Programma di valorizzazione

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Programma di valorizzazione
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Segretariato Regionale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per la Basilicata
Agenzia del Demanio
Direzione Regionale Puglia e Basilicata
Città di Mel i
PROGRAMMA DI VALORIZZAZIONE
“Ex carcere giudiziario” sito in Melϔi in Via Commenda di Malta
MIA
Melϐi Museo Modernità Interattiva Immateriale Industriale Artigianale Agricola Artistica
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Segretariato Regionale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per la Basilicata
Agenzia del Demanio
Direzione Regionale Puglia e Basilicata
Città di Mel i
PROGRAMMA DI VALORIZZAZIONE
“Ex carcere giudiziario” sito in Melϔi in Via Commenda di Malta
MIA
Melϐi Museo Modernità Interattiva Immateriale Industriale Artigianale Agricola Artistica
GRUPPO DI LAVORO
Livio Valvano _ Sindaco di Mel i
Alessandro Panico _ Assessore alla Valorizzazione e Gestione del Patrimonio di Mel i
Ettore Vadini _ Ricercatore in Composizione Architettonica e Urbana (DiCEM _ UNIBAS)
Gaia Vicentelli _ Dottoranda in Composizione Architettonica e Urbana (DiCEM _ UNIBAS)
Stefano Giubileo
Ilaria Itta
Donato Teodosio Mazzolla
Antonio Stante
Studenti CdS in Architettura (DiCEM _ UNIBAS)
Tirocinanti presso il Comune di Mel i
INDICE
1. Descrizione ed interesse culturale del bene
1.1. Individuazione del bene e situazione vincolistica
1.2. Descrizione del bene
2. Programma di valorizzazione del bene
2.1. Descrizione del programma
2.2. Obiettivi e strategie del programma
2.3. Piani strategici di sviluppo culturale
2.4. Modalità di attuazione del programma
2.5. Sostenibilità economica e tempi di realizzazione del programma
DESCRIZIONE ED INTERESSE CULTURALE DEL BENE
Individuazione del bene e situazione vincolistica ai sensi del D.Lgs. n. 42/2004 - Codice dei
beni culturali e del paesaggio
L’ex carcere giudiziario di Mel i (nato come
Monastero di San Bartolomeo poi divenuto
Convento delle Clarisse e in ultimo carcere) è
un edi icio di tipo a corte ubicato all’estremità
Sud del centro storico della città, vicino la porta
Venosina, tra via Commenda di Malta e via
Eugenio Colorni.
Rispetto alla zonizzazione della vigente
Variante Generale al Piano Regolatore
Comunale (approvato nel 1992), l’ex carcere
ricade all’interno delle “zone di uso pubblico”,
in particolare nelle “aree per attrezzature di
interesse generale” con l’attività edi icatoria
regolata dall’articolo 32 delle Norme Tecniche
di Esecuzione che così recita:
Le aree per attrezzature di servizio pubblico sono
normalmente di proprietà pubblica e possono
essere di proprietà privata quando coinvolgono
interessi sociali e culturali dell’intera comunità
melϔitana. Sono destinate nel loro complesso alle
attività rivolte ad assicurare alla comunità sia
servizi relativi alla vita sociale e culturale, sia
servizi di tipo tecnico o diretti ad assicurare il
controllo dell’ambiente.
Nel caso di aree AS e IG di proprietà privata,
la loro utilizzazione da parte dei proprietari è
subordinata alla stipula di apposita convenzione
con il Comune ϔinalizzata a stabilire sia le
modalità dell’uso pubblico delle attrezzature
realizzate, sia le relative garanzie.
In esse è ammesso ogni tipo di intervento sugli
ediϔici esistenti, e si distinguono in:
a) Aree per attrezzature scolastiche nelle quali
è ammessa la costruzione di attrezzature ed
ediϔici per l’istruzione nonché dei relativi alloggi
per la custodia ed il servizio, nel rispetto delle
vigenti prescrizioni statali e regionali per tali
costruzioni, con:
Rc – rapporto di copertura: max 50% dell’area;
P – parcheggi: min 15% dell’area;
Va – verde e strade di servizio: min 35% dell’area
quali le AS. 4; 7; 20; 23; 24; 31; 38; 42 e le IG.
6; 7; 8; 9; 11; 13, del centro abitato e la AS.13
è destinata ad attrezzature sportive, di tipo
polivalente, annesse agli istituti scolastici
esistenti di Valleverde; per la maglia AS.31 vale
la previsione del Piano di Recupero.
b/1) Aree per le sedi e le attrezzature civili e
religiose nelle quali è ammessa la costruzione di
ediϔici e attrezzature, nonché di alloggi destinati
alle esigenze di servizio e custodia, nel rispetto
delle seguenti prescrizioni:
Iff – indice di fabbricabilità fondiaria: max 2,00
mc/mq;
Rc – rapporto di copertura: max 50% dell’area;
P – parcheggi: min. 15% dell’area;
Va – verde e strade di servizio: min 35% dell’area;
quali le AS. 5; 6; 14; 16; 17; 18; 19; 20; 21; 25;
26; 27; 28; 29; 30; 32; 33; 35 e le IG. 2; 3; 4; 5; 10;
11; 12; 13; 14; 15; 16; 17; 18; 19; 20; 21; 22; 23;
24, del centro abitato; le AS. 2; 3 delle frazioni e
la AS. 1 della frazione di S. Giorgio (destinata al
culto).
Nel computo del volume sarà convenzionalmente
assegnata una altezza di ml 8 agli ambienti
per assemblee ed eventuali torri campanarie,
qualora le altezze effettive siano superiori;
b/2) Aree per strutture di interesse sociale e
culturale destinate a sale convegni, attività
ricreative, sportive e del tempo libero, casa
per anziani e relativi servizi, nel rispetto delle
seguenti prescrizioni:
- per la maglia IG.24:
St – superϔicie territoriale: intera maglia di
PRGC;
Ift – indice di fabbricabilità territoriale massimo:
0,8 mc/mc;
Rc – rapporto di copertura: max 20% di St;
P – parcheggi: min 20% di St;
planimetria catastale _ foglio 105 _ particella 3220 _ scala 1:1000
immagine satellitare - fonte: google maps
V - verde e strade di servizio: min 60% di St;
- per la maglia IG.10:
in sede di PP/PL ϔinalizzato alla sistemazione
della viabilità e delle aree residuali dai due
interventi in atto, sono insediabili attività
coerenti con quelle già presenti nella maglia con
una previsione massima di ulteriore volumetria
pari al 20% di quello esistente da destinare ad
adeguamenti tecnologici e da localizzare con
accesso carrabile dalla quota del campo sportivo.
[…]
Come si evince dall’articolo di PRGC riportato,
l’ex carcere, individuato sulla cartogra ia di
Piano nel comparto con il codice “IG. 16”,
è regolato dal comma “b/1”, cioè il bene è
all’interno delle “Aree per le sedi e le attrezzature
civili e religiose”. Vista la situazione attuale del
bene, in stato di abbandono, e la volontà del
Comune di acquisirlo attraverso il federalismo
demaniale per la realizzazione di una “struttura
di interesse sociale e culturale”, non si esclude
una variante di destinazione del suddetto
comparto all’interno del comma “b/2”, “Aree
per strutture di interesse sociale e culturale”,
più consono ai ini del presente programma di
valorizzazione.”
Riguardo al Piano di Recupero del Centro
Storico (approvato nel 1990), vista la
cartogra ia e la relativa legenda, l’ex carcere
ricade all’interno delle aree individuate di
“Recupero e risanamento conservativo” ed è
regolato dall’articolo 14 delle NTA che così
recita:
Gli interventi all’interno dell’area del Piano di
Recupero sono stati ϔinalizzati al risanamento
conservativo del tessuto storico e delle singole
unità edilizie; inoltre tendono ad assicurare al
patrimonio edilizio idonee condizioni igieniche e
di salubrità.
Pertanto in conformità all’art.31 della Legge
n°457/1978 sono individuate le seguenti
categorie di intervento:
1) Restauro e risanamento conservativo;
[…]
1) Restauro e risanamento conservativo.
La categoria di restauro riguarda gli interventi,
da effettuarsi solo con i metodi e le cautele del
restauro, ϔinalizzati alla conservazione integrale
ed al recupero ϔilologico dei manufatti di
rilevante importanza storica ed artistica.
Il tipo di intervento prevede:
- il restauro degli aspetti architettonici ed il
ripristino delle pareti alterate: ovvero il restauro
e ripristino dei fronti e degli ambienti interni;
- il consolidamento degli elementi strutturali
anche con parziale sostituzione, nel caso
detti elementi non siano recuperabili e la
loro sostituzione sia statisticamente (NdR
staticamente) necessaria, purché ciò avvenga
mediante materiali e tecniche tradizionali;
- la rimozione delle parti dell’ediϔicio incongrue
all’impianto originario;
- l’eliminazione di qualsiasi elemento tecnologico
e non che rechi danno al decoro del manufatto
(cabine telefoniche, canne fumarie, camini,
antenne, bacheche, etc.).
