Governance delle reti in sei Paesi del Mediterraneo

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Governance delle reti in sei Paesi del Mediterraneo
Governance delle reti
in sei Paesi del Mediterraneo
Libano
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Governance delle reti in sei Paesi del Mediterraneo
LIBANO
Governance delle reti in sei Paesi del Mediterraneo*
INDICE
Libano...................................................................................................................... 5
1 Quadro introduttivo ....................................................................................... 5
2 Telecomunicazioni ....................................................................................... 14
3 Energia .......................................................................................................... 18
4 Trasporti ......................................................................................................... 21
* A cura di ISPI – Istituto per gli Studi di Politica Internazionale
1 QUADRO INTRODUTTIVO
Situazione politica
A più di un anno dall’omicidio dell’ex primo ministro Rafiq al-Hariri1, che
provocò un terremoto politico in Libano, il quadro politico del paese si presenta
ancora instabile. La fase di transizione, che si è aperta dopo il ritiro delle truppe
siriane dal Libano e lo svolgimento delle elezioni nella metà del 2005, è lontana
dall’essersi conclusa.
Il ritiro delle truppe siriane nell’aprile del 2005 si è lasciato dietro uno stato
debole, sulla carta retto da un governo centrale, ma in realtà formato su basi di
potere religiose ed etniche soggette alle diverse influenze esterne, siano esse
regionali o internazionali.
Inoltre, il risultato del primo voto libero del Libano è stato piuttosto
frammentato. Dei 128 seggi del parlamento libanese 72 sono andati al blocco
guidato dal figlio di Hariri, la cosiddetta “March 14 Coalition”, formato dal
Future Movement di Saad Hariri, dal Progressive Socialist Party guidato dal
leader druso Walid Jumblatt, e dal partito cristiano Forze Libanesi guidato
Samir Geagea. Il blocco formato da Hizbullah e Amal ha invece ottenuto 35
seggi. Infine, all’alleanza guidata dal leader maronita Michel Aoun sono andati
21 seggi.
Nominato primo ministro il 30 giugno del 2005, Fouad Sinora (ex ministro delle
finanze e uomo vicino a Hariri) ha avuto il difficile compito di formare un
governo che fosse gradito sia dal parlamento che dal presidente, con una
divisione dei ministeri tra le varie comunità religiose, inclusi gli sciiti cui ne
sono andati cinque. Tuttavia, le rivalità e le divisioni etnico/confessionali
hanno contribuito a creare un esecutivo instabile e incapace di portare avanti le
riforme di cui il paese avrebbe bisogno. In particolare, vi è una forte
opposizione nei confronti degli sciiti da parte del fronte antisiriano composto
da cristiani, sunniti e drusi.
Recentemente un tentativo di superare l’impasse è stato fatto dai leader dei
principali gruppi religiosi con la convocazione di una conferenza sul dialogo
nazionale che, tuttavia, non ha prodotto alcun risultato.
Una delle questioni più problematiche è quella della presidenza di Emile
Lahoud che, dopo il ritiro dei siriani che lo sostenevano, appare anacronistica
nonché avversata dalle forze politiche antisiriane. Nonostante sia quasi isolato,
il presidente ha respinto ogni richiesta di dimissioni.
1
Rafik Hariri era stato primo ministro tra il 1992 e il 1998 e poi tra il 2000 e il 2004, quando diede le
dimissioni dopo che il parlamento libanese, dietro pressioni siriane, decise di estendere il mandato del
presidente Emile Lahoud fino al 2007.
5
Oltre alle difficoltà interne, l’incertezza dello scenario mediorientale – le
pressioni internazionali sulla Siria, la difficile situazione in Iraq, la questione del
nucleare iraniano e lo stallo dei negoziati israelo-palestinesi – influisce
negativamente sulla stabilità interna del Libano.
Situazione economica
L’economia libanese si basa essenzialmente sul settore dei servizi che nel 2002 è
arrivato a coprire il 70% del PIL e la capitale libanese è uno dei più importanti
centri bancari della regione. Il settore industriale è di piccole dimensioni ed è
trainato dall’industria del cemento, mentre l’agricoltura è pari al 13% del PIL.
