06 dicembre - Coldiretti Piemonte

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06 dicembre - Coldiretti Piemonte
rassegna stampa regionale
indice
mercoledì, 6 dicembre 2006
editoriali
• la repubblica, piombo nelle ali (massimo giannini)
• corriere della sera, spesa pubblica: i veri controlli (francesco giavazzi)
• la stampa, la grande coalizione populista (carlo bastasin)
pagine nazionali
• la repubblica, in italia 4 milioni di volontari, sempre meno giovani, più professionisti
• corriere della sera, parte la gara, l’alitalia tutta ai privati
• la stampa, autostrada to-mi: rissa sul cantiere lumaca
pagine locali
• la repubblica torino, tav, adesso la val sangone scopre la paura
• la stampa torino, tav, tra di pietro e pecoraro è scontro aperto
• la stampa nord-ovest, timorasso e albarosa è l’ora dei vitigni rari
• la stampa asti, capperi, sorpresa monferrina
quando tipico vuol dire unico, convegno del gal
asti vuol tutelare anche il torrone
• la stampa cuneo, commercianti e agricoltori alleati contro le centrali
ceresole, convegno mondiale sulla produzione della tinca
moretta riprende a sperare nel futuro del suo caseificio
• la stampa vco, diminuiscono i camosci nel parco veglia-devero
• la stampa vercelli, viverone. lago pulito, prima fase al via
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COMMENTI
MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE 2006
(segue dalla prima pagina)
OPERAZIONE garantisce in effetti «un processo trasparente
e non discriminatorio». La prova viene dalla Borsa, che ha festeggiato
i primi dettagli sul bando di gara premiando i titoli della compagnia con un
rialzo che sfiora il 6%. Ma l’euforia del
brindisi rischia di evolvere in una sbornia di perplessità. Il comunicato diffuso ieri dal Tesoro fissa l’asticella della
vendita a un’altezza che suscita qualche apprensione. Chi vorrà diventare
azionista di riferimento dell’Alitalia
non dovrà limitarsi a rilevare solo la
quota pubblica, ma dovrà poi lanciare
un’Opa sul 100% della compagnia.
Questo è un onore inatteso per gli azionisti minori. Ma è un onere imprevisto
per chi vuole partecipare alla gara. Oltre all’intero valore di Borsa dell’azienda, l’investitore dovrà sborsare circa
400 milioni per le obbligazioni convertibili, più un «premio» per l’acquisto
della maggioranza.
Alla fine, la privatizzazione potrebbe
costare quasi 2 miliardi di euro. Un boccone che rischia di rivelarsi troppo
grande per chiunque. Soprattutto perché resta un boccone indigesto. Nessun
Paese europeo ha una compagnia di
bandiera così disastrata. Nel 2005 peggio di Alitalia hanno fatto solo Austrian
Airlines e Swiss. Tra il 2004 e 2006 il buco nero della compagnia ha ingoiato un
passivo di circa 1,2 miliardi di euro,
mentre le grandi «major» europee macinano tra i 100 e i 300 milioni di profitti l’anno. In compenso, l’amministratore delegato Cimoli ha uno stipendio
mensile di 190 mila euro, contro i 29.500
euro di Spinetta (Ceo di Air France) e i
64.700 euro di Eddington (Ceo di British). L’azienda sconta il deficit storico
imposto dalla manomorta politica. Un
caos strategico che dura da decenni,
una gestione del personale rovinosa e
ingessata da 13 sigle sindacali, una scelta organizzativa costosa e inefficiente,
imperniata sui due «semi-hub» di Fiumicino e Malpensa che insieme non ne
fanno uno all’altezza della competizio-
L’
LA REPUBBLICA 23
Quel piombo nelle ali
della compagnia di bandiera
MASSIMO GIANNINI
ne globale. Ha una flotta ridotta all’osso: 183 aerei, contro i 240 di Air France,
i 299 di British, e i 331 di Lufthansa.
In queste condizioni, chi compra Alitalia, almeno nel breve-medio periodo,
si carica di un rischio d’impresa altissimo, con prospettive di redditività bassissime. Per compensare l’elevato impegno finanziario che l’Opa richiede
servirebbero almeno «regole d’ingag-
gio» non troppo vincolanti. Il comunicato del Tesoro pianta invece diversi
paletti, che meritano qualche approfondimento. È giusto chiedere ai
potenziali acquirenti il rispetto di «una
serie di impegni ... che saranno individuati anche tenendo conto di profili di
interesse generale», come ad esempio
«adeguata offerta di servizi e copertura
del territorio, livelli occupazionali,
mantenimento dell’identità nazionale
della società, del suo luogo e del suo
marchio». Ma bisognerà pur precisare
meglio come vada declinato nel dettaglio particolare ciascuno di questi «profili di interesse generale». «Copertura
del territorio» significa mantenere
aperte certe rotte improduttive solo
perché fa comodo al collegio di questo
o quell’onorevole? Oppure «livelli occupazionali» significa che i benefici
della mobilità lunga valgono solo per la
Fiat?
Questi non devono diventare alibi,
dietro ai quali i gruppi industriali e finanziari italiani si riparano (com’è già
accaduto più volte in passato) per non
assumersi il rischio di fare impresa privata e la responsabilità di essere classe
dirigente. Ma queste non sono neanche
quisquilie, che la politica può sottovalutare in nome di una «missione superiore» nella quale sacrificare risorse, a
fondo perduto e senza alcuna contropartita visibile. Ha ragione chi, dal pubblico, parla di «sfida». Ma non ha torto
chi, dal privato, evoca i «kamikaze».
Prodi cerca di massimizzare gli incassi per lo Stato. È comprensibile.
L’accusa ricorrente e immeritata, che
ha dovuto subire in questi anni dal centrodestra, è quella di aver «svenduto»
per pochi spiccioli tutti i più preziosi
gioielli di famiglia, quando ha privatizzato le banche e le aziende pubbliche
prima da presidente dell’Iri, poi da presidente del Consiglio. Dalla Comit al
Credit, dal Nuovo Pignone alla Stet. Oggi, giustamente, vuole evitare che il copione si ripeta, e che l’opposizione trovi, oltre alla Finanziaria, altri argomenti da propaganda elettorale. Ma se lo
Stato ha le sue sacrosante esigenze, anche il mercato ha le sue legittime convenienze. Forse c’è ancora uno spiraglio per trovare un punto d’incontro, e
per rimettere l’Alitalia sulla pista di decollo.
I giornali senza firme e un futuro da inventare
IORNALI senza firme. Li
vediamo di tanto in tanto in questi giorni, in seguito a una vertenza sindacale
(che non è l’argomento di questo articolo). Non so che cosa ne
pensano i lettori. Su di me hanno fatto una strana impressione, che posso riassumere in un
aggettivo: i giornali senza firme
mi sembrano indecifrabili.
Strano che sia così. Nei primordi della carta stampata
nessuno firmava. Gli articoli, le
cronache, i commenti erano
anonimi. E in certi Paesi l’uso di
non firmare è durato a lungo.
Cinquant’anni fa, quando ero
corrispondente da Londra, leggevo ogni giorno, coscienziosamente, il Times: di firme neanche l’ombra. Poi il Times ha ceduto, ma nell’Economist non si
firma tuttora. Niente da ridire: i
giornali senza firme si leggevano benissimo, e l’Economist si
legge benissimo ancora adesso. Non si può dire altrettanto
dei giornali italiani del nostro
tempo, quando diventano anonimi. La mancanza delle firme,
a mio giudizio, li rende quasi illeggibili. Come mai?
Me lo sono chiesto, e sono
giunto a questa conclusione:
che il giornalismo italiano,
quale si è plasmato negli ultimi
G
PIERO OTTONE
anni, è estremamente personalizzato. Ogni singolo giornalista, quando scrive un pezzo(così chiamiamo gli articoli nel linguaggio di bottega), ha la sua
chiave di scrittura, la sua tonalità. Prende il tema alla larga, fa
similitudini e ragionamenti, si
abbandona a divagazioni. Fa
allusioni. Dà prova di bravura,
insomma. Scrive quello che definirei un (più o meno breve)
saggio letterario. Ognuno ha il
suo stile, la sua originalità. Ne
consegue che bisogna entrare
in sintonia con lui, per orientarsi, diciamo pure per capire. Sicché, quando si comincia a leggere, conviene dare prima
un’occhiata alla firma, e disporsi nello stato d’animo
adatto. Come avviene con i testi
della letteratura: non prendiamo in mano nello stesso stato
d’animo un racconto, che so io,
di Gogol e un romanzo di Hemingway. Se mi metto a leggere
un testo senza conoscere l’autore, ho una strana sensazione
di disorientamento. Come vedere un cantante alla televisione e, in mancanza dell’audio,
non sentirlo cantare.
Possiamo dedurne, ed ecco
un’altra riflessione, che il letto-
re del giornale personalizzato
non intende solo essere informato su quel che succede. Vuole anche godersi il testo che legge, vuole abbandonarsi ai piaceri della lettura, come quando
prende in mano il Gogol o l’Hemingway di cui si diceva. Ammesso, naturalmente, che la
lettura sia piacevole; che il pezzo sia riuscito, che sia bello davvero. Altrimenti sono guai: in
caso contrario il conto è tutto in
perdita.
E questa che ho esposto finora è una possibile spiegazione
del mio disagio di fronte al giornale senza firme. Poi se ne può
tentare un’altra, un po’ meno
benevola. Tante volte, lo ammetto, le divagazioni dell’autore (uso il termine a ragion veduta, dato il genere di scrittura)
suscitano una certa irritazione.
Abbiamo fretta, vogliamo arrivare subito al dunque, e lui divaga. Se però conosciamo chi
sta divagando, siamo disposti a
perdonare. Agli amici si perdona più facilmente. Conosciamo
le loro debolezze, le loro idee
fisse, le loro manie; sappiamo,
ascoltandoli, quando dobbiamo prestare orecchio, quando
possiamo distrarci. Per dire tut-
to: sappiamo quali articoli dobbiamo leggere, quali no. L’articolo senza firma, invece, è come il discorso di uno sconosciuto: senza agganci, senza
contesto, può sembrare una
farneticazione.
Queste sono, dunque, le mie
reazioni di fronte a un giornale
senza firme. Si dirà: ma tu sei un
addetto ai lavori, conosci i giornalisti, li segui attraverso il tempo, sai che cosa puoi attenderti
da ciascuno di loro. Vero. Questa osservazione conduce tuttavia a un’altra riflessione sulla
carta stampata del nostro tempo, e sul suo rapporto coi lettori. Il giornalismo personalizzato, quale si è affermato negli ultimi anni, richiede un pubblico
particolare: un pubblico esperto, anch’esso un po’ addetto ai
lavori, che a sua volta conosca
le firme, abbia le sue preferenze, e sappia che cosa può aspettarsi da ciascuno degli autori.
Se un giornale senza firme diventa, come a me sembra, indecifrabile, occorre un pubblico,
quando le firme ci sono, capace
di decifrarlo.
Si presuppone poi, nel lettore della stampa personalizzata,
una seconda caratteristica: che
abbia molto tempo a disposizione. Il saggio letterario non si
presta alla lettura frettolosa:
una riga sì e una riga no. Le similitudini, le allusioni, gli
aneddoti devono essere assaporati con calma. E bisogna leggere fino in fondo, fino all’ultima riga, per capire l’insieme.
Che cosa penseremmo di uno
scrittore che rivelasse la trama,
e la conclusione, già nelle prime righe ? Eh no: bisogna tenere il lettore col cuore sospeso fino all’ultimo istante, ammesso
che abbia il tempo, e la voglia, di
arrivare alla fine.
Sono dunque cambiati
profondamente, i criteri e i metodi del giornalismo, da quando un suo maestro, Mario Borsa, già attivo ai tempi di Bava
Beccaris, poi direttore del Corriere della Sera nel 1945, raccomandava ai giovani che intraprendevano la carriera giornalistica, in un libretto scritto nel
primo Novecento, di enunciare
subito il fatto, perché è il fatto,
insisteva, che al pubblico interessa: il pubblico vuole sapere
quel che è successo, e vuole saperlo fin dalle prime righe,
mentre voi (e qui Borsa se la
prendeva coi giornalisti suoi
contemporanei: si vede che un
po’ di personalizzazione c’era
anche allora) il fatto lo nascondete fra tanti ghirigori, divagazioni, commenti… «La letteratura – proclamava Borsa – è la
peste del giornalismo».
Sono cambiate tante cose, da
allora. E anche il giornalismo è
cambiato. Resta da chiedersi
quale sia il giornalismo più
adatto ai nostri tempi. Radio,
televisione, internet, satelliti
fanno una concorrenza spietata. Le tirature soffrono una lenta usura anche in quei Paesi in
cui si leggeva moltissimo (da
noi non si è mai letto molto, né
ai tempi di Borsa né ai nostri). I
quotidiani cambiano formato,
cambiano grafica, all’inseguimento dei lettori sempre più distratti, sempre più frettolosi.
Qual è la formula giusta? Meglio rinunciare a chi ha fretta,
concentrarsi sugli aficionados?
Gli aficionados sono abbastanza numerosi perché il gioco valga la candela? Nessuno lo sa,
per ora. Ma sarebbe giusto discuterne insieme, fra tutti gli
addetti ai lavori, nella speranza
che l’editoria, oggi in pericolo,
trovi la via giusta; invece di attaccarsi, e logorarsi, in guerre
intestine, come purtroppo sta
succedendo.