Destinazione d’uso: poiché i manufatti sottoposti
alle categorie di intervento “Restauro sono
essenzialmente chiese, torri campanarie,
torrioni, muri di cinta, porte d’accesso, logge, etc.,
le destinazioni dovranno essere uguali a quelle
originarie, ovvero compatibili con il manufatto.
[…]
Riguardo in ine al Piano Particolareggiato
del Centro Storico (approvato nel 1995),
vista la cartogra ia e la relativa legenda
immagine satellitare
Descrizione del bene
praticamente mutuati dal Piano di Recupero
del Centro Storico (approvato nel 1990), l’ex
carcere ricade all’interno delle aree individuate
di “Recupero e risanamento conservativo” ed
è regolato dall’articolo 14 delle NTA e dagli
articoli delle norme “Interventi in facciata”
(art.5) che rispettivamente così recitano:
Gli interventi all’interno dell’area del Piano di
Recupero sono stati ϔinalizzati al risanamento
conservativo del tessuto storico e delle singole
unità edilizie; inoltre tendono ad assicurare al
patrimonio edilizio idonee condizioni igieniche e
di salubrità.
Pertanto in conformità all’art.31 della Legge
n°457/1978 sono individuate le seguenti
categorie di intervento:
1) Restauro e risanamento conservativo;
[…]
1) Restauro e risanamento conservativo.
La categoria di restauro riguarda gli interventi,
da effettuarsi solo con i metodi e le cautele del
restauro, ϔinalizzati alla conservazione integrale
ed al recupero ϔilologico dei manufatti di
rilevante importanza storica ed artistica.
Il tipo di intervento prevede:
- il restauro degli aspetti architettonici ed il
ripristino delle pareti alterate: ovvero il restauro
e ripristino dei fronti e degli ambienti interni;
- il consolidamento degli elementi strutturali
anche con parziale sostituzione, nel caso
detti elementi non siano recuperabili e la
loro sostituzione sia statisticamente (NdR
staticamente) necessaria, purché ciò avvenga
mediante materiali e tecniche tradizionali;
- la rimozione delle parti dell’ediϔicio incongrue
all’impianto originario;
- l’eliminazione di qualsiasi elemento tecnologico
e non che rechi danno al decoro del manufatto
(cabine telefoniche, canne fumarie, camini,
antenne, bacheche, etc.).
Destinazione d’uso: poiché i manufatti sottoposti
alle categorie di intervento “Restauro sono
essenzialmente chiese, torri campanarie,
torrioni, muri di cinta, porte d’accesso, logge, etc.,
le destinazioni dovranno essere uguali a quelle
originarie, ovvero compatibili con il manufatto.
[…]
Art.5. Interventi in facciata.
5.1 Al ϔine di meglio deϔinire i rapporti fra le
forature esistenti sulle facciate degli ediϔici e di
normare le possibilità d’intervento sono state
individuate nelle tavole nn. 7°/b/c/d/e/f/g/h
apposite categorie così articolate:
A) Conservazione totale della facciata
5.2. Tale categoria prevede il divieto assoluto di
praticare nuove aperture in facciata e l’obbligo
della conservazione integrale di quelle esistenti e
della tipologia muraria originale a vista.
5.3 È pertanto fatto espresso divieto di applicare
sulle pareti qualunque tipo di intonaco o pittura
che ne occulti la trama, e sono consentiti i soli
interventi di manutenzione quali, ad esempio,
la listatura e la pulizia degli elementi lapidei, la
bocciardatura dei portali, ecc.
5.4 È prescritta, inϔine, la sostituzione degli
inϔissi metallici con inϔissi in legno, e degli stipiti
in marmo con lastre o masselli in pietra da taglio
(pietra vulcanica o calcarea, basaltina e simili).
5.4 bis. Fra i materiali di riϔinitura è consentita
l’introduzione dell’alluminio e del ferro,
limitatamente alle tipologie, lavorazioni e
colorazioni adottate in altri Centri Storici anche
di rilevante pregio ambientale; l’Ufϔicio Tecnico
Comunale avrà cura di acquisire dalle categorie
artigiane interessate precise campionature
dei suddetti materiali da allegare all’Abaco dei
dettagli e alla Cartella dei colori.
B) Conservazione delle aperture esistenti.
stralcio della Variante Generale del Piano Regolatore Comunale _ scala 1:4000
tavola 7.b _ unità minime di intervento _ zonizzazione
stralcio del Piano di Recupero del Centro Storico _ scala 1:1000
5.5. Tale categoria prevede il divieto assoluto di
praticare nuove aperture in facciata e l’obbligo
della conservazione integrale di quelle esistenti.
5.6. È invece consentita la ristrutturazione
mediante allargamento ϔino ad un massimo di
ml.2,00 delle aperture esistenti ai piani terra
e seminterrati per il solo uso di autorimessa
privata dei relativi locali; tale intervento sarà
valutato in base al valore della facciata.
5.7. La ristrutturazione dovrà essere realizzata
secondo le prescrizioni contenute nella tavola
“Abaco dei dettagli”.
5.8. Per le facciate riϔinite con intonaco ed
eventualmente tinteggiate si rimanda all’art.9
che disciplina l’uso del colore.
5.9. È prescritta, inoltre, la sostituzione degli
inϔissi metallici con inϔissi in legno, e degli stipiti
in marmo con lastre o masselli in pietra da taglio
(pietra vulcanica o calcarea, basaltina e simili),
ovvero con riquadrature ottenute mediante
ringrosso a fascia dello strato di intonaco.
5.9 bis. Fra i materiali di riϔinitura è consentita
l’introduzione dell’alluminio e del ferro,
limitatamente alle tipologie, lavorazioni e
colorazioni adottate in altri Centri Storici anche
di rilevante pregio ambientale; l’Ufϔicio Tecnico
Comunale avrà cura di acquisire dalle categorie
artigiane interessate precise campionature
dei suddetti materiali da allegare all’Abaco dei
dettagli e alla Cartella dei colori.
C) Ristrutturazione delle aperture
5.10. Tale categoria prevede la possibilità di
praticare in facciata o di ristrutturare quelle
esistenti, a condizione che siano conservati gli
allineamenti orizzontali preesistenti, e che le
dimensioni della nuova foratura ovvero di quella
ristrutturata siano non superiori a quelle della
maggiore apertura esistente sulla facciata; tale
intervento sarà valutato in base al valore della
facciata.
5.11. Per tali nuove aperture è prescritta
l’adozione di inϔissi in legno, e di stipiti realizzati
con lastre o masselli in pietra da taglio (pietra
vulcanica o calcarea, basaltina e simili), ovvero
con riquadrature ottenute mediante ringrosso a
fascia dello strato di intonaco.
5.12. È consentita, come per la precedente
categoria “B”, la ristrutturazione mediante
allargamento ϔino ad un massimo di ml 2,00 delle
aperture esistenti ai piani terra e seminterrati
per il solo uso di autorimessa privata dei relativi
locali; tale intervento sarà valutato in base al
valore della facciata.
5.13. La ristrutturazione dovrà essere realizzata
secondo le prescrizioni contenute nella tavola
“Abaco dei dettagli”.
5.14. Per le forature preesistenti valgono le
prescrizioni di sostituzione di cui alle categorie
A e B.
5.14 bis. Fra i materiali di riϔinitura è consentita
l’introduzione dell’alluminio e del ferro,
limitatamente alle tipologie, lavorazioni e
colorazioni adottate in altri Centri Storici anche
di rilevante pregio ambientale; l’Ufϔicio Tecnico
Comunale avrà cura di acquisire dalle categorie
artigiane interessate precise campionature
dei suddetti materiali da allegare all’Abaco dei
dettagli e alla Cartella dei colori.
5.15. Per le facciate riϔinite con intonaco ed
eventualmente tinteggiate si rimanda, inϔine,
all’art.9 che disciplina l’uso del colore.
[…]
Riguardo la situazione vincolistica ai sensi del
Codice dei beni culturali e del paesaggio
(D.Lgs. n. 42/2004), sull’ex carcere esiste il
Verbale del Tavolo Tecnico Operativo della
Regione Basilicata del 29/11/2011, tavolo
riunitosi presso la Direzione Regionale per i
Beni Culturali e Paesaggistici della Basilicata,
dove si evince che “l’immobile è stato sottoposto
a tutela ai sensi dell’art. 10, comma 1 del Codice
con D.D.R. n. 77 del 18 ottobre 2010”.
