Settembre/Ottobre 2010 - Liceo Classico «Pilo Albertelli
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Settembre/Ottobre 2010 - Liceo Classico «Pilo Albertelli
Quando il sogno diventa realtà O nasceva nel settembre del 2007. In principio, non era che un vago desiderio, una scommessa ambiziosa di due liceali: Marco Fattorini ed Elisabetta Raggio. E oggi, quattro anni dopo, è la prova tangibile che il loro sogno si è realizzato: ci siamo noi, fieri di poter dire che il giornale del Pilo Albertelli è nuovamente qui. , nonostante le difficoltà e le interruzioni, le lacune e i ritardi di consegna, l’inesperienza e tutti gli ostacoli che possono incontrare dei “giornalisti” alle prime armi, come noi. , nell’ambito dei progetti approvati e finanziati dall’istituto, dunque, promossi dalla stessa Scuola Pubblica, vessata oggi da limitazioni e tagli, licenziamenti e vaghe chimere aziendalistiche; e abbandonata all’incuria, torturata, saccheggiata nelle risorse, svuotata della sua importanza e del suo ruolo formativo da anni di riforme demagogiche o deleterie. E nonostante tutto, . Ancora. E dispiace dirlo, ma crediamo fermamente che non sarannno le restrizioni economiche, né la cecità dei legislatori, a imbavagliare questa voce, ma la vostra indifferenza, il vostro distacco e la vostra mancata partecipazione. Questo sì, potrebbe determinarne la fine. Per impedire che ciò accada, per rafforzare, in questo quarto anno di redazione, le fondamenta del nostro giornalino, onde permettere agli stu- Homenaje a la Negra a p.8! Nuova Mail! U2 in Rome! a p.10! China 2010 da p.4! ond nomala denti di domani di esprimersi e di rinnovare questo strumento in continua evoluzione e sperimentazione, occorrono la vostra attenzione e la vostra consapevolezza. In una società in cui le vere responsabili dell’attacco alle libertà condivise sono il disinteresse e l’ignoranza , partecipate e comunicate, ANCHE attraverso questo “portale” di libero scambio. Non è rimasto più nessuno della prima, storica formazione, nessuno che possa diradare la nebbia intorno all’immagine sbiadita e lontana delle riunioni e degli incontri dei primi redattori intenti a pianificare il contenuto del numero in uscita intorno a un tavolino… Quattro anni, e il giornale appartiene ormai a un’altra generazione. La redazione ha accolto nuovi elementi, è cresciuta, e maturerà ancora; per poter continuare abbiamo bisogno di voi studenti, di voi lettori, di voi redattori del futuro. E per cominciare con la stessa vitalità dell’anno passato, non possiamo non chiarire ai nuovi arrivati, e ribadire ai veterani dell’Albertelli, il significato dell’ , fornendo una breve spiegazione anche a tutti coloro i quali, nel corso di questi giorni, si saranno interrogati un po’ perplessi, osservando le pareti dei corridoi dell’istituto, tappezzate di volantini propagandistici: “Ma cos’è quest’ ?”. E noi rispondiamo anche a quelli che non hanno mai potuto o voluto contribuire, e che potrebbero iniziare da adesso, che la scuola non è solo didattica mirata alla formazione individuale, ma soprattutto interazione e impegno sociale per il raggiungimento di un obiettivo comune. Questo è : la voce aperta e libera degli studenti e dei docenti del liceo. Se avete voglia di dare un’occhiata ai numeri passati, ma non avete la possibilità di reperire una vecchia copia cartacea, potete facilmente accedere all’archivio e alla sezione riservata alla rivista tramite il sito del Liceo: Visitate, esplorate, e soprattutto commentate! Comunicate le vostre opinioni e i vostri suggerimenti, non abbiate timore di scrivere cosa ne pensate, come migliorereste il giornale se foste VOI a scriverlo, e magari, tra una versione di latino e un brano di letteratura, provate a farlo davvero inviandoci articoli, commenti, avvisi e recensioni al nostro nuovo indirizzo di posta elettronica: Invece, se volete mantenere l’anoni- Primo giorno di scuola 13 settembre 2010 ore 8.00 oggi è il mio primo giorno di liceo, sono molto agitata, gesticolo nervosamente mentre guardo incuriosita i personaggi che abitano questa enorme struttura, molto diversa dalla mia periferica scuola media. Cerco di trovare tra i visi dei miei coetanei le mie stesse paure, la mia stessa sonnolenza dovuta a una nottata passata in bianco fantasticando su questo famoso primo giorno. Sono le 8.10 e suona la campanella: appena entro scopro che tutte le classi dei ginnasi si trovano all’ultimo piano, do’ un’occhiata alle ripide scale e comincio a salire lentamente. Mentre salgo mi rendo conto che questo faticoso percorso lo dovrò affrontare sei giorni alla settimana per cinque anni e già so di non farcela… Affanata, raggiungo il mio piano, percorro gli spaziosi e luminosi corridoi in cerca della mia classe che fortunatamente trovo quasi subito. Entro nella mia nuova aula che è molto diversa da come me l’ero immaginata, è lunga e stretta, a due file da cinque banchi l’una, le finestre enormi, i soffitti altissimi e un affaccio mozzafiato sulla Basilica. Mi sistemo al penultimo banco, fila a destra, e guardo attentamente coloro che saranno i miei nuovi amici e vedo nei loro volti la stessa curiosità e incertezza che ho io e già mi sento sollevata. Dentro di me c’è una sensazione non molto definita: un misto tra curiosità e paura che genera adrenalina: un brivido mi percorre dalla testa ai piedi. Sono consapevole del fatto che questo è l’inizio di una grande avventura fatta non solo di sorrisi e divertimento, ma anche di studio e arrabbiature, ma per adesso non ci voglio pensare. Oggi è solo il primo giorno… mato, vi basterà recapitare i vostri messaggi nella cassetta blu presso l’entrata del piano del Liceo! Avremo piacere di pubblicare le vostre foto più divertenti, gli scatti che vi ritraggono nei momenti di allegria e delirio, i versi, i racconti e le vignette, le battute più memorabili e gli aforismi indimenticabili di professori e compagni, e le poesie che andranno a riempire quella che oramai è l’affermata sezione . A quelli che ancora credono che la pagina rivoltata sia un errore di impaginazione, a VOI dormiglioni (!) ripetiamo non senza una certa frustrazione: la posizione è intenzionale! Per porre rimedio ai ritardi di pubblicazione della rivista, e per assicurare una certa regolarità ai lettori, OndanomalA uscirà a cadenza bimestrale. La distribuzione avverà come di consueto di fronte ai distributori di merendine e caffè situate ai piani del liceo e del ginnasio durante la ricreazione; vi invitiamo comunque a sostenerci con un’offerta, anche simbolica. Ribadiamo nuovamente la necessità del giornale di accogliere altri sponsor esterni: contattateci perciò, in caso trovaste un’associazione o una società interessata a comprare uno spazio pubblicitario sul nostro magazine. Ci auguriamo che possa continuare a esistere, ed essere per voi ciò che rappresenta oggi per noi, e che significava ieri per Elisabetta e Marco: la concretizzazione di un sogno. ond nomala Bombe e primati nazionali Come spesso accade, gli italiani non apprezzano i propri primati perché non li ricordano. In una trasmissione televisiva, ovviamente non in Parlamento, il ministro della Guerra La Russa ha proposto che gli aerei italiani in Afghanistan sgancino bombe “per combattere il terrorismo” (trascurando il fatto che le esplosioni confondono civili inermi e combattenti armati, e che spesso i sopravvissuti ad un bombardamento aereo passano dalla prima categoria alla seconda). Il dibattito susseguito alla geniale boutade non ha valorizzato a sufficienza il primato italiano nella teoria e nella pratica del bombardamento aereo. Giulio Douhet, italianissimo nonostante il cognome francesizzante, fu il primo a teorizzare l’importanza del bombardamento aereo sui centri urbani del nemico per fiaccarne la resistenza psicologica, traendo le opportune conseguenze dalla pratica italiana nella guerra di Libia. In seguito, la prassi del bombardamento sui civili raggiunse nuovi vertici con l’uso dei gas chimici, praticato dagli italiani nella campagna d’Etiopia al di fuori di ogni convenzione internazionale, e nella seconda guerra mondiale il giusto orgoglio nazionale proruppe nell'invenzione del