Un bastimento carico di … favole - Istituto Comprensivo di Avigliana

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Un bastimento carico di … favole - Istituto Comprensivo di Avigliana
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SCRIVERE … CHE PASSIONE!
giugno 2009, n. III
UN BASTIMENTO CARICO DI … FAVOLE
IL RAGNO E LA MOSCA
Un giorno una mosca stupida e noiosa si divertiva a
dare fastidio ad un ragazzo intento a studiare. Un
ragno, in un angolo della casa, si affaticava a costruire
una magnifica tela. La mosca, vedendo ciò, lo derise:
“Io posso volare e dar fastidio a tutti e invece tu devi
solo star fermo senza divertirti!” E si mise a ridere a
crepapelle. Dopo un po’ il ragazzo si stufò della mosca
che gli volava davanti agli occhi e, con una manata, la
Il leone, la volpe e il cervo
Un giorno il leone, l’animale più
forte della giungla, giaceva nella sua grotta gravemente
ammalato e diceva: “Ho tanto voglia di
cacciare, ma sto molto male”. La volpe, che
aveva sentito le parole del leone, astutamente
rispose: “Ti aiuto io, ti porto qui un bel cervo”.
Poco tempo dopo la volpe incontrò un cervo ambizioso
Il leone e la zebra
Nella savana vivevano una zebra ed
un leopardo. Un giorno la zebra,
infastidita dai continui attacchi del
leopardo, chiese aiuto al leone,
dicendo: “Signor leone, aiutami! Difendimi dal
leopardo che tenta di aggredirmi ogni minuto che
passa!” Il leone rispose con un cenno di capo. Il tempo
passava e la zebra era sempre più tranquilla perché non
Il topo e la volpe
Durante una spedizione nella
giungla, due archeologi, Volpe e
Topo, furono spinti dalla voglia
di bere dell’acqua fresca. Volpe
assetata propose a Topo: ”Amico
mio, perché non cerchi di infilarti
fra le spine di quel grande cactus
e non lo rosicchi in modo da farne
uscire l’acqua affinché possa
berla anch’io?” Topo accettò e
con agilità si infilò fra le spine del
cactus facendo come aveva
suggerito la collega. Anzi,
soddisfatto della trovata di Volpe,
mise dell’acqua dentro una
borraccia e ripartirono dissetati.
Lungo il viaggio Volpe, senza
mandò dritta nella tela del ragno. Esso stava già
aspettando il suo futuro pranzo e con fare sicuro si
avvicinò alla mosca e le disse: “Ride bene chi ride
ultimo!” E si mise a ridere e a sghignazzare a sua volta.
La favola insegna che chi deride gli altri rimane spesso
ingannato al contrario di chi sta fermo ad aspettare il
momento giusto per intervenire.
Ruffini
che si vantava dicendo: “Sono davvero bello!
Ho delle corna magnifiche! Le mie sono le più
grandi fra tutti gli animali!” La volpe allora
replicò: “Se tu sei come dici, non avrai certo
paura di saltellare dinanzi al leone sofferente
che in questo modo potrà ammirare la tua
bellezza!” Il cervo rispose: “Certo, così dimostrerò a
tutti anche il mio coraggio.”
Giunti alla grotta, il cervo cominciò a saltellare, il
leone lo azzannò facilmente e la volpe se lo mangiò.
Tinivella
c’era più nei dintorni il leopardo che le
dava noia. Sicuramente il leone aveva
mantenuto la parola. Un
giorno, mentre mangiava, fu
assalita dal leone che la
sbranò, aiutato dal leopardo. La favola
insegna che chi, per essere difeso, si affida ad un
malvagio, cerca aiuto e trova rovina.
Gallo
farsi vedere, si infilò fra dei
cespugli, scorse una grotta,
si
avvicinò
e
scorse
all’interno
della
cavità
qualcosa che luccicava.
Pensando che
fosse oro tenne
il segreto per sé ed
entrò nella caverna
senza sapere a quali
pericoli
stesse
andando incontro. Nel frattempo
Topo, disperso tra i fili d’erba,
gridava disperato: ”Volpe! Dove
sei finita?!” Senza sapere dove
andare, Topo si appoggiò ad un
albero e stette ad aspettare.
Intanto nella grotta Volpe non
vedeva niente per la mancanza di
luce ed oltretutto quella grotta
sembrava
infinita.
Ad un tratto dai muri
che
sembravano
tappezzati
d’oro
fuoriuscirono delle
lunghe lance lucenti
che
ferirono
gravemente Volpe e, facendola
rotolare giù per la grotta, la fecero
sbattere contro un grande masso.
Topo, sentendo tutto quel rumore,
arrivò all’entrata della grotta e,
senza pensarci due volte, entrò
per cercare Volpe. Le lance
mancarono Topo perché era
basso, così lui afferrò la sua
compagna e la portò fuori di lì.
La favola insegna che non è tutto
oro quello che luccica.
