i templari a vimercate - Il Tesoro piu` nascosto

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i templari a vimercate - Il Tesoro piu` nascosto
I TEMPLARI A VIMERCATE
Giovedì 22.09.2011, alle ore 21,00, c/o l’auditorium della
Biblioteca Comunale di Vimercate (MB), in Piazza Unità
D’Italia, 2/g, ci sarà l’incontro, ad ingresso libero, promosso
dall’associazione
F.A.S.T.I.,
in
collaborazione
con
l’associazione commercianti di Vimercate, con il patrocinio
della Provincia di Monza e Brianza, tenuto da Michelangelo
Magnus, autore del saggio: “Viaggio nei Misteri della Brianza
templare ed esoterica” (e-Book, edito nel 2011 da Amazon
Kindle). Nell’occasione si parlerà delle tracce lasciate dai
Templari a Vimercate (e in Brianza) e dell’ipotesi che in città
esista: il “Bafometto”, una statua dei Maestri campionesi,
dedicata a Jacques De Molay (l’ultimo dei Maestri Templari) e
un affresco legato al mistero della Sacra Sindone. La
conferenza sarà l’occasione per presentare alla stampa la
serata a tema medioevale dal titolo:
“VIMERCATE MEDIOEVALE TRA L’ONIRICO E IL MAGICO”
Programma della manifestazione
Giorno 22.09.2011
Ore 21,00 – Presentazione a cura di Michelangelo Magnus, e dell’Ass. comm. di
Vimercate, c/o l’auditorium della biblioteca di Vimercate degli scopi dell’iniziativa;
Ore 21,30 – Conferenza illustrativa dei simboli e dei misteri dei più significativi
monumenti Vimercatesi.
Giorno 24.09.2011
Dalle ore 16,00 - Degustazione gratuita presso la gastronomia “Millevoglie”, di
Via V. Emanuele, n. 23, a Vimercate di “cibi d’autore”, in quanto verranno
riproposti alcuni dei piatti estrapolati dai romanzi di Michelangelo Magnus,
seguirà la notte medioevale. Nell’occasione sarà possibile passeggiare per le
vie del centro del Paese, tra mercatini medioevali e bancarelle degli speziali,
ammirando le opere d’arte in grado di interagire con i visitatori, della Sinergia
Artistica R.A.O. (Reality Art Open, I^ avanguardia artistica del III° millennio),
esposte nelle vetrine dei negozi (che per l’occasione saranno aperti fino a
tarda ora). La manifestazione prevede spettacoli di strada, evoluzioni degli
sbandieratori e dei rapaci dei falconieri e altre rappresentazioni artistiche a tema.
(Info: Max 349.0938830 – www.iltesoropiunascosto.com)
I TEMPLARI A VIMERCATE (*)
A CURA DI MICHELANGELO MAGNUS
(*) RELAZIONE STORICA E SIMBOLICA SULLA CHIESA DI SANTO STEFANO A VIMERCATE
ESTRATTA DAL LIBRO: “VIAGGIO NEI MISTERI DELLA BRIANZA TEMPLARE ED ESOTERICA”
La chiesa di Santo Stefano è una chiesa che ha una chiara impronta Templare, o quantomeno Giovannita, per i
seguenti motivi:
1) Sebbene molto antica, tuttavia fu proprio nel XII° secolo che subì interventi significativi in particolare mi
riferisco alla torre campanaria, periodo in cui nella regione sono in auge i Templari, che hanno una magione nella
vicina AICURZIO (MB), i quali probabilmente avevano anche un distaccamento nell’attuale cascina della
“Cavallera” (toponomastica che sottintende la presenza di alcuni cavalieri o quantomeno le loro scuderie), edificio
con tutta probabilità passato solo successivamente all’Ordine dei Cavalieri di Malta che ne furono storicamente i
possessori certificati (ipotizzo, a seguito della confisca effettuata ai danni dei templari nel 1307). Tracce di cavalieri,
nella fattispecie gli ospitalieri, lo rinveniamo anche nel nome di alcuni edifici, ora andati perduti quali ad esempio la
chiesa Ospitale S. Giovanni, posta fuori dell’antico borgo medievale.
2) Nella chiesa spicca una chiara croce patente compatibile con il periodo in cui venne realizzata.
3) Il campanile e il battistero adiacente oggi andato distrutto (che conteneva una immagine di San Giovanni che
indicava il vessillo templare, oggi trasferita nel Museo del Must di Vimercate), sono molto simili come forma e
disposizione sia alla chiesa di San Sepolcro in Pisa che fu fondata dagli Ospitalieri di San Giovanni di
Gerusalemme nei primi decenni del XII secolo, sia all’omonimo complesso di Bologna ed entrambe le chiese, di
chiara influenza templare/giovannita furono costruite prendendo a modello la basilica del Santo Sepolcro di
Gerusalemme. Oltre a questi indizi, troviamo anche altre tracce di Ordini cavallereschi.