neologismo “coventrizzare” per celebrare il successo dell'aviazione italo-tedesca contro la città inglese. A questo punto, gli italiani erano pronti per apprezzare l’abilità dei bombardieri anglo-statunitensi nel radere al suolo le città della penisola … Quando gli allievi superano i maestri, bisogna essere sportivi e apprezzare la superiorità altrui. Purtroppo, 60 anni senza bombardamenti hanno portato le nuove generazioni a dimenticare questo italianissimo primato, nonostante i tentativi dell’ex comunista D’Alema e della buonanima di Cossiga di riportarlo in auge con le “missioni” in Serbia sul finire del secolo. Per fortuna un nostalgico delle itale glorie come La Russa ha rotto il tabù dell’art.11 della Costituzione, e finalmente anche i mollaccioni del terzo millennio potranno provare l’ebbrezza di massacrare impunemente … benvenuti fra i criminali di guerra! , Luigi De Luca Scambio culturale con la Svezia L o scambio di quest’anno con la Svezia è stato davvero emozionante. In un primo tempo siamo stati ospitati da famiglie svedesi. Abbiamo potuto confrontarci con ragazzi della nostra età, che vivono in un contesto diverso dal nostro. Abbiamo parlato con loro di tutto quello che ci accomuna, ma soprattutto di ciò che ci rende diversi e che ci ha permesso di crescere grazia a questa esperienza. Mettere gli uni di fronte agli altri i nostri rispettivi sogni e le nostre aspirazioni, discutere dei gusti che abbiamo in materia di libri, musica, film ha dato il via a discorsi che lasciavano capire quanto fossimo dissimili. Non credo che qualcuno potrà dimenticare quello che ha imparato da quei ragazzi e nemmeno tutte le risate fatte con loro. Le famiglie presso le quali stavamo ci trattavano come se ci conoscessero da sempre, e anche se ci sono stati momenti di imbarazzo non sono andati oltre la mezz’ora. Al momento di lasciare quella che per poco era diventata la nostra casa, molti erano tristi, ma possiamo consolarci pensando che presto i ragazzi verranno qui a Roma, nostri ospiti, e potremo stare ancora con loro. Prima di tornare in Italia, abbiamo trascorso gli ultimi giorni a Stoccolma, in un ostello situato su una barca. Anche questa sistemazione è stata meravigliosa. Abbiamo dormito in cabine da quattro o sei persone e potevamo vedere i mare dagli oblò. Penso che, se avremo ancora l’opportunità di tornare in Svezia, non lasceremo che ci sfugga. ond nomala September 2010: Ondanomala goes to China! Il Grande Muro T re ore e più di pullman, ma ben ripagate. Arriviamo al punto di partenza, un centro turistico incastrato in una valle montana, quasi a mezzogiorno. Fa molto caldo nonostante ci si trovi in alta quota. Da una parte all'altra dell'ingresso si stende la Grande Muraglia: scelgo la parte che, a prima vista, mi sembra più panoramica. Abbiamo un'ora e mezza di tempo per arrampicarci (non “salire”, “arrampicarci”). Incominciamo a salire, ma gli altri sono lenti: voglio fare più strada possibile. Allora lascio i miei compagni per andare più veloce, c'è moltissima gente. Guardando davanti a me vedo il muro distendersi lungo valli e cime montuose: per la sua forma irregolare, che segue fedele quella del terreno, sembra una lunga corda lasciata cadere dal cielo. Mentre salgo avverto la possenza della struttura, la sua stabilità, che dura da 2200 anni: penso a quello che ci ha detto Emma (la nostra guida), delle migliaia di persone che sono morte durante la sua costruzione; penso alle battaglie combattute sotto le sue mura. Sono arrivato in cima. Il muro cambia all'improvviso direzione, scendendo per la valle con una pendenza incredibile: lì c'è molta meno gente, quasi solo giovani. Il panorama è stupendo, ma voglio andare avanti. Allora incomincio a scendere, stando attento a non cadere: è talmente ripido che, se non ci si regge ai corrimano laterali, si comincia a scivolare da fermi. Sceso a valle il muro attraversa diverse postazioni militari: mi sembra di vederli, i soldati appostati sulla loro sommità, con la neve, il sole, il freddo, la pioggia. Imperterrite sentinelle al servizio dell'imperatore che vegliano ai confini del regno, tra montagne che li isolano dalla civiltà. Dopo una serie di salite e discese c'è un'altra salita e l'ultima torretta di avvistamento, dopodiché non si può proseguire perché il muro è danneggiato. Ci ho messo un'ora. Mi fermo e mi guardo intorno. Sono solo io e un signore che canta una canzone tradizionale cinese, a bassa voce. Per il resto il silenzio è totale, reso ancora più vero dall'enorme spazio vuoto che mi circonda. Sono io, il signore, e il vento che ogni tanto sussurra qualcosa. Intorno montagne, montagne e montagne, fino a che l'occhio riesce a vedere: l'atmosfera è surreale, fa venire voglia di rimanere là tutto il pomeriggio, soltanto a pensare e a guardare, aspettando che il vento o il fruscio degli alberi risponda alle mie domande. ond nomala ond nomala September 2010: Ondanomala goes to China! The North FAKE “Ok, last price: 250 yuan” “No, too much; 100 yuan” “Oh please, a little bit more!” “I’m sorry, 100 yuan or nothing” “Ok, ok, you win”. Contrattare il prezzo di una merce è da sempre parte della sottile arte del commercio, una pratica nata con esso dagli albori delle società primitive e diffusissima anche, oggi seppur in forme diverse. Certamente è assai difficile trovare al giorno d’oggi in un paese occidentale un negoziante disposto a trattare in maniera sfacciata il prezzo di un oggetto pur di non perdere un cliente, soprattutto quando si tratta di un bene secondario; così, almeno alle nostre latitudini se non ci si può permettere in nessun modo l’acquisto di cappotti, borse, scarpe, ecc..., o ci si accontenta di qualcosa di più economico oppure si aspettano fiduciosi la stagione dei saldi, sempre sperando che l’oggetto dei sogni sia ancora disponibile. Ma spostandosi di 100 meridiani verso est ed affrontando 6 fusi orari ed 11 ore di volo diretto si può giungere in un luogo dove i sogni più proibiti sullo shopping si possono realizzare, se non superare in alcuni casi. Il luogo in questione altri non è che il meraviglioso Catai di Marco Polo, la nazione al centro dell’universo, la grande Cina, l’economia dal PIL più alto in assoluto dopo gli Stati Uniti e il più grande esportatore di merci al mondo. Le fortune cinesi si sono realizzate soprattutto a causa della vastissima disponibilità di manodopera a bassissimo costo, capace però di produrre in quantità spropositate; ovviamente negli anni passati ciò ha attirato le grandi industrie di ogni settore, interessate ai vantaggi di una produzione dai costi irrisori secondo una logica del risparmio vecchia quanto il capitalismo stesso. Proprio per questo il Made in China è stato per lungo tempo sinonimo di cattiva qualità e di falso, questo anche perché chi veniva assunto da una grande impresa straniera spesso una volta imparati i fondamentali del mestiere si metteva in proprio producendo un’imitazione molto simile all’originale. Attualmente poi, è ben difficile scovare differenze tra un prodotto originale ed uno contraffatto, perché entrambi vengono talvolta fabbricati dallo stesso tipo di macchine o in qualche caso dagli stessi operai, in momenti differenti. Così i capi che non entrano nel circuito ufficiale delle importazioni, finiscono inevitabilmente al mercato nero, dove appunto sono venduti a prezzi irrisori. Il “silk market” di Pechino, una meta accidentale del nostro viaggio (ma rivelatasi per alcuni ben più interessante della muraglia o della città proibita) è un’ esempio lampante di questo tipo di traffico illegale (ma di fatto tollerato, anzi ben accetto dalle autorità cinesi). Lo spazio in questo mercato al chiuso è diviso in tanti piccoli chioschi, che poco differiscono, a seconda delle tipologie di merce venduta (cappotti, polo, elettronica…), l’uno dall’altro, anzi si ha la netta sensazione di essere in realtà in un unico negozio apparentemente frammentato in varie sezioni. Se ci si addentra dentro questa foresta, si viene letteralmente assaliti dai ond nomala venditori, pronti ad esibire merci degne di competere con Harrod’s o che ancora devono arrivare sul mercato europeo; una volta entrati nelle