Scarica l`opuscolo sull`alimentazione scritto dal prof. Mazzucchelli
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Federazione Italiana Rugby IL RUGBY NEL PIATTO Nozioni nutrizionali fondamentali per far crescere bene il rugbista Non esistono cibi o diete miracolose capaci di trasformare un giocatore mediocre in un campione, ma un campione potrebbe giocare come un mediocre se sbaglia l’alimentazione. Ivo Mazzucchelli 1975 Prima di scendere in campo un po’ di riscaldamento… “culturale” Una volta per essere un buon giocatore di rugby bisognava avere un “pizzico di sana follia”, un fisico accettabile* e… una buona dose d’ignoranza**. Le prime due caratteristiche sono necessarie ancora oggi mentre la terza deve essere fortemente ridimensionata: per diventare un giocatore di un certo livello, bisogna essere a conoscenza di un sacco di cose. Tra le cose che bisogna sapere per “governare” il proprio corpo per ottenere il massimo rendimento è necessario avere chiare alcune nozioni generali sulla nutrizione umana e di quella sportiva in particolare. Prima di andare avanti leggi il seguente “decalogo” • • • • • • • • • • La carne non fa ingrassare Bevo solo quando ho sete Conosco uno che può mangiare quanto vuole tanto non ingrassa Di vitamine e sali minerali se ne possono prendere in abbondanza La birra gonfia La pasta fa ingrassare Bere alcol solo dopo la partita Non bere acqua durante i pasti Le uova fanno male al fegato Non mangiare proteine e carboidrati insieme Se di questo campionario di str…anezze nutrizionali sei convinto quasi su tutto, non andare avanti, sarebbe tempo perso perché sei nel club degli irrecuperabili dove impera la dittatura del “sentito dire”. Se invece hai delle incertezze su almeno la metà delle “perle di saggezza nutrizionale” sopra riportate, andando avanti avrai la possibilità di vaccinarti contro l’influenza della informazione-spazzatura in cui siamo immersi. * Fatta qualche eccezione per alcuni “ciccioni” relegati in prima linea ** Nel 1969 dopo un 60 a 13 contro la Francia dissi che avevamo preso quella batosta perché c’erano troppi laureati in mischia. Oggi potrebbe essere un valore aggiunto (senza esagerare però) Cominciamo Non esistono alimenti insostituibili, tranne il latte nei primi mesi di vita. Anche se annualmente si mangiano centinaia e centinaia di alimenti diversi in effetti tutti gli esseri umani* hanno bisogno di soli sei tipi di nutrienti** e cioè: Glucidi Lipidi Vitamine Protidi Sali Minerali Acqua La “formazione” non è casuale: la prima linea è formata dai nutrienti che svolgono una funzione (prevalentemente) energetica, la seconda linea da quelli non energetici***, il n. 8 cioè l’acqua, è impiegata a “tutto campo” (tranne a dare energia). Vedremo più avanti che in realtà ogni singolo nutriente può svolgere anche altre funzioni, ma per cominciare questa prima suddivisione può bastare. Nutrienti Glucidi (carboidrati) Protidi (proteine) Lipidi (grassi,oli,burro) Vitamine Sali Minerali Acqua * ** Funzioni Energetica (1 g = 4 kcal) Energetica (1 g = 4 kcal )e costruttiva Energetica (1 g = 9 kcal), strutturale e trasporto Regolatrice, Protettiva kcal = 0 Regolatrice, Protettiva, Strutturale kcal = 0 Trasporto, Reazioni Chimiche, Turgore cellulare, Termoregolazione kcal = 0 comprese le prime linee nutrienti e alimenti non sono sinonimi: i nutrienti chiamati anche Principi Nutritivi sono le sostanze chimiche fondamentali per i processi vitali contenute negli alimenti *** Il che non vuol dire che non faticano Vediamoli uno per uno I glucidi chiamati normalmente carboidrati*, o impropriamente zuccheri,** sono quelle sostanze presenti quasi esclusivamente negli alimenti di origine vegetale*** e forniscono circa il 60% del fabbisogno giornaliero di energia**** * Hanno questo nome perché rispondono quasi tutti alla formula generale Cn (H20)n. Un aiutino alle prime linee: per ogni atomo di Carbonio c’è una molecola d’H2O, da qui il nome carbo-idrati ** Si possono chiamare zuccheri solo se sono dolci *** Fanno eccezione il lattosio del latte e il glicogeno che accumuliamo nel fegato e nei muscoli **** Si definisce energia la capacità che ha un corpo di produrre un lavoro Lavoro = Forza (kg) x Spostamento (m) Di conseguenza più ci si muove e/o si è più pesanti e più si consuma Un pilone di 100 kg se si sposta di 7 m fa un Lavoro di 700 kgm Un’ala di 70 kg per fare lo stesso Lavoro deve spostarsi per 10 m I carboidrati vengono suddivisi in semplici e complessi: i primi sono formati da una-due molecole (mono-disaccaridi), sono solubili in acqua ed hanno un sapore più o meno dolce* (fruttosio, saccarosio, glucosio, maltosio…); i secondi invece sono formati da lunghe catene di monosaccaridi poco o affatto solubili in acqua, non hanno un sapore dolce (amido, cellulosa, glicogeno). Glucosio Fruttosio Saccarosio Maltosio ………… …………. Amido Il nostro