D’altro canto esiste certamente un interesse
culturale trasversale dei cittadini che va
motivando da tempo un riuso culturale di un
tale bene. Si fa riferimento al dibattito promosso
nei primi anni duemila da giovani professionisti
locali,
all’esperienza
di
progettazione
partecipata del forum Mel iplus e al piano di
rigenerazione del centro storico del 2008,
sottoscritto da associazioni come la Pro Loco,
la Società Operaia, l’Archeoclub, i commercianti
del centro storico, l’Associazione Nitti. O ancora
al network Kublai del MISE, all’esperienza
editoriale del periodico “Of icina”, alla recente
ri lessione sulla città offerta nel documento
assunto dal Comune “Mel i. Rigenerazione e
landmark” presentato da alcuni esponenti della
cultura locale; e poi alle proposte dei tecnici
sul centro storico, alle interlocuzioni con la
direttrice del Museo Archeologico Nazionale di
Mel i e del Museo Diocesano su una possibile
rete dei musei, al progetto sulla digitalizzazione
del patrimonio archivistico, alle ri lessioni
sul branding urbano e sul city telling, ino alla
recente delibera istitutiva del Parco Letterario
Federico II.
stralcio del Piano Particolareggiato del Centro Storico _ scala 1:1000
Descrizione del bene
L’edi icio identi icato come ex carcere,
manufatto ben riconoscibile all’interno del
centro storico di Mel i, si trova nella parte a
sud-est del borgo antico, originariamente al di
fuori delle mura di cinta.
Anche se con qualche incertezza sulla data, la
fondazione del monastero di San Bartolomeo,
uno dei più importanti insediamenti delle
“Sorelle di Chiara” in Basilicata, viene collocata
all’interno del XVI secolo.
Una targa posta all’interno del manufatto
architettonico, così recita:
Questo inviolabile claustro sacro alla verginità,
al silenzio e all’abnegazione delle ϔiglie della
diva di Assisi, nel MDLXXIV, sedendo Vescovo
Alessandro Ruϔino, eretto veniva. Pel terremoto
del XIV Agosto MDCCCLI con la città ruinava. Nel
V Giugno MDCCCLII, restaurato alle sacre vergini
reduci d’Avigliano ove nella sventura ripararonsi
per cura del prelato chiarissimo […] più ornato,
più solido, più duraturo si riapriva.
Approvata nel 1565 la fondazione da parte del
Vescovo di Mel i e Rapolla, Alessandro Ru ino
(1559-1574), a petizione dell’Università di
Mel i, fatta al sommo Ponte ice Pio IV, nel
sesto anno del suo ponti icato (1559-1965),
il monastero di San Bartolomeo, detto delle
Chiariste (= da Chiara, latinizzato Clarisse) su
costruito nel 1574, sotto Papa Gregorio XIII.
La presenza del monastero è documentata
anche tramite alcune planimetrie risalenti al
1695 in cui lo stesso compare come proprietà
appartenente all’Ordine dei Cavalieri di Malta.
Nel 1626 il Vescovo Scaglia scrive, all’interno
della sua Descrizione dello stato di Melϔi:
[…] mantiene la città di Melϔi un monastero di
monache dell’ordine di Santa Chiara, […]. […]. Il
numero suole essere di 50 o 60, ma oggi è ridotto
a 40 per la morte di molte monache, […].
Secondo alcuni documenti storici, alla data del
1820 le monache appartenenti all’Ordine di San
Benedettino che popolavano il monastero erano
22, di cui 13 professe, 5 novizie e 4 converse.
A causa del devastante terremoto che il 14
Agosto 1851 colpì il territorio del Vulture e
distrusse la città di Mel i, lo stesso monastero
subì ingenti danni, tanto da costringere le
monache clarisse presenti a trovare rifugio, per
un anno circa, nel corrispondente monastero
dello stesso Ordine presente ad Avigliano,
ino a quando nel 1852, l’edi ico non venne
ricostruito.
Dopo l’Unità d’Italia il suddetto monastero
di San Bartolomeo, subì gli effetti della
soppressione ed i tentativi di appropriazione
nonostante la decisa resistenza opposta dalle
monache stesse, le quali ri iutarono la proposta
di trasferimento in altri monasteri vicini, come
ad esempio proprio quello di Avigliano (lì
dove trovarono possibilità di sistemazione in
occasione del terremoto del 1851).
In occasione della seduta straordinaria del
Consiglio Comunale di Mel i, il 27 Ottobre
1863, si deliberò la chiusura del monastero
e la cessione dei suoi ampi locali alle truppe
militari presenti in Basilicata per combattere
il fenomeno del brigantaggio che af lisse anche
questo territorio.
L’immobile, dal rigido impianto quadrato a
corte, è una struttura forti icata che si sviluppa
su due livelli oltre ad un presunto piano
interrato. Il volume architettonico si sviluppa
da una pianta di forma leggermente irregolare,
di lato pari circa a 42 m, e da un’altezza dei
due piani fuori terra pari a circa 12 m. La corte
interna, anch’essa con la medesima forma, si
planimetria _ scala 1:1500
sviluppa su un’area di circa 440 mq, quindi un
quadrato di circa 20 m di lato.
Al centro, attorno al grande spazio scoperto,
probabilmente originariamente un giardinoorto curato dai religiosi, per due lati si sviluppa
un percorso coperto da volte a crociera che
permette l’ingresso a tutti gli ambienti del
piano terra. Il suddetto percorso è preceduto da
una serie di imponenti arcate, alcune delle quali
sono state tamponate in epoche successive per
ricavare ulteriori vani chiusi a piano terra,
disposte sul prospetti interni collocati di fronte
e alla sinistra dell’ingresso principale alla
corte. Il prospetto interno disposto invece sul
lato destro risulta essere un muro compatto
ed unico, privo di alcuna articolazione se non
la presenza di alcuni porte e inestre, che si
erge per tutta l’altezza dell’edi icio ino a sotto
l’imposta della copertura.
In diversi punti della pianta, all’interno dei locali,
si riscontra la presenza di scale, realizzate in
epoche e con materiali differenti, per giungere
al piano superiore nel quale si alternano piccoli
ambienti, probabilmente le celle dei monaci e
delle monache e successivamente dei detenuti,
ed ambienti più ampi sfruttati come cucine
e refettori. Il principale affaccio di tali spazi è
rappresentato dall’ampia terrazza che corre su
tre lati, delimitato verso l’interno della corte da
un’esile protezione in metallo.
L’ingresso principale all’edi ico, nonché quello
che conduce alla corte, si trova sul prospetto
esposto ad ovest, dinanzi allo spazio aperto
esterno di pertinenza dell’ex carcere; qui si apre
uno spazio di verde urbano, di certo curato,
ma privo di una propria identità assegnatagli
da una fruizione consapevole e frequente da
parte della cittadinanza. Adiacente, un piccolo
spazio è utilizzato in maniera casuale quale
parcheggio per un esiguo numero di auto.
Sulla parte sinistra stesso prospetto, si apre un
secondo ingresso, piccolo e secondario, il quale,
attraversato, permette di accedere al livello
superiore dell’edi icio attraverso un impianto
di scale probabilmente di recente realizzazione.
Sul prospetto nord poggia una piccola rampa
composta da una decina di scalini, che conduce
ad alcuni spazi interni isolati rispetto ai restanti
del livello superiore, probabilmente gli spazi che
furono utilizzati, durante il periodo di attività
del carcere, come spazi per la raccolta delle
derrate alimentari o per le guardie carcerarie,
quindi tutte funzioni che richiedessero un
diretto contatto con l’esterno e quindi la minore
commistione possibile di lussi.
Il prospetto est risulta essere il fronte più
compatto e chiuso mentre quello esposto a
sud, sul quale affacciano gli appartamenti
dell’edi icio residenziale adiacente all’ex
carcere, appare essere stato sottoposto a
numerosi interventi di rimaneggiamento e
consolidamento, considerando la presenza
di differenti paramenti murari e materiali di
periodi storici lontani.
Oggi l’ex carcere, dalla ricca ed interessante
storia, è da inserire all’interno di un lungo
elenco di edi ici, di proprietà pubblica e privata,
dismessi, un patrimonio disponibile a nuovi usi.
Attualmente lo stabile si trova in uno stato di
forte abbandono e degrado e necessiterebbe,
prima di tutto, di azioni generali di
consolidamento della struttura esistente.
L’edi icio, prima comunità religiosa e poi luogo
di detenzione, è dotato di un indubbio fascino e
di una forza architettonica che, assieme alla sua
importante storia, rappresentano i caratteri
più interessanti da far emergere attraverso
un tentativo d’intervento di ristrutturazione,
recupero e rifunzionalizzazione.
Sergio Camplone © 2015
pianta piano terra e primo piano _ scala 1:400
prospetto ovest _ scala 1:250
prospetto nord _ scala 1:250
sezione _ scala 1:250
Sergio Camplone © 2015
PROGRAMMA DI VALORIZZAZIONE DEL BENE
Descrizione sintetica del programma
Dall’inizio del suo mandato, l’Amministrazione
Comunale della città di Mel i ha ritenuto di
dover attribuire un ruolo centrale alla cultura,
nel senso più ampio del termine, quale driver
principale che ispirasse trasversalmente
le strategie di governo locale; una visione
perfettamente in linea con la straordinaria
opportunità di sviluppo, offerta alla Basilicata
e al Mezzogiorno, di Matera 2019 Capitale
Europea della Cultura.
