OMELIA NELLA SOLENNITÀ DEL NATALE DI

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OMELIA NELLA SOLENNITÀ DEL NATALE DI
OMELIA NELLA SOLENNITÀ DEL NATALE DI N.S.G.C.
Tivoli, Basilica Cattedrale di San Lorenzo M., Venerdì 25 Dicembre 2015
Carissimi fratelli e sorelle, Buon Natale!
Questa notte, anche chi non ha potuto partecipare alla Santa Messa, o questa mattina,
tutti – ne sono convinto –, ci siamo fermati davanti al Presepio. Come i pastori siamo
andati anche noi ad adorare il Signore che a Betlemme, nella notte buia e fredda,
nella povertà della stalla, è nato per noi!
Oggi desideriamo entrare ancor più nel Mistero che celebriamo e lo facciamo
lasciandoci guidare dalle letture bibliche che la Chiesa ci fa ascoltare in questa Messa
del Giorno di Natale.
Nella prima lettura il Profeta Isaia annuncia a Sion, alle rovine di Gerusalemme, che
Dio non abbandonerà il suo popolo ma verrà a consolarlo.
Sì, nel Natale noi, nonostante il nostro mondo sia un po’ in rovina, possiamo gioire
perché in Gesù nato a Betlemme, Dio si mostra vicinissimo a ciascuno e a tutti noi
insieme.
La tradizione del Natale vuole che in questo giorno tutta la liturgia sia piena di canti
di gioia, di quei canti tradizionali e così belli che ogni anno ci commuovono perché
cantano a un Dio che non ci lascia soli tra le rovine che noi uomini riusciamo a
crearci intorno quando Lo escludiamo dalla prospettiva della nostra esistenza. Tali
canti tradizionali, tuttavia, non generino solo commozione perché legati ad antichi
ricordi, ma siano canti di gioia che inneggiano a Dio che, come ha profetizzato Isaia,
non abbandona Gerusalemme, non abbandona il suo popolo, quella nuova
Gerusalemme che è la Chiesa e quel popolo di Dio che siamo noi! Sì, “oggi”
possiamo gioire e cantare perché il Signore è entrato nella nostra storia per portare
consolazione, per riscattarci dai peccati che tarpano le ali della nostra vera libertà e
desidera che tale liberazione dal peccato e dalla morte, che la consolazione della Sua
vicinanza, la sua misericordia, il suo amore immenso … quell’amore che ha creato
l’uomo e tutto l’universo e che non abbandona nulla di ciò che ha creato, sia
manifestato a tutti. Sì, dice bene Isaia profetizzando la venuta di Gesù. Con il Mistero
dell’Incarnazione, Dio “ha snudato il suo santo braccio davanti a tutte le nazioni”
affinché “tutti i confini della terra” - i confini geografici come quelli dei cuori possano vedere, ossia conoscere, incontrare, fare esperienza della salvezza del nostro
Dio.
L’espressione “Dio ha snudato il suo braccio” non la si intenda come il braccio di
colui che alza la spada – e quindi gli cade la manica – per punire, vendicare, fare una
giustizia umana per il suo popolo. Ma si intenda come lo snudamento, la rivelazione
dell’amore di Dio che, in Gesù, oggi si mostra a noi come un Dio-uomo, un Dio
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vicino, un Dio consolatore, pieno di misericordia e tenerezza per tutti e per ciascuno!
La cui giustizia è l’amore!
Anche nella lettera agli Ebrei questo concetto è riproposto per suscitare nel cuore la
nostra gratitudine e la gioia.
Dopo che Dio, tante volte, si era rivolto all’uomo lungo secoli di storia per richiamare
l’uomo a sé, ora Lui stesso, in Gesù, entra nella storia.
Viene a parlarci per mezzo del suo Figlio che è – dice la lettera agli Ebrei –
“irradiazione della gloria di Dio”. Il Figlio non è “altro" da Dio Uno e Trino, è della
stessa sostanza del Padre ma prende la carne per farci conoscere l’amore immenso
che c’è in Lui, un amore indescrivibile e che vorrei illustrarvi così: pensate a tutto ciò
che è amore, che è il voler bene che avete sperimentato e che vorreste sperimentare
… pensate a tutta la misericordia che avete sperimentato o vorreste sperimentare …
pensate a tutta la tenerezza che avete sperimentato o vorreste sperimentare … pensate
a tutto ciò che di amore, benevolenza, misericordia, tenerezza conoscete o per
esperienza o per desiderio. Ampliatelo all’infinito, pensate al Vangelo e a quanto pur in maniera sintetica - esso ci dice di Gesù, e sappiate che tutto questo che noi
percepiamo è soltanto un po’ del grande amore di Dio, è solo un po’ dell’amore
infinito che Gesù viene a portarci incarnandosi e lasciando su questa terra – tanto per
utilizzare una espressione della Lettera agli Ebrei – “l’impronta della sua sostanza”.