4) Negli interrogatori che subirono i templari dopo il loro arresto in massa, emerse che adoravano una testa che
prendeva il nome di “bafometto” su cui giuravano tali cavalieri. Secondo alcuni autori la testa era un cranio vero e
proprio, una reliquia, forse la testa di Hugues de Payen), padre fondatore dell'Ordine (il cui vero nome era Ugone De
Pagani in quanto era un nobile che risiedeva nell’antica Lucania) sul cui stemma araldico comparivano tre teste nere
in campo d'oro; altri ritengono invece che si trattava del cranio decapitato di San Giovanni Battista. Alcuni autori, in
effetti, sostengono che i Templari erano stati influenzati dall'eresia giovannita, o mandea, secondo cui Gesù era
soltanto un "falso profeta" mentre in Giovanni veniva riconosciuto il vero Messia. Ian Wilson propone l'ipotesi che
l'idolo templare non fosse altro che la riproduzione della faccia di Cristo effettuata dal Mandylion, la famosa reliquia
cristiana che in seguito è stata identificata con la Sacra Sindone di Torino. Secondo le ipotesi più comuni, la Sindone
fu nel periodo fra il 1204 ed il 1307 custodita dai Templari, ed essa, opportunamente ripiegata, sarebbe apparsa
proprio come una testa barbuta. Nei primi resoconti i cavalieri affermavano che tale idolo era rappresentato da “una
testa barbuta dagli occhi di carbonchio”, motivo per cui alcuni studiosi pensarono che si trattasse di un diavoletto
o forse di Maometto in assonanza con il nome. Indipendentemente da tali posizioni, nulla esclude che la protome
umana duecentesca posta sulla torre campanaria di Santo Stefano con finalità protettive possa essere anche essa una
raffigurazione del bafometto, ciò lo dico non solo in considerazione della sua somiglianza con l’idolo che si rinviene
anche nella chiesa pisana, ma per la probabile presenza nelle sfere degli occhi di due palline di piombo del colore
del carbonchio. Simbolicamente tale icona (peraltro presente sulla facciata esposta a ovest ove tramonta il sole)
simbolizza, a mio parere San Giovanni Battista, venerato in concomitanza con il terzo giorno dopo il solstizio estivo,
ovvero nel momento in cui il sole comincia a “cadere” all’orizzonte, dopo 3 giorni che rimane apparentemente come
immobile (Solstizio vuol dire secondo il Dizionario Garzanti: il sole si ferma, perché sembra che il sole abbia una
pausa e poi torni indietro), ecco perchè la ricorrenza cade il 24 giugno (mentre Gesù, rappresenta il solstizio
invernale, in quanto nasce il giorno del sole invictus, ovvero il 259 dicembre). San Giovanni, viene paragonato a
Elia (che ascese al cielo senza morire), il cui nome sottintende la denominazione antica del sole (elios), e il periodo è
quello della presenza delle locuste di cui si cibava. Per questo motivo nel Vangelo, il Battista dice: Egli deve
crescere e io diminuire (GV 3,22-30). Non escludo comunque che il bafometto potrebbe tuttavia avere attinenze
anche con il Mandelyon (Veronica o Sindone), la reliquia sacra posseduta dai templari, dopo la presa di
Costantinopoli, a lungo custodita da Geoffrey De Charny (il luogotente di Molay, bruciato sul rogo insieme al Gran
maestro e successivamente rinvenuta da un suo omonimo).
5) Nella chiesa più antica, non vi erano immagini di Gesù sulla Croce, tipica usanza dei templari (che non credevano
che Gesù fosse morto), tuttavia negli affreschi della cripta risalenti alla metà del trecento possiamo notare una
raffigurazione della Tau adottata anche dai templari, sull’abito di Sant’Agostino, vi è inoltre la presenza nella mano
di uno dei Padri della Chiesa di due penne che rimandano alla figura di un compasso). Il pittore sicuramente ne
conosce il simbolismo, lo si capisce anche dagli altri simboli che ci propone tra cui la raffigurazione del nodo di
Salomone, il rosone a 8 petali e soprattutto l’agnello mistico con tanto di vessillo templare.
6) Le statue del lunotto, riprese da una porta dedicata a San Damiano, erano probabilmente disposte originariamente
in maniera differente da come si presentano oggi, come lo si desume dalla posizione degli sguardi e precisamente
San Rocco doveva essere posto al centro, mentre la Madonna sul lato sinistro, essi infatti rappresentano la corona
dell’albero della vita ove Santo Stefano (il cui nome significa “Corona della vittoria”) rappresenta Keter (la corona),
mentre il guerriero a destra Khokhmah (la parte maschile) e la Madonna a sinistra Binah (la parte femminile, la
comprensione, ovvero la “sedes sapientae”), in quanto queste conoscenze furono trasmesse ai Maestri campionesi,
proprio dai templari che le acquisirono dai sacerdoti ebrei.
7) La disposizione che si presentava sulla porta di San Damiano era quella classica, ma nel nostro caso le statue
furono messe in quell’ordine sulla base di un preciso messaggio di cui parlerò appresso.