loro grinfie, vi è solo l’imbarazzo della scelta, ma anche se si desidera qualcosa che non è esposto, basta chiedere e rapidamente si può ottenere un capo qualsiasi della misura e colore adatti. Questi però sono solo i preliminari: una volta accordatisi su un prodotto inizia la contrattazione, o meglio il mercanteggio, con l’obiettivo di strappare il prezzo migliore possibile. Per esempio se per un cappotto North Face viene proposto un prezzo di 1500 yuan (considerando che il cambio con l’Euro è quotato circa 1€=8,7 yuan, un costo comunque irrisorio rispetto a noi), è possibile scendere ad almeno 10 volte tanto, anche se ciò comporta parecchio dispendio di energie per un occidentale non più abituato dalla sua cultura a discutere sui costi. In ogni caso una volta che si giunge ad un accordo, il venditore esibisce spesso un volto soddisfatto, e in alcuni casi si proferisce in complimenti per la trattativa, ovviamente fatti per invogliare l’acquirente ad comprare qualcos’altro. Rimane quindi il dubbio su chi abbia fatto il vero affare, il “povero” venditore cinese o il “ricco” compratore venuto dall’Italia; data la disponibilità di roba presente nel magazzino e data la grande soddisfazione del cliente che potrà vantarsi di aver pagato pochissimo ciò che nel suo paese avrebbe comprato a cifre stellari, è probabile che l’affare sia stato vantaggioso per tutti e due. Ovvio, ciò dovrebbe far riflettere su quale sia il vero valore di questa merce e se sia più giusto il prezzo proposto in Cina o quello venduto all’occidente e sui grandi mercati, o se siano sbagliati entrambi; comunque sarebbero improponibile entrambe le soluzioni, per motivi diversi e lunghi che non starò qui ad elencare. Perciò è immaginabile che in futuro continuerà a proliferare questo tipo di commercio per la gioia dei viaggiatori-fanatici dello shopping che si recheranno a Pechino e dintorni. ond nomala Homenaje A La Negra 9 luglio 1816, a San Miguel de Tucumàn i rappresentanti della neonata nazione argentina dichiarano l'indipendenza dalla Spagna. Nei decenni successivi questo centro settentrionale diventerà il simbolo stesso della libertà e dell'indipendenza dello stato argentino, un'indipendenza che sarà più volte messa in crisi e rivendicata con ferocia dal popolo. All'ombra di questa pesante eredità 119 anni dopo, di nuovo di 9 luglio, nacque Mercedes. Ad attenderla nella miseria della loro baracca il padre, operaio in uno zuccherificio, e la madre, costretta a lavorare come lavandaia per le donne borghesi. Un inizio che prometteva fame, stenti e fatica. Nel frattempo i più alti ranghi dell'esercito prendevano il comando nel paese, destituendo il presidente Castillo. Fra di loro l'intraprendente colonnello Juan Domingo Peròn. E mentre le sorti dell'Argentina oscillavano tra una "democrazia" filo-anglofona e governi militari populisti la giovane Mercedes diventava donna, nell'innocente inconsapevolezza del suo futuro, nella miseria metropolitana. A quindici anni i genitori, peronisti convinti, decisero di approfittare della disponibilità di treni gratuiti per recarsi nella capitale per le celebrazioni del 17 ottobre (anniversario della liberazione di Peròn), ma lei stava già imparando l'alfabeto della libertà nei conciliaboli segreti con gli amici di scuola e di strada. In questo periodo calcò per la prima volta un palco: la sua insegnante di canto si ammalò ma per il pomeriggio era prevista un'esecuzione del coro della scuola dell'inno nazionale. La direttrice non fece troppi complimenti e fece sapere a Mercedes che si sarebbe dovuta mettere in prima fila, cantando a voce spiegata cosicché tutti la potessero sentire. Il primo panico, la sua prima volta, il suo vero debutto come riferirà in un'intervista anni dopo. Poi venne la radio. Ancora minorenne, spinta dalle compagne, decise di partecipare ad un concorso radiofonico ma, temendo le reazione della famiglia, si presentò con uno pseudonimo: Gladys Osorio. Il concorso fu vinto, e Mercedes continuò a cantare in radio, contro la volontà del padre. Donna forte, fin dall'inizio, mai disponibile a compromessi. Trasferitasi a Mendoza per inseguire l'amore costruì qui un sodalizio artistico di successo con il marito, Oscar Matus, e il poeta e amico Armando Gòmez. I tre iniziarono a reinterpretare la musica popolare argentina operando una trasformazione che avrebbe portato alla messa da parte dei classici tanghi in favore di una nuova tendenza che traeva le sue radici dalla musica folk caratteristica delle varie regioni. Un nuovo modo di fare canzone, una nuova poesia adatta a celebrare l'emergente identità culturale di un popolo che, dopo secoli di vita rurale, aveva lentamente scoperto le luci della città, il giogo della vita operaia. Il risultato fu il suo primo album "La voz de la zafra", 1962, dal nome eloquente. La è infatti la mietitura della canna da zucchero, la principale produzione dello stato di Tucumàn. Un disco che dipinge una società in trasformazione e le profonde radici che essa continua a portare impresse sulla sua pelle. Sulla base dei principi che avevano portato alla produzione di questo album, nel 1963 fondò, insieme ad un nutrito gruppo di artisti, il Movimiento del Nuevo Cancionero. Il loro manifesto sarebbe stato alla base di tutta la musica popolare argentina, e in generale sudamericana, della seconda metà del '900. Mercedes rimarrà fedele tutta la vita a questi principi, vincendo con la potenza espressiva della sua voce qualsiasi pregiudizio artistico, culturale e ideologico. Proprio nell'ottica di coniugare le nuove tendenze musicali con l'espressione della "voz del pueblo" si può intendere la sua costante apertura verso le nuove voci, folk, rock o pop che siano, della musica sudamericana. Arriverà anche il successo, quello vero, contornato dalla fama mondiale e da contratti discografici. Fu nel '65 che si ebbe la svolta. Era in corso il quinto festival di musica folk di Cosquìn. Durante la sua esibizione il cantante Jorge Cafrune chiamò a sorpresa, contro la volontà degli stessi organizzatori, a cantare La Negra, Mercedes. Un successo strepitoso e l'amore incondizionato del pubblico. La volò sul mondo, da Lisbona a Miami, da Roma a Leningrado conquistando la simpatia e l'apprezzamento del pubblico mondiale. Seppure ormai nota anche al di là dei confini nazionali non dimenticò la sua origine, le sue radici e la sua voce divenne arma per rivendicare la libertà del Sudamerica, dai dittatori indigeni così come dalle potenze straniere, per denunciare l'annientamento della dignità umana a cui era abituata ad assistere giorno dopo giorno, nei sobborghi della sua Buenos Aires. Un po' Che Guevara e un po' Bolìvar combatté a suon di versi la sua rivoluzione, la sua lotta per un unico stato sudamericano, entità meravigliosamente libera e autonoma da ogni imposizione antidemocratica. Nel '72, nonostante l'opposizione del rinnovato regime militare, pubblicò e , i suoi album politici, i manifesti della sua lotta. Iscritta dal '60 al partito comunista i suoi dischi vennero banditi nel '76 dalla giunta militare. La Negra tentò di resistere ma quando si vide portare via in manette durante un concerto a La Plata capì che sarebbe servita più all'estero che in patria. Diede così inizio al suo esilio, prima a Parigi e poi a Madrid. La solitudine, la morte del secondo marito, la portarono ad accarezzare l'idea del suicidio. Resistette, strinse i denti. Non voleva essere una martire, ma una militante. Con il tempo riprese coraggio: anche dalla Spagna continuò a denunciare la violenza e l'ingiustizia del regime di Videla. Le migliaia di oppositori desaparecidos nel silenzio dei commissariati, dei palazzi del potere. A un passo dalla fine della dittatura fece il suo ritorno trionfale a Buenos Aires; con una serie di concerti contribuì a staccare la spina ad un regime ormai al tramonto, alla nascita di una nuova democrazia. Fu eletta a simbolo della speranza e di una nuova possibilità per il Sudameri- ond nomala ca: la "voz de America", come sarà conosciuta. Arrivarono anche la definitiva consacrazione mondiale e il disco di platino con 30 años e Gestos de amor. Così come il riconoscimento e la