatti o di movimenti sincopati, conferisce a questo brano un carattere maestoso e amichevole allo stesso tempo [13.02][00’20] [b. 23] Sorta di secondo tema in fa maggiore, cui segue un episodio giocoso basato su Hammerstrokes alternati a silenzi [13.03][00’43] [b. 49] Coda della prima parte e cadenza in fa maggiore [13.04][00’57] [b. 1] Ritornello [13.05][01’55] [b. 65] Come spesso accade nelle sinfonie di Brioschi, la sezione b si apre con un lungo episodio, armonicamente statico, sul pedale di dominante sul quale si snodano figure sinuose dei violini. Questi solitamente prepara una sezione armonicamente movimentata, caratterizzata da progressioni [13.06][02’06] [b. 77] Tre elementi di progressione ci conducono sulla dominante di sol minore [13.07][02’26] [b. 100] La tonalità di sol minore viene confermata da un disegno discendente dei violini che conduce alla cadenza; a un breve pedale di tonica segue un ponte verso la ripresa [13.08][02’45] [b. 121] Ripresa [13.09][03’06] [b. 145] L’episodio dal carattere di secondo tema [vedi 13.02] viene qui 18 ripresentato alla tonica, il che conferisce a questo movimento una struttura molto vicina a quella della forma sonata [13.10][03’17] [b. 157] Coda [13.11][03’24] [b. 65’] Ritornello bp Largo (2’32) [14.01][00’00] [b. 1] Tema fluido su arpeggi discendenti di sol minore. Scrittura dei violini di carattere imitativo. I bassi scandiscono il tempo con un pedale di sol e poi di re [14.02][00’35] [b. 6] Progressione modulante verso la relativa maggiore (si bemolle) e conferma della tonalità raggiunta dopo un breve pedale di dominante (fa) [14.03][00’53] [b. 13] Progressione non modulante verso un altro pedale di fa e riconferma della tonalità di si bemolle dopo un Hammerstroke [01’15]. [14.04][01’24] [b. 21] Ponte [14.05][01’37] [b. 25] Ripresa: due misure uguali all’inizio [14.06][01’47] [b. 27] Progressione discendente su un cromatismo dei bassi volta a confermare la tonalità d’impianto prima della coda [14.07][02’05] [b. 32] Coda su un tema remissivo e discendente, basato su sincopi, che viene ripetuto una seconda volta in eco bq Presto (1’43) [15.01][00’00] [b. 1] Episodio dal carattere vivace, con incroci dei violini, basato su giocose interruzioni del discorso con accordi secchi contrappuntate da isolate note acute in levare [15.02][00’14] [b. 9] Episodio all’unisono ripetuto tre volte (secondo la figura retorica delle tre ripetizioni di cui due a vuoto e una risolutiva) che sposta il centro tonale su fa maggiore [15.03][00’22] [b. 1] Ritornello 19 Track e index Track e index [15.04][00’43] [b. 12] La sezione B si apre con una breve frase in fa maggiore dal carattere giocoso che viene ripetuta in eco [15.05][00’51] [b. 16] Progressione di due elementi e spostamento del centro tonale sulla tonalità d’impianto [15.06][01’01] [b. 21] Coda. Anche qui, come in altri casi, Brioschi si diverte a interrompere bruscamente il discorso poco prima della cadenza finale con due accordi secchi tonica-dominante seguiti da pausa [01’04]; è questa una caratteristica ricorrente dello stile dell’autore milanese. Altro elemento ricorrente è l’attimo di ambiguità tonale creato prima della cadenza alzando il quarto grado (che quindi, per un attimo diventa sensibile della tonalità sul V grado, in questo caso fa maggiore) [01’03]. Quest’ultimo stilema potrebbe essere un eredità napoletana e, più in particolare, pergolesiana [15.07] [01’08] [b. 12’] Ritornello SINFONIA IN FA MAGGIORE br Allegro (2’33) [16.01][00’00] [b. 1] Tema costituito dall’incrocio delle linee del primo e del secondo violino. Caratteristica la ripetizione dalla battuta iniziale che, presa isolatamente, potrebbe