N. 6 - Coldiretti Macerata
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N. 6 - Coldiretti Macerata
. 15 Febbraio ELEZIONI: COLDIRETTI MARCHE, PIU’ AGRICOLTURA E STOP A DELOCALIZZAZIONE E BUROCRAZIA Un piano strategico per aumentare del 10 per cento, entro 5 anni, la copertura del fabbisogno alimentare nazionale anche con politiche di salvaguardia del suolo agricolo e delle risorse naturali, sostegno alimentare delle fasce di popolazione a rischio povertà, lotta alla burocrazia, lavoro e giovani, difesa del Made in Italy con l’etichettatura obbligatoria degli alimenti, disincentivi a tutte le forme di delocalizzazione e sostegno alla filiera corta come i mercati degli agricoltori. Sono alcuni dei punti del documento della Coldiretti “L’Italia che vogliamo” presentato ai candidati marchigiani nel corso dell’incontro organizzato ad Ancona. “Il nostro Paese ha bisogno di recuperare fiducia nei confronti della politica – ha sottolineato il presidente di Coldiretti Marche, Giannalberto Luzi – poiché non possiamo pensare a un’Italia non governata”. Accesso al credito, Imu e una fiscalità più equa, che differenzi sostanzialmente la tassazione del bene terra e dei fabbricati annessi tra chi li usa come strumento di lavoro rispetto a forme di rendita o hobbismo, sono alcuni degli altri temi posti dal consiglio dell’organizzazione. Proposte sulle quali tutti i politici intervenuti si sono detti pienamente d’accordo. Paolo Petrini (Pd) ha sottolineato l’importanza di insistere sul made in Italy e su ciò che ci differenzia dagli altri. Remigio Ceroni (Pdl) ha posto la necessità di recuperare il valore delle produzioni e di abbassare le tasse. Serenella Fucksia, assieme a Gabriele Santarelli (Movimento 5 Stelle) ha puntato l’attenzione sull’eccesso di burocrazia e la necessità di collegare il consumo di cibo sano alle politiche della salute. Franco Capponi (Lista Monti) ha proposte misure di accompagnamento dei giovani e di rivedere la tassazione sulle piccole imprese. Per Amedeo Ciccanti (Udc) occorre puntare sulladifesa dell’agricoltura di qualità e sulla filiera corta. Edoardo Mentrasti (Sel) ha lanciato l’idea di differenziare la tassazione tra piccola e grande impresa e di mettere la terra demaniale a disposizione dei giovani. Ivan Rota (Rivoluzione Civile) ha dneunciato i rischi legati al fotovoltaico selvaggio e ai è detto contro l’Imu sui fabbricati rurali. Carlo Ciccioli (Fratelli d’Italia) ha solecitato la difesa del marchio made in Italy a livello internazionale e a ribellarsi alle politiche comunitarie contrarie all’interesse del Paese. Di tutela dell’italianità e delle mancanze di Bruxelles ha parlato anche Luigi Zura Puntaroni (Lega Nord). PAPA: MARINI (COLDIRETTI), GRATI PER PONTIFICATO ATTENTO A CAMPAGNE Accogliamo la coraggiosa decisione del Santo Padre con grande rispetto e lo ringraziamo per l’attenzione che ha voluto dedicare in questi anni alle nostre campagne. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel commentare l’annuncio di Papa Benedetto XVI di voler lasciare il pontificato il prossimo 28 febbraio. Ricordo con grande commozione - ha sottolineato Marini - il suo invito agli imprenditori agricoli, nel corso dell’udienza che ha voluto concedere alla Coldiretti in Vaticano pochi mesi fa, ad affrontare la “crisi morale alla base della perdurante crisi economico-finanziaria" “dando prova di solidarietà e di condivisione”. Sulla strada indicata dalle sue parole - ha concluso Marini - la Coldiretti continuerà a camminare. PIL: COLDIRETTI, CRESCE IN AGRICOLTURA DEL 2,2% Il valore aggiunto agricolo italiano nel 2012 cresce in Italia del 2,2% a prezzi correnti nonostante il drastico tagli dei raccolti agricoli per effetto dell’andamento climatico anomalo. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Eurostat, in occasione della diffusione dei dati Istat che evidenziano peraltro un calo congiunturale del settore agricolo nel quarto trimestre. In ambito agricolo - spiega la Coldiretti - la campagna vitivinicola del 2102 è stata tra le più scarse degli ultimi decenni (-8%) e sembra prospettarsi un'annata in flessione anche per l'olio di oliva (-11,7% sul 2011), frutta (-9,7%) e ortaggi (-7%), secondo le previsioni dell’Ismea. Anche mais e soia – continua la Coldiretti - hanno accusato nel 2012 una flessione dei raccolti, rispettivamente del 16% e del 4,4%, mentre frumento duro e tenero hanno registrato un incremento della produzione, rispettivamente pari a +12,4% e a +22,9%. Tra i prodotti di allevamento risulterebbero in flessione le macellazioni bovine (-2,9% sul 2011), in crescita quelle suine (+4%) e le consegne di latte (circa +1%), secondo l’lsmea. Sul fronte dei prezzi - conclude la Coldiretti - si è verificato un aumento medio dei listini alla produzione dei prodotti agricoli del 2,1% nel 2012, a fronte di un incremento medio del 2,8% dei costi per effetto dei forti rincari dei prodotti energetici (+7,9% rispetto al 2011), degli animali di allevamento (+6,6%), dei mangimi (+5%) e dei concimi (+4,1%). UE: BILANCIO; MARINI (COLDIRETTI), PIU’ DEBOLE CON MENO SOLDI AGRICOLTURA La riduzione in termini reali per l’agricoltura è comunque importante. Naturalmente ci aspettiamo che il Parlamento posso contribuire a migliorare la proposta finanziaria certo che a questo punto diventa fondamentale che le risorse cosi diminuite vadano riorientate premiando chi vive e lavora di agricoltura e all’attività rivolte alla produzione di cibo e alla sostenibilità ambientale. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel commentare l’accordo raggiunto dai Capi di Stato e di Governo sul bilancio dell’Unione Europea che dovrà essere ora confermato dal Parlamento Europeo. E evidente che in questo momento storico in cui l’Europa dovrebbe rafforzare una rinnovata centralità, l’indisponibilità di alcuni paesi a non dotare il bilancio di adeguate risorse - conclude Marini - non genera certo quel clima di fiducia verso una prospettiva di maggiore integrazione. CARNE CAVALLO: COLDIRETTI, IN ITALIA SCAMBIO CARNI E’ VIETATO In Italia lo scambio di carni all’insaputa dei consumatori non sarebbe possibile perché il decreto legislativo 109 del 1962 obbliga ad indicare in etichetta la specie animale da cui proviene la carne utilizzata come ingrediente. E’ quanto afferma la Coldiretti in rifermento allo scandalo della carne di cavallo trovata nelle confezioni di lasagne di una nota multinazionale in vendita in Inghilterra, che avrebbero dovuto contenere solo manzo. Lo scandalo che vede coinvolti alcuni paesi europei, dalla Romania alla Francia fino all’Inghilterra, attraverso i quali è avvenuta la commercializzazione della carne e delle lasagne, ripropone - sottolinea la Coldiretti - l’esigenza di una accelerazione nell’entrata in vigore di una legislazione piu’ trasparente sulla etichettatura della carne e degli altri alimenti a livello comunitario. Ad oggi - precisa la Coldiretti - ad esempio nell’Unione Europea è obbligatorio indicare in etichetta la provenienza della carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza ma non quella della carne di maiale o di coniglio. L'Italia, dove con un provvedimento nazionale è obbligatorio inicare l'origine in etichetta anche per la carne di pollo è in anticipo sull' Europa dove si procede con estrema lentezza. Infatti con quasi nove anni di attesa (3.240 giorni) prima che si realizzi la completa applicazione, al Regolamento (Ue) n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, spetta infatti il titolo di“provvedimento lumaca, a conferma della pesante e impropria influenza delle lobby sui temi dell’alimentazione e della trasparenza del mercato. Ci sono voluti 1.392 giorni (46 mesi), dal 31 gennaio 2008 al 22 novembre 2011, per concludere il procedimento di approvazione del regolamento, che è entrato in vigore il 13 dicembre 2011: ma l’odissea non è finita. Dal 13 dicembre 2014 (2.510 giorni dalla presentazione della proposta legislativa) scatta solo l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle carni suine, ovine, caprine e dei volatili. Per le carni diverse come quella di coniglio e per il latte e formaggi tale data – continua la Coldiretti - rappresenta solo una scadenza per la presentazione di uno studio di fattibilità. L’entrata in vigore dell’obbligo di fornire ai consumatori maggiori informazioni in etichetta resta di fatto indeterminata. L’etichettatura nutrizionale, infine, si applicherà solo dal 13 dicembre 2016, per un totale appunto di 3.240 giorni. Si tratta – conclude la Coldiretti - di un arco di tempo intollerabile rispetto alle esigenze delle imprese agricole e dei consumatori che negli ultimi anni hanno dovuto affrontare gravi emergenze alimentari che hanno pesato enormemente con pesanti conseguenze in termini economici e soprattutto di vite umane. CARNE CAVALLO: COLDIRETTI, 30 MLN DI KG IMPORTATI IN ITALIA NEL 2012 Allarme fa emergere scandalo del falso Made in Italy sulle tavole europee Circa 30 milioni di chili di carne di cavallo, asino o mulo sono stati importati in Italia provenienti per quasi la metà dalla Polonia, ma anche da Francia e Spagna mentre poco piu’ di un milione di chili proviene dalla Romania che sembra essere uno dei principali imputati dell’ “horsegate” che sta sconvolgendo l’Europa. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in riferimento alla carne di cavallo trovata in diverse confezioni di prodotti Findus in vendita in Inghilterra, che avrebbero dovuto contenere solo manzo. Al rischio di frode che sembra profilarsi si aggiunge sottolinea la Coldiretti - lo scandalo dovuto al fatto che gli alimenti sotto accusa richiamano esplicitamente all’Italia con le lasagne, i cannelloni e gli spaghetti alla bolognese (questi ultimi peraltro del tutto sconosciuti nel capoluogo emiliano) senza però alcun legame con il sistema produttivo nazionale, ma frutto di un vorticoso carosello commerciale all’interno dell’Europa. Secondo le ultime ricostruzioni - spiega la Coldiretti - la Findus era rifornita da una società con sede nel