msf rapporto delle attività 2008

Transcript

msf rapporto delle attività 2008
MSF rapporto
delle attivitÀ
2008
Carta dei Principi
Medici Senza Frontiere – MSF è un’organizzazione privata a
carattere internazionale. L’organizzazione annovera, in gran
parte, medici e operatori sanitari ed è aperta alle altre professioni che siano utili alla sua missione. Tutti devono
attenersi, sul proprio onore, ai seguenti principi:
i Medici Senza Frontiere – MSF prestano la loro opera di
soccorso alle popolazioni povere, alle vittime delle catastrofi
di origine naturale o umana, alle vittime della guerra, senza
discriminazione alcuna, sia essa razziale, religiosa, filosofica o politica;
operando nello spirito di neutralità e in completa imparzialità, i Medici Senza Frontiere rivendicano, in nome dell’etica
professionale universale e del diritto all’assistenza umanitaria, la totale libertà nell’esercizio della loro funzione;
si impegnano a rispettare i principi deontologici previsti
dalla professione nonché a mantenere una totale indipendenza da qualsiasi potere e da ogni forza politica, economica o religiosa;
in qualità di operatori umanitari, sono al corrente dei rischi
e dei pericoli presenti nelle missioni che compiono astenendosi, quindi, dal reclamare, per sé o per altri aventi diritto,
compensi diversi da quelli che l’associazione sarà in grado
di fornire loro.
I testi del presente rapporto relativi ai singoli paesi forniscono una panoramica del lavoro di msf nel mondo tra gennaio e dicembre 2008.
I numeri relativi al personale rappresentano il numero totale di posizioni
fte (equivalente a tempo pieno) per paese nel 2008. I motivi dell’intervento classificano l’evento/i iniziale/i che ha suscitato la risposta medicoumanitaria di msf come documentato nello studio del 2008 sulla tipologia
internazionale.
I riassunti per paese sono a carattere rappresentativo e, per motivi di spazio,
non possono essere del tutto completi.
foto diphoto
copertina
Francesco Zizola
cover
© Marta© Ramoneda,
Pakistan
1
2|
2 | MSF progetti nel mondo
4 | L’anno in rassegna
Kris Torgeson, Segretario Generale, msf Internazionale
Dr Christophe Fournier, Presidente Comitato Internazionale msf
7 | PANORAMA SULLE ATTIVITà MSF
4|
8 | crisi dimenticate del 2008
reportage fotografici
10| Tre killer trascurati
15| GlossarIO DELLE MALATTIE
PROGETTI MSF NEL MONDO
17| Africa
47| Asia e Caucaso
65| Americhe
71| Europa e Medio Oriente
Servizi
24| Sfide di MSF nel Congo Orientale
79| Nuovi problemi umanitari in Iraq
10|
17|
84| PROGETTI CHIUSI
86| FaTTI E CIFRE
88| Contatti MSF
APPROFONDIMENTO
90| MSF Speciale Italia
79|
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
INDICE
M SF P R OGETTI NEL MONDO
2
MSF PROGETTI NEL MONDO
MSF apre e chiude ogni anno molti progetti,
rispondendo a crisi, passando ad altri la gestione
di determinati progetti, controllando le esigenze
dei pazienti di ogni singolo progetto e reagendo
in modo flessibile al loro cambiamento. In un unico
paese possono essere in atto contemporaneamente
più progetti, a seconda delle necessità.
BELGIo
FRANCia
MOLDOVA
Svizzera
ITALia
GEORGIA
ARMENIA
Grecia
Libano
Malta
Marocco
HAITI
Mali
GUATEMALA
HONDURAS
Niger
COLOMBIA
IRAQ
Sudan
Yemen
Ciad
Burkina
Faso
Guinea-Bissau GuineaCOnakry
Sierra
Costa
Leone
d'avorio
Liberia
territori
palestinesi
Nigeria
Etiopia
repubblica
centrafricana
Camerun
Somalia
CONGOBRAZZAVILLE
Uganda
Kenya
repubblica
democratica Burundi
del congo
Brasile
Malawi
Zambia
BOLIVIA
Zimbabwe
Mozambico
swaziland
Lesotho
Sud Africa
3
UZBEKISTAN
KYRGYZSTAN
TURKMENISTAN
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25
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73
69
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Armenia
Bangladesh
Belgio
Bolivia
Brasile
Burkina Faso
Burundi
Cambogia
Camerun
Repubblica centrafricana
Ciad
Cina
Colombia
repubblica democratica
del congo Etiopia
Francia
Georgia
Grecia
Guatemala
Guinea-conakry
Guinea-Bissau
Haiti
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52
54
78
78
74
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80
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32
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Honduras
India
Indonesia
Iran
Iraq
Italia
Kenya
Kyrgyzstan
Libano
Lesotho
Liberia
Malawi
Mali
Malta
Moldova
Marocco
Mozambico
Myanmar
Nepal
Niger
Nigeria
Pakistan
territori palestinesi
59
60
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37
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39
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63
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Papua Nuova Guinea
filippine
federazione russa
Sierra Leone
Somalia
Sud Africa
Sri Lanka
Sudan
Swaziland
Svizzera
Tailandia
Turkmenistan
Uganda
Uzbekistan
Yemen
Zambia
Zimbabwe
chiusura dei programmi
84 | CONGO-BRAZZAVILLE
84 | Costa d'avorio
84 | Laos
CINA
IRAN
PAKISTAN
NEPAL
BANGLADESH
INDIA
MYANMAR
LAOS
TAILANDia
CAMBOgIA
filippine
SRi LANKA
INDONESIA
PAPUA Nuova GUINEA
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
federazione
russa
48
49
72
66
66
18
19
50
20
21
22
51
68
23
L’A NNO IN R A SSEGNA
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L’anno in rassegna
Kris Torgeson, Segretario Generale MSF Internazionale
Dr Christophe Fournier, Presidente Comitato Internazionale MSF
© Kris Torgeson
Il 2008 è stato un anno di successi
ma anche di frustrazioni per MSF.
Se, infatti, i progressi nel trattamento
della malnutrizione ci hanno consentito di aiutare un numero superiore
di bambini, abbiamo trovato ostacoli
a raggiungere le vittime di alcuni dei
conflitti più dimenticati al mondo.
Nel corso dell’anno, gli operatori di MSF
hanno eseguito 8,8 milioni di visite e
47.500 interventi chirurgici in oltre 65 paesi.
Abbiamo curato oltre un milione di persone
affette da malaria e fornito assistenza alimentare a più di 200.000 bambini malnutriti.
Quando in Kenya è esplosa la violenza dopo
le elezioni, quando un ciclone ha devastato il
delta dell’Irrawaddy nel Myanmar, e quando
nello Zimbabwe è scoppiata una massiccia
epidemia di colera, le équipe mediche di
MSF erano già sul posto, pronte a fornire
l’assistenza necessaria. In Kenya, MSF ha
rafforzato le proprie équipe sul campo con
altri chirurghi, medici, infermieri e specialisti
della logistica, per far fronte all’escalation
della violenza.
Nel Myanmar, abbiamo fornito assistenza
medica, riparo, cibo e supporto psicologico
ai sopravvissuti del ciclone Nargis e per mesi
siamo stati una delle poche organizzazioni
ad avere accesso alle regioni dello Zimbabwe
colpite dal colera: all’inizio del 2009 avevamo
curato 45.000 persone.
Nella Repubblica Democratica del Congo
(DRC), MSF ha fornito assistenza medica nelle
città coinvolte nei combattimenti nella parte
orientale del paese. In tutta la regione, abbiamo curato i feriti di guerra, creato strutture
per la cura del colera e fornito acqua e aiuti
agli sfollati.
Nel 2008, queste emergenze hanno attirato,
5
L’accesso alle vittime dei conflitti armati,
dalla Somalia all’Iraq, dal Pakistan al Sudan
fino ai Territori Palestinesi, ha posto enormi
problemi alle équipe di MSF durante tutto il
corso dell’anno. Insicurezza e ostacoli, a volte
chiaramente intenzionali, hanno contribuito ad aggravare questi problemi. Ci siamo
appoggiati al personale MSF locale affinché ci
aiutasse a fornire aiuti umanitari indipendenti alle popolazioni in difficoltà delle zone
di conflitto.
In Somalia, il rapimento e il successivo rilascio di 2 membri di MSF all’inizio del 2008 e
poi la brutale uccisione di 3 colleghi a gennaio ci hanno obbligato a chiudere i programmi
e rivalutare in che modo operare in questo
conflitto di grande violenza. Il personale
somalo di MSF ha continuato a lavorare,
curando 2.300 persone con ferite da arma
da fuoco e assistendo circa 10.000 bambini
affetti da malnutrizione acuta.
In Iraq, MSF ha continuato a fornire assistenza medica attraverso programmi chirurgici e
offrendo formazione e forniture agli ospedali
del paese.
Dopo oltre 2 decenni di lavoro in
Afghanistan, nel 2004 MSF è stata obbligata
a ritirarsi a seguito della brutale uccisione
di cinque nostri colleghi. Nel 2008, abbiamo
iniziato ad esaminare la possibilità di fornire
nuovamente assistenza medica a coloro che
sono colpiti dalla crescente insicurezza del
paese. Inoltre, nel vicino Pakistan, dove sono
fuggiti in 600.000 a causa dei combattimenti
nella Provincia di Nord Ovest, le équipe di
MSF si sono adoperate per aiutare la popolazione ad accedere alle strutture sanitarie.
Ma garantire che tutte le parti in conflitto
riconoscano e rispettino l’assistenza umanitaria indipendente continua a risultare difficile
e all’inizio del 2009 siamo stati obbligati a
sospendere quest’attività a causa dell’uccisione di due operatori che viaggiavano su
un’ambulanza di MSF.
In Sudan, impedimenti burocratici e la crescente insicurezza ostacolano la risposta di
MSF alle popolazioni maggiormente in difficoltà del Darfur e di altre regioni del paese.
In agosto, ad esempio, dopo una serie di
attacchi contro il personale di MSF, le équipe
sono state obbligate ad abbandonare alcuni
progetti nel nord: Tawila, dove si erano riuniti 35.000 sfollati e Shangil Tobaya, dove MSF
forniva assistenza medica a 28.000 sfollati.
Lasciare così tante persone prive di accesso
all’assistenza medica, anche se solo temporaneamente, è stato molto difficile, ma senza
la garanzia di un minimo di sicurezza per
gli operatori umanitari, MSF non aveva altra
scelta che sospendere le attività per qualche
settimana. Nonostante questo, nel 2008 in
queste 2 aree sono state eseguite in totale
70.000 visite.
Nel dicembre 2008, Israele ha lanciato l’offensiva ‘Hard Lead’ nella striscia di Gaza. Durante
i combattimenti, MSF ha avuto difficoltà ad
inviare altre équipe mediche, a causa delle
restrizioni poste da Israele sugli spostamenti
di persone e aiuti. Tuttavia il personale di
MSF già presente a Gaza è stato in grado di
offrire una risposta immediata supportando
gli ospedali locali. Solo dopo un cessate
il fuoco dichiarato dalle forze israeliane a
gennaio, un’équipe chirurgica di MSF e 21
tonnellate di forniture (comprese 2 tendeospedale gonfiabili) hanno potuto raggiungere Gaza City. MSF ha quindi concentrato la
propria attività sulla chirurgia elettiva e sulle
cure post operatorie.
Un’altra area su cui si è concentrato l’interesse di MSF nel 2008 è stata la ricerca di
approcci innovativi per combattere la malnutrizione e le malattie dimenticate.
Durante tutto il 2008, MSF ha sollecitato
un miglioramento degli standard degli aiuti
alimentari internazionali al fine di fornire i
corretti elementi nutritivi necessari ai bambini. Nelle aree maggiormente devastate dalla
malnutrizione cronica, come l’Asia meridionale, il Sahel e il Corno d’Africa, molte famiglie
non si possono permettere di accedere a cibi
nutrienti. Tuttavia, gli aiuti alimentari forniti
oggi da organizzazioni internazionali e donatori sono prevalentemente a base di cereali e
non comprendono alimenti di origine animale
come il latte, che contengono gli elementi
nutritivi essenziali per i bambini. Nel 2008,
MSF si è adoperata per trattare i bambini
malnutriti con cibi di origine animale di
cui hanno bisogno e ha esercitato pressioni
per un’implementazione più ampia di aiuti
alimentari idonei per i bambini in tutto il
mondo.
In Etiopia, tra maggio e agosto, MSF ha
implementato un vasto programma contro la
malnutrizione, trattando oltre 28.000 casi di
malnutrizione acuta e moderata. In Niger, il
nostro lavoro è stato messo a rischio a luglio,
quando le autorità locali hanno sospeso i progetti di MSF in alcune regioni. Questa decisione era dovuta in gran parte al desiderio
delle autorità di reintegrare le nostre attività
nel sistema sanitario nazionale e impedire
un’azione e campagne di sensibilizzazione
indipendenti. Una soluzione di questo tipo,
per quanto auspicabile, era ritenuta prematura da MSF in considerazione del numero di
bambini colpiti. Dopo 2 mesi di discussioni
abbiamo potuto riavviare almeno parzialmente alcune attività nutrizionali. In totale, nel
2008 abbiamo trattato in Niger oltre 14.000
bambini con malnutrizione acuta e fornito
ad altri 70.000 una distribuzione mensile di
integratori alimentari.
In Sud Africa, dove la coinfezione TB/HIV è
endemica, MSF ha intensificato l’impegno per
aumentare l’accesso a diagnosi e cura. Negli
ultimi anni, i tassi della sola TB sono più che
triplicati nei paesi dove l’incidenza di HIV
è elevata. Si stima che nel mondo un terzo
delle persone affette da HIV abbia contratto
la TB, ma solamente l’1% viene curato.
Molti non vengono sottoposti al test per la
TB e, anche quando questo avviene, il metodo
diagnostico standard, che ha un secolo di
vita, risulta inefficace per la maggior parte
dei pazienti HIV positivi. Inoltre, gli attuali
protocolli di cura non sono semplici da usare
per i pazienti HIV positivi sottoposti a terapia antiretrovirale (ARV). Nel 2008, MSF ha
ripetutamente sollecitato governi e donatori
a investire nella ricerca e sviluppo di nuovi
strumenti diagnostici e terapeutici per la TB.
Riteniamo che gli attuali investimenti siano
almeno 4 volte inferiori a quelli necessari per
combattere il riemergere di questa malattia
mortale ma curabile.
Circa 1,9 milioni di bambini nel mondo sono
affetti da HIV ma solo 200.000 ricevono il
trattamento antiretrovirale, il che significa
che 9 bambini su 10 non hanno accesso ai
farmaci salvavita di cui necessitano. Per
rispondere a questa emergenza, MSF ha sol-
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
seppur brevemente, l’attenzione dei media.
Ma molto di ciò che MSF ha fatto durante
l’anno – e anche quello che purtroppo non
siamo riusciti a fare – non ha mai avuto titoli
sui giornali ed è difficile esprimerlo in numeri
o in poche parole.
L’A NNO IN R A SSEGNA
6
Zimbabwe. La migrazione rappresenta un
problema globale: nel 2008, MSF ha assistito
i migranti in 37 paesi.
Nel luglio 2008, MSF è rimasta scioccata dalla
sentenza del massimo organo di giudizio
svizzero, il Tribunale Federale. Il caso riguardava il rimborso di un riscatto pagato dalle
autorità olandesi per ottenere il rilascio di
Arjan Erkel, un civile olandese, capo missione
di MSF, che era stato tenuto in ostaggio nella
regione del Caucaso settentrionale per 20
mesi dopo essere stato sequestrato nell’Agosto
2002. Dopo 4 anni di procedimenti e nonostante 2 precedenti giudizi favorevoli a MSF,
il Tribunale Federale si è in parte espresso
a favore del governo olandese, decidendo
che l’onere finanziario dovesse essere suddiviso tra MSF e il governo olandese. Questa
decisione stabilisce un grave precedente per
l’azione umanitaria indipendente. Accettando
di degradare le conseguenze del sequestro
a una semplice disputa commerciale, come
richiesto dal governo olandese, la decisione
del Tribunale Federale contribuisce a rendere
i crimini impuniti contro gli operatori umanitari parte della vita quotidiana.
© Joanne Wong
lecitato governi e donatori a implementare
più velocemente i test esistenti e aumentare
considerevolmente l’uso di una versione
pediatrica di un farmaco a dose fissa combinata. Occorre lo sforzo congiunto di governi
e organizzazioni umanitarie per invertire la
tendenza e MSF continuerà a fornire un trattamento completo, compresa la prevenzione
della trasmissione madre-figlio dell’HIV.
MSF continua inoltre a sostenere la ricerca
di nuove cure per le malattie trascurate e
nel 2008 ha registrato un importante passo
avanti nella terapia della malattia del sonno.
Drugs for Neglected Diseases Initiative (DNDi)
insieme a MSF e Epicentre, hanno sperimentato un nuovo trattamento meno tossico e di
più facile somministrazione per la malattia
del sonno (trasmessa dalla mosca tse-tse),
chiamato NECT (Nifurtimox-Eflornithine
Combination Therapy). Questo trattamento
di 10 giorni è di particolare interesse per MSF
in quanto la maggior parte dei 50.000 pazienti che necessitano attualmente della terapia
vive in aree isolate e instabili.
Nel 2008, la deliberata esclusione dall’assistenza sanitaria è rimasta purtroppo un
punto centrale del lavoro di MSF e le équipe
in Europa, Medio Oriente e Africa hanno
cercato attivamente di fornire assistenza a
rifugiati e migranti che necessitavano di cure
mediche. Le politiche restrittive adottate in
Europa non hanno fermato i rifugiati e altri
migranti che arrivano in cerca di protezione o
migliori condizioni di vita. Per rispondere alle
loro necessità sanitarie, MSF ha in corso
programmi medici di emergenza in diversi
paesi tra cui Malta, Italia e Grecia. Il Sud
Africa è un altro paese in cui abbiamo dovuto
fornire questi servizi ad una popolazione di
migranti prevalentemente provenienti dallo
Non nutriamo dubbi che nel 2009, MSF continuerà a sfidare gli ostacoli per fornire cure
mediche di emergenza indipendenti a coloro
che vivono in aree di conflitto o sono esclusi
dall’assistenza sanitaria; cercheremo nuovi
modi innovativi per trattare la malnutrizione
e le malattie infettive perché i nostri strumenti medici devono essere efficaci e adatti
all’uso sul campo; e lavoreremo per essere
sempre meglio preparati a rispondere ai disastri naturali. Ma potremo fare tutto questo
solo con il costante supporto dei milioni di
donatori, tra cui 3,7 milioni di singoli individui di tutto il mondo, e le decine di migliaia
di operatori MSF che rendono il nostro
lavoro possibile ogni giorno. Grazie.
7
Interventi di dimensioni maggiori
in base al costo del progetto
1 Repubblica Democratica del Congo
2 Nord Sudan
3 Somalia
4 Etiopia
5 Sud Sudan
6 Niger
7 Ciad
8 Myanmar
9 Kenya
10 Zimbabwe
11 Haiti
12 Repubblica Centrafricana
Sede dei progetti
Africa | 68%
Asia | 16%
Americhe | 7%
Europa | 6%
Medio Oriente | 4%
Contesto degli interventi
Stabile | 41%
Conflitto armato | 34%
Instabilità interna | 19%
Post bellico | 6%
Evento che ha causato
l’intervento
Conflitto armato | 42%
Malattie epidemiche,
endemiche | 33%
Violenza sociale, esclusione
dall’assistenza sanitaria | 21%
Disastro naturale | 4%
Informazioni sulle attività
(Non esaustive e comprendenti esclusivamente le attività di assistenza
diretta dei pazienti da parte di MSF. L’attività può includere diagnosi,
cura e follow up.)
ATTIVITÀDEFINIZIONETOTALE
Servizi
Visite ambulatoriali
8,814,813 ambulatoriali
Servizi
Pazienti ricoverati
312,509
di degenza
Terapie
Casi confermati trattati
1,178,679
Antimalariche
TFC Bambini gravemente malnutriti ricoverati 212,565 o assistiti ambulatorialmente
SFC
Bambini moderatamente malnutriti accolti 119,353
Parti
Donne che hanno partorito, tagli cesarei inclusi
101,858
Violenza
Casi di violenza sessuale trattati medicalmente
15,145
sessuale
Interventi
Interventi chirurgici importanti, compresa la chirurgia chirurgici
ostetrica, in anestesia totale o spinale 47,515
Trauma da
Interventi medici e chirurgici in risposta violenza
a violenza diretta
48,871
HIV/AIDS
Pazienti sieropositivi registrati in cura 227,591
Trattamento Pazienti sottoposti a terapia con antiretrovirali ARV (p. linea) di prima linea 130,214
Trattamento Pazienti sottoposti a terapia con antiretrovirali
ARV (s. linea) di seconda linea (fallimento del trattamento di prima linea)
1,761
PMTCT Donne incinte sieropositive sottoposte a terapie (madri)
di prevenzione della trasmissione materno-fetale (PMTCT)
8,664
PMTCT Bambini sottoposti a terapie di post-esposizione (bambini)
8,807
Tuberculosi Nuovi pazienti sottoposti a terapia anti-TB (prima linea) di prima linea
29,369
Tuberculosi
Nuovi pazienti sottoposti a terapia anti-TB (seconda linea) di seconda linea 971
Salute mentale Visite individuali 126,831
(individui) Salute mentale Sessioni di gruppo a fini di consulenza o supporto
(gruppi) 22,173
Colera
Pazienti ricoverati presso centri di trattamento del colera o trattati mediante soluzioni di reidratazione orali
68,293
Vaccinazioni
Pazienti vaccinati contro il morbillo anti-morbillo in risposta a un’epidemia 1,913,793
Terapie
Casi di morbillo trattati 32,652
anti-morbillo
Vaccinazioni
Pazienti vaccinati contro la meningite
anti-meningite in risposta a un’epidemia
706,787
Terapie
Casi di meningite trattati
7,188
anti-meningite
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
PANORAMA SULLE ATTIVITà MSF
CRISI DIMENTICATE DEL 2008
8
CRISI DIMENTICATE DEL 2008
1.
Peggiora la catastrofe umanitaria
in Somalia
La Somalia presenta alcuni degli indicatori sanitari
peggiori al mondo e l’accesso della sua popolazione ai servizi sanitari essenziali è scarso o nullo.
Secondo le stime, una donna su 10 muore di parto
e oltre un bambino su 5 muore prima del suo
quinto compleanno.
Nel 2008, la violenza nel paese è salita a livelli
mai visti da oltre 10 anni. Dall’inizio dei combattimenti, nel dicembre 2006, un milione di somali
sono fuggiti dalle loro case. Oltre 250.000 abitanti
di Mogadiscio vivono attualmente in condizioni
miserevoli sulla strada fuori dalla capitale, con
scarse prospettive di tregua.
Alcuni somali si dirigono in Kenya dove, secondo
l’UNHCR, sono 200.000, distribuiti in 3 campi. Altri
vanno verso nord, dove si imbarcano per raggiungere clandestinamente lo Yemen. Oltre 43.500 persone
– in prevalenza somali ma anche etiopi – hanno
tentato il viaggio nel 2008.
Sono anche aumentati gli attacchi mirati contro i
cooperanti. Alcuni sono stati rapiti e altri uccisi,
compresi 3 membri di MSF. MSF e altre organizzazioni sono state quindi obbligate a ritirare le
proprie équipe e a ridurre le attività mediche.
2.
Le carenze sanitarie critiche del
Myanmar, lontane dalle luci dei
riflettori, sono ancora largamente ignorate
A maggio, il ciclone Nargis ha devastato il delta
dell’Irrawaddy, con un bilancio di 130.000 persone
disperse o decedute. Quando si è diffusa la notizia,
le équipe di MSF e altre organizzazioni hanno
iniziato a fornire assistenza di emergenza nelle
aree più colpite.
Ma, al di là dell’interesse dei media, le croniche
carenze sanitarie del paese sono scarsamente note.
Nel 2007, la spesa sanitaria statale pro capite è
stata di 0,70 dollari; gli aiuti sanitari internazionali sono stati pari a 3 dollari pro capite, la cifra
più bassa al mondo. Nel 2007, i morti per HIV/
AIDS sono stati 25.000, e tuttavia meno del 20%
delle circa 75.000 persone che necessitano di terapia antiretrovirale (ARV) nel Myanmar ha accesso
alla cura. MSF fornisce circa l’80% dell’ARV disponibile gratuitamente nel paese: una situazione
insostenibile che obbliga già ora le nostre équipe a
limitare l’ammissione al programma HIV.
Altre epidemie curabili contribuiscono alle terribili
statistiche sanitarie del paese: i morti per malaria,
la principale causa di decesso, rappresentano oltre
la metà di tutti quelli registrati nel sudest asiatico.
Ogni anno, ad oltre 80.000 persone viene diagnosticata la tubercolosi (TB), e la TB multiresistente è
in aumento. Occorre un’azione più incisiva da parte
delle agenzie e delle autorità nazionali per proteggere da inutili sofferenze e dalla morte migliaia di
persone vulnerabili.
3.
Violenza e collasso economico acuiscono la crescente crisi sanitaria
dello Zimbabwe
Nel 2008, l’inflazione nello Zimbabwe ha raggiunto
il 231 milioni %. La violenza politica è aumentata
e, a seguito delle contestate elezioni di giugno,
nuove restrizioni hanno ostacolato ulteriormente
il lavoro delle organizzazioni umanitarie.
Nel paese vivono 2 milioni di persone affette da
HIV. La violenza e il collasso economico hanno
obbligato molti dei pazienti sottoposti a terapia
antiretrovirale a interrompere o abbandonare la
cura con il rischio di gravi conseguenze per la loro
salute. Alcuni non potevano più permettersi di
mangiare adeguatamente o di recarsi agli ambulatori per la cura, altri temono di lasciare le loro case
o sono stati obbligati a fuggire.
Moltissimi abitanti dello Zimbabwe – compreso
l’indispensabile personale medico – hanno lasciato
il paese. Circa 3 milioni sono fuggiti nel vicino
Sudafrica. Ogni giorno, in migliaia attraversano il
fiume Limpopo per raggiungere la città di confine
di Musina, rischiando l’attacco dei banditi. Molti di
coloro che raggiungono l’altro lato devono vivere
clandestinamente per evitare l’arresto e la deportazione. In maggio, violenti attacchi xenofobi hanno
causato lo spostamento di oltre 100.000 persone in
tutto il Sudafrica.
In agosto, ad Harare è scoppiata un’epidemia di
colera che si è diffusa rapidamente. Nuovi focolai
sono stati rilevati anche prima dell’arrivo della
stagione delle piogge, quando il colera si diffonde
più rapidamente. È stata dichiarata un’emergenza
nazionale a cui MSF ha risposto curando oltre
11.000 pazienti.
4.
Civili intrappolati dall’infuriare della
guerra nella parte orientale della
Repubblica Democratica del Congo
Rinnovati combattimenti tra gruppi armati e forze
armate congolesi (FARDC) hanno causato la fuga
di migliaia di persone da North Kivu, lasciandole
praticamente senza accesso a assistenza sanitaria,
cibo, acqua o rifugio.
Lontano dalle luci dei riflettori, gli abitanti del
distretto di Haut-Uele, di cui circa 50.000 erano già
stati obbligati a lasciare le proprie case, sono stati
vittime di raid oltre frontiera del gruppo ribelle
dell’Esercito di Resistenza del Signore. Qui e altrove,
i combattimenti rendono alcune zone inaccessibili
per le organizzazioni umanitarie. Il sovraffollamento, la scarsa igiene e la mancanza di acqua pulita
che si riscontrano in molti campi profughi rendono
migliaia di persone vulnerabili a malattie facilmente
curabili e alle ricorrenti epidemie.
5.
Il cibo pronto all’uso può
accelerare la ripresa di milioni
di bambini malnutriti
La lotta alla fame richiede la disponibilità di
sufficiente quantità di cibo, ma la vittoria sulla
malnutrizione dipende dalla disponibilità di cibo
con idonee caratteristiche nutrizionali e in quantità adeguata. L’Organizzazione Mondiale della Sanità
stima che nel mondo ci siano 178 milioni di bambini sottonutriti. Secondo l’UNICEF, la situazione sta
peggiorando in 16 paesi.
Decine di milioni di bambini ricevono assistenza
nell’ambito di programmi alimentari, ma molti di
questi programmi utilizzano cibi sbagliati. Le farine
miste rinforzate ottenute con grano o mais addizionato con la soia non sono sufficienti: alimenti
ricchi di elementi nutritivi, vitamine e minerali
sono indispensabili per un sano sviluppo di neonati
e bambini.
Fino a 5 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiono
ogni anno a causa di complicazioni legate alla
malnutrizione. In ogni istante, 20 milioni soffrono
di grave malnutrizione acuta ma solo il sette per
cento di questi bambini riceve il trattamento
raccomandato dall’ONU a base di cibo pronto (RUF
- Ready to Use Food) altamente nutriente. Queste
paste e biscotti energetici a base di latte contengono gli elementi nutritivi che occorrono ai bambini
per crescere e proteggersi dalle infezioni. I bambini
affetti da grave malnutrizione possono riprendersi
rapidamente con una breve cura a casa.
Negli ultimi due anni, MSF ha curato oltre 300.000
bambini malnutriti in 22 paesi. Utilizzando il RUF,
i programmi alimentari in comunità o per pazienti
ambulatoriali di tutto il mondo potrebbero curarne
milioni in più.
9
Popolazioni nomadi isolate e in
grave pericolo nella Regione di
Somali in Etiopia
La siccità ha già contribuito a distruggere raccolti,
scorte alimentari, pascoli e bestiame nella Regione
di Somali in Etiopia, rendendo la vita una continua
lotta per i pastori indigeni e gli abitanti della
savana del paese. Ma queste popolazioni in gran
parte nomadi si sono anche trovate in mezzo agli
scontri tra gruppi ribelli e forze governative. Alcuni
sono stati esposti direttamente alla violenza, molti
di più diventano sempre più isolati.
Nella regione si è registrato un significativo
aumento del numero di bambini affetti da malnutrizione acuta grave e la mancanza di acqua e
igiene adeguati ha contribuito ad elevare i livelli
della malattia; MSF stima che, in almeno una delle
9 zone della Regione di Somali, tre quarti della
popolazione non abbia alcun accesso ai servizi
sanitari. Ostacoli amministrativi, come quelli che
hanno portato alla chiusura di un progetto MSF a
Fiiq, aumentano considerevolmente la difficoltà di
fornire l’assistenza di cui c’è un disperato bisogno.
7.
I civili pagano a caro prezzo
l’intensificarsi dei combattimenti
nel Pakistan nord occidentale
Nel corso del 2008, nella Provincia Frontaliera di
Nord Ovest e nelle Aree Tribali di Amministrazione
Federale del Pakistan si sono intensificati i combattimenti tra forze governative e militanti. Attacchi
aerei delle forze armate statunitensi hanno contribuito alla distruzione. In agosto migliaia di
Pakistani sono fuggiti, molti in Afghanistan.
In ottobre altre violenze hanno causato in pochi
giorni la fuga di centinaia di migliaia di persone
nelle regioni confinanti. Molti hanno trovato
rifugio in case private, moschee, scuole e campi
di fortuna. Le cliniche locali sono state obbligate
a chiudere a causa della violenza e nel Kurram
Agency il pericolo costituito da fazioni armate ha
impedito a tutti, tranne ai pazienti più critici, di
viaggiare per raggiungere i servizi medici. Le ambulanze di MSF, a volte gli unici veicoli autorizzati a
viaggiare durante il coprifuoco, sono state attaccate costringendo le équipe a cercare rifugio.
Il conflitto ribolle da oltre 30 anni anche nella
regione orientale del Belucistan, con conseguenze
facilmente immaginabili. A ottobre, un terremoto
di magnitudo 6,4 ha scosso le regioni montuose del
nord ovest portando ulteriore devastazione, ucci-
dendo circa 300 persone e lasciandone altre 40.000
senza casa.
8.
Non si vede la fine della violenza
e della sofferenza in Sudan
Un terzo della popolazione del Darfur è fuggita a
causa della guerra civile. Benché nel 2008 oltre 80
organizzazioni umanitarie abbiano fornito assistenza, è risultato difficile accedere e valutare le
necessità di migliaia di persone. Anche l’aiuto che
riesce a passare rischia di essere ritirato a causa
dell’instabilità della linea del fronte, delle mutevoli
alleanze, degli attacchi e delle crescenti restrizioni
poste dal governo ai cooperanti. Secondo i dati
dell’ONU nel 2008 in Darfur si sono registrati
11 uccisioni e 189 sequestri.
In febbraio, bombardamenti, elicotteri da combattimento e truppe di terra sono tornati nel
corridoio settentrionale del Darfur occidentale. I
villaggi sono stati bruciati e svuotati coinvolgendo
circa 50.000 persone. Dopo un attacco nei pressi
di Abyei, Sud Kurdufan, in migliaia sono fuggiti
verso i campi dello stato settentrionale di Bahrel-Ghazal, mentre circa 10.000 si sono rifugiati
nella boscaglia. A maggio, i combattimenti hanno
praticamente distrutto Abyei, obbligando alla fuga
altre 60.000 persone.
Circa 1,2 milioni di persone sono tornate nel Sudan
meridionale dopo 20 anni di guerra civile solo per
trovare che le infrastrutture, i servizi e l’assistenza
sanitaria della loro terra di origine erano praticamente spariti. La malnutrizione è endemica, i
tassi di mortalità delle partorienti rimangono tra i
più elevate al mondo, la tubercolosi e il kala azar
(leishmaniosi viscerale) sono comuni e si susseguono epidemie su vasta scala di meningite, morbillo,
colera e malaria. Ed ora, sebbene la violenza possa
riaccendersi in ogni momento, il numero di organizzazioni umanitarie si sta riducendo e alcuni importanti donatori stanno reindirizzando i propri fondi.
9.
Migliaia di iracheni non sanno
dove voltarsi
Una delle molte sfide che devono affrontare le
organizzazioni umanitarie è raggiungere le popolazioni intrappolate in conflitti armati. Dal 2003, gli
sforzi in Iraq sono stati frustrati non solo dai soliti
ostacoli fisici e amministrativi ma anche dal fatto
che le fazioni politiche e militari utilizzano l’azione
umanitaria per scopi politici, rendendo i cooperanti
stessi obiettivi degli attacchi.
Quattro milioni di persone in Iraq sono sfollate a
causa della guerra e, secondo i dati dell’UNHCR e
del Norwegian Refugee Council, la metà di esse è
intrappolata nel paese.
Il governo iracheno ha cercato di sviluppare i
servizi sanitari, ma molto personale medico iracheno è fuggito dal paese e ci sono enormi vuoti
da riempire. MSF fornisce programmi chirurgici,
formazione per professionisti iracheni, forniture,
risposta di emergenza, oltre a campagne educative
e supporto psicologico, ma può raggiungere solo
una piccolissima percentuale di coloro che hanno
urgente bisogno di assistenza.
10.
Strumenti e tecniche migliori
indispensabili per combattere
la confezione HIV/tubercolosi
La tubercolosi (TB) uccide ogni anno circa 1,7
milioni di persone. È una delle principali cause di
morte delle persone affette da HIV, circa un terzo
delle quali (11 milioni nel mondo) sono colpite da
TB latente. Nel 2006, tuttavia, meno 1% dei pazienti con HIV è stato sottoposto a test per la TB.
La diagnosi della TB nei pazienti HIV-positivi è
difficile. L’esame standard, inventato oltre 100
anni fa, non è in grado di rilevare la malattia nelle
persone HIV-positive. I test di cultura rapida ottengono risultati migliori ma sono troppo complessi
per essere eseguiti nelle località in cui vive
la maggior parte dei pazienti.
La cura della TB è obsoleta e complessa in sé e non
è adatta ai problemi specifici dei pazienti coinfettati. Inizialmente sono richiesti almeno 4 farmaci
anti TB, che a volte hanno gravi effetti collaterali
e a volte compromettono la terapia per l’HIV. Da
decenni non viene sviluppato un nuovo farmaco per
la TB per uso su larga scala e la crescente incidenza
della TB farmacoresistente complica ulteriormente
le cose.
Secondo il Treatment Action Group, nel 2006 gli
investimenti nello sviluppo di farmaci, strumenti
diagnostici e vaccini per la TB sono ammontati
in tutto a soli 429 milioni di dollari: una somma
enormemente inferiore ai 2 miliardi di dollari di
investimenti annui urgentemente necessari per
offrire una possibilità di sopravvivenza a milioni
di persone coinfettate.
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
6.
REPO RTAGE FOTOG R A FICO | tre killer TRASCURATI
10
Tre killer
trascurati
Dieci anni fa, quando Medici Senza
Frontiere è stata insignita del Premio
Nobel per la Pace, l’allora presidente
di MSF, James Orbinski, ha dichiarato che oltre il 90% di tutti i decessi
dovuti a malattie infettive si registra
nei paesi in via di sviluppo perché
“i farmaci salvavita essenziali sono
troppo costosi o non disponibili in
quanto non considerati finanziariamente redditizi o perché non esiste
praticamente nessuna nuova ricerca
o sviluppo per le malattie tropicali.”
© Juan Carlos Tomasi
11
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
MSF ha destinato il denaro del premio ai suoi programmi
per le malattie trascurate. Lo stesso anno è stata lanciata la
campagna per l’Accesso ai Farmaci Essenziali, divenuta un
aspetto fondamentale del lavoro di MSF, così come l’impegno a migliorare la qualità dei farmaci disponibili e garantirne l’accesso anche alle comunità più povere.
Negli anni MSF ha potuto constatare un miglioramento
globale della ricerca e sviluppo nel campo delle malattie
dimenticate. E tuttavia le esigenze delle vittime delle
malattie più trascurate sono ben lungi dall’essere soddisfatte. Se calcolate insieme, tre malattie - kala-azar, Chagas
e malattia del sonno - mettono a rischio la vita di oltre 80
milioni di persone ogni anno.
Il kala-azar, o leishmaniosi viscerale, colpisce frequentemente comunità povere in regioni spesso isolate. Trasmessa
dalla puntura della mosca della sabbia e fatale se non
curata, questa malattia è endemica in 88 paesi. Il 90% dei
casi è localizzato in Bangladesh, Brasile, India, Nepal e
Sudan. La cura è ostacolata dalla resistenza ai farmaci, i
prezzi elevati, la mancanza di accesso ai farmaci esistenti e
dai lenti progressi della ricerca di nuove terapie.
Il morbo di Chagas è endemico in molti paesi dell’America
Latina, dove colpisce dai 10 ai 15 milioni di persone e causa
fino a 40.000 morti ogni anno. Questa malattia danneggia il
cuore e i sistemi nervoso e digerente in un terzo dei pazienti.