organismo utilizza come fonte energetica glucidica il glucosio, perciò tutti i carboidrati ingeriti con la dieta vengono trasformati in questo monosaccaride. Per non far mai mancare questo indispensabile elemento nel corpo umano una certa quantità di glucosio viene “immagazzinata” nei muscoli e nel fegato sotto forma di lunghe catene di glicogeno il quale verrà continuamente scisso per rimpiazzare il glucosio consumato. Qualora nell’alimentazione giornaliera la quota di carboidrati non fosse sufficiente, una volta esaurite le scorte di glicogeno, il corpo umano è costretto a trasformare i grassi o le proteine in glucosio per garantire sufficienti riserve di glicogeno. *Dato un valore dolcificante pari a 100 al saccarosio (lo zucchero di cucina), il fruttosio vale 173, il glucosio 74, maltosio 32, il lattosio 20 In alcuni casi una maggiore l’utilizzazione dei grassi come fonte energetica potrebbe essere utile, p.e. atleti in sovrappeso o per impegni fisici a bassa intensità, ma se l’inadeguato apporto di carboidrati si protrae per lunghi periodi e le riserve di grasso sono in via di esaurimento potrebbero essere utilizzate come fonte energetica anche le proteine muscolari. Una delle cause della difficoltà che incontrano alcuni atleti ad incrementare la massa muscolare, pur seguendo un valido programma di pesi, a volte può essere attribuito ad un insufficiente consumo di carboidrati. Quantità in g di carboidrati per 100 g di parte edibile* di alimento Zucchero raffinato Miele e datteri Pasta di semola Uva passa Marmellata Fichi secchi Cioccolato al latte Pane integrale Patate arrosto Patate bollite Uva Mele, ananas, prugne 100 80 79 72 59 58 50 48 26 17 16 10 Ciliegie 9 Pesche, nespole 6 Fragole, melone 5 Latte vacca intero 5 Noci secche** 5 Grana, ricotta 4 Yogurt 4 Cavolfiore, bieta, pomodori 3 Cozze, gamberi 3 Caciotta, caciocavallo 2 Burro 1 Carne, pesce, grassi, oli, uova tracce * Ciò che si mangia realmente al netto degli scarti ** Non significa che siano poco energetiche (100 g di noci secche = 689 kcal) Da mettere in evidenza che non tutti i carboidrati presenti in un alimento sono “disponibili” cioè digeribili e quindi utilizzabili, p.e. una parte della fibra, chiamata dai non addetti ai lavori, cellulosa o crusca, pur essendo composta da lunghe catene di glucosio, come l’amido e il glicogeno ma strutturalmente diversa, gli esseri umani non sono in grado di digerirla come fanno invece gli animali erbivori. Comunque la fibra ci è molto utile perché ci evita lunghe (e dolorose) sedute sul WC stimolando l’intestino e generando “scarti” più morbidi e più facili da eliminare. Il rapido svuotamento dell’intestino stimolato da un’alimentazione ricca di fibra (frutta verdura e cibi integrali) aiuta anche a prevenire disturbi e malattie intestinali. E’ necessario quindi mangiare tutti i giorni 2 piatti abbondanti di verdura (cotta e/o cruda) anche surgelata, avendo l’accortezza di variarla il più possibile tutti i giorni. Stesso discorso per la frutta fresca è necessario un consumo giornaliero di almeno 3-4 pezzi. Sui carboidrati c’è una cosa che tutti gli sportivi devono sapere. Ad un atleta interessano essenzialmente due tipi di carboidrati: quelli che possono dare velocemente energia (zuccheri, quindi dolci) e quelli che la rilasciano lentamente (amido, maltodestrine, per niente o pochissimo dolci). Tutti sanno in quali alimenti si trovano gli zuccheri mentre qualcuno potrebbe non sapere che oltre alla pasta, pane, pizza… l’amido si trova in buone quantità anche nei legumi (fagioli, lenticchie, ceci….) patate, castagne. Negli anni passati la differente capacità che hanno i carboidrati nel cedere energia, ha erroneamente influenzato alcuni comportamenti che oggi, si spera, siano in estinzione. Veniva consigliato infatti di consumare, poco prima di entrare in campo, un paio di tavolette di destrosio* oppure 4-5 zollette di zucchero per assicurare un’immediata carica di energia. Per meccanismi biologici non semplici da spiegare in poche parole, che possiamo riassumere come “effetto rimbalzo”, con questa scelta si ottiene l’esatto contrario: per un periodo di tempo più o meno lungo, legato alla quantità di zucchero ingerito e congiuntamente ad altri fattori, nel sangue si viene a creare una minore concentrazione di glucosio, così, paradossalmente, proprio nei primi minuti di gioco si rischiava di non essere al massimo delle proprie potenzialità. E’ consigliabile quindi non consumare dolci nei 20-30 minuti che precedono la partita mentre è fortemente indicato consumarli immediatamente dopo l’evento sportivo soprattutto se questo è stato particolarmente impegnativo. In questo caso ci sono le condizioni fisiologiche per ripristinare rapidamente le riserve di glicogeno utilizzate anche mediante un cospicuo consumo di carboidrati semplici (dolci). No Poco prima della partita Subito dopo