nord-est della Francia, la Comigel, che produce prodotti simili per fornitori e distributori di cibo in sedici paesi. I prodotti Findus contenenti carne di cavallo scoperti in Gran Bretagna provenivano da una fabbrica della Comigel in Lussemburgo. La Comigel a sua volta era rifornita dalla carne proveniente da un'azienda del sud della Francia, la Spanghero, la cui società madre si chiama Poujol. La Poujol ha acquistato la carne congelata da un'azienda di commercializzazione di Cipro, che ha subappaltato l'ordinazione ad una società olandese. Quest'ultima era rifornita da un mattatoio e una macelleria rumena. Alla evidente difficoltà della legislazione europea di garantire trasparenza negli scambi commerciali e nell’informazione ai consumatori che ha portato a far scattare l’allerta e a fissare un vertice dei Ministri dell’Agricoltura per mercoledì 13 febbraio a Bruxelles, si aggiunge quindi sostiene la Coldiretti - il grave danno economico e di immagine provocato all’Italia che fonda nell’agroalimentare uno dei sui punti di forza all’estero. Il fatturato del falso Made in Italy agroalimentare ha superato i 60 miliardi di euro e le esportazioni nazionali potrebbero triplicare da una serie lotta ai cibo italiano taroccato nel mondo, senza dimenticare le opportunità occupazionali ed i rischi di danni alla salute o all’immagine provocati da casi come quello della carne di cavallo impropriamente utilizzata in piatti “italiani””. Il termine “bolognese” è il più usurpato della cucina italiana che viene utilizzato a livello internazionale per indicare improbabili sughi contenuti in vasetti o nei barattoli (da lasagne a cannelloni, dai tortellini alle tagliatelle), ma che campeggia anche su strane confezioni di mortadella di tacchino e soprattutto è usato, in tutti i continenti, come condimento degli spaghetti secondo una ricetta che spopola nel mondo, ma che è del tutto sconosciuta in Italia. Uno dei piatti più gustosi della tradizione emiliana le cui origini risalgono al medioevo viene banalizzato precisa la Coldiretti – in una invenzione per stranieri completamente sconosciuta in Italia, come gli spaghetti alla bolognese, che indicano un condimento con sugo di pomodoro e polpettine (meatballs). Il cosiddetto fenomeno “Italian sounding” colpisce i prodotti piu’ rappresentativi dell’identità alimentare nazionale, dallo “Spicy thai pesto” statunitense al “Parma salami” del Messico, ma anche una curiosa “mortadela” siciliana dal Brasile, un “salami calabrese” prodotto in Canada, un “barbera bianco” rumeno, il “provolone” del Wisconsin, gli “chapagetti” prodotti in Corea, una strana “pizza polla cipolla Basilicata” prodotta in Olanda e un preoccupante sugo “mascarpone e ruccola” prodotto in Svezia. Le denominazioni Parmigiano Reggiano e Grana Padano sono le piu’ copiate nel mondo con il Parmesan diffuso in tutti i continenti, dagli Stati Uniti al Canada, dall'Australia fino al Giappone, ma in vendita c'è anche il Parmesao in Brasile, il Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesao in tutto il Sud America, ma anche Pamesello in Belgio o Parmezan in Romania. Per non parlare del Romano, dell'Asiago e del Gorgonzola prodotti negli Stati Uniti dove si trovano anche il Chianti californiano e inquietanti imitazioni di soppressata calabrese, asiago e pomodori San Marzano “spacciate” come italiane. In Italia - continua la Coldiretti - lo scambio di carni all’insaputa dei consumatori è vietato dal decreto legislativo 109 del 1962 che obbliga ad indicare in etichetta la specie animale da cui proviene la carne utilizzata come ingrediente ma lo scandalo, ripropone - sottolinea la Coldiretti l’esigenza di una accelerazione nell’entrata in vigore di una legislazione piu’ trasparente sulla etichettatura della carne e degli altri alimenti a livello comunitario. Ad oggi - precisa la Coldiretti - ad esempio nell’Unione Europea è obbligatorio indicare in etichetta la provenienza della carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza, ma non quella della carne di maiale o di coniglio e cavallo. L’etichetta di origine – sottolinea la Coldiretti - rappresenta una garanzia di informazione per i consumatori, ma grazie alla tracciabilità anche una protezione nei confronti di frodi e truffe che si moltiplicano nel tempo della crisi in cui si registra il ritorno di reati come l’abigeato e la macellazione clandestina. L'Italia, con un provvedimento nazionale che ha reso obbligatorio indicare l'origine in etichetta anche per la carne di pollo, è in anticipo sull' Europa dove si procede con estrema lentezza. Il Regolamento (Ue) n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori approvato nel novembre 2011 dopo 46 mesi entrerà in vigore il 13 dicembre 2014 per l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle carni suine, ovine, caprine e dei volatili mentre per le carni diverse come quella di coniglio e per il latte e formaggi tale data – continua la Coldiretti - rappresenta solo una scadenza per la presentazione di uno studio di fattibilità. Si tratta – conclude la Coldiretti - di un arco di tempo intollerabile rispetto alle esigenze delle imprese agricole e dei consumatori che negli ultimi anni hanno dovuto affrontare gravi emergenze alimentari che hanno pesato enormemente con pesanti conseguenze in termini economici e soprattutto di vite umane CARNE CAVALLO: COLDIRETTI, TEST DNA E’ FUMO NEGLI OCCHI Il piano limitato di controlli con test del Dna è fumo negli occhi dei cittadini se non sarà accompagnato da misure strutturali destinate a durate nel tempo come l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti i tipi di alimenti, per evitare che episodi simili si ripetano in futuro. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare la proposta di un piano di 4000 test del dna da effettuare, limitato al periodo dal primo al 30 marzo, che sarà proposto dal Commissario alla Salute Tonio Borg ai 27 Paesi dell’Unione. Siamo di fronte ad un passo indietro con il tentativo di chiedere la stalla quanto in buoi sono scappati che - sottolinea la Coldiretti - non impedisce certo il riproporsi di casi analoghi. Lo scandalo “horsegate” – spiega la Coldiretti - ha evidenziato ancora una volta il grave ritardo della legislazione europea nel garantire trasparenza negli scambi commerciali e nell’informazione ai consumatori sugli alimenti, dove sono piu’ rilevanti i rischi di frodi e inganni. E’ quindi necessario - continua la Coldiretti - estendere l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza “Made in” anche per i prodotti alimentari, come è appena avvenuto con le nuove misure per aumentare la sicurezza dei prodotti non alimentari adottate dalla Commissione Europea che introducono l'obbligo dell'indicazione di origine sia per i paesi Ue che terzi. Ad oggi - precisa la Coldiretti - nell’Unione Europea è obbligatorio indicare in etichetta la provenienza della carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza, ma non quella della carne di maiale o di coniglio e cavallo. L’etichetta di origine – sottolinea la Coldiretti - rappresenta una garanzia di informazione per i consumatori, ma grazie alla tracciabilità anche una protezione nei confronti di frodi e truffe che si moltiplicano nel tempo della crisi in cui si registra il ritorno di reati come l’abigeato e la macellazione clandestina. Eppure si procede con estrema lentezza, anche per effetto della pressione delle lobby, con il Regolamento (Ue) n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori approvato nel novembre 2011 che, dopo 46 mesi di discussione, entrerà in vigore solo il 13 dicembre 2014 per l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle carni suine, ovine, caprine e dei volatili mentre per le carni diverse come quella di coniglio e per il latte e formaggi tale data continua la Coldiretti - rappresenta solo una scadenza per la presentazione di uno studio di fattibilità. Ad oggi, quindi, in Europa è in vigore l’obbligo di indicare l’origine della carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza mentre dal 2003 è d'obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca, dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova, a partire dal primo agosto 2004 l'obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto e dal 1° luglio 2009 l’obbligo di indicare anche l’origine delle olive impiegate nell’olio. Ma l’etichetta - precisa la Coldiretti - resta anonima oltre che per gli altri tipi di carne anche per i salumi, i succhi di frutta, la pasta ed i formaggi. L’Italia sotto il pressing della Coldiretti è all’avanguardia in questo percorso: il 7 giugno 2005 è scattato l’obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco; dal 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy per effetto dell'influenza aviaria; a partire dal 1 gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro. All’inizio della legislatura peraltro - conclude la Coldiretti - era stata approvata all’unanimità dal Parlamento la Legge 3 febbraio 2011 , n.4 – “Disposizioni in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari” che è rimasta pero’ inapplicata perché mancano i decreti attuativi per paura delle minacce comunitarie di una procedura di infrazione. UE:COLDIRETTI, ORA SERVE OBBLIGO “MADE IN” ANCHE PER ALIMENTARI E’ necessario estendere l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza “Made in” anche per i prodotti alimentari dove sono piu’ rilevanti i rischi di frodi e inganni come conferma per ultimo la vicenda della carne di cavallo spacciata per manzo. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare le nuove misure per aumentare la sicurezza dei prodotti non Alimentari adottate dalla Commissione Europea che introducono l'obbligo dell'indicazione di origine sia per i paesi Ue che terzi. Le emergenze alimentari dovute alle sofisticazioni - sottolinea la Coldiretti - sono costate solo in Italia almeno 5 miliardi negli ultimi dieci anni, dalla mucca pazza all’aviaria, dal latte cinese alla melamina al grano canadese contaminato dall’ocratossina fino alla carne di maiale irlandese alla diossina che è stata trovata nei mangimi e negli allevamenti in Germania. Eppure si procede con estrema lentezza anche per effetto della pressione delle lobby con il Regolamento (Ue) n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori approvato nel novembre 2011 che, dopo 46 mesi di discussione, entrerà in vigore solo il 13 dicembre 2014 per l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle carni suine, ovine, caprine e dei volatili mentre per le carni diverse come quella di coniglio e per il latte e formaggi tale data continua la Coldiretti - rappresenta solo una scadenza per la presentazione di uno studio di fattibilità. Ad oggi, quindi, in Europa è in vigore l’obbligo di indicare l’origine della carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza mentre dal 2003 è d'obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca, dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova, a partire dal primo agosto 2004 l'obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto e dal 1° luglio 2009 l’obbligo di indicare anche l’origine delle olive impiegate nell’olio. Ma l’etichetta - precisa la Coldiretti - resta anonima oltre che per gli altri tipi di carne anche per i salumi, i succhi di frutta, la pasta ed i formaggi. L’Italia sotto il pressing della Coldiretti è all’avanguardia in questo percorso: il 7 giugno 2005 è scattato l’obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco; dal 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy per effetto dell'influenza aviaria; a partire dal 1 gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro. All’inizio della legislatura peraltro – conclude la Coldiretti - era stata approvata all’unanimità dal Parlamento la Legge 3 febbraio 2011 , n.4 – “Disposizioni in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari” che è rimasta pero’ inapplicata perché mancano i decreti attuativi per paura delle minacce comunitarie di una procedura di infrazione. . L'ETICHETTA CON L'ORIGINE SULLE TAVOLE DEGLI ITALIANI E quelli senza Cibi con l'indicazione di provenienza Carne di pollo e derivati Pasta Carne bovina Carne di maiale e salumi Frutta e verdura fresche Carne di coniglio e cavallo Uova Frutta e verdura trasformata Miele Derivati del pomodoro diversi da passata Passata di pomodoro Formaggi Latte fresco Derivati dei cereali (pane, pasta) Pesce Carne di pecora, agnello Extravergine di oliva Latte a lunga conservazione Fonte: Elaborazioni Coldiretti MADE IN ITALY: COLDIRETTI, BENE MAXISEQUESTRO DOPO LEGGE SALVA OLIO Con la scoperta della maxitruffa è stata evitata la commercializzazione di oltre mezzo milione di bottiglie taroccate di extravergine, che con l’entrata in vigore della legge “salva olio” è ora piu’ tutelato. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare positivamente l’operazione dei finanzieri del comando provinciale di Bari terminata con il sequestro di circa 400 tonnellate di olio di oliva extravergine spacciato impropriamente come italiano e biologico, per un valore commerciale di circa un milione di euro, stoccato in due depositi di Andria (Bat) e Petilia Policastro (Crotone). Una operazione che - sottolinea la Coldiretti - avviene a due settimane dall’entrata in vigore della legge “salva olio” pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 31 gennaio 2013 che riporta “Norme sulla qualità e la trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini” dalla quale prende il via una vera rivoluzione sulle tavole per il condimento piu’ amato dagli italiani. Dall’importante riconoscimento di nuovi parametri e metodi di controllo qualitativo che consentano di smascherare i furbetti dell’extravergine all’introduzione in etichetta del termine minimo di conservazione a 18 mesi dalla data di imbottigliamento, dalla fissazione di sanzioni in caso di scorretta presentazione degli oli di oliva nei pubblici esercizi all’estensione del reato di contraffazione di indicazioni geografiche a chi fornisce in etichetta informazioni non veritiere sull’origine, dall’introduzione di sanzioni aggiuntive come l’interdizione da attività pubblicitarie per spot ingannevoli al rafforzamento dei metodi investigativi con le intercettazioni, fino al diritto di accesso ai dati sulle importazioni aziendali fino, sono solo alcune delle novità introdotte dal provvedimento secondo la Coldiretti che su tutto il territorio nazionale con una apposita task force è impegnata in una serie di blitz per smascherare l’extravergine fasullo negli scaffali di negozi, supermercati e discount. Si tratta di porre fine a una pericolosa proliferazione di truffe e inganni, svelando il “mistero” delle tante anomalie di un mercato dove alcuni oli sono venduti a prezzi che non coprono neanche i costi di raccolta delle olive in Italia, ma con etichette che riportano la bandiera tricolore in bella evidenza. Un danno gravissimo per un Paese in cui l’’olio di oliva è praticamente presente sulle tavole di tutti gli italiani con un