8) Uno dei 3 santi rappresentati sulla lunetta, che è successiva alla costruzione della chiesa, ovvero del 1350-1360, a
mio giudizio è dedicata (ma non lo rappresenta fisicamente), all’ultimo dei Maestri templari ovvero Jacques
De Molay, ciò per 3 motivi:
a) l’abbigliamento è tipico del duecento;
b) la spada è chiaramente una bilama, (probabilmente arrotondata) caratteristica arma templare;
c) ogni santo viene sempre rappresentato in una iconografia classica, nella stessa lunetta, notiamo infatti Santo
Stefano (con 3 pietre in testa a ricordo del martirio), la Madonna con Gesù Bambino con un libro in mano (a indicare
la Sedes Sapientae, ripresa successivamente da Botticelli, Lippi, Raffaello e dal Gaddi), mentre invece il santo
guerriero non ha nessun segno identificativo se non una palma.
Dato che della testa abbiamo già parlato ci soffermeremo sul significato della palma.
La palma si dice in greco antico phoenix, ovvero fenice, e indica la resurrezione, per i romani è simbolo di vittoria,
per i cristiani, di martirio.
Nei graffiti del castello di Chinon, attribuiti a De Molay vi è un cavaliere inginocchiato che parla con una fenice (o
un ibis) contenente una testa (http://templari.wordpress.com/2007/12/19/i-graffiti-di-chinon), ovvero gli stessi
elementi che troviamo ripetuti nella nostra chiesa.
Ora a mio giudizio gli artisti, nella fattispecie sicuramente dei Maestri Campionesi, ci vogliono dire: “Il Maestro
morì martire, ma gli insegnamenti (che provengono dal femminino sacro della Sedes sapientae), dalle ceneri
risorgono in attesa della vittoria finale (Santo Stefano=Corona della vittoria)”.
9) Ovviamente il guerriero rappresentato, non riporta la croce tipica sul mantello, né la barba, il che farebbe pensare
che non si tratti un templare tuttavia sebbene l’icona del monaco guerriero ci viene rappresentato con la barba,
mentre il Santo guerriero ne è privo e peraltro, porta i capelli senza la tonsura monacale, tuttavia, anche a questo, vi
è una spiegazione razionale.
- La regola dell'Ordine prevedeva il taglio della barba, o che la stessa fosse ben curata, con l’eccezione dei monaci
guerrieri che erano di stanza a Gerusalemme.
- Inoltre molti templari si tagliarono la barba in senso di sottomissione, durante le torture prima del supplizio finale
(ma furono comunque uccisi).
- La barba e l’età reale del Gran Maestro De Molay non potevano essere raffigurati, perchè il clero del tempo ne
avrebbe capito il significato e avrebbe messo al rogo gli artisti, che avessero osato fare una statua a un eretico, a soli
40 anni dalla morte.
- Il volto ha i tratti femminei che ci ricordano l’androgino San Giovanni evangelista nell’ultima cena di Leonardo ed
èsposto a ovest, ove tramonta il sole, quindi è da intendersi come la sintesi tra la forza maschile (la spada) e la
dolcezza del femminile, ovvero l’armonia degli opposti.
- Chi sia il modello di riferimento reale non sono in grado di dire, sicuramente non Pinamonte da Vimercate (che
aveva un viso volitivo), piuttosto esso ha una qualche rassomiglianza con il ritratto giovanile del discendente di
Geoffrey De Charny (il luogotente di Molay). In sintesi la statua rappresenta l’ideale dei templari e non una persona
specifica, indipendentemente da chi fu il modello reale, mi rafforza questa idea la riproposizione pittorica posta
all’interno della Chiesa risalente al periodo rinascimento, anche qui ci troviamo di fronte a un santo guerriero dai
tratti fisici similari, a indicare che il concetto trasmesso non era casuale, ma voluto.
10) Nell’affresco dell’anonimo pittore lombardo del cinquecento, troviamo ancora una volta tutti gli attributi sopra
evidenziati, ovvero il simbolo della testa raffigurata su un telo (Veronica/Mandelyon/Sindone) sostenuto da una
donna (Maria), accanto a San Cristoforo (che significa portatore del Cristo) con Gesù bambino che si appoggia su
una croce che finisce ancora una volta con una palma e il solito Santo guerriero non identificato, che a nostro
parere altri non è che Geoffrey De Charny ovvero colui, che fu considerato l’ultimo custode della Sacra
Sindone. Infatti che sia una Veronica anomala lo si capisce da due particolari prima di tutto la croce templare che
spicca sull’aureola ovvero il disco solare, in secondo luogo sopra l’affresco, nella lunetta, compare una
raffigurazione di una falce di luna nera che sormonta una croce con un chiodo sull’asse orizzontale posizionato a
sinistra rispetto al centro della croce posta all’interno di un cerchio (croce runica), esso rappresenta forse un rimando
al feminino sacro (ovvero a Maria Maddalena) o alla contrapposizione tra sole e luna.
Michelangelo Magnus