Inoltre, sempre verso una politica di
rigenerazione soprattutto del centro storico,
vanno considerate anche le agevolazioni
messe in atto. Come ad esempio quella che
l’amministrazione comunale accompagna
per ri-abitare la città, per una nuova fase di
rilancio del sistema economico territoriale
promuovendo la residenza a Mel i, in particolar
modo nel centro storico. Infatti, per coloro
che intendono prendere casa a Mel i, perché
ci lavorano, possono usufruire di importanti
agevolazioni (la tassa sui ri iuti è azzerata per 3
anni; possono chiedere un contributo biennale,
da un minimo di 150 a un massimo di 200 Euro
mensili, se hanno un lavoro stabile a Mel i e se
decidono di trasferire qui la loro residenza). In
particolare il Comune ha promosso un accordo
tra associazioni di categoria (inquilini e
proprietari di abitazioni) che issa le condizioni
locative considerate eque per gli immobili
presenti nel Comune di Mel i con rilevanti
agevolazioni iscali per i proprietari (IMU
ridotta; TASI azzerata; IRPEF, imposta di bollo
e di registrazione del contratto vengono assolte
con il pagamento di una cedolare secca pari al
solo 10% del canone di locazione).
In questa direzione, nel 2014, il Comune di
Mel i e il DiCEM, il Dipartimento delle Culture
Europee e del Mediterraneo: Architettura,
Ambiente, Patrimoni Culturali dell’Università
degli Studi della Basilicata, hanno stipulato una
Convenzione quadro che è proprio inalizzata
alla condivisione di un programma di studio
e ricerca sociale, economico, architettonico
e urbano sulla città di Mel i, in particolare
riguardo alla rigenerazione del monumentale
centro storico della città a partire dagli edi ici
e dagli spazi dismessi o abbandonati come l’ex
carcere.
Un Workshop Internazionale di Progettazione
svoltosi a Mel i nell’autunno del 2014 ha
rappresentato la prima attività all’interno della
suddetta Convenzione quadro occupandosi
anche dell’ex carcere. Il Workshop, espandere
l’arte, è stato uno straordinario evento
partecipato (da ottobre, con l’impostazione
delle proposte progettuali, a dicembre, con
la mostra dei progetti, i commenti del jury, il
dibattito pubblico nonché la Lectio Magistralis
di Guillermo Vázquez Consuegra) che ha visto
coinvolti Istituzioni, cittadini oltre studenti e
docenti di 8 Scuole di Architettura provenienti
da
altrettante
prestigiose
Università:
Gainesville (Florida), Ljubljana (Slovenia),
Genova, Venezia, Ancona, Ascoli Piceno, Pescara
e Matera. Un volume, dal titolo Melϔi, espandere
l’arte/expanding art a cura di Ettore Vadini e
Gaia Vicentelli, raccoglie oggi i contributi teorici
e le proposte progettuali usciti dal Workshop
ed è il racconto di un coraggioso progetto
di rigenerazione che in tempi di crisi vuole
puntare sul notevole patrimonio culturale di
questo luogo e sul suo indotto: difatti una serie
di edi ici pubblici nel centro storico di Mel i,
dismessi o abbandonati, sono qui ripensati per
dare spazio all’arte in rapporto al contesto, alla
rete degli spazi pubblici e ai contenitori culturali
già esistenti, tra cui lo straordinario Museo
Archeologico Nazionale nel Castello normannosvevo. Sono un ex carcere, un ex cinema dentro
locandina del Workshop Internazionale di Progettazione espandere l’arte
una ex chiesa, un ex teatro all’interno del
palazzo vescovile e una ex scuola, tutti possibili
spazi da rimettere in ciclo, per e con l’arte.
I mel itani sono desiderosi di avere un sistema
urbano di qualità e chiedono di migliorarlo
progressivamente. Per questo la comunità
ha guardato con una certa inquietudine al
processo di depauperamento del centro storico.
L’impoverimento del centro storico ha colpito
nel profondo la coscienza collettiva generando
sentimenti contrastanti: da una parte coloro che
hanno apprezzato nelle espansioni maggiori
comfort e che vedono il centro storico inadatto
alla residenza; dall’altra, al contrario, coloro
che vogliono il centro storico come luogo ideale
dell’abitare e chiedono che vengano adottate
misure di riquali icazione e rigenerazione;
in ine coloro che lo vedono più adatto ad essere
trasformato nel salotto buono della città, per
manifestazioni culturali, come opportunità per
uno sviluppo turistico-culturale.
Resta forte comunque il desiderio dei mel itani
di avere maggiore qualità, dove possono trovare
ruolo e forma concetti come cultura, tradizione
e innovazione. È possibile far scattare un
ampio coinvolgimento collettivo, pubblico e
privato, che punti a rigenerare infrastrutture e
patrimonio edilizio del centro storico cittadino.
Funzioni di edi ici pubblici, recupero delle
residenze private e implementazione delle
infrastrutture, devono trovare una visione
condivisa, af inché gli obiettivi di lungo termine
diventino conoscenza condivisa e, quindi,
patrimonio collettivo.
Dinanzi a tali desideri e domande della
comunità è intenzione del Comune di Mel i
avviare un processo ampio e programmato di
rigenerazione del centro storico, a partire da
alcuni edi ici e spazi, perciò vuole perseguire
un programma di valorizzazione sull’ex carcere
come nuovo contenitore museale, denominato
provvisoriamente MIA (Mel i Museo Modernità
Interattiva Immateriale Industriale Artigianale
Agricola Artistica), previo trasferimento della
proprietà dal Demanio al Comune, le cui inalità
e contenuti sono sinteticamente descritti in
seguito. L’ex carcere potrebbe così diventare
un ulteriore tassello, quello riguardante
l’identità locale nell’epoca moderna, di una
rete museale sempre più ricca e prestigiosa,
tale da accrescere la visibilità e l’attrattività
dell’intera città di Mel i e del suo territorio,
che si sta recentemente dotando di un insieme
notevole di poli culturali e siti museali (che
saranno elencati in “obiettivi e strategie”) e che
potrebbero fare sistema nel campo del turismo
culturale lucano coprendo tutte le varie epoche
e sfaccettature della cultura.
Si propone perciò di destinare l’ex carcere
a contenitore polifunzionale, inalizzato a
preservare, sviluppare e promuovere in modo
attivo
l’identità
Immateriale-IndustrialeArtigianale-Agricola-Artistica del periodo
moderno del territorio intorno al Vulture (di
cui Mel i è sicuramente il capoluogo), declinato
secondo il cosiddetto “patrimonio culturale
immateriale” oggetto di recente classi icazione
anche da parte dell’UNESCO.
La inalità è quella di uni icare, in un solo sistema
di offerta e spaziale attraverso una metodologia
interattiva e pro-attiva dell’esperienza culturale
e formativa (ludico-educative), i caratteri
culturali del luogo del periodo moderno
(dall’Ottocento ad oggi) del patrimonio
immateriale (tradizioni, riti, cerimonie, feste),
industriale (dalla famiglia Lanari con la
Gaudianello ino alla Fiat e la Barilla), artigianale
(soprattutto enogastronomico), agronomico
(varie coltivazioni tra cui la castagna) artistico
(arti visive: pittura, scultura, architettura,
Università degli Studi della Basilicata - Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo
progetto urbano per Mel i
ANNI ‘90
PIANIFICAZIONE
dell’AREA INDUSTRIALE
di SAN NICOLA di MELFI
1971 ASSEGNAZIONE 1984
del MARCHIO D.O.C.
al VINO AGLIANICO
del VULTURE
1927 NASCE
PASQUALE
FESTA
CAMPANILE
CREAZIONE della
RISERVA NATURALE
ORIENTATA “GROTTICELLE”
1947 NASCE
RAFFAELE
NIGRO
1851
TERREMOTO
del VULTURE
1952 CESSIONE, da PARTE
della FAMIGLIA DORIA
allo STATO ITALIANO,
del CASTELLO
1856 RITROVAMENTO
del SARCOFAGO
ROMANO
di RAPOLLA
1892 COSTITUZIONE della
SOCIETÀ in
ACCOMANDITA
ANNIBALE LANARI & C.
1863 CHIUSURA
del MONASTERO
di SAN BARTOLOMEO
1868 NASCE
FRANCESCO
SAVERIO
NITTI
1935 NASCE
ANTONIO
POPPA
1914 MUORE
FRANCESCO
DEL ZIO
2003 IO NON
HO PAURA
di G.SALVATORES
1990 MUORE
ANTONIO
POPPA
1953 MUORE
FRANCESCO
SAVERIO
NITTI
1976 INAUGURAZIONE
del MUSEO
ARCHEOLOGICO
NAZIONALE
del MELFESE
1957 NASCE
GIACINTO
CERONE
2014
CONVENZIONE
MELFI - DiCEM
1993 INAUGURAZIONE
della S.A.T.A. FIAT
1978 INAUGURAZIONE
del MUSEO
DIOCESANO
di MELFI
IL BRIGANTE
DI TACCA DEL LUPO
DI P.GERMI
1930 TERREMOTO
del VULTURE
1910 GAUDIANELLO
presso l’ESPOSIZIONE
UNIVERSALE di MILANO
CREAZIONE della
RISERVA NATURALE
REGIONALE del LAGO
PICCOLO di MONTICCHIO
2004 MUORE
GIACINTO
CERONE
1994 INAUGURAZIONE
della BARILLA
1986 MUORE
PASQUALE
FESTA
CAMPANILE
2006 IL MIO PAESE
di D.VICARI
1850
1860
1870
1880
1890
1900
1910
1920
1930
1940
1950
1960
1970
1980
1990
2000
2010
2016
letteratura, fotogra ia; arti performative:
musica, danza, teatro, cinema).