realizzazione della sua attività politica. La cantora ha vissuto il suo successo, senza tregua, vedendolo non come il fine, ma come un mezzo, uno qualsiasi, per professare la sua idea di giustizia e libertà. Una donna lucida e sempre attenta, mai vittima dei dogmatismi, che infatti nel 2003, in seguito all'esecuzione capitale di tre cubani da parte del regime castrista, dichiarò: Haydée Mercedes Sosa è morta il 4 ottobre del 2009, fra l'ammirazione commossa di tutto il sub-continente americano. La Negra continuavano a chiamarla, la Ragazza, nonostante i suoi 74 anni. A un anno, solo un ultimo ricordo, le sue parole, la sua musica, la sua vita: Il patriota del XXI secolo può ancora esistere? Tante volte ho pensato di fuggire davanti ai problemi del mio paese, sono tanti, grandi e molto ben radicati… e certamente non tutti facili da risolvere. Ma di uno in particolare non intendo cedere terreno, quello della nostra identità nazionale, che mi sta a cuore come l’aria che respiro, resa quasi insignificante a causa del lavoro di burocrati incompetenti e ladroni e di filibustieri dell’alta finanza che tutti i giorni seminano sfiducia e false ideologie, portando alla confusione i più giovani. Molto spesso parlando con i miei coetanei dei malfunzionamenti della nostra società, che si parli dei rifiuti di Napoli o degli sfollati dell’Aquila, ho sentito pronunciare più volte con rassegnazione e sarcasmo la frase “E che ci vuoi fare? Questa è l’Italia… Tutto funziona male, è meglio vivere all’estero”. E come dargli torto? E’ così, no? Ci fa schifo parlare del nostro paese e guardiamo con aria sognante l’erba del vicino illudendoci di poter scappare come codardi lasciando che vengano distrutti i nostri simboli più preziosi. Come l’inno di Mameli infangato dalle folli idee scissioniste di alcuni imprenditori del nord e minacciato dall’ignoranza di molti che lo ritengono inutile e privo di significato quando invece rappresenta tutta la fatica che abbiamo fatto in passato per la nostra unificazione sotto il tricolore. E altri che insistono nel non farlo imparare nelle scuole, rischiando di forgiare così una nuova generazione di italiani privi di amor di patria e pronti a rinnegare i loro stessi natali, lamentandosi ovunque e comunque, anche su internet e nei social network diffondendo così informazioni deformate e corrotte della nostra patria nel mondo. Spero che questo fenomeno non diventi troppo importante, affinché possa essere corretto da un’informazione più limpida e rispettosa, foriera di un nuovo movimento di ottimismo collettivo. Ricordo ancora quando lo imparai a scuola e di come rimasi sorpreso dalla sua bellezza, quando con i miei compagni lo cantavamo in classe e mi sentivo parte di qualcosa di più grande e più profondo di un semplice coro di studenti delle elementari… ero parte del mio paese. Oggi poi abbiamo l’onore di condividere la nostra terra con differenti culture e religioni certo non inferiori alla nostra, che hanno scelto il nostro paese come casa perché credono nel vero valore del nostro tricolore… la Libertà. Ho avuto in passato la grande opportunità di andare all’estero molte volte e di poter vedere come vivono i nostri vicini e posso assicurarvi che nessun paese di quelli che ho visitato (e chiunque abbia viaggiato potrà confermarlo) è libero come l’Italia, persino l’America un tempo terra dorata delle opportunità è ridotta a pura apparenza ed è stata da tempo inghiottita dall’intolleranza e dalla violenza. Perciò io penso che il nostro paese meriti una rivalutazione radicale da parte di tutti i suoi abitanti affiche tutti si rendano conto della fortuna che hanno e che come una bella pianta va curata ed innaffiata giornalmente, così noi dobbiamo curare la nostra burocrazia e il nostro governo, giorno per giorno. E’ giusto secondo voi credere ancora così ottimisticamente nella forza delle persone mosse da un medesimo obbiettivo in questi tempi così bui? Oppure è solo un sogno irrealizzabile quello di credere di poter fare qualcosa di concreto in questo nostro grande paese che è l’Italia? Io sono orgoglioso di essere italiano e voi? ond nomala Quando l'Onda Verde incontra "La Rete" O rmai da molti anni l’Iran è sotto un regime autoritario, un regime che, come dice il portavoce dell’ associazione Iran Human Rights Mahmood Amiry Moghaddam, ha tolto ai cittadini la loro libertà politica,di espressione, di religione e che interferisce nelle loro vite private. Negli ultimi tempi ogni forma di manifestazione è stata repressa e, dopo la rielezione di dubbia correttezza del premier Ahmadinejad di cui hanno parlato i rotocalchi di mezzo mondo (o almeno di quei paesi non schieratisi dalla parte dell’ Iran), si è cercato di soffocare anche la pacifica lotta dell’ associazione Onda Verde che reclama il rispetto dei diritti umani e civili. Dopo le “libere” elezioni del 12 giugno 2009 alle diffuse proteste sono infatti seguiti 5000 arresti, 100 condanne a pene corporali e 12 a quella capitale (ma ci soveder riconosciuti i loro diritti e che vono già state 2 esecuzioni). Il regime dunque cerca di difendersi gliono far sapere al resto del mondo (continua a raccontare Moghaddam) e quello che il loro popolo sta vivendo, le l’unica alternativa al concedere le ri- autorità hanno messo al bando oltre 60 chieste libertà ai manifestanti, atto che istituzioni straniere per la difesa dei diper il governo equivarrebbe all’ assu- ritti umani. mersi la responsabilità dei crimini E non solo dato che già l’11 febbraio perpetrati negli ultimi 30 anni, è usare del corrente anno Google aveva confermato che i problemi di linea e il ancora di più la forza. E dato che più della metà della popola- blocco della posta elettronica Gmail zione iraniana è costituita da giovani non dipendevano da un problema al di sotto dei 30 anni che aspettano di tecnico, a riprova del tentativo di fermare il passaggio di informazioni su Internet e su siti come Twitter. A mio avviso però il regime non riuscirà a fermare il flusso di informazioni, perchè il mondo libero può parlare, diffondere le notizie e mettere il regime in condizione di non potersi porre contro l’ intera comunità internazionale. Allora gli Iraniani che adesso lottano per la libertà potranno riappropriarsi dei propri diritti. Perchè lo sperimentalismo musicale si è fermato? U ltimamente sul nostro giornalino e nell’ambito del nostro edificio scolastico, capita di vedere e sentire discussioni molto accese riguardanti la validià o meno della cosiddetta musica commerciale dei nostri giorni. Come in ogni dibattito che si rispetti, abbiamo coloro che appoggiano i difensori di questo genere e chi vi si oppone . C’è chi dice che Lady Gaga è una musicista straordinaria e che l’house è una musica geniale e divertente da ballare, e c’è chi sostiene che tutta questo è spazzatura. Premettendo che la musica house e commerciale segue una strada già precedentemente marcata (e credo che su questo non ci siano dubbi), e che il nuovo rock e il metal non sono da meno, se noi chiediamo a entrambe le fazioni perché oggi nessuno riesce a elaborare un nuovo genere musicale, entrambe risponderanno che non c’è più nulla da inventare e che tutto è già stato sperimentato. A questa risposta io mi oppongo senza indugi. Senza dubbio i tentativi di fusione e sperimentazione nel corso degli anni sono stati numerosi, ma ci sono ancora molte frontiere quasi del tutto inesplorate. Prendiamo per esempio la musica tradizionale cinese o giapponese (o quella orientale in generale), la fusione delle quali con la musica occidentale è meta ambita da molti musicisti professionisti. Ma perché lo sperimentalismo musicale si è fermato? La risposta è semplice. La responsabilità non è tanto degli artisti quanto dei produttori discografici, i quali hanno come unico obiettivo quello di portare avanti un business avente come fine, non la qualità musicale, bensì il più facile e conveniente successo commerciale. Con questo non voglio assolutamente criticare o negare la validità dell’odierna musica commerciale, dico solamente che le case discografiche potrebbero, oltre a in cassare miliardi grazie ai dischi venduti, incoraggiare la sperimentazione