W
LASTAMPA
MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE2006
Lettere e Commenti 35
IRAN-USA
RIPARTIRE
DA GAZA
La ripresa del processo di pace in Palestina potrebbe
favorire il dialogo Washington-Teheran.
In stretta collaborazione con Europa e arabi moderati
HENRY KISSINGER
RICCARDO BARENGHI
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
I
l programma nucleare iraniano e le sue considerevoli
risorse mettono l’Iran in condizione di tentare il dominio strategico della regione. Con l’impeto dell’ideologia radicale sciita e il simbolismo della sfida alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, attenta all’ordine
stabilito in Medio Oriente e forse ovunque la popolazione
islamica sia dominante. Gli appelli alla trattativa sono stati inutili. Il negoziato è in un vicolo cieco, a meno che non
venga ripreso in un contesto più ampio. Ma non ha ancora trovato un forum. In ogni caso, le divisioni fra i partner
impediscono di assumere un orientamento chiaro. I cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza più la
Germania hanno sottoposto a Teheran un pacchetto d’incentivi per terminare l’arricchimento dell’uranio come fase essenziale e porre fine al programma di armamento
nucleare. Hanno minacciato sanzioni. L’Iran ha insistito
sul suo diritto a procedere, e anche le sanzioni più ridotte
proposte dalla troika europea (Francia, Germania e Gran
Bretagna) sono state respinte dalla Russia.
A
nzi, verso una parte di questo
schieramento, nella fattispecie quella più di centro, quella democristiana. Non ha alternative, l’ex presidente della Camera, anche perché è proprio questa la strada che ha deciso di percorrere.
Perciò ha rotto con il centrodestra, sapendo benissimo che finché Berlusconi
sarà su piazza quel centrodestra non sarà mai quello che lui sogna: moderato, ragionevole, di buone maniere. E per ora
non sembra proprio che il Cavaliere voglia abbandonare il campo, semmai la
manifestazione di sabato gli ha ridato la
carica. Dunque, se Berlusconi resta lì, Casini deve (e vuole) cambiare prospettiva.
Il suo obiettivo è piuttosto chiaro, peraltro più volte dichiarato e nemmeno
tra le righe. Scompaginare gli attuali
schieramenti, superare il bipolarismo
che schiaccia lui e il suo amato Centro, e
aprire una nuova stagione politica dagli
esiti incerti e i contorni indefiniti. Ma come si sa, le dinamiche della politica seguono corsi imprevedibili: l’importante è
allora smuovere le acque, il resto seguirà,
come e quando si vedrà. E così ecco che
Casini scompagina il primo schieramento con l’unico mezzo a sua disposizione:
facendo le valigie.
Scompaginare l’altro sarà un compito
più difficile, diciamo pure arduo, ma forse non impossibile. Per continuare a esistere, i democristiani in fuga da destra
hanno bisogno di sfondare nel centrosinistra, devono cioè lavorare all’obiettivo di
mettere in crisi i loro amici democristiani
dell’Unione. I quali hanno orecchie più
che sensibili alle sirene scudocrociate, come dimostra De Mita che sul Corriere ha
subito chiesto a Prodi di aprire un dialogo. Si comincia col dialogo ma dove si finisce? Rifondazione e la sinistra radicale
temono di venir sostituiti dagli eventuali
nuovi arrivati, ma il transfuga Casini non
sogna certo di diventare l’ennesimo partito dell’attuale maggioranza, una stampella per Prodi. Semmai, lui Prodi lo vorrebbe far cadere, ma siccome questo appare
piuttosto complicato, vorrebbe almeno
tentare di scomporre la sua maggioranza. E la prima occasione che cercherà di
cogliere per farlo è il Partito democratico. O meglio, il suo fallimento.
E’ qui che vince o perde Casini. Se il
nuovo soggetto politico si farà, per lui
non ci sarà spazio: o torna a casa (sempre
che a quel punto lo rivogliano indietro)
oppure si condanna a un piccolo ruolo politico, marginale e ininfluente. Ma se invece riuscisse a incunearsi, insinuarsi, infiltrarsi nelle già evidenti contraddizioni
che accompagnano la maggioranza dell’Unione, e in particolare i protagonisti
del futuro Partito democratico, se fosse
capace di offrire una sponda a quelli (e
non sono pochi) che già nutrono seri dubbi sull’avventura tanto voluta da Prodi,
LA GRANDE
COALIZIONE
POPULISTA
CARLO BASTASIN
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Illustrazione di Koen Ivens
CASINI SIRENA
E IL PARTITO
DEMOCRATICO
allora chissà, tutto può accadere.
La partita è appena cominciata, ma
Casini sa che i suoi tempi non sono biblici: due anni. Prima delle elezioni europee,
prima che i Ds e la Margherita decidano
formalmente di sciogliersi nel nuovo Partito, prima insomma che la macchina non
si possa più fermare, deve riuscire a convincere Rutelli, De Mita e Marini che se
rinunciano a mettersi insieme ai Ds (i
quali sono già dubbiosi per conto loro), se
evitano insomma di imboccare la strada
N
ient'affatto: dall'evasione Visco dovrà dimostrare di aver
ottenuto ciò che si era proposto. Quindi è come se quei soldi fossero già stati spesi prima ancora di entrare.
Ma è per una nobile causa. Per aiutare
gli incapienti e forse per aumentare le
pensioni minime. E siamo assolutamente
d'accordo che è doveroso farlo. Allora però si introduca un semplice meccanismo:
ridurremo altre spese correnti in misura
analoga e corrispondente in modo da assicurare che il debito pubblico italiano possa calare anziché distruggere il futuro dei
nostri figli: vediamo se lo votereste ancora quell’emendamento per i poveri incapienti!
Lì sì, sarebbe davvero utile l’intesa tra i
poli: sulle spese da tagliare, non sulle tasse da ridurre. D’altronde di questa difficile Legge Finanziaria c’è da salvare quasi
senza ritorno del Partito democratico,
un’altra strada si può percorrere insieme. Non è affatto detto che porti da qualche parte, le probabilità che sia un vicolo
cieco sono altissime. Ma non si può mai
dire, soprattutto quando gli attori sulla
scena condividono parecchie cose, sia sul
piano strettamente politico, sia su quello
dei valori che la loro fede gli impone di difendere dagli attacchi «laicisti». E ancor
di più se questi attori sono tutti democristiani, di origine o di adozione.
solamente il rigore con cui Tommaso Padoa-Schioppa ha difeso il saldo di bilancio
e di come il ministro ha rimesso i conti
pubblici italiani - se non ci saranno troppe
sorprese - sulla rotta del possibile risanamento. C’è da chiedersi che cosa succederebbe senza l'ancoraggio europeo e senza
personalità che ne hanno consapevolezza
e che controbilanciano gli istinti populisti.
Perché la logica dei benefattori ha una
sua ingenua malizia: se le cose vanno un
po’ meglio del previsto non è forse questo
il momento per aiutare chi sta peggio? E’
esattamente il contrario: se le entrate fiscali aumentano perché l'economia va meglio del previsto, allora questo è il momento per ripagare i debiti che in passato abbiamo accumulato frinendo come cicale
nel bello e nel cattivo tempo. E’ quel debito pubblico che impedisce di aiutare i più
deboli quando le cose vanno peggio, non
quando vanno meglio.
Azioni militari americane sono improbabili
Riluttanti a trattare con un rappresentante dell’«asse del
male», gli Usa non hanno partecipato ai negoziati, dando
la procura a Javier Solana, alto rappresentante dell’Unione Europea, che ha negoziato nell’interesse della troika.
Di recente Condoleezza Rice ha annunciato un cambio di
politica. Gli Usa vorrebbero partecipare ai negoziati sul
nucleare a patto che l’Iran frattanto sospendesse il programma di arricchimento. Ma Teheran non ha mai mostrato interesse a trattare con Washington. La posizione
della Russia è più complessa. Probabilmente nessun Paese, neanche gli Stati Uniti, sono più preoccupati della
Russia da un arsenale nucleare iraniano, dal momento
che una gran parte di popolazione islamica risiede ai suoi
confini. Per questo Mosca non ha nessuna intenzione di
attirare l’ostilità iraniana. In conclusione, le trattative
con l’Iran non stanno andando da nessuna parte. I Sei
avrebbero la scelta tra effettive sanzioni o il proliferare
d’una capacità nucleare. Azioni militari da parte degli
Stati Uniti sono estremamente improbabili nei prossimi
due anni, tenuto conto che il Congresso è ostile alla presidenza. Ma Teheran sicuramente non ignora la possibilità
di uno scontro unilaterale con Israele se tutti i negoziati
dovessero fallire.
Teheran non è in grado di sfidare il mondo
Fintanto che l’Iran si concepisce più come un crociato
che una nazione, non emergerà alcun interesse comune
dai negoziati. Evocare una prospettiva più equilibrata dovrebbe essere l’obiettivo primario della diplomazia Usa.
L’Iran deve ricordarsi di essere un Paese povero, non in
grado di sfidare il mondo. Ma un’evoluzione di questo genere presuppone uno strategico programma negoziale
degli Usa e degli alleati. Oggi gli Stati sunniti della regione - Egitto, Arabia Saudita, Giordania, il governo non sciita del Libano, gli Stati del Golfo - sono atterriti dalla deriva sciita. Trattative tra l’Iran e gli Stati Uniti potrebbero
generare una fuga precipitosa verso concessioni preventive, precedute da un significativo sforzo per portare questi Paesi a politiche di equilibrio. In una dimensione di
questo genere, l’Iran deve trovarsi come un’area rispettata ma non dominante. Una ripresa del processo di pace in
Palestina potrebbe giocare un ruolo importante in questo
disegno: presupporrebbe una stretta cooperazione tra
Stati Uniti, Europa e Paesi arabi moderati. L’Iran dev’essere incoraggiato ad agire come una nazione, non come
un provocatore. Una diplomazia propositiva verso l’Iran
è importante per costruire una regione più promettente,
ma solo se l’Iran non comincia a credere di essere capace,
in questo processo, di poter modellare il futuro su di sé.
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CRONACA
MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE 2006
LA REPUBBLICA 45
L’INTERVISTA
Il cantante Califano e i bimbi del Benin
“Io dannato
amo far del bene
senza dirlo”
ROMA — Califano “tutto il
resto è davvero noia”?
«No, per me è una cosa
veramente importante aiutare i bambini del Benin».
Califfo volontario?
«Suona strano solo perché la gente ragiona per luoghi comuni. Mi vedono come quello un po’ dannato,
ribelle e seduttore e quindi
incapace di pensare o di occuparmi degli altri. Invece
io l’ho sempre fatto».
In silenzio però
«A modo mio. Non amo la
pubblicità in queste cose,
non ho mai portato i fotografi dietro. Per un po’ ho
fatto concerti, ma cantare
non mi basta»
Non le basta cantare?
«Non mi basta cantare per
raccogliere soldi da dare ad
una
buona
causa e neanche mi basta
aggiungerceli
di tasca mia.
Mandare sms o
un vaglia è una
Franco
cosa giusta, ma
Califano
non fa per me».
Cosa vuole?
«Non mi piace dare i soldi
e basta, a me piace darmi da
fare direttamente, andare a
controllare».
Quindi va in Benin?
«Come ero andato in Brasile. Raccolgo soldi — soprattutto i miei, li metto nel
mio salvadanaio e poi me li
porto io in Africa dove hanno bisogno di costruire una
scuola, un’infermiera. Mi
piace sapere e vedere di persona dove vanno a finire.
Anche se mi fido dei preti
che se ne occupano da anni.
Mi hanno fatto persino presidente dell’associazione».
Ma non era mangiapreti?
«Sono e resto ateo ma se
una persona mi piace a pelle, la tonaca non mi cambia
il giudizio».
Dove è finito il cinico Califano?
«Lei non può sapere
quando affetto mi torna nel
sorriso di quei bambini».
Un vero finto cinico.
(c. pas.)
Il ministro delle Politiche sociali alla giornata mondiale: l’aiuto deve essere gratuito e non un servizio sottopagato
In Italia quattro milioni di volontari
sempre meno giovani, più professionisti
Ferrero: regole certe per un settore che è anche un business
CATERINA PASOLINI
ROMA — Ci sono gli insospettabili tra chi ieri ha festeggiato la giornata internazionale del volontariato. Quelli che non lo diresti mai
perché l’immagine pubblica fa a
cazzotti con l’anima, quelli che
nelle statistiche ufficiali non c’entreranno mai perché non fanno
parte di organizzazioni ufficiali.
«Tutto il resto è noia», canta la
voce graffiata di chi ha molto vissuto stropicciandosi l’esistenza.
Lui, Franco Califano detto il Califfo
per la sua fama di seduttore, nonostante l’aria da cinico fa parte dell’esercito dei volontari da tempo, senza grandi
annunci, di quei
4 milioni di italiani che saltuariamente si impegnano per gli
altri. E con i suoi
capelli bianchi
rappresenta bene il volontario
di oggi.
Lo confermano i dati del rapporto biennale,
su base Istat,
presentato ieri
dal ministro alle
Politiche sociali
Paolo Ferrero:
segnalano un
aumento del
150% di volontari in 8 anni,
sempre più laureati (in media il
13%) ma anche
un problema di
partecipazione
giovanile, di ricambio generazionale. Sono
infatti sempre di
più gli adulti e
pensionati che
si danno da fare
per gli altri. Oggi
il 38,5 per cento
di chi si impegna
ha tra i 45 e i 65
anni mentre gli
over 66 sono ben
50mila che fanno i nonni vigili
davanti alle
scuole. Sorvegliano biblioteche o musei,
aiutano i coetanei in difficoltà,
lavorano alla
Caritas o all’Arci, nelle carceri o
al Wwf. Se ne
stanno sotto il
sole o la pioggia
a raccogliere
soldi per Emergency o l’associazione leucemie,
facendo così da cuscinetto sociale
in un paese dal welfare in crisi.