L’idea è quella di guardare ai caratteri propri
dei musei etnogra ici, ovvero qui si vuole
“raccontare” un certo periodo di tempo,
soprattutto attraverso alcune tecniche
multimediali, con lo scopo di offrire all’utente
(turista, studente, ecc.) un insieme di “dati” che
una volta interpretati, gli rendano possibile la
comprensione della cultura in esame, la cultura
si rende così intelligibile.
Il MIA vuole superare la tradizionale
impostazione statica e l’eccessiva focalizzazione
sulla cultura rurale, che si traduce
sistematicamente nella riproduzione di musei
“della civiltà contadina” in quasi tutti i comuni
della Basilicata.
L’ex carcere sarebbe una location prestigiosa
per il MIA nel cuore di uno dei borghi
medievali più importanti della Basilicata e del
Mezzogiorno, in un ex monastero di indubbio
valore architettonico e fascino legato a un’epoca
fondamentale come l’età moderna ancora poco
valorizzata.
L’idea di fondo, dunque, è trasformare
gli spazi espositivi tradizionali in luoghi
vivi, attivi e interattivi (con l’osservazione
partecipante) della cultura, attraverso una
formula gestionale innovativa e sostenibile che
consenta contemporaneamente all’esperienza
visiva (sensoriale), l’attivazione di laboratori
educativi e di ricerca (per le scuole, gli enti,
privati, artisti), di residenze per artisti o
studiosi (residenze sponsorizzate), di spazi per
conferenze e performances artistiche (in af itto),
la presenza all’interno del contenitore di una
reale, ma disciplinata, attività commerciale
(winebar e ristorante con prodotti e piatti tipici
condotto da un ente di formazione insieme
agli allievi come nella nota “città dei mestieri”,
luogo aperto giorno e sera, anche a cerimonie),
manifatturiera (produzione del branding
per il bookshop in loco), nonché una serie di
display (vetrine culturali, senza vendita) per
quelle aziende protagoniste della cultura
moderna locale (ad esempio Gaudianello, Fiat,
Barilla, cantine, ecc.) che vorranno sostenere
la realizzazione del MIA, tutto in coerenza
con il genius loci, sostenibile e autosuf iciente.
La realizzazione del MIA necessita del
coinvolgimento di altre Istituzioni e risorse
umane e imprenditoriali locali e autonome.
Il MIA diventerebbe quindi una sorta di
microcosmo, un piccolo laboratorio in cui
riprodurre, preservare e condividere con il
visitatore le immagini, i suoni, gli odori, i gusti
che nell’insieme formano la cultura immateriale
moderna del territorio intorno al Vulture.
Museu da Lingua Portuguesa, San Paolo, Brasile
WORKSHOP INTERNAZIONALE DI PROGETTAZIONE
espandere l’arte
ELABORATI PROGETTUALI
Università Iuav di Venezia - Dipartimento di Culture del Progetto
Università degli Studi di Genova - Scuola Politecnica - Dipartimento di Scienze per l’Architettura
ex carcere
Università degli Studi di Camerino - Scuola di Architettura e Design
ex carcere
University of Ljubljana - Faculty of Architecture
ex carcere
Università degli Studi di Chieti-Pescara - Dipartimento di Architettura
ex scuola
University of Florida - School of Architecture
ex scuola
Università degli Studi della Basilicata - Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo
ex chiesa-cinema
Università degli Studi di Chieti-Pescara - Dipartimento di Architettura
ex chiesa-cinema
University of Ljubljana - Faculty of Architecture
ex chiesa-cinema
University of Ljubljana - Faculty of Architecture
ex teatro
Università Politecnica delle Marche - Dipartimento di Architettura Costruzioni Strutture
ex teatro
Obiettivi e strategie del programma
Dalla homepage di Matera 2019 si legge:
Noi vogliamo candidare la città di Matera. E in
quel noi c’è tutta la Basilicata.
Sul periodico di cultura & politica “Of icina”
(n.1 Anno IX) Raffaele Nigro scrive:
Matera, capitale culturale del 2019, aldilà della
retorica che sta avvolgendo la questione, aldilà
delle faide politiche che sta suscitando, è il
coronamento di un lento disvelamento del sud.
La dimensione regionale di Matera 2019
induce a pensare la possibilità di nuovi
modelli per città della sua stessa tipologia a
partire dalla Basilicata. Difatti Matera 2019
signi ica poter pensare a una opportunità
regionale, quella di rendere fruibile tutto il
territorio lucano, con i suoi contenuti culturali
artistici e architettonici puntando ad ampie
ricadute turistiche. Immaginare una nuova
fase di questa parte del Mezzogiorno, ricca
di cultura ma dimenticata, in cui da un lato
attrarre stabilmente turismo e talenti culturalieconomici-tecnologici e dall’altra risolvere
il problema della sostenibilità, in termini di
massima valorizzazione, nonché di tutela,
conservazione e fruizione pubblica, attraverso
un programma di riuso dei beni architettonici
storici e monumentali.
Quanto potrà essere sperimentato a Matera
verso il 2019 potrà divenire di esempio a
livello regionale e non potrà che essere un
nuovo modello culturale di progettare, fruire,
comunicare di quelle piccole e medie città che
vogliono valorizzare il proprio patrimonio.
Mel i, cogliendo questa s ida, può concretizzare
la possibilità di diventare una delle principali
città attrattive non solo di turisti ma anche di
preziose risorse ad alto valore aggiunto, di
investimenti, dunque lavoro. Una s ida in quanto
è ragionevole oggi presumere che il recente
rilancio dell’attività industriale a Mel i non
inciderà in misura signi icativa sulle dinamiche
occupazionali locali e questa prospettiva
probabilmente ridimensionerà l’attenzione e
l’interesse ad investire se non in altri comparti
legati alle risorse del territorio, ancora non
sfruttate adeguatamente. Servizi alla persona,
trasformazione di prodotti agricoli di qualità,
artigianato artistico, turismo, intrattenimento e
cultura in generale, sono i settori su cui vi sono
evidenti potenzialità inespresse.
Il progresso della tecnica e le nuove tecnologie
stanno cambiando progressivamente il tessuto
industriale, anche a Mel i. Cresce l’economia
basata sulla produzione immateriale e
perdono d’importanza, progressivamente, gli
agglomerati industriali. Le città si trasformano
in centri di produzione e trasferimento
d’informazioni. Siamo nell’epoca dei lavoratori
della conoscenza, domina il lavoro intellettuale
che ha conseguenze rilevanti sulla forma isica
e sulla struttura sociale delle città determinata
da una costante crescita del bisogno di cultura,
nel senso più ampio del termine.
La produzione culturale assume centralità nella
città contemporanea, il cittadino-lavoratore
della conoscenza cresce di peso e d’importanza
nelle relazioni socio-economiche, anche perché
cresce una domanda di prodotti culturali.
In un piccolo centro come Mel i la trasformazione
è innanzitutto di tipo sociale, indotta dalla
crescita dell’economia della conoscenza ma allo
stesso tempo generatrice di una nuova classe
media che ai bisogni primari af ianca oggi
una domanda di servizi per l’intrattenimento,
lo sport, la salute, la cultura. Mel i possiede
un patrimonio culturale di rilevante valore
con potenzialità inespresse. Ed è proprio
nella sua storia, nella sua identità perlopiù
inconsapevole, ma forte e percepita, nell’intimo
della sua immaginaria coscienza collettiva, che
la città può ritrovare gli stimoli per un nuovo
sviluppo.
E la possibilità di far partire un nuovo
sviluppo si percepisce da alcuni episodi, non
necessariamente relazionati tra loro, dall’avvio
di una ri lessione sulla città di Mel i, in
particolar modo sul suo monumentale centro
storico, nel “tempo della crisi”. Gli episodi sono
quelli emersi nell’ambito culturale dell’epoca
moderna e contemporanea: si potrebbe partire
dalle straordinarie mostre dedicate nel 2011
all’artista mel itano Giacinto Cerone presso
la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e presso
il Macro sempre a Roma, per poi passare alla
riscoperta di personaggi di cultura quali Eugenio
Colorni e Floriano Del Zio, all’allargamento
delle conoscenze sulla poliedrica igura di
Francesco Saverio Nitti, ino all’intenzione
dello scrittore Raffaele Nigro di trasferire a
Mel i la sua dotazione libraria (60 000 volumi
di letteratura del Novecento) e la collezione
d’arte (circa 2 000 opere). Si potrebbe poi
passare all’imponente patrimonio d’interesse
storico riguardante le testimonianze materiali
e immateriali di una straordinaria storia
imprenditoriale avvenuta tra ‘800 e ‘900 con
l’Azienda Lanari. Una storia di modernizzazione
tecnico-scienti ica, infrastrutturale, agricola
e industriale che ha interessato il Vulture
melfese e che inizia nel 1892 quando si costituì
la Società in Accomandita Annibale Lanari & C.
