Chiesa di San Fermo

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Chiesa di San Fermo
CHIESA DEI SANTI FERMO E RUSTICO
DI BALDENIGA
(dalle memorie di don Giuseppe Argenta, parroco di San Fermo dal 1959 al 1986 e poi Rettore
della Chiesa fino all'anno 1999)
Edificata a più riprese nel tempo che corre tra il 1625 e il 1672 conserva ancora intatta la sua struttura originale.
Si presenta con una facciata alta e severa
con due finestroni, con inferriata, ai lati ed
un piccolo rosone in alto.
Ai lati dell'ingresso, nella parete, sono
incastonati due "plutei" di stile bizantinoravennate, che assai verosimilmente appartennero alla chiesa primitiva. Il "pluteo" di
destra ha disegni geometrici di varia forma,
e nel mezzo un pesce ed un gallo. Quello di
sinistra ha una croce latina nel mezzo, e da ciascun braccio di essa pende un'ancora; ai suoi lati due
agnelli col muso proteso; il tutto è incorniciato da disegni geometrici e da un vitigno partente al
piè del lato sinistro e sviluppantesi
in tutta la parte superiore; sul lato destro, una grossa spiga di grano, stilizzata.
Il simbolismo cristiano di entrambi i plutei è intuitivo.
Sopra la porta vi è un vistoso stemma vescovile, in pietra scolpita, non conosciuto, molto antico.
Appena entrati, la chiesa si presenta con un interno spazioso ed armonico nella sue proporzioni.
Sotto la cantoria, a destra e a sinistra, si trovano due
dossali lignei, che già appartennero a banchi delle antiche famiglie nobili che si sono susseguite nel possesso
dei terreni della zona. Nell'angolo a sinistra, vi è la conca del Battistero di pietra monolitica, con piramide lignea sormontata dall'immagine del Battezzatore. Vicino
al Battistero vi è un altare ligneo, cinquecentesco, addossato alla parete, dorato, ricco di intagli, ornamenti e statuine; ha una tela del 700 raffigurante santa
Giuliana e santa Augusta. Pare che in origine sia stato
l'altar maggiore della chiesa antica. Qualche metro dalla
porta, leggermente a destra, si trova una pilla di pietra,
di buona fattura, sostenuta da colonna, per l'acqua benedetta.
Sempre sulla destra, addossato alla parete, vi è un bel
confessionale, intagliato, sopra il quale vi è un gruppo
di angeli, costituito da quattro puttini in piedi, che
sembrano quasi in gara per contendersi il compito di
reggere il piedistallo sopra il quale campeggia un grande
crocifisso del 600.
Il gruppo fu scolpito da Andrea Brustolon su commissione del parroco Scipione Orzesio, come piedistallo per
esporre la insigne Reliquia di San Fermo.
Più in alto, appesa alla parete, vi è una tela raffigurante il martirio di san Lorenzo, racchiusa in una grossa
cornice fiamminga. Sulla parete sinistra, di fronte alla porta laterale, vi è un pulpito del secolo
XVII o XVIII, con a tergo una tela raffigurante il crocifisso e due santi, probabilmente del Frigimelica; vi si ascende per una scala, di fattura artigianale, abbastanza recente. Al lato sinistro, sopra
il pulpito, vi è una statuetta in legno laccato grigio di un evangelista, e ai lati del finestrone, con
inferriata, sopra la porta della parete destra, vi sono altre due statuette, laccate in grigio, raffiguranti altri due evangelisti, mentre la quarta statuetta del quarto evangelista, è collocata sul lato destro
dell'altar maggiore, vicino alla statua di San Giovanni Battista. Ciascuno di questi evangelisti è
contrassegnato dal proprio simbolo.
A destra della porta laterale vi è una pilla, in
pietra, per l'acqua benedetta, incassata nel muro.
Sotto il pulpito vi è il gruppo più famoso dei
quattro evangelisti, che misurano ciascuno cm.
90, con i loro simboli dorati, che stando in ginocchio reggono un globo. I volti e le braccia
sono dipinti al naturale, capelli scuri, il panneggio dorato. Il globo, che ha un diametro di cm.
65, è dipinto in azzurro ed è trapuntato di stelle;
è apribile. Il Biasuz afferma che il globo doveva
servire da vasca battesimale.
Il gruppo fu eseguito da Andrea Brustolon,
probabilmente tra il 1684 e il 1694 su incarico di
Scipione Orzesio, in quel tempo parroco di San
Fermo.
Più avanti, ancora a sinistra, vi è l'altare di
sant'Antonio di Padova in legno intagliato e dipinto, posto in nicchia. La tela del 600, rappresenta il Santo attorniato da numerosi angeli, e, di
sotto, la basilica di Padova, il palazzo dei rettori e il castello del vescovo di Belluno con altri edifici. La tela è probabile opera del Frigimelica; sotto sono stati aggiunti tre episodi della vita del Santo. Sotto la mensa dell'altare vi è un paliotto in simil-cuoio, con decorazioni e fregi applicati.
