lavoro di approfondimento storico e politico

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lavoro di approfondimento storico e politico
Nascita del Sionismo e i rapporti con il Fascismo in Italia e il Nazismo in Germania
In questo scritto cercheremo di analizzare gli intensi rapporti che hanno coinvolto le più diverse
organizzazioni sioniste (religiose, non religiose, nazionaliste, sioniste, sioniste-generali, sionisterevisioniste) e le gerarchie politiche dell’Italia di Benito Mussolini e della Germania di Adolf Hitler,
ma prima di entrare nel merito dei fatti occorre spiegare meglio cosa è il Sionismo.
Innanzitutto è necessario tener conto che:
•
l'obiettivo dei sionisti è la rinascita del Regno d'Israele dal Nilo all'Eufrate tramite la
colonizzazione della Palestina; essere testa di ponte per l'imperialismo occidentale per la
ricolonizzazione del medio oriente;
•
l'ideologia politica che lo supporta è basata su concetti come purezza del sangue (tabù
verso i matrimoni misti), popolo eletto, terra promessa, razza o stirpe ebraica, orgoglio
ebraico, con il collante religioso, ecco perché si sentivano tanto vicini al nazifascismo;
•
erano disposti a tutto, a fare qualunque cosa necessaria per raggiungere l'obiettivo.
Il progetto colonialista sionista (uno Stato ebraico in Palestina) e le mire espansionistiche della
Gran Bretagna
La nascita del Sionismo
L'ispiratore e inauguratore del sionismo politico è stato il giornalista ungherese Theodor Herzl, che
si fece promotore e organizzatore del 1° Congresso Sionista di Basilea del 1897.
Il Programma uscito dal Congresso:
Il Sionismo si impegna per assicurare agli ebrei residenti in Palestina un proprio territorio
nazionale sicuro e riconosciuto internazionalmente.
Il congresso pianifica le seguenti modalità per il raggiungimento di questo obiettivo:
1. Appropriata creazione di insediamenti in Palestina popolati da agricoltori ebrei, artigiani e
commercianti;
2. Organizzazione e raccolta di tutti gli ebrei attraverso adeguate istituzioni locali e generali,
in accordo con le leggi dei vari paesi;
3. Promozione di un sentimento e di una coscienza nazionale tra gli ebrei;
4. Fasi preparatorie per l’ottenimento del consenso dei governi come necessario per
conseguire gli obiettivi del Sionismo.
Oltre a questi quattro punti è stato istituito un ente economico col compito di sostenere l'attività
del movimento, che in seguito diventerà l'Agenzia ebraica.
Da quel primo congresso si articolò una lunga serie di iniziative, convegni, incontri, pubblicazioni
che arrivò a gettare le basi del futuro Stato, diversi protagonisti si susseguirono sui palchi di quei
congressi sionisti: David Wolffonsohn, Otto Warburg, Max Nordau, Nahum Sokolow, Chaim
Weizmann, David Ben-Gurion.
La nascita del movimento politico sionista ha diviso il mondo ebraico; molti sono stati gli
oppositori al sionismo, dagli ortodossi agli assimilati arricchiti.
La dottrina sionista
T. Herzl: “Non ritengo il problema ebraico né come un problema sociale, né come un problema
religioso, sebbene possa prendere queste o altre sfumature. Esso è un problema nazionale! Noi
siamo un popolo, un Popolo! Non permetteremo che le velleità teocratiche di alcuni nostri rabbini
prendano piede: sapremo tenerle ben chiuse nei loro templi”, anche se non abbandonerà mai la
religione, vista come spiritualità e simbolo dell'unità ebraica . (1)
Nordau concludendo il suo discorso al 3° Congresso di Basilea afferma: “Non serbiamo rancore a
questi poveri martiri dell'assimilazione. Non contiamo neppure sugli uomini pratici che ci
abbandonano nella lotta, pronti a venire a noi quando la vittoria sarà conquistata. Se i nostri
naturali collaboratori, i rabbini, ci abbandonano, noi dobbiamo procedere senza di loro. Noi
dobbiamo ottenere, e l'otterremo, che la immensa maggioranza del popolo ebraico proclami ad
alta voce, dinanzi a tutto il mondo, il suo credo sionistico.” (2)
Sempre Nordau: “Noi procureremo di fare dell'Asia anteriore quello che gli inglesi hanno fatto
dell'India -parlo di opera di civiltà non di dominio-, noi pensiamo di tornare in Palestina come gli
esponenti dell'ordine civile e di portare le frontiere morali dell'Europa fino all'Eufrate.” (3)
Nathan Birnbaum (intellettuale ebreo “precursore” del sionismo politico e promotore della lingua
Yiddish), nell'ottica della rivitalizzazione e civilizzazione della mezzaluna fertile, spronerà i suoi
fratelli dicendo: “Facciamo il nostro dovere, formuliamo le nostre volontà, proclamiamo le nostre
esigenze, appelliamoci all'interesse dei nostri concittadini europei: Israele, luogo di redenzione di
sollevazione di un popolo, può dare un alto esempio educativo europeo, e una nuova patria
produttiva.” (4)
T. Herzl: “In favore dell'Europa costruiremo là una parte del vallo per difenderci dall'Asia,
costituendo un avamposto della cultura contro la barbarie; come Stato neutrale rimarremo in
relazione con l'Europa, la quale dovrà garantire la nostra esistenza.” (5)
Sionisti generali
I sionisti generali avevano la maggioranza nell’organizzazione mondiale sionista (OSM), erano di
fede politica “liberale” e “laburista”. Il loro programma era quello del sionismo: La costruzione
dello Stato d’Israele in terra santa, la terra promessa da Dio, la Palestina. Erano convinti che
l’alleanza con la Gran Bretagna li avrebbe aiutati allo scopo, ma non disdegnarono, come vedremo
più avanti, rapporti con l’Italia fascista e la Germania nazista. I principali esponenti sono stati:
- Chaim Weizmann, liberale, sarà due volte presidente dell'Organizzazione Sionista Mondiale e dal
1° febbraio 1949 assumerà l'incarico di Presidente dello Stato israeliano, tramite i suoi buoni
rapporti con alcuni personaggi politici inglesi, convinse la gran Bretagna a fare la famosa
“Dichiarazione di Balfour” del 2 novembre 1917: “Il governo di Sua Maestà vede con favore la
costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico ed userà i suoi migliori sforzi
per facilitare il raggiungimento di questo obiettivo, essendo chiaro che nulla sarà fatto che possa
pregiudicare i diritti civili e religiosi delle esistenti comunità non ebraiche in Palestina o i diritti e lo
status politico goduto dagli ebrei in qualunque altro paese.”