suonare come una cadenza finale. L’idea di usare una formula cadenzale finale come apertura è indice del carattere giocoso e sperimentale dello stile di Brioschi [16.02][00’11] [b. 6] Ponte modulante a do maggiore (V grado) e pedale di sol (dominante di do) [00’15] [16.03][00’19] [b. 10] Conferma della tonalità di do maggiore e cadenza (notare anche qui la presenza del IV grado alzato in fase di cadenza) [16.04][00’26] [b. 1] Ritornello [16.05][00’51] [b. 14] Breve apertura in do maggiore su un disegno per terze dei violini, ripetuto due volte [16.06][00’57] [b. 17] Comincia una serie di progressioni che dapprima conducono a la minore (pedale di mi [01’05] per poi ricondurre al fa maggiore della ripresa [16.07][01’16] [b. 27] Ripresa [16.08][01’27] [b. 32] Pedale di dominante e coda finale su frammento tematico dell’apertura [16.09][01’39] [b. 14] Ritornello 20 21 Track e index Track e index bs Andante (1’49) [17.01][00’00] [b. 1] Questo movimento in re minore (relativa minore della tonalità della sinfonia) è basato sullo schema retorico della ripetizione. Già in questa esposizione possiamo notare uno schema di ripetizioni simmetrico in 11 misure, con al centro tre battute di progressione, così riassumibile: a+a [00’00], b+b [00’07], C (tre elementi di progressione) [00’12], c+c [00’20], d+d [00’25] [17.02][00’31] [b. 12] Episodio a carattere imitativo tra i violini seguito da elementi ripetitivi [00’42] tendenti a confermare la tonalità raggiunta di fa maggiore. [17.03][00’55] [b. 21] Ripresa con uno schema simile all’inizio; gli elementi di progressione modulante sono però sostituiti da una progressione che, passando da sol minore, riconduce alla dominante (la) della tonalità d’impianto (re minore). [17.04][01’25] [b. 32] Coda giocata sull’elemento delle sincopi (caratteristico anche del tema iniziale) e cadenza finale in un contesto più intimo e privato del sostegno dei bassi. La funzione di questo frammento è qui di condurre sul pedale di dominante e sul ponte verso la ripresa [18.08][01’31] [b. 67] Ripresa e pedale di do prolungato rispetto all’inizio [18.09][01’48] [b. 85] Coda [18.10][01’53] [b. 33] Ritornello SINFONIA IN MI BEMOLLE MAGGIORE bt Presto (2’57) [18.01][00’00] [b. 1] Ancora un movimento che esordisce con tre accordi strappati iniziali (qui assegnate al secondo violino). Come sempre la linea melodica è creata dall’incrocio delle linee di primi e secondi violini. Pochi autori sono, come Brioschi, così fedeli a questo tipico stilema dello strumentiamo milanese del primo Settecento [18.02][00’07] [b. 9] Pedale di do (dominante) e cadenza che conferma la tonalità di do maggiore [18.03][00’17] [b. 20] Episodio in do maggiore e cadenza [18.04][00’30] [b. 1] Ritornello [18.05][00’59] [b. 33] La sezione b esordisce con un frammento tematico che, piuttosto atipicamente, verrà ripetuto poco prima della ripresa [18.06][01’07] [b. 41] Progressioni che da sol minore riportano alla dominante di fa [18.07][01’18] [b. 53] Ripetizione del frammento tematico di esordio della sezione B, bu Allegro (5’16) [19.01][00’00] [b. 1] Come nel caso della Sinfonia in si bemolle, anche questa sinfonia esordisce con un movimento scritto in valori “grandi”. A differenza della precedente, qui troviamo l’indicazione di tempo tagliato, che ne rende ovvia la lettura in tempo doppio. Il carattere sereno e l’incedere per valori di minima fanno di questo primo movimento un’opera molto simile all’Allegro bo della Sinfonia in si bemolle. Da notare l’ampio sviluppo formale e cronologico di questo primo movimento che ne fa, probabilmente un’opera “matura” [19.02][00’14] [b. 18] Uno slancio melodico del I