Gli eventi politici del 2005 non hanno mancato di avere effetti negativi
sull’economia del paese, provocando tra l’altro una riduzione degli
investimenti e dell’esportazione di servizi, che negli ultimi anni avevano
rappresentato il settore chiave dell’espansione. La crescita economica, prevista
del 4% per il 2005, è stata pari a zero. Secondo l’Economist Intelligence Unit la
ripresa inizierà a partire dal biennio 2006-2007.
La fonte principale della vulnerabilità dell’economia libanese è rappresentata
dai cronici squilibri dei conti pubblici. Alla metà del 2005 il debito pubblico era
pari al 200% del PIL. Le amministrazioni che si sono susseguite nel paese non
sono state in grado di riequilibrare i conti pubblici con misure impopolari ma
necessarie quali l’aumento della pressione fiscale e la riduzione della spesa
pubblica o attraverso un piano di privatizzazione.
Alla attuazione di un programma di riforme per risanare i conti pubblici e
rilanciare l’economia del paese è tra l’altro legata la convocazione della
conferenza dei donatori internazionali. Inizialmente prevista per la fine del
2005, la conferenza è stata rinviata dagli stessi donatori fino a quando non ci
sarà nel paese una amministrazione in grado di portare avanti il processo di
riforme.
Il mercato interno è di piccole dimensioni con preferenza per le merci
importate. I settori più significativi delle esportazioni riguardano il cemento,
alimenti e bevande, e i gioielli. Quest’ultimo settore, dominato dalla piccola
comunità armena del Libano, è cresciuto notevolmente negli ultimi due anni.
Il valore complessivo dell’interscambio per il 2005 è stato di 11,2 miliardi di
dollari, di cui 9,3 hanno riguardato le importazioni e 1,9 le esportazioni. La
bilancia commerciale libanese presenta un saldo negativo di 7,5 miliardi di
euro.
Mentre l’Italia è al 23° posto nella graduatoria dei paesi acquirenti (a causa della
limitata offerta libanese), il Libano assorbe circa l’11% delle esportazioni italiane
verso i 12 paesi arabi del Medio oriente ed è il terzo acquirente dell’area di
prodotti italiani dopo gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita. Le esportazioni
italiane verso il Libano sono costituite da prodotti della raffinazione del
6
petrolio, tessile e abbigliamento, prodotti metallici, chimici, plastica e gomma,
alimentari, impianti e macchinari.
Tabella 1
Fonte: Economist Intelligence Unit, aprile 2006
Tabella 2
Fonte: Economist Intelligence Unit, maggio 2006
7
Grafico 1
Grafico 2
8
Grafico 3
Fonte: IMF Country Report No. 06/200, June 2006
Le relazioni con l’Unione europea
Le relazioni tra il Libano e la Comunità/Unione europea risalgono alla firma di
un accordo di cooperazione nel 1977, entrato in vigore nel novembre del 1998.
In qualità di membro del Partenariato euro-mediterraneo, il Libano ha firmato
nel 2002 l’Accordo di Associazione con la UE, ratificato dal Parlamento europeo
a gennaio 2003 ed entrato in vigore il 1° aprile 2006, sostituendo l’Accordo
interinale del 2003. L’entrata in vigore dell’Accordo di Associazione
rappresenta la prima tappa per la partecipazione del Libano alla Politica
europea di Vicinato e per la definizione del Piano d’azione i cui negoziati sono
iniziati lo scorso 6 aprile a Bruxelles.
Nell’ambito del programma MEDA I (1995-1999) il Libano ha speso solo 1.2
milioni dei 182 milioni di euro impegnati, con un rapporto tra impegni e
pagamenti pari allo 0,66%. Nel periodo 2000-2004 (MEDA II) questa percentuale
è notevolmente cresciuta: 109%, con un totale degli impegni pari a 74 milioni di
euro e di pagamenti per 81 milioni di euro, in parte attinenti agli stanziamenti
di MEDA I.
I progetti e i programmi di MEDA I hanno riguardato principalmente la
transizione economica e le riforme, il ripristino delle istituzioni pubbliche, la
modernizzazione industriale e lo sviluppo sociale. MEDA II si è invece
focalizzato su quattro priorità: 1) sostegno al processo di riforme e all’effettiva
implementazione dell’Accordo di Associazione; 2) sostegno allo sviluppo
sostenibile e alla riduzione della povertà; 3) sviluppo delle risorse umane; 4)
miglioramento della situazione dei diritti umani.