L'insediamento di una comunità ebraica in una Palestina araba avrebbe, inoltre, rafforzato il ruolo
arbitrale della Gran Bretagna nella regione (già assegnato con gli “Accordi Sykes-Picot del 1916”)
in vista di una spartizione dell'ex Impero ottomano: come avverrà con il Mandato della Società
delle Nazioni nel 1922.
- David Ben-Gurion, laburista, per modo di dire, terrà le redini della medesima organizzazione dal
1946 al 1956 e dal 14 maggio 1948 sarà il primo a ricoprire l'incarico di primo ministro israeliano.
Chi conosce la storia mediorientale sa che egli fu il mandante della strage di Qibya, colui che la
ordinò, colui che incoraggiò la pulizia etnica, colui che disse: “Dobbiamo usare il terrore,
l’assassinio, l’intimidazione, la confisca della terra, e il taglio di tutti i servizi sociali per sbarazzare
la Galilea dalla sua popolazione araba”. (6)
Sionisti revisionisti
La matrice di destra del sionismo viene spesso ignorata. Bisogna però sottolineare che il
movimento Herut, vittorioso nelle elezioni del 1977 e del Likud di oggi vincitore delle ultime
elezioni, si considerano come la prosecuzione dell’Alleanza dei Sionisti Revisionisti fondata da
Vadlimir Jabotinsky nell’aprile del 1925 a Parigi.
I concetti di Nazione, Sangue, Razza (Stirpe), Nazionalismo anti-arabo, erano i pilastri della filosofia
politica dei sionisti, che si fondava su un rigido militarismo e un culto quasi liturgico delle parate e
cerimonie militari.
Altri esponenti di spicco sono stati Abraham Stern, Menachem Begin, Yitzhak Shamir, Abba
Achimeir, Uri Zvi Greenberg e Yoshua Yeivin, figure fondamentali per la comprensione del
massimalismo revisionista e della compenetrazione che il sionismo ha avuto con le ideologie
totalitarie ed autoritarie che prendevano piede in Europa.
Avraham Stern sarà il capo del Lehi o Banda Stern, M. Begin sarà capo dell'Irgun, Gli altri tre
fonderanno la fazione, il “Brit Habirionim” (l’Alleanza dei briganti o dei sicari). Essa rappresenterà
quell’ala dura del movimento revisionista che fornirà idee ed esponenti sia all’Irgun sia al Lehi. Per
Sicari s’intende: giovani disposti ad assassinare alle spalle dietro un ordine ben preciso (omicidi
politici mirati). (7)
L’Alleanza dei sionisti revisionisti si costituisce sulla scia della nascita dell’organizzazione giovanile
sionista, il Betar ed infine si arriverà nel 1935 alla scissione di questo Partito dall’OSM con la
fondazione della “Nuova organizzazione Sionista” di stampo revisionistico. Si differenziavano dai
sionisti non revisionisti perché volevano creare un muro di ferro (un esercito) rispetto agli arabi in
Palestina; ritenevano irrinunciabile l’inserimento della Transgiordania nei confini del futuro Stato
di Israele.
Il Betar
Negli anni venti, dopo la rivoluzione proletaria in Russia, nacquero in Europa diverse formazioni di
estrema destra, tra le quali anche una ebraica sionista: il Betar.
Venne fondata da un gruppo di studenti sionisti nel 1923 a Riga, capitale della Lettonia. I giovani
betaristi erano nazionalisti ebrei, anticomunisti, dediti ad una ferrea disciplina e caratterizzati da
un profondo senso di appartenenza. L’esperienza dei betaristi in seguito fu influenzata
dall’organizzazione fascista italiana dei Balilla, con la partecipazione ai corsi ebraici presso la scuola
marittima di Civitavecchia. Il Betar rivestirà un ruolo fondamentale per l’avvicinamento dei
giovani al movimento dei revisionisti sionisti capeggiati a quel tempo da Vladimir Jabotinsky, che
era allo stesso tempo “Rosh Betar” (Capo del Betar): prima della 2^ guerra mondiale il suo ruolo di
primissimo piano tra i movimenti giovanili ebraici era sotto gli occhi di tutti i sionisti, si stima che
poco prima l’inizio del conflitto contava 80.000 membri. (8)
L'affare Petliura
Vladimir Jabotinsky nel 1921 firmò un accordo con Simon Petliura per la costituzione di un'armata
ebraica che doveva affiancare le truppe nazionaliste ucraine per attaccare la Repubblica popolare
dell'Ucraina che aveva aderito all'Urss.
Va ricordato che Simon Petliura era Comandante delle truppe nazionaliste ucraine ed insieme
all'esercito polacco tentò l'attacco all'Urss nel 1919-1920 (nella guerra degli eserciti bianchi contro
la rivoluzione proletaria del 1917). Dopo la sconfitta ad opera dall'armata rossa, le truppe
nazionaliste allo sbando massacrarono 40.000 ebrei, accusati di comunismo.
Nel 1926 Petliura venne assassinato a Parigi dall'ebreo Sholom Shvarzbard sparandogli un
proiettile al cianuro. (9)
I rapporti con il fascismo in Italia
Ben 230 ebrei parteciparono alla marcia su Roma; 5 erano sansepolcristi, 4 sciarpe littorio.
L'ebreo Enrico Rocca fu il fondatore del fascio di Roma. Ebrei furono 50 podestà.
Mussolini vedeva favorevolmente la creazione dello Stato d'Israele e nel 1934, durante un
colloquio a Palazzo Venezia con Chaim Weizmann, gli disse: continuate, continuate (e purtroppo
loro lo hanno preso in parola, hanno continuato e continuano senza fermarsi).
Nel 1937 un gruppo di 134 israeliti, guidati da Vladimir Jabotinsky, lasciò la Palestina e venne ad
addestrarsi a Nettuno, insieme alle camice nere. Mentre l'Inghilterra voleva la creazione di un
Stato ebraico indipendente in Palestina, Mussolini diede il via ad un suo progetto di insediamento
in Etiopia.