Capelli bianchi e precariato, il
secondo problema sottolineato
dal ministro alle Politiche sociali.
«Bisogna infatti definire la linea di
demarcazione tra volontariato,
che è gratuito, e un lavoro sotto pagato. C’è infatti una zona grigia tra
le due realtà e si rischia di finire risucchiati in una terra di mezzo fatta di lavoro precario». Tutto questo
accade, dice Ferrero, «perché siamo di fronte ad una crescente domanda sociale che il welfare non è
in grado di garantire, il volontariato sotto pressione se ne fa carico
riempiendo il vuoto dello Stato
con una supplenza basata sul basso prezzo delle prestazioni di lavoro». I numeri dicono che nelle associazioni i dipendenti sono aumentati del 70%.
Di questi problemi si parlerà ad
aprile a Napoli nella conferenza,
nazionale del settore convocata
dal ministro per decidere sulla legge, per definire cos’è il volontariato. «Una ricchezza del paese, un
forte collante sociale, segnato da
momenti importanti di cittadinanza attiva», dicono i presidenti
del Forum del Terzo settore Vilma
Mazzocco e Maria Guidotti d’accordo col ministro nel ridiscutere
la legge 266.
Oggi la mappa più aggiornata
del volontariato racconta di associazioni più equamente distribuite sul territorio: 826mila volontari
si impegnano in 21000 associazio-
Quelli impegnati a tempo pieno
sono ottocentomila. Ad aprile
forum a Napoli per decidere
le nuove norme
ni ufficiali che sono per il 31,3 nel
nord est, il 28,5 nel nord ovest, 19,3
al centro e al 20,7 al sud e nelle isole dove sono cresciute del 260%.
Cambiano nel tempo i settori di
impegno. Diminuisce infatti l’importanza delle attività sanitarie
(28%) e assistenza sociale (27,8) a
favore di iniziative di ricreazione e
impegno culturali 14,6%. Crescono soprattutto i volontari della
protezione civile 9,6% e ambientale 4,4%. Volontari in Italia ma anche all’estero: più di 2200 associazioni, il 9 %, fanno attività e organizzano progetti in Africa, Oriente,
Sudamerica.
L’INIZIATIVA
Nei mille mercatini di Emergency
i prodotti di chi subisce le guerre
MILANO — Ce n’è per tutti i gusti: dalla Cambogia bussole, stuoie, oggettistica per la casa,
kimono, sete, sciarpe, abbigliamento, borse
in stoffa tessuta a telaio, mentre dalla Sierra
Leone sculture e maschere, borsette in cuoio
e bracciali. Da domani al 23 si apre la dodicesima edizione del Mercatino natalizio di
Emergency a Milano. L’appuntamento è in via
Bagutta 12. In vendita oggetti d’artigianato e
prodotti provenienti dai paesi nei quali operano i centri chirurgici e di primo soccorso
fondati dal dottor Gino Strada come l’Afghanistan. Anche a Roma dal 13 dicembre in via
Arco del Monte 99a, traversa di via dei Giubbonari, mercatino di Natale, una delle mille
iniziative che i volontari organizzano in tutt’Italia per raccogliere fondi. Il ricavato quest’anno delle vendite sarà destinato a sostenere tra l’altro il centro chirurgico per le vittime
di guerra “Tiziano Terzani” in Afghanistan.
Gino
Strada
il caso
Usati per hamburger, patatine fritte e pizze preconfezionate, gli “idrogenati” sono colpevoli dell’aumento del colesterolo
Stop ai grassi nocivi nei ristoranti di New York
ROMA — Disco rosso per i grassi idrogenati nei
ristoranti di New York. La municipalità della
Grande Mela ha votato per mettere al bando gli
ingredienti più pericolosi per la salute. Di grassi insaturi idrogenati sono imbevuti hamburger, patatine fritte, pane e pizza di non ottima
qualità. La misura - che entrerà in vigore nel luglio del 2007 e solo dopo un periodo di moratoria di tre mesi vedrà fioccare le multe - prende
di mira soprattutto i fast food. Dopo il bando
del fumo, New York si pone così come capofila
della lotta contro i grassi nocivi alla salute (in
particolare a quella delle arterie). E già altre
città si apprestano a imitarla: a Chicago sono
iniziate le audizioni per emanare un provvedi-
LUGLIO 2007
LE MULTE
I LOCALI
Le nuove
norme in
vigore dal
luglio 2007
Dopo 3 mesi
di moratoria
fioccheranno
le multe
24mila i locali
coinvolti, un
terzo dei quali
fast food
mento simile. I grassi idrogenati sono detti anche “trans”. Per mezzo di un trattamento industriale si aggiungono infatti molecole di idrogeno ai normali grassi insaturi. Aumenta in
questo modo il periodo di conservazione. Ma
crescono anche i rischi per la salute. Nelle “Linee guida per una corretta alimentazione” l’Inran (Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione) ricorda che i grassi trans “tendono a far innalzare il livello del colesterolo nel
sangue, favorendo l’aumento del colesterolo
cattivo rispetto a quello buono”. Il provvedimento è rivolto ai 24mila ristoranti di New
York, anche se i più coinvolti saranno fast food
e take away, un terzo del totale.
2
Primo Piano
C ORRIERE
DELLA
S ERA U M ERCOLEDÌ
6
D ICEMBRE
2006
#
ALITALIA
IL GOVERNO Nel bando verranno inserite garanzie
di difesa degli interessi pubblici: un dettagliato
piano industriale e gli impegni con lo Stato
LA CESSIONE
Parte la gara, l’Alitalia tutta ai privati
Il Tesoro cede il 30,1%, poi via all’Opa
Prodi: promesse mantenute. Le cordate: decisive le condizioni sull’occupazione
MILANO — Il 30,1%. «Almeno». Dal Tesoro arrivano i primi dettagli sulla cessione del controllo Alitalia e, se la quota che
il governo alla fine venderà è ancora solo
un’indicazione di minima, già quel «30,1%
almeno» mostra che l’intenzione è fare
sul serio. Perché non è un numero casuale, ovviamente: è la soglia che, in base alla
legge, obbligherà l’acquirente a lanciare
per tutti gli azionisti un’offerta identica a
quella che verrà fatta al socio pubblico.
Un’Opa sul 100%, dunque, cui in teoria
potrebbe aderire lo stesso Stato con il
pacchetto (oggi al 49,9%) che resterà dopo l’asta diretta.
Probabilmente non
MADE IN
accadrà, ci sono questioni e pressioni politiche già tradotte (da Rifondazione al Pdci) nella richiesta di conservare comunque una presenza del Tesoro. E
c’erano già state, in
questo senso, dichiarazioni del sottosegretario alla presidenza del
Consiglio Enrico Letta:
qualcosa, il pubblico,
manterrà. Ma non il controllo. Non la gestione. Sarà una reale privatizzazione,
era stata la promessa di Romano Prodi
(che oggi può rivendicare: «Avevo detto
che avrei fatto presto, oggi manteniamo»), di Tommaso Padoa-Schioppa, Pierluigi Bersani, gli altri ministri impegnati
in prima linea. E sì, ora la Borsa e i potenziali acquirenti aspettano il bando di gara dettagliato: sarà quello l’incontrovertibile banco di prova, e non tutte le anticipazioni arrivate ieri cancellano i dubbi su
qualche paletto troppo rigido. Intanto però la mossa-Opa, che lascerà allo Stato al
massimo il 19,8%, è accolta come primo
vero segnale di trasparenza e volontà privatizzatrice.
LA BORSA — La reazione di Piazza Affari, con queste premesse, era scritta.
Non a caso il listino ha di nuovo spinto a
razzo il titolo, con scambi che hanno sfiorato il 16% del capitale e con un rialzo del
6,39%, sopra la quota psicologica di 1 euro. Altrettanto non a caso, però, l’attenzione è già spostata sui prossimi giorni.
Nell’euforia di ieri c’è la scontata dose di
speculazione ma anche, senza dubbio,
l’apprezzamento per l’Opa e per la velocità, dopo tanti tentennamenti, impressa
all’operazione. Da oggi però si passa ai
contenuti. Al bando che sarà pubblicato
entro Natale, dopo la scelta degli advisor
legale e finanziario (ieri sono partite e arrivate 25 lettere ad altrettanti «invitati»).
Alla risposta che, nelle settimane successive, arriverà dai potenziali candidati. E,
naturalmente, alle pressioni politiche
che potrebbero nel frattempo condizionare l’operazione.
L’OPA E I PRIVATI — L’Opa stoppa i
raider puri ed è un «omaggio» al mercato.
Quel mercato che gli imprenditori invocano dal primo giorno in cui si è parlato di
«salvataggio Alitalia». Ma avrà, per le cordate in campo, un primo effetto: se il prezzo che alla fine verrà stabilito corrispondesse ai valori di ieri in Borsa, il 100% delle azioni (saranno però cedute anche tutte le obbligazioni convertibili) costerebbe qualcosa in più di 1,4 miliardi contro i
420 milioni circa che basterebbero per il
solo 30% dello Stato.
Non è questo, tuttavia, che potrebbe
eventualmente scoraggiare. Primo perché Alitalia, tra i tanti disastri di Bilancio, conserva comunque una liquidità intorITALY
no ai 900 milioni. Secondo perché, al di là del reale valore che le due diligence attribuiranno
poi ai titoli, non è detto
che davvero tutti i piccoli azionisti (oltre allo
Stato) aderiscano all’offerta. Chi, oggi, fuggirebbe da una compagnia «in picchiata senza paracadute» (parole
di Prodi), forse tra qualche mese, quando l’operazione sarà delineata per il via, potrebbe decidere di
scommettere in presenza di un piano industriale serio e di azionisti forti come
quelli di cui si parla (il nucleo su cui si sta
lavorando: Carlo Toto ed AirOne con Intesa, Carlo De Benedetti, Diego Della Valle, Roberto Colaninno).
I PALETTI — Saranno davvero loro, a
rispondere all’appello? Toto per primo,
ma anche De Benedetti, al piano industriale sta già lavorando. Poi però molto,
soprattutto rispetto alle possibili aggregazioni di altri partner, dipenderà dal
bando. Quello che tutti aspettano. Sem-
Andrà mantenuta
«l’identità
nazionale di
società, logo
e marchio»
bra fugato il timore che possa contenere
una golden share di fatto, qualche meccanismo che consenta allo Stato di mantenere un ruolo «bloccante». Ma il Tesoro,
ieri, ha già anticipato alcuni «impegni di
lock up», di vincoli «nell’interesse generale» che i piani industriali dovranno rispettare. Nessun problema per «l’adeguata offerta dei servizi e copertura del territorio», né ovviamente per «il «mantenimento dell’identità nazionale di società, logo
e marchio»: il salvataggio è fatto «anche»
in nome dell’italianità e nessuno, tra i candidati «interni», vuol buttare il nome Alitalia. Ma restano, tra chi è interessato, i
dubbi su quel si intende per garanzie sui
«livelli occupazionali»: la razionalizzazione, lì, è uno degli interventi considerati
prioritari, e il potere di blocco delle 13 sigle sindacali un fattore considerato «inaccettabile».
LA POLITICA. Si giocherà, qui, una
partita politica non solo con i sindacati
(«Incontro urgentissimo o sarà a rischio
— minaccia la Cgil — il futuro immediato
della compagnia»), ma all’interno dello
stesso governo. Se dall’opposizione Gianfranco Fini o Maurizio Sacconi sostanzialmente promuovono la cessione, se nell’esecutivo Antonio Di Pietro si unisce
agli altri «ministri privatizzatori» («Finalmente i fatti»), dalla sinistra radicale arrivano pressioni sulle garanzie. I livelli occupazionali vanno difesi anche, ripetono
Rifondazione e Pdci, conservando una
quota per il Tesoro. E questa è la condizione che pone anche il presidente della
Camera, Fausto Bertinotti: «Dopo un cumulo gigantesco di errori, oggi è un dovere di tutti intervenire. Dunque sì alla vendita, però tutelando l’interesse nazionale. Anche mantenendo una presenza pubblica». Anche solo simbolica?
Raffaella Polato
Credito e salvataggi
«Una banca fa affari, non opere di bene»
E sul ruolo di Intesa Salza vede Passera
Banca Intesa al fianco di Air One per l’intervento su Alitalia. È la
cordata più accreditata, per l’evidente know how di settore della
compagnia guidata da Carlo Toto e dunque per la matrice
soprattutto industriale dell’interesse. Ma il ruolo di Intesa sembra
aver creato qualche fastidio nel fresco partner dell’istituto milanese,
il San Paolo di Torino. O almeno nel suo presidente (che sarà anche
presidente del comitato di gestione della banca nata dalla fusione).
«Domani vedrò Corrado Passera (l’amministratore delegato di
Intesa, ndr) e tra le altre cose parleremo anche di Alitalia»: così ha
esordito ieri Enrico Salza, interpellato a margine dell'assemblea di Unioncamere sulla
cessione da parte del Tesoro del 30,1% della compagnia aerea, cessione che sarà
seguita da Opa sul 100% del capitale. Ha poi continuato, Salza (nella foto): «Se sarà
una buona occasione di investimento, credo che Passera me la proporrà».