consumo nazionale stimato - sottolinea la Coldiretti - in circa 14 chili a testa. L’Italia è il secondo produttore mondiale di olio di oliva con circa 250 milioni di piante e una produzione di oltre mezzo milione di tonnellate e puo’ contare su 40 oli extravergine d'oliva Dop/Igp. Il fatturato del settore - conclude la Coldiretti - è stimato in 2 miliardi di euro con un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative. AMBIENTE, IL 9,8% DEL TERRITORIO E’ A RISCHIO IDROGEOLOGICO La terra frana perché sono dimezzati gli agricoltori nelle aree marginali che se ne prendono cura negli ultimi 30 anni, durante i quali 3 milioni di ettari di terreno coltivato, pari alla superficie della regione Sicilia e Val d’Aosta assieme, sono stati abbandonati in montagna e collina o cementificati in pianura. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini in occasione della Conferenza nazionale sul rischio idrogeologico che si è svolta a Roma nella sede dell’organizzazione agricola nel sottolineare che una attenta azione di prevenzione non puo’ che partire dalla difesa dei 12,8 milioni di ettari di terreno coltivato dei quali ben i 2/3 si trovano in collina ed in montagna. Più di un milione di agricoltori - ha sottolineato Marini - sono stati costretti ad abbandonare queste aree nell’ultimo trentennio per la mancanza di concrete opportunità economiche e sociali sulle quali occorre prioritariamente intervenire se si vuole realizzare una concreta opera di prevenzione in una situazione in cui si aggrava la crisi economica e si moltiplicano gli eventi estremi e catastrofici per effetto dei cambiamenti climatici. Sono ben 6.633 i comuni italiani in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico, l’82% del totale. Una fragilità che risulta particolarmente elevata in regioni come Calabria, Molise, Basilicata, Umbria, Valle d’Aosta e nella Provincia di Trento, dove il 100% dei comuni è classificato a rischio, subito seguite da Marche e Liguria (col 99% dei comuni a rischio) e da Lazio e Toscana (col 98%). Ma la dimensione del rischio è ovunque preoccupante, con una superficie delle aree ad alta criticità geologica che si estende per 29.517 Kmq, il 9,8% del territorio nazionale. In Italia quindi, oltre 5 milioni di cittadini si trovano ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane e alluvioni. Nasce proprio da questi numeri, l’importante incontro di oggi a Roma, un appuntamento inedito che ha visto, finalmente, discutere e confrontarsi numerose associazioni, sindaci, ordini professionali, tecnici ed esperti con l’obiettivo comune di riflettere per sviluppare percorsi risolutivi in grado di rispondere in modo efficacie alle ripetute emergenze legate al rischio idrogeologico nel nostro paese. Emergenze che scattano ormai sistematicamente ogni autunno, a causa della mancanza di un’adeguata politica di prevenzione e di governo del territorio. Temi che – per la prima volta - vengono affrontati in un percorso programmatico e propositivo, che comincia con la conferenza nazionale di oggi, per sfruttare al meglio la lucidità e la lungimiranza che l’agire in emergenza non può permettere. L’obiettivo è quindi quello di accendere l’attenzione della politica su questi temi sottoponendo le proposte che usciranno da questo appuntamento ai candidati alle prossime elezioni e al nuovo governo. L’anno che si è appena concluso, ha evidenziato in modo inequivocabile che le conseguenze dei cambiamenti climatici non riguardano solo il futuro del nostro pianeta, ma già oggi costituiscono un elemento da cui non si può più prescindere. La novità dei fenomeni meteorologici sempre più intensi, concentrati in poche ore e su aree circoscritte, con alluvioni e danni anche in aree non eccessivamente antropizzate, dimostrano la necessità di considerare i loro effetti per pianificare e programmare le politiche territoriali nei prossimi anni. Il messaggio principale dell’appuntamento odierno è che le politiche per la mitigazione del rischio idrogeologico non si possono limitare allora all’attuazione di interventi puntuali. Serve un Programma nazionale di difesa del suolo, per la manutenzione e la cura del territorio, che progetti un’azione urgente, efficace e concreta per la mitigazione del rischio stabilendo strumenti e priorità d’intervento e risorse economiche adeguate per metterlo in campo, senza dimenticare una necessaria attività di informazione e formazione dei cittadini su questi temi. Un piano che superi i limiti di quelli precedentemente approvati, che se fossero realizzati ora risulterebbero inadeguati ai cambiamenti climatici in atto e alle conseguenze di una gestione dissennata che ha reso ancor più vulnerabile il nostro territorio. L’attuazione di tutto questo non solo produrrà un beneficio in termini di sicurezza, ma anche come rilancio occupazionale ed economico dei territori. Il debito pubblico e lo spread non possono rappresentare le motivazioni per non intervenire in questo settore, per il quale è necessario trovare meccanismi