J. Massenet Thaïs - Il Grande Mistero

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J. Massenet Thaïs - Il Grande Mistero
approfondimento
J. Massenet
Thaïs, meditazione per violino e orchestra
L’autore
Jules Massenet (1842- 1912) è un compositore francese che iniziati
gli studi musicali con la madre proseguì poi la sua formazione presso il conservatorio di Parigi. Vinse come esecutore diversi premi,
fino a manifestare il suo talento per le composizioni teatrali, come
si vede nell’opera comica in un atto La grand’tante del 1867 e per la
melodia. Crebbe nel clima culturale segnato dal verismo e dal naturalismo che seppe interpretare in chiave operistica in modo personale e originale. Di lui si ricordano, oltre a drammi di natura sacra
come Marie Magdeleine (1873) e Hérodiade (1881), Manon (1884),
destinata a diventare una delle opere francesi più popolari accanto
alla Carmen di Bizet, per il tratteggio lirico drammatico-dei personaggi oltre che per «l’incisiva vocalità e la strumentazione raffinata
e pittoresca» (Nuova enciclopedia della Musica, 449). Ebbe molto
successo anche nell’area di lingua tedesca per la riduzione operistica del Werther di Goethe. Vanno poi ricordate tra le sue opere, in
tutto circa un trentina, Le Cid (1885), Thaïs (1894), Le jongleur de
Notre-Dame (1902) e Don Quichotte (1910), che contengono pagine di rara bellezza e liricità.
L’opera
Thaïs è la trasposizione operistica di un romanzo di Anatole France. La vicenda è imperniata sulla conversione della bella Thaïs, una cortigiana devota di Afrodite, che sta conducendo alla perdizione molti cittadini di
Tebe. Il monaco cenobita Athanaël si sente investito del compito di redimere la peccatrice per questo lasciato
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il monastero la incontra presso la casa del suo ultimo amante, Nicias. Lei inizialmente lo deride e respinge
le sue invettive contro la sua vita dissoluta, poi però si lascia affascinare dalle parole del monaco, che fanno
leva sulla sua insoddisfazione interiore per la vita condotta e si converte, decidendo di seguirlo nella vita
eremitica.
Mentre Thaïs ha trovato al tanto agognata pace, ora è Athanaël che, ritornato nel suo monastero è tormentato
sia dalla superbia per aver convertito la famosa cortigiana, sia dal ricordo dell’incontro con la bella Thaïs di
cui si scopre innamorato, al punto da decidere di lasciare tutto pur di poterla abbracciare. Dopo averla vista
morente in sogno torna al monastero dove lei è in effetti in agonia a causa delle prolungate penitenze. Lui le
confessa il suo amore che lei però non può più sentire, morendo tra le su braccia durante una celeste visione.
Il commento musicale
(vedi anche Video Focus su La conversione di Thaïs, con Marco Tibaldi e Anastasiya Petryshak)
Il brano per violino ed orchestra è un entr’acte tra la scena in cui si è svolto l’incontro tra Thaïs e Athanaël
e la decisione della donna di lasciare la sua precedente vita per consacrarsi al Signore. L a musica inende
dar conto del suo travaglio interiore che la sta portando a maturare una scelta decisiva. Massenet indica il
brano come Andante religioso nel senso che esso deve essere in grado di rendere musicalmente l’emozione
della conversione di un’anima. Il brano è introdotto da un’arpa su cui entra il solo violino con il motivo della
melodia che viene ripetuto due volte, per poi far entrare l’orchestra segnata da un andamento animato che
diventa a poco a poco appassionato fino a raggiungere il climax della composizione in un poco più appassionato. Dopo una sorta di cadenza rientra il violino con il tema principale e dopo averlo ripetuto due volte si
riunisce all’orchestra per terminare di nuovo da solo.
Commento al testo
La vicenda di Thaïs richiama un genere letterario molto preciso: la conversione della prostituta. Oltre alle
diverse figure bibliche di donne in situazioni difficili che cambiano vita dopo l’incontro con Gesù, come la
donna adultera (Gv 8, 1-11), la peccatrice (Lc 7,36-50), la samaritana (Gv 4), nella tradizione letteraria e
spirituale dei primi secoli della Chiesa si tramandano numerose vicende sulla conversione della donna fatale.