Lui, il banchiere torinese, non ne sembra tanto convinto: «Siamo una banca — ha
voluto precisare — non facciamo opere di bene: una banca deve fare affari». E
Alitalia, sono sempre parole del banchiere, un buon affare «non lo era, può darsi
però che lo diventi».
Ai valori attuali di Borsa il pacchetto di azioni del 30,1% «minimo» messo in vendita
dal Tesoro (che cederà anche tutte le obbligazioni convertibili) varrebbe 425 milioni
di euro su una capitalizzazione totale che ieri, nell’ennesima seduta-boom, ha
raggiunto quota 1,4 miliardi.
FAUSTO BERTINOTTI
Va difesa l’occupazione
e l’italianità, cioè
l’impegno di un
concerto di forze, e
anche mantenendo una
presenza pubblica
PAOLO FERRERO
Non è detto che
l’ipotesi di una
soluzione con privati
italiani sia la migliore
per il rilancio
di Alitalia
LINDA LANZILLOTTA
Quella su Alitalia è una
scelta netta per la
privatizzazione. Ora serve
un serio piano industriale
che farà chi verrà e ci
metterà il capitale
1.004
milioni di euro,
l’INDEBITAMENTO
finanziario di Alitalia al 30
settembre scorso. La
liquidità in cassa è
stimata in 8-900 milioni
275
la PERDITA lorda della
compagnia aerea
registrata nei primi nove
mesi dell’anno. Sui conti
ha pesato il
caro-carburante
49%
la quota che lo STATO
attualmente detiene nella
compagnia aerea. Dopo
il passaggio ai privati
potrebbe mantenere una
quota tra il 10 e il 20%
300
milioni di euro il valore
stimato
dell’INVESTIMENTO da
parte di possibili partner
privati per il rilancio
dell’Alitalia
IMPRESE E POLITICA
Toto, patron di
SEGUE DALLA PRIMA
Le Coop vogliono comprare Esselunga
per preservarne l’«italianità». Romano Prodi rivela risentito che Marco Tronchetti
Provera gli garantì «l’italianità» di Telecom
Italia. E Francesco Rutelli, che nella battaglia delle banche fu in prima fila contro il
«malinteso», ribadisce che è «impensabile»
per l’Italia rimanere «senza compagnia di
bandiera». Mentre anche Fausto Bertinotti, presidente della Camera ed ex leader di
Rifondazione comunista insiste: «l’Alitalia
resti italiana». Pur sapendo bene che cosa
questo potrebbe significare.
Per esempio, che l’«italianità» assuma le
sembianze di Carlo Toto, ex piccolo imprenditore chietino, classe 1944, proprietario
dell’AirOne, una compagnia aerea nata dal
nulla poco più di 10 anni fa. Un topolino che
mangerebbe l’elefante, anche se con l’aiuto
di un gigante come Banca Intesa. Ma un topolino italiano, e questo è quello che conta.
AirOne ha 1.449 dipendenti, contro i circa
20 mila del gruppo Alitalia. Fattura mezzo
miliardo, contro i quasi cinque della ex compagnia di bandiera. Ed è un altro esempio
del capitalismo all’italiana, anche se dire
che faccia soldi a palate proprio non si potrebbe. A Carlo Toto piacciono le Ferrari,
ha una formidabile collezione di orologi da
Mister AirOne
«Mister
AirOne». Così
viene spesso
definito Carlo
Toto,
l’imprenditore
chietino, 62
anni, che 12 anni
fa ha fondato
l’omonima
compagnia aerea
ed ha sfidato per
la prima volta il
monopolio di
Alitalia, a
partire dalla
pregiata rotta
Roma-Milano.
Oggi AirOne,
ormai nell’orbita
di Lufthansa,
detiene il 25%
del mercato
italiano
LE PICCOLE IMPRESE SONO
IL MOTORE DEL PAESE.
FIRMATO: LA CHIAVE D’AVVIAMENTO.
www.creditocooperativo.it
www.creditocooperativo.it
DIFFERENTE PER FORZA
R
LASTAMPA
MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE2006
Inchiesta
Due galli nel pollaio La Regione
Piemonte costretta a istituire un organo
per coordinare tutti gli interventi
Cronache 25
Il lotto infinito Il tratto fino a Novara
doveva essere consegnato entro il 2007
ma il Santhià-Greggio finirà tra due anni
Il calendario dei lavori
Lunghezza
km 18,700
Lunghezza
km 6,00
Lunghezza
Km 14,700
Lunghezza
Km 7,00
Lunghezza
Km 19,100
inizio lavori 27/3/2006
fine lavori 31/12/2007
inizio lavori 25/7/2005
fine lavori 20/11/2007
inizio lavori 16/11/2005
fine lavori 31/12/2007
inizio lavori 12/05/2003
fine lavori 31/12/2006
inizio lavori 31/3/2006
fine lavori 15/12/2008
TORINO - CHIVASSO Est
TORINO
CHIVASSO
- CHIVASSO
Est - RONDISSONE
TORINO
RONDISSONE
- CHIVASSO
- ALICE CASTELLO
TORINO
ALICE CASTELLO
- CHIVASSO
- SANTHIÀ
SANTHIÀ - GREGGIO
Rissa sul cantiere lumaca
L’autostrada Torino-Milano: i ritardi colpa dell’Alta velocità. Ma la Tav: tutte scuse
RAPHAEL ZANOTTI
INVIATO SULLA TORINO-MILANO
zialmente dall’interferenza con la costruzione della ferrovia ad alta velocina ruspa è una ruspa. tà (Tav) che corre in parallelo al naAll’automobilista che stro stradale».
sta percorrendo l’autoUn dirigente dell’Anas, ascoltato
strada Torino-Milano, nella stessa seduta, ha confermato:
poco
«Le problematiche
importa per chi laI BINARI CONTRO L’ASFALTO sui tempi di orgavora l’operaio vee di
«Noi abbiamo finito nizzazione
stito d’arancione
chiusura dei cantieper i giochi olimpici ri dipendono dalla
che gli sta sbanGli altri non ancora» mancata consegna
dierando sul parabrezza l’ennesima
da parte della Tav
deviazione causa cantiere. E invece spa del 20-30% di aree di lotti collegal’appartenenza è importante. Se la ti a quelli dove sono in corso lavori di
ditta è nel posto sbagliato, al mo- ammodernamento dell’autostrada».
mento sbagliato, significa altre roTav, ovviamente, non si è fatta tiragne, ritardi. Ferrovia e autostrada re in mezzo tanto facilmente. Ne è nahanno lavorato per mesi gomito a ta una polemica acidissima. «Diciamo
gomito e quando i cantieri hanno che ci sono state delle incomprensioni
iniziato a sovrapporsi, ci sono state politiche che sono state risolte» dicoconseguenze: ritardi, attriti, polemiche e ribollir di sangue per gli automobilisti. Tecnicamente si chiama
«interferenza», più prosaicamente
è «pestarsi i piedi a vicenda». Una
delle ragioni per cui i collegamenti
tra Torino e Milano sono diventati
un disastro.
U
no oggi dalla Cavtomi, il consorzio che
si occupa della realizzazione dei lavori
per l’Alta Velocità. Ma se si insiste, è
ovvio, lo sfogo scatta. «Guardi, le dico
solo che noi il tratto Torino-Novara
l’abbiamo consegnato nel luglio dello
scorso anno e ora ci siamo spostati su
quello Novara-Milano. Noi dovevamo
costruire la ferrovia, i sovrappassi, i
sottopassi, gli svincoli. L’autostrada
doveva solo essere allargata e noi, come loro, dovevamo concludere entro i
giochi olimpici. Noi ora stiamo lavorando nel secondo tratto».
Un anno dopo
Una vera fortuna per ferrovie considerando che le ultime polemiche si sono focalizzate su un cantiere autostradale del primo tratto: il Greggio-Santhià. Si tratta dell’unico lotto che ver-
rà consegnato dalla ditta, secondo le to? Nell’agosto 2005, quando si è trovasue previsioni, a fine 2008. E dire che to davanti l’ennesimo cantiere saltaSatap, sia nelle dichiarazioni ufficiali nervi, un automobilista che percorre
alle istituzioni che sul proprio bilan- l’A4 decine di volte l’anno, ha deciso di
cio 2005, prevedeva l’ultimazione la- scrivere alla Satap: «Posso capire che
vori a fine 2007, un anno prima. Il per- per un’autostrada come la Torino-Miché di tale ritardo è
lano il mese di agodi difficile comprenLA PACE DI CARTAPESTA sto possa essere resione anche se,
ativamente
Quando un cittadino l“scarico”
guardando alle dadi traffico
si lamenta, la prassi e che quindi sia quete di inizio lavori deè ancora lo scaricabarile sto un momento progli altri lotti, questo
risulta l’ultimo a espizio per le manutensere partito. Oggi, coi cantieri lonta- zioni straordinarie, ma perché vessare
ni, il clima sembra migliore. «Sono po- quei pochi che ancora lavorano con un
lemiche superate - racconta l’inge- blocco tra Novara Est e Boffalora alla
gner Carlo Pierrettori che fa parte domenica sera, giorno classico di riendell’osservatorio ambientale nato pro- tro? Inoltre perché non accordarsi con
prio per la mancanza di un coordina- Anas e, quantomeno, far staccare i semento -. Ora tutto viene concordato». mafori anziché creare una fila di deciGià, pubblicamente, ma nel priva- ne di chilometri sulla Padana superiore?» si chiedeva l’automobilista.
Meno passaggi ma più incassi
Un vicolo cieco
«È come avere due galli nello stesso
pollaio - racconta l’ingegner Giuseppe Iacopino, responsabile dell’osservatorio sulla sicurezza dell’autostrada Torino-Milano della Regione
Piemonte -. L’osservatorio è nato
proprio quando ci si è resi conto che
si era in un vicolo cieco: la politica
convocava le società concessionarie biasimando la mancanza di sicurezza e chiedendo tempi certi per la
consegna dei lavori. Dall’altra parte
partiva lo scaricabarile. Prima tra
appalti e subappalti. Quindi tra autostrada e ferrovia».
Anas e Astm, la società dell’autostrada Torino-Milano, non si sono
fatte remore nel giustificarsi accusando le ferrovie. In una riunione
della commissione trasporti della
Regione Piemonte, il presidente di
Astm Riccardo Formica ha sottolineato come la frammentazione dei
cantieri sul percorso e il rallentamento dei lavori «dipendano essen-
Il traffico si è spostato
sull’A21 ma i manager
hanno fatto il miracolo
aumentando le tariffe
Rendere la propria autostrada un
percorso di guerra ha, ovviamente, dei risvolti economici. Se si confrontano i dati dell’Aiscat, l’associazione delle concessionarie autostradali, risulta che nel periodo tra
il 2003 e il 2005 l’autostrada Torino-Milano ha dovuto affrontare un
calo netto delle presenze di automobilisti. Al contempo l’altra autostrada gestita dalla Satap, l’A21
Torino-Piacenza, è andata crescendo, segno evidente che torinesi e milanesi, pur di non affrontare
chicane e lavori in corso, preferivano allungare di una quarantina di
chilometri.
Il calo dell’A4 si riscontra in tut-
Il crollo
-1.433
Veicoli effettivi medi giornalieri
Secondo i dati dell’Aiscat, è stata questa la perdita media giornaliera accumulata
dalla Torino-Milano tra il 2003 e il 2005.
I
-2700
Veicoli teorici medi giornalieri
Un altro dato Aiscat segna, tra il 2003
e il 2005, il vuoto di passaggi che la TorinoMilano ha subito a causa dell’impossibilità
di affrontare gli innumerevoli cantieri.
I
-76,8
Veicoli-Km in milioni
Ancora un dato negativo. Nel 2006,
però, si è registrata una ripresa: +3% rispetto allo stesso periodo (gennaio-agosto) del 2005.
I
te le categorie. Tra il 2003 e il
2004 i veicoli leggeri hanno visto
una flessione del 3,2% a cui si è aggiunto un calo dello 0,5% tra il
2004 e il 2005. Non sono andati
meglio i veicoli pesanti: -1,8% tra il
2003 e il 2004 e -1,2% l’anno successivo. Nonostante questo Satap ha guadagnato di più. Nel bilancio 2005, dichiarava che «i ricavi netti da pedaggio, pari a
101.164 migliaia di euro, sono le risultanze dell’incremento della tariffa decorrente dal 1˚ gennaio
2005 (+0,71% per la tratta TorinoNovara e +1,53% per quella Novara Torino) e di una flessione delle
percorrenze
chilometriche
(-0,68%) correlata al progredire
dei lavori di ammodernamento».
Nel 2004 erano pari a 99.278 migliaia di euro.
A fronte del calo, però, la Torino-Piacenza è cresciuta. Nei primi 8 mesi del 2006 ha avuto una
crescita del 4,3%. Uno delle più alte tra tutte le autostrade.
Scambio di lettere
La risposta della Satap è arrivata il
giorno dopo: «La chiusura di domenica sera non è stata determinata da
nostri lavori di manutenzione straordinaria, ma da lavori alle linee elettriche che interferivano con l’Alta Velocità». L’anno dopo, in luglio, il «nostro» si è trovato di nuovo in difficoltà. Altra lettera. «Per quale buon motivo avete ridotto verso Milano la circolazione a una sola corsia tra Novara e Boffalora: 6 chilometri di coda
per constatare che l’asfalto era intatto e nessuno era al lavoro? Parliamo
sempre di domenica sera, giorno di
rientro». Seconda risposta della Satap: «La riduzione a una corsia è da
attribuirsi ai lavori per l’Alta Capacità. La Satap è “interferita” da importanti lavori pubblici che non ha ovviamente la possibilità di bloccare o anche solo di ritardare».