finanziari adeguati coinvolgendo anche risorse private. Infatti, per attivare questi programmi è necessario un supporto tecnico qualificato e diffuso localmente, prevedendo la possibilità di attivare l’intervento anche di addetti del settore agricolo e forestale, piuttosto che dell’edilizia con la possibilità di creare nuova occupazione. Governo del territorio, semplificazione normativa, reperimento e continuità delle risorse economiche per un'efficace politica di prevenzione, sono quindi le principali criticità da affrontare attraverso un nuovo approccio al problema, un approccio scientifico, adeguato alle novità e ai cambiamenti in atto che proprio la conferenza di oggi vuole inaugurare. API E NEONICOTINOIDI, DIVIETO SI MA SOLO PER QUATTRO COLTURE La Commissione Ue ha presentato una proposta relativa alla sospensione temporanea per tutti gli usi di tre neonicotinoidi (clothianidin, thiamethoxam e imidacloprid) a seguito della pubblicazione da parte dell’Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, di una valutazione del rischio sui tre fitofarmaci, in relazione ad una potenziale minaccia per le api. L’Efsa ha proposto che il divieto duri 2 anni a partire dal 1 luglio 2013 solo per quattro colture (mais, soia, cotone e girasole) in quanto su queste gli studi sono al momento più approfonditi ed i dati disponibili sembrano dare un qualche fondamento scientifico al fatto che possa effettivamente sussistere un nesso di causa effetto tra l’uso di tali principi attivi su tali colture e la moria delle api. La Commissione Ue, invece, assumendo una posizione molto più restrittiva, vorrebbe estendere il divieto d’uso anche su molte altre colture soprattutto ortofrutticole (ad es. mele, albicocche, carciofi, asparagi, fagioli) che non sono classificate come attraenti per le api. Una proposta che sta sollevando forti perplessità nel Copa Cogeca, l’associazione europea dei produttori agricoli, che propone invece che si applichino esclusivamente procedure di mitigazione del rischio basate su solide basi scientifiche e nel rispetto di un approccio di proporzionalità. Le misure di mitigazione del rischio, sono, di fatto quelle individuate, in parte, anche dal progetto di ricerca italiano Apenet seppure con risultati controversi sulla loro effettiva capacità di contenere la moria delle api. Tali misure prevedrebbero l’applicazione di barre alle seminatrici per l’abbattimento a terra delle polveri, secondo il sistema “dual deflector” e l’impiego di sementi confettate in modo tale che si riduca al minimo la possibilità che le api entrino in contatto con le sostanze attive sospettate di creare problemi alla salute delle api. Tuttavia, dagli stessi dati sperimentali emerge che tali tecniche abbattono sensibilmente il rischio di mortalità delle api, ma non lo escludono totalmente, in quanto anche basse percentuali di polveri contaminate con tali principi attivi, provocano effetti negativi sul sistema nervoso delle api indebolendole e rendendole più esposte a malattie o ad altre cause che, in azione sinergica, finiscono per incidere negativamente sul loro stato di salute. Oltretutto, in questi anni nei quali in Italia è stato vietato a partire dal 2008 l’impiego di clothianidin, thiamethoxam, imidacloprid e fipronil per la concia delle sementi di mais, al fine di combattere gli attacchi della diabrotica, i maiscoltori sono ricorsi a misure alternative sul piano agronomico secondo le indicazioni previste dall’Ue, tra le quali anche il ricorso all’uso di geodisinfestanti senza che si siano registrate particolari difficoltà. Coldiretti ha sempre ritenuto, in merito a questa vicenda, che occorra rimettersi al parere dell'autorità scientifica. Quindi, per le tre sostanze sulle quali al momento esistono maggiori studi scientifici e più acclarato è il sospetto che possano nuocere alla salute delle api, è condivisibile la proposta di divieto per due anni, limitata solo alle quattro colture sopra indicate, ma non quella della Commissione UE di estenderlo anche ad un elenco di colture ortofrutticole classificate come non attraenti per le api. Coldiretti ritiene, inoltre, auspicabile che l'Efsa completi la raccolta e l'analisi dei dati a disposizione al fine di poter dare indicazioni certe agli apicoltori ed ai maiscoltori, al fine di evitare divieti a carattere temporaneo che contribuiscono ad alimentare incertezza e conflittualità tra apicoltori e maiscoltori o, peggio ancora, estesi anche a colture rispetto alle quali non esistono ancora dati certi in grado di dimostrare il nesso di causa-effetto. In questo senso, è importante che parallelamente al divieto temporaneo, si continuino ad ampliare gli studi per verificare se esistono misure realmente efficaci in grado di abbattere a zero, il rischio di impiego dei neonicotinoidi per la salute delle api. MANGIMI PER I PESCI - REGOLAMENTO (UE) N. 56/2013 In un suo comunicato stampa di oggi la Commissione europea ha reso noto che ieri è entrato in vigore il Regolamento della Commissione volto a