Una delle più celebri è la vita di santa Taide venerata sia nella chiesa latina che in quella orientale, prostituta
convertitasi, per poi morire in odore di santità nel IV secolo.
La sua vicenda è simile a quella di santa Pelagia sul cui modello forse è stata tramandata e di Maria Egiziaca,
a dimostrazione del successo di questo tipo di narrazione.
La musica e le altre arti
La conversione nella Sagrada Familia
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Il tema conversione è illustrato molto bene in questa serie
di sculture che Subirach, l’artefice del portale della Passione ha voluto raffigurare al centro dell’imponente facciata
occidentale. Notiamo la composizione delle figure, con al
centro la Veronica, priva di volto, che mostra il panno che
ha appoggiato sul volto di Cristo, la cui effige è rimasta indelebilmente impressa nel lino. La Veronica è senza volto,
è come sospesa, in attesa di ricevere un’identità che con le
sue sole forze non riesce a trovare. Quell’identità che potrà
scoprire solo immergendo il proprio non-volto nel volto di
Cristo raffigurato non a caso in un panno concavo.
Alla sinistra troviamo dei soldati, i cui volti sono nascosti dietro a elmi che hanno le fattezze dei comignoli della
Pedrera, una della case che Gaudì ha progettato in città. È
il richiamo alla violenza urbana che vuole tenere gli uomini lontani dalla contemplazione del volto di Gesù, la cui
pienezza si può scoprire nell’eucaristia, centro della vita
liturgica della basilica. C’è un’eco della settimana anarchica e delle stagioni in cui non pochi barcellonesi, posseduti
dal furore ideologico, si erano scagliati contro la Chiesa e
contro le chiese incluse la Sagrada. Al lato sinistro un personaggio scolpito con i tratti di Gaudì, che corrispondono
ad una sua celebre fotografia in cui lo si vede partecipare
alla processione del Corpus Domini. Subirach sembra dirci
che una vita trascorsa a contemplare il volto eucaristico di
Gesù ha dato pienezza di fisionomia e di tratto al volto di
Gaudì, qui stagliato in tutta la sua forza e consistenza.
Lo stesso fenomeno accade alle donne che assistono, nel lato destro, alla caduta di Gesù, mentre porta la
croce. La contemplazione del suo volto, anche occasionale o distratta, mette ciascuno nella verità e dona a
ciascuno la propria identità.
Attualizzazioni
L’incontro tra Gesù e la samaritana (Gv 4,1-42)
La conversione di Thaïs ha come modello l’incontro e i cambiamento innescati da Gesù. Uno dei più significativi è il suo dialogo con la samaritana, che ci viene raccontato nel vangelo di Giovanni
Gesù si sposta tra un luogo e l’altro della sua terra per incontrare gli uomini, ha sete di incontrare le persone
e questa sete lo porta a fermarsi anche in una terra come la Samaria, abitata da gente idolatra, con cui un
bravo israelita non ha niente a che fare. Si ferma ad un pozzo perché è il luogo dove si incontrano le persone,
è il centro del villaggio, si ferma però a mezzogiorno che è il momento del massimo deserto perché tutti sono
presi dalle attività quotidiane e il calore a quell’ora si fa pungente. E’ il momento in cui puoi incontrare gli
irregolari, quelli che sono isolati dagli altri e si recano al pozzo quando sono certi di trovare minore affluenza.
Sono proprio costoro, gli emarginati, quelli che Gesù è venuto a cercare, per questo motivo non disdegna di
fermarsi a parlare con la samaritana, una donna e per di più un’adultera, una irregolare che vive nel peccato
sotto gli occhi di tutti ed è passibile di condanna per legge.
