METODO DI DATAZIONE CON C14
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METODO DI DATAZIONE CON C14
METODO DI DATAZIONE CON C14 L’invenzione del metodo del C14 risale agli anni Cinquanta ed è dovuta al chimico americano William Libby che meritò per questo il nobel della Chimica nel 1960. Esso si basa sulla scoperta che il bombardamento della radiazione cosmica produce nell’alta atmosfera un flusso di neutroni. È stato misurato che al tempo presente questa produzione è dell’ordine di 2 neutroni per cm2 per sec, come valore medio su tutta la superficie terrestre. Nell’atmosfera i neutroni danno luogo alla reazione nucleare con l’azoto che ha numero di massa 14, nella quale un atomo di azoto, cattura un neutrone ed emette un protone trasformandosi nell’isotopo radioattivo C14 che ha tempo di dimezzamento di 5730 anni. Il carbonio 14 si combina interamente con ossigeno e genera anidride carbonica radioattiva che si mescola perfettamente con l’anidride dell’atmosfera ed entra a fare parte del cosiddetto serbatoio del carbonio che è costituito per la maggior parte dal carbonio contenuto nell’acqua degli oceani. Ciò che interessa, nel nostro caso, è che il carbonio è costituente fondamentale di tutti i composti organici: in particolare degli organismi del mondo vegetale e animale. Gli atomi di carbonio, sia di massa 12, e cioè stabili, sia di massa 14, si sposta da una parte all’altra del serbatoio a causa dei continui processi di trasformazione del mondo biologico: per i vegetali i cicli stagionali della formazione e del deperimento, per gli animali la nutrizione attraverso la catena alimentare dagli erbivori ai carnivori. Inoltre, esiste il continuo scambio di CO2 fra atmosfera e oceani. In sintesi, l’insieme complicato di continui trasferimenti può essere considerato un mescolamento uniforme di atomi di carbonio. In particolare, gli organismi vivi, proprio perché vivi, contengono, grazie ai continui scambi, la stessa miscela isotopica di carbonio del serbatoio nel quale vige la condizione di equilibrio: cioè, la diminuzione di C14 dovuta al decadimento è compensata dall’apporto continuo di nuovi atomi prodotti dai raggi cosmici. Consideriamo, per esempio, un seme o una pianta annuale: la percentuale di carbonio 14 nel carbonio della loro composizione è quella dell’atmosfera dell’anno considerato. Completata la formazione, poiché adesso non abbiamo più un organismo vivo, e quindi esso è isolato dal serbatoio, il contenuto di C14 diminuisce con la legge di decadimento esponenziale rigorosa caratterizzata dal suo tempo di dimezzamento. In linea di principio, noto con esattezza il valore del contenuto di C14 iniziale, attraverso la misura del contenuto attuale si può dedurre l’età del seme o della pianta. Ciò vale esclusivamente per il materiale organico che possa considerarsi quello di un sistema chiuso: cioè nel quale, una volta esaurito il processo di crescita, non abbiano luogo scambi di carbonio con il serbatoio. L’idea sembra semplice, tuttavia si acquista consapevolezza della grande difficoltà di ottenere datazioni sufficientemente precise da alcune considerazioni. La prima in ordine d’importanza è che il dato fondamentale indispensabile della concentrazione di C14 iniziale non è noto, poiché si ha prova certa che nel corso dei millenni si sono avute per il contenuto di C14 nell’atmosfera sia variazioni di lungo periodo rispetto al valore attuale sia oscillazioni irregolari relativamente rapide. D’altra parte, un calcolo elementare mostra che un errore soltanto dell’1% nella determinazione del contenuto di C14 produce un’indeterminazione della data di circa 80 anni. L’ostacolo a che la datazione con il C14 passasse dal novero delle idee brillanti, ma in pratica inapplicabile con la precisione richiesta per l’arte e l’archeologia, a quella di una tecnica realisticamente possibile, oltre alla necessità fondamentale di conoscere con precisione il valore della concentrazione di C14 nell’organismo quando era vivo, si evidenzia con chiarezza esaminando il metodo in termini quantitativi. Per valutare l’esiguità della concentrazione di C14 nel carbonio contenuto negli organismi viventi, è illuminante trasformare il dato di produzione di circa 2 atomi per sec per cm2, già citato come risultato della misura sperimentale, nel dato che esprime la quantità di C14 prodotto su tutta la Terra in un anno. Si ottiene: 7,5 kg/anno (si noti bene: su tutta la Terra!). In condizioni di equilibrio, esso corrisponde alla diminuzione in un anno, dovuta al decadimento, della quantità totale di C14 in tutto il serbatoio di scambio. Da questo dato e dalla valutazione del contenuto totale di carbonio si ottiene che la concentrazione isotopica naturale di C14 nel serbatoio è dell’ordine di 10 -12. Cioè un valore di concentrazione 6 ordini di grandezza minore di quella