© Francesco Zizola / Noor
La malattia del sonno colpisce 36 paesi dell’Africa subsahariana dove sono a rischio 60 milioni di persone. Negli anni
Sessanta era stata quasi del tutto debellata ma è riapparsa
negli anni Novanta a causa di guerre, spostamenti delle
popolazioni e collasso dei sistemi sanitari. Nonostante una
diminuzione dei casi registrati ottenuta grazie a un miglioramento degli interventi in alcune aree, a molti pazienti,
che abitano in regioni isolate o poco sicure di paesi in cui
la malattia è endemica, questa non viene diagnosticata.
Una recente ricerca eseguita dal George Institute for
International Health ha rivelato che meno del 5% della
ricerca e sviluppo mondiale sulle malattie dimenticate
si è indirizzata alle malattie maggiormente trascurate,
vale a dire kala-azar, Chagas e malattia del sonno.
Nel 2008, MSF ha versato18 milioni di euro alla DNDi
(Drugs for Neglected Diseases initiative). MSF continuerà
inoltre a supportare la ricerca clinica e operativa attraverso
i suoi programmi sul campo, richiederà nuove ricerche per
farmaci più efficaci e solleciterà governi, aziende e organizzazioni ad adoperarsi affinché queste malattie ricevano
l’urgente attenzione e i finanziamenti che occorrono.
Gran parte dei casi di kala-azar nel mondo si concentrano
nel Bihar, uno stato dell’India nord-orientale. La terapia
© Juan Carlos Tomasi
REPO RTAGE FOTOG R A FICO | tre killer TRASCURATI
12
Il kala-azar in India
© Juan Carlos Tomasi
Il Chagas in Bolivia
© Juan Carlos Tomasi
13
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
più comune è a base di stibogluconato di sodio, tuttavia,
la resistenza a questo farmaco sta diventando un problema
sempre più serio in particolare in India, dove ben il 65%
dei pazienti è diventato farmacoresistente. MSF opera nel
distretto di Vaishali, nel Bihar, dal 2007, fornendo assistenza ai pazienti affetti da kala-azar con una delle terapie
più efficaci e sicure attualmente a disposizione per combattere la malattia: l’amfotericina liposomiale B. I team medici
hanno diagnosticato e curato oltre 3000 pazienti affetti
da kala-azar ottenendo un tasso di guarigione del 98,4%,
con una mortalità dello 0,7% e bassa incidenza di reazioni
avverse.
Forte di questi risultati, MSF sta sollecitando l’inserimento dell’amfotericina liposomiale B nel protocollo di cura
indiano come opzione terapeutica di prima linea o per l’uso
come farmaco principale in terapie combinate nei prossimi
anni.
In Bolivia, il paese con la maggiore incidenza del morbo
di Chagas al mondo, questa malattia costituisce uno dei
© Juan Carlos Tomasi
problemi sanitari più gravi. Nonostante un decreto presidenziale dichiari che la cura del morbo di Chagas nei
bambini debba considerarsi di routine, la terapia è raramente disponibile e le persone maggiormente a rischio
non possono permettersela. MSF cura pazienti affetti da
morbo di Chagas fino ai 50 anni di età nella Bolivia rurale e
suburbana, un importante passo avanti nella lotta al Chagas
che anche ai nostri giorni frequentemente non viene
curato. Questo è spesso dovuto alla mancanza di accesso
a strumenti diagnostici adeguati, terapie più brevi e più
sicure, formule pediatriche e predittori precoci dei tassi
di guarigione per controllare l’efficacia dei farmaci.
MSF ha in corso una campagna per assicurare la produzione
e disponibilità di 2 farmaci per il morbo di Chagas esistenti
– il Nifurtimox e il Benznidazole – e ha rinnovato l’impegno per trovare terapie semplici, meno tossiche, più convenienti ed efficaci per tutte le forme del morbo di Chagas
per bambini e adulti.
© Juan Carlos Tomasi
REPO RTAGE FOTOG R A FICO | tre killer TRASCURATI
14
La malattia del sonno
nella RDC
A Doruma, Ando e Bili, nella regione nord-orientale della
Repubblica Democratica del Congo, MSF ha trattato dal
luglio 2007 oltre 1.500 pazienti affetti dalla malattia del
sonno. L’incidenza della malattia nella regione è elevata, in
alcuni villaggi supera il 10%. La notizia del lavoro di MSF si
è diffusa rapidamente e la gente ha affrontato viaggi anche
di 150 km per ricevere la cura. Il trattamento dei pazienti
di seconda fase si basa sulla eflornitina, una terapia sicura
ma complessa che richiede 56 somministrazioni per via
endovenosa in 14 giorni. Negli scorsi 20 anni, MSF ha
esaminato oltre 2 milioni di persone per questa malattia
diffusa dalla mosca tse-tse e ha curato 48.000 pazienti in
diversi paesi africani.
Compiendo un importante passo avanti verso il miglioramento delle possibilità terapeutiche, MSF, Epicentre e DNDi
hanno sperimentato una nuova terapia di più facile somministrazione basata su una combinazione di eflornitina per
via endovenosa e Nifurtimox per via orale. Anche se questa
terapia risulta più semplice, servirebbero comunque trattamenti per via orale.
© Claude Mahoudeau
15
Morbo di Chagas
HIV/AIDS
Questa malattia parassitaria, descritta per
la prima volta dal medico brasiliano Carlos
Chagas, è diffusa quasi esclusivamente
nell’America Latina, sebbene l’aumento dei
viaggi internazionali abbia fatto sì che si siano
riscontrati casi anche negli usa e in Europa.
Questa patologia potenzialmente fatale danneggia il cuore e i sistemi nervoso e digerente.
Il virus dell’immunodeficienza umana (hiv)
si trasmette attraverso il sangue e i fluidi
corporei e indebolisce gradualmente il sistema
immunitario, in genere in un periodo da 3 a 10
anni, portando alla sindrome da immunodeficienza acquisita o aids. Con l’indebolimento
del sistema immunitario, si possono sviluppare numerose infezioni opportunistiche (oi)
come candidosi, polmonite e vari tipi di tumore. Alcune oi possono essere curate mentre
altre possono essere mortali.
Il trattamento deve essere somministrato nelle
fasi iniziali acute dell’infezione e ad oggi i farmaci si sono dimostrati efficaci solo nella fase
acuta e asintomatica della malattia dei bambini. La diagnosi è complessa e i medici devono
eseguire 2 o 3 esami del sangue per determinare se un paziente è stato infettato dal
parassita. Sono pochi i farmaci sviluppati per
combattere questa malattia e il trattamento
attuale può risultare tossico, in quanto il suo
completamento richiede da 1 a 2 mesi. Oltre al
trattamento dei sintomi, non esiste cura per il
morbo di Chagas cronico negli adulti.
I programmi di msf per il morbo di Chagas
in Bolivia si concentrano sull’educazione, le
misure preventive e lo screening e la cura dei
bambini. msf sta ora cercando di curare gli
adulti mediante un progetto in Bolivia.
Nel 2008 MSF ha curato oltre 2.000
pazienti affetti dal morbo di Chagas.
Colera
Il colera, termine greco per diarrea, è un’infezione gastrointestinale acuta idrodiffusa
causata dal batterio Vibrio cholerae e veicolata attraverso acqua e cibo contaminati.
L’infezione può diffondersi rapidamente e
causare grandi epidemie improvvise.
msf ha approntato dei kit di trattamento del
colera per fornire una rapida assistenza e
allestisce centri per la cura del colera (ctc Cholera Treatment Centres) nelle aree colpite
da epidemia. Le misure di controllo e prevenzione comprendono un’adeguata fornitura di
acqua potabile sicura e l’attuazione di pratiche
igieniche rigorose.
Nel 2008 MSF ha curato oltre 68.000
pazienti affetti da colera.
La più comune delle infezioni opportunistiche
che causano la morte è la tubercolosi (tb).
Molti vivono per anni senza sintomi e possono
non sapere di essere stati infettati dall’hiv.
Combinazioni di farmaci noti come antiretrovirali aiutano a combattere il virus e consentono di vivere più a lungo vite più sane, senza il
rapido decadimento del sistema immunitario.
È più facile assumere correttamente questi
farmaci quando sono riuniti in singole pillole
(fdc - fixed-dose combination, ovvero combinazione a dose fissa). I programmi completi
hiv/aids di msf comprendono generalmente
attività di educazione e informazione in modo
che le persone sappiano come prevenire la
diffusione del virus; distribuzione di profilattici; analisi per l’hiv e consulenza pre e
post analisi; trattamento e prevenzione delle
infezioni opportunistiche; prevenzione della
trasmissione madre-figlio e somministrazione
di trattamento antiretrovirale ai pazienti in
fasi cliniche avanzate della malattia.
Nel 2008 MSF ha fornito cure a oltre
227.000 persone affette da HIV/AIDS e
terapia antiretrovirale a oltre 130.000
pazienti.
Tripanosomiasi
africana umana
(malattia del sonno)
Comunemente nota come malattia del sonno, questa infezione parassitaria è diffusa
nell’Africa subsahariana e viene trasmessa
dalle mosche tse-tse. Oltre il 90% dei casi
riscontrati di malattia del sonno sono causati
dal parassita Trypanosoma brucei gambiense
(T.b.g). Il parassita attacca il sistema nervoso
centrale causando gravi disturbi neurologici e
portando alla morte se la malattia non viene
adeguatamente trattata.
Durante il primo stadio della malattia, i
pazienti mostrano sintomi aspecifici come
febbre e debolezza. Questa fase della malattia
è difficile da diagnosticare ma relativamente semplice da curare. Il secondo stadio si
instaura quando il parassita invade il sistema
nervoso centrale. La persona infettata inizia a
manifestare sintomi neurologici o psichiatrici
come perdita di coordinazione, confusione o
convulsioni e disturbi del sonno.
Una diagnosi precisa del secondo stadio della
malattia richiede il prelievo di un campione di
liquido spinale e la cura è dolorosa e prevede
iniezioni giornaliere. Il farmaco più comunemente utilizzato per la cura della tripanosomiasi, il melarsoprol, è stato prodotto nel
1949 e presenta molti effetti collaterali. Questo
derivato dell’arsenico è estremamente tossico
e in alcune aree dell’Africa risulta inefficace
nel 30% dei pazienti. Inoltre uccide fino al
5% delle persone a cui viene somministrato.
L’eflornitina, sebbene di difficile impiego in
quanto richiede somministrazione endovenosa
e un programma di cura complesso, rappresenta un’alternativa più sicura e più recente
utilizzata da msf nei suoi progetti.
Nel 2009, all’Elenco dei Farmaci Essenziali
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
si è aggiunta una nuova terapia chiamata
nect (Nifurtimox-Eflornithine Combination
Therapy), a seguito della richiesta presentata
dall’organizzazione Drugs for Neglected
Diseases initiative (dndi) e supportata da
Epicentre e msf. Alcuni studi hanno dimostrato che la terapia nect, un programma di
co-somministrazione di nifurtimox orale e
eflornitina per via endovenosa, costituisce
una terapia migliore per il trattamento della
malattia del sonno in fase avanzata in quanto
è più sicura del melarsoprol e più facile da
somministrare dell’eflornitina.
Nel 2008 MSF ha ammesso 1.900
pazienti al trattamento per la
tripanosomiasi umana africana.
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
GlossarIO DELLE MALATTIE
Afri c A | Asi a an d t he Cauc asus | The A m er i c as | Eur op e a n d t h e Mi d d le East
16
LeSmaniOsi
(Kala Azar)
Largamente sconosciuta nel mondo sviluppato,
la leishmaniosi è una malattia tropicale parassitaria causata da una delle oltre 20 varietà
di Leishmania e trasmessa dalla puntura di
alcuni tipi di mosche della sabbia. La forma
più grave, la leishmaniosi viscerale, è nota
anche come kala-azar, il termine hindi per
febbre nera. Oltre il 90% dei casi è localizzato
in Bangladesh, Brasile, India, Nepal e Sudan.
Senza cure, questa forma di leishmaniosi è
fatale quasi nel 100% dei casi.
Il kala-azar attacca il sistema immunitario
causando febbre, perdita di peso, anemia e
ingrossamento della milza. I test diagnostici
esistenti presentano notevoli problemi, in
quanto sono invasivi o potenzialmente pericolosi e richiedono strutture e specialisti
non sempre disponibili nelle aree con scarse
risorse. Il trattamento richiede dolorose iniezioni giornaliere del farmaco per 30 giorni. Il
farmaco maggiormente usato per la cura del
kala-azar, lo stibogluconato di sodio (ssg), è
stato sviluppato negli anni Trenta, è piuttosto
costoso e in alcuni pazienti causa una
reazione tossica.
La coinfezione di leishmaniosi e hiv sta
diventando sempre più una minaccia, perché
entrambe le malattie attaccano e indeboliscono il sistema immunitario. L’infezione da
una di queste malattie rende il paziente meno
resistente all’altra e il trattamento diventa
meno efficace.
Nel 2008 MSF ha curato 4.400 persone
affette da Leishmaniosi.
Malaria
Causata da 4 specie del parassita Plasmodium,
la malaria viene trasmessa da zanzare infette.
I sintomi includono febbre, dolori alle articolazioni, mal di testa, vomito ripetuto, convulsioni e coma. Se non curata, la malaria causata
dal Plasmodium falciparum può portare alla
morte.
La malaria viene comunemente diagnosticata
in base ai soli sintomi clinici come febbre e
mal di testa. Circa la metà delle persone che
presentano stati febbrili e sono trattate per la
malaria in Africa potrebbe non essere effetti-
vamente infettata dal parassita. Una diagnosi
accurata potrebbe essere effettuata attraverso
il conto dei parassiti al microscopio o con un
rapido test con dipstick. Entrambi i metodi
vengono attualmente utilizzati da msf nei
suoi progetti.
Per trattare la malattia vengono utilizzati
farmaci antimalarici. La clorochina rappresentava un tempo la cura ideale per la malaria
causata dal Plasmodium falciparum in considerazione del prezzo, dell’efficacia e dei minimi effetti collaterali; tuttavia la sua efficacia è
enormemente diminuita negli ultimi decenni.
La ricerca sul campo di msf ha contribuito a
determinare che la terapia combinata con i
derivati dell’artemisinina (act) è attualmente
la più efficace contro questo tipo di malaria
e i governi africani sono stati sollecitati a
modificare i loro protocolli farmacologici e a
utilizzare l’act. Sebbene molti governi abbiano
messo questa modifica per iscritto, in molti
casi il farmaco non è ancora disponibile
per i pazienti.
Nel 2008, MSF ha curato 1,17 milioni
di pazienti affetti da malaria.
MeningitE
La meningite meningococcica, causata dal
batterio Neisseria meningitidis, è un’infezione contagiosa e potenzialmente fatale delle
meningi, le sottili membrane che avvolgono
il cervello e il midollo spinale.
Si può essere infettati senza che si manifestino
sintomi, diffondendo così i batteri tramite
goccioline di secrezioni respiratorie o della
gola, ad esempio con la tosse o gli starnuti.
L’infezione può anche causare improvvisi e
intensi mal di testa, febbre, nausea, vomito,
sensibilità alla luce e rigidità del collo. La
morte può sopraggiungere a poche ore dal
manifestarsi dei sintomi.
Senza cure idonee, la meningite batterica
uccide oltre la metà delle persone contagiate.
I casi sospetti vengono diagnosticati attraverso
l’analisi di un campione del liquido spinale e
trattati con una serie di antibiotici. Anche con
un trattamento antibiotico idoneo, dal 5 al
10% dei pazienti colpiti da meningite muore
e fino a 1 su 5 può riportare danni all’udito
o deficit dell’apprendimento.La meningite si
manifesta sporadicamente nel mondo, ma la
maggioranza dei casi e dei decessi si riscontra in Africa, in particolare in una striscia
geografica da occidente a oriente che va dal
Senegal all’Etiopia, la cosiddetta “cintura della
meningite”, dove si verificano epidemie regolari. La vaccinazione è il modo riconosciuto per
proteggere dalla malattia.
Nel 2008, MSF ha curato oltre 7.100
persone affette da meningite e ne
ha vaccinate 706.000.
Tubercolosi
Un terzo della popolazione mondiale è attualmente infettata dal micobatterio della tubercolosi (tb). Ogni anno, 9 milioni di persone
sviluppano la tb attiva e quasi 2 milioni ne
muoiono. Il 95% di queste persone vivono in
paesi poveri.
Questa malattia contagiosa colpisce i polmoni e si diffonde nell’aria quando le persone
infette tossiscono o starnutiscono. Non tutti
si ammalano, ma il 10% delle persone contagiate sviluppa la tb attiva nel corso della vita,
con tosse persistente, febbre, perdita di peso,
dolori al petto e difficoltà respiratorie, fino
alla morte. La tb è anche un’infezione opportunistica comune e una delle principali cause
di morte tra le persone affette da hiv.
I farmaci utilizzati per la cura della tubercolosi
risalgono agli anni Cinquanta e un ciclo di
cura per la tb senza complicanze dura 6 mesi.
La diffusione di trattamenti incompleti e non
correttamente somministrati ha portato all’insorgenza di nuovi ceppi di batteri resistenti a uno o
più farmaci comunemente usati. La tb multiresistente (mdr-tb) è una forma molto grave, che si
presenta quando i pazienti sono resistenti ai due
più potenti antibiotici di prima linea.
La tubercolosi multiresistente non è impossibile
da curare, ma il trattamento necessario causa
molti effetti collaterali e richiede fino a 2 anni.
Un nuovo ceppo, la tubercolosi estremamente
resistente ai farmaci (xdr-tb), si manifesta quando si sviluppa anche la resistenza a farmaci di
seconda linea, il che rende la cura ancora più
complessa.
Nel 2008, MSF ha curato oltre 29.000
pazienti affetti da tubercolosi, di cui
971 con TB multiresistente.
17
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
MSF progetti
nel mondo
Africa
© Anke Raber
M SF P R OGETTI NEL MONDO | A fr i c A
18
INDICE
Burkina Faso
18
19
20
21
22
23
|
|
|
|
|
|
MOTIVO DI INTERVENTO • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/
Esclusione dall’assistenza sanitaria OPERATORI UMANITARI 471
25
26
27
28
28
30
31
32
32
34
35
36
37
38
39
40
43
44
45
46
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Burkina Faso
Burundi
CamerUn
REPUBBLICA CENTRAFRICANA
CIad
REPUBBLICA DEMOCRATICA
DEL CONGO
Etiopia
Guinea-conakry
Guinea-Bissau
Kenya
Lesotho
Liberia
Malawi
Mali
MArocco
MozambiCO
Niger
Nigeria
Sierra Leone
Somalia
SUDAfrica
Sudan
Swaziland
Uganda
Zambia
Zimbabwe
Decentralizzazione delle cure anti-HIV/AID
MSF sta provvedendo a decentrare i servizi sanitari dedicati ai pazienti affetti
da HIV/AIDS in 2 quartieri di Ouagadougou e incrementando il numero di centri
terapeutici. Francois Giddey, responsabile di missione MSF, spiega: ‘La strategia di
delega dei compiti, che prevede lo svolgimento di compiti clinici da parte di professionisti sanitari non medici in caso di scarsità di questi ultimi, ha reso possibile
la decentralizzazione dei servizi in alcune strutture mediche di base. Il processo di
decentralizzazione, abbinato a una strategia di delega nell’ambito delle strutture
di assistenza medica secondaria, consente di suddividere il carico lavorativo fra
un gruppo più nutrito di operatori sanitari, contribuendo a superare il problema
rappresentato dalla carenza di medici. La decentralizzazione dei servizi aiuta un
numero più elevato di pazienti ad accedere più facilmente alle cure necessarie’.
Nel mese di settembre 2008, msf aveva in cura
4.275 pazienti: di questi 3.410, fra cui 126 bambini, avevano iniziato la terapia antiretrovirale.
I nuovi casi registrati sono circa 100 al mese.
Assistenza alle ragazze di strada
e ai loro figli
msf fornisce, sin dal 2005, assistenza sanitaria alle ragazze che vivono sulle strade di
Ouagadougou e ai loro bambini. Le ragazze di
strada risultano particolarmente vulnerabili in
quanto molte sono separate dalle famiglie: si
tratta di minorenni con scarsissima istruzione
e con nessuno che le protegga. Per sopravvivere,
molte ragazze si danno alla prostituzione: corrono rischi fisici e psicologici e vengono spesso
sfruttate sessualmente, oltre a venire discriminate e stigmatizzate. Così emarginate, le ragazze
non riescono ad accedere al servizio sanitario
pubblico ma, anche se così non fosse, le cure
mediche ‘standard’ non sarebbero sufficienti
per le loro specifiche esigenze.
msf ha preso in cura le pazienti affette da
infezioni veneree ed erogato servizi sanitari a
carattere riproduttivo, ostetrico e prenatale.
msf ha inoltre soccorso le vittime di violenze
sessuali e offerto assistenza psicologica. Durante
il 2008, msf ha sottoposto le ragazze di strada a
oltre 2.500 visite, di cui 500 a carattere psicologico, e curato circa 160 bambini.
In dicembre, msf ha affidato il programma
a una ong locale, Keoogo, che si dedica da
parecchi anni ad assistere i bambini di strada
in Burkina Faso. Keoogo garantirà l’adeguato
proseguimento del programma che, col tempo,
verrà ampliato al fine di includere nuovi servizi.
Lotta alla malnutrizione acuta e alla
malaria nel nord del paese
© Elisabeth Griot
msf cura i bambini malnutriti in due distretti
– Yako e Titao – della regione settentrionale del
Burkina Faso, dove la malnutrizione è endemica.
I bambini al di sotto dei 5 anni si vedono privare
di sostanze nutritive fondamentali durante
l’annuale periodo di crisi, quando si esauriscono
le riserve alimentari ammassate durante l’anno
precedente. msf ha fornito cibi di pronto utilizzo
che le famiglie possono somministrare a casa ai
bambini malnutriti, limitando così la necessità
del ricovero ospedaliero ai casi più complicati.
A settembre, al culmine dell’emergenza, msf ha
accolto in media presso le proprie cliniche 600
bambini malnutriti al mese.
“Ci stiamo concentrando sui bambini di età
inferiore ai 5 anni, in quanto sono i più vulnerabili alla malnutrizione” ha spiegato Jean-Luc
Anglade, responsabile del programma comunitario msf per il Burkina Faso. “La malnutrizione
infantile è una delle cause alla radice della morte
di un elevato numero di bambini, ma nonostante
ciò viene trascurata. I bambini piccoli necessitano di una dieta caratterizzata da adeguate
quantità di macro e micro-nutrienti.”
Dal lancio del programma 2007, sono stati presi
in cura oltre 23.440 bambini, di cui l’88% è
stato ricoverato. Molti bambini in Burkina Faso
soffrono inoltre di malaria: fra il 65 e il 70% dei
bambini trattati nell’ambito dei programmi antimalnutrizione di msf cadono vittima della patologia al culmine della stagione malarica, durante
gli ultimi mesi dell’anno. msf ha somministrato
farmaci anti-malaria a oltre 10.700 bambini,
compresi quelli non affetti da malnutrizione.
MSF lavora in Burkina Faso dal 1995.
19
posta a cure mediche d’emergenza e, come ultima risorsa, a un parto cesareo, la madre deve
poter raggiungere una sala operatoria e usufruire di una trasfusione di sangue. L’assistenza
medica offerta da msf è essenziale, in quanto le
emergenze ostetriche mettono a repentaglio la
vita di madre e bambino e possono comportare
serie conseguenze, come la sterilità o il formarsi di fistole fra vagina e vescica’.
Mediante il suo servizio di ambulanze mobili,
msf provvede 24 ore al giorno a indirizzare i
casi di emergenza provenienti da una dozzina
di strutture sanitarie presso il proprio centro
di Kabezi, dotato di 35 posti letto.
msf intende utilizzare questo progetto al fine
di attirare l’attenzione sull’entità della mortalità materno-infantile in Burundi e sottolineare
l’importanza di cure mediche accessibili e
gratuite in questo settore. Nel 2006, un decreto
presidenziale ha accordato il diritto di ricevere
cure mediche gratuite alle donne incinte e ai
bambini al di sotto dei 5 anni: tuttavia, a causa
dello stato della rete stradale e della mancanza
di operatori specializzati, per la popolazione
della Bujumbura Rurale l’accesso gratuito resta
del tutto ipotetico.
© Benedicte Kurzen
Mediante il suo servizio di ambulanze mobili, MSF
provvede 24 ore al giorno a indirizzare i casi di
emergenza provenienti da una dozzina di strutture
sanitarie presso il proprio centro di Kabezi, dotato
di 35 posti letto.
MOTIVO DI INTERVENTO • Conflitto armato • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria OPERATORI UMANITARI 101
In aprile, a 2 anni dalla stipula di un trattato di pace che ha messo fine a oltre
10 anni di conflitto in Burundi, i ribelli delle Forze di liberazione nazionale
(FNL) hanno lanciato un’offensiva contro la capitale Bujumbura, suscitando
timori di una ripresa della guerra. In giugno, governo e ribelli hanno sottoscritto un cessate il fuoco.
Tuttavia, i lunghi anni di guerra hanno compromesso il sistema sanitario nazionale, per cui
le équipe msf vigilano costantemente al fine
di scongiurare potenziali emergenze sanitarie,
come epidemie o crisi nutrizionali.
Rurale, che conta circa 565.000 abitanti. Ogni
mese, questo centro specializzato offre assistenza medica, cesarei compresi, a circa 100 donne
colpite da complicazioni durante la gravidanza
o al momento del parto, che i centri sanitari
non sono in grado di accogliere.
Sanità materna
In giugno, msf ha inaugurato un nuovo centro
dedicato a interventi ostetrici di emergenza
a Kabezi, nella vasta provincia di Bujumbura
‘Circa il 15-20% dei parti è soggetto a complicazioni’, spiega il Dott. Pablo Nuozzi, coordinatore
di progetto msf. ‘Al fine di poter essere sotto-
Assistenza alle vittime di violenze
sessuali
Nonostante la fine di anni di conflitto aperto,
in Burundi le violenze sessuali restano un
flagello. Nel 2008, il centro msf Seruka (nome
che significa ‘uscire dal buio’ in Kirundi,
la lingua nazionale), ha prestato assistenza
medica e psicologica alle vittime di violenze
sessuali nella provincia di Bujumbura Mairie.
Dalla sua inaugurazione nel 2003, il centro
ha accolto oltre 7.000 vittime. Il team di
Seruka ha rilevato una crescente percentuale
di giovani pazienti: nel 2008, il 60% delle
vittime non aveva ancora compiuto 19 anni
e, fra queste, la metà aveva meno di 12 anni.
Le statistiche dimostrano chiaramente come
una nutrita percentuale degli aggressori
sia rappresentato da civili conosciuti dalle
vittime. In Burundi, il centro Seruka rimane
un’eccezione: nonostante gli stupri rappresentino un’emergenza medica, le vittime
di violenze trovano difficile accedere a cure
appropriate. Nel 2008, operatori medici locali
hanno varato l’Iniziativa Seruka per le vittime di violenze sessuali, che rileverà tutte le
attività dell’omonimo centro msf a partire
dal 2009.
MSF lavora in Burundi dal 1992.
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
Burundi
M SF P R OGETTI NEL MONDO | A fr i c A
20
CamerUn
MOTIVO DI INTERVENTO • Conflitto
armato • Malattie endemiche/epidemiche
• Violenza sociale/Esclusione
dall’assistenza sanitaria
OPERATORI UMANITARI 170
MSF continua a dedicarsi alla lotta contro l’ulcera di Buruli, una fra le patologie più trascurate al mondo,
per quanto perfettamente curabile.
L’ulcera di Buruli è un’infezione batterica correlata a lebbra e tubercolosi:
l’infezione distrugge l’epidermide e il
tessuto osseo e, in assenza di cure (ad
esempio sessioni di fisioterapia), può
essere causa di deformità.
Il reparto Buruli dell’ospedale di Akonolinga,
nella provincia centrale del paese, offre cure
gratuite e complete ai pazienti colpiti dalla
malattia. Dall’apertura del progetto, i pazienti
trattati sono stati oltre 700: la maggior parte è
© Claude Mahoudeau
originaria del distretto di Akonolinga, ma non
mancano persone provenienti da altre province
e regioni. Nel 2008, le modalità di erogazione
delle cure hanno subito notevoli modifiche: cure
e terapie sono state decentralizzate e si è provveduto a introdurre un nuovo tipo di medicazione
al fine di consentire ai residenti delle zone più
lontane di ricevere il trattamento senza necessità di un ricovero ospedaliero.
Di anno in anno, msf accumula esperienza nel
trattare l’ulcera di Buruli e, di conseguenza, è
in grado di offrire cure più efficaci, adatte alle
necessità dei pazienti. msf si sta inoltre sforzando di richiamare l’attenzione di ricercatori
e donatori sulla malattia, che colpisce non solo
nazioni africane come Camerun e Costa d’Avorio, ma anche l’Australia.
Il 2008 ha visto, in media, mensilmente, il
ricovero in ospedale di 54 pazienti e la cura
di 14 pazienti presso cliniche mobili, mentre
il tasso di occupazione dei letti ha raggiunto
quota 77%.
Nel 2008, msf ha chiuso il progetto pretivi,
dedicato alla prevenzione e cura integrata di
hiv/aids che, aperto nel 2003, prevedeva l’erogazione di farmaci antiretrovirali (arv) ai pazienti
affetti da queste patologie a Douala, seconda
città camerunense in ordine di importanza. msf
ha preso questa decisione in seguito alla creazione di un progetto nazionale per la cura di hiv/
aids finanziato dal Fondo Globale per la Lotta
Contro Aids, Tubercolosi e Malaria.
msf ha inoltre chiuso i progetti a Baturi, nel
Camerun orientale, che offrivano assistenza
umanitaria ai rifugiati provenienti dalla
Repubblica Centrafricana.
MSF lavora in Camerun dal 2000.
21
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
RepuBblicA
CentrAfricanA
© MSF
In memorIA
MOTIVO DI INTERVENTO • Conflitto armato
operatori umanitari 1.188
Sin dalla fine del 2005, i combattimenti fra il governo e varie fazioni ribelli hanno causato la diaspora di nutriti gruppi di persone nella Repubblica Centrafricana.
Molti villaggi sono stati saccheggiati o incendiati, obbligando alla fuga gli abitanti: la maggior parte dei profughi ha cercato rifugio nella boscaglia o presso famiglie residenti in città, spesso lontano dalle proprie case distrutte.
Benché il 2008 abbia visto un ulteriore incremento degli aiuti internazionali, gran parte
della popolazione continua a vivere esposta
alle intemperie, con il costante timore di nuovi
attacchi e senza poter accedere a servizi medici
o acqua pulita. La gente fa fatica a trovare cibo
e risulta particolarmente vulnerabile a malaria,
infezioni respiratorie e patologie diarroiche.
Assistenza alle vittime del conflitto
msf si è dedicata a offrire assistenza medica
alle popolazioni coinvolte nel conflitto mediante una rete di cliniche mobili, ospedali e centri
sanitari dislocati nella regione nordoccidentale
del paese, a Kabo, Batangafo, Markounda,
Paoua, Bocaranaga e Boguila, nonché nelle
aree nordorientali di Birao e Gordil. Sono state
effettuate oltre 385.000 visite ambulatoriali e si
è provveduto al ricovero di oltre 14.800 pazienti.
I pazienti trattati sono affetti da patologie come
malaria, tubercolosi, hiv/aids, malattia del
sonno e malnutrizione.
Assistenza a madri e bambini
La Repubblica Centrafricana presenta inoltre
un elevatissimo tasso di mortalità maternoinfantile. In risposta all’emergenza, nell’ambito
dei propri progetti msf ha provveduto, nel corso
del 2008, a effettuare oltre 30.000 visite prenatali e ad assistere oltre 5.000 partorienti.
Si è inoltre provveduto a prestare assistenza psicologica alle comunità costrette a convivere con
la minaccia di violenze e diaspore. msf ha anche
collaborato con centri sanitari in aree remote
gestendo corsi di formazione, fornendo scorte
mediche e organizzando sistemi di smistamento
per i pazienti che necessitavano di ricovero
ospedaliero. Tuttavia, l’accesso ai centri sanitari
periferici è stato limitato dalla precarietà sul
fronte sicurezza, che spesso restringe la libertà
di movimento degli operatori.
MSF lavora nella Repubblica Centrafricana dal 1997.
In data 10 marzo, tutti gli spostamenti dei
veicoli MSF si sono bruscamente interrotti
in seguito all’uccisione di Mariam Atim,
madre di un paziente MSF. Mariam è stata
colpita da una pallottola nella regione di
Vakaga, mentre accompagnava uno dei
suoi figli su un veicolo MSF ben riconoscibile. MSF ha condannato l’omicidio.
Il resto dell’anno ha visto una drastica
riduzione di spostamenti e ricoveri
d’emergenza.
‘Abbiamo visto un numero
crescente di pazienti la cui
salute è stata compromessa
dalla fuga nella boscaglia.
Accogliamo bambini colpiti
da malaria, infezioni respiratorie, diarrea e congiuntivite e adulti affetti da una
serie di altre patologie’.
Stéphane Hauser, coordinatore MSF,
Batangafo
Afri c A | Asi a an d t he Cauc asus | The A m er i cM
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22
CIad
MOTIVO DI INTERVENTO • Conflitto armato • Malattie endemiche/epidemiche
• Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria
OPERATORI UMANITARI 1.155
In seguito ai vari conflitti armati che hanno segnato la prima metà del 2008, il
Ciad ha temuto di dover affrontare un anno molto difficile. In realtà, i restanti
mesi dell’anno si sono dimostrati meno turbolenti, ma il Ciad resta comunque
una nazione estremamente instabile: l’insicurezza ha continuato ad affliggere
la popolazione e a ostacolare le iniziative umanitarie.
Violenza e diaspore
Scontri fra ribelli e forze governative, disordini
e banditismo fanno sì che per molte persone la
violenza rappresenti un’esperienza quotidiana.
Il conflitto fra ribelli e forze governative è
giunto al culmine in febbraio, con l’assalto alla
capitale N’djamena. Un’équipe chirurgica msf
si è attivata presso l’ospedale Bon Samaritain
di N’djamena, intervenendo su 126 feriti ed
effettuando oltre 80 operazioni. Assistenza di
emergenza è stata inoltre offerta alle vittime
dei combattimenti ad Ade e Gozbeida.
Secondo le stime, solo nel Ciad orientale,
185.000 persone costrette a lasciare le loro
abitazioni e 250.000 rifugiati provenienti dal
vicino Darfur sono tuttora ospitati presso campi
profughi, senza prospettive a breve termine di
fare ritorno ai propri villaggi.
Assistenza ai profughi ciadiani e
sudanesi
Nel Ciad orientale, msf si è adoperata al fine di
provvedere alle esigenze mediche di base delle
persone ospitate presso i campi profughi di
Iridimi e Touloum, l’ospedale di Iriba e il centro
sanitario di Tine: sono state effettuate oltre
71.000 visite mediche e 140 interventi chirurgici
e si è provveduto a prestare assistenza a 1.000
partorienti. Nei campi profughi di Arkoum,
Farchana e Breijing hanno avuto luogo oltre
44.300 visite, interventi nutrizionali compresi.
Con l’attenuarsi dell’emergenza sanitaria, msf
è stata in grado di affidare a terzi i progetti di
Farchana, Arkoum e Breijing nel giugno 2008,
mentre il passaggio di consegne per quelli di
Iridimi e Touloum in corso nel 2009.
Tuttavia, ad Adre, Guereda e Abéché, nonostante
i continui interventi di msf, l’assistenza offerta
alla popolazione locale e ai profughi sudanesi
risulta tuttora inadeguata. msf ha concentrato
i propri sforzi in queste zone su servizi sanitari rivolti a donne e bambini e introdotto un
programma chirurgico dedicato alla cura delle
fistole ostetriche. msf ha continuato a prestare
assistenza presso le strutture sanitarie di Adre,
che hanno accolto quasi 2.400 pazienti. Oltre
56.000 visite ambulatoriali sono state effettuate
presso i centri sanitari del distretto di Guereda,
fra cui quello del Birak, regione che all’inizio
dell’anno ha visto l’arrivo di circa 10.000 nuovi
profughi sudanesi.
Più a sud, msf ha offerto assistenza sanitaria
a 80.000 profughi e residenti nei villaggi di
Gozbeida, Kerfi e Ade. Le cliniche mobili di
Kerfi e Ade hanno iniziato a offrire servizi di
degenza all’inizio del 2008: sono state effettuate
oltre 81.800 visite e sono stati trattati altri 1.700
pazienti affetti da malnutrizione. In seguito allo
stabilizzarsi della situazione presso il campo
profughi di Gassire, a Gozbeida, msf affiderà
la clinica locale ad altri nel 2009.
A Dogdoré, un remoto villaggio dislocato nel
distretto maggiormente colpito dal conflitto interno, msf fornisce assistenza sanitaria a 27.000
profughi e 3.000 residenti sin dal luglio 2006.
Nel 2008 sono state effettuate 25.000 visite mediche di base, 1.000 pazienti sono stati ricoverati
in ospedale e 600 bambini gravemente malnutriti sono stati accolti presso il centro nutrizionale
gestito da msf. Sono state inoltre effettuate
3.000 visite prenatali e si è provveduto a prestare
assistenza a 350 partorienti. Tuttavia, una serie
di incidenti di sicurezza ha costretto msf a
ridurre le dimensioni del team operante in loco
e infine, durante il mese di ottobre, a evacuare
dai progetti tutti gli operatori internazionali.
Assistenza nel sud-ovest
Nella regione sud-occidentale del paese, msf ha
continuato a operare presso l’ospedale di Goré,
provvedendo alle esigenze mediche secondarie
di circa 30.000 profughi provenienti dalla
Repubblica Centrafricana e di 137.000 residenti
del distretto di Goré. Complessivamente, msf ha
effettuato 20.000 visite mediche e 1.000 interventi chirurgici e ricoverato 4.300 pazienti.
In seguito all’arrivo di circa 5.000 profughi
provenienti dalla Repubblica Centrafricana, msf
ha provveduto, fra i mesi di maggio e ottobre, a
garantire una fornitura idrica d’emergenza e a
effettuare visite mediche a carattere primario
e perinatale e vaccinazioni preventive contro il
morbillo per i bambini di età inferiore ai 5 anni.
Dopo 25 anni, nel dicembre 2008 msf ha lasciato Bongor, affidando l’ospedale cittadino al
Ministero della Sanità. Solo nel 2008 sono stati
trattati circa 154.000 casi di malaria, sono stati
visitati 5.815 pazienti, è stata prestata assistenza
a 1.440 partorienti e sono stati effettuati 850
interventi chirurgici.
