Ostacoli all`apprendimento

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Ostacoli all`apprendimento
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Ostacoli all’apprendimento
2.1 Il concetto di sé
1. Il concetto di sé è come uno si raffigura, ed è il fattore più potente che determina
l’apprendimento. Il concetto di sé ha una forte influenza sul processo percettivo globale.
2. Esperienze d’apprendimento negative e contrarie al concetto che lo studente ha di sé possono
indurlo a rifiutare ogni apprendimento successivo. Dietro la consueta scusante: “Io non sono
tagliato per...”, c’è di solito la frustrazione conseguente ad un’esperienza negativa
3. Un basso concetto di sé influisce di solito negativamente sulla capacità d’imparare e sulle prestazioni del soggetto.
4. L’insegnante può favorire lo sviluppo della comprensione aiutando lo studente a raggiungere o
conservare un buon concetto di sé.
2.2. Meccanismi di difesa
1. Alcuni schemi di comportamento sono detti “meccanismi di difesa” poiché sono reazioni difensive automatiche (inconsce) contro la realtà di eventi o situazioni spiacevoli. La gente usa questi
meccanismi per alleviare i sensi di colpa, attenuare i sensi di fallimento e proteggere il senso del
proprio valore come persona.
2. Sebbene siano a volte utili, i meccanismi di difesa possono anche essere d’intralcio
all’apprendimento. Siccome comportano una certa dose d’autoinganno e di distorsione della realtà,
i meccanismi di difesa non risolvono i problemi; alleviano i sintomi, non le cause.
3. I meccanismi di difesa più comuni:
a. Razionalizzazione – Quando una persona non riesce ad accettare le vere ragioni del suo
comportamento, questo strumento permette di sostituirle con scuse apparentemente plausibili. La razionalizzazione è una tecnica inconscia per giustificare azioni altrimenti inaccettabili.
b. Fuga – Le persone cercano spesso d’uscire da una situazione frustrante mediante una foga
fisica o mentale.
1) Per fuggire fisicamente, il soggetto può perfino sviluppare sintomi o infermità
(malattie psicosomatiche) che gli forniscano una buona scusa per abbandonare la
situazione frustrante.
2) Più comune è la fuga mentale (distrazione, sogno a occhi aperti e simili).
c. Aggressività – Una persona può cercar di sfuggire ad una situazione frustrante mediante un
comportamento aggressivo. Mettersi a gridare e accusare gli altri di qualcosa sono tipici
meccanismi di difesa, ma la pressione sociale costringe l’aggressività degli studenti ad assumere forme più sottili. Tipicamente, uno studente può:
1) fare domande irrilevanti;
2) rifiutarsi di partecipare alle attività;
3) fare rumore, arrecare disturbo ai compagni e simili.
d. Rassegnazione – Lo studente è frustrato a tal punto da perdere ogni interesse e arrendersi:
1) non crede più possibile continuare, o che comunque gli serva a qualcosa, rifugiandosi in un comportamento apatico;
2) accetta la sconfitta e si mette in cerca di qualcosa d’altro.
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2.3 Ansietà e stress
1. L’ansia è forse la barriera psicologica più rilevante in ogni situazione d’insegnamentoapprendimento. L’ansia è una reazione estrema e fino ad un certo punto normale davanti ad
una situazione stressante (un’emergenza, un esame ecc.), ma può anche diventare uno stato
cronico che ottunde le capacità intellettive del soggetto.
2. Attraverso l’esperienza e l’apprendimento, le persone normali imparano a reagire allo stress con
rapidità e precisione. Molte reazioni sono e devono essere automatiche: questo vale non solo
per quelle abilità che comportano l’apprendimento di sequenze gestuali (guidare un’auto o pilotare un aereo), ma pure, ad esempio, nell’arrivare a parlar correntemente una lingua straniera.
È pertanto auspicabile che allo studente vengano proposte anche situazioni insolite o
d’emergenza, quali si possono verificare nella “vita reale”. La persona efficiente pensa rapidamente, agisce rapidamente ed è estremamente sensibile a ciò che avviene intorno.
3. L’insegnante può contribuire a ridurre l’ansia:
a. cercando di instillare (o d’incrementare) nello studente l’interesse per la materia. Applicarsi
a qualche cosa che appassiona è molto meno ansiogeno che sforzarsi di studiare qualcosa
per cui non si prova interesse;
b. insegnando lo studente a convivere con la paura. È molto meglio trattare la paura e l’ansia
come reazioni normali anziché sforzarsi d’ignorarle.
4. Altre reazioni anormali allo stress:
a. comportamenti inappropriati come eccessiva cooperatività, autocontrollo minuzioso, risate
senza motivo, canticchiare, instabilità emotiva;
b. marcati cambiamenti d’umore (ad es., euforia seguita da depressione),
c. rabbia o risentimento ingiustificati nei confronti dell’insegnante, del personale o dei compagni.
2.4 Lo studente impaziente o ipersicuro
1. Lo studente impaziente non riesce a capire la necessità d’un apprendimento graduale, guardando solo all’obbiettivo finale senza considerare i mezzi necessari a raggiungerlo. Questa impazienza è un ostacolo all’apprendimento più grave di quanto si pensi di solito.
2. L’impazienza dello studente può essere contenuta se l’insegnante presenta la materia da studiare un passo per volta, con obbiettivi chiaramente stabiliti per ogni passo.
3. anche lo studente “sveglio” può spesso creare problemi:
a. un insegnamento regolato sul passo degli studenti più lenti può causargli impazienza, con
gli inconvenienti sopra ricordati;
d. poiché commette pochi errori, lo studente più abile può ritenere che correggersi anche di
quei pochi non sia importante, ma questa ipersicurezza porta il più delle volte a prestazioni
scadenti.
1. Agli studenti più abili o più veloci ad apprendere un buon insegnante dovrebbe chiedere
d’innalzare il livello delle loro prestazioni lezione dopo lezione. Richiedere uno sforzo maggiore
contribuisce a incrementare la motivazione.
2.5 Autostima e insicurezza
1. Un ostacolo grave all’apprendimento è la scarsa autostima, che genera insicurezza e timore di
non riuscire.
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2. Presenta sintomi d’una scarsa autostima lo studente che chiede di continuo chiarimenti, che si
mostra incerto ed esitante nel rispondere alle interrogazioni, che pur mostrando di conoscere la
materia commette errori banali o non l’espone nell’ordine giusto, e via discorrendo.
3. Per superare la mancanza d’autostima dello studente, l’insegnante dovrebbe:
a. scomporre gli obbiettivi in una serie di sotto-obbiettivi più agevoli da raggiungere uno alla
volta, e
b. dare risalto ai risultati positivi.
4. L’insegnante non deve mai:
a. porre un accento eccessivo sulle prestazioni mancate o scarse;
b. elevare senza ragione il livello delle prestazioni richieste;
c. accettare prestazioni inadeguate;
d. offrire troppi aiuti e incoraggiamenti (lo studente può diventare troppo dipendente
dall’insegnante).
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