(con le banche azioniste della Società Anonima
per la Vendita dei Beni del Regno d’Italia)
per realizzare il tratto incompiuto di ferrovia
Rocchetta–Fiumara d’Atella. In quello stesso
anno l’Accomandita acquisì dalla SAVBR anche
la “Tenuta di Monticchio” (circa 5100 ha) sul
Vulture, un bosco asservito agli usi civici, dove i
corsi d’acqua e i laghi non erano né regolarizzati
né boni icati.
L’Accomandita, sotto la guida dei Lanari,
intraprese qui subito un coraggioso e innovativo
programma d’investimenti (per sviluppare
infrastrutture, agricoltura e industria):
dopo un vasto lavoro di appoderamento,
dotarono ciascun podere di una casa colonica,
di
attrezzature
agricole,
realizzarono
infrastrutture e servizi comuni (strade, scuola,
chiesa, magazzini), impiantarono vivai, colture
specializzate di frutta, intrapresero anche
un piano sperimentale per l’introduzione
della barbabietola da zucchero e un avanzato
zuccheri icio. Il modello agricolo era quello
anconetano da cui provenivano i fratelli Lanari
e da dove arrivarono i coloni. In più una serie
di attività industriali: nella Tenuta furono
realizzati una centrale idroelettrica, due
mulini ad acqua, uno stabilimento enologico,
uno d’imbottigliamento di acque minerali (la
Gaudianello) e uno termale.
Nel 1903 l’Accomandita si sciolse ma i
Lanari, avuta la parte più produttiva agricolaindustriale, continuarono il programma:
boni icarono le paludi e i corsi d’acqua,
rimboschirono con il castagno, l’abete, il pino e il
nocciolo prodotti nei propri vivai, introdussero
la vite e l’olivo, svilupparono il gelso per il baco
da seta, introdussero bovini marchigiani, ovini
Merinos e suini Yorkshire. Incrementarono
i collegamenti viari interni e con le stazioni,
favorirono l’immigrazione dalle Marche
costruendo altre case. Svilupparono anche
l’attività industriale con le nuove etichette
di acque minerali e curative, con il casei icio,
le fabbriche di concentrato di pomodoro e di
frutta sciroppata. Dopo il ‘45 gli interessi dei
Lanari si spostarono altrove, iniziò così un
piano di cessioni terminato negli anni ‘60.
Da questi fatti “moderni e contemporanei”
si desumono i valori ai quali bisogna ora
guardare per avviare un innovativo processo
di rigenerazione urbana e di sviluppo, processo
certamente non breve, ma fortemente legato a
tutta la cultura di questo luogo.
Sarebbe quindi possibile puntare all’estensione
(spaziale e temporale) della rete museale
mel itana in una logica di attrazione e di
“consumo”
turistico-culturale
attraverso
il riutilizzo degli edi ici storici signi icativi
come l’ex carcere. Il MIA non sarebbe un
semplice e tradizionale “contenitore” museale,
ma “un elaboratore di cultura e società,
sistema di comunicazione”, una struttura
dinamica, propositiva e produttiva in grado
di interagire con altre Istituzioni e territori, in
una dimensione internazionale, rinnovando
quella rete di relazioni che hanno visto Mel i
protagonista nei secoli passati.
Il MIA, rispetto al contesto di riferimento,
si af iancherebbe ad altre strutture museali
esistenti, locali e territoriali, cosicché nel loro
insieme costituirebbero una straordinaria rete
con un hub nel cuore della città antica di Mel i a
completare l’offerta turistica territoriale con il
racconto culturale di quell’interessante periodo
“moderno” ora mancante. Anche questa è una
strategia di valorizzazione del bene.
Il MIA sarà un contenitore polifunzionale,
inalizzato a preservare, sviluppare e
promuovere in modo inter-attivo l’identità
immateriale-industriale-artigianale-agricolaartistica moderna del Vulture. Con i caratteri
dei musei etnogra ici, dove un insieme di “dati”
interpretabili rende possibile la comprensione
di una precisa cultura, qui si vuole “raccontare”
attraverso tecniche multimediali un periodo di
tempo che va dal XIX secolo ad oggi.
Sui tre piani previsti dal progetto preliminare
(piano terra, primo e secondo) non si avranno
tradizionali spazi espositivi bensì luoghi
vivi, attivi e interattivi (con l’osservazione
partecipante) della cultura vulturense.
La realizzazione del MIA necessita del
coinvolgimento di Istituzioni e risorse umane
e imprenditoriali locali e autonome, attraverso
una formula gestionale innovativa e sostenibile;
si prevede una conduzione mista, pubblicoprivata, in particolare attraverso l’af idamento,
dietro bando del Comune, del MIA ad un
consorzio costituito ad hoc.
Al piano terra, partendo dall’ala ovest del MIA,
sono previsti gli spazi per il foyer e gli impianti
di risalita principali, il bookshop (si immagina
un’attività manifatturiera di produzione del
branding del MIA) e la caffetteria-winebar che
può usufruire anche di uno spazio di pertinenza
esterno. Sull’ala a nord sono gli spazi per
conferenze e performances artistiche, che
potranno essere anche dati in af itto, e gli spazi
per l’attivazione di laboratori educativi e di
ricerca per scuole, Enti, privati cittadini. Questi
spazi hanno anche un’area di pertinenza verso
la corte.
Gli spazi per delle “vetrine culturali” (display
senza vendita con annessa area di pertinenza)
-per quelle aziende protagoniste della cultura
moderna locale industriale, artigianale,
enogastronomica (ad esempio Gaudianello,
Lanari, Fiat, Barilla, cantine, etc.)- sono previsti
sull’ala est, difronte all’ingresso. Per questi
spazi le aziende pagheranno al Comune un
af itto dietro un contratto pluriennale indicato
da un ulteriore bando pubblico, tutte risorse
che serviranno alla proprietà (Comune) a
coprire la gestione e la manutenzione ordinaria
degli spazi comuni nonché la manutenzione
straordinaria dell’immobile.
L’ala a sud è interamente dedicata al ristorante,
planimetria di Mel i
pianta piano secondo (di progetto) _ scala 1:500
possibile ampliamento
pianta piano primo _ scala 1:500
foyer e impianti di risalita
spazio di pertinenza
caffetteria
servizi
bookshop
laboratori e auditorium
corte interna
spazio di pertinenza
laboratori e auditorium
residenze per artisti/ricercatori
vetrine culturali
museo
spazio di pertinenza
vetrine culturali
spazio di pertinenza
museo
ristorante
biblioteca e archivio
caffetteria
uf ici amministrativi
pianta piano terra _ scala 1:500
con prodotti e piatti tipici (potrebbe essere
condotto da un ente di formazione con gli allievi,
coinvolgendo ad esempio il locale istituto
alberghiero), con il laboratorio di cucina, l’aula
didattica per i corsi di pasta fresca, sommelier,
degustazione, etc., il tutto analogamente a
quanto accade nelle “città dei mestieri”, attività
aperte giorno e sera, anche a cerimonie ed
eventi. Il ristorante ha la possibilità di utilizzare
all’occorrenza l’ampia e prestigiosa corte
interna per eventi e cerimonie.
Il connettivo (percorsi, scale e ascensori) e gli
spazi dedicati ai servizi igienici sulle ali ovest e
sud chiudono il programma funzionale interno
del piano terra.
La realizzazione del MIA sarebbe anche
l’occasione per una riquali icazione e
valorizzazione degli spazi esterni e della corte
interna. Nella corte centrale interna troverebbe
posto, anche attraverso l’ipotesi di inserimento
di elementi architettonici d’arredo e di riparo
(estivo e invernale) rimovibili, uno spazio per
eventi e cerimonie. La corte esterna invece viene
ridisegnata per ottenere uno spazio pubblico di
qualità utile sia come accesso al MIA, sia come
luogo di ritrovo cittadino.
Al piano primo, sempre partendo dall’ala ovest,
sono previsti gli spazi per le residenze di artisti
o studiosi (sponsorizzate da eventi culturali), il
foyer e parte dei servizi igienici.