Nel 2008, msf si è inoltre attivata al fine di
arginare epidemie scoppiate in tutto il paese.
In seguito al verificarsi di epidemie di morbillo,
msf ha vaccinato oltre 11.000 bambini a Goré
e circa 15.000 ad Adre, mentre i residenti di
Abéché sono stati vaccinati all’inizio del 2009.
MSF lavora in Ciad dal 1981.
© Hu O Reilly
23
MOTIVO DI INTERVENTO • Conflitto armato • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/Esclusione
dall’assistenza sanitaria OPERATORI UMANITARI 2.465
Per i residenti delle regioni orientali e nordorientali della Repubblica
Democratica del Congo (DRC), il 2008
è stato un anno terribile. A gennaio,
l’accordo di pace sottoscritto a Goma fra
l’esercito congolese e varie fazioni armate ha portato un barlume di speranza
agli abitanti del Kivu settentrionale e
meridionale: tuttavia, i combattimenti
sono proseguiti in maniera sporadica
durante tutto l’anno, fino al riprendere
della guerra vera e propria alla fine di
agosto. L’ondata di violenza ha costretto
alla fuga centinaia di migliaia di civili
e la maggior parte delle organizzazioni
umanitarie si è vista obbligata a sospendere le attività.
Il 2008 ha visto un graduale incremento delle
attività di msf nelle province del Kivu settentrionale e meridionale. A Rutshuru, una cittadina
a circa 43 miglia a nord di Goma, gli operatori
msf hanno continuato a prestare servizio presso
l’ospedale locale durante le fasi più cruente dei
combattimenti. Presso l’ospedale di Rutshuru
sono stati effettuati oltre 3.700 interventi
chirurgici, il 19% dei quali dovuti, a riprova del
grave clima di violenza, a ferite d’arma da fuoco.
A Kabizo, msf ha inaugurato un programma
finalizzato al contenimento di un’epidemia di
morbillo e all’erogazione di assistenza sanitaria ai profughi interni recentemente arrivati
nella regione. Durante gli ultimi 4 mesi del
2008, gli operatori msf sono stati costretti a
lasciare diverse volte Nyanzale per motivi di
sicurezza. In aprile, un team msf ha iniziato
a operare presso un ospedale del distretto di
Mweso; un altro team era già all’opera presso
l’ospedale di Kitchanga, a nord-est di Goma.
Complessivamente, i 2 team hanno effettuato
oltre 550 interventi di chirurgia maggiore, 120
dei quali finalizzati a porre rimedio a lesioni
connesse alla guerra. Nella cittadina di Masisi,
situata a circa 50 miglia a nord-ovest di Goma,
msf ha provveduto al ricovero ospedaliero di
oltre 500 pazienti al mese.
Più a sud, msf ha operato presso gli ospedali
di Kirotshe e Minova nel Kivu settentrionale,
e di Kalonge nel Kivu meridionale. A Minova,
a dicembre, mese che ha visto l’archiviazione
del progetto, msf aveva effettuato 34.000 visite
mediche. Alla fine dell’anno, msf aveva garantito il ricovero a oltre 4.000 pazienti presso
l’ospedale di Kalonge, provvedendo fra le altre
© Cedric Gerbehaye
cose a interventi chirurgici, parti e terapie per
la malnutrizione. In un panorama altamente
instabile e in rapida evoluzione, il ricorso a
cliniche mobili, la valutazione di nuove aree e
la rapida rilocazione degli operatori risultano
fondamentali ai fini dell’efficacia della strategia. I team msf hanno gestito cliniche mobili
e collaborato con centri sanitari in villaggi e
campi profughi nel circondario di Rutshuru,
Nyanzale, Kabizo, Kayna, Mweso, Kitchanga,
Pinga, Masisi, Kirotshe, Kalonge e Minova. msf
ha anche provveduto all’installazione di latrine
e all’erogazione di acqua pulita in varie località,
fra cui Kitchanga, sede di campi profughi che
ospitano oltre 70.000 persone.
Nel 2008, oltre 6.700 vittime di violenze sessuali
hanno ricevuto cure mediche e consulenza psicologica gratuita nell’ambito di vari programmi
gestiti da msf nel Kivu settentrionale e meridionale. Soltanto a Nyanzale si è prestata assistenza
a oltre 3.500 vittime, mentre a Kitchanga e
Mweso ne sono state soccorse 1.450.
Agosto ha visto accesi combattimenti, che
hanno compromesso gli aiuti umanitari. Le condizioni igieniche si sono deteriorate e i profughi
hanno avuto maggiori difficoltà ad accedere ad
acqua pulita, con conseguente incremento dei
casi di colera. In risposta all’emergenza, msf
ha trattato oltre 2.280 pazienti a Rutshuru e
Buturande.
L’inefficiente sistema sanitario nel Kivu meridionale è stato ulteriormente messo alla prova da
nutriti gruppi di profughi congolesi di ritorno
dai campi in Tanzania e Burundi. msf ha con-
tinuato a collaborare con l’ospedale e con un
centro terapeutico anti-colera a Baraka, nella
regione di Fizi. A Minova, msf ha fatto fronte
a un’epidemia di colera trattando oltre 800
pazienti.
Nel Kivu settentrionale, gli operatori msf hanno
inoltre curato bambini malnutriti presso varie
strutture sanitarie supportate dall’organizzazione, e vaccinato contro il morbillo oltre 215.000
piccoli.
Sebbene il 2005 avesse segnato la fine di anni
di conflitto nel distretto di Ituri, nella regione
nord-orientale della Repubblica Democratica,
la ripresa delle ostilità fra miliziani ed esercito
congolese ha costretto alla fuga fino a 100.000
civili. Gli operatori msf hanno prestato servizio
presso l’ospedale di Gety e inaugurato cliniche
mobili a Songolo e Soke al fine di erogare servizi
di assistenza medica a circa 50.000 profughi e
provvedere al ricovero di pazienti presso l’ospedale di Bunia. A Bunia, l’ospedale Bon Marché
ha accolto 11.500 pazienti e 26.000 bambini al
di sotto dei 5 anni.
In un panorama altamente instabile e in rapida
evoluzione, il ricorso a cliniche mobili, la valutazione di nuove aree e la rapida rilocazione
degli operatori risultano fondamentali ai fini
dell’efficacia della strategia.
Nel dicembre 2008, Uganda, Repubblica
Democratica del Congo e Sudan hanno lanciato
un’offensiva comune contro i ribelli ugandesi
del Lord’s Resistance Army (lra). A settembre,
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL Congo
M SF P R OGETTI NEL MONDO | A fr i c A
24
in risposta alle operazioni militari contro di
loro, i miliziani dell’lra hanno iniziato a commettere atti di estrema violenza contro la
popolazione civile del distretto di Haut-Uélé:
centinaia di uomini, donne e bambini sono stati
uccisi e molti giovani sono stati arruolati a forza
nell’lra. Alla fine dell’anno, oltre 100.000 persone erano state costrette a lasciare le loro abitazioni, rimanendo così in larga misura in balia di
potenziali assalitori.
Gli operatori msf hanno gestito cliniche mobili
presso varie località intorno alla città di Dungu
e a Doruma, Bangadi e Faradje. Tuttavia, le attività di msf sono state ostacolate dal clima di
estrema insicurezza della regione: gli operatori hanno potuto accedere alle aree più remote
soltanto per via area, limitando il proprio soggiorno in loco. Nonostante l’insicurezza e i problemi logistici, nel distretto di Haut-Uélé msf ha
sottoposto 21.600 persone a screening volti ad
accertare la presenza della malattia del sonno e
trattato oltre 680 pazienti affetti dalla patologia. A Opienge, nel distretto di Tshopo, un team
msf ha eseguito circa 5.500 visite di civili coinvolti negli scontri fra esercito nazionale e miliziani locali.
Nelle aree più stabili del paese, le necessità
sanitarie restano pressanti e i team msf sono
costantemente intervenuti al fine di contenere emergenze sanitarie. Nel dicembre 2008, la
regione centrale del paese è stata nuovamente
colpita da un’epidemia della letale febbre emorragica Ebola: gli operatori msf sono intervenuti
isolando e assistendo le persone potenzialmente colpite dal virus e sono riusciti a contenere
l’epidemia.
Durante i primi mesi dell’anno, i team msf hanno fatto fronte a epidemie di colera nelle città
sudorientali di Lubumbashi, Likasi e Kolwesi.
Più a nord, nella regione del Tanganyika, diversi team msf hanno provveduto, nell’estate
del 2008, a vaccinare contro il morbillo mezzo milione di bambini di età compresa fra 6
mesi e 15 anni. Benché il conflitto nel Katanga
sia terminato nel 2006, la situazione medica
rimane precaria. msf opera presso 3 ospedali a Shamwana, Dubie e Pweto, nonché presso
13 presidi sanitari. In giugno, msf ha affidato a terzi l’ospedale di Kilwa. Fra le priorità
presso queste strutture si annoverano sanità
materna (interventi ostetrici d’emergenza compresi) e assistenza psicologica e psichiatrica a
Shamwana e Dubie.
msf ha continuato a trattare pazienti affetti da hiv/aids a Kinshasa, la capitale, nonché a
Bukavu e Bunia, nella regione orientale del paese. Nel dicembre 2008, msf ha affidato il progetto di Bukavu a un’organizzazione partner e alle
autorità sanitarie locali. Due cliniche msf nella
città settentrionale di Kisangani hanno trattato
in media ogni mese 5.000 pazienti affetti da
infezioni veneree, mentre oltre 120 pazienti
al mese sono stati ricoverati presso l’ospedale
msf di Lubutu, nella provincia di Maniema.
MSF lavora nella Repubblica Democratica del
Congo dal 1987.
Condizione critica
Il 2008 ha visto il lancio di un sito dedicato a raccontare le storie delle persone
costrette a convivere con il conflitto che
affligge il Congo orientale. MSF provvede
regolarmente ad aggiornare ConditionCritical.org con racconti di persone che
hanno sperimentato in prima persona la
situazione e foto e video delle vittime
della crisi. Migliaia di persone sono in
fuga dalla guerra che infuria nelle province del Kivu settentrionale e meridionale e nel nord della Provincia Orientale:
MSF ha avvertito la necessità di pubblicizzarne la lotta per la sopravvivenza,
consentendo loro di descrivere con parole
proprie la terribile situazione in cui si
trovano.
Sfide affrontate da MSF nel Congo orientale
La decisione di intervenire nel Congo orientale richiede una profonda
comprensione di una situazione complessa e volatile. Il conflitto ha le
sue radici nell’accesso alla terra, nella lotta per il potere e nel senso di
proprietà e possesso del territorio da parte di alcuni gruppi che percepiscono gli altri come stranieri. Questi problemi sono esacerbati dalla
recessione economica e dalla precarietà sociale nonché dalla disintegrazione dell’autorità statale. Queste realtà e percezioni, rispecchiate
nell’opinione pubblica locale, attendevano solo di essere strumentalizzate da leader politici o gruppi armati per trasformare la regione orientale del paese in una polveriera. Le due guerre congolesi (1996-1997 e
1998-2002) seguite al genocidio ruandese, sono state innescate da vari
eserciti (in particolare quello ruandese, ugandese e burundese) a fini
politici ed economici: tuttavia, questa coalizione non avrebbe trovato
alleati congolesi se non avesse saputo polarizzare determinati gruppi
sfruttando divisioni locali. Analogamente, le autorità di Kinshasa, coadiuvate da politici locali, hanno utilizzato i medesimi antagonismi al
fine di strumentalizzare altri gruppi promotori dei movimenti di resistenza armati: non è dunque sorprendente che gli accordi di pace del
2002 non abbiano sortito l’effetto desiderato. È in questo contesto che
MSF opera al fine di soccorrere le persone più bisognose. È fondamentale non dare per scontato che la situazione nella regione di Nyanzale
sia simile a quella di Lubero, Bunia o Baraka. I problemi sono complessi
e diversificati: le fazioni armate alleate in una regione potrebbero
dichiararsi guerra in un’altra, i gruppi ribelli potrebbero collaborare
con l’esercito nazionale in alcune località e combatterlo in altre. MSF
deve comprendere questi parametri al fine di poter identificare fonti
di informazioni affidabili nonché i leader di forze armate o milizie in
grado di influenzare le proprie truppe. Tuttavia, l’esercito congolese è
in fase declinante: i disertori sono numerosi e sono andati a ingrossare
i ranghi di gruppi di banditi di tutte le risme. Le estorsioni da parte di
membri dell’esercito, miliziani armati delle fazioni ribelli e cani sciolti
sono un fenomeno quotidiano; attacchi per strada, stupri ricorrenti,
saccheggi e assassini rimangono quasi sempre impuniti, in quanto lo
stato manca praticamente di qualsiasi autorità. Il sistema giudiziario
e l’esercito sono totalmente inefficienti, e la risultante impunità non
fa che esacerbare il clima di insicurezza. Nel Congo orientale, il ricorso
alle armi al fine di soddisfare esigenze personali, gestire regolamenti
di conti spesso originati da rivalità locali e sfuggire alle intollerabili
condizioni di vita è diventato, per una piccola parte della popolazione, un vero e proprio stile di vita. Gli altri, vale a dire la stragrande
maggioranza della popolazione, finiscono per fuggire, pernottare nella
boscaglia, soffrire la fame e il freddo, riportare ferite d’arma da fuoco
e troppo spesso morire senza aver potuto far sentire la propria voce.
Romain Gitenet, responsabile di missione,
Repubblica Democratica del Congo
25
MOTIVO DI INTERVENTO • Conflitto armato • Malattie endemiche/epidemiche
• Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria
OPERATORI UMANITARI 1,152
tuttavia, a partire da settembre, i team si sono
trovati impossibilitati a utilizzare cliniche mobili
nel circondario di Wardher a causa del clima di
insicurezza nella regione.
A Cherrati e Degahbur, sempre nella Regione
somala, sono proseguiti i progetti in corso: a
Cherrati, msf ha erogato servizi sanitari di base e
terapie antitubercolosi (tb). Nel corso dell’anno,
sono state effettuate oltre 18.500 visite ambulatoriali e quasi 700 persone hanno iniziato la terapia
anti-tb. A dicembre, il progetto di Cherrati è stato
affidato alle autorità sanitarie locali.
A Degahbur, le équipe mediche operano presso
un ospedale erogando servizi ospedalieri, ambulatoriali e di assistenza nutrizionale.
Nel 2008, sono state effettuate oltre 7.300 visite
ambulatoriali e oltre 6.000 persone sono state
sottoposte a terapia nutrizionale.
In luglio, msf è stata costretta ad archiviare
il progetto di Fiiq, nella regione di Ogaden, a
causa di ostacoli amministrativi e del clima di
insicurezza regnante: gli operatori hanno quindi
dovuto rinunciare a fornire assistenza medica in
città e nel circondario. Nonostante vari accordi
sottoscritti con le autorità federali, il personale
msf internazionale non ha ricevuto i permessi
lavorativi necessari e ha dovuto limitare la
propria attività a brevi periodi.
© Robin Utrecht
Nel 2008, l’Etiopia è stata colpita da una crisi nutrizionale che ha devastato varie
zone nella regione meridionale del paese. Un insieme di diversi fattori, fra cui
periodi di siccità e un sostanziale incremento del prezzo delle derrate alimentari,
ha lasciato centinaia di migliaia di persone senza cibo, costringendole a lottare per
sopravvivere: i team MSF, attivi nel paese sin dal 1984, hanno provveduto a varare
un immediato intervento d’emergenza.
Verso la metà di maggio, msf ha dato il via
ad attività di soccorso nelle regioni etiopi di
Oromiya e snnpr (Southern Nation Nationalities
and People’s Region o Nazioni, Nazionalità e
Popoli del Sud). Inizialmente, gli operatori sono
stati costretti a limitare l’intervento ai pazienti
affetti da malnutrizione grave e a concentrarsi
sui bambini, in quanto soggetti particolarmente a rischio. A metà luglio, è stata varata
una serie di programmi dedicati ai bambini
affetti da malnutrizione moderata e alle loro
famiglie. A settembre, gli operatori impegnati
nei programmi nutrizionali msf sono stati oltre
700. Al termine dell’intervento d’emergenza, i
pazienti trattati, affetti da malnutrizione grave
e moderata, ammontavano rispettivamente a
34.800 e oltre 37.600. Mediante un programma
nutrizionale mirato, si è inoltre provveduto a
procurare cibo adatto a 14.000 bambini a rischio
di malnutrizione.
I mesi di febbraio e marzo hanno anche visto
l’avvio di una campagna di vaccinazione contro
il morbillo nella regione di Oromiya: i bambini
vaccinati sono stati circa 93.000.
Benché il sud sia stato colpito con particolare
violenza, la crisi nutrizionale non ha risparmiato
altre zone del paese. Agosto ha visto il varo di
un intervento nutrizionale nella regione di Afar,
nell’Etiopia nord-orientale. In settembre, i team
msf hanno segnalato il deteriorarsi della situazione umanitaria intorno a Wardher, nell’area
della regione somala dilaniata dal conflitto:
migliaia di persone costrette a fuggire dalle
proprie abitazioni si sono radunate alla periferia
della città in cerca di cibo e acqua. Con una
clinica nella località di Wardher, msf ha potuto
offrire assistenza medica a profughi e residenti;
Nel nord, msf ha continuato a offrire cure e
terapie a pazienti affetti da kala-azar, o leishmaniosi viscerale, a Humera, nella regione
di Tigray, e Abdurafi, nella regione di Amhara,
e fatto pressione al fine di ottenere un miglioramento della capacità di risposta a questa
patologia trascurata . Il kala-azar, trasmesso
dalla mosca della sabbia, è quasi sempre fatale
in mancanza di cure, ma con un trattamento
adeguato è possibile assicurare la guarigione di
oltre il 90% dei casi primari. Nella clinica sanitaria di Abdurafi, msf offre inoltre cure e terapie
ai pazienti affetti da hiv/aids, compresi quelli
coinfettati da kala-azar e tb. Le équipe mediche
hanno anche fornito assistenza nutrizionale.
Nel 2008, sono stati somministrati cibi terapeutici a circa 500 pazienti e oltre 360 bambini
di età inferiore ai 5 anni sono stati trattati per
malnutrizione. Nel reparto medico di emergenza della clinica, msf ha curato nel corso dell’anno oltre 670 persone, fra cui pazienti affetti da
gravi casi di malaria e meningite.
MSF lavora in Etiopia dal 1984.
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
ETIOPIA
M SF P R OGETTI NEL MONDO | A fr i c A
26
GuineaConakry
MOTIVO DI INTERVENTO
• Malattie endemiche/epidemiche
OPERATORI UMANITARI 229
MSF ha continuato a gestire programmi
anti-HIV/AIDS nella città orientale di
Guéckédou, nella Guinée Forestière, e
nella capitale.
Al fine di consentire ai pazienti di essere curati
più vicino alle loro abitazioni, msf ha iniziato
a decentrare le terapie anti-hiv/aids presso
strutture sanitarie più piccole, a Conakry e
nella Guinée Forestière: si è dunque provveduto
all’erogazione di cure mediche, test su base
volontaria e consulenze psicologiche, alla
formazione e supervisione di operatori sanitari
e al rinnovo dei reparti medici.
Alla fine del 2008, le persone sottoposte a terapia antiretrovirale (arv) erano oltre 3.500, fra
cui numerosi pazienti affetti anche da tubercolosi. A livello nazionale, msf resta il principale
erogatore di cure mediche ai pazienti sieropositivi. Sembra improbabile che msf riuscirà ad
affidare a enti locali i programmi terapeutici
anti-hiv/aids, così com’è avvenuto in altri paesi,
a causa della mancanza di risorse e di personale
qualificato presso il Ministero della Sanità.
Pressioni per una migliore strategia
anti-malaria
A Dabola, msf ha affidato il suo programma
terapeutico anti-malaria alle autorità locali.
Dopo aver fatto pressione presso le autorità
sanitarie locali affinché adottassero la terapia
di combinazione con i derivati dell’artemisinina
(act), più efficiente nella lotta contro la malaria,
nel 2008 msf ha perorato l’utilizzo dell’asaq, un
farmaco a dose combinata fissa di facile utilizzo, efficiente e dal costo moderato, sviluppato
dall’iniziativa Drugs for Neglected Diseases. Si è
anche provveduto, in collaborazione con attori
locali, a girare un film destinato a promuovere
l’utilizzo del nuovo farmaco e disponibile in 3
lingue, francese, malinké e peulh. Le autorità
sanitarie di Dabola, che hanno introdotto
l’utilizzo dell’asaq presso le proprie strutture
sanitarie, hanno preso in consegna il programma msf nel mese di novembre 2008.
Condizioni carcerarie inaccettabili
Nel settembre 2008, msf ha varato un’iniziativa d’emergenza presso il carcere civile di
Guéckédou. Al suo arrivo, msf ha diagnosticato
che 1 su 3 prigionieri maschi adulti soffriva di
malnutrizione e, fra questi, 1 su 5 era affetto da
una forma grave di malnutrizione acuta. Le condizioni estremamente antigieniche del carcere
hanno inoltre provocato casi di disidratazione e
gravi infezioni cutanee e respiratorie. Nelle celle
sovraffollate, minorenni condividevano i locali
con prigionieri adulti e prigionieri sani con altri
affetti da tubercolosi; l’assistenza medica era
sporadica.
msf ha fronteggiato la situazione provvedendo, per circa 3 mesi, alla distribuzione di cibi
terapeutici d’emergenza. I team hanno inoltre
effettuato visite mediche, donato farmaci e fornito materiali per la realizzazione di strutture
idrauliche e sanitarie e generi di igiene personale, nonché provveduto a diagnosi e vaccinazioni
in altri 3 carceri guineani (a Mamou, Boké e
27
MOTIVO DI INTERVENTO • Malattie endemiche/epidemiche
OPERATORI UMANITARI 7
MSF ha lanciato un’iniziativa di emergenza al fine di contenere un’epidemia di
colera in Guinea-Bissau. Maggio ha visto un primo diffondersi della patologia batterica, altamente infettiva, e a luglio il governo ha dichiarato lo stato di emergenza e
richiesto l’assistenza internazionale.
© Julie Rémy
Gaoual). msf ha redatto un rapporto e denunciato pubblicamente la situazione all’inizio del
2009.
Durante i mesi di agosto e settembre, msf
ha inoltre provveduto, considerato il netto
incremento dei prezzi dei generi alimentari e
l’inefficienza delle strutture sanitarie locali, a
effettuare una serie di verifiche nutrizionali
a Conakry.
Lotta contro il colera
In Guinea, il colera continua a rappresentare
una minaccia: dopo aver gravemente colpito
Conakry nel 2007, nel 2008 l’epidemia è rimasta
più o meno contenuta nell’ambito della regione
costiera della Guinée Maritime, a nord della
città. msf ha donato farmaci e scorte mediche a
Boké e organizzato iniziative formative per circa
cento operatori provenienti da varie strutture
sanitarie della capitale.
MSF lavora in Guinea dal 1984.
© Clara Tarrero
Si è inoltre provveduto, mediante team mobili, a
migliorare le risorse idrauliche e sanitarie e a
visitare i pazienti a domicilio
Il colera è in grado di diffondersi rapidamente
mediante acqua contaminata ed è endemico
in Guinea Bissau, un paese privo di fognature
e in cui l’accesso ad acqua potabile pulita è
decisamente limitato.
ci, incrementato le risorse locali e introdotto
strategie terapeutiche e di diagnosi precoce
più efficaci. Si è inoltre provveduto, mediante
team mobili, a migliorare le risorse idrauliche
e sanitarie e a visitare i pazienti a domicilio.
Quando msf è intervenuta, nell’agosto 2008,
i casi segnalati a livello nazionale erano già
4.000 e i morti 93. Bissau, la capitale, era l’area
più colpita, teatro di quasi il 70% di tutti i
casi registrati. Oltre 170 operatori msf hanno
collaborato con il Ministero della Sanità al fine
di contenere l’epidemia: team di coordinatori,
infermieri, addetti alla logistica ed epidemiologi hanno preso le redini dei centri terapeuti-
msf ha trattato oltre 8.000 pazienti e le
sue strategie igieniche e preventive hanno
contribuito a contenere l’epidemia. Alla fine
di novembre, msf ha affidato i progetti alle
autorità sanitarie locali e ai rappresentanti
di altre organizzazioni umanitarie.
MSF lavora in Guinea-Bissau dall’agosto
al novembre 2008.
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
GUINEA-bissau
M SF P R O g et t i n el m on d o | A fr i c A
28
KENYA
motivo di intervento • Conflitto armato • Malattie endemiche/epidemiche
• Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria
operatori umanitari 659
All’inizio del 2008, le dispute causate dalle elezioni presidenziali in Kenya hanno causato 2 mesi di violenza, con oltre 1.000 vittime e, secondo la Croce Rossa
keniota, oltre 300.000 profughi. Lo staff medico MSF, che provvede abitualmente a prestare assistenza alle migliaia di persone affette da HIV/AIDS e tubercolosi
(TB) nella capitale, Nairobi, e nel Kenya occidentale, era pronto a intervenire.
Alle vittime delle violenze sono state prestate cure mediche d’emergenza; si è
inoltre provveduto ad istituire cliniche mobili per i kenioti in fuga e, in alcuni
campi profughi, a dare inizio ad attività dedicate alle persone costrette a fuggire
dalle proprie case. MSF ha rinfoltito i team operanti in loco introducendo ulteriori chirurghi, medici d’emergenza, infermieri e specialisti logistici.
© Juan Carlos Tomasi
Le violente proteste e gli scontri che si sono
scatenati in tutto il Kenya durante la crisi hanno
provocato centinaia di feriti: a Nairobi, i team
hanno adattato progetti anti-hiv/aids di lunga
data al fine di offrire alle vittime servizi di pronto
soccorso. Poiché molte persone non erano in
grado di muoversi, msf ha inviato ambulanze
nelle bidonville e risposto a chiamate per assistere
i feriti. Per queli più gravi è stato inoltre messo a
punto un sistema di ricovero presso ospedali sia
pubblici che privati.
All’inizio di gennaio, un’équipe chirurgica
msf ha operato presso gli ospedali di Eldoret e
Nakuru contribuendo a trattare le vittime della
violenza, spesso ustionate o aggredite a colpi di
machete. Più tardi nel medesimo mese, i team
msf hanno assistito il personale del Ministero
della Sanità keniota in seguito ai violenti scontri
scatenatisi a Nakuru e Naivasha, due popolari
località turistiche nei pressi di Nairobi.
LESOTHO
© Eva-Lotta Jansson
Motivo di intervento • Malattie endemiche/epidemiche
Operatori Umanitari 9
Nel ‘Regno montano’ del Lesotho, un'enclave del Sudafrica, la speranza di vita
è pari ad appena 35 anni. L’infezione da HIV/AIDS si annovera fra le principali
cause di morte e oltre il 23% della popolazione adulta è colpito dalla malattia.
La maggior parte dei decessi dovuti a HIV/AIDS sono causati da coinfezione da
tubercolosi (TB). Il paese, che conta appena 5 medici e 62 infermieri per 100.000
abitanti, necessita urgentemente di altri operatori sanitari.
A Nakuru, il personale msf ha contribuito a
soccorrere oltre 150 feriti in 2 giorni.
La violenza ha costretto migliaia di persone ad
abbandonare le proprie abitazioni: particolarmente colpita è stata la Rift Valley. Molti hanno
cercato rifugio in strutture di grandi dimensioni, come stadi e padiglioni espositivi. In varie
località che ospitavano migliaia di dispersi, fra
cui Eldoret, Nakuru e Kitale, i team msf hanno
fornito assistenza medica e articoli di prima
Nel gennaio 2006, msf e il Ministero della Sanità
e dell’Assistenza sociale hanno varato un programma comune finalizzato all’offerta di cure e
terapie anti-hiv/aids, terapia antiretrovirale (arv)
compresa, presso le strutture sanitarie di base
nelle aree rurali del Lesotho.
Il programma è stato varato nel distretto
sanitario di Scott, che comprende un ospedale
distrettuale e 14 cliniche sanitarie di base in aree
remote a carattere rurale e serve circa 200.000
persone. Oltre ad assistenza primaria a carattere generale, le cliniche offrono una gamma
completa di servizi destinati ai malati affetti da
hiv/aids, fra cui arv, servizi di test e consulenza
anti-hiv, prevenzione della trasmissione del virus
dalle madri ai nascituri, diagnosi precoce nei
neonati e gestione delle infezioni e coinfezioni
opportunistiche, come la tubercolosi.
Sono stati inoltre ideati servizi integrati per
i pazienti coinfettati da tb e hiv. Fra le altre
misure adottate al fine di garantire l’integrazione delle terapie anti-tb e hiv/aids, tutti i pazienti
affetti da hiv/aids vengono automaticamente
sottoposti a test anti-tb e a quelli tubercolotici
vengono abitualmente offerti test anti-hiv. msf
collabora inoltre con le autorità sanitarie locali
al fine di rafforzare il servizio sanitario primario
apportando miglioramenti a servizi di laborato-
29
rio, fornitura di farmaci, infrastrutture e attività
di monitoraggio e supervisione dei programmi.
A dicembre 2008, i test anti-hiv effettuati dal varo
del progetto nel 2006 risultavano 39.500, mentre
i pazienti introdotti alla terapia arv erano 4.300.
I risultati clinici per i primi 2 anni sono piuttosto
incoraggianti: l’86% degli adulti e il 93% dei bambini sono ancora in cura dopo 12 mesi di arv. In
più, la trasmissione materno-fetale del virus hiv è
stata ridotta a meno del 5% dei casi per le donne
incinte che hanno ricevuto cure preventive. In
aumento è anche la percentuale di guarigioni fra
i malati di tubercolosi, che nel 2008 ha toccato
quota 78%.
Cure decentrate
A causa dell’elevato livello di affollamento delle
cliniche ospedaliere dove viene erogata la terapia
arv, della scarsità di personale e delle difficoltà
incontrate da molti pazienti nell’accedere alle
cure sanitarie o nell’affrontare le relative spese,
msf ha inteso sin dall’inizio decentrare tutte
le cure e le terapie a livello dei centri sanitari.
L’intento era quello di avvicinare il più possibile
cure e terapie ai pazienti bisognosi e di garantire
l’erogazione gratuita dei servizi anti-hiv/aids.
Gli infermieri sono stati addestrati ad assumersi
elevati livelli di responsabilità clinica per quanto
grado di affidare le proprie attività al Ministero
della Sanità.
I rifugiati di Monte Elgon
Assistenza specialistica
Con lo stabilizzarsi della situazione politica
verso la fine di febbraio, msf ha gradualmente
archiviato le iniziative d’emergenza. Le attività
sono tuttavia proseguite nella regione del
Monte Elgon, nel Kenya occidentale, dove decine
di migliaia di persone erano state costrette
all’esodo dalle violenze iniziate nell’agosto
2006. Coinvolti nella lotta fra varie fazioni, fra
cui una milizia nota come Forze di difesa della
terra Sabaot, le autorità keniote e vari gruppi
criminali o di vigilanti, i residenti della zona
stentavano a sopravvivere. msf ha iniziato a prestare assistenza nella regione nell’aprile 2007,
concentrandosi su cure primarie e psicologiche,
ricoveri ospedalieri e distribuzione di articoli a
carattere non alimentare, come le coperte.
Da molti anni i team msf forniscono assistenza
specializzata ai pazienti affetti da patologie
croniche e trascurate, a Nairobi e nelle province
keniote occidentali, di Nyanza e della Rift Valley.
Nel 2008, sono state effettuate 23.092 visite
ambulatoriali, di cui 1.594 a carattere prenatale.
msf ha assistito 110 vittime di violenze sessuali e
349 pazienti affetti da ferite da trauma violento.
Per la fine dell’anno, in seguito al miglioramento delle condizioni di sicurezza, msf è stata in
Alla fine del 2008, oltre 18.600 persone affette
da hiv/aids erano state assistite nell’ambito di
progetti msf, mentre 14.000 erano sottoposte a
terapia antiretrovirale, un autentico salvavita.
Nell’ambito di progetti gestiti a Mathare e
Kibera, fra i quartieri più poveri della capitale,
nonché nelle regioni rurali di Busia e Homa Bay,
il personale msf ha sottoposto 17.250 persone a
test hiv/aids.
Nella regione di Pokot, nel Kenya nordoccidentale, le équipe mediche hanno sottoposto
oltre 1.700 persone a test volti a evidenziare
la presenza della letale patologia nota come
kala-azar (leishmaniosi viscerale) e curato circa
640 pazienti.
MSF lavora in Kenya dal 1987.
riguarda le cure anti-hiv/aids, provvedendo fra
l’altro a introdurre adulti e bambini ai farmaci
arv e a gestire la terapia. Si è inoltre provveduto a
reclutare e formare consulenti non specializzati
(nella maggior parte dei casi altri pazienti affetti
da hiv/aids) al fine di incrementare la capacità
delle cliniche e fornire un contributo essenziale
all’erogazione dei servizi rivolti ai malati di hiv/
aids e tb, soprattutto per quanto riguarda il
rispetto della terapia. Nel mese di dicembre 2008,
i consulenti non specializzati erano 45, operanti
presso 15 strutture diverse.
Joseph Ramokoatsi, un consulente impiegato
presso una delle cliniche montane, sa bene cosa
significhi convivere con l’infezione da hiv e impegnarsi a seguire la terapia arv per il resto della
vita. ‘Il lavoro qui è la mia passione’, afferma:
‘Quando dico ai pazienti di prendere i farmaci
antiretrovirali se vogliono sentirsi meglio, si
fidano di me perché sono un esempio vivente di
ciò che affermo. Raccomando loro di impegnarsi
al massimo a seguire la terapia antiretrovirale e
di non smettere nonostante gli effetti collaterali’.
ai malati di hiv/aids nell’area servita dallo Scott
Hospital, fra cui farmaci e altre risorse, indagini
di laboratorio, attrezzature e tariffe ospedaliere.
Nel gennaio 2008, il Ministero della Sanità ha
abolito tutte le tariffe per i servizi sanitari di base
e ridotto quelle richieste per altri servizi a livello
distrettuale. Tuttavia, i costi rimanenti, compresi
quelli connessi ai ricoveri ospedalieri per i sieropositivi non sottoposti a terapia arv e alle radiografie toraciche, rappresentano tuttora ostacoli
per i pazienti desiderosi di accedere alle cure
necessarie, diagnosi della tubercolosi compresa.
L’obiettivo del programma gestito da msf presso
lo Scott Hospital consisteva nello sviluppare un
modello replicabile e sostenibile nel lungo termine, provvedendo nel contempo a conseguire gli
ambiziosi target originariamente definiti per la
registrazione arv. In seguito alla conclusione della sua prima fase triennale, il programma è ora
entrato in quella del passaggio delle consegne,
che vedrà msf trasferire gradualmente, entro la
fine del 2010, tutte le responsabilità al Ministero
della Sanità e ad altri partner locali.
msf ha fatto pressioni per l’abolizione delle
tariffe richieste agli utenti presso le strutture
sanitarie di base provvedendo, nel contempo, ad
accollarsi i costi di tutti i servizi essenziali rivolti
MSF è attiva in Lesotho sin dal 2006.
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
necessità. Altri kenioti si sono rifugiati presso
stazioni di polizia, carceri e chiese o sono rimasti in piccoli gruppi in aree isolate. Certe regioni
del paese hanno visto continui spostamenti, per
cui località a un certo punto affollate risultavano deserte solo pochi giorni più tardi. Costretta
a confrontarsi con questa estrema mobilità, msf
ha dovuto regolarsi con la massima flessibilità:
ogni settimana, le équipe mediche si sono
recate in diverse località della Rift Valley al fine
di prestare aiuti a persone praticamente prive
di qualsiasi assistenza.
M SF P R O g et t i n el m on d o | A fr i c A
30
LIBERIA
motivo di intervento • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/
Esclusione dall’assistenza sanitaria
operatori umanitari 875
Benché la Liberia, dopo 14 anni di brutale guerra civile, abbia fatto significativi
progressi sul fronte della stabilità e della ricostruzione, molti liberiani vivono
tuttora in condizioni di assoluta povertà, senza che l’insufficiente sistema sanitario sia in grado di garantire cure mediche adeguate. Donne e bambini restano
particolarmente vulnerabili.
Passaggio di consegne per i servizi di
assistenza primaria
msf ha gestito un centro sanitario a Saclepea,
nella contea di Nimba, Liberia nord-orientale.
Per il progetto è previsto un prossimo passaggio di consegne al Ministero della Sanità, ma
nel 2008 il centro ha effettuato oltre 3.000
visite ambulatoriali, mentre oltre 100 persone
hanno approfittato del servizio di screening
hiv secondo modalità gratuite e anonime. Il
centro è inoltre sede di una collaborazione fra
msf e il ministero della Sanità, il Centre for
Research and Field Epidemiology (Epicentre) e
il dndi (Drugs for Neglected Diseases Initiative),
impegnati in uno studio mirato a garantire la
disponibilità della terapia di combinazione con
i derivati dell’artemisinina ai malati di malaria
di tutta l’Africa.
Assistenza ai malati di febbre
emorragica di Lassa
© Alessandra Vilasboas
Sanità materna
msf ha erogato servizi sanitari gratuiti a carattere secondario nella contea di Montserrado,
nel nord-ovest del paese, che ospita la capitale
Monrovia nonché il 35% della popolazione
nazionale. Nel sobborgo di Paynesville, msf
ha operato a Benson, ospedale dedicato alla
sanità materno-infantile, gestendo 3.130 parti
ed effettuando oltre 770 interventi ginecologici
d’emergenza. Il progetto è ora in fase di passaggio al Ministero della Sanità.
msf ha inoltre prestato assistenza sanitaria
gratuita presso l’ospedale pediatrico di Island
Hospital, a Bushrod Island. Quest’area sovraffollata di Monrovia ospita oltre 500.000 persone:
nel 2008, i ricoveri hanno superato quota 12.600.
Gli operatori si sono dedicati in primo luogo
alla sanità materno-infantile, ai bambini malnutriti affetti da complicazioni mediche e all’integrazione nel sistema delle terapie per patologie
croniche come hiv/aids e tubercolosi. Le équipe
msf hanno assistito oltre 3.900 partorienti.
msf ha anche contribuito a fornire assistenza
medica primaria presso 2 centri gestiti dal
Ministero della Sanità, a Clara Town e a New
Kru Town. Le équipe hanno inoltre contribuito
a una gamma di servizi dedicati a madri e
bambini, come assistenza prenatale e postnatale, vaccinazioni e iniziative di prevenzione
della trasmissione materno-fetale dell’HIV.
Complessivamente, durante il 2008 i centri
hanno effettuato oltre 122.300 visite.