Alcune suggestioni per entrare meglio nel brano
1. Il pozzo è il luogo a cui si va per dissetarsi, e il racconto è tutto giocato sul desiderio dell’acqua,
perché ci sono due tipi di acqua che dissetano la vita dell’uomo, una è quella fisica che tutti ben conosciamo
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e che sazia l’arsura del corpo, senza acqua non possiamo vivere molto a lungo, è una necessità vitale che si fa
massima negli orari di maggior calore. Ma c’è un’altra sete altrettanto profonda e a volte ancor di più, che è
quella sete interiore di quando ci sentiamo vuoti, nei mezzogiorni della nostra vita, i momenti di massimo
prosciugamento dalle fatiche dell’esistenza in cui ci sembra di non farcela a proseguire il cammino. C’è un
equivoco infatti nella conversazione tra i due, tutto giocato su questo tema della sete: la donna può appagare
la sete fisica del Maestro come pure la propria sete, ma c’è una sete più profonda nel cuore dell’uomo che
è quel bisogno di capirci qualcosa, di trovare un senso, di venire a capo dei nodi aggrovigliati della nostra
esistenza, una sete che si fa solitudine e dolore quando non troviamo le risposte che cerchiamo nel nostro
cammino, e che la donna certamente ben conosce, frutto della propria storia segnata dal peccato. Quella sete
profonda di qualcuno che ci sia Amico, che ci sia accanto come aiuto a trovare un senso per la nostra storia.
2. Gesù Maestro si fa bisognoso di acqua nei confronti della donna non perché non riesca a pigliarsela da solo dal pozzo, ma per poterla incontrare, perché riconosce nell’animo della donna una sete profonda, rispecchiarsi nella propria sete di incontrare le persone, di saziarle con il dono della Parola, di aiutarle a
incontrare Dio come amico dell’uomo e non giudice severo, un Padre che dona un senso al nostro cammino
e rinnova la nostra speranza. Gesù è totalmente abitato dalla sete di donare la buona notizia agli uomini,
di riversare il suo amore nella donna samaritana ferita, e allora si fa bisognoso di acqua perché ha scelto di
entrare così nella vita degli uomini, in modo mite, senza imporsi ma facendosi bisognoso di tutto, proprio
come ha fatto con i propri genitori, con la madre Maria da cui è dipeso per tutti i primi anni di vita.
3. L’equivoco sta nel comprendere qual è l’acqua che davvero disseta, perché se uno incontra quest’acqua della Parola che viene dall’alto, essa zampilla e disseta senza cessare mai, sazia non il corpo ma il cuore
dell’uomo assetato di vita, di relazioni piene, solo quando sono in una relazione viva con qualcuno mi sento
pienamente vivo. La donna si illumina perché Gesù ha messo in luce il desiderio profondo del proprio cuore, ma riconosce di non essere degna di questo dono perché irregolare e peccatrice, Gesù però le toglie gli
scrupoli perché proprio per i peccatori è venuto, non per quelli che sono sazi e già a posto con la propria
coscienza, di certo essi non hanno sete di una parola viva.
4. La donna colpita dalle parole del Maestro corre al villaggio per chiamare altri, è il segno chiaro che
la buona notizia l’ha raggiunta profondamente e ha messo in moto la conversione del cuore, il cambiamento
di orizzonti dal guardare solo a me stesso, quindi ad una realtà peccatrice, al volgersi verso Cristo, il Salvatore
venuto proprio per noi, ad abbracciarci quando ancora siamo peccatori, a portarci la buona notizia che la
salvezza è Lui, l’amico degli uomini. La samaritana corre perché l’annuncio della parola l’ha rimessa in moto,
l’ha rimessa in gioco nel mondo delle relazioni umane che prima evitava per paura del giudizio altrui, ora
invece corre perché è stata toccata personalmente e quando abbiamo incontrato il Signore della vita subito
siamo investiti in pieno dal desiderio di diventare comunicatori della buona notizia agli altri.
5. L’incontro con la samaritana è avvento al Pozzo di Giacobbe. Anche lui ha fatto un’esperienza simile alla samaritana. Giacobbe aveva fregato la primogenitura al fratello Esaù con la complicità per giunta della
madre. Il fratello vuole vendicarsi e lui deve fuggire. Mentre sta andando verso Carran in fuga dal fratello e
dalla propria verità, si ferma in una località Betel dove ha un sogno: “una scala poggiava sulla terra, mentre
la sua cima raggiungeva il cielo: ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa” (Gen 28,12). Giacobbe capisce che nonostante tutte le sue malefatte, Dio gli ha accordato la sua benedizione, perché Dio, non
sceglie i migliori, ma ha come una sorta di predilezione per gli irregolari, perché sa che sono le persone che
soffrono di più. Lui, come molti secoli dopo la samaritana, fanno la stessa sconvolgente esperienza: “Certo il
Signore è in questo luogo e io non lo sapevo” (Gen 28,16).