la partita Sì * un modo scientificamente più preciso di chiamare il glucosio Il consumo di carboidrati complessi (pane, pasta..) immediatamente prima e dopo l’evento sportivo anche se non provocano “l’effetto rimbalzo”, cioè l’abbassamento temporaneo di zuccheri nel sangue, non è consigliabile perché la loro digestione e la successiva utilizzazione richiede tempi più lunghi. A maggior ragione è inutile, se non controproducente, consumare carboidrati complessi (panini) durante l’incontro e/o nell’intervallo. In commercio esistono dei preparati da sciogliere in acqua in cui la qualità e la quantità di carboidrati, unitamente ad altre sostanze, è particolarmente indicata per il consumo prima e durante la partita. Una bevanda praticamente avente gli stessi effetti di quella preparata con i prodotti commerciali, si può preparare a casa nel seguente modo: mescolare 1500 ml di acqua con 500 ml di succo di frutta gradito (meglio se d’albicocca), aggiungere il succo di un limone e la punta di un cucchiaino di sale da cucina e agitare accuratamente. I lipidi, meglio conosciuti come grassi,* sono i nutrienti più bistrattati, tutti cercano (per fortuna senza riuscirci) di evitarli e molti li vedono come causa di molti malanni. Naturalmente non è così: è il cattivo uso che ne facciamo che li può rendere potenzialmente pericolosi.** Vediamo chi sono. La definizione classica dice che “sono sostanze di varia natura che hanno in comune di essere insolubili in acqua, avere un elevato potere energetico 1 g = 9 kcal, di trasportare le vitamine (dette appunto liposolubili) A-D-EK, di fornire (gli oli) dei legami chimici particolari che il nostro organismo non è in grado di produrre, essere accumulabili in grosse quantità assicurando così ingenti riserve energetiche, avere una densità inferiore a quella dell’acqua ………” si potrebbe continuare ancora un po’ ma credo sia sufficiente per capire che stiamo parlando di un nutriente dalle molteplici funzioni a cui bisogna dedicare una certa attenzione. Partiamo dalla funzione che viene considerata erroneamente come una caratteristica negativa cioè il suo alto potere energetico (1 g = 9 kcal) rispetto agli altri due nutrienti energetici (glucidi e protidi, ambedue 4 kcal per grammo). *L’imprecisione linguistico-scientifica nasce dal fatto che lipòs in greco vuol dire grasso, per gli addetti ai lavori se a temperatura ambiente (15-20 °C) il lipide è liquido viene chiamato olio, se è solido grasso (carne, prosciutto, lardo…), se è semi-solido burro (o margarina). ** Può esser utile questa analogia: il coltello è un utensile indubbiamente molto utile, ma può essere anche molto pericoloso se non usato correttamente. In passato, quando la disponibilità alimentare collettiva era molto più bassa dei livelli attuali, i lipidi rappresentavano un’importante fonte energetica perché per ottenere la stessa quantità di energia dai carboidrati e/o dalle proteine bisogna consumarne una quantità più che doppia rispetto ai lipidi. Attualmente invece i lipidi vengono considerati, sempre per la loro alta densità energetica, i soli “colpevoli” dell’aumento di peso (grasso) corporeo indesiderato e si cerca di evitarli. Anche se è la cosa più difficile da far capire (accettare) alla stragrande maggioranza delle persone, atleti compresi, va ribadito che: il grasso corporeo aumenta esclusivamente quando s’introducono più calorie di quante se ne consumano, viceversa il grasso corporeo diminuisce esclusivamente quando il bilancio energetico è negativo cioè quando s’introducono meno calorie di quante se ne consumano. kcal entrate kcal entrate kcal entrate = > < kcal Uscite Grasso invariato kcal uscite Aumento grasso kcal uscite Perdita grasso Attenzione la bilancia non ci dice sempre tutta la verità. Si può rimanere a peso costante nei seguenti casi: 1. il bilancio energetico è in pareggio (e non ci sono variazioni di attività) 2. C’è un incremento muscolare in atto e contemporaneamente un decremento di grasso corporeo; 3. C’è un incremento di grasso corporeo e una diminuzione di massa muscolare (per scarsa attività fisica) Se non è possibile fare indagini rigorose sulla composizione corporea controllare la cintura dei pantaloni se diventa stretta si stanno introducendo più kcal di quante se ne consumano. C’è da mettere in evidenza che l’eccesso di energia introdotta, da qualsiasi alimento essa venga, viene inesorabilmente trasformata in grasso di riserva, perciò le famigerate affermazioni “la pasta ingrassa, la carne no” deve essere corretta dicendo che “ a parità di peso la carne è meno calorica della pasta”. Le riserve di energia contenute nei grassi di deposito sono straordinariamente più grandi rispetto a quelle accumulabili con i glucidi, le proteine invece non possono essere accumulate. La quantità di glicogeno accumulato nel fegato e nei muscoli di un atleta allenato è di