Il Programma Indicativo Nazionale per il 2005-2006 ha allocato una somma di
50 milioni di euro per: 1) sostegno alle iniziative nell’ambito della Politica
europea di Vicinato e attuazione dell’Accordo di Associazione; 2) sviluppo
dell’economia della conoscenza (formazione professionale, programma
9
Tempus, cooperazione scientifica); 3) rafforzamento della competitività del
settore privato; 4) politiche idriche e ambientali.
Accanto agli aiuti MEDA, il Libano ha ricevuto dalla Banca europea per gli
investimenti prestiti per un ammontare pari a circa 500 milioni di euro dal 1978
a oggi. I principali settori in cui questi sono stati utilizzati sono le infrastrutture
produttive, il settore privato e l’ambiente.
Tabella 3 – Impegni per paese in milioni di euro
Grafico 1
Fonte: ECORYS-NEI Macro & Sector Policies, Evaluation à mi-parcours du
programme MEDA II, Rapport final, juillet 2005
10
Grafico 2
Fonte: ECORYS-NEI Macro & Sector Policies, Evaluation à mi-parcours du
programme MEDA II, Rapport final, juillet 2005
11
Tabella 4 – Libano: suddivisione dei fondi MEDA per programma
Fonte: ECORYS-NEI Macro & Sector Policies, Evaluation à mi-parcours du programme MEDA II, Rapport final, juillet 2005
12
Nell’ambito di MEDA regionale, il Libano partecipa ai seguenti progetti in
materia di, energia:
-
Mediterranean Electricity Ring
-
Applicazione dell’energia solare termica nel Mediterraneo
-
Forum euro-mediterraneo dell’energia
È coinvolto in Euro-Med Transports, mentre in materia di società
dell’informazione partecipa ai seguenti progetti finanziati da EUMEDIS:
-
MEDINA, Mediterranean by Internet Access for
Development of Cultural Tourism in the Mediterranean;
Sustainable
-
STRABON, Système d’information multilingue pour le Patrimoine
culturel euro-méditerranéen;
-
SMITE, miglioramento della competitività delle PMI sulla pianificazione
ambientale con l’Associazione delle industriali libanesi;
-
Med Net’U, Mediterranean Network for Unified Distance Learning;
-
Eumedconnect.
Il Libano partecipa inoltre allo scambio di informazioni su GALILEO e EGNOS
con la prospettiva di far parte del progetto di cooperazione regionale.
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2 TELECOMUNICAZIONI
La guerra civile ha distrutto circa la metà della rete telefonica libanese,
riducendo gli abbonati da 450.000 a 300.000 nel 1992. Pertanto non sorprende
che una delle priorità della ricostruzione post-bellica sia stato il ripristino della
rete telefonica, cui furono destinati 750 milioni di dollari con appalti ad Alcatel
e alla Siemens. Nel 1999 la rete aveva una capacità di un milione e
settecentomila linee che ha consentito il progressivo aumento degli abbonati,
toccando i 750.000 nel 2001. Successivamente il Ministero delle poste e
telecomunicazioni (MPT) ha provveduto a regolamentare il mercato della
telefonia fissa. Gli investimenti statali hanno riguardato anche i collegamenti
internazionali: nel 1995 è stato posto un cavo sottomarino a fibra ottica con una
capacità di 7.500 linee verso Cipro, seguito nel 1997 da un cavo sottomarino con
capacità di 9.000 linee che collega il porto siriano di Tartus con Beirut e
Alessandria d’Egitto.
Il settore delle telecomunicazioni è controllato dal MPT, che possiede la
maggior parte delle infrastrutture del paese, inclusa la rete di telefonia fissa, i
cavi sottomarini e le installazioni delle due reti di telefonia mobile. Esso è
inoltre responsabile della pianificazione, delle politiche, delle gare d’appalto e
degli investimenti nelle nuove infrastrutture, sebbene poi siano delle società a
gestire la maggior parte delle operazioni nel settore della telefonia fissa e
mobile nonché i servizi di trasferimento dei dati.
Anche la rete fisica GSM è gestita da società private così come i servizi di
trasferimento dei dati. La Sodatel, una joint venture creata nel 1993 dal governo
libanese (50%), da France Telecom (40%) e da Telecom Italia (10%), ha avuto il
monopolio del settore dei servizi di trasferimento dei dati fino alla fine degli
anni Novanta quando furono rilasciate cinque nuove licenze ad altrettante
società private. Tutti gli operatori lamentano i costi eccessivi e la scarsa
efficienza delle linee concesse in affitto dal governo.
