1969.07.27 - comunità dell`Isolotto

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1969.07.27 - comunità dell`Isolotto
27.07.69 Messa in piazza non sul sagrato proprietà della Curia. Battesimo di una bimba. BA035 (dal
giro 692 della seconda parte della bobina ) e BA036 (inizio prima parte bobina).
(Interventi di Aldo De Santi, avv. Francesco Mori, don Antonio Ballero di Torino, altre voci non
identificate).
Aldo D.S.: Oggi è la seconda domenica che ci ritroviamo per celebrare la messa sulla piazza.
Abbiamo preso questa decisione tutti insieme e in piena libertà. I motivi li conoscete. Comunque
sono contenuti nel documento che abbiamo fatto domenica scorsa e che rimane a disposizione di chi
non l'avesse preso. La messa è il centro e il coronamento di tutta la liturgia e della vita della Chiesa.
La messa ci qualifica pienamente come Comunità cristiana e richiede l'amministrazione dei
sacramenti tutti ad essa orientati ed ordinati. Una Comunità cristiana che celebra la messa deve
poter ammettere a tale atto anche i suoi bambini. Per questo stamani prima della messa celebreremo
il battesimo di u ragazzo della Comunità.
[Si celebra il rito del Battesimo col vecchio rito per il battesimo. Il sacerdote inizia il rito: "Che cosa domandi alla Chiesa di Dio?". Rispondono i
padrini: "La fede" e quindi si prosegue nel rito con le varie preghiere, la recita del credo e del Padre nostro fino alla formula "Io ti battezzo nel nome
del Padre, del Figlio e dello Spirito santo", alla preghiera di augurio e alle parole di commiato: "Cristina vai in pace e il Signore sia con te". La bimba
battezzata è Cristina Olita figlia di Luigi Olita. Non si è ritenuto opportuno trascrivere per intero la registrazione del rito].
La mamma di Cristina: Prima di tutto volevo dire questo: che la mia bambina è stata
particolarmente fortunata perché si è potuta battezzare qui nella sua chiesa perché ormai si sa: la
piazza è diventata la nostra chiesa. Quindi ha avuto questa fortuna qui di essere stata battezzata in
mezzo a tutti voi. Poi vorrei dire questo: come hanno fatto già altri prima di me, vorrei affidare
questa bambina a tutta la Comunità perché le vengano insegnate le stesse cose che hanno insegnato
a me per quindici anni perché è da quindici anni che sono all'Isolotto ed ho imparato veramente
tante buone cose dai nostri sacerdoti. Non dico altro. [Applausi per la mamma di Cristina].
[Viene eseguito il canto "Questa è la strada che porta a te"]
Il conduttore: Questa è la strada
che porta a te
Questa è la strada
che porta a te.
Sulla mia strada Signore
Che porta a te.
Sulla mia strada Signore
Che porta a te.
Tutti in coro: Questa è la strada
id.
E mio fratello
Viene con me, ecc.
E mia sorella
Viene con me, ecc.
E batto le mani
A chi vien con me, ecc.
E tutto il mondo
Viene con me, ecc.
avv. Francesco M.: E' la nostra seconda messa in piazza e noi siamo tutti pieni di gioia e di
commozione. In questo clima è ovvio che poi disdice il sentimento di rancore a noi che siamo
profondamente cristiani. Appunto: nessun rancore anche se dobbiamo dare una spiegazione del
perché questa seconda messa non è stata detta sul sagrato come la prima. Ad impedire ciò è stata la
Curia, l'autorità ecclesiastica che ha fatto valere le ragioni del diritto, del diritto civile questa volta
dicendo che non solo la chiesa ma anche il sagrato è proprietà privata e che neppure i fedeli possono
usare del sagrato. Indubbiamente è una impostazione di notevole gravità e che ci addolora. Noi
speriamo però, oggi così pieni di gioia e di commozione, noi speriamo che la Curia si ravveda perché anche la Curia deve ravvedersi - si ravveda e non solo ci consenta l'uso del sagrato ma torni
ad aprire la chiesa così come è nostro diritto, non scritto in nessun codice, ma è nostro diritto
morale. Appunto: è nostro diritto morale, anche se non è scritto in nessun codice, né nei codici
civili, né nei codici canonici. A questo proposito merita anche aggiungere che l'autorità civile
preposta all'ordine pubblico, nella specie la Questura, dopo un primo momento in cui aveva creduto
suo dovere aderire alle precise richieste della Curia e impedirci l'uso del sagrato e vietarci la piazza
anche per la messa, ha ritenuto di cambiare il proprio avviso e ci ha consentito l'uso della piazza,
cioè ci è stato riconosciuto questo nostro preciso diritto perché noi siamo profondamente lieti e
ringraziamo anche se niente c'è da ringraziare perché, ripeto, è un nostro preciso diritto sancito
questa volta oltre che dalle leggi morali anche da norme della nostra Costituzione. Questo valga
appunto a spiegare, mi interessava fare questo discorso per spiegare il perché la seconda messa
anziché sul sagrato è stata detta qui in piazza. Spero che alla seconda se ne aggiungano molte altre:
tutte le domeniche.
