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Francesco
Forlani
Nato a sette mesi a Caserta nel
1967, sotto il segno dell’acquario,
vive tra Parigi e Torino, ma non a
Modane/Bardonecchia. Fondatore
delle riviste internazionali Paso
Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha
pubblicato diversi libri, in francese
e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista
e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do
you remember revolution, Patrio-
ska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati
sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca
nella nazionale di calcio scrittori
Osvaldo Soriano Football Club, con
cui sono uscite le due antologie Era
l’anno dei mondiali e Racconti in
bottiglia (Rizzoli/Corriere della
Sera).
Corrispondente e reporter, ora è
direttore artistico della rivista italofrancese Focus-in.
Con Andrea Inglese, Giuseppe
Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è
stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016).
Conduttore radiofonico insieme a
Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP,
come autore si definisce prepostumo.
OPErE PubbLiCatE
Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe,
Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia)
Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008
Blu di Prussia, Edizioni La Camera
Verde, Roma
Chiunque cerca chiunque, pubblicato in
proprio, 2011
Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012
Parigi, senza passare dal via, Laterza,
Roma-Bari 2013 (due edizioni)
Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina
La classe, Edizioni Quintadicopertina
Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014
Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione)
In uscita (marzo 2017): Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani
per Fefé Editore
Le tournant
Trilogia degli alberghi
(romanzo - in preparazione)
(un nuovo romanzo in tre capitoli)
Corsica. Un’edicola votiva, memoriale di un automobilista
morto in un incidente. Nella realtà non c’era stato alcun incidente e tanto meno il morto, inventato di sana pianta dal sindaco per indurre chiunque passasse di lì alla prudenza: una
fantasticheria che però aveva salvato un mucchio di persone.
Così alla morte del geniale sindaco la giunta vuole commemorare l’uno, lo storico primo cittadino, e il secondo, il morto
che non c’è, premiando quest’ultimo con una nuova vita,
anzi vita tout court visto che non era nato nemmeno una
volta. E lo fa ingaggiando uno scrittore per scrivere una storia. Il protagonista si chiama Franck, d’origine italiana ma in
Francia da una mezza vita, fisarmonicista e scrittore; comincia a raccontare la saga familiare del morto, inventandosela
dalla dominazione genovese, ai moti rivoluzionari dell’Ottocento e all’occupazione fascista degli anni Quaranta dopo la
resa della Francia. Lo scrittore se la gode alla grande. Beve e
mangia da dio, s’innamora, ma la vera notizia è che i suoi testi
riscuotono un successo che nessuno dei suoi libri aveva mai
ottenuto. Tout baigne, direbbero in Francia. Solo che, a un
certo punto, riceve un chiaro invito a fermarsi, quando scopre che sotto l’altarino c’erano davvero delle ossa...
Tre alberghi, tre scrittori, uno stesso multiforme protagonista, una stessa centralinista “brutta”. Dall’Hotel Roma con
Cesare Pavese alla pensione Annalena con Eugenio Montale
e al Grand Hotel et Des Palmes con Leonardo Sciascia, si
muove un’unica storia d’amore, segreta, proibita, misteriosa.
Le vicende del portiere di notte e della centralinista sono il
filo conduttore di un’opera che vede protagonisti i tre grandi
scrittori italiani, le cui storie s’intrecciano a loro volta con
quelle di Constance Dowling (per Pavese), Irma Brandais
(per Montale) e di una seducente amie de plume per Sciascia.
Protagonista, assieme alla centralinista Valérie, è sempre Angelo Cocchinone, un personaggio che in ognuna delle tre
parti narrative è in realtà una variazione sul proprio tema.
Prima portiere di notte all’Hotel Roma, poi consulente per il
Comune di Torino e infine traduttore alle prese con l’opera
di Roussel. Costruito come un docuromanzo, in cui fiction e
ricerca storica si passano il testimone capitolo dopo capitolo,
l’opera - rielaborando in parte un romanzo edito, un romanzo semiclandestino e un terzo “capitolo” originale scandaglia la possibilità di interrogarsi sulle sconfitte delle
generazioni e sui sogni che ne alimentano il futuro.
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