Insomma: le polemiche saranno
anche finite a livello pubblico, ma per
il cittadino la nascita di osservatori e
coordinamenti vari non ha cambiato
granché. Una ruspa è sempre una ruspa. E continua a non sapere quali sono le insegne dell’omino vestito
d’arancione che gli indica l’ennesima
deviazione.
[2-continua]
LA QUESTIONE
ALTA VELOCITA'
TORINO■CRONACA
II LA REPUBBLICA
MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE 2006
Nel giorno in cui gli amministratori del percorso alternativo entrano nella Conferenza dei servizi, nasce l’allarme
Ora la Val Sangone scopre la paura
Il sindaco di Giaveno: pressioni e minacce dai Comitati No Tav
il caso
(segue dalla prima di cronaca)
DAL NOSTRO INVIATO
PAOLO GRISERI
L PRESIDENTE della Conferenza, Gaetano Fontana, non
Iinterviene
nella polemica politica: «Io sono un dirigente del ministero delle infrastrutture. Sono un tecnico.
Il dibattito politico nel governo non mi può
coinvolgere».
Ma a suo modo
anche lui viene
coinvolto. Perché nella riunione di ieri
mattina piomba la lettera del
direttore generale del ministero dell’Ambiente, Bruno
Agricola, che
chiede di sospendere la
Conferenza:
«Le Conferenze dei servizi si
fanno sui progetti definitivi e
sulla TorinoLione un progetto definitivo
non c’è». Così
lo scontro tra
ministri si trasferisce sui rispettivi direttori generali.
Fontana risponde: «Il ministero dell’Ambiente aveva già
sollevato la questione al tavolo
politico del 9 novembre. Pecoraro Scanio è un uomo d’onore e sa
che il problema era già stato risolto allora. Perché riproporlo
oggi?».
Lo scontro nel governo è lo
spunto da cui parte l’intervento
di Daniela Ruffino, sindaco forzista di Giaveno. Ma la sua non è
solo propaganda politica: «In
queste settimane — dice Ruffino
E stasera
a Rivalta
assemblea
sorvegliata
dagli agenti
Quarta corsia vincolata al tracciato
Ativa scrive a Rfi
“Decidete in fretta”
L’ASSEMBLEA
Questa sera a
Rivalta assemblea
pubblica con
Tartaglia, Foietta e
Gamba
IDEE DIVERSE
Dall’alto:
l’assessore
regionale
Borioli e
il ministro
Pecoraro
Scanio
— abbiamo subito pressioni e
anche minacce dai movimenti
no Tav. Non mi piace lavorare
con il rischio che qualcuno mi
tagli le gomme. E mi piace ancor
meno sapere che le divisioni nel
governo rischiano di incoraggiare questi atteggiamenti».
Esagerazioni del centrodestra? Il
racconto di Amalia Neirotti, sindaco diessino di Rivalta, ha alcuni preoccupanti punti di contatto con quello della collega: «Nel
nostro Comune abbiamo sempre tenuto assemblee pubbliche, ci siamo divisi e scontrati alla luce del sole. Domani (questa
sera n.d.r.) è in programma un
incontro sulla Tav. Non avrei
mai pensato di dover avvertire
LA SEDUTA
Il 12 dicembre a
Torino prima
seduta
dell’Osservatorio
tecnico di Virano
CONFERENZA
Il 15 dicembre a
Roma nuova
riunione della
Conferenza dei
servizi
polizia e carabinieri per un’assemblea pubblica».
Tensioni e timori si confondono e si alimentano nel racconto
degli amministratori. Il direttore
di Ltf, Paolo Comastri, illustra
quella che definisce «una pura
ipotesi progettuale». E proietta
una diapositiva con il tracciato
sulla sponda destra della val di
Susa fino alla galleria che da
Sant’Antonino si dirige verso la
val Sangone. È un tracciato che
aveva proposto nel 2000 la Provincia con uno studio Italfer. Da
li si potrà partire per il percorso
alternativo.
Le notizie di Roma rimbalzano rapidamente in val di Susa.
Antonio Ferrentino annuncia
LA CIG
Il 19 dicembre a
Parigi riunione
della Conferenza
intergovernativa
tra Italia e Francia
«una raffica di lettere di diffida a
Fontana perché la Conferenza
dei servizi non proceda in queste
condizioni». Il presidente della
bassa valle osserva che «non si
convocano Conferenze dei servizi sulla base di pure ipotesi» e
aggiunge che Fontana, «escludendo dalle convocazioni i sindaci della sponda destra della
val di Susa, anche loro interessati dal progetto alternativo, sta facendo un’opera di killeraggio
politico per bloccare il dialogo».
Parole pesanti. Commenta l’assessore regionale Daniele Borioli: «La val di Susa non può pretendere di avere il diritto di veto
su ogni discussione sull’alta capacità».
L BALLOTTAGGIO tra la Val di Susa e la Val Sangone per la linea ToIrino-Lione
preoccupa anche i vertici dell’Ativa, la società che gestisce la
tangenziale. A seconda del tracciato
l’arteria autostradale verrebbe attraversata in due o tre punti differenti. Un problema che si lega con la realizzazione della quarta corsia, ancora ferma per colpa dell’Anas. «Quando la situazione si sbloccherà partiremo con i lavori — dice Giovanni
Ossola, numero uno Ativa — ma non
ha senso costruire la quarta corsia
per poi distruggerla e realizzare le
gallerie per il treno. Meglio fare tutto
insieme. Abbiamo scritto a Rfi, vorremmo avere risposte, ma non arrivano». Se la linea passerà in Val Sangone la tangenziale sarà attraversata
a Settimo e a Borgaro, se si sceglierà
la Val di Susa, invece, il tracciato toccherà l’autostrada, oltre che a Settimo e a Borgaro, anche a Savonera.
(d.lon.)
T1 T2 PR CV
LASTAMPA
MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE2006
Cronaca di Torino 65
A ROMA I SINDACI CHIEDONO CHIAREZZA, TROVANO BARUFFE
Tav, tra Di Pietro
e Pecoraro
è scontro aperto
Il ministero dell’Ambiente contesta
la legittimità della Conferenza dei servizi
ALESSANDRO MONDO
INVIATO A ROMA
Cronaca di ordinaria confusione sul fronte della TorinoLione. Nel giorno in cui parte
il confronto con i sindaci della Val Sangone, convocati
per la prima volta a Roma
nell’ambito della «Preconferenza dei servizi», riesplode
il contrasto fra i due ministeri di riferimento: Ambiente
(Alfonso Pecoraro Scanio) e
Infrastrutture (Antonio Di
Pietro). L’esatto contrario di
ciò che gli amministratori locali, in cerca di risposte chiare, si aspettano.
Le riserve sulla legittimità della Conferenza dei servizi, espresse lunedì da Pecoraro Scanio in una lettera al
sottosegretario Enrico Letta, sono state ribadite ieri in
una nota «tecnica» partita
dal ministero dell’Ambiente
e approdata sulla scrivania
di Gaetano Fontana, direttore generale del ministero delle Infrastrutture nonchè presidente della Conferenza. Il
documento «traduce le preoccupazioni espresse politicamente nella lettera del ministro» e sottolinea «la comprensibile inquietudine fra le
popolazioni locali» per l’avvio di una procedura, la Conferenza, che senza un progetto definitivo rappresenterebbe «una forzatura della normativa» e una violazione degli accordi presi nell’ultimo
incontro a Palazzo Chigi.
Rilievi pesanti che implicano un chiarimento politico. Soprattutto, bisognerà
chiarire dove finisce il ruolo
dell’Osservatorio
tecnico
presieduto da Mario Virano
e dove comincia quello della
Conferenza dei servizi. «Risponderemo attraverso le
strutture preposte», ha ta-
LA RICORRENZA
Un anno fa
gli scontri
di Venaus
Lumini alle finestre
dei municipi della Val di
Susa, ieri sera, per non dimenticare la notte tra il 5
e 6 dicembre scorso, quando scattò il blitz delle forze dell’ordine nel presidio
anti Tav di Venaus. È l’invito che il primo cittadino
del Comune, Nilo Durbiano (foto), ha rivolto con
una lettera a tutti i colleghi della valle. «Quella
notte - spiega Durbiano resterà scolpita indelebilmente nel mio cuore come un evento tragico per
la democrazia del Paese.
Niente da festeggiare,
ma è importante non dimenticare e lavorare per
evitare il ripetersi degli
stessi errori». Come? La
via d’uscita, sottolinea
Durbiano, resta il dialogo
senza pregiudiziali tra le
parti: «Proseguiamo il
confronto tra i vari livelli
istituzionali garantendo
e pretendendo il reciproco rispetto delle idee e
delle dignità di tutti».
I
gliato corto Fontana, sottolineando che sulle posizioni dei
due ministri «il discorso è politico» e rivendicando che un
chiarimento c’era già stato durante l’incontro a Palazzo Chigi. «Ritengo che Pecoraro Scanio sia un uomo d’onore...», ha
esordito il direttore generale.
Resta l’irritazione per gli
appunti sollevati dal ministero
dell’Ambiente, unita al timore
che si trasformino in una sponda ad uso dei «No Tav». L’assessore Borioli (Trasporti) ha
parlato di «situazione stucchevole» e ha detto che per la Regione la bussola resta l’intesa
definita a Palazzo Chigi. In
quell’occasione, ha ricordato
Fontana, si era optato «per la
formula del tre più uno»: riunione settimanale dell’Osservatorio; riunione della Conferenza dei servizi ogni tre settimane. Insomma: il quadro dovrebbe essere chiaro per evitare che i due organismi si pestino i piedi. Da qui il «cui prodest?» con cui è stata accolta
la frenata dal ministero di via
Cristoforo Colombo.
Battibecchi a parte, la riflessione sulla Val Sangone potrebbe partire dal tracciato realizzato da «AlpeTunnel» nel
Duemila, lo stesso che il direttore di «Ltf» Paolo Comastri
ha illustrato ieri. Quanto ai
sondaggi, l’orientamento è
quello di limitarsi a valutare le
analisi preliminari ad altre
opere sul territorio: vedi la
grande centrale idroelettrica
di «Pont Ventoux». Due le premesse: l’opzione Val Sangone
sarà valutata alla pari con le altre; il tempo stringe. «Se fossimo costretti a puntare su questa soluzione - ha detto Fontana - ci vorrebbero almeno tre
anni per il progetto definitivo». Ragione in più per sgombrare il campo dagli equivoci.
“L’opposizione in Valle Susa?
Non ci preoccupa
la popolazione locale ma l’uso
strumentale che alcune forze
politiche fanno del problema”
“C’è comprensibile inquietudine
fra le popolazioni locali per l’avvio
di una procedura, la Conferenza,
che senza un progetto definitivo
sarebbe una forzatura della legge”
Antonio Di Pietro
Alfonso Pecoraro Scanio
Ministro per le Infrastrutture
Ministro dell’Ambiente
Ma in Val Sangone qualcuno
comincia a soffiare sul fuoco
Garanzie sull’impatto dell’opera e sulle compensazioni ambientali, risposte univoche dal
Governo per favorire il dialogo
con i cittadini.
E’ il mandato che i sindaci,
convocati ieri a Roma su impulso
dell’onorevole Osvaldo Napoli
(Forza Italia), hanno affidato alla
Conferenza dei servizi. Presenti
alla riunione gli amministratori
della Val Sangone - Coazze, Giaveno, Reano, Sangano, Trana,
Valgioie -, ma non solo. C’erano
anche quelli di Avigliana, Beinasco, Bruino, Grugliasco, Orbassano, Rivalta, Villarbasse. E naturalmente i rappresentanti di Rete Ferroviaria italiana ed «Ltf»,
la società italo-francese costituita per gli studi e i lavori preparatori della Torino-Lione.
Clima costruttivo, quasi da
primo giorno di scuola. Il che
non ha impedito ad alcuni sindaci di esprimere le prime inquietudini per il rischio di tensioni in un’area pregiudizialmente non avversa alla Tav.
Amalia Neirotti (Rivalta) e Daniela Ruffino (Giaveno) hanno
fatto riferimento ad una serie
di segnali «preoccupanti»: scritte sui muri, fiorire di comitati
No-Tav, assemblee sospettate
di interferenze esterne. Qualcuno già paventa di ritrovarsi con
le gomme dell’auto tagliate. A
proposito di assemblee, monta
l’attesa per quella organizzata
stasera proprio a Rivalta. C’è
chi soffia sul fuoco, e non sono
certo gli abitanti della Valle:
questo il messaggio passato ie-
ri. Da qui l’appello affinchè Roma faccia la sua parte, dando risposte coerenti. Agnese Ugues,
Sangano, ha sollecitato «maggiore responsabilità» da parte
delle istituzioni: «Aiutateci a
motivare con più forza le ragioni del “sì”, visto che siamo noi a
doverci confrontare con il territorio». Ancora più esplicita la
Ruffino, che nel lamentare «l’incertezza del Governo» ha messo il dito nella piaga facendo
emergere la contrapposizione
fra i due ministri: «Massima disponibilità da parte nostra, ma
dall’altra parte del tavolo non si
può dire altrettanto. Se si deciderà di optare sulla val Sangone, chi tutelerà noi sindaci?».
Una domanda per il momento
senza risposta.
[ALE.MON.]