I fatti: La presenza massiccia di ebrei tra i dirigenti dello stato fascista. Giornali e riviste ebraicofascista: “La Nostra Bandiera”, “L'idea sionistica”, “Israel”, “Davar”, “La comunità israelitica”, si
rendevano protagonisti in modo costante e generale di una chiara immedesimazione nelle vicende
del regime. Gli intensi e proficui scambi tra i dirigenti sionisti e l’Italia di quegli anni in campo
economico e politico, il rapporto privilegiato dei sionisti-revisionisti di Jabotinsky e le
organizzazioni di regime, in particolare la nascita, presso la scuola marittima di Civitavecchia, di 4
corsi per i giovani betaristi, nucleo della futura marina israeliana.
Da questi corsi usciranno diversi esponenti della futura marina israeliana. Vi è una foto con alcuni
allievi che festeggiavano sotto la scritta “W IL DUCE”.
Molto interessante, a proposito dell’evoluzione dei rapporti con l’avvicinamento delle leggi
razziali, è un confronto tra Paolo Orano e Leone Carpi (leader ebreo italiano della componente
revisionista) circa il rapporto sionismo-italianità-fascismo. In questa occasione Carpi arriverà a
dire, parlando degli esponenti del suo movimento, che questi furono a più riprese onorati
dell’appellativo di "fascisti" da amici e avversari, perché strenui assertori di un puro ordinamento
nazionale corporativo, con assoluta abolizione della lotta di classe. Contestualmente i dirigenti
revisionisti saranno classificati come “soldati italiani e fascisti”. La critica ebraica al sionismo non
ha mai mancato di ricordare che i sionisti facevano proprio il grido dei nemici stessi del popolo
ebraico: Ebrei andatevene! (10)
Dal 1938 al 1945 il fascismo e la RSI furono antisemiti, seguendo la legislazione razziale nazista, ma
non è stato sempre così.
I rapporti di Israele e il MSI dopo il'48
Tre anni dopo la fine della II guerra mondiale nell'aprile del '48, a Trento, Alcide De Gasperi (DC),
allora Presidente del consiglio italiano, incontrerà Ada Sereni (emigrata nel 1927 in Palestina,
viene inviata in Italia da Ben-Gurion come agente del Mossad). La Sereni ha chiesto a De Gasperi
che il governo italiano chiudesse un occhio sul traffico di armi per la Palestina. Alla fine del
colloquio Alcide De Gasperi disse “va bene”. Lo Stato nascente di Israele aveva bisogno di mezzi e
uomini in grado di contrastare le agguerrite marine arabe circostanti. Tra le parti fu “concordato
l'acquisto di sei M.T.M. (motoscafi esplosivi) da completare e collaudare rapidamente lasciando
ovviamente al committente l'onere della consegna a destinazione”. Il governo italiano optò per un
aiuto “discreto”, non potevano essere impiegati uomini “in servizio” nelle forze armate. Dopo vari
tentativi tra i reduci della X Mas, la scelta cadde sul fascista Fiorenzo Capriotti. Questi racconta che
fu avvicinato dal Capo del SIS (Servizio segreto italiano), “un signore di antica razza. Lo incrociai
mentre uscivo dal Ministero, mi disse: ci sarebbe un lavoretto che lei sa fare molto bene. Si
trattava di inviare in Israele due operatori di mezzi d'assalto, di cui uno per subacquei, era il
sottotenente di vascello Nicola Conte, e un altro per la superficie che sarei stato io. Da sottufficiale
della marina prendevo 75.000 £ al mese, me ne avrebbero dato 150.000£. Dopo un colloquio col
capitano di vascello Agostino Colosi si mise all'opera”. Lavora all'Idroscalo di Milano e dopo aver
ristrutturato i sei MTM li imballa e li spedisce in Israele. Lui sbarca ad Haifa in giugno. Dopo il corso
accelerato fatto ai sionisti Fiorenzo Capriotti rientra in Italia il 27 ottobre del 1948. Va a rapporto
dal SIS. Tornerà ancora in Israele. Nel 1952, dopo aver curato per quattro anni, da Lugano, la
spedizione di componenti di sistemi d’arma, vi resta sei mesi. Ormai in Israele ci va con il
passaporto regolare. Anche da turista. Il lasciapassare numero 00020 rilasciato il 26 ottobre 1948 a
un Fiorenzo Capriotti nato a Gerusalemme è solo una tessera ingiallita. (11)
Per quanto riguarda il MSI, nato dalla RSI nell’immediato dopo guerra-civile, Almirante e Michelini
sono stati sin dal 26 dicembre del 1946 filo americani e poi filo israeliani sin dalla fondazione dello
Stato d’Israele (1948).
Nel 1948 "il quotidiano del MSI guarda con palese simpatia a quelli che chiama sionisti scaricati
dagli inglesi".
Col 1967 (la guerra dei sei giorni), quasi tutti scoprono che Israele è il “baluardo dell’occidente”
contro l’espansionismo sovietico! Franz Maria D’Asaro (direttore del Secolo d’Italia), racconta che
"Almirante sin dai primi anni Cinquanta, sensibilizzava il nostro interesse nei confronti dello spirito
pionieristico e patriottico con il quale i fondatori dello Stato d’Israele avevano fondato la nuova
nazione".
Nell’aprile del 1972, Giorgio Almirante giunse "ad esaltare i valori della Resistenza in quanto valori
di libertà". Fini a Gerusalemme nel 2003 non farà nulla di più, condannerà il fascismo e la RSI solo
nei momenti storici in cui hanno partecipato attivamente (1938 con le “Leggi razziali”-1943 con la
“carta di Verona”) alla Shoah.
Fini ha condannato “le infami leggi razziali volute dal fascismo”, non ha condannato il fascismo in
blocco, ma solo alcune pagine della storia del fascismo “quelle vergognose della RSI, del manifesto
di Verona, in cui si definiscono gli ebrei italiani 'stranieri appartenenti ad una razza nemica',
l’orrore della Shoah, l’infamia delle leggi razziali del ’38 e del ’43 e le colpe a questo proposito del
fascismo”.