Sulle ali sud, est e nord, girando in senso
antiorario, troviamo in sequenza gli spazi per
le arti performative (musica, danza, teatro,
cinema), per il patrimonio immateriale
(tradizioni, riti, cerimonie, feste), gli impianti
di risalita con af ianco altri servizi, in ine vari
spazi espositivi interattivi (con l’osservazione
partecipante e/o esperienza multisensoriale)
per le arti visive (pittura, scultura, architettura,
letteratura, fotogra ia). Gli ambienti destinati alle
arti e al patrimonio immateriale diventerebbero
così un unico percorso espositivo interattivo,
mediante una sequenza di “laboratori”, ossia
di riproduzioni in vitro, vive e interattive, della
cultura locale. Il terrazzo esterno, affacciato
verso la corte, diventa uno spazio di pertinenza
del museo.
Il piano secondo, facilmente ottenibile attraverso
la suddivisione della generosa altezza esistente
tra il primo solaio e la copertura dell’ex carcere
(un possibile ampliamento che come si evince
dallo schema riportato si ottiene inserendo
un nuovo solaio e operando sull’elemento
copertura), è destinato quasi interamente alla
biblioteca-archivio (fondo Raffaele Nigro), un
patrimonio letterario del Novecento con una
particolare sezione sull’interessante tema del
“ribellismo”. Il programma funzionale a questo
livello prevede anche un piccolo spazio sull’ala
ovest dedicato all’amministrazione del MIA, gli
impianti di risalita e i relativi servizi.
L’atmosfera dell’intero ambiente potrà
essere arricchita grazie all’uso di tecnologie e
accorgimenti multimediali, quali le proiezioni
in video-mapping e la diffusione video-sonora
(si pensi alla potenzialità di attingere ad archivi
storici signi icativi come l’Archivio Storico
Sonoro di Basilicata, custodito dall’Archivio di
Stato). Si completerebbe così il mix sensoriale
che contribuirebbe ad immergere il visitatore
in un’esperienza originale.
Il MIA diventerebbe quindi una sorta di
microcosmo, un piccolo laboratorio in cui
riprodurre, preservare e condividere con il
visitatore le immagini, i suoni, gli odori, i gusti
che nell’insieme formano la cultura immateriale
moderna del territorio intorno al Vulture.
piano secondo
(di progetto)
piano primo
possibili ampliamenti
piano terra
Piani strategici di sviluppo culturale
La valorizzazione culturale del bene passa
attraverso un livello urbano, dove si vuole fare
sistema con quei beni già utilizzati dall’Ente
a scopi culturali, e un livello territoriale
guardando appunto all’area del Vulture.
Riguardo al primo livello, il MIA potrebbe
diventare un ulteriore tassello (quello
dell’identità locale vista nell’epoca moderna)
di una rete museale cittadina sempre più ricca
e prestigiosa, tale da accrescere la visibilità e
l’attrattività dell’intera città di Mel i e del suo
territorio, che con politiche indirizzate si sta
dotando di un insieme notevole di poli culturali
e siti museali, come il Museo Archeologico
Nazionale all’interno del Castello (primo della
Regione per numero di visitatori pari a 40000)
che oggi si sta dotando anche di un percorso
museale sul Medioevo (progetto MIBACInvitalia), cui si af ianca il progetto comunale
in corso per la valorizzazione della cinta
muraria, inanziato con fondi PIOT; il Museo
Diocesano con la collezione di arredi sacri e la
preziosissima pinacoteca; il Museo Civico, nel
Palazzo Donadoni, che ospita il fondo Poppa e
mostre temporanee in spazi dedicati; il Museo
di Storia Naturale ubicato nell’Abbazia di San
Michele a Monticchio. Inoltre, sono in corso
di riorganizzazione e prossimo allestimento:
il Polo Unico Bibliotecario, con i già presenti
fondi “Giampaolo Nitti”, “Carolina Rispoli”,
“Formez”, “Sandro Pertini” e altre importanti
donazioni private acquisite o in corso di
perfezionamento; il Polo Archivistico Vescovile
con il fondo diplomatico e la biblioteca vescovile,
l’Archivio Comunale e i supporti multimediali
per la fruizione del patrimonio documentale
sulla città di Mel i diffuso nel mondo, oggetto
di un recente progetto di valorizzazione
nell’ambito del programma regionale “Cultura
in Formazione” (si citano i più signi icativi
patrimoni documentali, alcuni dei quali schedati
e in parte digitalizzati: Fondo diplomatico
medievale di Mel i all’Archivio Segreto Vaticano,
Fondo Doria Pamphili di Roma, Fondi “Nitti”
presso Archivio Centrale di Roma, Fondazione
Einaudi di Torino e Parlamento italiano, Fondi
Sottoprefettura, Tribunale, Stato Civile ed
Enti ecclesiastici presso gli Archivi di Stato di
Potenza, Foggia e Napoli, Archivio angioino di
Napoli e riproduzioni archivio federiciano); il
progetto di un nuovo contenitore destinato a
ospitare il patrimonio iconogra ico cittadino,
probabilmente nella Chiesa di Santa Maria La
Nova (ex cinema Enal) di proprietà regionale,
come la collezione Araneo e un’importante
ulteriore donazione privata (in corso di
acquisizione), cui si aggiungerebbe la Quadreria
Doria oggi riposta nel Castello.
Rispetto alla suddetta rete museale cittadina,
va anche detto che l’Amministrazione
Comunale è impegnata con diversi programmi
di riquali icazione degli spazi pubblici
all’interno del centro storico, oltre la politica
di incentivazione a riabitarlo di cui si
accennava sopra, a partire dallo studio di un
nuovo Piano Attuativo più ef icace, per inire
con diversi progetti di sistemazione viaria,
pedonalizzazione, arredo urbano proprio per
facilitarne la fruizione, dunque la messa in rete,
da parte di turisti e cittadini.
Il MIA, oltre a relazionarsi alla suddetta rete
cittadina, avrebbe la possibilità di collocarsi
all’interno di un’altra rete culturale di livello
territoriale guardando appunto al Vulture
(subarea storico-geogra ica con un ricco
patrimonio culturale e ambientale omogeneo),
ai centri maggiori intorno al monte come
Rionero in Vulture, Venosa e Aquilonia in
Campania. Il MIA potrebbe dunque completare
l’offerta turistica territoriale con il proprio
speci ico racconto culturale (quel periodo
moderno mancante), mettendosi in rete,
facendo sistema a livello d’area vasta (si
potrebbe pure immaginare un unico biglietto
d’ingresso, un pass) con il Museo di Storia
Naturale del Vulture a Monticchio, con il Museo
del Brigantaggio di Rionero in Vulture, con il
Museo Archeologico Nazionale di Venosa e il
Museo Etnogra ico e della Cultura Materiale di
Aquilonia.
Modalità di attuazione del programma
Per l’attuazione del programma del MIA, il
criterio organizzativo individuato è quello di
una iniziativa pubblica avente come principale
attore il Comune, con il fattivo supporto
del DiCEM (Dipartimento multidisciplinare
dell’Università
della
Basilicata),
e
il
coinvolgimento inanziario e gestionale di altre
Istituzioni, grandi e storiche Aziende, igure
pubbliche e private. Il DiCEM, nato sulla base di
un progetto fondato sull’integrazione di diverse
culture disciplinari investono trasversalmente
i campi dell’architettura, dei beni culturali,
dell’ambiente, del paesaggio e del turismo che
rendono possibile la costruzione di percorsi
innovativi nel campo della conoscenza,
vuole mettere qui a disposizione le proprie
competenze ed esperienze, attivando una
delle proprie missioni istitutive, che è quella
di sviluppare ricerche che trovino radici nel
territorio, con riferimento alla sua storia, alla
sua natura, alle sue vocazioni, alle compresenze
culturali e scienti iche. Il contesto regionale
lucano e le sue città-patrimonio, come Mel i,
sono di estrema importanza per l’Università
della Basilicata e il DiCEM; in questa prospettiva,
allo scopo di attivare nuovi percorsi sostenibili,
l’Università può costituire un punto di
riferimento per Mel i per reagire al rischio di
processi di marginalizzazione, sostenendo quei
fenomeni di rinascita delle aree lucane ricche di
straordinari paesaggi culturali, di cui Mel i è una
testimonianza evidente, in assoluta aderenza
alle visioni espresse sia dalla Convenzione
europea sul paesaggio che da quella del Codice
italiano sui beni culturali e sul paesaggio.
L’obiettivo
inale del programma di
valorizzazione dell’ex carcere è quello di
arrivare a mettere in funzione un innovativo
“contenitore”, il MIA, che sul piano degli
impegni inanziari punti ad una autogestione
economica lasciando al Comune il solo compito
di indirizzo/supervisione culturale.