L’incontro la samaritana in sant’Agostino
«Gesù, dunque, stanco per il viaggio, stava così a sedere sul pozzo. Era circa l’ora sesta (Gv 4, 6).Cominciano i
misteri. Non per nulla, infatti, Gesù si stanca; non per nulla si stanca la forza di Dio; non per nulla si stanca
colui che, quando siamo affaticati, ci ristora, quando è lontano ci abbattiamo, quando è vicino ci sentiamo so4
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stenuti. Comunque Gesù è stanco, stanco del viaggio, e si mette a sedere; si mette a sedere sul pozzo, ed è l’ora
sesta quando, stanco, si mette a sedere. Tutto ciò vuol suggerirci qualcosa, vuol rivelarci qualcosa; richiama
la nostra attenzione, c’invita a bussare. Ci apra, a noi e a voi, quello stesso che si è degnato esortarci dicendo:
Bussate e vi sarà aperto (Mt 7, 7). È per te che Gesù si è stancato nel viaggio. Vediamo Gesù pieno di forza, e
lo vediamo debole; è forte e debole: forte perché in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo
era Dio; questo era in principio presso Dio. Vuoi vedere com’è forte il Figlio di Dio? Tutto fu fatto per mezzo
di lui, e niente fu fatto senza di lui; e tutto senza fatica. Chi, dunque, è più forte di lui che ha fatto tutte le cose
senza fatica? Vuoi vedere ora la sua debolezza? Il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi (Gv 1, 1 3 14). La forza
di Cristo ti ha creato, la debolezza di Cristo ti ha ricreato. La forza di Cristo ha chiamato all’esistenza ciò che
non era, la debolezza di Cristo ha impedito che si perdesse ciò che esisteva. Con la sua forza ci ha creati, con
la sua debolezza è venuto a cercarci».
(Agostino, Omelia 15, 6)
Scheda catechetica n.1 La conversione
Obiettivi:
• Realizzare un percorso di catechesi che parta dall’ascolto della musica
• Presentare il tema della conversione
• Collegare il brano ascoltato con alcuni approfondimenti artistici e biblici
Destinatari: giovani/ adulti senza particolari competenze musicali
Svolgimento
1 L’ascolto
Si parte dall’ascolto in luogo adatto e con strumentazione adeguata. La guida in questa fase non deve introdurre il brano l’autore lo scopo ecc. che saranno ricavati dal percorso guidato. È molto meglio coinvolgere
attivamente i destinatari nel processo di scoperta che renderli semplici spettatori o uditori di percorsi farti
da altri.
Si può ascoltare il brano più volte (2-3) fornendo al secondo ascolto anche il testo con la traduzione
2 Le domande per la comprensione del brano
Per favorire la comprensione e la decodifica di quanto ascoltato la guida pone le seguenti domande:
• Ti è piaciuto il brano ascoltato?
• Descrivi in tre parole i sentimenti che ti ha suscitato
• Hai già sentito altre volte musica di questo tipo?
• A cosa serviva secondo te questa musica?
3 Il confronto
Si può a questo punto confrontare quanto emerso nel dialogo con le osservazioni contenute nel commento
musicale e nel commento al testo, che si possono leggere singolarmente o a piccoli gruppi.
4 Per proseguire la riflessione
Dopo l’ascolto del brano e la sua decodifica, la guida può proporre il seguente lavoro, partendo dall’analisi
dell’immagine della Veronica nella Sagrada Familia
• Cosa vedi?
• Cosa si trova al centro della composizione?
• Come mai la Veronica è senza volto?
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• Guardando la fotografia riportata sai riconoscere il personaggio che si trova alla sinistra?
Dopo avere letto il commento all’immagine della Veronica si possono riprendere le domande per una discussione guidata.
In seguito si può leggere il brano evangelico dell’incontro di Gesù con la Samaritana (Giovanni, 4)
e porre le seguenti domande:
• Cosa avresti provato nei panni della donna al vedere Gesù che ti rivolge la parola?
• Cosa capisce la samaritana del discorso iniziale di Gesù?
• Quali sono a tuo giudizio le buone notizie contenute in questo brano?
Si può terminare leggendo alcuni degli spunti offerti nel testo di commento e condividere le proprie risonanze ai temi proposti.
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