Il mercato delle telecomunicazioni in Libano
Il processo di liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni del Libano è
ancora largamente incompleto.
La telefonia fissa è gestita da un unico operatore, Ogero, interamente di
proprietà dello stato libanese, mentre nel mercato della telefonia mobile sono
presenti due operatori: Alfa, una joint venture composta dalla tedesca Deutsche
Telecom e dalla saudita Fal Holding, e MTC Touch controllata dalla kuwaitiana
Mobile Telecommunications Company.
Il tasso di penetrazione dei servizi di telefonia è relativamente alto con circa 45
utenti dei servizi di telefonia su cento abitanti (secondo i dati forniti
dall’International Telecommunication Union per il 2004).
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Il mercato della telefonia fissa vedrà l’avvio del processo di liberalizzazione con
la creazione di una società per azioni denominata Liban Telecom che in una
prima fase rimarrà sotto il controllo esclusivo del governo, ma che in seguito
sarà progressivamente privatizzata, attraverso la cessione di almeno il 40%
delle proprie quote entro due anni dalla sua istituzione.
Il mercato della telefonia mobile ha visto una parziale liberalizzazione nel 1994
con l’ingresso sul mercato di due gestori privati che operavano sulla base di
uno schema BOT (Build-Operate-Transfer). Il primo era la France Telecom
Mobiles Liban (FTML), una joint venture tra France Telecom (67%) e Najib
Miqati (poi Ministro dei Lavori Pubblici e dei Trasporti) che deteneva il restante
33%. La FTML ha iniziato a operare con il nome di Cellis. Il secondo gestore era
Libancell posseduto dalla finlandese Sonera (14%) e da un consorzio di uomini
d’affari libanesi tra cui Nizar Dalloul, genero di Rafik Hariri. Entrambi gli
operatori lanciarono i loro servizi GSM nel 1995.
Nel 2000 il governo libanese accusò i due operatori di violazioni dei loro
contratti di BOT e chiese il pagamento di sanzioni retroattive pari a 300 milioni
di dollari. Cellis e Libancell proposero che i contratti fossero trasformati in
licenze ventennali e offrirono 1.35 miliardi di dollari per la concessione. Nel
2003, dopo lunghe trattative, fallì il tentativo di trasformare tali contratti in
licenze a lunga scadenza poiché le offerte presentate non rispondevano alle
aspettative del governo. Si è così giunti, nell’aprile del 2004, alla concessione ad
operatori stranieri di due contratti di gestione delle frequenze per la telefonia
mobile, di durata quadriennale. Si tratta della compagnia kuwaitiana MTC, che
opera in Libano con il brand MTC Touch, e Fal-Dete Telecommunications
(FDT), una joint venture tra la saudita Fal Holding (40%) e la tedesca Detecon
Intl, che opera con il brand Alfa.
Le due nuove compagnie hanno usufruito delle 420.000 linee già esistenti
aumentandole a circa un milione. Il 75% del mercato è assorbito dalle schede
prepagate.
I processi di privatizzazione e liberalizzazione del settore delle
telecomunicazioni sono al vertice dell’agenda economica libanese. Tuttavia, si
prevede che la pubblicazione dei bandi per l’assegnazione di nuove licenze
avverrà non prima di diciotto/ventiquattro mesi.
Il Libano ha uno dei più sviluppati mercati di servizi Internet del mondo arabo.
Il tasso di penetrazione si attesta attorno a 170 utenti per 1000 abitanti, contro i
92 dell’Egitto e i 36 della confinante Siria.
Il mercato dei providers di servizi Internet ha visto un calo del numero di
soggetti operanti ed una espansione dei più grandi (come Cybreia).
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La Telecommunication Regulatory Authority (TRA)
Il mercato delle telecomunicazioni libanese è disciplinato dalla Legge 431 del
luglio 2002 (http://www.mpt.gov.lb/TelecommunicationsLaw.pdf; testo
inglese).
Tale legge prevede, tra le altre cose, l’istituzione di una Authority indipendente
per il controllo e la regolamentazione delle telecomunicazioni, dotata di
personalità giuridica e denominata Telecommunication Regulatory Authority
(TRA).