Il fatto grave è che Fini si contraddica, non solo dal punto di vista filosofico-teologico, anche da
quello politico: quando il 2 dicembre del 2003 su Il Secolo d’Italia in un articolo di Lucilla Parlato,
ritroviamo alcune espressioni usate da Fini nella puntata televisiva Porta a Porta di Bruno Vespa:
“Sfido uno storico... a provare che nella storia esista il male assoluto... Non c’è il male assoluto... Il
male assoluto è nella Shoah... se lo sterminio degli ebrei è il male assoluto, rientrano nella pagina
del male assoluto, anche tutti gli atti che hanno contribuito a determinarlo”.
Riportiamo il commento del Professore Sergio Romano: “Il male assoluto è nella Shoah. L’unico
modo per non cadere nella scissione mentale è quello di fare della Shoah un evento ultra-storico,
che non si trova nella storia, infinito, assoluto, una sorta di religione laico-olocaustica, 'un passato
che non passa', con tutti i rischi, ossia gli atteggiamenti tracotanti e razzisti dello Stato d’Israele,
che potrebbero essere un boomerang e suscitare una reazione antisemita di scala mondiale. La
regola secondo cui ogni fatto storico è costretto, prima o dopo, a passare in seconda fila, soffre
un’eccezione. Vi è un avvenimento - il genocidio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale -
che diventa col passar del tempo sempre più visibile, incombente ed ingombrante”.
Altri politici non ve lo vedono o non lo vogliono vedere, ad esempio il professor Francesco Perfetti,
proveniente dal “Fronte Monarchico” e l’On. Alfredo Mantovano proveniente da “Alleanza
Cattolica”. Addirittura Alessandra Mussolini in una lunga intervista rilasciata al quotidiano
israeliano Haaretz - mentre Fini stava a Gerusalemme - ha dichiarato che: “Non solo Fini, ma il
mondo intero, compreso il Vaticano e il Papa, deve chiedere perdono a Israele”.
Nel documento conclusivo del X congresso del MSI nel 1973, si legge a pagina 44: “ Israele ha
diritto... a una pacifica e sicura esistenza”.
Gianfranco Fini era direttore del quindicinale Dissenso quando, nell’ottobre-novembre 1979,
nel numero 19, Maurizio Gasparri scriveva l'articolo “Uno sguardo al Medio Oriente” in cui, a
nome di Fini, allora presidente del Fronte della Gioventù, prendeva le distanze dal mondo arabo.
I primi viaggi dei missini a Gerusalemme
Giulio Caradonna, il 28 ottobre del 1973, ottiene una lettera di ringraziamento, per le sue posizioni
filo sioniste, dall’ex rabbino capo di Roma Elio Toaff; ne nasce un intenso scambio epistolare che
durerà per vari anni. Caradonna ricorda che Almirante portò con se la lettera di Toaff in America
quando vi si recò nel medesimo anno “per contrastare possibili contestazioni di antisemitismo”.
Quindi Caradonna, “va a Gerusalemme” e depone una corona di fiori al Museo dell’Olocausto , a
nome del MSI-DN.
Caradonna, massone di famiglia, amico degli ebrei da parte di padre che nel 1938 si oppose alle
leggi razziali, ha continuato a sfruttare queste amicizie importanti, appoggiato e spronato da
Almirante, il quale fece pubblicare con ampio risalto, sul Secolo d’Italia, tra il marzo e l’aprile del
1976, una serie di cinque articoli di Giulio Caradonna “nettamente schierati con le ragioni dello
Stato ebraico, che si appellano al filo sionismo di Mussolini e ribadiscono la radicale differenza tra
lo sterminio hitleriano e quanto accadde in Italia... Almirante era perfettamente consapevole e
consenziente riguardo al significato politico delle posizioni di Caradonna” (12). Ma dieci anni prima
di Caradonna un altro ex repubblichino, Giano Accame, si era già recato - come inviato del
Borghese - a Gerusalemme nel 1962 (31 anni prima di Fini). Accame vi ritornò nel 1967, ancora
come inviato del Borghese dell’ex repubblichino (massone ed ebreo) Mario Tedeschi,
tenacemente filo israeliano.
I rapporti con il nazionalsocialismo in Germania
Le risorse finanziarie del nazismo
Antony Cyril Sutton, professore della California State University e autore del libro “Wall Street and
the rise of Hitler” dopo una lunga analisi di ricerca, affermava: “Abbiamo dimostrato con prove
documentali una serie di associazioni cruciali tra i banchieri internazionali di Wall Street e l'ascesa
di Hitler e del Nazismo in Germania.
- Primo: Wall Street ha finanziato i cartelli tedeschi nel 1920, che a sua volta hanno proceduto a
portare Hitler al potere.
- Secondo: il finanziamento per Hitler e per le SS vennero in parte da consociate o filiali di imprese
statunitensi, tra cui Henry Ford nel 1922, dai pagamenti di IG Farben e General Electric nel 1933,
seguiti dai pagamenti della Standard Oil del New Jersey e I.T.T. A Heinric Himmler fino al 1944.
- Terzo: le multinazionali statunitensi sotto il controllo di Wall Street hanno beneficiato
profumatamente dal programma di costruzione militare di Hitler negli anni '30 e fino al 1942.
- Quarto: questi stessi banchieri hanno utilizzato la loro influenza politica negli USA per coprire la
lo collaborazione in tempo di guerra e per far questo gli hanno infiltrato la U.S. Control
Commission for Germany.
Va anche ricordato che nel mondo di Wall Street un ruolo di primo piano era giocato da molti
cittadini americani appartenenti alla comunità ebraica newyorkese. La città stessa di New York,
per la densità e per la rilevante presenza israelitica, veniva chiamata provocatoriamente: “Jew
York”.
Pierre Faillant de Villemarest, nel suo “Les sources financiéres du nazisme”, si
chiede: “Perché l'aiuto a Hitler, a partire dal 1929, da parte di un'Alta Finanza Internazionale che
non è solamente anglo-americana, anglo-olandese ma anche giudaico-protestante?”, o ancora,
riferendosi ad alcuni banchieri ebrei: “chi crederà che fino al 1938 non sapessero quale politica
avrebbe seguito Hitler nei confronti degli ebrei e in Europa?”.