AL
86 Vigne & Cantine
LA STAMPA
MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE 2006
In breve
ENOLOGIE IN MOVIMENTO. IL RILANCIO DEGLI AUTOCTONI
Timorasso e Albarossa
è l’ora dei vitigni rari
Il bianco tortonese
festeggia la doc
e il boom mediatico
Gli altri «piccoli»
Mini doc
Non chiamateli di nicchia e
neppure minori. Casomai rari,
visto che proprio la loro scarsa
diffusione li sta facendo ricercare dai consumatori più attenti e curiosi. Dopo anni di
«cabernetizzazione», contornata da pinot, merlot e chardonnay ovvero il classico poker dei vitigni internazionali, il
mercato punta deciso sugli autoctoni. Se n’è discusso a Torino alla due giorni dedicata ai
«Vitigni autoctoni minori». La
Fondazione per le Biotecnologie ha riunito a Villa Gualino
ampelografi e ricercatori universitari, coordinati dai docenti Vincenzo Gerbi, Franco
Mannini e Anna Schneider.
Ne è emerso un quadro variegato e vivacissimo della realtà enologica italiana con selezioni clonali e recuperi varietali che portano in bottiglia vini dal cuore antico: dal
Vermentino nero che si coltiva in Candia a ridosso delle
Alpi Apuane al Magliocco figlio della Magna Grecia in Ca-
Un gruppo di
produttori di
Ruchè di
Castagnole
Monferrato
A lato Michele
Chiarlo che
produce
l’Albarossa e
Walter Massa
pioniere del
Timorasso
labria, all’Oseleta veneta rilanciata da Masi con il doppio nome di Toar e Osar.
Storie e racconti come quello
di Michele Chiarlo che con Vigne Regali, Prunotto e le tenute
Gancia punta sull’Albarossa.
Un nome epico che indica il matrimonio botanico messo a punto negli Anni Trenta dal prof.
Giovanni Dalmasso, tra il Nebbiolo di Dronero e la Barbera.
Ne è nato un vitigno a maturazione tardiva che offre vino intenso e armonico. Dopo le sperimentazioni alla Tenuta Cannona sta uscendo in bottiglia e po-
trà diventare doc dal 2007.
Festeggia invece proprio in
questi giorni la sua prima doc
autonoma il Colli Tortonesi Timorasso, il bianco che in questi
anni ha scalato classifiche ed è
diventato un vero fenomeno di
costume. Walter Massa, vignaiolo di Monleale ci ha creduto tra i
primi. «Ho in cantina le annate
dal 1988 a conferma delle eccezionale longevità di questo vino
bianco che abbiano voluto nel disciplinare della doc con un invecchiamento minimo di 13 mesi
e un estratto di 17 grammi litro
a conferma della sua ecceziona-
le struttura». Massa reduce dai
«Tre bicchieri» mette in guardia dai facili entusiasmi: «Dobbiamo crescere regolari». Obiettivo raggiungere almeno i cento
ettari di vigne. Ora sono 42 suddivisi tra venti produttori. A Castagnole Monferrato c’è un’altra piccola doc il Ruché che conta una cinquantina di etichette
su altrettanti ettari. Piccole realtà di un Piemonte che di doc ne
ha 45, più 11 docg, ma con un patrimonio varietale ben più vasto. Lo descrive in 330 pagine
un volume della Regione, vera
enciclopedia della vigna. [S. MIR.]
musicali. Info: www.scrimaglio.it.
[FI. M.]
Banco di Torgiano
Medaglie d’oro
a tre piemontesi
Sono 74 i vini italiani
premiati con medaglia d’oro
al Banco assaggio di Torgiano. Due i piemontesi premiati: Barolo riserva «Sori Gabutti» 1999 (Giovanni Sordo,
Castiglione Falletto) e Moscato d’Asti «Strevi» 2005
(Vigne Regali, Banfi, Strevi).
Premio anche al Puglia Rosso Novello 2006 prodotto da
Ferdinando Giordano, Diano
d’Alba.
[FI. M.]
I
Strade del vino
a convegno
«Esperienza e prospettive sulle strade del vino»: se
ne parlerà lunedì, alle 9, ad
Asti (Palazzo Gastaldi, piazza Roma) in un convegno del
Distretto dei vini «Langhe,
Roero e Monferrato». Interverranno l’assessore regionale all’Agricoltura Mino Taricco, Giovanna Sveva Ricci
Curbastro (Franciacorta),
Paolo Menapace (Soave),
Elio Archimede (coordinatore Astesana). Modera Flavio
Accornero.
[FI. M.]
I
Nizza Monferrato
Invito ai brindisi con il Moscato nuovo annata 2006
All’Enoteca regionale «Colline del Moscato»
di Mango domenica, si è brindato con i «nuovi»
Asti Spumante e Moscato per la prima edizione di
«Dolciemozioni». Erano in degustazione i vini nuo-
I
vi dell’annata 2006. Nella foto (Murialdo) un gruppo dei produttori. In Enoteca, proseguirà il 14 dicembre alle 17, «Messaggi in bottiglia» con un incontro su comunicazione e mercato dell’«Asti».
FLORICOLTURA - VIVAI
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VASTO ASSORTIMENTO
PIANTE DA GIARDINO
Canale
S’intitola «Stagioni d'autore» ed è una «cartella» con
quattro tempere del pittore Ettore Fico, scomparso l’anno
scorso. Con questo omaggio in
tiratura limitata, che raccoglie anche ricette di Davide
Palluda e commenti «stagionali» di Bruno Quaranta, Luigi
Sugliano, Maurizio Corsetti e
Albina Malerba, domani alle
18 a Canale, l'Enoteca festeggerà i dieci anni di attività.
Alba Università
Inaugurazione
anno accademico
Mercoledì 13 dicembre alle 11 nell’aula Magna dell’Ampelion, inaugurazione dell’anno accademico del corso di Viticoltura ed Enologia. Saranno consegnati i diplomi ai neo
laureati. Tra gli ospiti i docenti Bruno Giau e Vincenzo Gerbi, il sindaco Giuseppe Rossetto e il presidente della Provincia Raffaele Costa.
I
Bottiglie «griffate»
con marchi delle auto
La Cantina Scrimaglio
ha presentato le confezioni
regalo per Natale 2007 con i
cofanetti di bottiglie «griffate» Fiat, Lancia e Alfa Romeo. Proposte anche confezioni regalo con Barbera e cd
I
I francesi che c’insegnano
ENOTECA DI MANGO
Si chiama «Vitenda» ed
esce da 12 anni: l’edizione
2007 del vitivinicoltore (edita
da «Viten» di Calosso) è corredata da frasi, proverbi e notizie vitivinicole. L’idea è di Albino Morando. Info: 0141
853479.
[FI. M.]
I
I
SERGIO
MIRAVALLE
L’
Nuova agenda 2007
del vitivinicoltore
«Stagioni d’autore»
all’Enoteca del Roero
Asti
Giro di vite
educazione alimentare è materia seria da
insegnare seriamente
a
scuola. Invece si lasciano
studenti e mamme in balia di
spot caramellosi e merenderi. E quando pubblicizzano
un tonno o la carne di pollo
non fanno mai vedere gli animali (poverini): meglio raccontare la balla del peschereccio azzurro e della fattoria verde. Le mucche poi, saltano le staccionate o pascola-
Calosso
no dipinte di viola. Anche il vino e la sua storia meriterebbero attenzione didattica: che cos’è, come nasce, che cosa rappresenta nella nostra cultura?
In Piemonte qualche insegnante volenteroso porta i ragazzi a
visitare cantine e vigne e qualche classe ha anche organizzato mini vendemmie con vinificazioni esemplificative. L’Associazione delle Donne del Vino ha fatto disegnare ai ragazzi le etichette di bottiglie da
vendere a favore di Padre Onore, il missionario entomologo
di Costigliole d’Asti che difende la foresta amazzonica in
Ecuador. Ma non si va oltre a
meritevoli episodi spontanei.
In Francia invece un deputato che fa capo all’Associazione nazionale degli eletti delle
vite e del vino (lobby potentissima e molto ascoltata) ha
proposto un corso di educazione vinicola, inserita nel
programma di «salute pubblica ed educazione alimentare». Non sono mancate proteste e accuse di favorire l’alcolismo tra i minori, ma i più la
prendono come una possibile
integrazione del programma
didattico, in una nazione che
fa nel vino uno dei prodotti di
maggiore immagine e peso,
anche economico. Come l’Italia, ma loro se ne sono accorti
molto prima.
LE NOSTRE SERATE:
Mercoledì 6/12
Latino americano con DJ Marco
Ferretti e animazione con Maria e Il Pirata
Giovedì 7/12
Liscio con l’Orchestra di Ernesto Macario
Venerdì 8/12
INAUGURAZIONE DELLA DISCOTECA
DJ SET OSPITE DELLA SERATA
MIKI BOSELLI DA DISCORADIO
Sabato 9/12
Dalle 21,30 alle 00,45 liscio con l’Orchestra spettacolo
La Storia e dalle 00,45 in poi latino americano con
DJ Marco Ferretti
Domenica 10/12
Liscio con la Grande Orchestra di Luigi Gallia
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LASTAMPA
MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE2006
Asti e provincia 67
ROCCA D’ARAZZO. LE PIANTE SU UN ANTICO MURO
Capperi, sorpresa monferrina
E c’è l’idea di usarli nella cucina della scuola alberghiera di Agliano
ELISA SCHIFFO
ROCCA D’ARAZZO
Capperi. Sì, sono proprio loro, a Rocca, nel cuore del
Monferrato, tra boschi e vigneti di un territorio che sa
riservare ancora sorprese.
Ai piedi del paese c’è un muro dove da centinaia di anni
crescono i capperi. Piante
certamente esotiche per il
Piemonte (altri rari esempi
sulle mura rovinate del castello di Mombercelli, a Fubine o a Barbaresco), colture
delicate che prediligono un
clima mite. Difficile spiegarne l’origine ma chi sale a Rocca ad inizio estate rimane
inebriato da quell’inconsueto profumo che invade l’ultimo tratto di strada prima del
centro del paese. Sono fiori
delicati, con lunghi steli, raccolti in cespugli ancorati all’antica cinta di mattoni eretta a difesa del vecchio borgo.
Un pezzo di storia rimasto
indenne a scontri, battaglie e
assedi. Oggi quel poderoso muraglione non più adibito a scopi difensivi, è la balconata di
Rocca, alcune decine di metri
incontaminati che la natura ha
fatto propri. E per salvaguardare questa rarità, dal 1974, in
ossequio a una legge regionale
sulla protezione della flora, è
in bella mostra un cartello che
vieta la raccolta dei frutti.
La presenza di capperi a
Rocca d’Arazzo ha da sempre
incuriosito e affascinato non
solo gli abitanti del paese. Prima oggetto di studio, poi meta
di curiosi e oggi al centro di un
interessante progetto. A farsene promotore è Dino Aluffi, vicesindaco di Agliano e presidente del consiglio di amministrazione della scuola Alberghiera Colline Astigiane: «La
nostra idea è di promuovere i
capperi di Rocca attraverso la
Il muro con le piante di capperi a Rocca d’Arazzo e il cartello che ne vieta la raccolta
scuola, da sempre attenta alla
promozione dei prodotti locali. Un proficuo gemellaggio
per comunicare un territorio e
valorizzare quelle risorse di
nicchia di cui il Monferrato è
ricco. Con i capperi di Rocca i
nostri cuochi potrebbero creare stuzzicanti abbinamenti da
far degustare nelle serate a tema». La proposta di Aluffi è
stata accolta con favore dal
sindaco di Rocca Gianni Avidano. Un incontro definirà i dettagli dell’iniziativa e non è
escluso che già dal prossimo
anno si possano trovare in
commercio barattoli con la
scritta «Capperi di Rocca
d’Arazzo».
In breve
MONCALVO.
Quando tipico
vuol dire unico
Convegno
a cura del Gal
SE LA FILA TROVI BELLA,
FALLA FARE
A TUA SORELLA.
Trofeo «Mario Udo»
a Vittorio e Loredana
La macelleria «Vittorio
e Loredana» di Nizza si è aggiudicata domenica alla «Fiera del manzo e del bue grasso», il primo trofeo «Mario
Udo». Il premio, istituito dal
Comune in memoria di uno
dei più celebri veterinari della zona, era riservato al miglior gruppo di bovini piemontesi. I capi sono stati allevati nelle stalle di Angelo Patetta (Serole), Paola Valfré
(Vesime) e Giuseppe Regge
(Incisa).
[FI. M.]
I
Villafranca
Concessioni edilizie
Dibattito in Consiglio
Minoranza polemica, in
Consiglio a Villafranca, per il
cantiere aperto da circa un
mese in località Case Bruciate, alle porte del paese. Verrà costruita una casa trifamiliare, a fianco della chiesetta
ottocentesca di Case Bruciate e secondo l'esponente di
minoranza Paolo Volpe, «nasconderà l’edificio antico».
Tutto in regola secondo l’amministrazione, che ricorda
come «quel terreno fosse edificabile dall’86».
[EL. F.]
I
Villanova
Artigianato solidale
in mostra a scuola
Da oggi e fino al 22 dicembre, «Cose dall’altro
mondo» in mostra alla scuola elementare di Villanova.
Artigianato del Commercio
solidale, a cura della Cooperativa astigiana Della rava e
della fava. La mostra è allestita anche nella scuola elementare di Valfenera. Ingresso libero.
[EL. F.]
I
Messaggio Pubblicitario. Fogli Informativi in Filiale.