Sì, Gesù, il Dio che oggi contempliamo come fattosi carne per noi è l’impronta della
sostanza di Dio. Quel Dio che lascia traccia sulla terra purificandoci dai peccati e che
entrando nel mondo suscita l’adorazione addirittura degli angeli oltre che quella degli
uomini.
Come possiamo, infatti, non adorare ossia non respirare come bocca a bocca con
questo amore che si comunica a noi? Senza amore l’uomo, i popoli, le religioni, tutte
le creature … sono come senza ossigeno. Muoiono! Dio, quindi, entra nella nostra
storia rivelandosi come amore che giunge fino all’estremo per far sì che davanti a
tanta umiltà di un Dio che si incarna e che morirà per noi prima di tornare nel mondo
di Dio, noi lo adoriamo ossia, con la bocca aperta e stupita, permettiamo che entri nel
nostro cuore il suo Spirito di amore, la sua tenerezza e compassione, la sua
misericordia e con questo atteggiamento di adoratori permanenti del Suo amore
diventiamo contempl-attivi nel mondo. Non solo contemplativi – e già sarebbe
tantissimo – ma anche attivi, operatori di pace, misericordia, perdono … nel mondo
affinché tutti lo adorino!
Lui, ci spiega il Vangelo di Giovanni, è il Verbo che era presso il Padre. Gesù era
presente con il Padre al momento della creazione, “tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di tutto ciò che esiste”. Ed essendo Dio, in lui era la
vita, la luce, la gioia piena e perfetta che si trova solo in quell’amore purissimo e
perfetto che è tra le tre persone della Trinità. Ebbene, ora, nel mistero del Natale, il
Verbo che era rivolto verso il Padre si volge a noi, l’amore ci viene incontro nella
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carne di Gesù. Il mondo – ci dice Giovanni – non l’ha riconosciuto … sempre ci
saranno coloro che non lo vorranno conoscere … ma Lui d’ora in poi sarà
riconoscibile da tutti coloro che lo desidereranno.
Nel buio di questa notte abbiamo celebrato la luce che è entrata nella storia e ha vinto
le tenebre. Ora celebriamo la gioia del giorno! Ormai in Gesù Dio è l’Emmanuele, il
Dio con noi e per noi che nulla potrà più oscurare. Con Lui è iniziato il giorno senza
tramonto che porta la grazia - cioè l’auto comunicazione della vita stessa di Dio
all’uomo, quella vita che l’uomo aveva perduto con il peccato originale - . Con Lui si
afferma nel mondo la verità, quella verità che è il Padre, che è l’amore del Padre, che
è la sua Misericordia infinita!
A questo punto potremmo chiederci: bene, è bello tutto questo, ma con la nostra vita
cosa ha a che fare? Dopo 2015 anni dalla venuta di Gesù molte cose paiono non
essere cambiate: l’uomo soffre ancora, la pace non c’è, le famiglie fanno fatica a
perseverare nell’amore, tanti ancora muoiono di fame … Che fare?
La mia risposta è semplice quanto è semplice il messaggio del Natale.
Se accogliamo il messaggio – o meglio il fatto, l’evento del Natale – la nostra
esistenza segnata sempre dal peccato e dalle tracce di umana fragilità, forse sarà
sempre un’esistenza con qualche difficoltà e sofferenza, ma sicuramente non le
attraverseremo da soli! Questo spiega anche la bella consuetudine di ritrovarci
insieme nel giorno di Natale con i parenti, gli amici, le persone a cui vogliamo bene.
È il segno che le sofferenze ci sono e ci saranno sempre ma Dio sarà sempre con noi,
non ci lascerà mai soli, dal Natale di 2015 anni fa e fino all’ultimo giorno della storia
Lui sarà sempre con noi, è e sarà la nostra vera compagnia! E se lo accoglieremo:
anche le notti più buie dell’esistenza personale e dell’intera umanità saranno sempre
accompagnate da Lui che vuole dare piena luce al mistero dell’uomo, alla nostra
storia che Lui attraversa con noi anche nei momenti più bui e difficili. Che Lui stesso,
incarnandosi, ha voluto conoscere - compreso il mistero della morte -. Sì Lui ci
accompagnerà sempre, anche nella morte, anche attraverso le rovine di un’esistenza
crollata, sarà per noi bastone su cui poggiarci per trovare sicurezza nel viaggio della
vita.
Che nessuno si scoraggi, dunque! Crediamo in questo Dio che illumina anche il buio,
che rende pieno giorno anche la notte, che ci è vicino e ci accompagna. Accogliamolo
e camminiamo, accogliamolo e testimoniamolo con la parola, la carità, la vicinanza al
prossimo più prossimo e a chi viene da lontano affinché tutti i confini della terra
vedano la salvezza del nostro Dio! Amen.
 Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli
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