misurabile in laboratorio con la spettrometria di massa convenzionale. Un ultimo calcolo elementare fornisce come dato finale che la radioattività specifica, cioè di 1 grammo, del carbonio contenuto in un essere vivente è di circa 15 disintegrazioni al min. come è stato, infatti, sperimentalmente accertato. Fino agli anni Ottanta la datazione si basava sulla misura della radioattività specifica del reperto in rapporto al valore iniziale, già indicato, di 15 dis./min. Ciò implica l’estrazione di una congrua quantità di carbonio dal campione da datare e una meticolosa attenzione a evitare inquinamento con carbonio estraneo, la trasformazione in CO2 e la successiva introduzione del gas nel contatore. In questa misura di conteggio è inevitabile la presenza dell’errore statistico che diminuisce in valore relativo come 1 n essendo n il numero di conteggi fornito dal contatore. Segue immediatamente che per ottenere una precisione dell’1% bisogna che n sia dell’ordine di 104 e ciò a sua volta implica, per la quantità di materiale e/o i tempi di misura, nella maggior parte dei casi valori sproporzionati. Misure così complesse, anche per molte difficoltà di tipo sperimentale qui non citate e tediose, possono essere affrontate per casi di grande interesse alla condizione preliminare di aggirare il problema, di per sé irrisolvibile, della conoscenza del dato di concentrazione iniziale. Invertendo il problema, il dato della concentrazione al tempo 0 può essere ottenuto basandosi su un reperto di età nota del quale si determini la concentrazione attuale di C14. Poiché il legno è il materiale per eccellenza databile con il C14, è stato possibile ottenere sistematicamente il valore della concentrazione iniziale ricorrendo a campioni di legno antichi. L’età dei campioni è stata ricavata con il metodo della dendrocronologia. Questo metodo di datazione si applica esclusivamente al legno di alberi cresciuti nelle zone temperate per i quali il susseguirsi delle stagioni corrisponde alla generazione della serie di anelli di accrescimento del tronco e, inoltre, l’andamento nel tempo della larghezza dell’anello riproduce quello delle caratteristiche climatiche della stagione primaverile anno dopo anno. Per ottenere la sequenza degli anni di calendario è sufficiente che sia possibile associare anche un solo anello della serie con il suo anno basandosi, nel caso più semplice, sulla correlazione fra anello più esterno e data di abbattimento della pianta, se noto, o basandosi su segni caratteristici degli anelli dovuti a eventi straordinari quali fulmini o incendi avvenuti in date di calendario note. Disponendo di campioni ben conservati da alberi di lunga vita come le querce del Nord Europa o le sequoie del continente americano si è ottenuto di risalire ai valori della concentrazione atmosferica del C14 mediata su intervalli di 10 anni fino a circa il 10.000 a.C. Liberandoci dal problema della determinazione della concentrazione iniziale, la dendrocronologia ha rappresentato la provvidenziale soluzione per l’applicazione del metodo del C14 a un intervallo di tempo sicuramente di interesse dominante per l’arte e l’archeologia con intervalli di errore per quanto concerne l’età convenzionale valutabile in alcune decine di anni. Il ricorso alla dendrocronologia per la calibrazione del metodo del C14 implica che, per accordo universale fra tutti i laboratori su scala mondiale, siano stati fissati i criteri per misurare l’età convenzionale, o non calibrata, di C14. Con questa denominazione si sottintende che si tratta di un’età di per sé erronea ma che rappresenta il dato, ottenuto con la stessa procedura rigorosamente concordata dalla misura di C14, da mettere in corrispondenza con la data di calendario riferita al campione ricavata dalla dendrocronologia. Ulteriore condizione fondamentale per ottenere l’età convenzionale è che la misura della concentrazione di C14 del campione sia confrontata nello stesso laboratorio con quella misurata per un campione moderno di riferimento standard universale. Esso è costituito di acido ossalico ottenuto da una particolare annata della barbabietola da zucchero da una coltivazione del Nord America ed è distribuito dal National Bureau of Standards. In questo modo, essendo la determinazione basata su 2 misure sperimentali di identiche modalità, si elimina l’errore sistematico sperimentale eventualmente commesso dal laboratorio. L’età convenzionale è riferita, ancora per convenzione, al 1950 e denominata con la sigla B.P. (Before Present). L’errore sulla data di calendario dipende direttamente dall’errore sperimentale dell’età convenzionale ma può esso essere maggiore o minore di quello attribuito all’età convenzionale a seconda dell’inclinazione locale della curva di calibrazione. M. Milazzo, Università di Milano Pubblicato in AIDA news n.1, maggio 2010