circa 400 g e può fornire 1600 kcal, ogni kg di grasso di deposito equivale a c.a 9000 kcal, quanta energia (inutilizzata) si portano dietro quelli in sovrappeso! Il grande potere energetico che hanno i lipidi ne fanno il “carburante” più vantaggioso da un punto di vista del rendimento ma non può essere utilizzato in tutte le prestazioni. Per esempio nella corsa, i lipidi vengono utilizzati come fonte energetica (per motivi legati all’ approvvigionamento dell’ossigeno) fino a quando si corre al 70-75 % della velocità massima; sopra questi livelli si utilizza il glucosio che può produrre energia anche senza l’ossigeno producendo però acido lattico che impedisce di utilizzare questo meccanismo per lunghi periodi. I lipidi svolgono anche altre indispensabili funzioni biologiche: trasportano vitamine A, D, E, K dette appunto liposolubili. Una estrema riduzione di consumo di lipidi potrebbe causare un ridotto apporto di queste vitamine* -A-D-E-K Un’altra funzione che svolgono i lipidi, in particolare gli oli, è quella di fornire dei legami chimici situati in certi punti delle molecole degli acidi grassi che il nostro organismo non è in grado di collocare. Senza entrare nel dettaglio, sono quei particolari doppi legami del Carbonio presenti quasi esclusivamente negli oli e nei pesci meglio conosciuti come (acidi grassi) omega 3 -C=CPer questo motivo non si può fare a meno di consumare giornalmente almeno 3-4 cucchiai di olio (meglio se extravergine d’oliva) e almeno 2 porzioni di pesce a settimana. * Ad un rugbysta capita difficilmente Contenuto di lipidi in g per 100 g di parte edibile* Alimenti di origine vegetale Olio di oliva Olio di mais Olio di semi vari Margarine Noci secche Arachidi tostate Patatine in sacchetto Cioccolato al latte Olive da tavola conservate Merendine tipo brioche Crackers integrali Muesli Ceci Pizza bianca Pasta integrale Fagioli Piselli secchi Germogli di soia Mais dolce Patate *Al netto degli scarti 100 100 100 84 68 50 40 36 27 17 11 10 6 6 3 2 2 1,4 1 1 Alimenti di origine animale Lardo Midollo osseo di bovino Burro Salsiccia suino secca Salame Milano Salame Felino Parmigiano Mozzarella di bufala Prosciutto crudo Parma Salmone fresco Sgombro Ricotta di mucca Maiale (grasso) lombo Uovo gallina intero Tonno fresco Bovino adulto filetto Bresaola Spigola Pollo petto Merluzzo fresco 99 90 84 47 31 28 28 24 18 12 11 11 10 9 8 5 3 1,5 0,9 0,3 Le proteine Una piccola premessa: si parla sempre di fabbisogno di proteine ma in realtà il nostro organismo ha bisogno dei componenti di base delle proteine cioè gli amino acidi (AA). Non trovandosi questi liberi negli alimenti ma legati in lunghe catene chiamate appunto proteine, siamo costretti ad ingerire queste macromolecole così come sono, dividerle mediante la digestione praticamente nei singoli AA i quali, una volta arrivati alle singole cellule, vengono riassemblati sotto il controllo del DNA per costruire delle proteine necessarie all’organismo. La caratteristica fondamentale degli AA è quella di potersi legare tra di loro in maniera stabile ed essere utilizzati per “costruire” sostanze anche molto diverse tra loro. I muscoli, i tendini, i capelli, molti ormoni, i globuli rossi ed altre importanti strutture organiche sono formate da catene più o meno lunghe di AA ed è per questo che le proteine vengono considerate il materiale plastico (costruttivo) per eccellenza. La proteine presenti nel corpo umano moltissime ed hanno lunghezze e sequenze di AA diverse ma utilizzano solo 20 AA. La similitudine con le lettere dell’alfabeto è molto forte: con una ventina di lettere possiamo comporre centinaia di migliaia di parole diverse, è facile quindi immaginare quante proteine aventi funzioni diverse si possono ”costruire” con 20 AA e con la possibilità di formare catene di centinaia e centinaia unità. Quando si parla di proteine si specifica sempre se sono d’origine animale o vegetale, di alto valore biologico o meno oppure se sono “nobili” o no. Tutti dipende da quali AA sono formate Tra i 20 AA che compongono le proteine umane ce ne sono 8 che vengono definiti essenziali (AAE) perché qualora questi non venissero introdotti con l’alimentazione, il nostro organismo non è in grado di costruirseli e di conseguenza certe proteine non si possono sintetizzare provocando così gravi disfunzioni organiche. I rimanenti 12 invece, definiti non essenziali, qualora non fossero presenti negli alimenti ingeriti possono essere sintetizzati utilizzando altre molecole. Negli alimenti di origine animale gli 8 AAE sono sempre presenti mentre in quelli di origine vegetale ne manca sempre qualcuno. Molto interessante sotto questo punto di vista è la combinazioni di alcuni piatti tipici della nostra cucina composti da cereali (pasta/riso) e legumi (fagioli, ceci, piselli….) dove le carenze di uno o più AAE dei cereali sono compensati dalla