violino prepara il pedale sul IV grado. Da notare l’elemento nuovo delle due terzine di quarti [00’22] che, pur passando qui completamente inosservato, diverrà tematico nella coda finale di questo movimento [19.03][00’27] [b. 35] Pedale di dominante su cui si ripete due volte una frase in eco [19.04][00’33] [b. 43] Frammento tematico “marziale” su linea trombettistica del primo violino [19.05][00’40] [b. 51] Un ponte basato su ritardi di seconda dei violini ci porta verso il pedale di fa, che viene già percepito come dominante di si bemolle. Va notata la totale assenza di progressioni in tutta questa sezione A, altro elemento che depone a favore di una datazione tarda dell’opera 22 23 Track e index Track e index [19.06][01’00] [b. 77] La coda comincia anch’essa con uno frammento trombettistico prima di cadenzare a si bemolle [19.07][01’13] [b. 1] Ritornello [19.08][02’26] [b. 93] Sezione B [19.09][00’00] [b. 107] Riproposizione del ritmo trombettistico combinato con l’elemento in [19.03] [19.10][02’45] [b. 117] Unico spunto di progressione di tutto questo lungo primo movimento, in soli due elementi, volto a riportare il “centro gravitazionale” su mi bemolle. Seguono due frasi reiterate che restituiscono al centro di si bemolle il suo carattere di dominante prima di dare il via a un lungo pedale [19.11][03’03] [b. 139] Pedale insolitamente lungo e statico volto a creare tensione e attesa prima della ripresa [19.12][03’17] [b. 157] Ripresa con interruzione tipo Hammerstroke [19.13][03’34] [b. 179] Coda basata sull’elemento di terzine che a [00’22] compariva solo con funzione di abbellimento, mentre qui diviene tematico [19.14][03’49] [b. 93] Ritornello cl Largo (1’50) [20.01][00’00] [b. 1] Tema con due entrate ad imitazione e tipica cadenza sospesa finale seguita dal silenzio. L’estrema brevità di questo secondo movimento e di quello che segue, soprattutto se messi a confronto con l’estensione del primo, è un ulteriore elemento che ci farebbe datare quest’opera agli ultimi anni di attività del Milanese [20.02][00’18] [b. 6] Sezione insolitamente ricca di cromatismi. Altra caratteristica che potrebbe appartenere alla maturità di Brioschi [20.03][00’42] [b. 13] Pedale su sol (dominante) dal carattere sospeso ed estatico [20.04][01’03] [b. 19] Dopo due battute di transizione si riprende il pedale di sol, ma questa volta, grazie anche agli accordi del primo violino, il carattere è più drammatico e lapidario 24 [20.05][01’22] [b. 25] Falsa ripresa che, in realtà, conduce subito alla cadenza finale cm Vivace (2’05) [21.01][00’00] [b. 1] Ancora un bell’esempio di scrittura incrociata dei violini (vedi esempio). L’indicazione Vivace indica un tempo non troppo frenetico che in questi anni, nella scala dei metronomi, si colloca al di sotto di Allegro e, soprattutto, esprime un carattere gioviale e vitale, ma non frenetico [21.02][00’12] [b. 13] Sezione con violini a terze. Ripetizione di un modulo e cadenza verso la dominante di si bemolle [21.03][00’19] [b. 20] Cadenza consuetamente giocata sull’ambiguità generata dall’alterazione del IV grado [21.04][00’25] [b. 1] Ritornello [21.05][00’50] [b. 27] La sezione B apre su un elemento ripetuto discendendo di un tono [21.06][00’58] [b. 35] Bellissima anabasi che sfocia sul pedale di si bemolle (dominante) [21.07][01’11] [b. 49] Cadenza giocata, come in [21.03] sull’alterazione del quarto grado [21.08][01’23] [b. 27] Ritornello 25 Interpreti Interpreti Atalanta Fugiens Ensemble in residence presso la rassegna “Musica Antica a Villa Reale” di Monza e membro del Circuito Lombardo di Musica Antica, l’orchestra nasce dall’incontro di un gruppo di musicisti