Per la gestione del programma del MIA si
prevede che attraverso un bando pubblico
(Bando 1), indetto da parte del Comune di Mel i
quale futuro proprietario del bene, si possa
af idare ad un consorzio, dietro la presentazione
di un’offerta economica, la gestione (ad
esempio con lo standard per servizi di sei anni
con clausola di rinnovo) dei suddetti spazi:
laboratori didattici e spazi per conferenze,
caffetteria, ristorante e bookshop, corte interna
per eventi, porzione della corte esterna per
caffetteria, residenze (artisti, ricercatori,
etc.). Nel caso di risposta al bando da parte
di singoli operatori, interessati alla gestione
delle relative attività e dei relativi spazi, essi
saranno comunque successivamente riuniti in
un consorzio. In entrambi i casi, il consorzio
deve essere in grado di attenersi ad un progetto
culturale per il MIA, precedentemente redatto
(dal Comune di Mel i), che spieghi il necessario
assetto organizzativo del personale, le strategie
e gli obiettivi da raggiungere. I costi di gestione
e i ricavi (a regime) sono organizzati come
descritti nelle successive tabelle.
Attraverso un ulteriore bando pubblico (Bando
2), sempre indetto dal Comune di Mel i, si
invitano le grandi imprese private locali ad
occupare le cosiddette “vetrine culturali”, dietro
la presentazione di un progetto di allestimento
(realizzato a proprie spese) coerente con le
scelte del progetto culturale per il MIA. Il
bando prevede un costo di af itto (ad esempio
lo standard per servizi di sei anni con clausola
di rinnovo) che si suggerisce di stimare non
seguendo i prezzi di mercato ma calmierati
proprio in funzione degli obiettivi culturali
dell’intero progetto MIA. I costi di gestione (a
regime) sono organizzati come descritti nelle
successive tabelle.
A tal ine, circa la descrizione degli interventi
a cui ricorrere per il perseguimento degli
obiettivi di valorizzazione del bene, per l’ex
carcere si prevede un progetto di restauro,
consolidamento e adeguamento dell’edi icio
storico tale da poter ospitare un museo del tutto
contemporaneo. Il progetto del MIA, strumento
per la valorizzazione del patrimonio e per la
creazione di opportunità di lavoro, ovvero per
la rigenerazione di contesti urbani e sociali,
dal punto di vista funzionale e formale, vuole
guardare ad un possibile -forse necessariodialogo tra l’antico e il contemporaneo,
avendo come riferimento alcune realtà in
essere assimilabili quali esempi di qualità
architettonica e di organizzazione.
Si vuole evidenziare, anche attraverso le
immagini delle due realtà prese a riferimento,
che rispetto all’arte oggi il “contenitore” si
pone in termini di forme e funzioni piuttosto
originali. Per un verso, quello che si direbbe
più conservatore, i classici contenitori
non appaiono più in grado di seguirla
parallelamente, data la molteplicità delle
ricerche artistiche, quando resta sul piano di
una tradizionale/conservatrice organizzazione
spaziale e distributiva. Dall’altro, quello più
innovatore come negli esempi, sembra riuscirci
con più ef icacia quando tende a farsi edi icioopera, ovvero spettacolare manifesto della
presenza dell’arte nella città. Lo spazio del
museo infatti si è fatto via via lui stesso opera
d’arte, ponendosi nella città come un nodo
“plastico” caratterizzato dalla straordinaria
capacità di far convergere su di sé le complesse
relazioni prodotte dal contesto e dalla società
contemporanea. E l’innovazione funzionale
che caratterizza questi nuovi spazi dell’arte
moderna riguarda sintomaticamente delle
super ici destinate al consumo. L’ampiezza e la
natura di questi ambienti “indeterminati” fanno
sì che l’insieme si con iguri come un edi icio
ibrido il quale deve però incorporare anche un
necessario frammento di spazio produttivo,
una sorta di estensione dello spazio pubblico
contemporaneo, aperto a varie possibilità d’uso.
In questo nuovo spazio ciò che viene messo in
scena è il tempo libero. Lo spazio del consumo
nel quale è immersa l’opera si rivela in questo
senso come un qualcosa di “democratico”, che
consente un numero considerevole e diverso
di avvicinamenti all’arte e ciò che si consuma
non è solo l’arte che contiene quanto il piacere
di partecipare all’evento. È interessante
osservare che la forma di questi spazi segue
in qualche modo un modello legato all’abitare
contemporaneo, tendendo ad imitarlo nella sua
complessità.
In effetti, questi spazi sono nuove centralità
in cerca di nuove categorie rappresentative.
Lo spazio per le arti visive o performative si
inserisce nella città in rigenerazione come un
catalizzatore di interessi culturali ma anche
lavorativi, un prodotto-brand, un landmark
dal punto di vista del progetto architettonicourbano, capace di dispensare/comunicare
molteplici funzioni che oggi si sovrappongono.
Il progetto di un nuovo spazio dedicato al
“racconto” della cultura moderna deve perciò
invocare una funzione interpretativa luttuante,
errante e oscillante dell’arte, con un’idea che
non sia rivolta alla sola Storia, ma che miri a
una situazione da rappresentare, a un racconto
ex novo, che si ponga “oltre”, ovvero in una
condizione che comporti un suo svolgimento più
subordinato alle esigenze dei nuovi fenomeni.
La condizione contemporanea, dentro una crisi
economica e culturale a scala planetaria, ha
facoltà di rimettere avanti l’arte e il suo ruolo
Museu Nacional de Machado de Castro, Coimbra, Spagna - Gonzalo Byrne Arquitectos
educativo-formativo verso un nuovo progresso.
Tra queste città c’è anche Mel i che conserva un
patrimonio artistico, architettonico, culturale e
paesaggistico di enorme importanza. Una sua
rigenerazione può partire sicuramente dalla
cultura e dal suo indotto.
Circa la conformità agli strumenti urbanistici
e ai regolamenti vigenti sul Comune di Mel i,
nelle more di un nuovo e più ef icace Piano e
relative Norme, come si evince dall’articolo
del PRGC vigente riportato all’inizio, l’ex
carcere, individuato sulla cartogra ia di Piano
nel comparto con il codice “IG. 16”, è regolato
dal comma “b/1”, cioè il bene è all’interno
delle “Aree per le sedi e le attrezzature civili
e religiose”. Vista la situazione attuale del
bene, in stato di abbandono, e la volontà del
Comune di acquisirlo attraverso il federalismo
demaniale per la realizzazione di una “struttura
di interesse sociale e culturale”, cioè per la
realizzazione del MIA, non si esclude una
variante di destinazione del suddetto comparto
all’interno del comma “b/2”, “Aree per strutture
di interesse sociale e culturale”, più consono ai
ini del presente programma di valorizzazione.
Tuttavia,
come
si
accennava
sopra,
l’Amministrazione Comunale è impegnata con
diversi programmi di riquali icazione degli
spazi pubblici all’interno del centro storico,
oltre la politica di incentivazione a riabitarlo, a
partire dallo studio di un nuovo Piano Attuativo
già in itinere.
Inoltre,
è
opportuno
segnalare
che
l’Amministrazione Comunale di Mel i ha già
avviato un’interlocuzione con la Regione
Basilicata, inalizzata a dare concrete indicazioni
circa l’utilizzo dei fondi europei FESR
2014-2020, destinati tra l’altro a interventi
infrastrutturali nel settore della valorizzazione
di beni culturali nella disponibilità dei Comuni.
In ine, per la realizzazione del MIA, il Comune
prevede il coinvolgimento di capitali ed
investitori privati, dunque una operazione
pubblico-privata, invitando altre Istituzioni,
grandi e storiche Aziende, igure pubbliche e
private a partecipare agli incontri informativi e
programmatici, dunque a manifestare interesse
verso una partecipazione più ampia possibile ai
futuri bandi di gara pubblici di gestione attiva
del museo o af itto delle cosiddette “vetrine
culturali”.
Museo d’arte Moritzburg, Halle, Germania - Nieto & Sobejano Arquitectos
Sostenibilità economica e tempi di realizzazione del programma
Principali igure economiche coinvolte: Comune
di Mel i, Istituzioni, grandi e storiche Aziende,
igure pubbliche e private.
Fonti di inanziamento: Fondi europei FESR
2014-2020 destinati a interventi infrastrutturali
nel settore della valorizzazione di beni culturali;
Fondi Comunali; Fondi provenienti dalle offerte
economiche in risposta ai bandi pubblici da
parte di Istituzioni, grandi e storiche Aziende,
igure pubbliche e private.
Riguardo ai tempi di realizzazione del
programma, si prevede che entro il 2016 ci
sarà il trasferimento della proprietà dell’ex
carcere dal Demanio al Comune. Col 2016 si
prevede anche la de inizione e la provenienza
delle risorse inanziarie, ma anche l’inizio
della fase di progettazione preliminare per la
realizzazione del MIA; e poi col 2017 la fase di
progettazione de initiva ed esecutiva, l’avvio
della gara per l’appalto dei lavori, dunque l’avvio
del cantiere che punterebbe a chiudere entro il
2018. In quest’ultimo anno si prevede anche
la predisposizione del bando pubblico per la
gestione del MIA da parte di un consorzio tra
operatori e del bando per l’af itto delle “vetrine
culturali”. Il 2019, anno di estremo interesse per
la valorizzazione culturale di tutta la Basilicata,
diventerebbe così l’anno, si prevede nel periodo
primaverile, in cui immaginare l’inaugurazione
del MIA.