presenza di questi nei legumi e viceversa. Più chiaramente, la combinazione delle proteine presenti nella pasta e fagioli, riso e piselli.. e tutte le altre combinazioni possibili fanno sì che delle proteine vegetali diventino praticamente “nobili” come quelle animali. Per avere la certezza dell’acquisita “nobiltà proteica” è sufficiente aggiungere un paio di cucchiai di parmigiano grattugiato e… il gioco è fatto. Uno dei punti più controversi dell’alimentazione sportiva è il fabbisogno giornaliero di proteine. Per un soggetto sedentario questo fabbisogno è legato principalmente all’età (bambino, adolescente,adulto…..) e allo stato fisiologico in cui si trova (convalescenza cenza, gravidanza….). Sul fabbisogno giornaliero di proteine degli atleti, soprattutto quelli di alto livello ed aventi rilevanti masse muscolari, c’è una certa diversità di vedute, comunque le opinioni riportate sulla quasi totalità delle riviste scientifiche qualificate, concordano sul fatto che 1,5-1,8 g di proteine per kg di peso corporeo (ideale, cioè non in soprappeso) al giorno sono sufficienti a garantire la massima efficienza fisica in tutte le discipline sportive, e che comunque, anche in atleti sottoposti a programmi d’incremento muscolare o con rilevanti masse muscolari, la quota proteica non deve superare i 2 g per kg di peso corporeo al giorno. Non è superfluo sottolineare che un elevato consumo di proteine senza un adeguato allenamento sul campo o in palestra non migliora le prestazioni né tanto meno fa aumentare la muscolatura. C’è d’aggiungere infine che se il fabbisogno giornaliero di energia è “coperto” dai carboidrati e dai lipidi, gli AA in eccesso, provenienti dalla digestione delle proteine, vengono trasformati in grassi di deposito (affaticando sensibilmente i reni) smentendo così la radicata ma errata convinzione che le proteine “non fanno ingrassare” Contenuto proteico in g per 100 g di parte edibile* Alimenti di origine Animale Alimenti di origine vegetale Stoccafisso secco Caciocavallo (stagionato) Parmigiano Bresaola Prosciutto crudo Acciughe sott’olio Tonno sott’olio sgocciol. Petto di pollo Prosciutto cotto Bovino adulto (val. medi) Vitello Salmone fresco * Al netto degli scarti Lupini secchi sgusciati Semi di soia (secchi) Pinoli secchi Arachidi tostate Lenticchie secche Fagioli secchi Ceci secchi Fave secche Piselli secchi Pasta semola secca cruda Pane (rosetta) Riso brillato crudo 80 37 33 32 26 26 25 23 20 20 20 18 37 37 32 29 23 24 21 21 22 11 9 7 Le vitamine Sono sostanze di natura chimica molto diversa, senza nessun potere energetico, sono presenti sia negli alimenti di origine vegetale che in quelli di origine animale, svolgono una funzione bioregolatrice (intervengono cioè nelle reazioni chimiche cellulari) e una funzione protettiva. Anche se il fabbisogno giornaliero di vitamine è dell’ordine di mg e di alcune di mcg, la loro carenza provoca inevitabilmente disfunzioni organiche o vere e proprie malattie. Le vitamine vengono classificate con delle sigle o con il loro nome chimico oppure con il suffisso anti- davanti al none della malattia che prevengono: p.e. la vit. C chimicamente è l’acido L-Ascorbico o vit. antiscorbutica perché il suo consumo previene tra l’altro una malattia chiamato scorbuto. Attualmente si conoscono 13 vit. ed ognuna di esse svolge una funzione specifica; normalmente vengono divise in liposolubili e idrosolubili, le prime, come abbiamo visto, sono A D E K le altre sono la C e quelle del gruppo B. Non è importante in questo contesto trattare la caratteristiche di queste sostanze ma è necessario sapere quanto segue: • per non trovarsi in situazioni di ipovitaminosi, cioè con un insufficiente apporto di una o più vitamine, un atleta deve seguire una dieta variata sia nel consumo di frutta e verdura sia nel consumo di alimenti di origine animale; • è praticamente impossibile diagnosticare con delle analisi la carenza di vitamine; • alcuni “disagi” fisici possono essere causati da una minima o transitoria carenza vitaminica; corrono questo rischio gli atleti che mangiano tutti i giorni le stesse cose; • prima di passare ad una integrazione farmacologica è meglio vedere, interpellando persone qualificate, se il problema può essere risolto con opportune modifiche alimentari. I Sali minerali Sono un gruppo di elementi chimici che svolgono delle funzioni in parte simili alle vitamine, sono infatti presenti in molti enzimi, indispensabili per accelerare le reazioni biochimiche; di alcuni di essi ne abbiamo bisogno pochi grammi al giorno, per altri invece sono sufficienti quantità che sono dell’ordine di mg o mcg: A differenza delle vitamine alcuni minerali svolgono anche funzioni strutturali: p.e. il ferro nell’emoglobina. Il calcio e il fosforo nelle ossa… Le principali funzioni biologiche dei minerali si possono così riassumere • • • • regolano gli