Compagnone
giugno 2009, n. III
SCRIVERE … CHE PASSIONE!
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UN BASTIMENTO CARICO DI … FAVOLE
LA GALLINA, LA FAINA E IL MALVAGIO
LUPO
In un pollaio c’era un’infinità di galline,
polli e tacchini. Le galline, che
producevano enormi quantità di uova,
saziavano l’allevatore a colazione. I polli,
che ingrassavano sempre più, gli
fornivano abbondanti pranzi, mentre i tacchini gli
servivano ogni sera una squisita cena. Ma
un giorno, nel reparto delle galline, si
introdusse una faina che rubò gran parte
delle uova prodotte in quei giorni. Tra il
trambusto e gli strepiti dei volatili spaventati una delle
galline saltò sulla zampa anteriore della faina che
l’afferrò saldamente tra le unghie e prontamente la
portò nella sua tana. Quella sera la faina ebbe voglia di
trascorrere la serata in compagnia, così decise di recarsi
dal suo degno amico lupo e di portare con sé la
sfortunata gallina, che ancora non conosceva la
malvagità dell’altro predatore, ma piuttosto sperava di
trovare in lui il suo liberatore. Arrivarono a
destinazione e il malcapitato bipede cominciò a
scalciare. A furia di dimenarsi, riuscì a liberarsi dalle
grinfie della faina e si nascose dietro l’ampia coda del
lupo. La faina non vi badò più di tanto e,
chiacchierando e gozzovigliando col suo amico lupo, si
dimenticò della gallina. A tarda ora, sazia e ubriaca,
tornò alla sua tana dove cadde in un profondo sonno.
La gallina, che aveva visto la faina allontanarsi, aveva
esultato di gioia sentendosi al sicuro, ma ad un tratto
sentì il lupo esclamare: “Ah, ora mi voglio gustare un
bel dessert! Ho ancora un certo languorino allo
stomaco!” Afferrò la gallina per il collo e la inghiottì in
un sol boccone. Se l a gallina ne avesse avuto il tempo,
sicuramente avrebbe detto:” E io, povera sciocca, che
mi credevo protetta da quello spregevole lupo e mi ero
affidata addirittura a lui!” Chi, per
essere difeso, si affida a un
malvagio, cerca aiuto e trova
rovina.
Rizzuti
UNA SCORPACCIATA DI MITICI MITI
Scontri fra dei
In un tempo lontano ci fu un litigio tra il dio del vento
caldo, quello del cielo e il dio del
vento freddo. Infatti il dio del
vento caldo e quello del cielo
usarono una volta i loro poteri
per prendere in giro l’altro dio
soffiando contro di lui aria calda.
Il dio per difendersi soffiò contro gli altri due vento
gelido, ma non riuscì a colpirli. I suoi avversari invece
lo centrarono in pieno e lui iniziò a sudare finchè
svenne. Da quel giorno divenne lo zimbello di tutto
l’universo e giurò vendetta. Per vendicarsi, volò attorno
Grandina! Aiuto!
Un giorno Zeus, irritato con un ragazzo che non
gli aveva fatto un sacrificio, gli disse: “Ti do
un’altra possibilità: sacrifica un toro, il più forte
e il più veloce che trovi”. Il giovane andò nei
campi e vide un toro magnifico, grande, possente
e veloce, ma non riuscì a prenderlo. Pensò: “Posso
ingannare Zeus sacrificandogli un toro zoppicante,
vecchio e molto lento!” Cercò un toro con tali
caratteristiche, lo uccise, lo tagliò in parti: alcune le
avrebbe date a Zeus, le rimanenti alla popolazione. Ma
alla Terra congelando ogni cosa che gli capitasse a tiro.
Così il dio del cielo e quello del vento caldo dovettero
occupare tutto il loro tempo a rincorrerlo per non far
morire il pianeta. Ogni volta che il dio del cielo faceva
piovere, l’aria era così fredda che la pioggia diventava
grandine. Il dio del vento caldo doveva così tornare
indietro per far risalire la temperatura e trasformare di
nuovo la grandine in pioggia. Ma nel tornare indietro
lasciava molto vantaggio al dio del vento freddo, il
quale poteva continuare a far gelare altre zone del
pianeta. Ancora oggi i tre dei si stanno facendo
battaglia, ma dato che sono molto invecchiati non
grandina così spesso.
Greca
Zeus non si fece ingannare, prese il giovane
e per punirlo lo portò sull’Olimpo a scavare
una casa nella montagna con un piccone.
Sulla vetta dell’Olimpo si era depositato un
grosso ghiacciaio e così, ogni volta che
quel ragazzo asportava un pezzo del
ghiacciaio, questo ricadeva sulla Terra
sotto forma di cubetti. Ed è in questo modo che è nata
la grandine. Essa arriva sulla Terra tutte le volte che gli
uomini cercano di farsi beffe degli dei.
Commisso - Rossetti - Tinivella