«Dire tipicità, pensare unicità» è il titolo della tavola rotonda in programma domenica 10 dicembre, in municipio a Moncalvo. Durante
l’incontro, promosso dal
Gruppo di azione locale
«Monferrato Astigiano»,
nell’ambito della Fiera del
Bue grasso, si parlerà di
produzioni tipiche e sviluppo del territorio del Nord
Astigiano, in un’area che
comprende 73 comuni, dove da anni opera il Gal per la
crescita economica di viticoltura, zootecnia, agricoltura e ristorazione. Un’occasione in cui saranno presentati i risultati dell’attività e gli obiettivi raggiunti
con viticoltori e imprenditori della zona.
«La tipicità è legata a un
territorio ben definito – anticipa Mario Sacco, presidente del Gal - L’iniziativa
si propone di far emergere
il senso di appartenenza a
una cultura». Il convegno
si aprirà alle 10 con i saluti
del sindaco Roberto Mombellardo, dell’assessore alle
Manifestazioni Fabio Coggiola e del presidente della
Fiera Franco Gallo. Partecipano anche il presidente
regionale Coldiretti Giorgio Ferrero e il direttore
Gal Leader Plus Silvio Carlevaro.
Intervengono Marco Melica, Marco Granzino e Maurizio Chirone (in rappresentanza della filiera zootecnica); Angelo Nicola e Mauro
Casetta (produzione di salumi di qualità); Matteo Reami (agriturismo); Beppe
Guido (viticoltura) Paolo
Musso, Angelo Sticca e Domenico Grassi (coltivazione
del nocciolo); Valentino Veglio (produzione di olio extravergine) e Francesco
Marengo, sindaco di Castagnole Monferrato. Al termine aperitivo con vini e prodotti monferrini.
[FI. M.]
Nizza
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La finaziera
di «Violetta»
Buongustai attesi domani alle 20 all’osteria «Violetta» di Calamandrana, per la
cena «Approviamo la Finanziera». Da un’idea di Pier Ottavio Daniele. In cucina la
chef Maria Lovisolo. Menù a
35 euro. Info: 0141-769011,
329-2284049.
[FI. M.]
I
CN
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MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE2006
In breve
BASTIA. NASCE COMITATO
Commercianti e agricoltori
alleati contro le centrali
Sostegno esterno
alla battaglia
delle istituzioni
del territorio
MICHELA CASALE ALLOA
BASTIA
Fuori dalle istituzioni, per sensibilizzare senza condizionamenti. Potrebbe sembrare uno
slogan pubblicitario l'obiettivo
del «Comitato di Bastia per
l'ambiente onlus», nato nel paese dell'«Lpr 2000», l'azienda
che vorrebbe costruire una centrale elettrica a biomasse e rifiuti nel suo stabilimento. Il nuovo sodalizio è composto dai rappresentanti di numerose località della zona, ma nessuno di loro è un amministratore comunale, perché, spiega uno dei coordinatori, il presidente della
Cantina sociale di Clavesana
Giovanni Bracco «Vogliamo sostenere i Comuni dall'esterno,
per essere indipendenti e portare a termine l'intento di migliorare la qualità della vita nel nostro territorio, impedendo che
venga deturpato dai termocombustori».
Per fermare il proliferare di
progetti di inceneritori nel raggio ristretto che va da Ceva a
Trinità, passando per Bastia e
Carrù, il mese scorso alcuni Comuni della zona hanno chiesto
alla Provincia, tramite una delibera di Consiglio, di applicare
una moratoria «blocca centra-
Convegno contro le centrali a Clavesana
[FOTO LANTERI]
AMBIENTE
Beinale, l’altopiano diventa
“Zona di protezione speciale”
Il Beinale, l’altopiano
su cui si affacciano Magliano, Carrù, Trinità e altri Comuni, è «Zona di protezione
speciale» (Zps): il ministero
dell’Ambiente ha trasmesso
a Bruxelles gli atti che istituiscono la Zps sull’altopiano.
Qui la Atel, multinazionale
svizzera dell’energia, voleva
I
costruire una megacentrale
da 1100 megawatt (poi ridotti a 500) che sollevò la protesta di sindaci e residenti. Dopo 3 anni il progetto non ha
ancora ricevuto un «no» definitivo. «Ora Beinale - dice
il il sindaco Edoardo Belgrano - diventa luogo naturalistico da tutelare».
li». Il presidente della Provincia
Raffaele Costa però, ha in seguito dichiarato: «Non siamo autorizzati ad attuare la sospensiva,
ma organizzeremo un tavolo di
concertazione con le parti interessate». La «doccia fredda» non
ha fermato la mobilitazione. «Innanzitutto intendiamo dire ‘’no’’
agli impianti inquinanti - continua Bracco -, ma vorremmo anche caldeggiare il potenziamento
della raccolta differenziata dei rifiuti, per affrontare alla base il
problema del loro smaltimento».
L'esempio da seguire è Farigliano, classificatosi al primo posto
nell'elenco dei «Comuni ricicloni
2006» del Piemonte stilato da Legambiente, e Dogliani, sul gradino più alto del podio tra i paesi al
di sotto dei 10 mila abitanti.
Per dimostrare di voler agire
ad «ampio raggio», i promotori
del comitato hanno nominato
componenti del direttivo, 21 operatori in vari settori (dall’agricoltura al commercio) residenti su
tutto il territorio, non solo a Bastia. «Contiamo di avviare una
collaborazione duratura con enti
e associazioni - conclude Bracco
-, per fare in modo che vengano
salvaguardati l'ambiente e i
‘’gioielli’’ della nostra terra, come vino, nocciole e carne bovina.
Il direttivo potrà essere composto da un massimo di 29 persone,
ma chiunque lo vorrà potrà entrare». Per informazioni è possibile telefonare ai tre coordinatori: oltre a Bracco (3356053825), i
bastiesi
Valter
Terreno
(3357235097) e Mario Clerico
(3488734399).
Convegno
A Carrù si parla
di fonti energetiche
Stasera, alle 21, al cinema «Vacchetti» di Carrù, è in
programma il convegno
«Energia da fonte rinnovabile, opportunità per le aziende
agricole e i cittadini». Durante l'incontro, organizzato
dall'associazione Ecoelettra
onlus di Cuneo con il patrocinio del Comune, si discuterà
soprattutto dell'utilizzo dei liquami di stalla a fini energetici. Informazioni al numero
0173757725.
[M. C. A.]
I
Langa 71
PROPOSTA
Viali “divisi”
tra alberi
e percorsi
pedonali
Dogliani
Nuovo automezzo
per i vigili del fuoco
Domenica scorsa, i vigili
del fuoco di Dogliani hanno
inaugurato un nuovo automezzo di soccorso, acquistato grazie ai contributi di Comune, fondazione Crc e Banca Alpi Marittime. «Il veicolo
- ha detto il coordinatore dei
volontari Pierteresio Cagnasso -, rappresenta un’importante agevolazione per noi,
che così potremo migliorare
il servizio offerto alla popolazione».
[M. C. A.]
I
«Langa delle Valli»
Tartufo (400 grammi)
vince trofeo
Il tartufo di 400 grammi
trovato dal trifolao Gianluca
Molinari si è aggiudicato il
trofeo «Langa delle Valli» della prima edizione della Fiera
del tartufo di Santo Stefano
Belbo. Come trifolao più giovane e come «miglior trifolao
di gruppo» è stato premiato
Roberto Saracco, 21 anni. Il
riconoscimento al «trifolao
più anziano» è andato a Carlo
Cugnasco, 85 anni.
[M. A.]
I
Il sindaco Aldo Bruna
Per la conservazione dei viali
cortemiliesi e la sostituzione degli alberi malati o mancanti,
Mario Cauda, presidente dell’Associazione per la tutela e valorizzazione dei beni culturali,
ha un suggerimento. «Mantenendo da un lato della strada le
piante ad alto fusto esistenti
(platani o tigli) - scrive in una
lettera indirizzata al Comune e
a Italia Nostra -, opportunamente sostituite nelle zone scoperte, si potrebbe realizzare
dall’altro lato un percorso pedonale e ciclabile protetto da un
marciapiede e da una fila di alberi di più modeste dimensioni.
Questo potrebbe rendere necessaria l’occupazione di alcune porzioni di terreno privato
davanti alle abitazioni, ma permetterebbe il passeggio sicuro
dei pedoni e delle carrozzelle
per bambini, anziani e disabili,
ora i più penalizzati». Risponde
il sindaco Aldo Bruna: «I suggerimenti dei cittadini sono sempre bene accolti. Non è facile
prendere decisioni in merito,
dovremo capire e valutare tutti
gli aspetti della proposta». [M. A.]
CN
LASTAMPA
MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE2006
Langhe e Roero 75
ECONOMIA. NEL 2008
SOMMARIVA BOSCO. PROTESTA
Ceresole, convegno mondiale
sulla produzione della tinca
“Zona blu è la causa
del calo di vendite
nei nostri negozi”
Dal 1300
Tra curiosità
e tradizione
Un’occasione
per rivalutare
e promuovere
il paese roerino
1. Peschiere
Su tutto il territorio comunale sono ottanta le peschiere, alcune sono utilizzate come allevamento
da Cascina Italia , unica in
grado di garantire settimanalmente il pesce.
ERICA ASSELLE
CERESOLE
«Un prodotto di nicchia, come
la robiola! come la tinca di Ceresole!» è una delle battute di
Luciana Littizzetto nel film
«Se devo essere sincera». La
tinca, fiore all’occhiello del paese roerino è pronta per un
grande evento. Comincia infatti a muovere i primi passi la
macchina organizzativa del
«Convegno Internazionale sulla tinca» che si terrà nel settembre 2008, per la prima volta in Italia, a Ceresole. La giunta provinciale ha approvato il
protocollo d'intesa con l'assessorato all'Agricoltura della
Regione, il dipartimento di
Scienze Zoologiche dell'Università di Torino, il Comune di
Ceresole, l'Associazione Amici della Tinca, la Comunità
Collinare del Roero. Il costituendo comitato promotore è
già al lavoro per preparare al
meglio il V «Work shop on biology and culture of tench».
L'obiettivo è di affiancare alle
ragioni scientifiche dell'appuntamento, dedicato al pesce di lago allevato anche in
Francia, Spagna, Repubblica
Ceca, Polonia, Germania e Cina e divenuto ormai simbolo
2. Produzione
Dai 40 ai 50 quintali si aggira la produzione annuale della tinca di Ceresole. I
maggiori acquirenti sono
ristoranti, gastronomie e
privati della zona.
3. Presidio
Pescatore di tinche a Ceresole
di Ceresole, un progetto di rivalutazione e promozione del paese roerino.
«Un’occasione per avviare il
recupero ambientale e paesaggistico del nostro territorio - osserva Gian Paolo Magliano, presidente dell'associazione Amici
della tinca - ed avere una ricaduta positiva sullo sviluppo del turismo legato alla cultura e ai
prodotti tipici». Gli interventi
più urgenti, sono il ripristino
delle peschiere, meglio note come «tampe». Per riqualificare
l'habitat della tinca sono necessarie la ripulitura degli invasi da rovi e vegetazioni infestanti, la ri-
sagomatura degli argini, l'asportazione dei depositi melmosi dai
fondali, la manutenzione degli apparati idraulici. Oltre all'individuazione di un percorso naturalistico alla scoperta delle peschiere che caratterizzano il paesaggio, e allo sviluppo di iniziative e
strutture per l'accoglienza dei turisti, gli Amici della Tinca seguono anche il progetto Semi&Radici per il potenziamento della coltura della «loiessa». Una specie
erbacea da fieno indicata a crescere ai margini delle peschiere,
per individuare aree di rispetto e
tutela della salubrità delle acque
e dei pesci che ci vivono.
Esiste il presidio Slow Food: tinca gobba dorata
del Pianalto di Poirino (in
attesa del riconoscimento dop).
4. Ricette
«Al brusc» (in carpione),
fritta, risotto alla tinca, tagliatelle all'uovo con tinche e gamberi, Bottarga
di tinca, filetti di tinca affumicata.
5. Storia
Le più antiche peschiere risalgono al 1300
I parcheggi blu non piacciono agli abitanti di Sommariva Bosco. I commerciamti lamentano infatti un calo di
vendite, alcuni cittadini non
vedono di buon occhio il pagamento del ticket mentre
l’Amministrazione dice che
completerà il periodo sprimentale che si concluderà a
fine anno. L’area di sosta a
pagamento si estende da via
IV Novembre a via Vittorio
Emanuele, da via Cavour alla
centralissima piazza Roma.
L’introduzione dei parcheggi
a pagamento era stata decisa in seguito ai problemi di
sosta con disco orario (che
non venivano normalmentre
rispettati) e gli amministratori avevano previsto che ci
fossero alcuni mesi di rodaggio. Recentemente invece è
scattata la «tolleranza zero»
nei confronti di quegli automobilisti che non hanno ancora acquisito l’abitudine di
acquistare il ticket, che adesso saranno distribuiti, oltre
che dai parcomentri, anche
dai commercianti che dispongono di carnet con dieci soste da 15 minuti venduti a
1,50 euro.