Violenza sessuale
In Liberia, le violenze sessuali restano un
fenomeno diffuso. A Benson, msf ha prestato
assistenza medica alle donne fatte oggetto di
violenze, assistendo oltre 880 vittime di stupri.
A luglio il progetto è stato affidato a Think,una
ong locale, benché msf fornisca tuttora aiuti a
carattere tecnico e materiale: nel 2008, la collaborazione ha fruttato oltre 2.260 consulenze
psicologiche.
Alle vittime di violenze sessuali è stata offerta
assistenza medica e psicosociale presso l’Island
Hospital ed entrambi i centri sanitari. Nel 2008,
le équipe msf hanno assistito oltre 770 persone
a Bushrod Island, in più del 70% dei casi di età
inferiore ai 19 anni, e per l’11% circa inferiore a
4 anni.
Nel 2008, il reparto specialistico dell’ospedale
di Saclepea ha accolto circa 80 persone affette
da febbre emorragica di Lassa. La febbre risulta
mortale se non viene rapidamente curata con
ribarivina, un farmaco costoso protetto da un
monopolio farmaceutico. Nell’ambito del suo
piano di ritiro da Saclepea durante il 2009,
msf sta cercando di garantire l’accessibilità del
farmaco in Liberia. Gli operatori stanno inoltre
facendo pressione sui funzionari sanitari al
fine di garantire la continuazione delle terapie
destinate ai pazienti sieropositivi dopo il ritiro
di msf: è stato ora raggiunto un accordo secondo
cui i pazienti sieropositivi potranno essere
curati presso l’ospedale di Ganta, nella contea
settentrionale di Nimba, mentre a Saclepea
proseguiranno le attività di screening volte
ad accertare la presenza di infezioni da hiv e
tubercolosi.
Assistenza sanitaria gratuita:
un obiettivo da sostenere
Nel 2006, il governo liberiano ha introdotto
a livello nazionale una politica di assistenza
sanitaria gratuita: tuttavia, non tutte le strutture sanitarie nazionali sono in grado di offrire
servizi gratuiti, per cui in alcune zone i pazienti
non possono permettersi le cure. msf sta facendo pressioni al fine di garantire un’uniforme
implementazione dell’assistenza gratuita
a livello nazionale.
MSF lavora in Liberia dal 1990.
31
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
MALAWI
motivo di intervento
• Malattie endemiche/epidemiche
operatori umanitari 700
© Isabelle Merny
Nel corso degli ultimi anni, il governo
malawiano si è impegnato sempre più al
fine di incrementare la disponibilità di
farmaci antiretrovirali (ARV) nell’intento di contenere il diffondersi dell’HIV/
AIDS. Secondo le stime, l’infezione
interessa il 12% della popolazione adulta: nonostante ciò, l’estrema penuria
di medici e infermieri fa sì che molti
pazienti debbano tuttora fare a meno
di cure.
Arginare il problema HIV/AIDS
msf distribuisce farmaci arv nei distretti rurali
meridionali di Chiradzulu (dal 2001) e Thyolo
(dal 2003). Dall’inizio dei progetti, msf ha
introdotto alla terapia arv oltre 28.000 pazienti,
12.000 nel Chiradzulu e 16.000 nel Thyolo. Nel
2007, msf ha raggiunto il proprio obiettivo di
garantire accesso universale alla terapia arv
nel Thyolo, introducendovi 11.520 pazienti.
Nel 2008, msf ha introdotto oltre 4.300 nuovi
pazienti alla terapia art nel Chiradzulu e
oltre 4.400 nel Thyolo.
msf si sta adoperando al fine di incrementare
il numero e la capacità dei centri sanitari nei 2
distretti, provvedendo fra l’altro, in 25 centri, a
formare gli operatori del Ministero della Sanità
per quanto riguarda la terapia arv e a erogare
servizi post-terapeutici ai pazienti stabilizzati.
Servizi per la prevenzione della trasmissione
materno-fetale del virus hiv sono disponibili in
20 località nel Thyolo e in 10 centri sanitari nel
Chiradzulu. Considerata l’elevata diffusione,
in Malawi, della coinfezione da hiv/tubercolosi
(tb), msf si è inoltre impegnata al fine di indivi-
duare potenziali pazienti e offrire una diagnosi
precoce della tubercolosi.
Nel 2008, il team msf del Chiradzulu ha condotto una verifica dei pazienti che avevano
abbandonato la terapia, individuandoli e
intervistandoli al fine di scoprire il motivo della
loro decisione. Le ragioni principali erano da
ricercarsi nello stigma associato alla patologia
da parte dei parenti e della comunità, nella
mancanza di informazioni riguardo al farmaco
o alla stessa patologia o nell’impressione di un
miglioramento delle loro condizioni di salute.
msf sta collaborando con le autorità sanitarie
locali ai fini del varo di un piano terapeutico
nazionale anti-hiv/aids. Mediante gruppi di
lavoro specializzati operanti a livello nazionale,
msf ha partecipato allo sviluppo di protocolli
e linee guida sanitari che sono stati applicati a
livello nazionale.
‘hiv/aids è un problema non solo medico, ma
anche culturale e sociale. La nostra intenzione
è quella di consentire alla gente di assumersi le
proprie responsabilità: a tal fine abbiamo iniziato a trasmettere alle comunità una notevole
quantità di informazioni sull’hiv/aids, in particolare su dove ottenere assistenza, come assumere i farmaci e come salvaguardare la propria
salute’, ha spiegato Jomah Kollie, responsabile
del programma comunitario msf.
Passaggio delle consegne e decentralizzazione dei servizi
Al fine di mantenere i pazienti esistenti e gestire
un numero crescente di assistiti, msf si è dedicata alla formazione di infermieri specializzati
nell’erogazione di farmaci antiretrovirali, una
responsabilità precedentemente riservata a
funzionari clinici, assistenti sanitari e medici.
Al fine di ridurre le distanze che i pazienti
devono coprire per ottenere visite e farmaci di
routine, msf ha decentralizzato alcuni servizi
presso località predefinite in un numero più
elevato di aree rurali. Infezioni opportunistiche e patologie croniche vengono curate da
infermieri, mentre test e servizi di consulenza
sono affidati a consulenti non specializzati
e volontari dedicati, spesso sieropositivi essi
stessi. Consulenti e volontari forniscono inoltre
altri servizi essenziali, aiutando ad esempio i
pazienti a rispettare la terapia e rintracciando
quelli che hanno smesso di presentarsi alle
sessioni terapeutiche. Inoltre, grazie ai progressi
compiuti sul fronte delle metodologie terapeutiche, è ora possibile per i pazienti stabilizzati
e in cura da almeno un anno farsi visitare solo
ogni 6 mesi invece che ogni 2-3 mesi.
Epidemia di colera
Verso la metà di novembre 2008, il paese è stato
colpito da un’epidemia di colera. msf è intervenuta in 3 distretti rurali nonché nella capitale
Lilongwe. Durante l’epidemia, msf ha prestato
assistenza a oltre 3.700 pazienti, offrendo inoltre consulenze logistiche al fine di rinnovare le
strutture idrauliche e sanitarie presso 9 centri
sanitari e un ospedale distrettuale. msf ha
inoltre provveduto a formare operatori medici
e logistici locali, collaborato con un centro
sanitario a Blantyre e condotto verifiche della
situazione al confine con il Mozambico.
MSF lavora in Malawi dal 1986.
M SF P R O g et t i n el m on d o | A fr i c A
32
MALI
motivo di intervento • Conflitto
armato • Malattie endemiche/epidemiche
operatori umanitari 143
Nell’Africa subsahariana, la malaria si
annovera fra le minacce più letali.
In Mali, è una delle principali cause
di morte fra i bambini di età inferiore
ai 5 anni. MSF opera nella regione di
Kangaba, nel Mali meridionale, dove la
patologia è particolarmente diffusa: si
tratta di una zona povera, dove poche
persone hanno accesso all’assistenza
sanitaria, soprattutto durante la stagione delle piogge, quando parecchi villaggi
rimangono isolati e la malaria
si diffonde con particolare rapidità.
A Kangaba, msf fornisce il proprio appoggio a
11 centri sanitari. msf ha contribuito a garantire assistenza medica gratuita ai bambini di
età inferiore ai 5 anni e alle donne incinte, e a
basso costo ai bambini di più di 5 anni colpiti
da febbre: di conseguenza, la maggior parte dei
casi di malaria viene curata al suo insorgere, il
che contribuisce a prevenire recidive potenzialmente fatali. La lotta ad altre patologie ha avuto
uno sviluppo analogo.
msf ha inoltre istituito équipe mobili di
operatori sanitari, addestrati e attrezzati a
diagnosticare e curare rapidamente, durante la
stagione delle piogge, casi di malaria semplice
in bambini di età inferiore a 10 anni residenti in
villaggi remoti. Nel 2008, msf ha effettuato oltre
83.500 visite mediche: durante l’anno in questione, i casi di malaria sono risultati oltre 35.700,
rispetto ai 25.640 del 2007. La percentuale di
casi gravi ha però continuato a ridursi, passando
dal 2,13% del 2007 all’1,68% del 2008.
Strategia completa di cura delle fistole
A Timbuktu, msf provvede inoltre alla cura
delle fistole ostetriche. Nella maggior parte
dei casi, le fistole si formano durante parti
complicati in condizioni di scarsa igiene. Una
fistola è un condotto che si crea fra il retto e la
vagina, o fra la vescica e la vagina, ed è causa
di incontinenza. Le donne affette da fistole
vengono spesso emarginate. Nel 2008, msf ha
tenuto 3 sessioni operatorie in collaborazione
con l’ospedale regionale di Timbuktu e operato gratuitamente 160 donne. Il servizio di
assistenza gratuita si situa nell’ambito di una
strategia generale comprendente assistenza pre
e postnatale, promozione sanitaria, formazione,
assistenza psicosociale, fisioterapia e un rifugio
comune dove le donne possono discutere le loro
esperienze e prepararsi a far ritorno a casa. msf
incoraggia inoltre le donne a superare eventuali
timori in merito alla terapia.
MaROCCO
motivo di intervento • Violenza
sociale/Esclusione dall’assistenza
sanitaria
operatori umanitari 27
Assistenza medica nel Kidal
Fra i mesi di maggio e dicembre, msf ha prestato
assistenza nella regione di Kidal, caratterizzata da un conflitto a bassa intensità fra forze
governative e ribelli Tuareg. Secondo le stime,
la tensione avrebbe spinto metà dei circa 52.000
residenti del Kidal a lasciare la regione. msf ha
offerto servizi di assistenza sanitaria primaria
mediante 2 équipe mobili presso i centri principali di raccolta dei profughi, operato presso
i reparti pediatrici dell’ospedale di Kidal e
facilitato il ricovero di pazienti necessitanti di
interventi chirurgici presso l’ospedale cittadino
di Gao.
MSF lavora in Mali dal 1992.
‘Il Marocco è diventato
una regione di soggiorno prolungato per alcuni
immigrati, cosa che provoca
frustrazione, incertezza
e violenza. Al fine di raggiungere questo gruppo di
persone, che fanno del loro
meglio per passare inosservate, è necessario creare un
clima di fiducia, cosa possibile soltanto raggiungendole direttamente’.
Jorge Martín, responsabile di missione
© Bruno De Cock
33
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
© MSF
Molti immigrati si trovano inaspettatamente bloccati in Marocco quando non riescono a varcare la frontiera per recarsi nei paesi confinanti. Finiscono così in città
come Rabat e Casablanca, dove spesso non riescono ad accedere neppure ai servizi
sanitari di base.
I team msf di Rabat, Casablanca e Oujda gestiscono iniziative a carattere curativo e preventivo, facilitano l’accesso alle strutture sanitarie e
garantiscono la qualità dell’assistenza medica.
Nel 2008, msf ha effettuato oltre 4.000 visite
mediche. In più, msf sta facendo pressione sulle
autorità e altre organizzazioni al fine di spingerle ad assumersi la responsabilità della salute
degli immigrati. Nel 2008, alle autorità spagnole
e marocchine è stato consegnato un rapporto su
violenza e immigrazione che illustrava i problemi esistenti.
Il ventisettenne S. ha lasciato la Costa d’Avorio nel febbraio 2005,
convinto di arrivare in Europa nel giro di un mese: è ancora in
Marocco e vive nella boscaglia fra Nador e Berkane. Per 4 volte ha
tentato di oltrepassare la rete che segna la frontiera con Melilla,
ma le autorità spagnole lo hanno rimandato indietro e i militari
marocchini lo hanno picchiato prima di trasportarlo al confine
con l’Algeria. S. ha anche cercato di passare il confine a nuoto,
ma è stato bloccato dalle autorità spagnole e rinviato in Marocco.
Il fatto che gli immigrati sono bloccati in
Marocco senza alcuna fonte di reddito ha provocato il graduale emergere di pratiche illegali,
come prostituzione e lavori forzati, gestite da
organizzazioni implicate nel traffico di esseri
umani: come conseguenza, si stanno diffondendo nuovi problemi sanitari di natura sessuale
e riproduttiva.
MSF lavora in Marocco dal 1997.
Nel 2006, S. si è ammalato gravemente: dal momento che non
aveva diritto a ricevere assistenza medica, MSF lo ha ricoverato
in ospedale e ha continuato a seguire il suo caso. Mendicare è
per lui l’unico modo di ottenere cibo. S. è bloccato in Marocco:
non ha denaro per pagare il viaggio in Europa e non può tornare
in patria, dal momento che la situazione che lo ha costretto ad
andarsene rimane immutata.
M SF P R O g et t i n el m on d o | A fr i c A
34
MOZAMBIco
motivo di intervento • Violenza sociale/
Esclusione dall’assistenza sanitaria • Disastro
naturale
operatori umanitari 662
© Benjamin Bechet
Il Mozambico risente ancora oggi delle
conseguenze di una guerra civile durata
17 anni e conclusasi nel 1992. Il sistema
sanitario nazionale è tuttora inefficiente e a corto di personale, le sue infrastrutture prossime al collasso a causa
dell’epidemia di HIV/AIDS. Circa il 16%
dei residenti al di sopra dei 15 anni è
sieropositvo, mentre il 68% dei pazienti
tubercolotici è coinfettato dal virus HIV.
MSF assiste pazienti affetti da entrambe
le patologie nelle province rurali di
Niassa a nord e di Tete nel centro del
paese, nonché presso la capitale Maputo,
nel sud.
Nella provincia di Niassa, msf presta assistenza
presso l’ospedale provinciale, centri sanitari
nella città di Lichinga e in 3 aree rurali. A
Maputo, msf opera presso gli ospedali Alto Mae
e Primeiro de Maio nel centro cittadino nonché
presso 9 strutture sanitarie al di fuori delle città
principali.
A Tete, msf eroga servizi anti-hiv/aids in 3
distretti diversi e incoraggia le comunità locali
a prestare assistenza ai pazienti, ad esempio
aiutandoli a rispettare la terapia. Dotare di
attrezzature adeguate le strutture sanitarie
dislocate in zone più remote riduce inoltre il
tempo che molti pazienti sono costretti a dedicare a terapie e visite di routine e le distanze
che devono percorrere.
Durante il 2008, msf ha effettuato in Mozambico
circa 400.000 visite anti-hiv/aids e introdotto
oltre 6.600 nuovi pazienti alla terapia arv.
Decentralizzazione dei servizi sanitari
msf collabora con le autorità sanitarie al fine di
trasferire alle unità sanitarie locali la responsabilità di erogare terapie anti-hiv di prima linea.
Tali servizi comprendono fra l’altro consulenza,
prevenzione della trasmissione materno-fetale
del virus hiv e iniziative volte a rintracciare i
pazienti che abbandonano la terapia. La decentralizzazione è particolarmente efficace nelle
aree rurali, caratterizzate da risorse limitate,
in quanto contribuisce a ridurre la distanza
geografica fra pazienti e strutture sanitarie e ad
allentare la pressione sulle strutture sanitarie
centrali.
Al fine di potenziare i centri terapeutici locali,
msf ha provveduto ad approfondire la preparazione clinica del personale, offerto aiuti sul
fronte di gestione e personale, garantito alle
farmacie una fornitura ininterrotta di medicine
e rinnovato le strutture sanitarie.
msf sta inoltre facendo pressioni al fine di
consentire al personale paramedico locale di
prescrivere farmaci arv e di gestire prescrizioni
ripetute, nonché per il ricorso a consulenti non
specializzati, innovazioni che consentirebbero
agli infermieri di dedicare più tempo alle
attività a carattere medico.
MSF lavora in Mozambico dal 1984.
35
Motivo di intervento • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/
Esclusione dall’assistenza sanitaria
Operatori Umanitari 1.810
Ogni anno, fra maggio e il raccolto di ottobre, i nigerini si trovano ad affrontare
un periodo di crisi: le famiglie esauriscono le scorte alimentari e la loro salute
ne risente, portando a fenomeni di malnutrizione.
Nel 2008, le autorità sanitarie hanno adottato
una serie di misure volte a combattere la malnutrizione provvedendo a registrare come farmaci
essenziali una pasta di pronto utilizzo arricchita
con vitamine e una gamma di latti terapeutici.
Si è inoltre provveduto ad adottare i nuovi standard di crescita introdotti dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità, che consentono la diagnosi e la cura precoce dei bambini malnutriti.
guarigione è giunto a quota 72%.
Oltre a curare la malnutrizione e problemi associati, come la diarrea, msf distribuisce farmaci
per combattere la malaria, che è endemica in
alcune regioni, e presta assistenza sanitaria
primaria presso unità ambulatoriali: nel 2008,
hanno usufruito di questi servizi oltre 100.000
bambini nei distretti di Madaoua, Bouza (regione di Tahoua) e Dakoro.
Programmi nutrizionali
msf gestisce, sin dal 2001, una serie di programmi volti a combattere la malnutrizione. Nel
2008, gli operatori hanno collaborato con le
autorità sanitarie nazionali e locali nelle regioni
di Maradi, Zinder e Tahoua (Madaoua e Bouza).
msf ha curato circa 97.600 bambini di età inferiore ai 5 anni affetti da malnutrizione grave
e moderata. L’iniziativa nutrizionale si rivolge
anche ad altri gruppi ad alto rischio, come le
donne incinte e in fase di allattamento. Le terapie vengono erogate principalmente mediante
una rete di oltre 40 centri nutrizionali mobili
che consentono di curare i bambini più vicino
al luogo di residenza. Molti vengono curati a
casa con cibi di pronto utilizzo e si recano al
centro una volta alla settimana per una visita di
controllo, mentre le famiglie ritirano ulteriori
scorte. Questa strategia consente di trattare un
numero elevato di bambini con buoni risultati:
nello Zinder, ad esempio, nel 2008 il tasso di
La salute dei bambini più piccoli diventa particolarmente più cagionevole durante il periodo
di crisi stagionale, in seguito al peggiorare della
dieta e alla diminuzione del cibo disponibile:
ogni anno, il periodo compreso fra giugno e
ottobre vede un netto incremento del numero
di ricoveri presso i centri nutrizionali. Al fine di
prevenire casi di grave malnutrizione, msf ha
provveduto, per ogni mese durante il periodo di
magra, a distribuire una pasta nutritiva supplementare a 30.000 bambini, di età compresa fra i
6 e i 36 mesi, nei villaggi delle regioni di Maradi
e Zinder. Questo progetto preventivo, varato nel
2007, ha avuto risultati promettenti, riducendo
nettamente i casi di malnutrizione grave nelle
aree interessate.
Attività nigerine a rischio
In luglio, benché i team operino nel paese da
oltre 8 anni dedicandosi a programmi di emergenza imperniati in particolare sulla nutrizio-
ne, le autorità hanno deciso di sospendere le
attività di msf. L’intenzione delle autorità era
quella di reintegrare le attività nutrizionali
nell’ambito del programma nazionale ed evitare
interventi indipendenti e pubblicità indesiderata in merito al problema: tuttavia, dopo 2 mesi
di discussioni, msf ha potuto riavviare in parte
le proprie attività. Complessivamente, nel 2008
msf ha curato oltre 14.000 bambini gravemente
malnutriti e distribuito mensilmente un supplemento alimentare nutrizionale a oltre 70.000
bambini.
Lotta contro le emergenze
msf ha continuato a fronteggiare emergenze e
a gestire campagne di vaccinazione: fra aprile e
maggio, nel corso di un intervento di 7 settimane nelle regioni di Zinder e Maradi, gli operatori
hanno vaccinato contro il morbillo circa 700.000
bambini di età compresa fra 6 mesi e 15 anni.
msf ha anche collaborato con le strutture sanitarie locali nel prestare assistenza ai bambini
colpiti dalla malattia.
Nei distretti di Birni N’Konni, Bouza e Madaoua
(regione di Tahoua), msf ha provveduto, in
collaborazione con gli operatori del Ministero
della Sanità, a vaccinare circa 437.000 persone
contro la meningite. A partire da settembre,
msf ha inoltre contribuito, in seguito a un netto
incremento del numero di persone infettate,
alle terapie anti-colera presso l’ospedale distrettuale di Birni N’Konni.
Nella regione di Agadez, interessata dal conflitto
fra governo e ribelli Tuareg, msf eroga servizi di
maternità presso 3 centri sanitari.
MSF lavora in Niger dal 1985.
© Olivier Asselin
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
NIGER
M SF P R OGETTI n el p r og et t i | A fr i c A
36
NIGERIA
Motivo di intervento • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/
Esclusione dall’assistenza sanitaria
Operatori Umanitari 518
e quest’anno gli operatori msf hanno trattato
oltre 9.300 pazienti presso il pronto soccorso
locale ed effettuato oltre 3.000 operazioni. msf
ha inoltre recentemente iniziato a offrire assistenza alle vittime di violenze sessuali. Un team
di specialisti ha trattato 265 pazienti e continuerà a fornire questo tipo di servizio in una
città dove le vittime spesso non hanno alcuna
struttura a cui rivolgersi al fine di ottenere la
necessaria assistenza.
Lo scorso ottobre, msf ha inaugurato un centro
sanitario a Oloibiri, nella regione meridionale
dello stato di Bayelsa, al fine di fornire assistenza sanitaria di base e materno-infantile ai
residenti della zona: il centro, dotato di 10 posti
letto, ha funzionato praticamente sempre al
massimo della capacità. In dicembre sono state
effettuate oltre 800 visite, riguardanti, nel 31%
dei casi, bambini di età inferiore ai 5 anni. Fra
le principali patologie trattate si annoverano
malaria, infezioni respiratorie e diarrea. Presso
il centro, dove vengono erogate cure prenatali
alle donne incinte, si provvederà anche ad
assistere le partorienti.
Miglioramento della sanità materna e
contenimento delle epidemie al nord
© William Martin
Nel 2008, anno successivo a quello delle elezioni presidenziali, la Nigeria ha
goduto di un’atmosfera politica relativamente tranquilla. Le dispute innescate da varie elezioni locali sono state risolte dal tribunale elettorale e alcuni
governatori sono stati costretti ad abbandonare le proprie mansioni. Verso la
fine dell’anno ci sono stati diversi scontri fra etnie diverse a Jos, nello stato di
Plateau.
Nella regione del delta del Niger, nonostante
un’altra ondata di violenza che ha colpito Port
Harcourt nel mese di luglio, la situazione si è
tranquillizzata. Tuttavia, l’accesso a un’assistenza sanitaria adeguata resta problematico per chi
non se lo può permettere e in diverse località
msf ha operato in stretta collaborazione con il
Ministero della Sanità al fine di portare rimedio
alla situazione.
Terapie traumatologiche e assistenza
medica nella regione del delta del Niger
Nella regione del delta del Niger, ricca di petrolio, msf gestisce programmi negli stati di Rivers
e Bayelsa.
A Port Harcourt, capoluogo della regione, dove
non sempre i residenti sono in grado di permettersi le necessarie cure mediche, msf si è impegnata al fine di migliorare la qualità dei servizi
offerti presso il locale ospedale traumatologico.
Gli operatori hanno incrementato l’utilizzo
dell’osteosintesi interna, una procedura che
prevede l’inserimento di un componente meccanico all’interno dell’osso al fine di congiungere
le estremità fratturate. Rispetto alla fissazione
esterna, questa terapia comporta notevoli vantaggi, in quanto riduce la durata dei soggiorni
ospedalieri consentendo ai pazienti di tornare
più rapidamente a un’esistenza normale.
Port Harcourt è soggetta a esplosioni di violenza
msf ha anche varato, nello stato settentrionale
di Sokoto, un progetto mirante a contenere tassi
preoccupanti di mortalità materna e infantile.
Laddove la Nigeria si situa al settimo posto al
mondo per quanto riguarda il tasso di mortalità
materna (le vittime ammontano a circa 59.000
all’anno), secondo le stime il Sokoto farebbe
registrare una percentuale di decessi ancora più
elevata. In questa regione, msf sta contribuendo
al programma di sanità materna presso l’ospedale di Goronyo.
msf ha varato, a Jahun, nello stato di Jigawa,
un nuovo programma chirurgico dedicato a
interventi ostetrici di emergenza e alle donne
affette da fistole. Le fistole sono generalmente
una conseguenza di cure ostetriche inadeguate:
si creano infatti a causa di travagli prolungati,
della durata di ore o addirittura giorni. Nel
2008, 63 donne sono state sottoposte a interventi
chirurgici mirati alla correzione di fistole e il
team ha assistito oltre 530 partorienti. Nel 2008,
presso l’ospedale sono state ricoverate circa 480
donne affette da complicazioni ostetriche.
msf ha risposto a varie emergenze mediche
negli stati settentrionali, arginando epidemie di
colera nello stato di Sokoto, gestendo programmi
di vaccinazione contro la meningite negli stati di
37
Passaggio di consegne per il programma
anti-HIV/AIDS di Lagos
Nel mese di settembre 2008, dopo 5 anni di
attività, msf ha completato il processo di affidamento a terzi dei suoi programmi anti-HIV/AIDS
di Lagos. Quando, nel 2003, msf ha iniziato a
erogare ai pazienti sieropositivi la terapia antiretrovirale (ARV) in grado di prolungarne l’esistenza, abbinata a una serie completa di servizi, la
Nigeria non disponeva di altre organizzazioni in
grado di offrire un’assistenza analoga. Nel 2006,
un decreto presidenziale ha sancito il lancio di
un programma mirato all’erogazione gratuita,
a livello nazionale, della terapia ARV a tutti
i pazienti affetti da HIV/AIDS. Nel corso degli
ultimi anni, msf ha assistito oltre 1.900 pazienti
sieropositivi. Nel 2008,quando è risultato evidente che il governo nigeriano aveva compiuto
sostanziali progressi nell’erogazione di farmaci
ARV gratuiti, msf ha affidato il programma a
partner locali e all’ospedale generale di Lagos.
MSF lavora in Nigeria dal 1996.
Sierra Leone
Motivo di intervento • Violenza
sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria • Malattie endemiche/epidemiche
Operatori Umanitari 402
In Sierra Leone, i principali ostacoli
per chi desidera accedere all’assistenza
medica sono il costo e la distanza. MSF
è attiva nel paese sin dal 1986 e si sta
attualmente concentrando sulla lotta
alla malaria, la sanità materna e pediatrica e le terapie anti-malnutrizione.
In Sierra Leone, msf opera presso il Gondama
Referral Centre offrendo servizi ambulatoriali
destinati a donne e bambini e terapie antimalariche, nonché un programma di nutrizione
terapeutica. msf gestisce inoltre 5 cliniche
ambulatoriali in collaborazione con le autorità
sanitarie locali e, al fine di rendere il trattamento più accessibile ai residenti delle aree più
remote, 30 presidi sanitari più piccoli dislocati
in zone rurali. Nel 2008, msf ha effettuato oltre
417.000 visite mediche.
nei rispettivi villaggi, i volontari contribuiscono
al superamento delle barriere geografiche per
accedere alla terapia antimalarica.
Jabaty, un trentunenne prescelto come volontario dagli abitanti del suo villaggio, afferma:
‘Sono felicissimo di essere un volontario, perché
ho la possibilità di salvare delle vite, soprattutto
le vite di bambini. Il mio villaggio ne ha tratto
grande beneficio, in quanto la nostra gente non
è più costretta a camminare per miglia per arrivare alla clinica più vicina’. Jabaty può effettuare
facilmente una diagnosi grazie a un rapido test
diagnostico: se il paziente risulta affetto da malaria, viene sottoposto a terapia act. ‘Ho curato
gente tutti i giorni e nelle ultime 3 settimane
abbiamo risolto 44 casi di malaria”.
Sanità materna e malnutrizione
La Sierra Leone è caratterizzata da uno dei tassi
più elevati di mortalità materna al mondo. Le 5
cliniche sanitarie e il Gondoma Referral Centre
offrono alle donne servizi come assistenza
antenatale, postnatale e ostetrica, assistenza
Malaria, il killer numero uno
In Sierra Leone, il rischio malaria riguarda
l’intera popolazione ma, come in altri paesi, i
bambini al di sotto dei 5 anni e le donne incinte
risultano particolarmente vulnerabili. Benché
nel paese la terapia di combinazione con i derivati dell’artemisinina (act) sia in teoria gratuita, le
gente non può comunque permettersi le tariffe
di registrazione, il costo delle visite mediche o
quello di altri farmaci eventualmente necessari.
Durante il 2008, msf ha trattato oltre 180.000
casi di malaria somministrando gratuitamente la
terapia act.
Sempre durante il 2008, msf ha creato un network di 140 volontari comunitari, insegnando
loro a riconoscere e curare la patologia: operando
© MSF
durante parti normali e complicati (cesarei
compresi), pianificazione familiare, terapia delle
malattie sessualmente trasmissibili e assistenza
alle vittime di violenze sessuali. I bambini malnutriti usufruiscono di servizi di riabilitazione
nutrizionale mediante un centro di nutrizione
terapeutica presso l’ospedale di Gondama. Un
programma di nutrizione terapeutica gestito
mediante cliniche sanitarie mobili consente
inoltre di curare ulteriori bambini direttamente
a domicilio.
Johan Mast, responsabile di missione msf in
Sierra Leone, sottolinea l’importanza di affrontare adeguatamente i problemi sanitari del
paese: ‘L’enorme numero di persone tuttora
impossibilitate ad accedere ai più basilari
servizi medici a causa di ostacoli a carattere
finanziario, geografico e di risorse umane è preoccupante. L’accesso gratuito all’assistenza sanitaria è una questione di assoluta importanza’.
MSF lavora in Sierra Leone dal 1986.
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività
Katsina e Kebbi (i pazienti vaccinati ammontano
a oltre 71.000), contro il morbillo nello stato del
Niger (i pazienti vaccinati ammontano a oltre
11.000) e una campagna nutrizionale nello stato
di Yobe. msf ha anche distribuito articoli a carattere non alimentare a Jos in seguito ai disordini
che hanno colpito la città e condotto una verifica
in merito alle condizioni dei profughi provenienti dalla penisola di Bakassi, territorio conteso da
Camerun e Nigeria compreso nello stato nigeriano di Cross River.
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Somalia
Motivo di intervento • Conflitto armato • Malattie endemiche/epidemiche
Operatori Umanitari 1.348
Dopo quasi 2 decenni senza un
governo, la popolazione versa in
condizioni disperate, senza poter
soddisfare esigenze umane basilari
come cibo, acqua e un rifugio. Le
uniche strutture sanitarie alternative a quelle gestite da MSF sono private e pochi possono permettersele.
Le organizzazioni umanitarie operanti in loco non possono assistere
l’intera popolazione, che ammonta a
circa 10 milioni di abitanti: si tratta
di una grossa sfida per tutti noi’.
Dekow Aden Bashir, funzionario
clinico MSF
© MSF
Da molti anni i somali sono soggetti a violenze, costretti a fuggire dalle proprie
case e a sopravvivere senza poter disporre di cibo adeguato o accedere all’assistenza
medica. Una gamma di fattori, fra cui il collasso dell’economia locale, l’impossibilità di trasportare e consegnare aiuti alimentari, siccità, inflazione, il caro prezzi
internazionale e una drastica riduzione degli aiuti umanitari hanno ulteriormente
aggravato le condizioni di vita, già disperate, della popolazione. Nel corso dell’anno,
il divario fra le impellenti necessità nella Somalia centrale e meridionale e la risposta umanitaria si è fatto ancora più evidente, soprattutto a causa della
difficoltà di offrire aiuti in uno scenario più che mai instabile.
msf ha sperimentato in prima persona le conseguenze dell’insicurezza: nel 2008 4 colleghi
sono stati uccisi in Somalia e 3 progetti, a
Kismayo, Mogadiscio e Bosasso hanno dovuto
chiudere i battenti. Nell’aprile 2008, intensi
scontri in tutto il paese e specifiche minacce nei
confronti degli operatori umanitari stranieri
hanno costretto msf ad evacuare dalla Somalia
tutto il personale internazionale. Tuttavia, i
progetti di msf proseguono l’attività, gestiti da
personale somalo dedicato coadiuvato da operatori internazionali dislocati a Nairobi che si
recano sul posto ogniqualvolta le condizioni di
sicurezza lo consentono.
Secondo le stime, sulla strada fra Mogadiscio
e Afgoi, dove migliaia di persone sono state
costrette a fuggire dalle esplosioni di violenza
della capitale, si troverebbero oltre 300.000
profughi obbligati a vivere in situazioni intollerabili. msf è attiva in loco sin dal 2007, operando
presso una clinica privata e gestendo un ambulatorio, un reparto pediatrico e un centro di
trattamento del colera nonché un programma
nutrizionale, e provvedendo alla distribuzione
di acqua, coperte e altri articoli a carattere non
alimentare.
Durante il 2008, il personale msf ha visto,
presso i centri di nutrizione mobile e intensiva
di Hawa Abdi e Afgoi, un enorme incremento
del numero di bambini bisognosi di assistenza
nutrizionale: le équipe mediche hanno trattato
oltre 15.500 bambini malnutriti al di sotto dei 5
anni. Oltre 2.000 dei bambini in questione sono
stati ricoverati presso il reparto di cura intensiva, ma la maggior parte è stata invece seguita in
ambulatorio.
A Mogadiscio, il personale del reparto di chirurgia dell’ospedale di Danilye ha trattato presso
il pronto soccorso 5.250 pazienti, fra cui oltre
3.000 persone ferite nel conflitto. Oltre la metà
dei pazienti erano donne e bambini di età inferiore ai 14 anni. Presso un ambulatorio nel nord
di Mogadiscio, ad altri 1.400 pazienti che erano
stati operati in quanto affetti da lesioni di guerra
sono state fornite fasciature. La nutrizione si
è anch’essa annoverata fra le principali emergenze. All’inizio dell’anno le équipe msf hanno
avviato un programma rivolto ai bambini gravemente malnutriti: i pazienti accolti e trattati
sono stati 1.800. In tutto il paese, msf ha trattato
oltre 18.400 e 16.000 bambini, affetti rispettivamente da malnutrizione grave e moderata.
Benché la maggior parte dell’attenzione internazionale si sia concentrata sulla capitale e
sui suoi dintorni, gli operatori msf hanno fatto
fronte a impellenti necessità nel centro e nel
sud del paese. A Galcayo, nel nord, gli operatori
medici hanno trattato, nel corso del 2008, 470
vittime di violenze, mentre a Galgaduud sono
state operate oltre 600 persone.
Tuttavia, ad avere bisogno di assistenza in
Somalia non sono soltanto le vittime della
violenza: malattie curabili e prevenibili, come
diarrea, malaria e infezioni del tratto respiratorio, provocano ogni anno migliaia di morti.
Servizi sanitari di base come visite prenatali e
vaccinazioni si sono dimostrate fondamentali
ai fini degli interventi salvavita di msf. Il personale medico ha effettuato oltre 727.000 visite
ambulatoriali, 55.000 visite prenatali e 82.000
vaccinazioni, nonché assistito, a Jowhar, 1.500
partorienti.
MSF lavora in Somalia dal 1991.
39
Motivo di intervento • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/
Esclusione dall’assistenza sanitaria
Operatori Umanitari 92
Secondo le stime, la percentuale di sieropositivi fra gli adulti sudafricani ammonterebbe al 18%, molti dei quali hanno urgente bisogno di farmaci antiretrovirali
(ARV). La tubercolosi (TB), compresa la forma resistente ai farmaci (DR-TB), rappresenta la causa principale di malattia e di morte fra i pazienti affetti da HIV/AIDS.
Khayelitsha, una township alla periferia di Città
del Capo, ospita mezzo milione di persone ed
è caratterizzata da uno dei tassi più elevati di
hiv/aids a livello nazionale. Dal mese di maggio
2001, msf gestisce in loco un programma arv in
collaborazione con le autorità sanitarie locali.
Questo è stato il primo programma del genere
nel settore pubblico sudafricano e ha favorito la
nascita di iniziative analoghe in altre parti del
paese. A Khayelitsha, i pazienti sottoposti
a terapia arv sono ora oltre 11.000.
Un’elevata percentuale di pazienti affetti da
hiv/aids sono coinfettati dalla tubercolosi: in
questa zona, il tasso di segnalazione annua
di nuovi casi è pari ad almeno 1.500 unità per
100.000 persone, fra i valori più elevati al mondo. Quanto al resto del Sud Africa, è in crescita
il numero di casi diagnosticati di tubercolosi
resistente ai farmaci (dr-tb). A Khayelitsha, msf
si è dedicata a un progetto finalizzato all’erogazione di cure e terapie decentrate per i pazienti
affetti da dr-tb. Il progetto si basa sulla teoria
secondo cui il numero di pazienti diagnosticato
e curato con successo aumenterebbe nel caso in
cui a questi ultimi venisse consentito di seguire
la terapia presso le proprie case.
A Khayelitsha, il Simelela Centre for survivors of
sexual violence fornisce una gamma completa di
servizi per le vittime di stupri, quali assistenza
medica di emergenza, consulenza psicologica e
assistenza sociale e legale. Le relazioni istituite
con i gruppi di attivisti operanti nell’ambito
delle comunità punta a ridurre il numero
delle vittime di violenze sessuali richiamando
l’attenzione dell’opinione pubblica su questi
casi e denunciando gli stupri come crimini
violenti.
Nel 2008, la clinica ha accolto quasi 700
pazienti.
necessarie. I progetti prevedono assistenza medica primaria, assistenza psicologica e psichiatrica
e un sistema di indirizzamento dei pazienti
presso ospedali e strutture sanitarie specializzate. Nell’ambito dei 2 progetti in questione, msf
tratta 4.000-5.000 pazienti al mese, affetti nella
maggior parte dei casi da infezioni del tratto
respiratorio, malattie veneree, hiv compreso,
patologie gastrointestinali e diarroiche e problemi dovuti allo stress. Gli operatori msf assistono
inoltre un numero crescente di persone vittime
di violenze sessuali.