ri-autorizzare l’uso di proteine animali trasformate (PAT) provenienti da non ruminanti (suini e pollame) nei mangimi per i pesci. Si tratta del REGOLAMENTO (UE) N. 56/2013 della Commissione del 16 gennaio 2013 che modifica gli allegati I e IV del regolamento (CE) n. 999/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio recante disposizioni per la prevenzione, il controllo e l’eradicazione di alcune encefalopatie spongiformi trasmissibili, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’UE L 21 del 24.1.2013. La proposta della Commissione aveva ricevuto il via libera dagli esperti degli Stati membri a luglio 2012, nel corso di una riunione del Comitato permanente per la catena alimentare e la salute degli animali (SCoFCAH). Si ricorda, che il regolamento in questione si applicherà a decorrere dal 1° giugno 2013. Questa misura costituisce un primo passo dal momento che la Commissione intende proporre un ulteriore passo per reintrodurre l’uso di PAT di suini e pollame nell’alimentazione di animali non ruminanti (evitando la contaminazione incrociata) avvalendosi di specifici test analitici basati sul rilevamento del DNA. La Commissione non ha però nessuna intenzione di proporre la riautorizzazione della PAT per l’alimentazione dei ruminanti (bovini e ovi.caprini ) o l’uso di PAT provenienti da ruminanti nell’alimentazione di animali non ruminanti – si legge nel comunicato stampa. Lo scorso 18 luglio, nel corso della riunione della Sezione “Sicurezza biologica della catena alimentare” del Comitato permanente per la catena alimentare e la salute degli animali (SCoFCAH), la proposta legislativa sulla reintroduzione delle proteine animali trasformate PAT derivate da non-ruminanti nei mangimi per pesci ha ricevuto l’opinione favorevole degli esperti degli Stati membri (con il voto contrario di Germania e Francia e astensione del Regno Unito). A livello procedurale, il testo adottato, che si trasmette in allegato [doc. SANCO/10843/2011], sarà ora sottoposto allo scrutinio del Parlamento europeo, che avrà a disposizione 3 mesi per esprimersi. Il testo verrà poi pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’UE, ma sarebbe tuttavia, applicabile dal 1° giugno 2013. Nel corso della stessa riunione, la Commissione europea ha presentato per il voto, anche, la proposta recante modifica del regolamento (CE) N. 152/2009 per quanto riguarda i metodi di analisi per la determinazione dei costituenti di origine animale per il controllo ufficiale dei mangimi [doc. SANCO‐10635‐2011]. Obiettivo del testo è quello di introdurre il metodo della reazione a catena della polimerasi (PCR) quale metodo ufficiale di controllo nell’Allegato VI del Regolamento sopramenzionato. Questo nuovo metodo, convalidato dal Laboratorio di riferimento dell’UE, è in grado di identificare la presenza di costituenti di origine animale nei mangimi, identificandone inoltre la specie di origine. Questo è pertanto rilevante ai fini del controllo della corretta implementazione dei divieti stabiliti nel Reg. 999/2001 e nel Reg. 1069/2009. Il testo è stato adottato dallo SCoFCAH e entrerà in vigore il 20° giorno dopo la sua pubblicazione della Gazzetta Ufficiale dell’UE. Durante la manifestazione Cibi d’Italia organizzata al Circo Massimo di Roma da Fondazione Campagna Amica e da Coldiretti, è stata lanciata l’operazione Pasta della Bontà, un’iniziativa di raccolta fondi a sostegno delle attività della Lega del Filo d’Oro, l’Associazione che da quasi 50 anni assiste in tutta Italia i sordociechi e i pluriminorati psicosensoriali. Per l’occasione non poteva mancare il sostegno di Renzo Arbore, da oltre 25 anni testimonial della Lega del Filo d’Oro, che ha definito questa iniziativa «un evento che coniuga il gusto e la solidarietà al quale non potevo sottrarmi e attraverso il quale le persone sordocieche avranno un operatore in più, una stanza in più, un sorriso in più». L’operazione Pasta della Bontà è operativa anche nella nostra provincia . Per tutto il mese di novembre e dicembre la prima e terza domenica del mese nel mercato di Campagna Amica di Civitanova marche in piazza XX settembre e presso la sede della Coldiretti a Macerata in via dei velini 14 sarà possibile trovare il kit composto da tre pacchi da 500 grammi di pasta, di grano duro 100% italiano, in un pratico shopper. I Punti Vendita aderenti ospiteranno un gazebo della Lega del Filo d'Oro in cui verrà distribuita la pasta, a fronte di una donazione. Insieme al kit, composto da 3 tipologie di pasta (fusilli, penne e tortiglioni), sarà distribuito un mini-ricettario con le ricette di Renzo Arbore, Marisa Laurito e Teresa Mannino. La donazione minima è di 7 € che andranno interamente alla Lega del Filo D’ oro Con un kit di Pasta della Bontà potrai davvero assaporare tutto il gusto della solidarietà. Per trovare il punto vendita più vicino, conoscerne i giorni e gli orari, visita il sito www.pastadellabonta.it o chiama il Numero 0733/244229 - 244241. 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