promuovendo i non pochi gruppi che già ora si cimentano in esperimenti di fusione musicale, ma che non trovano spazio per affermarsi. In questo modo i produttori incoraggerebbero anche altri artisti a provare a raggiungere nuove frontiere musicali, e questo si tradurrebbe anche in una maggiore sensibilizzazione del pubblico ascoltatore. Non si comprende perché sia così necessario sacrificare la complessità armonica e ritmica a favore di un ritmo pulsante a suddivisione binaria, indubbiamente ripetitivo. Mi auguro, da ascoltatore e da musicista, che un giorno la nuova sperimentazione potrà essere incoraggiata e promossa, portandoci finalmente una nuova musica. ond nomala U2 Live in Rome: Emozioni a 360 gradi Con queste parole il signor Paul David Hewson, da molti conosciuto come "Bono Vox", 50 anni, torna per la quarta volta per un concerto a Roma con i suoi tre gregari storici, David Evans, da lui detto "The Edge", Adam Clayton e Larry Mullen Junior. E, ancora una volta, riesce a stupire i circa 80.000 fan accorsi allo stadio Olimpico, lo scorso 8 ottobre. A 5 anni dal "Vertigo Tour", che aveva toccato Milano e Roma come uniche date italiane, gli U2 tornano con il loro "360° Tour" dopo essere già stati a Milano, due date nel 2009, e a Torino, lo scorso 6 agosto, in conclusione del tour europeo di quest'anno. Un 2010 da ricordare, in negativo, per Bono, che si è visto costretto ad annullare le tappe estive del tour in America, nonchè l'importantissimo festival di Glastonbury in Inghilterra. La band, oltre a trascinarsi dietro "L'artiglio" (The Claw), il palco più grande della storia del rock, alto oltre 50 metri, per 56 di larghezza, deve suo malgrado fare i conti con il raffreddore di Bono, che, a quanto si diceva prima dello show, avrebbe influenzato negativamente la performance dei dublinesi. Il concerto, aperto dagli straordinari Interpol, definiti da Bono stesso "Menestrelli erranti di talento", si apre nel modo più consueto: luci dello stadio accese, fumo sul palco, nelle casse passa "Space Oddity", sempiterno successo di David Bowie, The Edge attacca con "The Return of The Stingray Guitar", il tempo di far posizionare Bono al centro della passerella e di mandare in delirio la folla con qualche trucchetto "vecchio stile", si spengono le luci e parte "Beautiful Day". Poco dopo il leader del gruppo ringrazia tutti coloro che hanno reso possibile il tour, specialmente dopo l'infortunio. Segue il momento più bello del concerto: The Edge comincia il riff di "Still Haven't Found" e, all'inizio della prima strofa, 52.000 persone stanno formando una incredibile coreografia sulle tribune. Sollevando dei fogli di carta colorati, si nota una gigantesca bandiera irlandese dietro il gruppo, nella curva Sud dello stadio, una bandiera italiana in curva nord, e la scritta rossa "ONE" su fondo bianco su tutta la tribuna Tevere. Un momento per illuminare le tribune, coordinate perfettamente dallo staff di un forum dedicato alla band, e gli U2 rimangono senza parole. La canzone, fino al ritornello, viene interrotta: rimangono solo la pulsazione sulla cassa di Larry Mullen Jr. e le oltre 80.000 voci dell'Olimpico, stupite sicuramente quanto la band di questa magnifica sorpresa. "Che serata magica, che città magica!" urla Bono. Il concerto prosegue con altri mo- sta dedica chiunque ascolti "All That menti clou già visti in altre date, come You Can Leave Behind", il disco in cui lo schermo che si abbassa su "City of è contenuta "Walk On", sul suolo Blinding Lights" e "Vertigo", Bono che birmano rischia da tre a venti anni di incita la gente a seguirlo negli storici reclusione. Il primo bis, One, viene cori di "Elevation", il bagno di folla ge- aperto da un messaggio dell'Arcivesconerale, con tutti e 4 i membri della vo Demond Tutu, premio nobel della band a saltare sulla passerella, sulla pace, grande oppositore dell'apartheid versione dance di "I'll Go Crazy if I in Sud Africa: don't go crazy tonight, la classica "In A Little While", durante la quale Bono invita una ragazza sul palco, mentre sullo schermo passano le immagini . Sedelle missioni della NASA in questi gue un accenno di "Amazing Grace" e ultimi anni. La set-list ha un altro apice subito il The Claw si illumina a giorno con "Sunday Bloody Sunday", dedicata a per "Where The Streets Have No Na"una grande anima", Roberto Saviano, me". Il concerto si conclude con With alla quale viene aggiunto il ritornello Or Without You, cantata ancora una di "Get Up Stand Up" di Bob Marley. Da volta a squarciagola da tutto l'OlimpiSaviano si passa dunque ad Aung San co, e Moment of Surrender. Il popolo Suu Kyi, eletta nel 1990 come premier di Roma abbandona lo stadio sulle nodella sua Birmania, ma messa agli arre- te di "Rocket Man" di Elton John. sti domiciliari dai militari, che riprese- Come al solito il grande spettacolo ro il governo con un colpo di stato, creato dalle grafiche e dagli effetti del insignita del premio Nobel per la pace palco si mescola perfettamente alla del '91: gli U2 le dedicano, con un vi- grande presenza scenica dei quattro deo speciale, "Walk On". A causa di que- componenti della band, nonchè ai "mo- menti di riflessione", che Bono invita a prendersi per parlare di qualcosa di più serio del rock. Ma questa è ormai storia, per quanto riguarda i concerti dei quattro irlandesi. Il palco fa la sua parte, del resto una macchina che necessita di 120 camion per i trasporti, con uno schermo che pesa centinaia di tonnellate, dal modico prezzo di 40 milioni di euro, qualche effettino "extra" dovrà pur regalarcelo, come lo schermo che si abbassa, o la antenna, alta solo 50 metri, che finge di caricarsi, diventando un gigantesco fulmine. Contrariamente alle aspettative, Bono si è fatto trovare in formissima, forse anche caricato dalla non convenzionale accoglienza tipicamente italiana. Gli altri tre, senza starne a parlare, sono semplicemente perfetti, primo fra tutti The Edge. Un punto debole, che però non dipende dalla band, è l'organizzazione dell'Olimpico: non attrezzati per file chilometriche, i ragazzi dello staff di "Live Nation" si sono lasciati sfuggire di mano la situazione. Nella ressa per entrare in molti sono schiacciati, le transenne non bastano a contenere le migliaia di fan (fra cui il sottoscritto) in fila già dalle prime ore del pomeriggio. Sorvolando sul prezzo del biglietto, anche l'audio non è dei migliori: sotto al palco, specie sulle performance elettriche, il suono si fa incredibilmente distorto: non sarebbe forse il caso di potenziare l'audio sulle tribune, scaricando le migliaia di watt degli amplificatori montati sul palco? Complessivamente, è giusto credere a chi afferma che un concerto degli U2 ne vale 100 di chiunque altro: mai visto uno spettacolo del genere, i quattro dublinesi sanno sicuramente commuovere e coinvolgere più di chiunque altro in circolazione. Peccato che passeranno degli anni prima di rivederli a Roma, ma mai dire mai. ond nomala La piazza a portata di click M olto tempo è passato dal foro romano descritto da Vitruvio, sede del mercato e dei principali edifici pubblici e quindi vero e proprio perno della vita cittadina, talmente affollato da far suggerire a Catone il Vecchio di ricoprire il pavimento di sassi appuntiti e non di lisci lastroni per limitare le soste inutili in questo luogo. Non possiamo nemmeno più parlare della realtà, ormai solo idealizzata, della piazzetta antica e mesta che accoglie odor di mare e voli di colombi tanto cara a Penna perché ormai la piazza, evolvendosi con l’uomo che la frequenta, ha cambiato immagine e anche funzione, diventando uno spazio flessibile e infrastrutturabile in base alle esigenze dei singoli eventi. Assistiamo quindi ad un mutamento che, a partire dalla fine dell’ottocento, rivoluzionerà l’urbanistica e l’architettura: la negazione del rapporto edificio-piazza e, quindi, la realizzazione di spazi chiusi in grado di assolvere sia all’esigenza di condivisione collettiva dell’uomo sia all’assetto urbanistico. Il centro della vita della città o del piccolo paese quindi non viene più identificato con la piazza che nell’architettura moderna si trasforma in un depressiva ed