Proprio in questi giorni entrano in azione anche gli ausiliari del traffico, che si occuperanno di fare il controllo
della sosta nei momenti in
cui i vigili urbani avranno terminato il loro orario di lavoro. Ma al dissenso, che aveva
anche dato origine ad una
raccolta di firme, dà voce il
consigliere di minoranza Marco Pedussia: «Sarebbe stato
meglio rendere a pagamento
un’area inferiore a quella resa
blu, magari con un contestuale incremento dei controlli dei
vigili nei confronti di coloro
che lasciavano l’auto in sosta
per mezze giornate. Un corretto utilizzo del disco orario
avrebbe sicuramente contribuito a risolvere almeno imn
parte il problema. E poi credo
che sarabbe utile mettere a pagamento piazza Seyssel, in modo tale da ricavare delle risorse che poi possono essere reinvestite nella sua manutenzione». Dal canto loro gli amministratori hanno deciso di completare il periodo sperimentale (previsto fino al 31 dicembre); poi, nei primi giorni del
prossimo anno, faranno una
riunione per valutare il servizio e apportarvi eventuali modifiche.
[V. M.]
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78 Saluzzo e Valli
LA STAMPA
MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE 2006
In breve
INCONTRO A MILANO. ASSEMBLEE SINDACALI
Moretta riprende a sperare
nel futuro del “suo” caseificio
Si lavora a formare
la cordata che rilevi
lo stabilimento
dai francesi
ANDERA GARASSINO
MORETTA
«Abbiamo compiuto il primo,
importante passo - dice Valerio
Di Maio, della Flai-Cgil nella rsu
-; ma un po’ di preoccupazione
resterà fino a che non ci sarà un
vero e proprio acquirente». Da
lunedì sera il clima a Moretta è
più disteso. Per settimane il paese aveva vissuto l'angoscia per
la chiusura annunciata del suo
storico stabilimento per la produzione di formaggio. Il gruppo
Lactalis, dal 1998 proprietario
del sito, aveva espresso la volontà di lasciare la provincia di Cuneo per trasferirsi in Lombardia entro il 2007.
Lunedì a Milano la svolta.
All'Assolombarda è stata firmata la prima bozza d'accordo fra
lavoratori e azienda: la proprietà metterà in vendita la fabbrica e la maggior parte dei macchinari in modo che non si interrompa la tradizione lattiero-casearia di Moretta.
«Adesso chiediamo l'aiuto
di tutti - spiega Bruno Lo Giudice rsu Flai-Cgil - ed in particolare delle istituzioni come Provincia, Regione ed enti privati che
lavorino insieme per trovare
l'acquirente giusto».
Mentre erano a Milano i de-
Revello
Furti in abitazioni
e alla bocciofila
Furti a raffica l'altra notte. I ladri hanno forzato la
porta della bocciofila comunale di via Italia, e hanno rubato denaro dai videogiochi
e dal cambia-monete. In un'
officina meccanica hanno
sottratto pneumatici e batterie per automobili. In un'
azienda agricola sono state
prese bibite. Indagano i carabinieri. I ladri, che secondo
alcune testimonianze sarebbero stati divisi in due bande, hanno tentato di forzare
anche altre abitazioni con un
«piede di porco».
[A. G.]
I
BANDO. A GENNAIO
Una “gara”
europea
per gestire
l’immondizia
Saluzzo
Via della Resistenza
a senso unico
E’ stato istituito il senso
unico in via della Resistenza.
La strada è percorribile soltanto da piazza XX Settembre in direzione di corso Mazzini.
[G. NE.]
I
Saluzzo
Domani
assemblee
Le prime
si svolgeranno
dalle 11 alle 15
e poi ancora
dalle 19 alle 20
per coprire
tutti i turni
Saranno
spiegati
i risultati
ottenuti
nell’incontro
a Milano
legati sindacali sono stati tempestati da sms e chiamate di chi stava in fabbrica in attesa di novità.
Ieri ai cancelli i lavoratori si sono
complimentati con chi aveva condotto la trattativa con la proprietà. «Abbiamo ottenuto - aggiungono i sindacalisti - ciò che ci eravamo prefissati. Tutti hanno voluto dedicare un ricordo in questo
momento positivo alla nostra collega Mirella Fissore che sta lottando per la vita in ospedale».
La discussione e la spiegazione dei progressi nella trattativa
saranno affrontati con tutti i lavoratori domani in assemblee: le
prime dalle 11 alle 15 e poi ancora
dalle 19 alle 20 per coprire tutti i
turni.
12
Migliaia
di tonnellate
Produzione
annua della
ex Locatelli
a Moretta
sommando
mozzarelle
mascarpone
e ricotta
«All'inizio siamo stati vicini alla rottura - raccontano i sindacalisti -. Lactalis non ne voleva sapere di vendere, ma mediando ci siamo arrivati. Non era finita: la multinazionale voleva smantellare
tutto l'apparato produttivo e alienare solo la fabbrica vuota. A fine
giornata invece, abbiamo ottenuto che alcuni macchinari restino
qui, mentre altri saranno trasferiti, pare dal prossimo aprile, alla
Galbani in Lombardia».
Per ora non sono previste nuove manifestazioni. «Attendiamo
il prossimo incontro a Milano, il 9
gennaio - chiarisce Fortunato La
Spina rsu Fai-Cisl - quando affronteremo il nodo del piano sociale».
Gli appassionati
del ricamo
«I passatempi di Griselda» è la nuova associazione
che raggruppa gli appassionati del ricamo saluzzesi. Il
sodalizio ha sede a palazzo
Italia.
[G. NE.]
I
Paesana
Sci: sconti
sugli stagionali
Ai ragazzi fino ai 14 anni
saranno venduti a metà prezzo (60 euro) abbonamenti
stagionali per sciare a Pian
Munè. Sconti riservati a residenti in Comunità montana
Po-Bronda-Infernotto. [G. NE.]
I
Il presidente Aldo Galliano
Dalla primavera del 2007 la
gestione dei rifiuti nei 54 comuni del bacino 11, riuniti nello Csea (Consorzio Servizi
Ecologia Ambiente) avrà un
nuovo gestore. Ne ha parlato
il presidente Aldo Galliano, ieri pomeriggio, nella sede dell'
ente a Saluzzo, annunciando
la nuova gara d'appalto. Il nuovo contratto avrà un valore di
32 milioni e 500 mila euro e
una durata di 5 anni. Le ditte
potranno presentare candidature fino al 9 gennaio. «Si tratta di una gara europea - ha
detto Galliano - e potrebbero
partecipare da tutto il continente. E' probabile che ci contatteranno dalla Francia».
Sarà la prima volta che la
gestione della raccolta e smaltimento dell'immondizia riguarderà tutti i 54 comuni. Ai
47 iniziali si osno aggiunti Fossano, Savigliano, Villafalletto,
Racconigi, Sant'Albano Stura, Brossasco e Torre San
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[A. G.]
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LASTAMPA
MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE2006
Santhià e Viverone 69
VIVERONE. PROGETTO
SANTHIÀ. APPELLO
Lago pulito, prima fase al via
“Bisogna
riaprire
la strada
Oggi in Provincia riunione tecnica che deciderà il piano di interventi per Alice”
Studio
Arpa e Cne
IL RIPOPOLAMENTO
Presentato
nell’ottobre
scorso pone
le basi per il
risanamento
delle acque
Pescicoltura, entra in attività
l’impianto per i coregoni
Tutto pronto per l'arrivo degli avannotti. Dalla
metà di dicembre e per un
mese il nuovo impianto di
pescicoltura inaugurato il
28 settembre scorso, riceverà le uova per la nuova
schiusa dei coregoni. Nell’impianto, studiato ad hoc
per la riproduzione del pesce-principe del lago, saranno convogliate infatti le uova fecondate, che dopo un
congruo periodo di incubazione daranno vita agli
avannotti.
«I coregoni hanno il periodo fertile tra il 15 di dicembre e il 15 di gennaio - spiega l'assessore comunale alla Pesca, Angelo Zola - e in
questo periodo il nostro pescatore professionista getterà le reti per la cattura
dei pesci per l’intervento di
fecondazione». Rilevante
per la buona riuscita è proprio la scelta di utilizzare le
acque del lago e non quelle
provenienti da altre fonti:
in questo modo si garantisce il microclima degli
avannotti fin dalla nascita,
le uova si schiuderanno con
una media superiore al
I
LAURA BOERIO
VIVERONE
L’imponente studio era stato presentato nell’ottobre
scorso dopo lunghe ricerche e analisi e adesso si comincia ad entrare nella fase operativa: questa mattina in Provincia si svolgerà
infatti una riunione il cui
obiettivo è quello di affrontare concretamente il complesso discorso del risanamento del lago di Viverone,
dopo anni di discussioni.
Come è noto Arpa e Cne
hanno presentato alle amministrazioni provinciali
di Biella e Torino un dossier a conclusione delle loro indagini sul lago, suggerendo tutta una serie di interventi possibili. Lo stru-
mento che governa e sancisce questi interventi, tutti
contenuti nel piano presentato lo scorso ottobre, si
chiama «Contratto di lago»,
e porta la firma di Mercedes
Bresso e di Sergio Scaramal
e mette a disposizione della
Provincia di Biella 1 milione
di euro di finanziamento, almeno come primo contributo operativo.
Così oggi è appunto in
programma una riunione del
gruppo di lavoro (interno all’amministrazione provinciale) che si occupa del bacino:
sul tappeto le decisioni da
prendere, tenendo conto logicamente delle risorse a disposizione.
Un intervento ormai a regime è quello degli sfalci del-
le erbe acquatiche, che anche quest'anno sono stati fatti per intero secondo i piani;
un secondo intervento possibile, e verso il quale c'è unanimità di intenti, è quello sulle fasce di fitodepurazione.
La riunione odierna dovrà poi stabilire anche una
progettazione di nuovi interventi coerenti con quelli stabiliti dal piano di risanamento; infine, ci sarà una valutazione di come e quando l'Autorità d’ambito (Ato 2) potrà
reperire le risorse per procedere ai rifacimenti del sistema fognario dei Comuni che
si affacciano sul lago: quest’ultimo è poi uno degli interventi più importanti dell’intero piano di risanamento delle acque.
Angelo Cappuccio
Uno scorcio del lago
90% ed i piccoli, di lunghezza compresa tra i 3 e i 4 millimetri, verranno liberati in
parte in vasche e in parte
direttamente nel lago.
«La carenza di ossigeno nelle acque lacustri rappresenta un grande ostacolo per
la crescita del coregone conclude l’assessore Zola per fortuna con gli ultimi
sfalci delle alghe la situazione è migliorata, ma è necessario un maggiore ricambio delle acque. Fenomeno
che si verificherà naturalmente quando la temperatura del lago scenderà a circa 4 gradi centigradi, momento in cui avverrà il ricambio tra le acque profonde e quelle di superficie».
L'ulteriore rinvio a domani
(si spera) della riapertura al
traffico della strada che collega Santhià ad Alice Castello,
ha spinto l'Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada a sollecitare i vertici della Provincia per intervenire nella situazione.
Dice Angelo Cappuccio,
responsabile provinciale dell'
Aifvs: «La sistemazione del
sottopasso tra Santhià e Alice Castello aveva già comportato la chiusura di quel
tratto di strada per alcuni
mesi circa un anno fa. Come
mai i lavori non vennero ultimati in quell'occasione? Visti i continui posticipi della
riapertura, si prospetta un'
altra lunga attesa?». Partendo da questi presupposti l'associazione ha scritto al presidente della Provincia di Vercelli, Renzo Masoero, e all'assessore ai lavori pubblici,
Francesco Zanotti, chiedendo di intervenire per «evitare ulteriori disagi». [G. MAR.]
In breve
BENEFICENZA
Dalla Coop
offerte per la
“Vincenziano”
di Cigliano
Alice Castello
Un calendario
sul passato
Far rivivere il passato
del paese attraverso un calendario ricco di vecchie immagini: è questo in sintesi il progetto di prossima realizzazione della Pro Loco «La Duja»
di Alice Castello. «Il nostro
intento -spiega il presidente
Claudio Merlin - è raccogliere le fotografie che raffigurano i nostri “nonni” alle prese
con i lavori e le attività di un
tempo per poi scegliere le immagini migliori da inserire
nel calendario del 2007». [V. R.]
I
Tronzano
Macrobiotica
alla Biblioteca
I soci della Coop
Ancora appuntamenti
con la macrobiotica e la sua
filosofia nella nuova sede
della Biblioteca. Le lezioni
tenute sull'argomento da
Pier Michele Giordano per
la rassegna «Incontri» si
protrarranno infatti fino al
19 dicembre. Si riprenderà
il 15 gennaio con la «Storia
della Chiesa» illustrata da
don Enrico Trinimì.
[V. R.]
I
Domani prenderà vita il progetto «Buon fine» grazie alla
convenzione che sarà stipulata tra la Coop di Santhià e l'associazione di volontariato
«Onlus Vincenziano» di Cigliano. «Il progetto - hanno spiegato i responsabili della sezione
soci Coop santhiatese - consisterà nella donazione all'associazione di volontariato ciglianese di quei prodotti alimentari che, periodicamente prima
della data di scadenza, vengono tolti dagli scaffali. Si tratta
di prodotti rigorosamente integri e perfetti dal punto di vista
igienico che, grazie a questa
convenzione, potranno essere
distribuiti alle famiglie bisognose, diminuendo il disagio
sociale ed economico». Il programma di raccolta e di distribuzione verrà stabilito successivamente alla sottoscrizione
della convenzione.
[G. MAR.]
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Cavaglià
Avis, domenica
donazione del sangue
Raccolta del sangue domenica mattina su iniziativa
dell’Avis nella sede di via Vercellone 37. Il presidente Salvarani: «Abbiamo preparato
una lettera per i diciottenni:
adesso possono assumere decisioni importanti e ci auguriamo che tra queste ci sia la
donazione del sangue». [D. SA.]
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