La creazione della TRA, che costituirebbe un assai significativo passo in avanti
sulla strada della liberalizzazione del settore, è prevista per i prossimi mesi. Il
mandato della TRA sarà quello di regolare il settore delle telecomunicazioni in
maniera tale da creare i presupposti per la definizione di un contesto
competitivo in grado di offrire una vasta gamma di servizi di elevata qualità a
prezzi competitivi.
Secondo quanto stabilito in via preliminare la TRA avrà i seguenti compiti:
•
promuovere la concorrenza nel settore delle telecomunicazioni;
•
organizzare il processo di assegnazione delle licenze;
•
valutare il rispetto delle condizioni previste dagli accordi di concessione
delle licenze e dalla legislazione vigente da parte degli operatori che ne
beneficeranno;
•
sospendere e revocare le licenze di quegli operatori che dovessero
contravvenire alla normativa in materia di telecomunicazioni;
•
segnalare le condotte anti-concorrenziali e assicurare la trasparenza del
mercato;
•
gestire e monitorare lo spettro delle frequenze radiofoniche;
•
regolare questioni di natura tecnica, quali l’interconnessione,
numerazione, la definizione degli standard e della qualità dei servizi;
•
dirimere le controversie tra operatori e tra operatori e utenti, tenendo fede al
principio della tutela degli interessi e dei diritti dei consumatori;
•
proporre politiche che consentano di migliorare le condizioni di concorrenza
del mercato delle telecomunicazioni e di contenere le tariffe;
•
preparare periodiche analisi e statistiche concernenti il mercato delle
telecomunicazioni.
la
La TRA viene dotata di poteri sanzionatori quali:
•
la modifica delle condizioni di concessione di una licenza al fine di eliminare
eventuali infrazioni della legislazione vigente;
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•
la sospensione della licenza a tempo determinato, la revoca della stessa o la
privazione del diritto di ottenerne un’altra;
•
l’imposizione di sanzioni pecuniarie commisurate alla gravità e alla
reiterazione dell’infrazione.
La TRA sarà retta da un Consiglio di amministrazione composto da un
Presidente e da quattro consiglieri, nominati per decreto del Consiglio dei
ministri con mandato, non rinnovabile, di 5 anni. La carica di consigliere è
incompatibile con la detenzione di interessi diretti o indiretti nel settore delle
telecomunicazioni.
In seno al Consiglio di amministrazione le decisioni verranno prese a
maggioranza assoluta dei membri.
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3 ENERGIA
Il Libano è un paese importatore tanto di petrolio quanto di gas.
Sebbene alcune prospezioni offshore abbiano prodotto risultati positivi, allo stato
attuale il Libano importa l’intero ammontare di idrocarburi necessari a
soddisfare la domanda domestica. La maggior parte dei prodotti raffinati
vengono importati dall’Europa. Nel 2004 il Libano importava il 22,8% del suo
fabbisogno di petrolio dalla Russia e il 20,8% dai paesi del Golfo. La crescita del
prezzo del greggio negli ultimi anni non ha mancato di avere un impatto
negativo su una economia interamente dipendente dalle importazioni di risorse
energetiche come quella libanese. Secondo i dati ufficiali, nei primi nove mesi
del 2005 la spesa per le importazioni di petrolio è stata di 1,6 miliardi di dollari.
Il consumo interno di petrolio si attesta intorno ai 108.000 barili al giorno.
Ancora all’inizio degli anni Ottanta Beirut importava greggio dall’Iraq e
dall’Arabia Saudita e lo raffinava presso gli impianti di Zahrani, nel sud del
paese, e Tripoli, nel nord. Tuttavia, per effetto dell’instabilità interna e
regionale, le due raffinerie hanno cessato le proprie attività.
Fino al 1988 il governo libanese deteneva il monopolio delle attività legate alle
importazioni delle risorse energetiche e del mercato del petrolio, mentre oggi
delle compagnie private – Kogeco, Falcon, Pan Arab Inter-Trade, Gulf
Intertrade, United, Norco e Gas al-Shark – beneficiano di una licenza che
consente loro di importare e distribuire prodotti raffinati. La Direzione del
petrolio istituita presso il ministero delle Risorse energetiche e idriche stabilisce
i prezzi dei prodotti petroliferi in linea con l’andamento dei prezzi
internazionali.