D. Antonio Ballero, il sacerdote che ha battezzato e che celebrerà la messa: Prima di me ha parlato
una mamma, ha parlato un papà: una mamma che non è un prete, un papà che non è un prete.
Adesso voi sentite un prete che non è uno dei vostri preti nel senso che non è un prete di Firenze, un
prete di lontano, cinquecento chilometri da questo vostro Isolotto. Questa introduzione l'ho fatta per
dirvi che dovete scusarmi se vi parlo con approssimazione, con delle incertezze, incertezze che
credo il prete, con una missione così pesante, deve sempre sentire e che si sentono ancora di più
queste incertezze in questo momento. Ma riassumendo un pochino credo di poter dire che mi trovo
in un ambiente che mi pare l'ambiente giusto, quando una mamma può prendere la parola in questa
sede che è Chiesa in questo momento, quando un uomo non prete può prendere la parola e mi pare
che si stia creando una atmosfera che senz'altro è giusta, nonostante tutte le barriere, nonostante
tutte le difficoltà. Io penso, senza conoscere i particolari, ciò che avete fratto voi negli anni passati,
penso che si possa dire che con queste due messe incomincia un capitolo nuovo per voi e credo un
capitolo più impegnativo dei precedenti, perché deve essere misurato direttamente sulle pagine del
Vangelo e il Vangelo è un metro, è una misura tremenda, sconcertante. Credo sia questo il lavoro
che spetta a voi, che dovrete sapere svolgere ciascuno con le sue capacità, con le proprie capacità,
seriamente. E sono convinto che se questo lavoro ciascuno di voi, secondo le sue capacità e le
proprie dimensioni personali, lo farà seriamente, tutto il resto, tutte le difficoltà saranno presto o
tardi superate perché la misura del Vangelo è una misura comune. Quindi io mi auguro, come è
stato accennato un momentino fa, che assolutamente in questo istante non sia necessario dirvi che i
rancori non devono esistere perché altrimenti il Vangelo si allontanerebbe da voi. Mi auguro che
sappiate veramente pregare anche cantando e mi ha fatto tanto piacere notare in quella canzone che
è adatta diciamo così come spirito, come stile ai giovanissimi, mi ha fatto piacere vedere la
partecipazione delle mani rugose, delle mani di persone di cinquanta, sessanta anni, il che significa
che quel gesto in quelle persone non era soltanto una esteriorità come forse può essere in chi è
giovane e che partecipa così per impeto a questa armonia, a questa musica ma indica un qualcosa di
più profondo. Questo è il segno della vostra unione, il segno profondo della vostra Comunità.
Uniamoci quindi in questo momento, con queste nostre disposizioni d'animo e con questa
intenzione di continuare ciascuno il proprio lavoro di ricerca con spirito di umiltà e con spirito di
amore.
Voce maschile: Fra le tante lettere significative che anche in questa settimana sono giunte
all'Isolotto ne leggiamo due. La prima è di un sacerdote, di quelli che si sono impegnati a celebrare
la messa in mezzo a noi riconoscendo e testimoniando la nostra appartenenza alla Chiesa. E' una
lettera brevissima ma densa di significato. Essa esprime la partecipazione viva di tanti sacerdoti e di
tante comunità alla nostra esperienza. Ecco la lettera:
"Carissimi, ho ricevuto la vostra comunicazione. Aderisco senz'altro alla iniziativa e vi indico la
domenica in cui più facilmente posso rendermi disponibile: agosto dal 10, il 24 e il 31; settembre il
14 e il 28. Credo che occorra veramente muoversi in questo senso senza false paure da parte nostra
di comprometterci. Le sofferenze della vostra Comunità daranno presto frutti di speranza. Con
affetto don Giuseppe".