scambi idro-salini controllano gli equilibri acido-base concorrono alla formazione degli ormoni e degli enzimi regolano le funzioni neuro-muscolari Anche per questi nutrienti non è il caso di entrare nel dettaglio dei loro meccanismi biologici. E’ sufficiente mettere in evidenza che elementi come il sodio (Na) e il potassio (K) giocano un ruolo molto importante nell’equilibrio idro-salino soprattutto dopo abbondanti sudorazioni e per prevenire dei cali di efficienza fisica bisogna fare particolare attenzione alle indicazioni espresse per il consumo di acqua e integratori. Una raccomandazione particolare è necessario farla per quanto riguarda il ferro. Molti atleti risultano alle analisi del sangue “anemici” e troppo frettolosamente si somministrano integratori di ferro il cui consumo se protratto nel tempo e a dosi elevate potrebbe non risultare innocuo. Anche in questo caso è bene interpellare persone qualificate. L’acqua Una volta si diceva che la classe non è acqua, ma possiamo aggiungere che un fuoriclasse senz’acqua rischia di perdere la …………. la classe. Vediamo subito a cosa serve: • è l’elemento indispensabile a quasi tutte le reazioni vitali • essendo incomprimibile (come tutti i liquidi) impedisce di essere schiacciati dalla pressione atmosferica, quando si va sott’acqua e… quando si finisce sotto una mischia • trasporta, mediante il sangue, i metaboliti in ogni parte del corpo • è l’elemento fondamentale per la termoregolazione* Tra gli esperti di nutrizione sportiva permangono delle divergenze di opinioni sulla qualità e quantità di alimenti che un singolo atleta deve consumare per ottimizzare la propria prestazione atletica. Per quanto riguarda invece il consumo di bevande c’è tra gli addetti ai lavori una concordanza di vedute praticamente unanime: per garantire la massima efficienza fisica è necessario bere prima durante e dopo l’impegno sportivo. Sono lontani i tempi in cui gli allenatori urlavano tra il primo e il secondo tempo di una partita di non bere ma di sciacquarsi solo la bocca perché “l’acqua rimaneva sulla stomaco” e rallentava la corsa. L’unica deroga veniva concessa nelle fredde giornate d’inverno, quando ancora non si rientrava negli spogliatoi durante l’intervallo, dove il tè caldo serviva più che altro ad allentare la morsa del freddo piuttosto che a reintegrare l’acqua e i sali minerali consumati. * L’acqua evaporando con la sudorazione sottrae calore al corpo facendo rimanere (quasi) costante la temperatura Attualmente uno di principali obiettivi della dietetica sportiva è quello di garantire all’atleta la migliore concentrazione idrico-salina per tutta la durata della partita e ridurre i tempi di recupero. La percentuale di acqua presente nel corpo umano varia secondo l’età, il sesso, il peso e la composizione corporea: nei neonati e nella prima infanzia arriva anche al 75%, nei giovani maschi adulti è circa il 65 %, mentre nelle giovani femmine adulte non supera mediamente il 55 %. Le donne normopeso e gli uomini soprappeso hanno una percentuale minore di acqua perché i grassi ne contengono meno dei muscoli, i quali sono composti da circa il 77 % di acqua, da ciò si evince che la metà dell’acqua corporea si trova nei muscoli. La scarsa quantità di acqua a disposizione nei soggetti con una eccessiva percentuale di grasso corporeo, oltre alla “zavorra adiposa”, rappresenta un fattore limitante per la prestazione sportiva. Nell’uomo medio di riferimento (giovane adulto, normopeso, attività fisica moderata, clima temperato) il fabbisogno giornaliero di acqua e di circa 2,7 litri che sono necessari per compensare le perdite avvenute attraverso le urine, le feci, il sudore, la respirazione e il liquido lacrimale. Il mancato reintegro anche di modeste percentuali di queste perdite può provocare dei malesseri, confusi spesso con altre cause. Per questi soggetti è consigliabile bere giornalmente almeno 1,5 l di acqua e coprire il resto del fabbisogno con gli alimenti privilegiando frutta e verdura. Per gli atleti il discorso è più complesso perchè la quantità di acqua che possono perdere durante una partita o un allenamento è estremamente variabile e comporta una perdita e uno scompenso di elettroliti (sali minerali) che non è facile quantificare. Visto il limitato spazio a disposizione si preferisce dare agli atleti interessati delle indicazioni schematiche e di facile applicazione - Salvo casi particolari la migliore bevanda è l’acqua anche moderatamente gassata - Si deve bere sempre a piccoli sorsi - L’atleta deve bere anche se non ha sete, quando questa si manifesta potrebbe essere già tardi - Appena svegliati bere 150- 200 ml di acqua o succo di frutta - Nelle due ore precedenti l’allenamento/partita bere almeno 500 ml di acqua o soluzione idro-salina energetica preparata correttamente (in alternativa succo di frutta diluito al 50%) - Durante