accomunati dallo stesso entusiasmo per l’esecuzione su strumenti originali del repertorio, classico e romantico, alla luce dello studio filologico delle partiture, della trattatistica musicale e della storia dell’epoca. Ha collaborato con Musica e Poesia a San Maurizio, MiTo, Dias da Musica di Lisbona, Festival di Brema, Festival di Lucerna, Osterfestival Tirol, Grandezze e Meraviglie di Modena, Festival Esta di Cremona, Muiscantiqua di Martinengo, Musica a Villa Palestro di Milano, Settimane Musicali di Stresa e I Concerti delle Camelie di Locarno. Ha suonato recentemente nella Basilica di San Simpliciano di Milano, nella Sinagoga degli Argenti di Casale Monferrato, nel Duomo di Alessandria. Registra per l’etichetta discografica Sony, con cui sta realizzando la collana discografica “Archivio della Sinfonia Milanese”. Il suo repertorio spazia dalla prima metà del Settecento a tutto l’Ottocento e comprende inediti, nuove scoperte e trascrizioni d’autore, senza tralasciare lavori di autori meno noti, ma di grande valore musicale (Hummel, Ries, Farrenc, Onslow, Brioschi). Si esibisce anche nella veste di ensemble cameristico a parti reali. Vanni Moretto È direttore editoriale della collana “Archivio della Sinfonia Milanese”, pubblicata da Casa Ricordi e direttore artistico e musicale della omonima serie discografica pubblicata da Sony. Lo accompagna nella realizzazione del progetto l’Orchestra Classica Atalanta Fugiens, da lui fondata nel 2004. Ha diretto le orchestre: Angelicum, Pomeriggi Musicali, Musica Rara, Solisti Aquilani, Giardino Armonico, Cappella Teatina, Orchestra Litta, Musici di Santa Pelagia e Milano Classica con cui ha realizzato tre incisioni discografiche (per Dynamic e per la rivista Le Stelle). 26 27 Interpreti Come violonista ha tenuto concerti nelle più importanti sale di tutti i continenti (tra cui Carnegie Hall NY, Suntori Hall Tokyo, Opera House di Sydney, Philharmonie Berlin, Scala di Milano, Opéra di Parigi, Colòn di Buenos Aires, Santa Cecilia di Roma, ecc...) e registrato per Teldec e Decca. Le sue composizioni, edite da Ricordi, Sonzogno e Bèrben, si sono qualificate in concorsi nazionali e internazionali quali V. Bucchi, “Petrassi”, “Rocco Rodio”, “Fiumara d’Arte” e sono state eseguite da: Orchestra della Rai di Milano, Orchestra Sinfonica della Fenice di Venezia, Orchestra dell’Accademia Chigiana, Ensemble Sonar Parlante, Orchestra Musica Rara e Orchestra Milano Classica. Ha vinto per due volte consecutive il 1° premio al Concorso di Composizione “Il bambino e il suo strumento” di Grugliasco (edizioni 1994 e 1995) e il secondo premio al Concorso di Composizione per l’Infanzia di Sàrmede (1994) e al concorso “J. Brahms” (1994). www.vannimoretto.com Amadeus n. 277 Periodico registrato al Tribunale di Milano 186/19-03-1990 e 2012 s.r.l. Co-produzione con Associazione Musicale F. Venezze, Rovigo - Brilliant Classics Direttore responsabile Gaetano Santangelo Redazione Andrea Milanesi Grafica Dario Codognato • Impaginazione Riccardo Santangelo Registrazione 30 ottobre - 4 novembre 2009, Chiesa di S. Vincenzo in Galliano, Eupilio (Co) Direzione artistica Vanni Moretto Tecnico del suono Roberto Chinellato In collaborazione con CRA (Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria), BPM (Banca Popolare di Milano), UNIMI (Università degli Studi di Milano) In copertina e all'interno Vanni Moretto (foto di Pino Ninfa) N.B.: La sezione “Track & Index”, arricchita dagli incipit tematici dei principali episodi, è disponibile unicamente presso il sito internet di Amadeus (www.amadeusonline.net), scaricabile all’indirizzo www.amadeusonline.net/books/BrioschiTrack277.pdf 28 29