M. Matin denunciava: “Il movimento sionista, nelle persone dei suoi leaders ed ispiratori, non era
contrario ad entrare in contatto con il fascismo hitleriano. È di pubblico dominio che i finanzieri
ebrei in America, gli uomini che sovvenzionavano i sionisti, contemporaneamente, avevano
profuso denaro per Hitler prima del suo avvento al potere. Incidentalmente la riunione tra Von
Papen e Hitler, che ebbe luogo poco prima che il fascismo fosse instaurato in Germania, si tenne
nelle stanze del Barone Kurt von Schroeder, direttore della banca Stein (che era connessa con il
movimento sionista) e corrispondente per le imprese Levi, Salomon, Oppenheim e Co.” (13)
Nella Germania hitleriana esistevano diversi gruppi organizzati di ebrei “assimilati” favorevoli
all’instaurazione del nazionalsocialismo, la presenza tutt’altro che ridotta di esponenti di origine
ebraica nelle forze armate e negli apparati di potere tedeschi, forti legami e gli importanti accordi
“nazi-sionisti” tra cui l’Haavara (per il trasferimento delle proprietà ebraiche in Palestina) e gli
Umschulungsläger (campi di addestramento per i pionieri sionisti presenti in Germania prima di
trasferirli in Palestina), collaborazioni con i sionisti-revisionisti ed in particolare proposte di
alleanze di guerra avanzate dal Lehi al Terzo Reich in cambio d’aiuto per la creazione dello stato
ebraico.
Molti erano gli ebrei nelle forze armate tedesche. Le statistiche parlano di circa 150.000 unità.
Tra i sionisti e i nazionalsocialisti vi era una quantomeno parziale complementarità di progetti. I
revisionisti-sionisti affermavano che Hitler aveva fatto grande la Germania e che l'aveva salvata dal
comunismo.
I nazionalsocialisti e i sionisti volevano un’Europa meno ebraica possibile. In questa ottica furono
sviluppati i rapporti e gli accordi. Un’ulteriore prova di questo si ha nel fatto che la relazione del
sionismo con gli “antisemiti” era certamente precedente rispetto alla nascita del
nazionalsocialismo, già dai tempi di Herzl, ebbero luogo contatti di questo tipo.
(Nella foto la medaglia commemorativa della collaborazione tra ebrei tedeschi e governo
Nazionalsocialista)
I contatti hanno continuato ad esistere anche dopo le leggi razziali. (14)
La posizione della federazione sionistica tedesca nei confronti di Hitler
Dopo le leggi razziali del 4 aprile 1933, la federazione sionista tedesca il 21 giugno 1933 inviò al
partito nazista un rapporto in cui si legge: "Nella formazione di un nuovo Stato, che ha proclamato
il principio della razza, noi desideriamo adattare la nostra comunità a queste nuove strutture, il
nostro riconoscimento della nazionalità ebraica ci permette di stabilire relazioni chiare e sincere
con il popolo tedesco e le sue realtà nazionali e razziali. Proprio perché non vogliamo sottovalutare
questi principi fondamentali, perché anche noi siamo contro i matrimoni misti e per la
conservazione della purezza del popolo ebraico. Noi crediamo nella possibilità di relazioni leali tra
gli ebrei consapevoli della loro comunità e lo Stato tedesco. Per raggiungere questi obiettivi pratici,
il sionismo spera di essere in grado di collaborare anche con un governo fondamentalmente ostile
agli ebrei. La realizzazione del sionismo non è ostacolata che dal risentimento degli ebrei all'estero
contro l'orientamento tedesco attuale. La propaganda per il boicottaggio attualmente diretta
contro la Germania è essenzialmente non sionista". (15)
Sionismo e antisemitismo
Non si deve cercare molto per trovare immagini degradanti dell'Altjude (ebreo tradizionale) nella
retorica e nella letteratura sioniste. T. Herzl sottolinea già nel 1894 che gli ebrei “hanno inserito
molte caratteristiche antisociali nei ghetti d'Europa. Che il carattere è stato danneggiato.” Il poeta
David Frishman ritiene che “la vita ebraica tradizionale sia una vita da cani che evoca disgusto.”
Brenner, poeta di origine russa, paragona gli ebrei a dei cani sporchi, inumani, dei cani feriti.
Yeudah Leib (Gordon) scrive che gli ebrei europei sono dei parassiti. Micha Yosef (Beerdyczewski)
scrittore e filosofo russo, chiama gli ebrei tradizionali “schiavi spirituali, uomini le cui forze naturali
sono esaurite e il cui rapporto col mondo non è più naturale'” e li designa altrove come “un non
popolo, una non nazione – di fatto dei non uomini”. Ed ancora: Isaac Deutscher afferma “È una
tragica e macabra verità, che il maggior 'restauratore' dell'identità ebraica sia stato Hitler”. Spesso
la questione del sangue o “l'ossessione del sangue” era la base di contatto tra il sionismo e il
nazionalsocialismo. Lo stesso Martin Buber, una della colonne portanti della cultura sionista, viene
talvolta ricordato come quello che aveva assunto le teorie del Blut della destra tedesca ed era
diventato adoratore del sangue semita, esclamando che “lo strato più profondo del nostro essere è
determinato dal sangue, che i nostri pensieri più interni e la nostra volontà sono colorati da esso”.
Lo scrittore sionista Harry Sacher afferma che “per i sionisti il liberalismo è il nemico, esso è anche
il nemico per il nazismo; ergo, il sionismo deve avere più simpatia e comprensione per il nazismo, di
cui probabilmente l'antisemitismo è solo un accidente passeggero”. Nel marzo 1942, Chaim
Greenberg ammise chiaramente: “c'era un tempo in cui era alla moda per gli oratori sionisti
(incluso lo scrivente) di dichiarare alla platea 'per essere un buon sionista bisogna essere un po'
'antisemiti'. Ai giorni nostri i circoli laburisti sono influenzati dall'idea che il ritorno a Sion coinvolga
un processo di purificazione della nostra impurità economica. Chi non pratica il cosiddetto lavoro
'produttivo' manuale è considerato un peccatore contro Israele e contro l'umanità”. (17)
La lotta all'assimilazione
Il giovane rabbino berlinese Joachim Prinz disse: “Invece dell'assimilazione noi ci auguriamo una
nuova soluzione, il riconoscimento della nazione ebraica e della razza ebraica. Uno Stato che si
basa sul principio della purezza, della nazione e della razza che merita l'attenzione e il rispetto
dell'ebreo che abbraccia la sua unicità”. Il periodico Hapoel Hatsair non faceva mistero di
interpretare la persecuzione antisemita in Germania come “una punizione degli ebrei che avevano
tentato di integrarsi nella società tedesca, anziché emigrare in Palestina quand'era ancora
possibile: ora potevano soltanto fuggire spinti dal panico, 'come topi che scappano'. Gli ebrei
tedeschi son perseguitati non malgrado i loro sforzi per assimilarsi, ma proprio per essi”. Chaim
Weizmann delimiterà in modo chiaro il quadro in cui poteva inserirsi l'”ebreo ideale” che avrebbe
potuto andare ad insediarsi in Palestina: “La Palestina non può assorbire tutti gli ebrei d'Europa.