Sopra il gradino che sovrasta la mensa dell'altare, collocata su piedistallo di legno, vi è una statua di San Giuseppe, in legno colorato; ai lati, sul muro, sono appese due lampade di ottone sostenute da bracci di ferro battuto.
Di rimpetto all'altare di Sant'Antonio sulla parete Sud, vi è l'altare della Beata Vergine, posto in
nicchia, in legno intagliato e dipinto, con tela del 600 o 700, nella cui parte superiore è stata aperta
una finestra per immettervi una ricca cornice dorata, che racchiude una tela, dipinta da mano esperta, raffigurante la Beata Vergine col Bambino.
Di buona fattura pure il tabernacolo ligneo che sovrasta il gradino della mensa dell'Altare, sormontato da una croce, di rame dorato, del secolo XVI, nel quale si conserva la reliquia della Santa
Croce. Ai lati della predella dell'Altare vi sono due candelieri astili, in legno colorato e dorato, con
angelo che regge il cero; mentre ai lati, più sopra, pendono due antiche lampade di ottone, sostenute da bracciali in ferro battuto.
Più a destra, sempre sulla parete Sud, vi è un piccolo armadio incavato nel muro, chiuso a chiave, nel quale si custodiscono gli Olii Sacri. Sulla parete orientale della navata, ai lati dell'arco trionfale, vi sono due reliquiari murali in legno scolpito e dorato, adattati ad altare.
In quello di destra è riposta una immagine, vestita in seta e lino, della Beata Vergine; è venerata
sotto il titolo "Madonna dello Spasimo". Sotto la mensa di detto altarino vi è un armadio ligneo nel
quale sono conservate alcune suppellettili, tra le quali quattro
mute di Carte-gloria, gli Agnus Dei, due testine di angelo e
tre piccoli crocifissi attribuiti al Brustolon. Sopra la nicchia
vi è una statua quattrocentesca che raffigura il Cristo Risorto,
la quale, con evidenza, risulta manomessa, forse per esigenza
di collocazione.
Nel reliquiario di sinistra viene conservata una insigne Reliquia di san Fermo.
Più in alto, sopra di esso, vi è una bella statua quattrocentesca, lignea, raffigurante san Fermo, con volto e mani dipinti al naturale, e con panneggio dorato.
La mensa del piccolo altare è ad arcosolio (nicchia ad arco a
forma di mezzaluna), con croce latina cerchiata nel mezzo, ed
elementi marmorei aggiunti: doveva appartenere alla chiesa
antica.
Una balaustra in legno, divisa in due parti, separa la navata dal presbiterio.
Dalla catena di rinforzo dell'arco trionfale pendono tre lampade di ottone, di buona fattura; due
di queste sono rette per mano da due angioletti lignei reggilampade, molto antichi.
Il coro è illuminato da due finestre; una eguale a quelle della facciata, con inferriata, e sopra di
essa, una finestra a mezzaluna divisa in tre settori.
L'altar maggiore, di legno intagliato e laccato, è del secolo XVII. La tela, probabilmente del Frigimelica, raffigura la Vergine col Bambino, tra gli angeli in gloria, e sotto, i santi Fermo e Rustico
titolari della chiesa, e san Giovanni Battista, con nello sfondo alti edifici.
Ai lati dell'altare vi sono due statue in legno laccato grigio raffiguranti san Brunone e san Giovanni Battista; sopra di esse, appese al muro, due tele raffiguranti sant'Agostino (del Frigimelica?)
e san Carlo Borromeo.
Al suolo, in corrispondenza, due ripostigli nei quali si conserva parte della suppellettile della
chiesa; e nel pavimento, al lato sinistro, vi è il "sacrario" molto antico, in pietra lavorata e forata.
Sopra la mensa dell'altare si trova un
tabernacolo ligneo che misura m. 0,70
x 1,45, con un gruppo di angeli, che,
originariamente dipinti al naturale, furono, in prosieguo di tempo, ridipinti in
porporina. Recentemente sono stati riportati allo stato originale per intervento
della Soprintendenza di Venezia.
"Gli angioletti che si aggruppano ai
lati e sopra il tabernacolo, dagli atteggiamenti vivaci e quasi monelleschi,
sono tra le cose più fresche e cordiali
scolpite da Andrea". (Biasuz). Originariamente si trovavano nella chiesa di
Santa Maria Nova in Belluno, soppressa
nel 1805.
Ai lati del tabernacolo vi sono due
angeli, dipinti al naturale, con le ali dorate, in atteggiamento di preghiera: misurano cm. 120 di altezza, ed originariamente si trovavano sull'altar maggiore della chiesa di Santa Maria dei Battuti in
Belluno, soppressa nel 1806; sembrano opera della bottega del Brustolon.
Queste opere furono acquistate dai soldati francesi da Don Giuseppe Zuliani.