emozionalmente asettica infrastruttura da cui la gente fugge e che diventa simbolo del degrado urbano. Una storica canzone italiana scritta da Baldanzi e Bardotti nel 1972 ci offre uno scorcio della vita di un senza tetto che abitava in Piazza Grande “Dormo sull’erba, ho molti amici intorno a me: gli innamorati in Piazza Grande […] una famiglia vera e propria non ce l’ho e la mia casa è Piazza Grande”. Leggendo queste poche righe ci rendiamo conto di come questa visione della realtà non sia in alcun modo applicabile al mondo d’oggi e non tanto perché questa sia una mentalità d’altri tempi ma semplicemente perché, come ci riferisce Gropius nella sua opera “Discussione sulle piazze italiane”, oggi in pochi comprenderebbero l’idea di una piazza come centro di scambio di idee o di aggregazione sociale in quanto troppo lontani da questa esperienza mai sperimentata. Le piazze Romane di Cardarelli ricche di meraviglia rappresentano ormai una Somewhere L a Ferrari nera che percorre per varie volte, incessantemente, sempre lo stesso circuito, segnando l’inizio della prima scena del film, può essere paragonata alla vita del protagonista Johnny Marco. Una vita che, nonostante sia segnata da una brillante carriera di attore hollywoodiano, risulta arida, monotona, all’insegna di incontri amorosi brevi e disimpegnati e di giornate quasi sempre uguali. Le abitudini edoniste del protagonista assicurano l'illusione del successo ma sono così portate all'estremo da trasformare l'eccitazione in indifferenza. Tutto ciò è accentuato dallo stile di ripresa, composto di lunghi silenzi, inquadrature ferme (dove spesso è uno zoom lentamente graduato ad avvicinarsi al soggetto) e piani-sequenza densi di suggestioni che mettono in luce le contraddizioni esistenziali di Johnny. Questa catena soffocante viene letteralmente spezzata dall’arrivo di Cleo, figlia avuta da un matrimonio fallito, che dovrà trascorrere alcune settimane in compagnia del padre. L’adolescente riuscirà a sconvolgere imprevedibilmente la monotonia della vita di Johnny con la sua semplicità, esuberanza ed entusiasmo tipici di una giovane dodicenne. Le giornate, vissute tra videogiochi, nuotate, esposizioni al sole e un'incursione alla serata dei Telegatti italiani, assumono una sfumatura particolare e sconosciuta fino allora allo stesso protagonista. L’attore, dopo la partenza di Cleo per il campeggio estivo, attraverserà una crisi esistenziale che lo porterà difronte all’inevitabile soluzione di modificare radicalmente la propria vita, poggiando come base per una nuova i valori appresi e assimilati durante il soggiorno con la figlia. Il film, ispirato alla vita della stessa regista Sofia Coppola e alla sua giovinezza come figlia di Francis Ford Coppola, vuole evidenziare il legame importantissimo che può e deve instaurarsi tra un figlio e un genitore, molto spesso sottovalutato o trascurato. Girato a Los Angeles nel famoso Hotel Chateau Marmont, la pellicola è stata, inoltre, presentata il 3 settembre 2010 in concorso alla 67ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, nel corso della quale, l'11 settembre, ha ricevuto a sorpresa il Leone d'oro al miglior film dalla giuria presieduta da Quentin Tarantino. mera attrattiva turistica e la stessa sorte subisce la tranquilla e pacifica piazza del Duomo descritta da Saba, luogo di calma e riposo, che ormai mantiene solo l’aspetto esteriore di piazza, perdendo quindi quel suo valore di baricentro della città. Questo ci induce quindi a pensare che la piazza come luogo d’incontro sia soltanto un’astrazione e che l’unica memoria che essa mantiene è quella delle opere architettoniche che accoglie. Giusto, ma solo in parte perché in una società che tende all’astrazione e in un periodo di trasformazione del pensiero e della comunicazione come quello attuale anche la fisicità dei luoghi può essere baipassata e allora ci accorgiamo che ancora oggi esiste un forum, anzi, ne esistono milioni che hanno a tema i più svariati argomenti: basta infatti accendere un PC per ritrovarsi catapultati in una piazza virtuale che diventa una propaggine del laboratorio culturale e che ne rafforza la vocazione popolare. In questo caso possiamo ancora parlare di luogo di incontro e di memoria. Cambiano i modi e i luoghi ma le esigenze dell’uomo restano e trovano nuovi modi di esprimersi. ond nomala Assassin's Creed: Brotherhood zione, Ezio e gli Assassini riusciranno a sconfiggere i loro secolari nemici. Assassin's Creed torna per offrire una rinnovata esperienza di gioco ancora più emozionante e coinvolgente che vede Ezio nuovamente impegnato nella sua lotta spietata contro i Templari. Ezio è diventato un leggendario maestro della setta degli assassini e per colpire il suo nemico al cuore deve raggiungere Roma, il centro nevralgico del potere, dell'avidità e della corruzione. Eliminare i tiranni corrotti che si nascondono nei meandri della città eterna non richiederà solo forza, ma anche capacità di comando, visto che ora Ezio ha l'intera fratellanza al suo fianco. Solo con una stretta collabora- Per la prima volta nella serie, Assassin's Creed Brotherhood presenta un'inedita esperienza multiplayer nella quale i giocatori potranno aiutare i Templari a combattere gli Assassini, imparando a padroneggiare l'Abstergo e le stesse tecniche utilizzate per l'addestramento della setta. Nelle diverse modalità di gioco sarà possibile scegliere tra una vasta gamma di personaggi, ognuno dotato di armi e tecniche di assassinio uniche per mettere alla prova le proprie abilità contro giocatori di tutto il mondo. È arrivato il momento di unirsi alla fratellanza! Annunci POF “Omnia mutantur, nihil interit" diceva Orazio nelle sue metamorfosi. E tra tagli, riforme e chi più ne ha più ne metta la ricchezza e la multidisciplinarietà dell’offerta formativa della nostra scuola non sono cambiate. Quindi andiamo a vedere nel dettaglio cosa propone la scuola ai suoi pupilli quest’anno nel suo P.O.F. Il cineforum messo in piedi dai professori Monda e Sissa continua anche quest’anno la sua attività con il tema “E’ ancora tempo d’eroi?” così come i laboratori di musica d’insieme e teatro che continuano la loro gloriosa tradizione e che quest’anno hanno come referenti rispettivamente le prof.sse Nocita e Calcagno. Continuano i corsi del progetto LinguePiù (referente prof.ssa Turchetti) per il conseguimento delle certificazione PET, FCE, CAE (Inglese); DELF (Francese); DBE (Spagnolo) . Si arrichiscono ulteriormente nelle mete i nostri progetti di scambio culturale. A Pechino, alla Svezia e ad Atene si va ad aggiungere il Giappone: verrà infatti organizzato un corso di lingua e cultura Giapponese finalizzato alla partecipazione allo scambio. Novità di quest’anno è anche la possibilità di partecipare al progetto “Vela – Settimana Azzurra”: una settimana all’insegna dello sport e della natura con soggiorno in bungalov e lezioni di vela, tiro con l’arco e tanto altro. Referente del progetto è il prof. Vantaggiato che cura anche l’organizzazione della settimana bianca che si svolgerà verso la fine di Gennaio. Entrambe le iniziative sono rivolte a tutti gli alunni interessati. Segnaliamo inoltre una serie di 5 incontri pomeridiani organizzati dal comitatto genitori che avranno come temi le disoressie, l’emigrazione, le tossicodipenzenze, l’adolesceza e infine i 150 anni degli ospedali psichiatrici giudiziari. E siccome l’aoristo cappatico può risultare molto stressante, anche que- st’anno possiamo trovare una persona amica con cui parlare nello sportello di ascolto e orientamento (referente Nocita) che, scherzi a parte, è rivolto agli alunni e alle famiglie che hanno bisogno di un consiglio o magari solo un professionista con cui parlare dei proprio problemi. Doveroso ricordare le giornate organizzate per la donazione del sangue nell’ambito del progetto “bella una vita se salvi una vita” dalla prof.ssa Renzi. Ricordiamo inoltre alcuni corsi integrativi come il laboratorio di storia del prof. DeLuca, il corso di analisi matematica della Prof.ssa Coni e gli approfondimenti di filosofia del prof. Romano. Insomma, avete l’imbarazzo della scelta! Per ulteriori info consultate il P.O.F. completo che sarà a breve disponibile o chiedete ai docenti referenti. Buona formazione!!! ond nomala ond nomala ond nomala @Miss: sdfsdfsdf, lo lascio alla faccia tua!!! By boss xD DON’T TOUCH MY ILLIMITATED POWER!