Vogliamo che i giovani migliori ci raggiungano. Vogliamo solo persone istruite in Palestina, per
arricchire la cultura. Gli altri ebrei devono restare là dove sono e affrontare la sorte che li attende.
Questi milioni di ebrei non sono che polvere sulle strade della Storia e possono farsi trasportare dal
vento. Noi non vogliamo che essi inondino la Palestina. Non vogliamo che Tel Aviv diventi un altro
ghetto povero”. (18)
Il sionismo e la seconda guerra mondiale
L'atteggiamento dei sionisti durante la seconda guerra mondiale è stato duplice e opportunista
fino all'ultimo momento.
Il mito della brigata Ebraica
La ricorrenza del 25 aprile è stata segnata ancora una volta dalle polemica strumentali e dalle
distorsioni storiche. Quella del 2013 passerà alla storia come quella della “Brigata ebraica
partigiana” o anche come quella degli “israeliani che combatterono con i partigiani”.
Della prima definizione si è fatto un gran parlare senza conoscere effettivamente la storia di
questa brigata.
Politicamente sappiamo che piace molto alla destra, visto che elementi del Pdl milanese hanno
sfilato dietro la bandiera della Brigata ebraica nel corteo del 25 aprile (con grande sconforto del
giornalista Gad Lerner). Sulla seconda affermazione, dovuta ad un fanatico signore cagliaritano
difensore di Israele, stendiamo un velo pietoso, visto che l’assurdità storica si commenta da sola.
Per correttezza storica, quindi, bisogna chiarire alcuni fatti sulla partecipazione di una brigata
ebraica alla guerra di liberazione italiana.
In primo luogo bisogna tenere a mente che la storia della Resistenza italiana al nazifascismo nasce
con il Comitato di Liberazione Nazionale, unione di soldati e popolo che hanno lottato contro
l’occupante tedesco, e finisce con la liberazione delle grandi città del nord ad opera dei reparti
partigiani italiani.
È una precisazione importante, perché la Brigata Ebraica in questione non faceva parte delle
formazioni partigiane italiane, si chiamava infatti Jewish Infantry Brigade Grouped, formata nel
1944 ed era una formazione militare inquadrata nell’Ottava Armata dell’esercito britannico.
La storia di questa brigata è da analizzare con attenzione. La sua struttura è composita: ci sono
degli ebrei inglesi e alcuni addirittura vengono dalla Scozia; molti volontari vengono invece dalla
Palestina mandataria britannica. E sono proprio questi ultimi volontari a creare all’interno della
Brigata una struttura parallela ai comandi dell'Haganah, la principale organizzazione armata
clandestina sionista in Palestina.
A riesumare l’esistenza di questa struttura parallela è stata la giornalista Joanna Paraszczuk del
“Jerusalem Post”, in una intervista pubblicata il 3 dicembre del 2010 al veterano della Brigata
Mordechai Gichon, professore di archeologia classica all’università di Tel Aviv. La giornalista, nel
commento all’intervista, rimarca le perplessità dei britannici nei confronti dei “volontari” ebrei che
venivano dalla Palestina, tanto da negare loro la possibilità di avere ufficiali di comando:
"L'esercito britannico vietò ai soldati ebrei provenienti dal Mandato Britannico della Palestina di
occupare posizioni di rilievo nella Brigata, in modo che l'Haganah creò una propria struttura di
leadership segreta, guidata dal 28enne Shlomo Shamir. La sua missione segreta sarebbe diventata
chiara dopo la fine della guerra".
L’Haganah creò dunque la sua struttura segreta con relativo comando. L’amministrazione
britannica non riconosceva pubblicamente l’Haganah, anche se l'organizzazione sionista partecipò
in maniera attiva nella repressione della rivolta araba del 1936-1939, in difesa degli interessi
coloniali britannici (si legga a questo proposito il bel saggio di Ghassan Kanafani sulla rivolta in
Palestina del 1936-39).
La Brigata, dopo aver partecipato ad alcune azioni belliche, iniziò subito dopo la guerra a
distinguersi per le sue attività illegali. Gli uomini dell’Haganah cercavano infatti sopravvissuti da
portare forzatamente e illegalmente in Palestina, finché i britannici non furono costretti a
sciogliere la Brigata: "Nel mese di luglio 1945, gli inglesi sciolsero la Brigata, sentendo che non
potevano più tollerarne le attività illegali. Un anno dopo, il convoglio finale dei soldati della Brigata
tornò a casa in Israele. Quando lo Stato di Israele dichiarò la sua indipendenza nel 1948, i soldati
esperti e temprati dalle battaglie della Brigata Ebraica aiutarono a organizzare e formare le Forze
di Difesa israeliane ".
L’esperienza militare acquisita da questi combattenti sionisti contribuì quindi alla nascita
dell’esercito israeliano. Mordechai Gichon tiene comunque a precisare alla giornalista il suo punto
di vista su quello che successe dopo la guerra. “'Dopo la guerra, l'atteggiamento degli inglesi verso
gli ebrei cambiò.' Churchill perse le elezioni generali del 1945, e il nuovo governo laburista era
decisamente meno amichevole verso gli ebrei. 'Ernest Bevin, il nuovo ministro degli esteri, era
antisemita e anti-israeliano,' dice Gichon 'Non voleva che gli ebrei andassero in Israele.' ”
Ovviamente quelli che non sono d’accordo con i sionisti sono sempre antisemiti e anti-Israele, e i
britannici entrarono nella lista.
Questa è dunque la vicenda della Brigata Ebraica contaminata dall’Haganah. Rimandiamo ogni
approfondimento sulla storia segreta della brigata al documentario Their Own Hands. The Hidden
Story of the Jewish Brigade in World War II del filmmaker di Chicago Chuck Olin; mentre per
l’organizzazione Haganah e la nascita dello stato di Israele, invitiamo alla lettura del libro di Ilan
Pappe “La pulizia etnica della Palestina”.