Sopra il tabernacolo vi è una croce astile di metallo dorato, del secolo XVI, con figure applicate.
Sul gradino che sorregge il tabernacolo vi sono sei candelieri lignei dorati, e due di bronzo fuso;
il qual gradino si appoggia, ai lati dell'altare, su due agili colonne di pietra con capitelli di stile corinzio.
Sotto l'altare vi è un paliotto ligneo, con figurazioni floreali applicate su sfondo giallo; e dalla
parte opposta, su sfondo rosso, il monogramma di Cristo, la croce, alcuni segni della passione e un
simbolo mariano.
Sullo schienale ligneo, al lato destro dell'altare, vi sono tre ovali scolpiti, della bottega del Brustolon, raffiguranti l'Annunciazione, la Visita di Maria a Santa Elisabetta e la Nascita di Gesù.
Vi sono inoltre gli stemmi delle famiglie Pagani, Costantini, ed uno vescovile non conosciuto.
Ancora da questo lato vi è la porta per la quale si entra in sagrestia.
Nella Sagrestia, che è di spazio assai ridotto, e a volto reale, vi è un armadio nel quale sono conservate le sacre suppellettili; vi è un seggiolone, intagliato, molto antico.
In apposito arrnadietto sono conservate le sacre Reliquie. Vi è un lavello in pietra, con relativo
secchio di rame per le abluzioni. In altro armadietto sono conservati un Ostensorio d'argento, un
turibolo di ottone, un altro turibolo d'argento, con navicella; due "pace" d'argento del 600, un bacile di ottone sbalzato, con scrittura gotica; una pisside con la data del 1617; altre due pissidi più recenti, la più grande delle quali è stata usata per la distribuzione della santa Comunione allo stadio
di Belluno in occasione della visita del Papa Giovanni Paolo II alle terre Bellunesi nel 1979; un
calice con piedistallo gotico, con coppa aggiunta, adattato a pisside; altro calice ottocentesco, ed
altro del novecento.
Oltre alle abbondanti tovaglie, sono conservate quattro cappe in lana rossa, della confraternita
del SS.mo Sacramento con il loro distintivo; messali e rituali recenti e meno recenti.
Sulla parete sinistra del coro vi è la sede per il celebrante, ricavata da un dossale antico diviso in
due parti, con in mezzo un sedile, a stallo, un po' più elevato dei due semplici che sono ai lati. Sopra la sede, appesa al muro, una tela del 600 o 700.
Al lato sinistro della sede, si apre la porta che immette nel campanile, il quale è alto una trentina
di metri; ha tre campane, azionate da congegno elettrico.
La Via Crucis è di Gaspare Diziani, con scritta "Ex calcografia L. Wagner Ven.is C. P. E. S. 1779"
Il soffitto, diviso da lesene in tre settori, è a vela, realizzato in tufo, dello spessore di cm. 20; alla
sommità della volta, vi sono tre ovali dipinti, con le figure molto sbiadite; altro ovale dipinto, al
centro del soffitto del coro.
Il pavimento è a pianella di terracotta di m. 19 x 19, per la maggior parte di color arancione, e
parte di color nero, disposte a falsa scacchiera; due corsi di pianelle nere continue delimitano, al
centro, una corsia larga un metro che dalla porta maggiore arriva fino alla balaustrata.
Il pavimento ha un'area complessiva di mq. 148,20; la navata mq. 117,70 e il coro mq. 30,50.
Il tetto della chiesa è in buone condizioni; l'ultimo intervento parziale sul tetto risale al 1984.
La chiesa è dotata, complessivamente, di venti banchi, dei quali dodici sono in tavola di lance,
dell'inizio del secolo ventesimo; due in tavola di noce, del diciottesimo secolo; altri due, in tavola
di noce, del secolo decimo sesto, chiusi a cassettone, che ebbero anche la funzione di Archivio
Parrocchiale fino a quando non fu costruita la casa canonica; altri quattro banchi, di formato più
ridotto, pure in tavola di noce, del secolo XVIII o XIX.
Vi è un Candelabro in ferro battuto per sostegno del Cero pasquale.
Firmato
Don Giuseppe Argenta - Parroco
Ad iniziare dall'anno 1994 sono stati fatti importantissimi lavori di restauro completo
dell'edificio (esterno ed interno, dal campanile al tetto, alla tinteggiatura, consolidamento
dell’altare maggiore ecc.) e di molte opere e dipinti dell'interno. A dare il via, l'interessamento del Rotary Club di Belluno ed in seguito della Soprintendenza alle Belle Arti di Venezia, l'aiuto della Regione ecc. Ora la Chiesa di San Fermo è in stato di "grazia", anche
se molti dipinti posti sull'arco trionfale sarebbero da restaurare. Manca un impianto di
riscaldamento, difficile da realizzare senza mettere in pericolo le opere d'arte contenute
nella chiesa.
Ne daremo relazione più dettagliata.