l’allenamento/partita bisogna bere (150-200 ml) ogni 15’-20’ - Durante i pasti bere almeno ½ l di acqua - Dopo l’allenamento/partita bere una quantità di liquidi pari a 1,5 volte la perdita di peso dopo la prestazione(es. perso 1 kg x 1,5 = 1,5 l di acqua o soluzione idro-salina-energetica) - Non bere assolutamente alcol Per controllare in maniere empirica ma efficace se il consumo di liquidi è corretto bisogna controllare le urine: queste devono essere moderatamente abbondanti e di colore giallo paglierino chiaro. Una scarsa quantità di urine e/o una colorazione scura evidenziano una scarsa idratazione, se queste sono molto chiare, frequenti e abbondanti forse state bevendo troppo. L’alimentazione il giorno della partita In linea di massima i principi generali dell’alimentazione del giorno della partita sono simili a quelli che si seguono durante la settimana: cioè bisogna arrivare all’evento sportivo con la migliore idratazione possibile, con il massimo delle riserve energetiche e non avere problemi digestivi. Una variante che può influire su qualche scelta è legata essenzialmente all’orario della partita. Se la partita si gioca nel primo pomeriggio 14,30-15,00 l’atleta deve fare colazione alle 8,30 consumando gli abituali alimenti di suo gradimento a base di latte (o yogurt) e cereali, fette biscottate o pane tostato con marmellata o miele; se è abituato a consumare (1-2) uova è preferibile cuocerle alla coque o “in camicia” oppure strapazzate con cottura minima (né sode né fritte); in alternativa 50 g circa di prosciutto crudo/cotto magro, oppure un toast prosciutto e/o formaggio; una spremuta di arance, 4-5 noci secche o una decina di mandorle. Da mettere in evidenza che una colazione in cui sono presenti alimenti proteici come uova o prosciutto fanno ridurre positivamente il consumo di carne a pranzo rendendo più agevole la digestione del pasto prima della partita. Alle 11-11,30 inizierà il pranzo che deve essere facilmente digeribile, composto da alimenti graditi all’atleta a base di (100-120 g) pasta o riso con un condimento semplice (al pomodoro, all’olio, con parmigiano); per secondo una porzione ridotta di carne (circa 100-120 g) cotta alla piastra, meglio se petto di pollo o di tacchino; verdura cotta o cruda; macedonia o un frutto; un dolce da forno; bere acqua tranquillamente, se gradita, anche leggermente gasata. Non è agevole stabilire le quantità di alimenti da consumare per ogni singolo atleta perché ci sono molte variabili personali (peso, abitudini, aspetti emotivi diversi…) che possono condizionare fortemente le scelte individuali. In generale si può affermare che è preferibile fare una colazione abbondante e un pranzo ridotto soprattutto per quanto riguarda la parte proteica (carni, uova, formaggi). Man mano che il tempo tra l’ultimo pasto e l’inizio della partita si riduce anche la quantità di alimenti deve essere ridotta e se questo è inferiore alle due ore, alimenti come la carne, il formaggio vanno esclusi. Più problematica è la situazione quando si gioca al mattino: se l’inizio dell’incontro è alle 11 si può fare un’abbondante colazione come quella citata sopra entro le 8. Se la partita si gioca prima delle 11 è consigliabile una colazione senza uova o prosciutto un’ora e mezza/due prima del kick-off. Ad alcuni giocatori può capitare prima della partita di avvertire degli “attacchi di fame”, generati spesso dalla tensione pre-gara, ma può succedere anche per esigenze nutrizionali reali, in questi casi si può consumare (fino a circa 60-70 min. prima dell’inizio) la cosiddetta “razione d’attesa” composta perlopiù da una piccola banana oppure da una modesta porzione di dolce da forno accompagnata sempre da una bevanda. Comunque un atleta che aspira a diventare un giocatore di un certo livello deve imparare, attraverso l’aiuto di persone competenti, a determinare le quantità e le modalità di assunzione degli alimenti che lo fanno sentire al massimo delle proprie potenzialità. L’alimentazione il giorno prima della partita Fino a qualche anno fa, per cercare di aumentare al massimo le riserve di glicogeno per garantire una consistente scorta di energia, ai giocatori di rugby veniva consigliato, due-tre giorni prima della partita, una dieta composta quasi esclusivamente da carboidrati (pasta e dolci in grandi quantità). Anche se è stato dimostrato che una scelta del genere non garantisce (ai rugbysti) alcun miglioramento** , bisogna fare attenzione a non cadere nell’errore opposto cioè quello di mangiare ingenti quantità di proteine (carne, uova, formaggi) a discapito dei carboidrati. L’alimentazione deve essere praticamente simile a quella dei giorni precedenti, si può mangiare la pasta a pranzo e cena, negli spuntini consumare delle pizza e, se andate a letto presto, potete mangiare anche … qualche dolcetto in più. L’alimentazione dopo la partita Entro le due