Ben diversa invece la partecipazione degli ebrei italiani alla guerra di liberazione, che facevano
parte in ordine sparso dei diversi gruppi di partigiani. Grazie anche al loro sacrificio è stato
possibile sconfiggere il nazifascismo, e grande è la riconoscenza che a loro dobbiamo. Pur non
essendo organizzati come gruppo partigiano, esisteva una organizzazione ebrea legale, la
“Delasem”, che si occupava soprattutto di assistenza ai profughi ebrei. (19)
L'Haganah
Dopo la 1^ guerra mondiale alla fine del 1918 fu costituita l'Haganah, organizzazione paramilitare
e terrorista che fornì nel 1948 i quadri dell'esercito israeliano. Dimostrò tutta la sua efficacia e
crudeltà negli scontri con i palestinesi. Nel 1920, durante la manifestazione per il 1° maggio,
partecipò agli scontri causando la morte di decine di arabi. Sempre nell'agosto del '29 a
Gerusalemme partecipò agli scontri presso il muro del pianto. Gli scontri causarono oltre 250
morti di entrambe le comunità. Nell'ottobre del '33, uno sciopero dei palestinesi contro la
colonizzazione fu represso nel sangue, causando 26 morti e diversi feriti. La “Grande rivolta” del
'36 dei palestinesi contro la colonizzazione, uno sciopero che durò sei mesi, fu repressa nel sangue
da reparti inglesi e sionisti dell'Irgun e dell'Haganah che disponevano di notevoli quantità di armi e
mezzi. Si registrano circa 5000 morti, oltre 14000 feriti, 112 condanne a morte per impiccagione,
migliaia di arresti e deportazioni. Dopo la sconfitta l'Haganah, insieme all'Irgun e alla banda Stern
che si erano formate nel frattempo, cominciò la distruzione sistematica dei villaggi palestinesi sino
alla Nakbah del 1948.
I tentativi di accordi tra la Banda Stern e la Germania Nazista
I sionisti revisionisti-scissionisti dell'organizzazione Lehi, meglio conosciuta come Banda Stern,
ebbero contatti con la Germania nazionalsocialista nel 1940-1941.
I gruppi sionisti non disdegnarono di contrattare con la Germania nazista il consenso
all'immigrazione ebraica in Palestina in cambio di un appoggio attivo al Terzo Reich contro la Gran
Bretagna.
- Un rappresentante della NMO (Organizzazione Militare Nazionale ebrea), Naftali Lubenchik, andò
a Beirut a fine 1940 per incontrare un funzionario tedesco, Wermer Otto von Hentig, e
consegnargli una lettera con la quale si dichiarava la disponibilità a "prendere parte attiva nella
guerra a fianco della Germania" in cambio del sostegno tedesco per "la creazione dello Stato
ebraico su base nazionale e totalitaria, vincolato da un trattato con il Reich tedesco.”
- Nel gennaio del 1941 un documento firmato da Itzak Shamir (Jezernitsky) e da Abraham Stern, fu
consegnato all'ambasciata tedesca ad Ankara quando la guerra in Europa infuriava e le truppe del
maresciallo Rommel erano già in territorio egiziano. Vi era detto chiaramente: "In materia di
concezione noi ci identifichiamo con voi. Perché quindi, non collaborare l'un l'altro?"
L'ambasciatore di Hitler ad Ankara, Franz von Pappen, raccontava ai suoi superiori dei contatti con
i membri della banda Stern. Vi è allegato un memorandum dell'agente dei servizi segreti nazisti a
Damasco sulle trattative con gli emissari di Stern e di Shamir in cui si dice che: “La cooperazione
tra il movimento di liberazione d'Israele (???) e il nuovo ordine in Europa sarà conforme a uno dei
discorsi del cancelliere del III Reich, nel quale Hitler sottolinea la necessità di utilizzare tutte le
possibilità di coalizione per isolare e vincere l'Inghilterra”. Vi è detto ancora che la banda Stern "è
strettamente legata ai movimenti totalitari in Europa, alle loro ideologie e alle loro strutture”. (20)
Secondo la ricostruzione fatta da Roger Geraudy, le trattative si interruppero quando le truppe
alleate catturarono, nel giugno del '41, Naftali Lubenchik, l'emissario di Stern e Shamir. Altri
membri del gruppo mantennero i contatti fino all'arresto di Shamir da parte dell'autorità
britannica nel dicembre del '41, con l'accusa di "terrorismo e collaborazione col nemico nazista".
Se poi nel 1944 Begin decretò la fine della tregua con l’Inghilterra, lo fece soprattutto in vista della
libertà d’azione dei sionisti in Palestina e non per amicizia verso la Germania che oramai era
perdente e non interessava più ai sionisti, i quali si erano uniti al Reich solo tatticamente e
strumentalmente (e viceversa) per lasciare la Germania (desiderio principale del Reich) ed entrare
in Palestina (desiderio primario dei sionisti). (21)
Come si vede lo spirito risorgimental-fascista aveva impregnato di se anche la destra sionista, che
ora governa con Nethanyau in Israele, il quale è alleato - politicamente parlando - della destra
europea e di quasi tutti i governi reazionari europei compreso il nostro. I pensatori ai quali si rifà il
nazionalismo di destra ebraico sono gli stessi che hanno ispirato i movimenti nazionalisti di destra
in Europa e specialmente in Italia.
“Il culto dello Stato, della Razza, del 'Sangue e del Suolo' sono presenti in tutti i movimenti che
mettono Cesare o Israele al di sopra di Dio”. (22)
Gli attacchi terroristici contro gli inglesi
Nel febbraio del 1944 l'Irgun, sotto la nuova leadership di Menachem Begin, e la Banda Stern (o
Lehi), sotto la guida di Yizhak Shamir (tutti e due diventeranno Primo Ministro dello “stato
d'Israele”), effettuarono numerosi attentati terroristici.
Azioni eclatanti furono:
1. Da '40 al '48 furono inviati a personaggi e diplomatici inglesi decine di lettere e pacchi
bomba che causarono la morte di diverse persone. Costruirono cellule terroriste in quasi
tutta l'Europa e in medio oriente (Turchia, Libano, Egitto, Giordania).