‘Quando tentano di varcare la frontiera per
arrivare in Sud Africa, gli zimbabweani si trovano ad affrontare rischi significativi, compresi
quelli di violenze sessuali, maltrattamenti fisici
e verbali e vessazioni da parte della polizia’,
spiega Sara Hjalmarsson, coordinatore sul
campo per msf a Musina, cittadina al confine
con lo Zimbabwe. ‘Questi rischi persistono al
loro arrivo in Sud Africa, dove molti continuano
a essere perseguitati dalla polizia.
Il periodo compreso fra maggio e settembre
2008 ha visto l’esacerbarsi della violenza nei
confronti degli stranieri, che ha provocato 62
morti e la dispersione di oltre 100.000 persone.
tà nei dintorni di Johannesburg, Pretoria e Città
del Capo. Gli operatori hanno curato lesioni
come ferite di arma da fuoco, traumi cranici e
ferite provocate da pestaggi, lacerazioni e bruciature, hanno erogato servizi sanitari di base
alle persone costrette alla fuga e distribuito kit
igienici, coperte e teli in plastica.
A Johannesburg, dove la violenza ha toccato
livelli particolarmente elevati, msf ha introdotto iniziative di assistenza psicologica fra i servizi
offerti dalle équipe mediche.
Durante la crisi, msf ha effettuato 11.000
visite mediche e 8.000 visite psicologiche e
psichiatriche.
Epidemia di colera
Il mese di novembre ha visto il diffondersi
di un’epidemia di colera dallo Zimbabwe al
Sud Africa. Nella provincia settentrionale di
Limpopo le autorità hanno dichiarato il distretto di Vhembe, sul confine con lo Zimbabwe,
zona disastrata. msf ha rinfoltito i team
operanti a Musina, nel distretto di Vhembe
e a Johannesburg, passando dall’erogazione
di servizi medici di base agli zimbabweani
ad attività ad alta priorità come diagnosi e
terapie anti-colera e promozione di pratiche
igieniche. Durante l’epidemia, il team msf di
Musina ha provveduto al ricovero di oltre 300
pazienti affetti da colera mediante 3 cliniche
mobili operanti presso fattorie, villaggi ed altre
zone ad alto rischio a Musina o nei dintorni.
Operando presso la Chiesa metodista centrale di
Johannesburg, msf è riuscita, in collaborazione
con le autorità sanitarie locali, a contenere la
diffusione della patologia mediante iniziative
intensive di promozione sanitaria, diagnosi
precoci, terapie e miglioramenti apportati
alle strutture idrauliche e sanitarie.
msf ha risposto all’emergenza in oltre 15 localiMSF lavora in Sud Africa dal 1999.
Assistenza medica e umanitaria per i
profughi zimbabweani
Dal dicembre 2007, msf è attiva nel centro di
Johannesburg e a Musina, dove si adopera al fine
di fornire agli zimbabweani le cure mediche
© Benedicte Kurzen
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
Sud Africa
M SF P R O g et t i n el m on d o | A fr i c A
40
Sudan
© Brendan Bannon
Motivo di intervento • Conflitto armato • Malattie endemiche/epidemiche
• Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria
Operatori Umanitari 3.240
Per tutto il 2008, il personale MSF operante in loco ha erogato servizi medici in un
paese soggetto a frequenti attacchi ed esplosioni di violenza e caratterizzato da diffusa malnutrizione e da un tasso di mortalità materna fra i più elevati del mondo.
Le infezioni da tubercolosi e kala-azar (leishmaniosi viscerale) sono comuni, così
come epidemie su larga scala di meningite, morbillo, colera e malaria.
Nel corso dell’anno, gli scontri fra forze armate
e milizie tribali lungo il confine contestato fra
Sudan settentrionale e meridionale, abbinati
a un panorama di tensione politica, hanno
costretto alla diaspora diverse migliaia di persone nello stato di Bahr-el-Ghazal. In gennaio
msf ha varato un nuovo progetto nella città di
Aweil. Dal momento che molti profughi erano
stati costretti ad abbandonare tutti i propri
averi, il personale si è inizialmente dedicato
alla distribuzione ai soggetti più vulnerabili di
kit contenenti generi di prima necessità, come
sapone, taniche, zanzariere, tele cerate e batterie da cucina, provvedendo così alle esigenze di
oltre 15.000 persone.
msf ha inoltre iniziato a operare presso l’ospedale di Aweil, offrendo servizi di assistenza sanitaria e aiuti nutrizionali a madri e bambini. Dal
momento che la malnutrizione si annovera fra
le principali emergenze, si è provveduto a istituire 6 ulteriori strutture di contatto, nell’intento
di raggiungere quante più persone possibile. Nel
corso dell’anno sono state effettuate oltre 21.000
visite ambulatoriali e sono stati trattati oltre
6.000 bambini malnutriti.
Nel mese di febbraio, in seguito a un attacco
estremamente violento nella città di Abyei,
migliaia di persone si sono rifugiate in campi
profughi nello stato settentrionale di Bahr-elGhazalin, mentre circa 10.000 sarebbero fuggite
nella boscaglia. In maggio, gli scontri hanno
praticamente distrutto Abyei, costringendo
alla fuga altre 60.000 persone: i team msf, che
operano in loco dal 2006, sono stati in grado
di contenere l’emergenza offrendo assistenza
immediata. A causa dell’elevato numero di feriti, l’équipe esistente è stata integrata da team
chirurgici e post-operatori.
Al fine di raggiungere i profughi rifugiatisi nella
boscaglia, sono state istituite cliniche mobili sia
ad Abyei che nella vicina città di Agok e sono
stati varati programmi nutrizionali a carattere
mobile e degenziale. Alla fine dell’anno le visite
ambulatoriali effettuate ammontavano a 8.950
e i bambini gravemente malnutriti curati a oltre
1.200. msf ha provveduto inoltre alla distribuzione a circa 400 famiglie di articoli a carattere
non alimentare a Muglad, a nord di Abyei. In
questa regione, dove gli abitanti lottano per
sopravvivere, i team si mantengono pronti a
intervenire tempestivamente nell’eventualità
di ulteriori emergenze.
Verso la fine del 2008, gli attacchi sferrati dal
gruppo di ribelli ugandesi noti come Lord’s
Resistance Army (lra) o Esercito di Resistenza
del Signore, nella regione meridionale del
Sudan, nei pressi del confine con il Congo e la
Repubblica Democratica del Congo (rdc), hanno
costretto migliaia di sudanesi a fuggire dalle
proprie case. Vari profughi congolesi hanno
inoltre varcato il confine, cercando rifugio in
Sudan. msf è intervenuta iniziando a operare
presso 2 cliniche di assistenza primaria a
Gangura e Sakura, nello stato dell’Equatoria
occidentale, nei pressi del confine con la rdc.
Per la fine dell’anno, le visite mediche erogate a
residenti e profughi in queste 2 aree ammontavano a 7.200.
41
Complessivamente, nel Sudan meridionale msf
ha trattato 9.000 bambini affetti da malnutrizione acuta grave e 676 vittime di traumi causati
da episodi di violenza.
In tutto il paese, gli operatori msf sono pronti a
intervenire nell’eventualità di emergenze ed epidemie. Durante il mese di luglio, intense piogge
e inondazioni hanno ulteriormente aggravato
un’epidemia di colera scoppiata ad Aweil.
Operando in collaborazione con il Ministero della Sanità e altre organizzazioni, msf ha trattato
oltre 6.700 pazienti infetti. Oltre 1.200 pazienti
affetti dalla patologia sono stati inoltre curati a
Juba, capoluogo del Sudan meridionale, dove i
primi casi sono stati rilevati nel mese di maggio.
A causa della scarsa diffusione del vaccino in
Sudan, i bambini sono vulnerabili alle epidemie
di morbillo. Nel corso di 2 campagne lanciate
nei mesi di luglio e novembre 2008 nella contea
di Pibor, stato di Jonglei, msf ha vaccinato oltre
19.200 bambini.
Nel Sudan settentrionale, msf gestisce, oltre ai
programmi varati nel Darfur, un progetto a Port
Sudan, nello stato del Mar Rosso, imperniato
sull’erogazione di servizi di sanità materna,
con particolare riferimento alle donne incinte
circoncise. Secondo le stime, oltre il 97% delle
donne nello stato del Mar Rosso è circoncisa:
questa procedura è causa, per molte donne, di
gravi complicazioni mediche che durano tutta
la vita. Durante il parto, le donne circoncise
devono essere ‘deinfibulate’, al fine di consentire la nascita del bambino. Dopo il parto, è pratica comune ricucire, o ‘reinfibulare’, le donne.
Tuttavia, a Port Sudan il progetto gestito da msf
presso l’ospedale di Tagodom non prevede la
reinfibulazione delle pazienti dopo il parto.
Nel 2008, msf ha provveduto in media, nell’ambito di questo programma, a 1.000 visite mediche e 64 parti al mese. Gli operatori comunitari
hanno inoltre erogato servizi di educazione
sanitaria di base e richiamato l’attenzione
sui rischi sanitari posti dalla circoncisione
femminile.
Laddove possibile, msf ha affidato a terzi le
proprie attività. Nel giugno 2008, msf ha
provveduto, dopo 2 anni, ad affidare alle autorità sanitarie locali le attività gestite presso
l’ospedale di Bor, nello stato di Jonglei. Alla fine
dell’anno, msf ha affidato al Ministero della
Sanità il programma per la lotta alla malattia
del sonno da essa varato a Yambio, nell’Equatoria occidentale.
MSF lavora in Sudan dal 1979.
Darfur
MSF ha fornito aiuto medico e umanitario nella regione sudanese del Darfur
sin dal 2003, da quando cioè le forze
armate del governo e la milizia alleata
hanno iniziato a scontrarsi con i gruppi
ribelli, che perseguivano una maggiore
autonomia e richiedevano maggiori
risorse per la regione, arida e impoverita. Fin dallo scoppio del conflitto il
contesto politico è divenuto sempre più
complesso. I gruppi armati si sono divisi
in varie fazioni rivali e ciò ha condotto
a ulteriori episodi di violenza e ad una
generale situazione di elevata instabilità. La persecuzione dei gruppi armati,
il banditismo e gli scontri tra le tribù
nomadi hanno costretto molte persone
a lasciare le proprie casa e a cercare
rifugio altrove.
Nel 2008, quella in Darfur rappresentava ancora
una delle più massicce operazioni di aiuto
umanitario del mondo. Più di 80 organizzazioni
e 15.000 operatori umanitari – compresi 2.000
membri di msf – fornivano assistenza al paese,
dove, secondo le stime, un terzo della popolazione è sfollato. Malgrado questi sforzi, centinaia di
migliaia di persone rimangono prive degli aiuti
necessari. In migliaia rischiano di non poter rice-
© Jan-Joseph Stok
vere assistenza medica a causa dell’instabilità delle linee del fronte, dell’altalenanza delle alleanze
tra le diverse fazioni armate, degli attacchi mirati
contro gli operatori umanitari e delle crescenti
restrizioni da parte del governo in merito alla
possibilità di fornire assistenza sanitaria.
Il problema dell’insicurezza
Nel corso dell’anno la situazione della sicurezza
si è andata deteriorando. A febbraio un’offensiva militare condotta nei pressi di Seleia,
nell’area occidentale del Darfur, ha causato la
morte di 300 persone e ne ha costrette 10.000
a fuggire nel vicino Ciad. L’ équipe di msf ha
dovuto lasciare Seleia prima dello scontro
armato, ma dopo un mese gli operatori hanno
potuto far rientro nella zona per fornire soccorso medico grazie alle cliniche mobili.
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
In altre regioni del Sudan meridionale, msf continua a offrire assistenza a centinaia di migliaia
di persone. Negli stati di Jonglei, Nilo superiore
e Unità, il personale medico eroga servizi sanitari di tutti i livelli, da visite a pazienti affetti
da infezioni del tratto respiratorio a interventi
chirurgici salvavita. Nel 2008, le équipe mediche
hanno effettuato oltre 365.900 visite mediche,
oltre 19.000 visite prenatali e oltre 1.000 operazioni, fra cui numerosi interventi chirurgici di
emergenza su pazienti feriti da armi da fuoco, e
provveduto al ricovero di oltre 8.000 pazienti.
Afri c A | Asi a an d t he Cauc asus | The A m er i cM
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© Jan-Joseph Stok
In agosto, dopo una serie di attacchi contro
msf, le équipe sono state costrette ad abbandonare i progetti nel Nord Darfur: quello di
Tawila, dove, fin dall’agosto 2007, circa 35.000
sfollati erano stati accolti in tre campi, e quello
di Shangil Tobaya, dove msf aveva fornito assistenza medica a circa 28.000 sfollati nei campi
di Shangil e Shadat e ad altre 5.000 persone
nei villaggi vicini. Privare così tante persone di
aiuto medico, anche se solo temporaneamente,
è stato frustrante, ma, senza alcuna garanzia
di tutela della sicurezza per gli operatori umanitari, msf è stata obbligata a sospendere le
attività. L’équipe è rientrata a Shangil Tobaya
a settembre. Nel 2008, sono state effettuate
quasi 45.000 visite e più di 4.000 donne hanno
ricevuto assistenza prenatale. L’équipe msf,
tornata in ottobre a Tawila, dove nel 2008 erano
state realizzate 25.000 consultazioni mediche,
ha dovuto abbandonare nuovamente l’area a
dicembre.
Sempre in agosto, in seguito agli attacchi al
campo di Kalma, che ospitava più di 90.000
sfollati, molte persone hanno subito ferite
gravi. Almeno 65 pazienti sono stati ricoverati
nella clinica del campo e le ambulanze di msf
hanno portato 49 feriti da arma da fuoco in un
ospedale nella regione della capitale, Nyala.
A metà settembre, in seguito ai bombardamenti
aerei decisi dal governo, msf ha dovuto trasferire lo staff dal progetto di Kaguro nella zona
dello Jebel Si. Le équipe sono rientrate 10 giorni
più tardi.
Fatima, che vive nel campo di Motorwat, vicino
alla città di Muhajariya, col marito e 4 figli, ha
raccontato a msf che lei e la sua famiglia finora
hanno dovuto spostarsi 8 volte, dalla città alla
foresta, al campo e ancora alla città.
‘Ogni volta che ci spostiamo, perdiamo le nostre
cose – dice – È sfiancante, ma se non ti sposti
in fretta tu o i tuoi figli potreste essere uccisi.
Reagire con rabbia non avrebbe senso: anche se
mi arrabbiassi, non c’è niente che potrei fare’.
Assistenza psichiatrica
Per aiutare le persone che hanno subito traumi
psicologi a causa del conflitto e dell’aver vissuto
a lungo in una condizione di sfollamento, msf
nel 2006 ha deciso di fornire, tra le altre attività, anche assistenza psichiatrica, garantendo
9.380 sessioni di terapia a più di 1.600 pazienti.
Nel 2008 l’84% di loro mostrava dei miglioramenti a livello sintomatico o era completamen-
te guarito. Malgrado ciò, quello stesso anno, la
Commissione Sudanese per l’Aiuto Umanitario
e il Ministro della Salute hanno obbligato msf,
pena l’espulsione dal paese, ad interrompere
le attività di assistenza psichiatrica nel Sud
Darfur.
Le équipe di msf hanno curato 64.000 pazienti,
garantito assistenza a 19.000 donne incinte e
fatto nascere 1.750 bambini. Nonostante questi
risultati, le autorità non hanno lasciato altra
scelta a msf che quella di sospendere gli interventi nel paese.
Nella zona occidentale del Darfur, in particolare a Golo e Killin, nella regione Jebel Mara, ad
aprile sono stati aperti nuovi progetti. Le équipe
di msf hanno fornito assistenza medica primaria e secondaria, concentrandosi soprattutto sul
problema della salute femminile e sulla lotta
alla malaria e alla malnutrizione. Nel 2008
sono state effettuate circa 3.800 visite mediche
ogni mese.
msf ha lavorato anche a Niertiti e Zalingei,
nell’area occidentale del Darfur, portando
assistenza medica a circa 170.000 persone.
Più di 130.000 persone che vivono a Zalingei
43
Paguro e 5 centri di salute nell’area limitrofa,
garantendo assistenza medica a circa 40.000
persone che ne erano prive sin dal 2003, quando l’area era stata attaccata e la maggior parte
dei villaggi ridotti in cenere. Nella zona rurale
di Kebkabiya, 90 miglia ad ovest dalla capitale
del Nord Darfur El Fasher, msf aiuta 2 cliniche
e 5 centri di salute fornendo assistenza medica
di base, come le vaccinazioni e il trattamento
contro la malnutrizione. Le équipe inoltre
forniscono supporto al reparto di ostetricia
dell’ospedale di Kebkabya e assistenza nei
casi di emergenza ostetrica.
Nei pressi di Serif Urima l’équipe medica ha
fornito assistenza primaria e secondaria, com-
Nel Sud Darfur msf ha gestito una clinica di
25 posti letto che ha permesso di assistere
circa 70.000 persone a Muhajariya e dintorni.
Oltre a fornire assistenza ostetricia, msf offre
presi cure prenatali e ospedaliere, vaccini e
trattamenti contro la malnutrizione. Ogni mese
sono state realizzate circa 4.000 visite mediche.
Più di 45 bambini hanno ricevuto cure nutrizionali e 110 pazienti sono stati ricoverati in
clinica. Nel Jebel Si, msf ha gestito una clinica a
un laboratorio, cure chirurgiche e gestisce
cure a domicilio e ospedaliere. Inoltre dispone
adeguati trattamenti per le vittime di violenza
sessuale. Nel 2008, più di 55.000 persone, di
cui 1.300 degenti e 440 persone che avevano
subito interventi chirurgici, sono state curate
da msf a Muhajariya. Nell’aprile del 2008 msf,
nell’ottica di migliorare le possibilità di accesso
all’assistenza medica, ha riaperto le cliniche
mobili a Labado e Um Shegeira . Nel 2008, 660
bambini affetti da malnutrizione sono stati
curati nelle cliniche mobili msf. Nelle montagne
dell’area orientale del Jebel Mara, un’équipe
stanziata a Feina ha gestito una clinica che
forniva visite a domicilio, cure prenatali e un
programma di nutrizione mobile. Esiste anche
un reparto destinato ai molti bambini malnutriti e a coloro che necessitano di un intervento
di emergenza. Le cliniche mobili sono presenti
anche in Gulombei e Deribat.
Nel 2008 msf ha inaugurato un nuovo progetto
in Adila, in seguito ai risultati di una stima, realizzata in marzo, secondo cui l’incidenza della
malnutrizione acuta aveva raggiunto il 14%.
Entro la fine di ottobre, 4.700 bambini hanno
ricevuto il trattamento.
MSF lavora in Darfur dal 2003.
Swaziland
Motivo di intervento • Malattie
endemiche/epidemiche
Operatori Umanitari 55
Secondo le stime, in Swaziland l’infezione da HIV/AIDS colpirebbe un adulto
su 4 e l’80% dei pazienti tubercolotici
sarebbero anche sieropositivi. Dal
novembre 2007 MSF collabora con personale sanitario pubblico nella regione
di Shiselweni al fine di combattere le
patologie in questione.
Sul posto, msf sta provvedendo a decentrare i
servizi offerti ai pazienti sieropositivi e tubercolotici: l’obiettivo consiste nella creazione di
un sistema comune, che consenta ai pazienti di
essere curati per entrambe le patologie presso la
stessa struttura, da parte degli stessi operatori
sanitari. Presso l’ospedale di Hlatikulu e i centri
sanitari di Nhlangano e Matsanjeni, nonché
presso 9 degli altri 20 centri sanitari della
regione, vengono erogati servizi terapeutici e
di controllo preventivo. Nel 2008, nella regione
di Shiselweni, quasi 2.300 pazienti sono stati
sottoposti a terapie anti-tb, mentre 1.870 pazienti tubercolotici coinfettati da hiv/aids sono stati
sottoposti a terapia antiretrovirale.
© Alexander Glyadyelov
Secondo le stime, nel 2008 in Swaziland sono
stati segnalati circa 12.000 nuovi casi di tubercolosi, fra cui 200 persone infettate da una
forma della patologia resistente ai farmaci: fra
queste ultime, 42 sono state diagnosticate e
monitorate in Shiselweni. A causa della natura
pericolosa e complessa della malattia, la diagnosi e cura delle forme di tubercolosi resistenti ai farmaci rappresenta una priorità.
msf opera direttamente fra le comunità e i
pazienti affetti da hiv/aids, promuovendo
attività di prevenzione e formazione, ricerca e
diagnosi dei casi nonché controllo post-terapeutico. Incoraggiati da un adeguato rispetto della
terapia, i ‘pazienti esperti’ che hanno sperimentato direttamente patologie croniche aiutano gli
altri pazienti a gestire adeguatamente la malattia e a convivere positivamente con l’infezione
da hiv/aids.
MSF lavora in Swaziland dal 2007.
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
sono sfollati che hanno abbandonato le proprie aree di origine. msf lavora in 3 reparti
dell’ospedale di Zalingei, fornendo supporto al
dipartimento di chirurgia pediatrica e al pronto
soccorso. L’aumento dei casi di malnutrizione
ha spinto le équipe msf a distribuire ulteriori
derrate alimentari a 11.000 bambini di età
compresa tra i 6 e i 36 mesi durante il cosiddetto “hunger gap” (periodo che intercorre tra un
raccolto e l’altro). A Niertiti, msf ha fornito cure
ospedaliere e a domicilio, effettuato 86.000
visite mediche e ricoverato in ospedale 4.900
pazienti. In risposta a un’epidemia di meningite esplosa a febbraio, msf ha vaccinato oltre
28.000 persone.
M SF P R O g et t i n el m on d o | A fr i c A
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Uganda
Motivo di intervento • Conflitto
armato • Malattie endemiche/epidemiche
Operatori Umanitari 719
Secondo le stime, l’infezione da HIV/
AIDS riguarderebbe l’8% della popolazione. Secondo l’Organizzazione
Mondiale della Sanità, in Uganda le
persone affette da HIV o AIDS sono più
di un milione, di cui 312.000 necessitano di terapia antiretrovirale (ARV).
La percentuale di pazienti sottoposti a
terapia ARV sarebbe pari al 42% a livello nazionale, ma nell’Uganda settentrionale la percentuale è assai più ridotta.
Ad Arua, la clinica anti-hiv/aids gestita da msf
prevede fra l’altro terapia integrata per i casi di
coinfezione da hiv e tubercolosi, aiuti alimentari per adulti e bambini malnutriti affetti da
hiv/aids e un programma di assistenza prenatale e prevenzione della trasmissione maternofetale dell’hiv/aids. I pazienti sottoposti a
terapia arv presso l’ospedale regionale di Arua
sono oltre 4.700. In parallelo, msf supporta 3
cliniche decentrate per la cura di hiv/aids nella
regione del Nilo occidentale, al fine di garantire un accesso adeguato al sistema sanitario
locale.
A Madi Opei, nel distretto di Kitgum, solo il
10% dei pazienti sieropositivi ha accesso a
cure adeguate. msf ha messo a disposizione
servizi sanitari per i pazienti affetti da hiv/
aids/tb e prestato assistenza presso i reparti
ambulatoriale, di degenza e di maternità. Ogni
mese sono state effettuate circa 2.000 visite
ambulatoriali
e sono stati ricoverati 100 pazienti.
Nel distretto di Gulu, gli operatori msf hanno
proseguito il proprio intervento presso il centro sanitario di Lalogi, circa 21 miglia a sud-est
di Gulu. Al fine di creare un sistema che possa
essere rilevato dal Ministero della Sanità, i
team si sforzano di rendere la gamma completa
di servizi sanitari disponibili a Lalogi (comprendente sanità materna, servizi di degenza
e terapie anti–hiv/aids/tb) il più sostenibile
possibile. Nel 2008, i pazienti trattati sono stati
oltre 53.000.
Interventi d’emergenza
Nel novembre 2007, le deplorevoli condizioni
igieniche dei campi hanno provocato un’epi-
© Julie Remy
demia di epatite E, un virus che si diffonde
mediante acqua o alimenti contaminati: dal
momento che non esistono cure o vaccini, gli
operatori msf hanno dato la precedenza alla
gestione dei pazienti infetti e alla necessità
di arginare l’epidemia, dedicando particolare
attenzione bambini e donne incinte, considera-
ti particolarmente a rischio. Alla fine del 2008,
i pazienti trattati da msf a Kitgum ammontavano a oltre 1.500. msf ha inoltre varato iniziative
di prevenzione e ricovero ospedaliero al fine
di prevenire il diffondersi della patologia sia a
livello locale che in altri distretti.
45
Al culmine dell’epidemia di colera che ha
colpito il distretto di Arua fra gennaio e aprile,
il centro terapeutico gestito da msf accoglieva
fino a 40 pazienti al giorno.
msf ha inoltre provveduto ad assistere,
mediante un ambulatorio e il miglioramento
degli impianti idraulici e sanitari dei campi di
Ishasha/Matanda e Nakivale, i profughi costretti alla fuga dagli scontri nella Repubblica
Democratica del Congo alla fine del 2008.
Malnutrizione a Kaabong e Karamoja
Nel distretto di Karamoja, Uganda nord-orientale, il cattivo raccolto del 2006, la scarsità
di pioggia nel 2007 e il ritardo della stagione
delle piogge nel 2008 hanno causato penurie
alimentari, con conseguente caro prezzi e vulnerabilità del bestiame a una serie di patologie.
Nel giugno 2007, msf ha varato, nel distretto
di Kaabong, un intervento nutrizionale che
è durato per tutto il 2008: le relative attività
sono state poi affidate ad Action Contre la Faim
nel mese di dicembre.
Nel Kaabong, msf ha trattato, nel 2008, quasi
900 casi di malnutrizione acuta e 2.500 di
malnutrizione moderata. La malnutrizione e
altre emergenze sanitarie sono state affrontate,
fra gennaio e luglio, presso il centro di stabilizzazione dell’ospedale di Kaabong. Nel luglio
2008, msf ha iniziato ad ampliare il progetto di
Kaabong al fine di introdurre cure pediatriche
e una gamma completa di servizi di sanità
riproduttiva. Nel 2009, il progetto accoglierà
anche le vittime delle violenze risultanti dalle
attività di disarmo del governo.
Zambia
Motivo di intervento
• Malattie endemiche/epidemiche
Operatori Umanitari 68
In Zambia, l’HIV/AIDS è tuttora estremamente diffuso e rappresenta un
grave problema sanitario: la malattia e
i decessi da essa provocati sono un peso
gravoso per la società. L’impatto della
pandemia a livello nazionale è attestato dal calo della speranza di vita alla
nascita che, secondo l’Organizzazione
Mondiale della Sanità, era pari a 52 anni
nel 1990 ma nel 2003 era scesa a 35.
Tuttavia, nel corso degli anni il governo
zambiano ha richiamato l’attenzione sul
problema HIV/AIDS e ha varato iniziative volte a ottimizzare l’erogazione delle
terapie. Nel luglio 2005, il governo ha
introdotto cure anti-HIV/AIDS gratuite
e, nel 2006, ha abolito il sistema sanitario nazionale basato sulla condivisione
dei costi.
msf ha prestato assistenza alle persone affette
da hiv/aids mediante un progetto gestito nel
distretto di Kapiri M’Poshi. Kapiri è una città in
rapida crescita, dislocata in un’area di transito
e dotata di scarse infrastrutture. A causa della
posizione centrale e del carattere di punto di
transito della città, la popolazione di Kapiri è
particolarmente esposta a patologie quali infezioni veneree, hiv/aids, tubercolosi (tb) e colera:
secondo le stime, la percentuale di malati di
hiv/aids giungerebbe a quota 20%.
L’accesso all’assistenza sanitaria in generale e
alle cure anti-hiv in particolare è problematico
per i 250.000 residenti del distretto di Kapiri,
dislocati in una vasta regione priva di strade o
di mezzi di trasporto. I servizi erogati mediante le strutture esistenti sono insufficienti a
causa della mancanza di personale e di scorte
mediche. msf ha dimostrato come sia possibile
affidare a funzionari clinici o infermieri alcuni
compiti e responsabilità, come test e servizi di
consulenza rivolti ai pazienti sieropositivi, in
precedenza assolti dai medici.
msf gestisce una clinica anti-hiv/aids presso
l’ospedale distrettuale di Kapiri e opera in 18
centri sanitari, 14 rurali e 4 cittadini. Questo
modello decentrato di assistenza anti-hiv/aids
consente ai pazienti residenti al di fuori dei
grandi centri urbani di ricevere le cure e l’assistenza necessarie. msf ha inoltre coinvolto la
comunità in attività di prevenzione e di terapia
e supporto ai pazienti affetti da hiv/aids.
Alla fine di dicembre, msf aveva accolto nell’ambito del progetto oltre 10.500 pazienti, 5.000 dei
quali sottoposti a terapia antiretrovirale. Nel
corso del 2008, gli operatori msf hanno effettuato oltre 2.600 visite mediche al mese. Nel
contempo, e in preparazione per l’affidamento
del programma anti-hiv/aids, msf ha iniziato a
integrare il progetto con le attività gestite dal
Ministero della Sanità.
MSF lavora in Zambia dal 1999.
In seguito alla diffusione di dati attestanti un
aumento dei casi di malnutrizione nella regione di Karamoja, msf ha varato una seconda
iniziativa nutrizionale nei distretti di Moroto e
Nakapiripirit, prendendosi cura di quasi 4.000
bambini malnutriti.
MSF lavora in Uganda dal 1980.
© JulieRémy
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
Fra la fine del 2007 e l’inizio del 2008, msf è
intervenuta con l’intento di arginare un’epidemia di febbre emorragica Ebola nell’Uganda
occidentale, nelle 2 aree chiave di Bundibugyo
e Kikyo.
Afri c A | Asi a an d t he Cauc asus | The A m er i cM
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46
Zimbabwe
Motivo di intervento • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/
Esclusione dall’assistenza sanitaria
Operatori Umanitari 579
L’instabilità politica e una gestione inadeguata delle risorse hanno provocato in
Zimbabwe una crisi economica gravissima, caratterizzata da un’inflazione galoppante, dal collasso delle infrastrutture e dei servizi di base, da carenze alimentari
e dalla completa implosione del sistema sanitario nazionale. Nell’ambito dei suoi
programmi regolari, MSF si concentra sulla cura dei pazienti infettati da HIV/AIDS
e offre aiuti nutrizionali a bambini gravemente malnutriti.
In Zimbabwe, l’hiv/aids colpisce un adulto su 5,
e troppo pochi fra quelli che ne hanno urgente
esigenza sono in grado di accedere alla terapia
antiretrovirale (arv). Nell’ambito di programmi
anti-hiv/aids dislocati a Bulawayo, Epworth,
Gweru, Tshlotshlo e varie località della provincia di Manicaland, msf fornisce assistenza
sanitaria gratuita a 40.000 pazienti: nel 2008,
26.000 dei pazienti in questione hanno iniziato
la terapia arv. Tuttavia, sono sempre più frequenti i casi di pazienti che non si presentano
agli appuntamenti e rischiano l’interruzione
della terapia perché non sono in grado di
raggiungere le poche cliniche funzionanti.
Ciò è dovuto in larga misura ai costi elevati e
all’inaffidabilità del sistema dei trasporti, ma
alle volte anche alla fuga dei pazienti, costretti
e cercare rifugio in paesi confinanti. In risposta
Dadirai ha iniziato la terapia antiretrovirale nel 2007, nell’ambito del programma
di Epworth: prima era così malata da non
poter camminare o mangiare senza aiuto.
Suo marito era morto dopo aver rifiutato
le cure ed entrambe le figlie sono sieropositive. Dopo aver iniziato il programma,
Dadirai ha prima lavorato come consulente
volontaria anti-HIV, ma poi è tornata a
scuola e si è qualificata come aiuto-infermiera: ora è una dipendente di MSF
e lavora presso la clinica di Epworth.
a questo problema, msf ha iniziato a decentrare
le terapie, incrementando così l’accessibilità dei
servizi soprattutto nelle zone rurali.
Fra gli zimbabwiani che lasciano il paese molti
(circa 3 milioni sinora, secondo le stime) fuggono in Sud Africa. Dal maggio 2008, msf opera a
Beitbridge, il punto di uscita più utilizzato da
queste persone. Il progetto garantisce l’erogazione di servizi sanitari di base ai gruppi più
vulnerabili, come profughi, migranti, orfani o
lavoratrici sessuali, e assiste le vittime di violenze e abusi. Nel 2007, msf ha iniziato a prestare
assistenza medica ai rifugiati zimbabwiani nella
cittadina di confine di Musina e nel centro di
Johannesburg.
Nel corso degli anni, msf ha fronteggiato in
Zimbabwe una serie di emergenze, fra cui
inondazioni, epidemie di colera, malnutrizione
e violenza. In data 31 dicembre 2008, msf aveva
assistito oltre 30.000 ammalati di colera ed erano
stati registrati oltre 1.500 decessi. Le équipe
mediche msf hanno integrato i servizi offerti
dalle strutture governative provvedendo alla
distribuzione di scorte, al pagamento di gratifiche e al varo di iniziative di formazione destinate
al personale, nonché all’inaugurazione di unità
terapeutiche dedicate per il colera in una zona
del tutto priva di strutture sanitarie alternative.
MSF lavora in Zimbabwe dal 2000.
‘Il significato di ciò che
vediamo tutti i giorni è
chiaro: si tratta di un’emergenza medica di enormi
proporzioni, che rischia
di sfuggirci di mano’.
© Joanna Stavropoulou
Manuel Lopez
47
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
Asia e Caucaso
© Vali Faucheux-Georges
M SF Prog et t i n el m on d o | A s i a E C AU CA SO
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INDICE
ARMENIA
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60
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MOTIVO DI INTERVENTO • Malattie endemiche/epidemiche
OPERATORI UMANITARI 56
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ARMENIA
BANGLADESH
CAMBOGIA
CINA
Georgia
INDIA
INDONESIA
KYRGYZSTAN
MYANMAR
NEPAL
PAKISTAN
Papua NUOVA Guinea
FILIPPINE
SRI LANKA
TAILANDIA
TURKMENISTAN
UZBEKISTAN
© Vali Faucheux-Georges
D. e la sua famiglia vivevano in condizioni difficili: D. è stata colpita 2 volte dalla
polmonite e le è infine stata diagnosticata la tubercolosi. Tutto quel che D. sapeva
sulla patologia era che è contagiosa: saputo della sua malattia, tutti, parenti stretti
compresi, hanno iniziato ad aver paura di
lei. D. ha passato un lungo periodo presso
vari ospedali, ma è stata dimessa a causa
del mancato effetto dei farmaci. A casa
si è nuovamente sentita male ed è stata
trasportata in ambulanza presso l’ospedale di Nor-Nork, dove le è stata diagnosticata la DR-TB ed è stata anche operata.
Dopo l’operazione è stata trasferita ad
Abovian e ammessa al programma MSF.
Dopo un soggiorno ospedaliero di qualche
mese e una considerevole ripresa, è stata
dimessa, proseguendo la terapia tramite
una clinica mobile. Complessivamente, il
trattamento è durato 2 anni. All’inizio,
D. ha trovato duro assumere i farmaci a
causa degli effetti collaterali, ma ha perseverato: ora, guarita, è pronta a tornare
a un’esistenza normale.
In Armenia si registra uno degli indici più elevati al mondo di tubercolosi resistente ai farmaci (DR-TB). Nel settembre 2005 MSF ha varato, in collaborazione con il
Ministero della Sanità locale, un programma pilota finalizzato alla diagnosi e cura
della DR-TB nella capitale Erevan, dove risiede quasi metà della popolazione del
paese. Da allora, le iniziative di contenimento dell’epidemia di DR-TB hanno guadagnato in efficacia, grazie anche al supporto di organizzazioni e donatori internazionali che hanno contribuito a incrementare le risorse locali. A livello nazionale, MSF
offre la propria consulenza ai fini dell’adozione di un programma a breve termine
per osservazione diretta (Directly Observed Treatment, Short-course o DOTS).
A Erevan, il programma dr-tb gestito da msf
sopperisce alle necessità della popolazione
cittadina, pari a circa 1,2 milioni di individui.
Una volta diagnosticati come affetti da dr-tb, i
pazienti ricevono le prime cure presso l’unità di
ricovero dove msf ha ristrutturato un reparto di
degenza da 35 letti; successivamente, conclusasi
la fase contagiosa, vengono dimessi, proseguendo la terapia tramite policlinici mobili o
presso le proprie abitazioni fino all’avvenuta
guarigione.
Il corso di trattamenti previsto non è facile da
rispettare, dal momento che può richiedere da
18 mesi a 2 anni, prevede la somministrazione
quotidiana di farmaci e presenta spesso effetti
collaterali. msf offre una serie di servizi multidisciplinari finalizzati a promuovere il completamento della terapia.
msf offre assistenza sociale ai pazienti e alle
loro famiglie: pacchi di derrate alimentari
contribuiscono a garantire una dieta bilanciata,
un’indennità di trasporto copre i costi connessi
ai trasferimenti quotidiani in clinica e un’indennità di riscaldamento rende più tollerabili
i mesi più freddi. Dall’inizio del progetto, nel
settembre 2005, i pazienti ammessi al
programma sono stati oltre 200.
MSF lavora in Armenia dal 1988.
‘Alcuni pazienti si dimostrano riluttanti a iniziare la
terapia anti-DR-TB e, in alcuni, casi, la interrompono
a causa degli effetti collaterali dei farmaci di seconda
linea. Ciascun paziente è seguito individualmente da
un infermiere, un assistente sociale e uno psicologo
che lo incoraggiano a proseguire la terapia’. Operatore MSF
49
MOTIVO DI INTERVENTO •Violenza
sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria • Disastro naturale • Malattie
endemiche/epidemiche
operatori umanitari 150
Nella regione confinante con il Myanmar
(Burma), migliaia di musulmani
Rakhine, spesso designati con il nome
Rohingya, stentano a sopravvivere.
Vistisi negare la cittadinanza in patria,
molti sono sfuggiti alle persecuzioni
solo per ritrovarsi a vivere in condizioni
disastrose in Bangladesh, con scarso
accesso ai servizi medici e una protezione inadeguata.
Nel 2008, msf ha continuato a fornire assistenza
sanitaria a oltre 7.500 musulmani Rakhine
ospitati nel campo di fortuna di Tal, nonché a
quelli residenti nel circondario. Presso il centro
di assistenza medica di base, gli operatori msf
hanno curato pazienti affetti da diarrea, infezioni cutanee e infezioni del tratto respiratorio,
causate dalle condizioni in cui erano costretti
a vivere. Fra i servizi offerti si annoveravano
anche un centro di nutrizione terapeutica per
bambini gravemente malnutriti, un programma
di assistenza psicologica e psichiatrica e progetti
finalizzati all’erogazione di acqua potabile e
all’installazione di impianti sanitari. Dopo mesi
di notevoli pressioni da parte di msf, in luglio il
campo è stato infine trasferito presso la nuova
sede di Lada Bazaar e sono intervenute altre
organizzazioni, consentendo a msf di affidare
a terzi le attività.