(Imperatore Palpatine) T., quando potremo vederti sorridere? =) C. Viva la Pica! YaoYao Ragazzi, ragazzi… GIANMARINI! “Para nos otras opinione… ignorante!” I FEEL LIKE A KING IN MY BAG Cosa vuoi di più dalla vita? POTERE ILLIMITATOOO (Imperatore Palpatine) Mmm … Ma non è un uovo! Vero Alè?xD Continua la marcia proceleusmatica! Decisamente EYES. Almeno finchè dura . Rizzo III C innamorato della metafisica. Paolo come due di spade quando regna bastoni! 1,2,3,4... VAFF..!!!! POTEREILLIMITATOOOO LA POSTA (Imperatore Palpatine) Giacomo III C, testa di marmellata! Pali, ma a voi non mancano le chopsticks? xD Da quando non si può più fumare nei bagni non c’è più un luogo di ritrovo, un luogo dove fare conoscenze, pettegolezzo… Il gossip sta andando in crisi!!! Ricordo con nostalgia i vecchi tempi, quando ogni ricreazione era un’allegra transumanza di fumatori e non… Tempi che rimarranno solo un ricordo… =( Domio, quando leggerai 'sto messaggino sarai finalmente tornato tra noi! Daje gocciaaaaaaaaa! Giacomo III C sei come il foglietto del bridge infilato nel mazzo da briscola (@Palpatine) Hai finito con queste manie di strapotere? xDD <<and it’s gonna be oUr lAst Memory << Paolo anticaglia! BelloDANCER!!! imparate tutti il BELLOBALLO dal maestro! Perrone detto anche uomosandwich, il III C ti stima Laura, SONO IL TUO PAPINO! A Vasellaaaaaaaaa! Natalucci, o come ti chiami, III C, sei bellissimo! Incontriamoci alle macchinette alle 10.10 del mercoledì- by biondina94 Domenico IIIC, che gli Dei ti sputino via! Giacomo III C, sei Filadelfo uno di fighissinoi!!! By Filita Di moooo!Purr purr Cros mi raccomando, sempre verde&ne- ro! Davide V A, più passa il tempo... perchè tu e la tua sciarpetta e il tuo doppiopetto nero non venite a farmi visita in IV G? Cercasi principe rosa in grado di amarmi, di farmi sentire unico, dalla divina bellezza, dal portafoglio pieno così come gli slip. Aspetto con ansia risposte. Endy “Menomale che esisti!” @Cecia, Pala, Jessa, Pilla: WAKAWAKA! liber mente Erano i capei ambrati a Michela raccolti Erano i capei ambrati a Michela raccolti Che n’mille dolci cascate il volto le avvolgea E grande sapienza oltre misura avea Agl’occhi dei suoi pupilli che son si scarsi. E il viso di pietosi color farsi Ai suoi alunni interrogando parea Mentre il registro amoroso al petto tenea Chissà che voti saran comparsi? Non era l’insegnar suo cosa mortale, ma di classica forma, et la sua lode sonava altra, che pur voce humana. Uno spirto dantesco, un vivo sole Fu quel ch’i vidi e se or non fosse tale L’albertelliana piaga non sarebbe sana. Latta rifatta Davide Galeotti Dai su, solo metà della tua… Riconoscete in questa frase i vostri amici che cercano di scroccarvi il drink? Se si e non sapete mai cosa rispondere senza incominciare una discussione, date loro esattamente quel che hanno chiesto:metà lattina per l’ appunto (naturalmente vuota). Per fare le scarpe allo scroccone di turno mentre lui è al bagno e successivamente per mostrare la vostra opera ai commensali, non servono attrezzi particolari né particolare abilità, ma solo mezza dozzina di gesti ingegnosi che riassumeremo in questi punti: A- Piegamento, ovvero : piegate la lattina a metà con un colpo deciso ,ma non devastante B- Strappo, cioè prendete un estremo della piegatura e tirate nei sensi opposti. C- Rifinitura strappo, a questo punto, seguendo la striscia di alluminio ancora attaccata all’ altro estremo della piega, eliminate circa un terzo del pezzo centrale della lattina. D- Adattamento: rimpicciolite come sopra spiegato le due metà, fate entrare il pezzo inferiore dentro quello superiore (procedura complicata che per qualche minuto metterà alla prova la vostra pazienza). E- Riadattamento: cercate dunque di far coincidere le scritte in modo tale da dare una parvenza di realismo F- Contemplazione: avendo completato la mini-lattina, gongolate nel vedere la faccia stupefatta dello scrocca-cola (si spera che a quel punto sia tornato dal bagno) e dei vostri amici. Sporco tiro con l'arco! Auschwitz Giorgio Colletti Avete mai provato a tirare con l’ arco? A lasciarvi inebriare dalla concentrazione con cui fissate il bersaglio senza pensare al titanico sforzo che il vostro braccio fa per tenere in tensione la corda e poi dalla gioia, quando si centra il fatidico foglio a cerchi concentrici? A volte anzi, spesso si sbaglia, si prende un punto qualsiasi del paglione al di fuori del bersaglio, si ammazza un piccione o si rompe un vetro, ma poi ci si ride su coi propri compagni di tiro, si beve un succo in compagnia e si riprende…a sbagliare. E poi di nuovo a riprovare a centrare il maledetto pezzo di carta affisso con le puntine ad un ancor più maledetto rotolo di paglia. E poi a rosicare quando qualche fortunato prende, anche di striscio, il primo cerchio nero. Solo e soltanto alla fine di questo rilassante esercizio direte con tutto l’ affetto del vostro cuore: “Dannati archi, preferisco il tiro al volo”… La terra è stanca, I fili d’erba bramano il sole, Che sfugge Alla vista di quell’empio luogo. L’aria geme. Il vento È un pianto di bambino. Tutto è coperto Da un nero velo leggero Che pare essere sul punto Di volar via Ancora una volta per stolta mano Di un uomo. Il pensiero vaga Tristemente Negli anni addietro E rivive Ciò che è stato. Il cuore piange E non dimenticherà mai. liber mente Matilde odiava i gatti Talisa Viola Quella mattina si svegliò con una strana sensazione. Una sensazione che silenziosamente le scompigliava i pensieri,pari ad una bimba appena destata dal sonno,intenta ad intrecciare le ciocche della mamma ancora supina, avvolta in una tiepida, candida quiete. Sbadigliando senza il minimo vigore, si diresse in cucina e aprì il frigorifero, rovistò alla ricerca di qualcosa da trangugiare, dopodiché sedette in modo assai scomposto su una sedia ed accese la tv. Spingendosi con una mano poggiata sul tavolo,si sbilanciò fino a ritrovare l’equilibrio su sole due gambe della sedia. Pose l’altra mano davanti gli occhi e prese a dondolarsi. Intonò una melodia acida, poco orecchiabile,che dopo pochi secondi venne infranta da una risata gutturale, scagliata con prepotenza dallo scoccare della corda vocale più grave, solleticata da una pruriginosa reminiscenza. Lasciò che la sedia ricadesse pesantemente sul pavimento, per alzarsi di scatto ed uscire sul balcone. Riempì una brocca d’acqua e, chinatasi,s’affrettò a versarne un’abbondante quantità sugli sterili boccioli rinsecchiti che giacevano in un vaso, posto a terra, in un angolo dove il sole di rado riusciva ad infiltrarsi. Si tirò su e guardò il suo operato dall’alto. Un’innocente macchia di malsana soddisfazione le colorì il volto e le conferì un’espressione di suprema fierezza. Tornò in casa,chiuse tutte le persiane,tirò le tende violacee,accese la luce e si stravaccò sul divano. La strana sensazione con la quale si era svegliata ristagnava nel suo subconscio,emanando un miasma che a tratti riusciva a recidere la sua sottile concentrazione. La sua attenzione era focalizzata sul silenzio. D’un tratto uno scatto, seguito da un brusio continuo, il frigorifero era tornato a refrigerarsi. Si alzò, arrivò dietro l’imponente elettrodomestico e staccò la spina,quindi tornò sul divano. Chiuse gli occhi,provò nuovamente a concentrarsi sul silenzio che ora imperava tutt’intorno. Non vi era molto abituata. Fino a qualche giorno prima, la fastidiosa presenza di un gatto aveva infestato la fatal quiete che incombeva tra quelle mura, ma ora no, da quel momento nessun miagolio distorto avrebbe più disturbato il suo riposo. “Il gatto.” Repentina s’alzò ancora una volta e si avviò verso il bagno. Spalancò la porta che era accostata,ed ecco che la miasmatica strana sensazione di poc’anzi si sprigionò prepotentemente nella piccola stanza,miscelandosi nel nauseante puzzo finora trattenuto dalle pareti. Accese la luce. Senza guardarsi troppo intorno, si avvicinò alla finestra e ne chiuse la persiana, quindi