Nell’agosto del 2005 il Libano ha firmato con il Kuwait un contratto per
l’importazione di 600.000 tonnellate di olio combustibile all’anno. Nel
novembre dello stesso anno un contratto è stato invece firmato con la
Sonatrach, la compagnia statale algerina del petrolio, per l’importazione di 1.1
milioni di tonnellate di olio combustibile e di 1 milione di tonnellate di gasolio
per tre anni a partire dal 2006.
Il gas naturale è al centro di un processo finalizzato alla riconversione delle
centrali elettriche alimentate a petrolio. Nel quadro di tale progetto è stata
costruita una pipeline di 26 miglia, denominata Gasyle 1, che collega la centrale
siriana di Baniyas con quella di Deir al-Ammar-Beddawi, nel nord del Libano.
Attraverso la pipeline, ultimata nel marzo del 2005, transita un flusso di gas pari
a oltre 1,5 milioni di metri cubi al giorno, destinato a raddoppiare nei prossimi
anni. L’importazione del gas naturale è affidata ad un unico licenziatario
privato.
Nel gennaio del 2006 la Qatar Petroleum ha finanziato uno studio di fattibilità,
che dovrebbe essere pronto entro l’anno, per vagliare la possibilità di riattivare
la raffineria di Tripoli, secondo anche quanto previsto dalla legge n. 549 del
2003 sulle raffinerie e il gas naturale. La legge prevede inoltre l’incremento della
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presenza del settore privato nell’industria energetica, una nuova struttura dei
prezzi e un diverso ruolo dello stato. Quest’ultimo comporterebbe una minore
partecipazione diretta nel settore e una maggiore funzione di regolamentazione,
con poteri di monitoraggio, innalzamento degli standard ambientali e
protezione dei consumatori e dell’industria dalle fluttuazioni nel mercato dei
prezzi.
Al di là di questa, non esistono leggi sulla concorrenza né una authority di
regolamentazione autonoma per il settore.
Il mercato dell’elettricità
A partire dal 1964 l’azienda pubblica Electricité du Liban (EDL), operante sotto
il controllo del ministero delle Risorse energetiche e idriche, detiene il
monopolio della produzione (controllo e gestione delle centrali elettriche), della
trasmissione (transito dalle centrali alle “sottostazioni”) e della distribuzione
(transito dalle “sottostazioni” intermedie ai singoli utenti) dell’energia elettrica
sul territorio libanese.
EDL genera oltre il 90% dell’energia utilizzata in Libano, con una produzione
vicina ai 2000 megawatts. Le centrali elettriche sono prevalentemente di natura
termica (con una produzione di energia pari al 97% del totale) mentre solo una
quota marginale è riservata alle centrali idroelettriche.
Il Libano dispone di sette centrali termiche: Zouk, Jieh, Baalbeck, Tyre, Zahrani,
Ureiche, Deir Ammar-Beddawi e Alhereesha, a fronte di una rete di
trasmissione che misura circa 620 miglia e di una struttura di smistamento che
consta di 58 “sottostazioni” principali.
Nel 2002 è stata approvata una legge (legge n. 462) che introduce una nuova
disciplina del mercato dell’elettricità in Libano, con la previsione della
liberalizzazione mediante la separazione tra soggetti deputati alla definizione
delle politiche, alla detenzione della proprietà delle infrastrutture, e alla
regolamentazione del settore. Tale legge tuttavia non ha ancora visto
un’effettiva applicazione ed EDL continua ad operare in adesione alla
normativa vigente dal 1964.
La legge n. 462 prevedrebbe comunque lo smembramento della singola
struttura monopolistica e verticale del settore in tre società per azioni a
controllo statale, denominate “compagnie privatizzate” (una per la produzione,
una per la trasmissione e una per la distribuzione). Entro due anni dalla loro
entrata in funzione una quota pari al massimo al 40% delle compagnie di
produzione e di distribuzione sarà ceduta a investitori privati mentre la
compagnia incaricata della trasmissione rimarrà interamente di proprietà dello
stato. In una fase successiva quote azionarie ancora detenute dal governo
libanese saranno collocate sul mercato.
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E’ inoltre prevista la creazione un’Authority indipendente, denominata
National Electricity Regulatory Body (NERB) per la regolamentazione e la
vigilanza sul settore dell’elettricità.
Più precisamente la NERB sarà investita del compito di:
•
garantire l’implementazione delle normative in materia di elettricità;
•
definire standard e tariffe;
•
dirimere le controversie tra operatori o tra operatori e utenti.