La popolazione nei distretti isolati delle colline
‘Le colline di Chittagong hanno una lunga storia di
disordini e l’incremento della popolazione sembra
esacerbare le dispute in merito ai diritti su terre e
proprietà. Per tutti, la terra equivale alla possibilità di
provvedere alla propria famiglia e guadagnarsi da vivere’.
Yvonne Cuppens, coordinatrice di progetto MSF
di Chittagong risulta particolarmente vulnerabile: anni di conflitti, discriminazione e marginalizzazione hanno severamente penalizzato
l’assistenza sanitaria locale, che è a un livello
di gran lunga inferiore a quello di altre aree
del paese. Durante il 2008, la popolazione si è
trovata ad affrontare una crescente insicurezza
alimentare, uno scenario ulteriormente aggravato da un’invasione di ratti che ha gravemente
compromesso le scorte di riso, principale fonte
di alimentazione per la gente del posto. I ratti,
tuttavia, rappresentavano solo una parte del
problema: le tensioni fra i gruppi tribali da tempo residenti in zona e i coloni bengalesi giunti
più di recente (e tuttora in fase di emigrazione),
l’estesa presenza militare governativa e gruppi
di opposizione locali fanno sì che la regione continui a essere soggetta a esplosioni di violenza,
tanto da spingere alcune persone ad abbandonare le proprie abitazioni. Uno dei principali
mercati della regione è rimasto deserto per gran
parte dell’anno a causa di timori, boicottaggi e
intimidazioni.
Al fine di portare rimedio all’aumento dell’insicurezza alimentare e all’elevato tasso di malnutrizione acuta, pari al 13%, riscontrato fra i
bambini di età inferiore a 5 anni, msf ha aperto
un programma nutrizionale di emergenza nella
regione di Sajek, compresa nell’area collinare
di Chittagong. L’intervento, durato da aprile a
dicembre, si proponeva di assistere i pazienti già
colpiti da malnutrizione e di prevenire un peggioramento della situazione. Si è dunque provveduto a istituire un programma di nutrizione
mobile, nonché un centro di stabilizzazione in
cui ricoverare i bambini che necessitavano di
cure mediche più approfondite. msf ha iniziato
a fornire a 28.000 persone generi alimentari di
prima necessità, come olio, pasta di pesce e sale.
Unitamente al programma nutrizionale, msf ha
istituito un centro di assistenza sanitaria di base
e 8 presidi sanitari, in grado di ricorrere ai servizi di un laboratorio al fine di eseguire test come
quello per accertare la presenza della malaria.
Mentre la situazione nutrizionale ha fatto
registrare un rapido miglioramento, msf ha
continuato, presso le cliniche, a trattare circa
200 pazienti alla settimana, in gran parte affetti
da diarrea, infezioni dell’apparato respiratorio
superiore e malaria.
MSF lavora in Bangladesh dal 1985.
‘Non credo tornerò più
nel Myanmar: è chiaro
che la situazione nel
paese è tuttora molto
grave e, anche se l’assistenza e gli aiuti qui
sono minimi, perlomeno
non siamo costretti a
vivere nel terrore’.
Rifugiata trentenne, campo Tal
© William Martin
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
BANGLADESH
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CAMBOGIA
MOTIVO DI INTERVENTO
• Malattie endemiche/epidemiche
operatori umanitari 334
© Lauren Cohen
In Cambogia, fra i principali problemi
sanitari si annoverano HIV/AIDS, diabete e tubercolosi (TB). Un sostanziale
incremento dei fondi inviati da donatori
internazionali ha contribuito alle iniziative adottate dal governo cambogiano e
dai suoi collaboratori per arginare queste patologie, endemiche nella regione:
di conseguenza, MSF ha iniziato a ridurre le proprie attività su scala nazionale.
sabile della missione. ‘Alcuni malati dichiarano
addirittura che “preferirebbero essere malati
di aids”, dal momento che le risorse a disposizione dei pazienti affetti da hiv/aids sono assai
più numerose. La strategia di msf, imperniata
sull’integrazione fra i servizi medici destinati
a pazienti affetti da hiv/aids e ai malati di ipertensione e diabete, ha portato risultati soddisfacenti per i pazienti e una maggiore efficienza
del sistema sanitario’.
Nelle province di Siem Reap e Takeo, msf gestisce 2 cliniche che hanno un approccio innovativo che assimila l’hiv/aids a una patologia
cronica, come diabete e ipertensione. Questo
approccio punta a destigmatizzare hiv e aids
trattandoli semplicemente alla stregua di una
qualsiasi malattia cronica. Un ulteriore obiettivo consiste nel richiamare l’attenzione sul
diabete, una patologia che in Cambogia viene
raramente trattata, pur interessando il 5-10%
della popolazione.
Alla fine dell’anno, le 2 cliniche avevano in cura
oltre 3.000 pazienti sieropositivi, oltre 1.700
pazienti diabetici e 390 pazienti ipertesi. msf
aveva inoltre in cura un numero ristretto
di pazienti affetti da tubercolosi (tb) e multiresistente (mdr-tb): sono in corso le procedure
per l’affidamento di queste attività alle autorità
sanitarie locali e alle ong loro collaboratrici.
‘In Cambogia, la cura dei pazienti affetti da hiv/
aids è in fase di sviluppo e attrae considerevole
attenzione da parte della comunità internazionale dei donatori. Tuttavia, la cura dei pazienti
affetti da diabete di tipo II, ipertensione arteriosa e altre patologie croniche curabili resta
limitata e le spese statali sul fronte farmaci sono
insufficienti’, dichiara Philippe Berneau, respon-
A Phnom Penh, msf ha in cura malati affetti
da hiv/aids presso il Khmer-Soviet Friendship
Hospital, dove 3.650 pazienti sono stati sottoposti a terapia antiretrovirale (arv). In giugno,
msf ha iniziato a integrare le terapie nell’ambito
del sistema sanitario pubblico: il passaggio di
consegne è stato effettuato trasferendo pazienti
provenienti da altre province presso centri locali
in grado di erogare farmaci antiretrovirali. Le
attività tuttora gestite da msf presso la struttura
riguardano i pazienti coinfettati da hiv e mdr-tb.
Sin dal 2006, msf fornisce cure hiv/aids ai detenuti delle carceri di Phnom Penh. In giugno, si è
provveduto a facilitare l’accesso a cure e terapie
presso 2 delle principali prigioni cittadine.
Alla fine dell’anno, a Kampong Cham, il passaggio di consegne alle autorità sanitarie locali per
quanto riguarda le terapie hiv/aids era quasi
giunto al termine: i pazienti adulti venivano
già gestiti dalle autorità cambogiane, mentre
le visite pediatriche venivano ancora espletate
da msf. Giugno ha visto il varo di un progetto
dedicato ai pazienti sieropositivi coinfettati
dalla tubercolosi nonché a quelli affetti da
ceppi tb resistenti ai farmaci.
msf ha chiesto per lungo tempo la creazione
di un gruppo di lavoro dedicato alla tubercolosi
resistente ai farmaci che coinvolgesse le autorità
sanitarie cambogiane e altre parti interessate.
Questo gruppo è stato infine istituito alla fine
del 2007: il 2008 ha visto varie riunioni finalizzate alla redazione di linee guida nazionali e
piani a lungo termine per il contenimento della
mdr-tb.
MSF lavora in Cambogia dal 1979.
51
motivo di intervento • Malattie endemiche/epidemiche • Disastro naturale
operatori umanitari 70
L’anno scorso, l’HIV/AIDS è diventata per la prima volta la patologia infettiva
letale più diffusa in Cina: secondo il Ministero della Sanità, fra i mesi di gennaio
e settembre 2008 sono stati segnalati 44.839 nuovi casi. Secondo le stime
dell’UNAIDS, il Programma delle Nazioni Unite dedicato alla lotta a HIV/AIDS,
in Cina alla fine del 2007 c’erano ben 700.000 persone affette dal morbo, di cui
190.000 necessitanti di terapia antiretrovirale (ARV): meno del 20% riceve
le cure di cui ha bisogno.
Benché il governo cinese distribuisca farmaci
antiretrovirali nell’ambito del proprio programma nazionale, i test volti ad accertare
la presenza del virus hiv e la gestione delle
infezioni opportunistiche non sono gratuiti, per
cui i pazienti rischiano di rimanere vittime di
patologie connesse all’infezione da hiv prima di
riuscire ad accedere alla terapia. Lo stigma associato alla malattia scoraggia inoltre i pazienti
dal visitare le strutture nazionali per sottoporsi
al test e ricevere cure in una fase più precoce
dell’infezione.
Benché il 2008 abbia visto la registrazione
di alcuni importanti farmaci antiretrovirali
di seconda linea, molte medicine essenziali
risultano tuttora inaccessibili. Il costo di molti
farmaci utilizzati per combattere le infezioni
opportunistiche è ancora troppo elevato e le
versioni pediatriche dei farmaci anti-hiv e tb
sono irreperibili in tutto il paese.
In collaborazione con l’Ufficio della Sanità
Pubblica e il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie di Guangxi, msf offre cure
e terapie, su base gratuita e riservata, ai pazienti
di Nanning sin dal 2003. Questo ampio programma prevede test e consulenze a carattere volontario (vct), diagnosi, gestione delle infezioni
opportunistiche, distribuzione di farmaci arv
e attività di contatto in alcune comunità. Nel
2008, oltre 3.000 persone hanno avuto accesso
a test e consulenze a carattere volontario e circa
300 hanno iniziato la terapia con farmaci arv.
Alla fine del 2008, il programma aveva accolto
1.550 pazienti, di cui oltre 900 sottoposti a
terapia antiretrovirale.
Assistenza di emergenza per i sopravvissuti al terremoto di Sichuan
Il 12 maggio 2008, un terremoto di magnitudo
8.0 della scala Richter ha colpito la provincia
di Sichuan, causando oltre 80.000 morti e 10
milioni di senza tetto. In collaborazione con la
Croce Rossa di Sichuan, msf ha donato alla città
di Mianzhu 4.310 tende invernali familiari e varie
scorte mediche. msf ha inoltre fornito assistenza
a pazienti ricoverati affetti da ‘sindrome da
schiacciamento’ a Chengdu e si è attivata presso
un centro di triage a Guanghan City, Deyang.
Tuttavia, accedere alla regione e alla popolazione
colpite dal terremoto si è dimostrato difficile a
causa di varie restrizioni governative.
msf ha offerto assistenza psicologica ai superstiti dei terremoti di Hanwang, nella contea di
Mianzhu, e Long Men Shan, Pengzhou City. ‘Dopo
il terremoto, la gente era scioccata e assolutamente terrorizzata, evidentemente bisognosa di
assistenza psicologica’, ha dichiarato il Dott. Misa
Sugawara, all’epoca coordinatore sul campo per
msf a Sichuan. msf continua a offrire assistenza
psicologica a Mianzhu e nella Contea di Beichuan
dove, fra i mesi di novembre e dicembre 2008,
sono state effettuate 238 visite.
Catastrofi naturali
In seguito alle bufere di neve che hanno colpito
il villaggio di Maocao, nella provincia di
Guizhou, durante il mese di febbraio, msf ha
distribuito agli abitanti 9.000 kg di riso, nonché
acqua e olio da cucina.
In giugno, in seguito a una serie di inondazioni
nella regione di Guangxi, msf ha distribuito alle
vittime nella città di Zhongdu, contea di Luzhai,
115.000 kg di riso, 1.900 bottiglie di olio da
cucina e 140 confezioni di teli in plastica.
Passaggio di consegne
Nel maggio 2003, msf ha iniziato a offrire cure e
terapie a Xiangfan, rivolgendosi ai circa 45.000
individui affetti da hiv/aids residenti a Hubei e
nella vicina provincia di Henan: il programma
è stato affidato alle autorità cinesi nel mese di
marzo 2008.
Mongolia interna: programma bloccato
msf ha cercato di varare un programma di lotta
alla tubercolosi multiresistente ai farmaci (mdrtb) nella regione della Mongolia interna dove,
secondo le stime, il 6,5% dei pazienti risultati
positivi al test per la tb e non curati sarebbero
affetti da un ceppo della malattia resistente alla
terapia farmacologica. Le ripetute trattative con
le autorità cinesi, finalizzate alla stipula di un
protocollo d’intesa, non hanno sortito il risultato
sperato: all’inizio del 2009, msf ha rinunciato a
inaugurare il programma.
MSF lavora in Cina dal 1988.
© MSF
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
CINA
M SF P R OGETTI NEL M ONDO | A s i a E C AU CA SO
52
GEORGIa
motivo di intervento • Conflitto
armato • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/Esclusione
dall’assistenza sanitaria
operatori umanitari 164
MSF lotta contro la tubercolosi resistente ai farmaci (DR-TB) in Abkazia,
una delle regioni separatiste della
repubblica georgiana, e a Zugdidi,
nella Georgia occidentale. Il mese
di agosto 2008 ha visto scoppiare un
conflitto per il controllo dell’Ossezia
meridionale, altra repubblica separatista georgiana, che ha costretto
migliaia di persone alla fuga al fine
di evitare le violenze.
La tubercolosi è il flagello della regione del
Caucaso: secondo le stime, il 10% dei nuovi casi
risulta resistente ai farmaci, ma fra i pazienti
già trattati addirittura il 50% ha sviluppato la
DR-TB (tubercolosi resistente ai farmaci). Nel
2008, il progetto di Zugdidian ha accolto in
media 6-7 nuovi pazienti al mese affetti da DR-TB.
Dall’inaugurazione del programma nel novembre 2006, sono stati trattati oltre 150 pazienti: la
terapia è stata fedelmente rispettata, ma è lunga
e difficile e i farmaci causano numerosi effetti
collaterali. La guerra scoppiata nell’agosto 2008
ha determinato una breve interruzione della
terapia per il 30% dei pazienti.
Il mese di luglio 2008 ha visto il completamento
della terapia, che ha previsto l’assunzione quotidiana di farmaci per 20 mesi, da parte del primo
paziente accolto nell’ambito del programma
di Zugdidi: benché, considerato il rischio di
ricadute, sia ancora troppo presto per dichiararlo
completamente guarito, il fatto che abbia completato la terapia è di per sé incoraggiante. Da
allora, altri 9 pazienti a Zugdidi hanno completato la terapia.
In Abkazia, msf cura pazienti a Gulripsh, nei
pressi della capitale Sukhumi. msf contribuisce
al programma nazionale anti-tb in Abkazia sin
INDIA
motivo di intervento • Conflitto armato • Malattie endemiche/epidemiche •
Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria • Disastro naturale
operatori umanitari 394
dal 1999 e, dal 2001, si concentra sulla DR-TB.
Da allora, hanno iniziato la terapia 204 pazienti
affetti da dr-tb, di cui 38 nel 2008. msf ha
ristrutturato l’ospedale nei pressi di Sukhumi
e lo ha rifornito di farmaci, scorte mediche e
attrezzature da laboratorio. Un terzo dei pazienti
msf ha ben poche risorse materiali a disposizione
e, senza il supporto psicologico e sociale, la legna
da ardere, i vestiti, i cibi adeguati e altri generi di
prima necessità forniti da msf, molti non riuscirebbero a seguire adeguatamente la terapia.
In Abkazia, msf ha introdotto, per i pazienti coinfettati da tb e hiv, la terapia antiretrovirale (arv)
in grado di prolungarne l’esistenza: al momento,
i pazienti sottoposti ad arv sono 9. msf contribuisce inoltre ai nuovi programmi nazionali anti-drtb nelle città georgiane di Tbilisi e Abastumani,
formando infermieri e consulenti locali incaricati di garantire il rispetto della terapia da parte
dei pazienti.
In Abkazia, il programma di accesso all’assistenza medica per i pazienti vulnerabili è stato
Nonostante la rapida crescita economica indiana, milioni di persone hanno
accesso scarso o nullo all’assistenza
medica. MSF presta cure mediche alle
vittime di conflitti o disastri naturali
nelle regioni rurali del paese e offre
terapie anti-tubercolosi (TB) e HIV/
AIDS a gruppi emarginati a Mumbai
e Manipur.
HIV/AIDS e TB a Mumbai e Manipur
msf offre cure e terapie gratuite a gruppi
potenzialmente emarginati, come le lavoratrici
sessuali, i transgender o gli omosessuali impossibilitati ad accedere a terapie anti-hiv/aids
tramite il sistema sanitario pubblico. Operando
presso una clinica nella parte sud di Mumbai,
msf offre inoltre servizi finalizzati alla prevenzione della trasmissione del virus hiv dalle
madri ai nascituri e ha formato ong e operatori
del Ministero della Sanità sul fronte di test e
consulenze anti- hiv. Per tutto l’anno, msf ha
effettuato a Mumbai oltre 4.200 visite, mentre
oltre 300 pazienti hanno iniziato la terapia
antiretrovirale (arv).
© Sami Siva
Nello stato nord orientale di Manipur, caratterizzato da un cronico conflitto a bassa intensità,
msf gestisce 4 cliniche che forniscono assistenza
medica di base, terapie e consulenza per i
pazienti affetti da hiv/aids e tb nonché servizi
di maternità. Nel 2008, msf ha effettuato a
53
Gli scontri dell’agosto 2008 hanno visto decine
di migliaia di profughi: msf ha fornito assistenza
medica e psicologica alle persone costrette a
fuggire dalle proprie abitazioni. Circa il 30% delle
8.500 visite mediche effettuate hanno riguardato
patologie croniche. Numerosi pazienti soffrivano
di depressione, ansietà, stress post-traumatico e
problemi psicologici. msf si è inoltre adoperata
affinché i pazienti rispettassero i programmi
anti-dr-tb. Benché gli operatori internazionali
siano stati evacuati a causa della violenza, il
programma è stato portato avanti dallo staff
locale. La maggior parte dei pazienti ha rispettato la terapia, cosa fondamentale in quanto
‘Queste prime guarigioni sono molto incoraggianti per
i 93 pazienti tuttora in cura. Per i medici, gli infermieri e tutti gli operatori, è una lotta quotidiana al
fine di garantire che i pazienti mantengano le forze
necessarie a proseguire la terapia.’
Jocelyne Madrilène, responsabile della missione Georgia
qualsiasi interruzione può causare ricadute o
complicazioni.
MSF lavora in Georgia dal 1993.
© Julie Damond
Manipur oltre 50.000 visite: fino ad ora, i pazienti sieropositivi sottoposti a terapia arv sono stati
781, un quarto circa dei quali trasferiti ora al
programma anti-hiv/aids nazionale.
Assistenza sanitaria di base nel
Chhattisgarh e nell’Andhra Pradesh
Il conflitto a bassa intensità fra ribelli maoisti e
forze governative ha creato decine di migliaia di
profughi, ospitati in campi governativi o costretti a nascondersi nella giungla, con accesso
praticamente nullo all’assistenza medica.
msf offre servizi di assistenza sanitaria primaria
e aiuti nutrizionali agli ospiti dei campi profughi del Chhattisgarh e di insediamenti sorti
intorno a villaggi dell’Andhra Pradesh e della
regione confinante del Chhattisgarh, nonché ai
residenti delle comunità locali del distretto di
Bijapur. Nel 2008, le cliniche mobili msf hanno
trattato oltre 3.300 pazienti affetti da malaria
nelle regioni di Bijapur e Dantewada, mentre
nei campi profughi e villaggi dell’Andrah
Pradesh e sul confine con il Chhattisgarh
sono state effettuate 32.600 visite mediche.
Kala-azar (leishmaniosi viscerale) nel
Bihar
Nel distretto di Vaishali, stato del Bihar, msf
offre diagnosi e terapie gratuite ai pazienti affetti da kala-azar. Nel 2008, oltre 4.800 pazienti
sono stati sottoposti a test volti a individuare la
presenza della malattia e 1.974 sono stati curati
con amfotericina B liposomiale, una terapia
relativamente nuova. La percentuale di successo
della cura è assai elevata, pari a oltre il 98%.
Assistenza psicologica e psichiatrica
nel Kashmir
Nella parte del Kashmir ad amministrazione
indiana, msf offre assistenza medica di base
e consulenza psicosociale a una popolazione
traumatizzata da oltre 20 anni di violenza. Nel
2008, il programma msf di assistenza psicologica e psichiatrica ha accolto 6.324 pazienti.
Nel 2008, msf ha operato presso 6 cliniche nel
distretto di Kupwara, offrendo servizi medici di
base e vaccinazioni ed effettuando oltre 10.000
visite mediche.
Nel corso degli anni, msf ha effettuato diversi
interventi di emergenza in risposta a una serie
di disastri naturali che hanno colpito l’India.
Nel settembre 2008, gli operatori hanno offerto
assistenza umanitaria a decine di migliaia di
persone nello stato del Bihar, costrette a lasciare
le proprie abitazioni in seguito allo straripamento del fiume Kosi e alla successiva inondazione:
numerose famiglie, già estremamente povere,
hanno perso tutti i loro averi. msf ha fornito
assistenza medica alle vittime dell’inondazione
e distribuito articoli a carattere non alimentare,
come teli in plastica e coperte, a oltre 18.000
famiglie. Nel 2008, i team msf hanno effettuato
oltre 22.200 visite mediche.
MSF lavora in India dal 1999.
‘La maggior parte della gente non ha praticamente mai sentito parlare della leishmaniosi
viscerale. Questa grave patologia è meglio nota come kala-azar e l’India è fra le nazioni
più colpite al mondo: oltre il 90% dei casi nazionali si verificano in un unico stato, vale
a dire il Bihar. La patologia colpisce prevalentemente le caste più basse, i più poveri fra
i poveri. Nel Bihar, la terapia più frequente per i malati di kala-azar è antiquata, dolorosa e, come se non bastasse, ben poco efficace: tuttavia, in assenza di terapia il male
è quasi sempre fatale. L’équipe MSF che opera nel Bihar, presso l’ospedale di Hajipur,
ha introdotto per la prima volta su larga scala un farmaco in grado di ridurre la durata
della terapia ad appena 10 giorni e di offrire una percentuale di successo pari a oltre il
98%. I nostri pazienti ne sono la prova vivente: vederli migliorare giorno dopo giorno è
un’esperienza meravigliosa’.
Dott. Gaurab Mitra, medico MSF nel Bihar
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
ridimensionato: nel 2008, le persone registrate
nell’ambito del programma erano 143, per la
maggior parte anziani.
M SF P R O g et t i n el m on d o | A s i a e C AU CA So
54
INDONESIA
motivo di intervento • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/
Esclusione dall’assistenza sanitaria • Disastro naturale
operatori umanitari 137
Sin dal 1995, MSF opera in Indonesia assistendo pazienti vittime di patologie
infettive, episodi di violenza e disastri naturali. Nel 2008 considerato l’incremento della capacità nazionale di far fronte ai disastri naturali, MSF ha deciso di
archiviare le proprie attività in loco per l’inizio dell’anno successivo. Tuttavia, per
tutto il 2008, MSF ha continuato a monitorare e contenere le emergenze e a fornire servizi sanitari in aree remote.
Lotta contro le emergenze
In Indonesia, msf è sempre all’erta nell’eventualità di emergenze causate da catastrofi naturali.
Benché l’anno in esame abbia visto un calo
continuo del numero di emergenze necessitanti
dell’assistenza di msf, l’organizzazione ha
comunque provveduto, fra l’altro, a prestare
soccorso ai sopravvissuti del terribile terremoto
che, nel novembre 2008, ha colpito l’isola di
Sulawesi, offrendo assistenza psicologica e psichiatrica e gestendo una serie di cliniche mobili.
Quasi 2.600 persone hanno potuto usufruire
di consulenze psicologiche su come gestire lo
stress e su cosa fare nel caso si verifichi un altro
terremoto, mentre oltre 1.000 pazienti sono
stati anche sottoposti a visite mediche.
Quando il distruttivo ciclone Nargis si è abbattuto sul Myanmar nel maggio 2008, il team di
emergenza ha reagito rapidamente: nel giro di
un mese, sono stati organizzati 8 voli charter,
con partenza da Giakarta, la capitale indonesiana, contenenti 39.000 incerate, 14.400 kit igienici e altri articoli, per un totale di 260 tonnellate,
© Massimo Mastrorillo
nell’intento di soccorrere le vittime.
Terapia per una malattia trascurata
Durante la fase di valutazione dei pro e contro
dell’utilizzo di rapidi test diagnostici per la
malaria nell’Asmat, regione paludosa e remota
della provincia di Papua, msf ha rilevato un
preoccupante livello di diffusione della microfilaria, parassita causa della filariasi linfatica.
Altrimenti nota come elefantiasi, questa
patologia è endemica in 304 dei 414 distretti
indonesiani, ma resta comunque trascurata a
livello nazionale.
msf ha deciso di gestire il proprio intervento in
due fasi, consistenti in una campagna imperniata sulla somministrazione di massa dei farmaci
necessari, seguita da interventi chirurgici
per i pazienti affetti da forme croniche della
malattia. La campagna è stata condotta in
collaborazione con le autorità sanitarie locali,
che hanno anche garantito l’adozione di necessarie iniziative post-terapeutiche nel corso dei
prossimi 4 anni. Nel corso di 3 mesi, sono stati
trattati 36.644 pazienti nei 7 sotto-distretti di
Asmat e, successivamente, sono stati effettuati
36 interventi chirurgici.
Sanità materno-infantile
Malaria, diarrea e infezioni respiratorie sono
le principali cause di morte e malattia fra i
bambini del distretto di Asmat e le difficili
condizioni di vita nella fitta foresta tropicale
e nelle paludi presentano particolari rischi
sanitari per le donne incinte. Nel 2008, msf ha
proseguito il proprio programma finalizzato
a migliorare l’accesso a servizi e assistenza a
carattere primario e di emergenza per le popolazioni più vulnerabili. Si è inoltre provveduto a
completare vari programmi, fra cui un sistema
completo di indirizzamento medico a livello
dei singoli villaggi e la realizzazione di una sala
operatoria pienamente operativa ad Agats. msf
ha formato personale a tutti i livelli del sistema
sanitario, provveduto a garantire trasfusioni
di sangue sicure e organizzato un sistema di
comunicazione via radio che consente a tutti
gli abitanti dei villaggi di chiamare una barca
ambulanza. Sono state inoltre effettuate,
mediante cliniche mobili, oltre 8.000 visite
mediche presso villaggi situati in distretti remoti. Particolare attenzione è stata dedicata alla
promozione sanitaria, dal momento che numerosi abitanti dei villaggi non erano a conoscenza
delle pratiche sanitarie moderne.
MSF lavora in Indonesia dal 1995.
55
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
KYRGYZSTAN
© Alexander Glyadyelov
Motivo di intervento • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria
Operatori Umanitari 48
La tubercolosi (TB) rappresenta la prima causa di morte nelle carceri kirghisi, dove
il suo indice di diffusione è 35 volte maggiore che non nel settore civile e la percentuale di forme resistenti ai farmaci è particolarmente elevata. La mancanza di
ventilazione, le celle buie e sovraffollate e il cibo insufficiente rappresentano un
terreno di coltura ideale per la patologia, mentre gli ospedali carcerari mancano
di medicine, attrezzature e personale specializzato.
msf contribuisce al trattamento dei pazienti
affetti da tubercolosi presso un carcere e un
centro detentivo destinato ai detenuti in attesa
di giudizio nella capitale Bishkek, nel nord del
paese. Nel 2008, msf ha contribuito ad assistere
400 pazienti affetti da tubercolosi suscettibile ai
farmaci e 50 affetti da ceppi del virus resistenti
ai farmaci anti-tb di prima linea.
Questo progetto è gestito in collaborazione
con il reparto dell’amministrazione penale, il
Ministero della Giustizia kirghiso e il Comitato
internazionale della Croce Rossa (icrc). Il
compito di msf consiste nel contribuire alla
rilevazione e diagnosi di tutti i sospetti casi di
TB evidenziati fra i prigionieri e alla cura dei
pazienti affetti da forme della patologia che
risultano suscettibile ai farmaci di prima linea,
mentre l’icrc si dedica ai pazienti affetti da
tubercolosi multiresistente ai farmaci.
msf ha apportato miglioramenti alle celle e alle
strutture sanitarie ed equipaggiato i laboratori
anti-tb e continua a fornire materiali medici e
di laboratorio. Nel 2008, msf ha contribuito ad
allestire, presso il laboratorio anti-tb nazionale,
un sistema per una diagnosi più rapida della
tubercolosi resistente ai farmaci di prima linea.
Inoltre, i pazienti tubercolotici reclusi nelle
carceri dove msf presta la propria opera vengono
sottoposti a test per segnalare l’eventuale presenza dell’epatite B e alla relativa vaccinazione.
I medici e i consulenti psicosociali msf garantiscono l’applicazione dei protocolli terapeutici e
il rispetto della terapia da parte dei pazienti.
La nuova organizzazione vedrà una stretta
separazione fra pazienti tubercolotici affetti da
forme diverse della patologia, al fine di evitare
infezioni incrociate e ulteriori contaminazioni.
MSF lavora in Kirghizistan dal 2005.
‘Le maggiori difficoltà
che i prigionieri rilasciati bisognosi di proseguire la terapia anti-TB
si trovano ad affrontare
riguardano la mancanza
di interazione e informazione fra le carceri
e il mondo esterno. La
tubercolosi è un problema complesso e sfaccettato che riguarda l’intera
società e non può essere
gestito esclusivamente
mediante terapie mediche. Per quanto
non manchi la volontà
politica di risolvere questi problemi, in realtà
non viene fatto molto.
Markus Frits, responsabile di missione
in Kyrgyzstan
M SF P R OGETTI NEL M ONDO | A s i a E C AU CA SO
56
MYANMAR
Motivo di intervento • Conflitto
armato • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/Esclusione
dall’assistenza sanitaria • Disastro
naturale
Operatori Umanitari 1.427
Nel maggio 2008, il ciclone Nargis si
è lasciato dietro una scia di distruzione nel Delta dell’Irrawaddy: le stime
ammontano a 130.000 vittime fra morti
e dispersi. La catastrofe ha rappresentato un durissimo colpo per un popolo
che soffre da decenni di repressione,
incuria e di un conflitto a bassa intensità, lasciando molti abitanti nella povertà
più completa e impossibilitati a godere
dei più elementari diritti umani.
Iniziative di emergenza dopo il passaggio
del ciclone Nargis
msf ha dato inizio al suo intervento di emergenza nel delta entro 48 ore dalla catastrofe.
Durante il periodo critico in cui il governo ha
ristretto gli aiuti esterni, msf ha fornito cibo,
rifugio, acqua, assistenza medica e generi non
alimentari di prima necessità. Quando il paese
è diventato più accessibile, msf ha ampliato
i propri programmi introducendo servizi di
natura psicosociale.
Fra i mesi di maggio e novembre, circa 450
operatori hanno assistito una popolazione di
oltre 520.000 abitanti in 4 comunità, Laputta,
Ngapudaw, Phya Pon e Bogaley (comprendenti
oltre 1.100 villaggi), fino all’esaurirsi dell’emergenza. Tuttavia, msf ha continuato a erogare
alcuni servizi, principalmente a carattere nutrizionale, psicologico e psichiatrico, in alcune
delle aree più difficili da raggiungere, dove
mancava l’assistenza necessaria. I programmi in
questione sono ora terminati. Nel frattempo, un
continuo sostegno alla ricostruzione, soprattutto
in termini di mezzi di sostentamento, nutrizione
e servizi idrico-sanitari, rimane fondamentale
per l’intera regione del Delta.
Assistenza alle fasce di popolazione più
vulnerabili
Alle centinaia di migliaia di persone affette
da patologie infettive curabili come malaria,
tubercolosi e hiv/aids, il sistema sanitario,
cronicamente a corto di risorse, offre ben scarsa
assistenza. Il governo dedica all’assistenza
medica appena lo 0,3% del prodotto interno
lordo, la percentuale più bassa del mondo. Gli
aiuti ufficiali allo sviluppo di cui usufruisce, per
© Eyal Warshawski
singolo abitante, il Myanmar si situano anch’essi
agli ultimi posti della classifica mondiale.
HIV/AIDS: un destino prevenibile
Dei circa 240.000 pazienti sieropositivi, 76.000
hanno urgente esigenza di essere sottoposti
a terapia antiretrovirale (arv), ma meno del
20% riesce ad accedervi. La maggior parte delle
terapie disponibili nel Myanmar viene erogata
da msf. Operando nella ex-capitale Yangon, negli
stati di Shan, Kachin e Rakhine e nella divisione
di Thanintaryi, msf offre una gamma completa
di cure a 16.000 pazienti affetti da hiv/aids,
11.000 dei quali sono stati sottoposti a terapia
arv. msf provvede inoltre a prestare assistenza
preventiva e formativa a gruppi ad alto rischio
come lavoratori sessuali, tossicodipendenti per
via endovenosa e manovali immigrati. Giunta
quasi al limite della sua capacità di erogazione
della terapia arv, msf ha continuato a fare
pressioni ai fini di un incremento dell’assistenza
disponibile, invitando il governo nazionale e la
comunità internazionale ad ampliare la gamma
dei servizi anti-hiv, soprattutto sul fronte della
somministrazione di farmaci arv.
Coinfezione HIV-tubercolosi
Dalle sue cliniche diffuse sull’intero territorio
del Myanmar, msf offre inoltre cure e terapie
ai pazienti affetti da tubercolosi (tb), una fra
le infezioni opportunistiche più comuni per i
pazienti colpiti da hiv/aids. Durante il 2008,
msf ha accolto oltre 2.800 pazienti nell’ambito
del proprio programma anti-tb, offrendo agli
individui più vulnerabili ulteriori aiuti, come
integratori alimentari e il rimborso delle spese
di trasporto. Nella divisione di Thanintaryi, compresa nella regione meridionale del Myanmar,
msf presta assistenza ai pazienti affetti da tb e
hiv in 3 comunità del distretto di Dawei. Nella
comunità di Thayetchaung, msf fornisce inoltre
assistenza sanitaria primaria. Nel marzo 2008,
msf ha varato un programma anti-tb in 2 comunità di Dawei, erogando alla popolazione servizi
di educazione sanitaria e diagnosi gratuita,
nonché assistenza presso la clinica.
Malaria
Nel Myanmar, la malaria si annovera fra le principali cause di morte. msf effettua test e somministra farmaci anti-malaria in varie località dove
la patologia è endemica: nello stato di Rakhine,
ad esempio, msf collabora con 30 cliniche e 3
équipe sanitarie mobili dedicate alla diagnosi e
cura della malattia. Nel 2008, gli operatori msf
di Rakhine hanno trattato, solo per la malaria,
oltre 200.000 pazienti.
MSF lavora nel Myanmar dal 1992.
57
Motivo di intervento • Conflitto armato • Disastro naturale
• Malattie endemiche/epidemiche
Operatori Umanitari 114
In Nepal, lo sviluppo e il miglioramento dell’assistenza sanitaria è stato compromesso da decenni di incuria: le autorità sanitarie locali mancano di attrezzature
adeguate e di personale specializzato. MSF opera dal 2005 nel distretto montano
di Kalikot, dove si sta dedicando a trasformare il centro sanitario locale in un
ospedale distrettuale e a fornire assistenza sanitaria a carattere primario e
secondario.
Presso l’ambulatorio, gli operatori msf hanno
effettuato, in collaborazione con il personale
medico del Ministero della Sanità, 22.688 visite,
in seguito alle quali sono stati elargiti medicinali gratuiti. Presso l’ospedale sono stati ricoverati
1.346 pazienti ed effettuati 170 interventi chirurgici e 66 parti cesarei.
Cliniche mobili
Nel 2008, in seguito a conflitti interni innescati
da tensioni fra etnie diverse, msf ha inaugurato
un nuovo progetto nel Terai centrale. msf ha
prestato assistenza medica gratuita mediante
cliniche mobili e, durante l’anno in corso, ha
visitato circa 12.000 pazienti. Il progetto è stato
recentemente ampliato al fine di fornire il
necessario supporto al reparto ambulatoriale
dell’ospedale distrettuale, soprattutto per quanto riguarda il pronto soccorso materno-infantile
e ostetrico.
coesistenti. Soggiornare presso la casa d’attesa
per qualche tempo prima della data prevista per
il parto consente alle donne di minimizzare i
rischi connessi al parto medesimo.
Strategie anti-malnutrizione e colera
La malnutrizione ha rappresentato un particolare motivo d’allarme per tutto il 2008: una serie
di verifiche basate sulla circonferenza media
dell’avambraccio hanno infatti evidenziato un
tasso di malnutrizione globale acuta pari al
10,8%. msf ha curato diverse migliaia di bambini
mediante programmi mobili di nutrizione
terapeutica. In una località estremamente
remota, accessibile unicamente camminando
per 2 giorni per ripidi sentieri montani, msf ha
inaugurato una clinica stagionale. Gli operatori
msf hanno preparato strutture d’emergenza per
combattere il colera in una località che, a causa
di mancanza d’acqua, sistemi fognari insufficienti e scarsa igiene, rappresenta un terreno
di sviluppo ideale per la patologia. Sono state
effettuate oltre 2.200 visite e oltre 450 bambini
sono stati ammessi al programma nutrizionale.
Piena del fiume Koshi
Il 18 agosto ha visto la piena del fiume Koshi, di
cui hanno risentito circa 2 milioni di persone
in Nepal e in India. msf ha inviato un team sul
versante nepalese del confine, dove circa 50.000
persone erano state direttamente colpite dalla
calamità. Per 2 mesi, i team si sono dedicati alle
emergenze mediche e alla lotta contro il colera.
Nel 2009, msf affiderà il progetto di Kalikot al
Ministero della Sanità e Popolazione nepalese.
msf continuerà a operare nel Terai e a mantenere le risorse necessarie ai fini di un rapido
intervento in caso di emergenza.
MSF lavora in Nepal dal 2002.