ore dopo la fine della partita si deve bere almeno un litro-un litro e mezzo di acqua o bevanda opportunamente preparata. E’ preferibile consumare subito dopo la doccia alimenti o bevande dolci oppure frutta, più tardi panini o sandwich al prosciutto e/o formaggio. Negli spogliatoi nessuna bevanda alcolica*. La cena non deve essere abbondante** un minestrone, un secondo a base di bresaola e parmigiano, verdura, frutta e dolce. * Solo spumante dopo vittorie eclatanti. Modeste quantità di birra/vino solo se si sono rispettate le indicazioni precedenti ** L’organismo è impegnato in “riparazioni” importanti e non può essere affaticato da un lavoro digestivo pesante Gli integratori alimentari nello sport Il principale motivo per cui gli integratori alimentari nell’ambito sportivo rappresentano uno degli argomenti più dibattuti negli ultimi anni risiede nel fatto che viene dato ascolto anche, se non soprattutto, a chi non ha un’adeguata preparazione scientifica sull’argomento. Si è così diffusa la convinzione che queste sostanze in qualche maniera possano migliorare l’efficienza fisica senza alcun rischio per la salute. Questo naturalmente non è vero e si sta allargando sempre più una sorta di dipendenza psicologica che va dallo “sportivo della domenica” agli atleti di livello, dal bodybuilder al naturista, dal pensionato all’esordiente. Se si parte dal concetto che integrare vuol dire aggiungere ciò che manca per completare qualcosa che è necessario, si arriva alla logica conclusione che gli integratori alimentari devono essere somministrati solo a coloro che sono carenti sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo di nutrienti necessari a garantire un buono stato di salute e la massima efficienza fisica. Una dieta equilibrata, variata e adeguata alle esigenze individuali è sufficiente a garantire le necessità nutrizionali della stragrande maggioranza degli atleti delle varie discipline sportive. Si può intervenire con delle supplementazioni nei casi che rientrano in un quadro patologico o quando l’attività sportiva è particolarmente pesante per cui garantire il necessario incremento di nutrienti solamente con la dieta, soprattutto per gli atleti aventi rilevanti masse muscolari, si dovrebbe consumare una quantità di alimenti tale da condizionare l’intera attività sportiva per l’elevato impegno digestivo. Anche per il consumo di prodotti destinati a reintegrare le perdite idro-saline causate dalla sudorazione conseguente all’attività muscolare è indispensabile rivolgersi a persone qualificate ed evitare l’autoprescrizione. Non sono esenti da pericoli nemmeno i prodotti “naturali” perché possono contenere dei principi attivi con proprietà farmacologiche vere e proprie . Molti atleti infatti sono stati trovati positivi al controllo antidoping per aver consumato un’antica erba cinese MA-HUANG (Ephedra sinica) contenente efedrina, composto che rientra nell’elenco delle sostanze dopanti. Estremamente rischioso acquistare prodotti di dubbia provenienza o di ditte che non possono garantire la purezza del prodotto stesso e la composizione chimica completa. Per avere un’idea del rischio che si corre quando si acquistano e si consumano integratori in maniera superficiale può essere utile conoscere il comunicato del CIO sull’analisi dei complementi nutrizionali del 4/42002 “ Sulla base dei risultati dell’analisi effettuata su 634 complementi nutrizionali, la commissione medica del Comitato Olimpico Internazionale ha rinnovato l’invito alla massima attenzione per gli atleti sull’uso di tali prodotti e si rivolge a fabbricanti e distributori, come ai governi, a prendere delle misure per assicurare la qualità dei prodotti.” Su 634 campioni analizzati, 94 (14,8 %) contenevano sostanze non dichiarate sulle etichette dei prodotti che avrebbero potuto determinare un controllo doping positivo. Di questi 94 campioni analizzati, 23 contenevano dei precursori a volte di nandrolone e del testosterone, 64 contenevano solo testosterone e 7 solo nandrolone. Oltre questi 94 campioni, altri 66 (10,4 %) contenevano delle concentrazioni, al limite delle soglie di tolleranza, di sostanze non menzionate sulle etichette . I 634 complementi nutrizionali non ormonali sono stati raccolti tra l’ottobre 2000 e il novembre 2001 attraverso 215 fornitori ripartiti in 13 Paesi. Per 91 % dei casi gli acquisti sono avvenuti in negozio o via internet. I prodotti restanti venivano ottenuti dal fabbricante. Il laboratorio accreditato dal CIO a Colonia (Germania), ha proceduto alle analisi di tutti questi complementi. Una pillola di saggezza rugbystica …….. non facciamo diventare gl’integratori “l’arma segreta” per la vittoria o la giustificazione della sconfitta. Visto che mi hai seguito fin qui ti svelo un segreto: per vincere una partita è sufficiente mangiarsi…… ………… l’avversario Per un mondo sempre più ovale …