A questa lettera, che è una fra le tante che in questi giorni ci hanno inviato molti sacerdoti,
possiamo aggiungere la piena solidarietà espressaci di persona da sei sacerdoti dalle Isole Canarie.
Essi si trovano attualmente in Italia per un giro attraverso l'Europa dove incontreranno le Comunità
più vive della Chiesa. Hanno detto che una delle loro tappe era proprio l'Isolotto. Sono venuti ieri in
serata. Avrebbero desiderato essere qui fisicamente stamani per celebrare la messa insieme con noi
ma si sono trovati nella impossibilità di trattenersi oggi a Firenze a motivo del loro itinerario di
viaggio antecedentemente fissato. Ci hanno assicurato la piena partecipazione e solidarietà e, anche
se non fisicamente, la loro presenza viva qui in mezzo a noi.
Una seconda lettera è di un giovane. L'ha scritta a don Mazzi. Questa lettera ci fa capire che cosa
vuol dire la nostra esperienza, la nostra Comunità per tante persone. E' una sorgente di speranza.
Tutti coloro che tentano di soffocarci si rendono tremendamente responsabili davanti a Dio e
davanti alla Chiesa perché impediscono che tali speranze possano diventare un domani fede viva.
Ora vi leggo questa lettera che ha scritto questo giovane.
"Arco, 19.07. 1969. Reverendissimo don Mazzi, non si meravigli e non si offenda che uno
sconosciuto le scrive. Sono laureando in lettere, figlio di un operaio agricolo che lavora
saltuariamente. Ho avuto la vita un po' difficile, confortata soltanto da ideali umani. Non ho fede,
non l'ho mai avuta e penso che non approderò mai a una certezza metafisica. Se la disturbo è perché
mi ha commosso il racconto di un amico che l'ha sentita parlare davanti a gente di ogni ceto. Io
partirò presto militare. La pregherei di scrivermi un biglietto con un pensiero, uno qualunque su
Cristo che poco conosco. Nessun prete me ne ha mai parlato nonostante una volta mi fossi
avvicinato ad uno in cerca di conforto. E se lei prega mi ricordi se può. In cambio non le posso dare
che stima e solidarietà. La riverisco Spalla Eugenio".
[Viene eseguito il canto "Vieni qui Signor, vieni qui"].
"Kumbaia maia, kumbaia
kumbaia maia,, kumbaia
Kumbaia maia kumbaia, maia Kumbaia.
Vieni qui, Signor, vieni qui,
vieni qui, Signor, vieni qui,
vieni qui, Signor, vieni qui, Signor vieni qui.
C'è chi prega, Signor, vieni qui,
c'è chi prega, Signor, vieni qui,
c'è chi prega, Signor, vieni qui, Signor vieni qui.
C'è chi soffre, Signor, vieni qui
c'è chi soffre, Signor, vieni qui,
c'è chi soffre, Signor, vieni qui, Signor vieni qui
C'è chi spera, Signor, vieni qui,
c'è chi spera, Signor, vieni qui,
c'è chi spera, Signor, vieni qui, Signor vieni qui.
Il celebrante: Pregate fratelli perché il mio e vostro sacrificio sia gradito a Dio Padre onnipotente.
[La registrazione viene interrotta per cambio di bobina. Si passa alla bobina BA036 che non ha la coda iniziale ma comincia subito col nastro
che porta inciso un altro canto "Io non so proprio come far per ringraziare il mio Signor"]
Io non so proprio come fa per ringraziare il mio Signor:
m'ha dato i cieli da guardar e tanta gioia in fondo al cuor.
Lui m'ha dato i cieli da guardar,
Lui m'ha dato la bocca per cantar
lui mi ha dato il mondo per amar
E tanta gioia in fondo al cuor e tanta gioia in fondo al cuor
E quando un dì con lui sarem la sua casa abiterem
Nella sua casa tutta d'or e tanta gioia in fondo al cuor
E tanta gioia in fondo al cuor.
Lui mi ha dato i cieli da guardar
Lui mi ha dato la bocca per cantar
lui m'ha dato il mondo per amar
E tanta gioia in fondo al cuor, e tanta gioia in fondo al cuor
[Con questo canto termina la registrazione dell'assemblea domenicale in piazza dell'Isolotto del 27.07.69.]