Parti sicuri
Le donne nepalesi tendono ad avere molti figli,
ma l’accesso a personale ostetrico specializzato
è limitato e l’utilizzo di pratiche tradizionali
comporta spesso elevati indici di mortalità fra
madri e bambini. Dopo aver parlato con varie
donne nel Terai, la responsabile operativa
Katrien Coppens è rimasta scioccata: ‘Senza
eccezioni, avevano tutte perso almeno un figlio
durante la gravidanza o appena dopo il parto:
una donna mi ha addirittura raccontato di aver
perso 4 bambini. Soprattutto in questa regione,
è importantissimo sottoporre donne incinte e
neonati a visite regolari’.
msf richiama l’attenzione della comunità sulla
necessità, per le donne, di cercare assistenza con
un buon margine d’anticipo presso le nostre
strutture sanitarie ed eroga, fra l’altro, servizi
di pianificazione familiare e assistenza prenatale. Novembre ha visto l’apertura di una Casa
d’attesa per pazienti riservata alle donne incinte
in situazioni ad alto rischio, come nel caso
di gravidanze gemellari o patologie mediche
© Corb!no
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
NEPAL
Afri c A | Asi a an d t he Cauc asus | TheM SF
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58
PAKISTAN
Motivo di intervento • Conflitto
armato • Violenza sociale/Esclusione
dall’assistenza sanitaria
Operatori Umanitari 478
Il 2008 è stato caratterizzato da un
crescente numero di attacchi alla popolazione civile, con conseguente diaspora
di centinaia di migliaia di persone. In
un paese già precedentemente caratterizzato da elevati tassi di mortalità
materna e infantile, le condizioni
sanitarie e di vita della popolazione si
sono gravemente deteriorate. Le donne
e i bambini residenti nelle aree rurali
della Provincia della Frontiera del Nord
Ovest, nelle regioni tribali ad amministrazione federale e nel Belucistan
risultano particolarmente vulnerabili, a
causa della penuria di personale medico
e dell’inaccessibilità dei servizi sanitari.
Al crescere sostanziale delle esigenze
mediche ha fatto da contrappunto, a
causa del clima di insicurezza e degli
attacchi mirati agli operatori umanitari, una sempre maggiore difficoltà nel
prestare assistenza.
Nelle regioni di Bajaur, Swat e Mohmand,
centinaia di persone sono state uccise o ferite
nel corso di attacchi suicidi con bombe, bombardamenti aerei o scontri armati. Migliaia
di persone sono state ripetutamente sradicate
dalle proprie abitazioni. In ottobre, un’esplosione di violenza ha costretto circa 600.000
persone a fuggire, nel corso di pochi giorni,
nelle regioni confinanti nonché a Islamabad,
Lahore e Karachi. Molte hanno trovato rifugio
in abitazioni private, moschee, scuole e campi
di fortuna. msf ha distribuito generi di prima
necessità come derrate alimentari, kit igienici,
articoli per rifugi, coperte e materassini. Gli
operatori hanno inoltre provveduto a installare
nei campi impianti idraulici e sanitari. Più
dei due terzi dei profughi sono stati accolti
da famiglie residenti in zona. msf ha adattato
i propri programmi di assistenza sanitaria di
base al fine di soccorrere le vittime, in continuo
aumento, delle violenze. I team hanno distribuito scorte mediche per curare i feriti di guerra,
contribuito alla gestione dei ricoveri ospedalieri
e, in collaborazione con le strutture sanitarie
locali, provveduto ad assistere i pazienti affetti
da diarrea liquida, causata dall’ingestione di
acqua contaminata.
‘Oltre a intervenire in caso di inondazioni e terremoti, da diversi anni
operiamo nelle aree confinanti con
l’Afghanistan, dove il deteriorarsi dello
scenario di sicurezza ha avuto gravi
ripercussioni sul sistema sanitario.
Tuttavia, è importante non dimenticare il quadro sanitario precario in zone
del paese che non godono dell’attenzione dei media. Sono ormai anni che
cerchiamo di intervenire nel Belucistan
orientale al fine di soddisfare alcune
delle impellenti necessità locali’.
Chris Lockyear, responsabile di missione
Pakistan
© Seb Geo
In seguito al progressivo chiudere i battenti
delle strutture sanitarie locali a causa dei timori
generati dal clima di insicurezza, msf ha inaugurato cliniche mobili in collaborazione con
operatori locali e varato un servizio ambulanza
chiaramente identificabile, al fine di consentire
il trasporto sicuro dei pazienti presso gli ospedali. Durante i numerosi coprifuoco imposti dai
militari, l’ambulanza msf, uno fra i pochi veicoli
a cui fosse consentito viaggiare, ha trasportato
700 pazienti nel giro di 5 mesi, in primo luogo
donne in preda alle doglie e vittime di episodi
di violenza.
Analogamente, nella regione di Kurram, prestare assistenza sta diventando sempre più difficile
a causa delle violenze settarie e del clima di
insicurezza causati da gruppi armati operanti
nella zona. Oltre a occuparsi della sanità
materno-infantile, servizi di chirurgia ostetrica
e neonatali compresi, i team msf hanno provveduto a distribuire scorte di emergenza durante
gli scontri e articoli a carattere non alimentare
alle famiglie di profughi.
In ottobre, la regione montagnosa del
Belucistan nord-orientale è stata colpita da un
terremoto di magnitudo 6,4, che ha distrutto la
maggior parte delle abitazioni locali, costruite
con mattoni di fango. La gente è stata costretta a
dormire all’addiaccio a causa dei danni riportati
e del timore di eventuali scosse di assestamento.
Il numero ufficiale delle vittime è salito approssimativamente a quota 300, mentre sono stati
registrati 35.000 feriti e 40.000 senza tetto. Oltre
a erogare servizi medici di emergenza e a distribuire scorte mediche, gli operatori msf hanno
prestato assistenza psicologica e psichiatrica.
Nel distretto di Mansehra, msf ha varato un
‘Quando si inizia a operare in una nuova area, ottenere la fiducia della gente del posto è
un’impresa. Una mamma, arrivata da molto lontano a dorso d’asino, aveva portato a far
visitare il suo bambino di 2 anni. Il bimbo era gravemente malnutrito, per cui gli abbiamo somministrato uno speciale alimento terapeutico, ricco di vitamine e minerali. La
prima volta la mamma era arrivata da sola con il bimbo, ma quando l’ha riportato per una
visita di controllo, l’hanno accompagnata anche sua madre e sua suocera: il piccolo stava
già molto meglio, e tutte e 3 avevano le lacrime agli occhi. Il bimbo soffriva, probabilmente dalla nascita, di una carenza di vitamina A, ed era cieco: le donne hanno spiegato
che prima se ne stava semplicemente sdraiato senza reagire, ma che ora si stava facendo
più attivo e mostrava segni di vitalità. Ho visto la madre piangere lacrime di gioia e
felicità. Questa è la cosa più bella, meglio di qualunque parola, e mi fa capire l’effettivo
valore del nostro operato’.
Aleem Shah, gestore programmi nel Belucistan
59
Motivo di intervento • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria
Operatori Umanitari 32
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa il 40% della popolazione della
Papua Nuova Guinea vive al di sotto della soglia di povertà. La violenza, presente a
tutti i livelli della società e causata da un complesso insieme di fattori, incide significativamente sulla salute degli abitanti. Secondo il rapporto presentato nel 2008 da
AusAID, l’ente di assistenza del governo australiano, 2 donne su 3 sono vittime di
violenze domestiche e metà delle donne del paese hanno subito coercizioni sessuali
sotto forma di stupri, individuali, di gruppo o connessi a scontri tribali.
programma finalizzato a contenere l’infezione
parassitaria nota come leishmaniosi cutanea:
secondo le stime dei team msf, in alcuni villaggi
l’infezione interesserebbe il 60-70% dei bambini.
I pazienti vengono ricoverati presso l’ospedale
di Darband nel distretto di Mansehra, dove
un’équipe sanitaria msf opera presso l’ambulatorio e i reparti ospedalieri e contribuisce alla
gestione dei casi di emergenza.
Più a sud, nel Belucistan, msf assiste i profughi
afgani erogando servizi di sanità materno-infantile a Kuchlak, cittadina nei pressi della capitale
Quetta. Nella città frontaliera di Chaman, le
associazioni sanitarie stentano a fornire la
necessaria assistenza ai residenti locali: msf provvede dunque ad assistere la comunità locale e i
pazienti provenienti dall’Afghanistan offrendo
servizi di sanità riproduttiva, fra cui interventi
ostetrici di emergenza, servizi neonatali e aiuti
nutrizionali.
Nella regione orientale del Belucistan l’accesso
all’assistenza sanitaria è assai limitato. In
settembre, msf è stata autorizzata, in seguito
al rilevamento di diversi casi di malnutrizione,
a varare nuovi progetti nei distretti orientali
di Jafarabad e Nasirabad. Per la fine dell’anno,
1.300 bambini erano stati accolti nell’ambito del
programma di nutrizione, che era in procinto
di incorporare anche servizi di sanità maternoinfantile.
MSF lavora in Pakistan dal 2000.
© MSF
Nel 2008, msf ha operato presso una clinica
nella città di Lae, sulla costa orientale, il secondo centro urbano del paese in ordine d’importanza. Presso il Women and Children’s Support
Centre, il personale msf ha offerto assistenza
medica e psicosociale alle vittime di violenze
sessuali e domestiche. Per il mese di dicembre
2008, a un anno dall’apertura della clinica, il
team aveva trattato oltre 2.500 pazienti.
Nel settembre 2008, msf ha iniziato a prestare
assistenza chirurgica presso l’ospedale locale
di Tari, nella regione occidentale dell’isola,
abbandonato da 10 anni a causa del clima di
insicurezza. Presso l’ospedale, msf provvede ai
servizi di emergenza, interventi chirurgici sulle
vittime di violenze compresi, e all’assistenza
ostetrica. Nel giro di appena 3 mesi, per la fine
di dicembre 2008, msf aveva effettuato oltre
1.000 visite mediche.
MSF lavora in Papua New Guinea dal 2007.
Naomi è una ragazza madre trentenne e attivista anti-HIV/AIDS residente a Lae.
‘Sono stata rapinata e stuprata: mi hanno preso la borsa, poi uno mi ha inseguita e,
quando sono caduta, ha tentato di pugnalarmi con un coltello e mi ha violentata. Dopo
l’accaduto ho iniziato a soffrire di flashback e incubi. Mi sono rivolta a una consulente,
che mi ha parlato e spiegato che non era stata colpa mia. Mi ha aiutata: ho seguito i suoi
consigli e mi sono serviti, adesso sono serena. Come paziente presso questa struttura,
cercherò di richiamare l’attenzione di donne e bambini maltrattati sulle terapie e i
servizi di consulenza disponibili’.
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
Papua nuova Guinea
M SF P R OGETTI NEL M ONDO | A s i a E C AU CA SO
60
filippine
SRI LANKA
Motivo di intervento • Conflitto armato
Operatori Umanitari 2
Motivo di intervento • Conflitto
armato • Disastro naturale
Operatori Umanitari 128
Il 2008 ha visto una recrudescenza
del conflitto fra l’esercito singalese
e i ribelli delle Tigri Tamil (LTTE). In
gennaio il governo ha interrotto il
cessate fuoco fra le 2 parti, che durava
da 6 anni, e incrementato l’offensiva
contro il LTTE, recuperando progressivamente il controllo, nel nord del paese,
di territori di cruciale importanza.
Alla frontiera sono ripresi accesi scontri, che
hanno esacerbato la situazione della popolazione civile, da anni oppressa da vari gruppi
di miliziani in grado di operare con assoluta
impunità. Soggetti a rapimenti, esecuzioni
illegali, arresti arbitrari e restrizioni alla libertà
di movimento, i residenti vivono in un clima
costante di paura e intimidazioni.
© Andrew Caballero-Reynolds
Sin dal fallimento, nell’agosto 2008, delle trattative di pace fra il governo filippino e il Fronte Islamico di Liberazione Moro (MILF), alcune regioni dell’isola di
Mindanao hanno visto una ripresa dei combattimenti. L’improvvisa violenza ha
sradicato centinaia di migliaia di persone. Questo periodo di incertezza è durato
alcuni mesi e i danni provocati hanno fatto sì che alcuni dei profughi fuggiti
non avessero più nulla a cui fare ritorno, in quanto i loro villaggi d’origine
erano stati dati alle fiamme.
Alcuni hanno trovato rifugio presso famiglie
ospiti, benché molti fossero già sul punto di
esaurire le loro magre risorse. Altri profughi
si sono accontentati di rifugi di fortuna nelle
foreste vicine o sul ciglio della strada, mentre
altri si sono rifugiati presso i centri di evacuazione allestiti dal governo.
msf provvede da qualche tempo a erogare
cure mediche e acqua pulita e installare strutture sanitarie a beneficio dei profughi della
Regione xii e dell’armm (Regione Autonoma
del Mindanao Musulmano).
msf ha inoltre offerto il proprio supporto,
sotto forma di personale e farmaci, ai centri
sanitari sopraffatti dall’arrivo di nuovi pazienti. Nella cittadina di Datu Piang, ad esempio,
la popolazione è passata da 42.000 a 82.000
abitanti nel giro di pochi mesi, spingendo al
collasso le strutture sanitarie locali.
Le équipe msf hanno inoltre gestito, in 10
località, cliniche mobili destinate ai profughi, ed effettuato circa 3.000 visite mediche.
La maggior parte dei casi erano direttamente
correlati alle difficili condizioni di vita: infezioni respiratorie causate da pernottamenti
all’addiaccio e diarrea dovuta al consumo di
acqua contaminata.
MSF lavora nelle Filippine dal 2008.
61
A Point Pedro, all’estremità settentrionale
della Penisola di Jaffna, l’ospedale serve una
popolazione di 100.000 pazienti ma manca di
specialisti qualificati, attrezzature mediche e
medicinali. Una serie di restrizioni alla libertà
di movimento, imposte per motivi di sicurezza,
impedisce il ricovero dei pazienti: la clinica
universitaria di Jaffna è l’unica struttura raggiungibile. Gli operatori hanno offerto consulenze prenatali e chirurgiche in collaborazione
con i dipendenti del Ministero della Sanità. msf
ha addestrato il personale ospedaliero in modo
che sia in grado di gestire afflussi in massa di
pazienti ed erogare servizi medici e paramedici
d’emergenza e ha organizzato specifici corsi di
formazione, rivolti agli infermieri, imperniati
su procedure igieniche, fasciature e osservazione dei pazienti.
Nel distretto di Vavuniya, msf opera sin dal
2006 presso l’ospedale generale mettendo
a disposizione i servizi di specialisti medici
compresi, in varie occasioni, chirurghi, anestesisti e tecnici di laboratorio. Nel distretto è stata
inoltre effettuata una verifica nutrizionale e
oltre 150 bambini sono stati curati nell’ambito
del programma msf di nutrizione mobile. msf
ha inoltre collaborato con una ONG locale
specializzata nell’erogazione di servizi di assistenza psicologica e psichiatrica formandone
il personale e offrendo la propria supervisione
clinica al fine di migliorare la qualità delle cure
disponibili.
Fino al mese di settembre 2008, msf ha operato
a Kilinochchi, nell’area controllata dal ltte
(Liberation Tigers of Tamil Eelam). La maggior
parte dei residenti della zona interessata dal
conflitto è stata costretta a fuggire dalle proprie
abitazioni e a sopravvivere in condizioni di
fortuna.
Il mese di dicembre 2008 ha visto la chiusura
dell’ambulatorio e del reparto ostetrico di
emergenza gestiti da msf presso l’ospedale di
Mannar.
MSF lavora in Sri Lanka dal 2007.
© Anne Yzebe
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
Nel 2008, msf ha appoggiato ospedali locali nelle regioni controllate dal governo ma prossime
al teatro degli scontri di Point Pedro, Vavuniya
e Mannar. msf ha anche operato a Kilinochchi
(nella regione di Vanni), una zona in mano al
ltte, fino a quando il governo, nel settembre
2008, ha ordinato a tutte le ong di abbandonare la zona del conflitto. I progetti gestiti in
loco offrivano assistenza medica e chirurgica
nonché servizi ostetrici e ginecologici e cure
di emergenza. Nel 2008, msf ha assistito 2.550
partorienti e partecipato a 1.885 interventi
chirurgici in collaborazione con il Ministero
della Sanità. Sin dalla sua espulsione, msf ha
continuato a domandare alle autorità il permesso di poter accedere nuovamente alla zona
del conflitto, al fine di poter fornire assistenza
medica alle migliaia di civili bloccati in loco.
M SF P R OGETTI NEL M ONDO | A s i a E C AU CA SO
62
Tailandia
© Espen Rasmussen
Motivo di intervento • Conflitto
armato • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/Esclusione
dall’assistenza sanitaria
Operatori Umanitari 221
MSF offre assistenza medica a profughi
e gruppi vulnerabili, minoranze etniche
e immigrati che non sarebbero altrimenti in grado di accedere a servizi sanitari.
HIV/AIDS: passaggio di consegne
per i progetti MSF
msf ha introdotto la terapia antiretrovirale (arv)
in Tailandia verso la fine del 2000: questa iniziativa ha giocato un ruolo fondamentale nel dimostrare la possibilità di erogare cure e terapie
anti-hiv/aids prolungate e complesse in ambienti meno sviluppati. Operando in stretta collaborazione con il Ministero della Sanità e partner
locali, nel corso degli anni msf ha offerto cure
e terapie a migliaia di pazienti. msf ha inoltre
appoggiato i gruppi di pazienti affetti da hiv/
aids e la società civile tailandese nella loro lotta
finalizzata a garantire l’accesso a medicinali
accessibili e di alta qualità mediante la produzione di farmaci generici. Ampiamente elogiata
per la sua strategia di accesso universale all’arv,
la Tailandia ha progressivamente incrementato
la sua capacità di risposta e la qualità di terapie
e cure disponibili. Il governo tailandese è riuscito a includere nel proprio programma sanitario
nazionale un numero crescente di immigrati
e rappresentanti di minoranze etniche e, nel
corso del 2008, msf gli ha progressivamente
affidato tutti i suoi progetti anti-hiv/aids.
Tubercolosi: Mae Sot
A Mae Sot, sul confine fra Tailandia e Myanmar,
msf cura dal 1999 profughi e immigrati non
registrati provenienti dal Myanmar e affetti da
tubercolosi semplice (tb) e multiresistente ai
farmaci (mdr-tb). In Tailandia e Myanmar, la
tubercolosi è endemica e rappresenta un grave
problema per una popolazione con accesso
limitato al sistema sanitario. Nel 2008, msf ha
effettuato 4.620 visite mediche: 319 pazienti
sono risultati affetti da tubercolosi e 43 hanno
iniziato la terapia anti-mdr-tb. msf offre inoltre
terapie anti-hiv/aids e farmaci antiretrovirali
a pazienti sieropositivi e coinfettati. Nel 2008
sono state effettuate 2.085 visite volte a rilevare
la presenza del virus hiv e il programma ha
accolto 52 nuovi pazienti.
Malaria: Sangklaburi/Stato Mon
A Sangklaburi, sul confine con il Myanmar, msf
gestisce un progetto anti-malaria transfrontaliero dedicato ai pazienti di etnia Mon ospitati
presso centri di reinsediamento e villaggi
nell’ambito dello Stato Mon (Myanmar). La
malaria è endemica nella regione e nel 2008
msf ha effettuato oltre 13.542 visite mediche,
confermato 4.360 casi di malaria e distribuito
8.381 zanzariere, provvedendo alle esigenze di
16.698 abitanti. msf ha anche fornito medicinali
essenziali a 9 presidi sanitari nell’ambito dello
Stato Mon e provvede regolarmente a campagne
di vaccinazione su scala ridotta.
63
Patchara è stata colpita dalla prima infezione opportunistica a Minburi, dove MSF collabora
con il Ministero carcerario al fine di erogare terapie e cure anti-HIV/AIDS. ‘A Minburi, l’atmosfera è risultata assai diversa da quella a cui ero abituata: il personale mi ha incoraggiata a
sottopormi a un esame del sangue e mi ha offerto il suo appoggio morale, e nel marzo 2006
ho iniziato la terapia ARV’.
Per Patchara, l’accesso alle informazioni, unitamente alla disponibilità di cure, ha giocato
un ruolo fondamentale nel modificare l’ambiente carcerario. ‘Sono libera di parlare della mia
condizione: qui non c’è discriminazione in quanto conosciamo le modalità di trasmissione
della malattia e sappiamo che la sieropositività non equivale a una sentenza di morte. I
gruppi dedicati ai malati di HIV/AIDS che operano presso la prigione sono sempre pronti a
offrirmi il loro appoggio e posso consultarli ogni volta che ne ho bisogno’.
TURKMENISTAN
Motivo di intervento • Violenza sociale/
Esclusione dall’assistenza sanitaria •
Malattie endemiche/epidemiche
Operatori Umanitari 65
La missione MSF in Turkmenistan opera
in un contesto restrittivo, che ne limita
l’abilità di implementare programmi
sanitari efficaci. I dati sui tassi nazionali di malattia e mortalità sono scarsi:
ufficialmente, patologie come HIV/AIDS
sono inesistenti in Turkmenistan, e
l’effettiva diffusione di altre patologie
infettive è estremamente difficile da
quantificare. Nel frattempo, le persone
affette dalle malattie in questione non
hanno alcun accesso a cure mediche,
cosicché le loro condizioni peggiorano e aumenta il rischio per la salute
pubblica.
msf è presente in Turkmenistan dal 1999 e
opera attualmente a Magdanly, nella remota
regione orientale di Lebap Velayat, dove
integra i servizi di sanità materna e pediatrica e le attività di laboratorio presso il locale
ospedale distrettuale.
Assistenza sanitaria ai profughi nel
Petchabun e agli immigrati di Phang Nga
msf presta assistenza sanitaria agli Hmong
laotiani del villaggio di Huai Nam Khao, nella
provincia di Petchabun, Tailandia settentrionale, sin dal luglio 2005. Nel 2008, il governo
tailandese ha rimpatriato nel Laos oltre 2.000
persone: gli Hmong ancora in zona alla fine
dell’anno erano appena 5.700. Per protesta, gli
Hmong hanno organizzato una marcia, centinaia hanno dato inizio a uno sciopero della fame e
il campo è stato incendiato: come conseguenza,
per settimane i profughi hanno trovato difficoltà nell’accedere ad acqua potabile sicura e
hanno dovuto tollerare condizioni igieniche
inadeguate. msf è l’unica organizzazione
sanitaria attiva nell’area di Petchabun e ha
ripetutamente denunciato il rimpatrio forzato
degli Hmong. Nel 2008, msf ha effettuato oltre
27.600 visite mediche, in gran parte su pazienti
affetti da infezioni respiratorie, diarrea e infezioni cutanee. Le consulenze di cui sopra hanno
compreso anche oltre 2.500 visite prenatali, che
rappresentano una delle priorità del progetto.
Presso il campo, 3 psicologi prestano assistenza
psicologica e psichiatrica ed msf provvede alla
distribuzione di derrate alimentari e non.
A Phang Nga, msf fornisce servizi di assistenza
sanitaria agli immigrati non registrati che
varcano il confine burmese alla ricerca di
lavoro in Tailandia: msf gestisce cliniche
mobili presso i posti di lavoro degli immigrati
e appoggia l’ospedale e i presidi sanitari locali.
Nel 2008, presso l’ambulatorio ospedaliero
sono state effettuate oltre 3.600 visite mediche
e 235 pazienti sono stati ricoverati. msf ha
anche provveduto a oltre 1.500 visite prenatali
e a 222 parti. Nel mese di dicembre msf ha
iniziato ad affidare a terzi le sue attività: il
processo dovrebbe concludersi verso la metà
del 2009.
MSF è presente in Tailandia dal 1976 e opera
ufficialmente in loco sin 1979.
msf opera in veste di consulente e visita i
presidi sanitari locali: una delle sue principali attività consiste nella formazione di medici
e infermieri locali in grado di combattere le
patologie nel rispetto degli standard internazionali. I team hanno anche provveduto
a rinnovare le strutture sanitarie locali e a
fornire farmaci, scorte mediche ed attrezzature di laboratorio.
msf sta conducendo trattative finalizzate al
varo di un nuovo progetto a Turkmenabad,
la seconda città del paese in ordine di
importanza. Il progetto in questione sarà
espressamente dedicato ai pazienti affetti
da tubercolosi, forme resistenti ai farmaci
comprese, e ai pazienti coinfettati dal virus
hiv: si tratterà dei primi servizi di questo tipo
disponibili in Turkmenistan.
MSF lavora in Turkmenistan dal 1999.
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
La quarantatreenne Patchara sta scontando l’ultimo anno di una sentenza di 3 anni e mezzo
nel carcere di Minburi, a Bangkok. ‘Sono risultata sieropositiva in un’altra prigione. All’epoca,
lo stigma associato alla malattia era universale. In carcere non c’era disponibilità di farmaci
anti-HIV/AIDS ed era evidente come le donne malate morissero l’una dopo l’altra’.
M SF P R OGETTI NEL M ONDO | A s i a E C AU CA SO
64
UZBEKISTAN
© Stephan Grosse Rueschkamp
Motivo di intervento • Malattie endemiche/epidemiche
Operatori Umanitari 96
Nel Karakalpakstan, una regione autonoma dell’Uzbekistan, MSF si dedica alla lotta
alla tubercolosi multiresistente ai farmaci (MDR-TB), una patologia debilitante che
affligge numerosi residenti della zona e richiede terapie lunghe e fisicamente gravose: per molti pazienti si impone il ricovero in ospedale. Il passaggio delle consegne fra MSF e il Ministero della Sanità per quanto riguarda le attività terapeutiche è
giunto al secondo anno: la gestione dei pazienti neoricoverati è stata formalmente
rilevata nel luglio 2008.
La regione è caratterizzata da un tasso di diffusione della mdr-tb fra i più elevati del mondo,
pari, secondo le stime, al 13% dei nuovi casi
di tubercolosi e al 40% dei pazienti trattati in
precedenza. Alcuni pazienti sviluppano forme
della patologia resistenti persino ai medicinali
di seconda linea utilizzati per curare la tubercolosi resistente ai farmaci.
Nel 2008, l’ospedale gestito da msf a Nukus, il
capoluogo regionale, ha accolto oltre 230 persone: il numero avrebbe potuto essere più elevato,
ma il Ministero della Sanità è stato costretto
a limitare l’ammissione di nuovi pazienti
a causa dei ritardi nell’autorizzazione alla
fornitura di farmaci anti-tb di seconda linea.
Complessivamente, i pazienti registrati nell’ambito del programma msf sono stati 830.
In media, per i pazienti affetti da mdr-tb si prospetta una degenza di circa 2 mesi, dopodiché
la terapia prosegue al di fuori dell’ospedale per
18 mesi-2 anni. Tuttavia, per una serie di motivi,
una volta lasciato l’ospedale molti pazienti non
riescono a rispettare la terapia. La percentuale
di successo della cura è pari al 59%: msf intende
portarla oltre il 70%.
msf ha anche provveduto a equipaggiare e
attualmente sostiene, a Nukus, un moderno
laboratorio specializzato in test di sensibilità ai
farmaci. L’elemento psico-sociale del programma msf è fondamentale: qui i pazienti hanno
l’opportunità di discutere con i consulenti il
modo migliore di gestire gli effetti collaterali
e di informarsi sulla patologia e sulle relative
terapie, nonché sulle ripercussioni della tubercolosi sulla loro vita personale. msf contribuisce
a servizi di test e consulenza su base volontaria
per i malati di hiv/aids e gestisce per il personale locale regolari corsi di formazione, imperniati
su argomenti che vanno dal controllo delle
Il trentaseienne Makset è in cura dal 2006
in quanto affetto da MDR-TB. La sua terapia avrebbe dovuto concludersi nel maggio
2009: dopo che uno striscio salivare ha
dimostrato che non era più infettivo, è
stato dimesso dall’ospedale per dare inizio
alla fase ambulatoriale, solo per farvi
ritorno poco tempo dopo. Makset viveva
troppo lontano dalle strutture sanitarie
per seguire regolarmente la terapia e non
aveva nulla da mangiare: è stato dunque
trasferito presso il reparto destinato ai
pazienti TB negativi. All’inizio del 2009 è
tornato a essere contagioso e ha dovuto far
ritorno al normale reparto TB: da quasi 2
anni, non ha praticamente lasciato l’ospedale. Come lui, molti pazienti passano
mesi nel reparto TB-negativo perché non
sanno dove andare: alcuni non hanno una
casa, mentre altri vengono rifiutati dalla
famiglia a causa dello stigma e del timore
associati alla malattia.
infezioni ai servizi ambulatoriali, dalla gestione
degli effetti collaterali alle nuove metodologie
diagnostiche e dalle tecniche volte a incrementare il rispetto della terapia al prelievo e trasporto di campioni salivari.
MSF lavora in Uzbekistan dal 1997.
65
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
Americhe
© Clement Saccomani
M SF P R OGETTI NEL M ONDO | A ME R IC H E
66
INDICE
66
67
68
69
69
70
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BOLIVIA
BOLIVIA
BraSILE
COLOMBIA
GUATEMALA
HONDURAS
Haiti
© Anna Surinyach
motivo di intervento • Malattie endemiche/epidemiche
operatori umanitari 33
La patologia parassitaria nota come morbo di Chagas è endemica nel 60% del
territorio boliviano. L’accesso a risorse diagnostiche e terapeutiche è limitato
e le terapie per i pazienti di età superiore ai 15 anni sono praticamente
inesistenti. MSF sta attualmente curando sia adulti che bambini, facendo inoltre
pressione al fine di facilitare, a livello nazionale, l’accesso alle cure necessarie.
Fino a oggi, gli operatori hanno trattato in Bolivia circa 3.000 pazienti affetti
da Chagas: il loro compito consiste nel demistificare la patologia e integrare
le terapie nell’ambito del sistema sanitario pubblico nazionale.
msf ha aperto un progetto a Sucre nel 2005 e
facilitato, in questo ambiente semi-urbano,
l’accesso a risorse diagnostiche e terapeutiche
per i pazienti di età inferiore a 18 anni. Il
progetto è stato infine chiuso nel marzo 2008.
A Cochabamba, msf ha collaborato presso 5
centri medici con il Ministero della Sanità,
nell’intento di integrare i servizi diagnostici
e terapeutici indirizzati ai malati di Chagas
nell’ambito del sistema sanitario nazionale.
L’effettuazione di visite di controllo settimanali consente di individuare tempestivamente
eventuali effetti collaterali, ricoverando i
pazienti in ospedale in caso di necessità. Nel
2008 sono stati trattati oltre 500 pazienti.
A Tarija, dove msf ha chiuso il progetto nel
2006, sono stati trattati quasi 1.400 bambini.
Nel 2008, 969 di questi bambini sono stati
nuovamente visitati al fine di verificare l’efficacia della terapia e l’impatto a lungo termine
del progetto.
MSF lavora in Bolivia dal 1986.
‘La mia mamma è morta di Chagas quando ero bambina,
ora ho 25 anni e sono riuscita a farmi curare’.
Rosario, paziente del centro sanitario di Cerro Verde
La ventunenne Pamela, originaria di
Cochabamba, è madre di Griselda, un
anno, e Kevin, 3 anni.
‘Un giorno mi trovavo al centro sanitario
in attesa del medico quando una donna
mi si è avvicinata e ha iniziato a parlare
del morbo di Chagas. Non le ho prestato
attenzione fino a quando non ha menzionato il fatto che la malattia è trasmessa
dall’insetto vinchuca: mi sono ricordata
che quando era bambina casa nostra ne
era piena. La donna mi ha persuasa a sottopormi al test: sono risultata positiva,
così come i miei bambini. Ho pianto tantissimo: avevo trasmesso loro la malattia
durante la gravidanza. Siamo stati tutti
curati e adesso stiamo bene: sono molto
riconoscente di aver potuto ottenere la
medicina gratuitamente, dal momento
che i centri sanitari che la somministrano gratis sono ben pochi e quelli che la
somministrano a pazienti di età superiore
ai 15 anni sono ancora meno’.
67
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
Brasile
motivo di intervento
• Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria
operatori umanitari 45
© Roberto (Bear) Guerra
Da anni, le bidonville di Rio de Janeiro,
note come favelas, sono soggette al
controllo di gruppi armati locali, che
reclutano giovani come soldati e impongono regole sociali che contemplano
fra l’altro severe punizioni per chi si
rifiuta di obbedire. Gli scontri fra gruppi
armati per il controllo del territorio,
oltre ai combattimenti fra polizia e
fazioni, costringono migliaia di persone
a vivere in uno scenario di violenza. La
gente rischia di venire coinvolta negli
scontri nel corso della propria routine
quotidiana.
In una di queste favelas, Complexo do Alemão,
msf gestisce una struttura medica che fornisce
cure di emergenza e assistenza psicosociale.
Secondo le stime, la popolazione, un conglomerato di 11 comunità alla periferia di Rio,
ammonta a 150.000 individui. Presso il reparto
di emergenza msf, le persone coinvolte negli
scontri ricevono assistenza immediata, in modo
da migliorarne le possibilità di sopravvivenza
e recupero. Una volta stabilizzati, i pazienti
vengono ricoverati presso un ospedale statale
al di fuori della zona. Le ambulanze di msf
sono inoltre in grado di raggiungere i pazienti
presso le loro abitazioni: a causa dei posti di
controllo e dei blocchi istituiti dai gruppi
armati, nessun’altra ambulanza può penetrare
nella zona. Il centro msf accoglie anche pazienti
vittime di altre emergenze mediche, come la
forma emorragica della febbre dengue, che a Rio
rappresenta una patologia stagionale. Nel 2008,
msf ha effettuato 11.315 visite mediche presso il
Complexo do Alemão: in quasi un terzo dei casi,
i pazienti avevano meno di 5 anni.
La vita in uno scenario di costante violenza ha
gravi ripercussioni sulla salute mentale delle
persone. Nel 2008, msf ha offerto assistenza
psicologica a circa 900 persone, nella maggior
parte dei casi coinvolte negli scontri o testimoni
dirette di episodi di violenza, mentre una su 10
aveva subito l’omicidio di un famigliare.
Per promuovere i servizi erogati presso il centro,
un team di 4 operatori sanitari coopera con
‘Uno dei nostri obiettivi
consiste nel ridurre
l’intervallo di tempo fra
trauma e ricovero ospedaliero: è necessario trattare
il paziente entro 60 minuti dal verificarsi dell’evento traumatico’.
Gianfranco De Maio, medico MSF
scuole, chiese e altre istituzioni locali, organizza
attività per strada ed effettua visite
a domicilio.
MSF lavora in Brasile dal 1991.
'Grazie alla presenza del reparto di emergenza siamo
in grado di ricevere cure mediche molto più in fretta
di quanto accadrebbe se dovessimo recarci presso un
altro ospedale'.
Paziente ricoverato nel reparto di emergenza MSF nel Complexo do Alemão
M SF P R OGETTI NEL M ONDO | A ME R IC H E
68
Colombia
© Clement Saccomani
motivo di intervento • Conflitto armato • Violenza sociale/Esclusione
dall’assistenza sanitaria
operatori umanitari 294
Nel 2008, i conflitti territoriali connessi al traffico di droga hanno costretto un
numero crescente di persone ad abbandonare le proprie abitazioni, aggravando ulteriormente la preoccupante crisi umanitaria che ha colpito la Colombia. L’assistenza
alle persone più colpite, servizi sanitari inclusi, è limitata. In tutto il paese si impone la necessità di assistenza psicologica e psichiatrica destinata alle vittime della
violenza. I residenti delle zone rurali e delle aree urbane marginalizzate continuano
a soffrire di malattie che potrebbero essere facilmente curate e prevenute.
msf gestisce 17 programmi nei 32 distretti
colombiani: fra i servizi offerti si annoverano
assistenza sanitaria di base, programmi di
consulenza psicologica e psichiatrica, cliniche
mobili operanti in aree urbane e rurali, sanità
riproduttiva, servizi ostetrici d’emergenza e
assistenza nei confronti delle vittime della
violenza sessuale, visite prenatali, sanificazione
idrica, ristrutturazione di base delle strutture
sanitarie, consulenze a carattere volontario,
aborti e interventi d’emergenza.
Nella regione di Uraba, le cliniche mobili hanno
fornito assistenza medica alle comunità più
isolate, dislocate nelle zone rurali del circondario di Saiza e Rio Sucio: qui msf ha integrato i
servizi ospedalieri, offerto servizi di assistenza
psicologico-psichiatrica e riproduttiva ed effettuato oltre 14.700 visite. Nel distretto di Norte
de Santander, le équipe assistono comunità
isolate dal conflitto a El Tarra e La Gabarra:
mediante cliniche mobili, hanno effettuato
oltre 8.400 visite a residenti delle zone rurali
costretti ad abbandonare le proprie case, donne
vittime di violenze, lavoratrici del sesso e bambini. Nei distretti di Sucre e Bolivar, msf ha ottenuto un accesso più vasto alla regione contesa
di Montes de Maria. Presso la clinica psichiatrica
di Ovejas, centro sanitario con sede a Carmen
de Bolivar, msf ha prestato assistenza medica
di base mediante cliniche mobili ed effettuato
oltre 10.550 visite. A Sincelejo, i servizi sono
imperniati sulla sanità di base e riproduttiva
dei pazienti costretti a lasciare le proprie case,
sull’assistenza alle vittime di violenze sessuali e
su test e consulenze anti-hiv.
Nell’area urbana di Buenaventura, msf ha
istituito un presidio sanitario fisso, cliniche
mobili nel circondario e un sistema di indirizzamento dei pazienti presso le strutture sanitarie
statali. Il programma ha offerto assistenza alle
vittime di violenze sessuali, servizi di sanità
riproduttiva, cure pediatriche e assistenza
psicologica, effettuando oltre 8.375 visite mediche. Un’équipe medica mobile opera inoltre al
confine fra i dipartimenti di Meta e Guaviare,
dove sono state effettuate 4.650 visite mediche.
Nelle aree sud-orientali del dipartimento di
Tolima, dove l’accesso all’assistenza sanitaria ha
fatto segnare un considerevole miglioramento,
msf ha effettuato oltre 6.470 visite mediche.
A Florencia, Caquetá, ai profughi sono stati
erogati servizi di assistenza psicologica e psichiatrica e cliniche mobili in varie aree urbane
della provincia hanno anch’esse erogato servizi
del medesimo tipo.
Mediante cliniche mobili a Barbacoas, Magui
Payán e Roberto Payán sono state inoltre effettuate rispettivamente 8.670 visite mediche e
180 consulenze psicologiche. Le attività mediche
sono state archiviate nell’ottobre 2008: tuttavia,
un ristretto numero di operatori è rimasto in
loco per prendersi cura dei profughi che continuano ad arrivare a Barbacoas. msf ha prestato
assistenza medica (servizi psicologici e promozione sanitaria compresi) presso i municipi di
Cauca e Puerto Guzman, nel dipartimento di
Putumayo. Nel 2008, le cliniche mobili hanno
provveduto a 5.860 visite mediche e 755 consulenze psicologiche.
Dopo 10 anni e oltre 100.000 visite effettuate,
msf ha archiviato il progetto urbano, dislocato
nel municipio di Soacha, dedicato alle persone
costrette a lasciare le proprie abitazioni.