di voltò indietro e si concentrò sullo scenario. Tutto era in perfetto ordine. Gli asciugamani piegati, disposti educatamente, lo specchio lucido, ogni oggetto ben riposto, le ceramiche linde, impeccabili. Si avvicinò alla tendina che occultava la vasca da bagno, la scostò con premura e vide. Un uncino, posto in vece del braccio della doccia, la cui punta trapassava quella che doveva essere la gola un corpo dalla dubbia identità. Il gatto. Il cranio del malcapitato fracassato, aperto nel mezzo come un tenero bocciolo dal quale, timido, iniziava a fiorire l’odore della putrefazione. Il manto morbido e sinuoso era screziato da rivoli di sangue che,seccatosi,rendevano quella posa ancor più innaturalmente rigida. Osservò la torbida pozza nella vasca e, finalmente, quella strana sensazione prese forma. Vide una donna, un martello, un gatto. Un colpo, un lamento acuto contro ogni dire, il sangue. Riprese coscienza e si vide riflessa nel rosso. Si chinò leggermente e iniziò a scrutarsi con attenzione. C’era qualcosa che la infastidiva in quel riflesso. Tornò in piedi e andò davanti lo specchio. Vi accostò ulteriormente il viso per non tralasciare niente, dunque capì. Un miserabile schizzo di sangue sulla fronte, proprio nel punto in cui inizia l’attaccatura dei capelli. Doveva esserle sfuggito la notte precedente. Bagnò le mani e lavò via con cura la becera macchia, dopodiché prese uno dei perfetti asciugamani e si asciugò. Lo ripose con premura e chiuse nuovamente la tendina della vasca. Spense la luce, ed uscì dal bagno, chiudendosi alle spalle la porta e l’ultimo, fastidioso e distorto miagolio. La Gioia La gioia È una parola Stampata in un vocabolario Spesso obliato, Dimenticato; La gioia È un sorriso, regalo, semplice e spontaneo; La gioia È l’amore Più lieto; La gioia È un fresco pensiero; La gioia È un raggio di sole; La gioia È un soffio di vento; La gioia È il bacio più caldo; La gioia È l’amore più vero; La gioia È un leggero fruscio Colto soltanto Da chi lo sa ascoltare. liber mente Quiz Scientifico! A cura di Armando Pitocco Domande: 1) Lasci cadere una sfera da un grattacielo, non c'è un filo di vento. La palla cade: a) Esattamente sotto di te. b) Un pochino più a est rispetto alla tua posizione. c) Un pochino più a ovest rispetto alla tua posizione d) In testa a un passante, sfondandogli la calotta cranica. 2) Ci sono due rette. Quando si incontrano? a) Non si incontrano mai. b) Si incontrano sempre. c) Si incontrano all'infinto. d) Se si incontrano non si salutano. 3) Hai due palle identiche. Una la lasci cadere in verticale, l'altra la lanci con forza in orizzontale, dritto davanti a te. Chi tocca terra per prima? a) La sfera lanciata in orizzontale. b) La sfera lasciata cadere. c) Toccano terra nello stesso momento entrambe le sfere. d) Le mie palle non toccano terra, ma ruotano vorticosamente e basta. 4) Metti una pentola piena d'acqua sul fuoco. La temperatura dell'acqua sale, e una volta raggiunto il punto d'ebollizione del liquido la temperatura non cresce più e l'acqua comincia a evaporare. Questo significa che: a) L'acqua è calda. b) L'ebollizione raffredda l'acqua. c) L'ebollizione riscalda l'acqua. d) È ora di buttare la pasta. Ehi! Metodo per ricordare i verbi greci che non allungano la vocale finale davanti alla caratteristica del futuro Profilo 1 - Il Razionalista Se le tue risposte sono: 1b (la Terra ruota da ovest verso est, e la velocità lineare di rotazione della vetta del grattacielo è superiore a quella del suolo), 2c (l'infinito è il punto improprio verso convergono tutte le rette parallele; è così, credici), 3c (il moto verticale, uniformemente accelerato, e il moto orizzontale, rettilineo uniforme, sono indipendenti, e il tempo di caduta dipende solo dal moto verticale), 4b (l'ebollizione sottrae calore al liquido, usandolo per il cambiamento di stato da liquido a gassoso, mantenendo così il processo sempre a temperatura costante). Complimenti, hai risposto correttamente. O sei un attento osservatore, o sei un attento lettore dei tuoi manuali di scuola, in ogni caso, sei degno di vivere nel XXI secolo. A meno che tu non sia un “Imbecille Completo” fortunato (vedi sotto) Profilo 2 - Il Fesso Se le tue risposte sono: 1a, 2a, 3b, 4c. Sei uno di quelle persone insignificanti che si lascia ingannare dalle proprie osservazioni superficiali. Per te la Terra non è un geoide in rotazione, per te la geometria proiettiva di Desargues e la morale di Kant sono misteri, sei ancora intriso di convinzioni medievali e non conosci Galieo e Darwin, scambi i rapporti di causa-effetto. Sei sostanzialmente fermo a 2000 anni fa. Bravo, anch'io ho risposto come te, benvenuto fra i comuni mortali. Profilo 3 - L'Imbecille Completo Se le tue risposte sono: 1c, 2b, 3a, 4a. Vuoi fare l'originale e darti le arie, e così scegli sempre la risposta più strana, solo che siccome non ci capisci un accidenti scegli le risposte sbagliate. Bravo imbecille, non hai nemmeno la scusa del “Fesso” che si poggia sull'intuito: semplicemente spari a caso. Può darsi però che tu abbia per pura fortuna azzeccato le risposte giuste, confondendoti con i “Razionalisti”: purtroppo, “contro il cul, la ragion non vale”! Profilo 4 - Il Deficiente Geniale Se le tue risposte sono: 1d, 2d, 3d, 4d. Dai, confessalo che hai scelto sempre la “d” perché è la tua iniziale. Sei l'esempio del superuomo, appartieni ad una razza superiore, di fronte al tuo genio tutto il mondo si prostra e t'adora. Contro di te il lavoro millenario che ha portato allo sviluppo della cultura occidentale è vano, con te il mondo si schianta. Grazie a te si scatenano irrazionalismo, violenza, caos, energie vitali e prorompenti: da te comincia il nuovo Ordine Nuovo, mio Signore! Ode al... Fair Youth Fremente, spezzato Io prego il tuo amore In ginocchio. la celeberrima Non respiro. grappa Ti appartengo, BOCCHINO alla fine. Illusioni Ottiche A cura di Valeria Tiburzi "Ehi, ho un’idea ( ), voglio togliere il mio neo ( ) con l’arco ( ) o congelarlo ( ) così libero lo spazio ( ) sul telo ( ) del mio viso. Col che lo faccio!" LIBER MENTE CUI PRESTAS, CULUM QUOD, LABIENE, PILAS? Lezione di latino Marcio: Avrei bisogno di trovare un lavoro... Cex: A che avevi pensato? Marcio: Beh a fare il cameriere. Cex: Il cameriere?! Ma datti alle ripetizioni. Marcio: E a chi le do? Ai topi? Esasperati dalla matematica Prof.ssa: Rossi,mettiti seduto composto, parallelo al muro! Ma hai capito? Rossi: … Defla: Beh, Rossi, devi arrivare ad avere lo stesso coefficiente angolare del muro. Ora è più chiaro? Prof.ssa : o.O (guarda l’orologio esasperata ) “E allora gli Achei dissero a Odisseo che si fingeva pazzo: <<Come on baby, si va a Troia.>>” Prof. (a una studentessa che si mordicchia le mani): “So bone quelle Riaprendo la stagione, è giusto cominciare da dove avevamo terminato. Vi proponiaunghie? Che c’hai messo la paprica, il mo dei nuovi epigrammi di Marziale. peperoncino? Marco, daje ‘na mano Sommo poeta latino, dall'immensa statura che mangia pure la tua.” morale, Marco Valerio Marziale fu inviso ai tiranni, probabilmente per le sue lucide Lo stesso Prof.: “No cioè senti… tu sei analisi dell'ingiustizia sociale, talvolta uno di quelli che si vede il mondo di aspre nella critica del potere, ma mai basse Patty!” e volgari. Ancora Lui: “Cioè sei l’incarnazione più pura e mirabolante della passività…” Zazza (alla prof.ssa): Prof, le va bene questo qui ? (indicando un foglio piccolo) Prof.ssa: No, ne serve uno più grosso. Zazza (alla classe): Oi, regà chi è che ce l’ha grosso? La Classe: o.O Ars Imbastendi Prof. durante l'interrogazione: "N, cos'è un'ellisse?" N: "Un'ellisse è... un cerchio, però schiacciato, cioè, una specie di uovo!" Epigrammi II, LXII Quod pectus, quod crura tibi, quod bracchia vellis, quod cincta est brevibus mentula tonsa pillis: hoc prestas, Labiene, tuae -quis nescit?amicae. Cui praestas, culum quod, Labiene, pilas? Traduzione: Ti strappi i peli dal petto, dalle gambe, dalle braccia, Labieno; il tuo cazzo depilato è circondato solo da qualche corto pelo: questa operazione la fai -e chi non lo sa?per la tua amante. Ma ti depili anche il culo: e questo per chi lo fai, Labieno?