2. L'assassinio di Lord Moyne: due membri del gruppo terroristico ebraico Lehi nel primo
pomeriggio del 6 novembre 1944 si appostarono davanti alla sua abitazione al Cairo,
eseguendo un piano già predisposto con cura, e attesero il suo arrivo. I due si chiamavano
Eliyahu Bet-Zuri e Eliyahu Hakim. Arrivò la macchina di lord Moyne, l'autista e un
collaboratore. Appena l'autista scese ed aprì la porta a Lord Moyne, Eliyahu Hakim si
avvicinò e gli sparò tre colpi mentre Bet-Zuri uccideva l'autista. Moyne fu ucciso perché si
opponeva a una massiccia immigrazione di ebrei in Palestina, il Lehi inoltre lo giudicava un
arabista che aveva seguito una linea antisionista e di essere responsabile del disastro della
Sturma. Il mandante dell'attentato fu Yitzhak Shamir.
3. Il 22 luglio del 1946 una bomba esplode al King David Hotel di Gerusalemme, quartier
generale dell'amministrazione civile e militare britannica, uccidendo 91 persone: 28
britannici, 41 palestinesi, 17 ebrei, 5 persone di diversa nazionalità e decine di feriti.
L’attentato viene rivendicato dall’Irgun e dalla Banda Stern. Alcuni attivisti dell'Irgun
furono catturati dall'esercito inglese ed impiccati. La leadership dell'Irgun infine rispose a
queste esecuzioni progettando ed eseguendo il rapimento di due sergenti britannici,
Marvin Paice e Clifford Martin, che furono impiccati. Nel corpo del sergente Paice fu
nascosta una bomba, in modo tale che quando un ufficiale britannico tagliò la corda, la
bomba esplose dilaniando il corpo di Paice e ferendo gravemente l'ufficiale.
4. Il 31 ottobre 1946 condussero uno spettacolare attentato contro l'ambasciata britannica a
Roma, sita presso Porta Pia, uccidendo 2 italiani di passaggio.
5. Nel '47 furono condotti, tra l'altro, attentati contro l'Hotel Sacher a Vienna, che ospitava il
Quartier Generale delle Forze Armate britanniche d'occupazione e che subì un attentato
dinamitardo, e il sabotaggio di un treno che trasportava truppe britanniche.
6. L'assassinio di Folke Bernadotte. Folke Bernadotte era uno svedese, conte di Wisborg, noto
per aver negoziato e ottenuto la liberazione di 15.000 prigionieri dai campi di
concentramento tedeschi durante la 2^ guerra mondiale. Dopo la guerra, il 20 maggio del
'48, fu inviato dall'ONU come mediatore del conflitto tra sionisti e palestinesi. Fu ucciso dal
Lehi a Gerusalemme il 17 settembre 1948. L'attentato fu ordinato da Yitzhak Shamir,
diretto da Meshulam Makover e compiuto da una squadra di quattro uomini diretta da
Yeoshua Zettler. I colpi di mitra furono sparati Da Yeoshua Cohen. Nonostante questa
brillante carriera di terrorista, ben occultata dalla propaganda sionista, Shamir poté
diventare Primo ministro in Israele nel 1983.
I due gruppi terroristi svolsero anche un lavoro sporco. Uccidevano civili o contadini ebrei con
attentati e bombe dando al colpa ai palestinesi. Questi attentati erano attuati per giustificare la
distruzioni dei villaggi palestinesi. Nelle loro azioni i terroristi del Lehi non disdegnarono
l'assassinio di ebrei considerati traditori o collaborazionisti con gli inglesi. (23)
L'Irgun
Il gruppo terrorista Irgun fu fondato nel 1931, nacque da una scissione dell'Haganah. Da 1931 al
1937 l'Irgun fu un piccolo gruppo che condusse a termine attacchi sparsi contro obiettivi
palestinesi. Soltanto nel '37, questo gruppo divenne operativo in termini militari e terrorista,
quando l'ala destra dell'Haganah vi aderì. Capo di questo gruppo terrorista sionista fu Menachem
Begin (futuro primo ministro di Israele).
La banda Stern o Lehi
La Banda Stern si è staccata dall'Irgun nell'agosto del 1940. Inizialmente prese il none dal suo
comandante Avraham Stern, l'altro comandante era Yitzhak Shamir (nonostante la brillante
carriera di terrorista Shamir poté diventare Primo ministro nel 1983). Dopo la morte di Stern – 12
febbraio 1942 – il gruppo prese il nome di Lohamei Herut Israel (Lehi). Le azioni di questo gruppo
terrorista erano indirizzate principalmente contro l'Inghilterra. Una divisione dei compiti
all'interno del terrorismo sionista, ma hanno anche agito insieme in diversi attentati.
Il gruppo Lehi fu responsabile di 42 (quelli accertati dagli storici) omicidi mirati.
Note:
(1) “Lo Stato ebraico di T. Herzl. Carabba editore Lanciano 1917.
(2) “Il sionismo nel pensiero dei capi.” di Dante A. Lattes casa editrice israel Firenze 1925.
(3) Ibidem.
(4) “I sionisti, Storia del sionismo attraverso i suoi protagonisti” di Vincenzo Pinto M&B Publishing.
(5) Vedi nota 1.
(6) “Il terrorismo impunito” di Diego Siragusa. Ed. Zampon 2012.
(7) Tutti gli avvenimenti storici sin qui trattati sono presi da fonti degli archivi israeliani.
(8) “L'asse Roma – Berlino -Tel Aviv di Andrea Giacobazzi ed. Il Cerchio 2010.
(9) Ibidem.
(10) Ibidem.
(11) Da “Un fascista ingaggiato dal Mossad Con l'Ok di De Gasperi. di Gianni Scipione Rossi. Ed.
Storia di rete 2005; Da “Nascita di una Marina, Storia militare” Di E. Cernuschi 2006.
(12) Da “Israele e Msi-An” di Don Curzio Nitoglia
(13) Trad. In italiano dall'inglese: B. Pinkus, The soviet government and the Jews 1948-1967. A
documented study, Cambridge University Press, 1984, pag. 246.
(14) L'asse Roma – Berlino – Tel Aviv.
(15) Ibidem.
(16) Ibidem.
(17) Ibidem
(18) Ibidem.
(19) Ibidem.
(20) Ibidem.
(21) Da “frammentivocalimo.blogspot.it”
(22)Da “L'asse Roma-Berlino-Tel Aviv”
(23) Da “Il terrorismo impunito” di Diego Siragusa
Fronte Palestina