Tabella 5
IMPORTAZIONI DI OLIO COMBUSTIBILE
Tonnellate
Prezzo
(milioni)
(miliardi di dollari)
2000
4.47
1.14
2001
4.85
1
2002
4.82
1.02
2003
4.78
1.24
2004
4.82
1.58
2005*
4.06
1.59
* i dati riguardano i primi nove mesi del 2005
Fonte: Oxford Business Group, Emerging Lebanon 2006.
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4 TRASPORTI
Il settore dei trasporti e la rete stradale in Libano necessitano di profonde
riforme e ristrutturazioni. Sulla carta esistono dei piani per il miglioramento
della gestione del traffico, delle infrastrutture e del trasporto pubblico nonché
per la privatizzazione della gestione aeroportuale. Il Ministero dei Lavori
Pubblici e dei Trasporti è attualmente in fase di riorganizzazione interna. Essa
prevede la divisione delle Direzioni del trasporto terrestre e del trasporto
marittimo in due autorità separate e la creazione di una autonoma autorità
dell’aviazione civile come ente di regolamentazione al posto della Direzione
generale dell’aviazione civile.
Trasporto aereo
Attualmente, il trasporto aereo dipende dalla Direzione generale dell’aviazione
civile. Una legge del dicembre 2002 ha separato l’autorità di regolamentazione
dalle attività. Un’altra legge del 2002 invece prevede la creazione di una Società
di proprietà statale per l’aeroporto di Beirut che sia responsabile delle attività
aeroportuali e dei servizi di gestione del traffico aereo. Il Libano ha annunciato
di voler adottare una politica di “open skies” e ha negoziato un accordo
orizzontale per l’aviazione con la UE che modifica gli accordi bilaterali che il
paese aveva con i singoli stati membri dell’Unione.
L’aeroporto di Beirut, dedicato lo scorso anno alla memoria di Rafik Hariri, è
una delle success story della ricostruzione post-bellica tanto da essere
considerato uno dei più attrezzati della regione. Ha un traffico di circa 3 milioni
di passeggeri all’anno, sebbene la sua capacità reale sia di quattro volte
superiore a questa cifra. Circa un quarto del traffico riguarda i jet privati,
soprattutto dopo l’apertura nel giugno del 2005 di un terminale apposito
costato 33 milioni di dollari.
La compagnia di bandiera libanese è la Middle East Airlines (MEA). Tra i piani
del governo vi sarebbe anche la quotazione in borsa entro il 2006 di una
percentuale che varia dal 10% al 30%. Altre due compagnie libanesi operano
nell’aeroporto di Beirut: la Menajet che effettua voli charter e la TMA per i
cargo.
Trasporto marittimo
Il trasporto marittimo è il sistema più utilizzato in Libano per il commercio con
l’estero. La maggior parte delle merci (più del 70%) transita dal porto di Beirut.
A causa della inefficiente gestione da parte dell’Autorità ad esso preposta, nel
luglio del 2004 l’amministrazione del porto di Beirut è stato assegnata con un
contratto di 10 anni a un consorzio formato dalla compagnia statunitense
International Maritime Associates, dalla società britannica Mercy Docks e da un
partner locale IPMB. Gli altri porti del paese, Saida, Tripoli e Tyre, sono gestiti
da enti pubblici.
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In Libano non c’è un’autorità marittima e a causa dell’inefficiente controllo
statale sulle bandiere il paese è collocato nella categoria “a rischio molto
elevato” della lista nera del Memorandum of Understanding di Parigi.
Trasporto stradale
Per la mancanza di una rete ferroviaria interna, la rete stradale è il principale
sistema di trasporto del Libano. Tuttavia, la maggior parte della rete stradale
libanese si trova in pessime condizioni, con gravi carenze nel controllo del
traffico e nella sicurezza stradale.
In Libano manca una politica dei trasporti a livello statale e la legislazione
esistente presenta grandi lacune. Solo di recente è stata adottata una legge che
prevede l’obbligo dell’assicurazione per i veicoli.
Nel luglio del 2005 il FEMIP (Facility for Euro-Mediterranean Investment and
Partnership) ha concesso un prestito di 60 milioni di euro per la costruzione di
nuovi tratti stradali in Libano. Si tratta della costruzione di 11 km di autostrada
tra Taanayel e Masnada nella strada tra Beirut e Damasco e dei 6 km del
raccordo anulare nella parte occidentale di Tripoli.
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