A Chocó, una delle regioni più povere della
Colombia, msf eroga servizi sanitari a carattere
sessuale e riproduttivo in aree urbane e rurali,
provvedendo fra l’altro ad assistere le vittime
di violenze sessuali. A Quibdó, principale città
in ordine di importanza, msf gestisce una
clinica mobile urbana e opera presso il reparto
maternità dell’unico ospedale locale erogando servizi sanitari a carattere secondario. A
Istmina, un’équipe mobile si sposta in barca al
fine di raggiungere remoti villaggi sulle rive del
fiume San Juan dove, durante il 2008, sono state
effettuate 10.470 visite mediche.
Presso il municipio di Tame, le équipe msf
hanno effettuato oltre 15.000 visite mediche,
erogando servizi di base, di pianificazione familiare e a carattere prenatale, nonché assistenza
psicologica.
Durante il 2008, msf è inoltre intervenuta per
arginare le emergenze provocate dall’eruzione
del vulcano Nevado del Huila, nel dipartimento
di Cauca, e dalle inondazioni del fiume San Juan
nel Chocó.
MSF lavora in Colombia dal 1985.
69
HONDURAS
motivo di intervento • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria
operatori umanitari 21
motivo di intervento • Violenza
sociale/Esclusione dall’assistenza
sanitaria
operatori umanitari 46
La guerra civile, la povertà, le gang di strada, la diffusione dei cartelli della
droga messicani e la crisi del sistema giudiziario hanno contribuito a un
enorme incremento della criminalità e a un clima di crescente violenza. In
media, nel 2008 sono state uccise oltre 17 persone al giorno: si tratta del
tasso di omicidi più elevato per il Guatemala dalla fine della guerra civile.
Questa situazione incrementa le disuguaglianze
sociali, l’ineguale distribuzione della ricchezza
e la disintegrazione dei nuclei familiari, fenomeni a cui si è accompagnata un’elevatissima
diffusione delle violenze sessuali: l’anno scorso,
in Guatemala, i casi segnalati sono stati oltre
10.000.
La violenza è concentrata nella capitale ed è particolarmente evidente nei quartieri suburbani
7 e 18, alla periferia di Città del Guatemala. msf
ha inaugurato programmi in entrambe le zone
nel 2007: i team offrono assistenza medica e psicologica, distribuiscono farmaci e formano gli
operatori del Ministero della Sanità. Nel 2008 i
team msf hanno fornito un’ampia gamma di servizi medici e psicologici a oltre 400 vittime. Fra
le iniziative sanitarie si è annoverata la terapia
preventiva o profilassi, che si pone come obiettivo la prevenzione dello sviluppo di eventuali
infezioni veneree. L’anno scorso, il programma è
stato esteso al fine di fornire ai pazienti ulteriori
punti di accesso. msf ha introdotto un servizio
24 ore su 24 presso il Ministero Publico (ufficio
segnalazione crimini) guatemalteco, dove le
donne che segnalano un’aggressione a sfondo sessuale hanno ora il diritto di ricevere
cure mediche e psicologiche gratuite.
msf ha inaugurato una clinica mobile e sta
cercando di introdurre un secondo servizio
24 ore su 24 di consulenza medica e psicologica presso l’ospedale generale di Città
del Guatemala, che funge da punto di riferimento per i pazienti ivi indirizzati da altre
strutture sanitarie.
Al fine di richiamare ulteriormente l’attenzione del pubblico, i team hanno provveduto
a condurre approfondite campagne informative presso le comunità, ma ulteriori sforzi
si renderanno necessari al fine di aumentare
la consapevolezza di professionisti sanitari,
autorità e non addetti ai lavori.
MSF lavora in Guatemala dal 1984.
I giovani senza tetto che vivono sulle
strade della capitale, Tegucigalpa, sono
un gruppo vulnerabile: hanno a malapena accesso all’assistenza medica,
vivono in circostanze precarie e, in un
ambiente già instabile, rappresentano il primo obiettivo delle violenze.
L’anno scorso, a Tegucigalpa sono stati
assassinati oltre 500 senzatetto di età
inferiore ai 24 anni.
© Claude Mahoudeau
msf fornisce assistenza medica, psicologica e
sociale presso un centro diurno di assistenza
terapeutica che ha aperto le porte ai senzatetto nel 2005. Nel 2008, il centro, situato a
Comayaguela, poverissimo quartiere della
capitale, ha accolto 370 ragazzi di strada.
La vita per strada rappresenta una seria minaccia per la salute. Nel 2008, msf ha offerto cure
mediche a 310 persone: molte soffrivano di
infezioni respiratorie, altre di malattie cutanee,
problemi dentali, lesioni dovute a episodi di
violenza e hiv/aids.
msf ha inoltre gestito un servizio di vaccinazioni
per i visitatori del centro: fra i vaccini disponibili
si annoverano quelli contro tetano ed epatite B.
Gli psicologi msf aiutano i giovani a far fronte
alla vita per strada, alla paura e all’abuso di
droghe. I team hanno inoltre varato un sistema
di riferimento medico e psicologico per i pazienti che non possono essere curati presso il centro
di assistenza diurna. I pazienti in questione
vengono indirizzati presso l’ospedale psichiatrico a causa di crisi di depressione, tentativi di
suicidio, episodi psicotici o sindrome di astinenza da alcol.
© Marcell Nimfuehr
MSF lavora in Honduras dal 1998.
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
GUATEMALA
M SF P R OGETTI NEL M ONDO | A ME R IC H E
70
HAITI
motivo di intervento
• Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria
• Disastro naturale
operatori umanitari 813
© Espen Rasmussen
Nonostante il progressivo stabilizzarsi della situazione di sicurezza nella capitale, i team MSF hanno trattato in media ogni mese 45 feriti da arma da fuoco
presso il centro traumatologico di Trinité, l’unico pronto soccorso che offra assistenza gratuita a Port-au-Prince.
In seguito ad emergenze, come i disordini
dell’aprile 2008 dovuti all’inaccessibilità dei
generi alimentari e il crollo di una scuola a
Petionville nel dicembre 2008, la maggior
parte dei pazienti sono stati trasportati presso
il pronto soccorso di Trinité: oltre a vari altri
servizi chirurgici, questa struttura è in grado
di offrire procedure di osteosintesi, una tecnica
ortopedica che, rispetto alla trazione, consente
ai pazienti una ripresa molto più rapida.
Presso il centro, msf presta assistenza chirurgica: nel 2008 sono stati trattati oltre 17.950
pazienti e oltre 6.100 sono stati sottoposti a
interventi chirurgici.
Centro di riabilitazione a Pacot
msf gestisce un centro di riabilitazione fisica
dove i pazienti che richiedono assistenza
specializzata post-operatoria possono ricevere
cure a carattere fisioterapico e psicologico:
qui sono stati ricoverati oltre 600 pazienti
e oltre 10.900 sono stati sottoposti a visite
ortopediche.
Assistenza alle vittime di violenze
sessuali
msf ha incrementato le attività dedicate alle
vittime di violenze sessuali nella capitale,
offrendo una serie completa di servizi medici e
psicologici. Nel 2008, il programma ha accolto
468 persone, per il 51% di età inferiore ai 18
anni. Sono proseguite le campagne di consapevolezza nelle bidonville e nel centro cittadino,
per ricordare che le donne devono ricevere
assistenza entro 72 ore dalla violenza subita.
Ospedale ostetrico di emergenza Jude
Anne
Per tutto il 2008, msf ha gestito l’ospedale ostetrico di emergenza Jude Anne di Port-au-Prince,
dotato di 65 posti letto. Oltre all’ospedale, msf
gestisce 3 cliniche mobili in altrettante bidonville, offrendo assistenza antenatale, perinatale
e postnatale. Il servizio prevede parti cesarei
d’emergenza, sedute di consulenza a partecipazione volontaria, test, prevenzione della trasmissione del virus hiv dalle madri ai nascituri,
assistenza alle vittime di violenze sessuali e il
ricovero presso altri ospedali delle partorienti
non affette da complicazioni.
Alla fine di dicembre 2008, i nati presso l’ospedale ammontavano a oltre 14.700. Il numero
medio mensile di parti è pari a 1.000: quelli
complicati sono la metà. L’ospedale è inoltre
dotato di un reparto di neonatologia, che
accoglie in media 90 neonati al mese: i piccoli
vengono stabilizzati prima del trasferimento
presso l’ospedale generale di Port-au-Prince.
Strutture di emergenza e cliniche mobili a Martissant
Dal dicembre 2006, msf opera presso la bidonville di Martissant, a Port-au-Prince, al fine di
assistere i residenti, spesso vittime della violenza armata. L’équipe medica gestisce un pronto
soccorso dove i pazienti vengono stabilizzati e
indirizza quelli bisognosi di interventi chirurgici presso altri ospedali cittadini. Fino al mese di
dicembre 2007, una serie di cliniche mobili ha
fornito assistenza medica di primo soccorso in
varie sezioni della bidonville, ma ora i pazienti
si rivolgono direttamente alla clinica. Nel 2008,
le équipe msf hanno accolto 25.445 pazienti,
16.942 dei quali affetti da lesioni traumatiche.
Interventi d’emergenza dopo gli uragani
In seguito a 2 tempeste tropicali e a 2 uragani
che hanno colpito Haiti alla fine di agosto e
all’inizio di settembre, msf ha lanciato un programma di emergenza nella città di Gonaïves,
nel nord del Dipartimento dell’Artibonite,
provvedendo fra l’altro, in collaborazione con
il Ministero della Sanità e della Popolazione,
a riaprire un ospedale locale da 80 posti letto:
la struttura è l’unica della regione in grado di
fronteggiare emergenze e fornire servizi ostetrici e pediatrici. Durante le ultime 3 settimane
del 2008, 675 pazienti sono stati accolti nel
pronto soccorso e sono stati effettuati oltre 110
parti e 50 interventi chirurgici.
msf ha inoltre distribuito kit igienici per 5.000
famiglie (comprendenti teli in plastica, sapone
e taniche) al fine di prestare soccorso a quante
più persone possibile fra quelle che avevano
perso tutti i loro averi a causa delle tempeste.
Le équipe mediche msf si sono inoltre spostate
in macchina, a cavallo e a piedi nei pressi di
Gonaïves e nei villaggi isolati del circondario
al fine di offrire assistenza alle persone più
vulnerabili, costrette a cercare riparo in rifugi
temporanei. Le visite mediche effettuate da msf
mediante questo servizio sono state oltre 3.500.
MSF lavora ad Haiti dal 1991.
71
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
Europa e
Medio Oriente
© Siavash Maghsoudi
MSF PROGETTI NEL M ONDO | Eur opA E MEDIO O R IENTE
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INDICE
72
72
73
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BELGIO
FRaNCIA
GrECIA
ITALIA
Malta
Moldova
FEDERAZIONE RUSSA
SVIZZERA
IRAN
IRAQ
LIBANO
Yemen
TERRITORI PALESTINESI
BELGIO
MOTIVO DI INTERVENTO• Violenza
sociale/Esclusione dall’assistenza
sanitaria
OPERATORI UMANITARI 9
L’intera popolazione del Belgio ha
diritto all’assistenza medica: tale
diritto è esteso agli immigrati senza
permesso di soggiorno e ai richiedenti asilo, il cui accesso al sistema
sanitario è però in pratica limitato
da numerosi ostacoli amministrativi.
Sin dal 1987, MSF assiste gli immigrati offrendo cure mediche.
FRANCIA
MOTIVO DI INTERVENTO • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria
OPERATORI UMANITARI 11
In risposta alle difficoltà incontrate da alcuni richiedenti asilo e pazienti non francofoni nell’accedere a servizi di assistenza psicologica in Francia, nel 2007 MSF ha
varato a Parigi un nuovo programma, finalizzato a fornire assistenza medica, psicologica e sociale.
Il centro offre assistenza psicologica ai pazienti
in difficoltà rifugiatisi in Francia in cerca di
asilo e protezione, spesso in fuga da zone dilaniate da conflitti o violenza politica: alcuni sono
giunti nel paese solo di recente, mentre altri vi
risiedono da qualche tempo.
Il centro msf è in grado di offrire a ciascun
paziente un’assistenza personalizzata: i servizi
terapeutici sono integrati da orientamento e
consulenze a carattere medico, sociale e legale.
Dalla sua inaugurazione, che risale a quasi 2
anni fa, il centro è stato teatro di oltre 7.000
visite, per metà a carattere psicologico, per
un quarto medico e per un quarto sociale. 365
persone hanno ricevuto assistenza psicologica
e 160 sono ancora in cura.
L’assistenza psicologica è dunque essenziale
al fine di evitare un deterioramento delle loro
condizioni, con possibili tentativi di suicidio.
Dei pazienti che frequentano il centro, il 41%
ha dichiarato di aver avuto pensieri suicidi.
MSF lavora in Francia dal 1987.
L. è nato in Afghanistan circa 30 anni fa. Come la maggior parte dei rifugiati afgani,
è giunto in Francia dopo un lungo e tormentato pellegrinaggio per Afghanistan, Iran,
Turchia, Grecia e Italia. Parte della sua famiglia è rimasta vittima dei bombardamenti
in Afghanistan: terrorizzato, L. si è rifugiato in Iran con la moglie e i figli, per poi
emigrare in Francia da solo.
L. vive nel costante terrore di essere rimpatriato: ha fatto domanda di asilo, ma se l’è
vista rifiutare e non ha più il diritto di restare sul suolo francese.
Da un anno a questa parte, L. riceve assistenza medica presso il centro MSF ed è seguito
da uno psicologo. Le sue tendenze autodistruttive sono sintomatiche dell’angoscia che
prova: ogni giorno, nei suoi pensieri rivive le sofferenze subite in Afghanistan.
Dal gennaio all’aprile 2008, a Bruxelles
hanno avuto luogo oltre 600 visite mediche.
Ad Anversa, msf continua a svolgere visite
mediche a persone che non hanno accesso
alle strutture sanitarie. Nel corso del 2008,
sono state effettuate 2.000 visite mediche.
Lungi dal voler creare un sistema parallelo di
sostituzione, il programma mira a indirizzare
i pazienti verso il sistema sanitario nazionale,
che dovrebbe erogare il servizio. Alla fine del
2009, le attività gestite da msf verranno affidate ad altri enti.
MSF lavora in Belgio dal 1987.
© Julien Lévêque
73
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
GreCIA
© Giorgos Moutafis
MOTIVO DI INTERVENTO • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria
OPERATORI UMANITARI 6
La Grecia si trova ai confini dell’Unione Europea, al crocevia fra Asia, Africa ed
Europa. Nel corso degli ultimi anni si è avuto un rapido aumento del numero di
immigrati che vi giungono dal Medio Oriente e dall’Asia, in gran parte a causa di
conflitti armati e instabilità politica nei rispettivi paesi di origine. La maggior
parte dei richiedenti asilo privi di documenti proviene da Afghanistan, Iraq,
Palestina e Somalia, e fra di loro si trova un numero considerevole di bambini
non accompagnati. Secondo il Ministero degli Interni greco, fra i mesi
di gennaio e agosto 2008 sono stati arrestati 82.000 immigrati non registrati.
Gli immigrati vedono la Grecia principalmente
come un trampolino per l’Europa, intendendo
solitamente raggiungere l’Italia e di lì altri
paesi europei, ma le autorità greche rifiutano
sistematicamente di riconoscere loro lo status
di rifugiati: nel 2007 sono state presentate
oltre 25.000 domande, ma solo 8 sono state
accettate.
msf ha deciso di effettuare una missione esplorativa: i risultati hanno evidenziato i problemi
che gli immigrati si trovano ad affrontare,
fra cui accesso limitato o nullo all’assistenza
medica, difficili condizioni di vita, mancanza
di misure speciali mirate alla protezione di
gruppi vulnerabili come donne e bambini,
assenza di servizi a carattere psicologico e
psichiatrico e inadeguatezza delle strutture
all’interno dei centri detentivi governativi e del
campo di Patrasso.
Isola di Lesbo
In giugno, msf ha iniziato a operare presso il
centro detentivo dell’isola di Lesbo e il punto
di approdo portuale, offrendo assistenza
sanitaria, psicologica. Tuttavia, in settembre
l’intervento si è concluso a causa dell’accesso
limitato al centro detentivo, che ha gravemente
compromesso gli sforzi mirati all’erogazione
di assistenza sanitaria e al miglioramento
delle condizioni di vita degli immigrati. ‘In
numerose occasioni, il personale medico è stato
costretto a esaminare i pazienti attraverso le
sbarre, dal momento che agli immigrati non
era consentito lasciare le celle’, ha spiegato
Yorgos Karagiannis, responsabile della missione msf in Grecia. Nonostante la limitatezza
dell’accesso, msf ha effettuato oltre 1.700 visite
curando patologie come infezioni respiratorie,
dermatiti, stati d’ansia, stress post-traumatico e
depressione.
Campo di fortuna a Patrasso
Patrasso rappresenta il principale porto di uscita
per l’Italia e, durante l’ultimo decennio, ha visto
un flusso costante di immigrati diretti verso i
confini italiani nascosti all’interno di camion.
Il campo di Patrasso, una bidonville composta
da “case” di cartone, plastica e legno prive di
riscaldamento ed elettricità, ospita in prevalenza
richiedenti asilo afgani e iracheni. In maggio,
msf ha aperto una clinica all’interno del campo,
nell’intento di offrire assistenza sanitaria di
base e consulenza psicosociale agli immigrati.
I team hanno inoltre condotto regolari attività
educative volte a migliorare le pratiche igienicosanitarie e di prevenzione delle malattie.
Fra i principali problemi sanitari incontrati si
annoverano malattie cutanee, infezioni respiratorie e disturbi gastro-intestinali. Comuni sono
anche ecchimosi e altre lesioni, risultanti dai
frequenti tentativi degli immigrati di salire a
bordo di navi in partenza dal porto, o da resistenza all’arresto. Alla fine di dicembre, i team
msf avevano effettuato 6.000 visite e più di 400
pazienti erano stati ricoverati presso l’ospedale
locale.
MSF lavora in Grecia dal 2008.
MSF PP ROGETTI NEL M ONDO | Eur opA E MEDIO O R IENTE
74
ITALIA
MOTIVO DI INTERVENTO • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria
OPERATORI UMANITARI 23
Come altri paesi nel Sud dell’Europa, l’Italia ha visto, sin dal 2002, un flusso
crescente di richiedenti asilo e immigrati senza un permesso. In cerca di asilo,
lavoro o migliori condizioni di vita, queste persone fanno le spese di misure
sempre più severe volte a scoraggiare l’immigrazione. All’inasprirsi di queste
misure fa seguito un deterioramento delle condizioni di accoglienza: di conseguenza, questi individui già vulnerabili si trovano ad affrontare un sistema
incapace di provvedere alle loro esigenze più elementari, fra cui sicurezza e
assistenza sanitaria.
© Gianluigi Lopes MSF
msf fornisce tale assistenza alla popolazione
di immigrati, lavoratori stagionali compresi,
e fa pressione al fine di ottenere per loro un
migliore accesso a servizi e condizioni di vita
adeguati.
Napoli, capoluogo della Campania e terza città
italiana in ordine di grandezza, soffre di povertà
e violenza diffusa. La città attrae un elevato
numero di immigrati: secondo le stime, circa
25.000 vi risiedono clandestinamente, al di
fuori del sistema statale ed esclusi dalla società
e dai servizi pubblici. Al fine di migliorarne
l’accesso ai servizi sanitari, msf ha allestito una
serie di cliniche integrate nell’ambito della rete
sanitaria nazionale, con l’intento di affidarle in
futuro alle autorità locali. Al fine di ridurre le
difficoltà create dalla situazione di irregolarità
dei pazienti, l’assistenza viene erogata in maniera da garantirne l’anonimato. Nel 2008, le visite
effettuate da msf presso tali cliniche sono state
quasi 5.000.
‘I problemi sanitari rilevati sono prevalentemente a
carattere osteomuscolare, dermatologico, respiratorio e gastro-intestinale, correlati non solo alle dure
condizioni lavorative ma anche alla mancanza di
igiene: nell’Italia meridionale, gli immigrati impiegati come lavoratori stagionali hanno accesso limitato all’assistenza sanitaria di base’.
Francesca Faraglia, coordinatore medico per i progetti MSF in Italia
Ogni anno, i campi agricoli dell’Italia meridionale attraggono migliaia di immigrati,
una forza lavoro a buon mercato soggetta a
fenomeni di sfruttamento e condizioni di vita
intollerabili. Sin dal 2005, msf opera in Sicilia,
Puglia, Calabria e Campania al fine di offrire
loro assistenza. Nel 2008, msf ha effettuato oltre
700 visite e distribuito 3.750 kit igienici, 1.500
sacchi a pelo e 800 coperte.
Per migliorare le condizioni di vita di queste
persone, msf ha fatto pressione sulle autorità
affinché varassero iniziative destinate a tutti i
lavoratori immigrati, indipendentemente dal
loro status legale. Di conseguenza, le autorità
regionali pugliesi, calabresi e campane hanno
introdotto misure d’emergenza volte a garantire
la disponibilità di impianti igienici basilari –
bagni, docce, serbatoi idrici – e servizi medici
adeguati agli oltre 4.000 immigrati. Tali misure
hanno fatto seguito alle raccomandazioni contenute nel rapporto msf, intitolato “Una stagione
all’inferno”, che illustra le deplorevoli condizioni sanitarie, lavorative e di vita dei lavoratori
immigrati nell’Italia meridionale.
Fino all’ottobre 2008, msf ha prestato cure
mediche agli immigrati giunti via mare a
Lampedusa, a sud della Sicilia: il difficile viaggio
ne mette a repentaglio la salute e msf era l’unica fonte di assistenza disponibile. Nell’ottobre
2008, le autorità italiane si sono rifiutate di
rinnovare l’accordo che consentiva a msf di operare sull’isola: di conseguenza, il personale msf
è stato costretto alla partenza e le migliaia di
immigrati che giungono ora a Lampedusa non
hanno alcun accesso all’assistenza medica. Fra
i mesi di gennaio e ottobre, msf ha effettuato
1.420 visite mediche: patologie come infezioni
respiratorie e malattie cutanee erano in larga
misura imputabili alle difficili condizioni sperimentate durante il viaggio per mare.
msf sta negoziando con le autorità ai fini di un
possibile ritorno a Lampedusa. Nel 2008, l’isola
ha visto l’approdo di oltre 30.000 richiedenti
asilo e immigrati.
In tutta Italia, i programmi vengono svolti con
l’appoggio di mediatori culturali, che contribuiscono a colmare le lacune comunicative e
culturali fra operatori e pazienti.
MSF lavora in Italia dal 1999.
75
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
Malta
MOTIVO DI INTERVENTO • Violenza
sociale/Esclusione dall’assistenza
sanitaria
OPERATORI UMANITARI 4
Nonostante la maggiore severità
dei controlli di confine nel 2008 il
numero di immigrati sbarcati a Malta è
giunto a quota 2.740. Una volta sull’isola, richiedenti asilo e immigrati senza
permesso di soggiorno vengono inviati
presso centri detentivi: MSF offre loro
cure mediche e assistenza psicosociale al
loro arrivo e all’interno delle strutture.
Richiedenti asilo e immigrati senza permesso di
soggiorno arrivano a Malta a bordo di imbarcazioni provenienti dalla costa della Libia. Quasi il
60% proviene da paesi caratterizzati da conflitti
o diffuse violazioni dei diritti umani: quasi
la metà dei nuovi arrivati è originaria della
Somalia. Benché nella maggior parte dei casi si
vedano infine accordare lo status di rifugiati o
protezione umanitaria da parte delle autorità
maltesi, sono prima costretti a sostare, per
periodi che possono giungere a 18 mesi, presso
centri detentivi: affollate, prive di servizi igienici adeguati e caratterizzate da condizioni di vita
generalmente difficili, queste strutture presentano un ambiente tale da comprometterne la
salute fisica e mentale.
Nell’agosto 2008, msf ha iniziato a offrire a
queste persone assistenza sanitaria e psicologica. Fra le sue attività si annoverano il check-up
© Elisa Finocchiaro
sanitario dei nuovi arrivati subito dopo il loro
trasferimento presso i centri detentivi e, successivamente, visite mediche, assistenza psicologica, triage medico.
A Malta, fra i mesi di agosto e dicembre 2008,
msf ha sottoposto a visite mediche oltre 1.700
richiedenti asilo e immigrati senza permesso
di soggiorno. Fra i nuovi arrivati, i problemi
La diciottenne eritrea S. è arrivata a Malta il 24 agosto 2008
"Sono fuggita dall’Eritrea per evitare di essere arruolata fra i soldati impegnati
nell’eterna guerra contro l’Etiopia. In Libia sono finita in un centro detentivo, dove sono
stata umiliata, picchiata, maltrattata e ripetutamente violentata: per 2 anni, sono stata
trattata come una schiava da parte delle forze dell’ordine".
‘Arrivata a Malta, ho creduto di essere finalmente libera. Non appena mi sono resa
conto che sarei nuovamente finita in un centro detentivo, ho perso la speranza e sono
caduta vittima di una grave depressione. I ricordi delle violenze, il terrore delle guardie
sono tornati a galla e vivere a stretto contatto con così tante altre persone si è rivelata
un’esperienza difficile’.
Lo psicologo di MSF ha trovato S. svenuta nella zona bagni e ne ha raccomandato il
ricovero in ospedale dove, dopo qualche giorno di degenza, la paziente ha tentato di
impiccarsi. Dopo oltre un mese di ricovero presso l’ospedale psichiatrico, è stata nuovamente inviata presso il centro detentivo: 20 giorni più tardi, ha tentato nuovamente
di impiccarsi. A metà novembre, le è stato finalmente riconosciuto lo status di persona
vulnerabile ed è stata rilasciata dal centro detentivo e ospitata presso un centro aperto.
sanitari riscontrati dipendevano spesso dalle
difficili condizioni sperimentate durante il
viaggio: nella maggior parte dei casi, i pazienti
avevano passato fino a 7 giorni su un’imbarcazione con scarso cibo e acqua, nell’impossibilità
di muoversi. La scabbia, le infezioni respiratorie
e i parassiti intestinali sono problemi comuni. I
disturbi muscoloscheletrici, come mal di schiena e problemi alle articolazioni sono altrettanto
frequenti in coloro che hanno poche possibilità
di uscire e muoversi all'aria aperta. msf ha
ripetutamente espresso alle autorità maltesi la
propria preoccupazione riguardo alle condizioni di vita e alle cure mediche inadeguate presso
i centri.
msf opera anche presso “centri aperti”. Una
volta riconosciuta la loro richiesta e ottenuto lo
status di rifugiati, i richiedenti asilo vengono
trasferiti in “centri aperti”, dove godono di libertà di movimento e dove rimangono fino a quando sono in grado di trovare una sistemazione
per proprio conto. msf effettua visite mediche
presso queste strutture e facilita l’accesso dei
rifugiati al sistema sanitario pubblico.
MSF lavora a Malta dal 2008.
MSF PROGETTI NEL M ONDO | Eur opA E MEDIO O R IENTE
76
FEDERAZIONE
RUSSA
Moldova
MOTIVO DI INTERVENTO • Conflitto
armato • Violenza sociale/Esclusione
dall’assistenza sanitaria
OPERATORI UMANITARI 292
© Alexander Gyadyelov
MOTIVO DI INTERVENTO • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria
OPERATORI UMANITARI 33
Prima del 2007 in Transnistria, la regione moldava secessionista, non erano disponibili terapie anti-HIV/AIDS. Al contrario, già nel 2005 la Moldavia aveva sviluppato un programma terapeutico anti-HIV supportato da donatori internazionali.
Tuttavia, nonostante il fatto che un terzo dei pazienti affetti da HIV/AIDS, sia
originario della Transnistria, le risorse ufficialmente designate per entrambe le
regioni non vi erano pervenute.
La Transnistria, una regione politicamente
isolata di lingua prevalentemente russa, si
compone di una striscia di terra separata
dalla Moldavia dal fiume Niester. Un tempo
scenario di un violento conflitto separatista, la
Transnistria non è riconosciuta dalla comunità
internazionale e, nonostante la vasta assistenza
che la Moldavia riceve dalle istituzioni internazionali per affrontare l’epidemia di hiv/aids,
vi sono giunti ben pochi aiuti internazionali.
msf, operando in collaborazione con il
Ministero della Sanità transnistriano, ha varato
il primo programma regionale anti-hiv all’inizio del 2007. A causa all’urgenza della situazione, i primi pazienti hanno iniziato a essere
sottoposti alla terapia antiretrovirale (arv) in
grado di prolungarne l’aspettativa di vita di 4
mesi prima dell’inaugurazione del primo reparto ambulatoriale presso il principale ospedale
della capitale, Tiraspol.
Nell’ambito del programma sono state introdotte nuove attività, quali visite settimanali
all’ospedale per malati di tubercolosi di Bender
per i pazienti coinfettati da entrambe le patologie e iniziative a Slobozia, sede dell’unico
centro di degenza della regione dedicato ai
malati affetti da hiv/aids, e a Ribnitza, nel
nord del paese, dove msf gestisce un ambulatorio settimanale presso il policlinico cittadino,
nonché nell’ambito del sistema carcerario,
dove l’indice di diffusione dell’infezione da
hiv/aids è circa 13 volte superiore che nella
società civile.
Nel mese di dicembre 2008, msf è stata in
grado di affidare tutte le proprie attività nel
settore civile al Ministero della Sanità. Durante
il periodo in questione, msf e il Ministero
provvedevano, in collaborazione, a prestare
assistenza a circa 860 pazienti, oltre la metà dei
sieropositivi registrati in Transnistria: più dei
180 dei pazienti in questione avevano iniziato a
ricevere farmaci arv. msf ha inoltre provveduto
a formare personale ospedaliero. Un aspetto
ancora più importante è che le pressioni
esercitate da msf hanno avuto come risultato
la trasmissione di risorse anti-hiv/aids dalla
Moldavia alla Transnistria. Il programma carcerario verrà affidato ai Ministeri della Giustizia
e della Sanità all’inizio del 2009.
I programmi gestiti da MSF nel
Caucaso settentrionale, in Cecenia
e in Ingushezia prevedono chirurgia,
salute materno-infantile, assistenza
psicologica e psichiatrica e terapie
per la TB.
Nella regione del Caucaso settentrionale russo,
tuttora dilaniata dalle conseguenze del conflitto, la situazione rimane instabile: la sicurezza
è migliorata in Cecenia, ma è decisamente
peggiorata nella vicina Ingushezia. Per motivi
di sicurezza, le visite alle sedi dei progetti da
parte degli operatori msf internazionali, benché
effettuate a cadenza regolare, rimangono brevi,
e la responsabilità della gestione dei programmi
è in larga misura affidata al personale locale.
Migliaia di persone che hanno perduto le proprie case durante la guerra vivono tuttora come
rifugiati in Ingushezia, nel Daghestan o nella
stessa Grozny. A Nazran, in Ingushezia, msf
gestisce un centro medico che offre assistenza
sanitaria e consulenze psicologiche e psichiatriche: nel 2008, la clinica ha effettuato oltre 1.200
visite al mese.
Nel 2008, msf ha operato 445 pazienti
e effettuato 11.056 visite di fisioterapia.
Nella regione, la tubercolosi è diventata un
problema in seguito all’interruzione di terapie
e controlli a causa della guerra. All’inizio del
2008, il programma di lotta alla tubercolosi ha
visto l’introduzione di un dispensario antitubercolosi nella capitale, Grozny. msf erogherà
servizi in tutta la Cecenia, comprese le regioni
montane precedentemente prive di qualsiasi
accesso a cure specifiche. A partire dal 2004,
anno di inizio del programma, sono stati trattati 1.800 pazienti.
MSF è attiva in Moldavia sin dal 2007.
A cadenza settimanale, gli operatori MSF si recano a Ribnitza, nel nord del paese e, per
strada, si fermano per visitare una giovane madre sieropositiva, che vive da sola in un
remoto villaggio. La ragazza si reca alla clinica mobile tutte le settimane per far controllare il suo bambino dai medici di MSF: fino ad ora, il bimbo non è risultato sieropositivo, ma dovrà passare ancora del tempo prima che si possa affermare con certezza
che non ha contratto l’infezione.
msf continua ad offrire assistenza sanitaria alle
comunità più vulnerabili, che godono di accesso
limitato o nullo ai servizi medici. Team medici
mobili composti da un terapista, un ginecologo,
un pediatra e uno psicologo hanno operato presso 6 centri di accoglienza per gli sfollati ceceni
che, di ritorno dall’Ingushezia, hanno trovato le
proprie case in macerie.
77
Nel tentativo di risolvere il problema degli sfollati, le autorità locali hanno cercato di chiudere
i centri: il tentativo è fallito a causa della mancanza di sistemazioni alternative e le strutture,
tuttora esistenti, sono state ribattezzate ‘ostelli
comuni’.
o un passaggio di consegne per alcuni dei suoi
programmi. A causa della diminuzione del
numero di interventi di emergenza effettuati
ogni mese, nel 2009, msf ha interrotto infine
il suo programma chirurgico di emergenza a
Grozny.
Dal momento che msf non intende duplicare
servizi già esistenti, il 2008 ha visto la chiusura
MSF lavora in Federazione Russa dal 1995.
SVIZZERA
MOTIVO DI INETRVENTO • Violenza
sociale/Esclusione dall’assistenza
sanitaria
OPERATORI UMANITARI 4
Meditrina, progetto aperto a Zurigo nel
2006, prevede l’erogazione di servizi di
assistenza medica agli individui esclusi
dal sistema statale. Alla fine del 2007,
MSF ha deciso di ampliarlo istituendo
contatti con le comunità cittadine di
immigrati senza un regolare permesso.
La nuova strategia, che ha visto inoltre
una diversificazione dei servizi sanitari
offerti, era mirata a incrementare il
numero di pazienti del centro. I risultati
non si sono fatti attendere: nel 2008 gli
operatori Meditrina hanno effettuato
in media 120 visite al mese, circa il
60% delle quali hanno riguardato nuovi
pazienti.
La diversificazione dei servizi offerti da
Meditrina ha consentito a persone affette da
patologie croniche come ipertensione, diabete,
tubercolosi e hiv/aids di accedere alle cure
necessarie.
Particolare importanza è stata data al ruolo del
mediatore culturale. I 7 mediatori, appartenenti
a comunità originarie di varie regioni geografiche, fra cui America Latina, Asia sud-orientale e
Africa orientale, offrono un legame diretto fra
Meditrina e gli utenti del servizio: grazie a loro
è stato più facile instaurare la necessaria atmosfera di fiducia, con conseguenti considerevoli
vantaggi.
© Misha Friedman
"Prima della guerra, c’erano, per una popolazione di un
milione di abitanti, oltre 120 medici specializzati nella
lotta alla tubercolosi: durante le due guerre, le infrastrutture sanitarie del paese sono state completamente
distrutte. Il programma MSF ha dimostrato che la terapia
antitubercolosi in uno scenario post-bellico è non solo
possibile, ma efficace."
Shamsudin Ikhaev, medico ceceno specializzato nella lotta alla tubercolosi
L’operato sanitario di Meditrina ha rivelato, sia
al Governo sia alle associazioni locali, quanto
sia difficile per molti abitanti di Zurigo accedere
alle cure necessarie. L’interesse dimostrato da
altre istituzioni e associazioni costituisce un
valido presupposto per un possibile ritiro di
msf e affidamento ad altre organizzazioni delle
iniziative sanitarie e sociali di Meditrina nel
corso del 2009.
MSF lavora in Svizzera dal 2003.
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
Il cinquantanovenne Magomed è sottoposto a terapia intensiva presso l’ospedale di
Grozny per malati di tubercolosi: come effetto collaterale dei farmaci, è affetto da
una debolezza diffusa e da parziale sordità. Magomed ha originariamente contratto la
tubercolosi 5 anni fa, mentre si trovava in carcere. All’epoca, la regione era dilaniata
dalla guerra e mancavano le strutture e i mezzi necessari per curare adeguatamente
pazienti come lui. Magomed non ha completato la terapia, cosa che ha causato la sua
attuale ricaduta: ‘Questa malattia è insidiosa: ti assale all’improvviso ed è difficile
liberarsene’, racconta.
MSF PROGETTI NEL M ONDO | Eur opA E MEDIO O R IENTE
78
IRAN
IRAQ
MOTIVO DI INTERVENTO • Conflitto armato
operatori umanitari 96
motivo di intervento
• Conflitto armato
operatori umanitari 489
Sin dal 2001, MSF si è dedicata a prestare assistenza ai rifugiati afgani di Zahedan,
capoluogo della provincia iraniana del Sistan-Baluchistan da 30 anni teatro dell’esodo oltre confine dei profughi. Nel 2002, nonostante il peggioramento del quadro
generale in un Afghanistan sempre più dilaniato dai conflitti, il governo iraniano
ha adottato una politica di rimpatrio forzato. Molte persone si dimostrano riluttanti all’idea di rientrare in patria e preferiscono rimanere in Iran: alcuni vi fanno
addirittura ritorno una volta deportati. Considerate le restrizioni sperimentate dai
profughi sul fronte lavorativo, educativo e sanitario, le loro condizioni di vita sono
senz’altro difficili. Nonostante ciò, la gente continua a emigrare dall’Afghanistan,
essenzialmente per motivi economici, a causa della siccità che ha colpito le province settentrionali o della crescente insicurezza in altre regioni.
L’Iran sta attraversando un periodo di crisi
economica e il risentimento nei confronti dei
profughi continua a crescere. Nel novembre
2007, ufficialmente per motivi di sicurezza, il
governo ha vietato l’accesso a tutte le regioni
prossime al confine: fra le zone in questione si
annovera il Sistan-Baluchistan, che ospita tuttora
illegalmente oltre mezzo milione di afgani.
Secondo le autorità iraniane, la maggioranza
degli afgani sono immigrati economici e non
possono dunque richiedere di legalizzare la propria posizione o accedere all’assistenza medica
gratuita. Nel Sistan-Baluchistan, msf continua
a erogare servizi sanitari a carattere primario e
secondario a questa comunità, il cui accesso al
sistema sanitario iraniano è scarso o nullo.
Nel 2008, gli operatori hanno visitato, in media,
a Zahedan, 23 famiglie appena arrivate alla
settimana: nel 2007, la media era di appena 8.
msf gestisce 3 cliniche sanitarie a Shirabad,
Karimabad e Besat, effettuando visite mediche
gratuite ed erogando aiuti alimentari per i bambini. Nel 2008, msf ha effettuato in media oltre
7.000 visite al mese (500 in più rispetto al 2007).
msf provvede inoltre a indirizzare i pazienti
presso strutture di assistenza secondaria e ad
accollarsi le spese di visite specialistiche, terapie
e ricoveri ospedalieri. Un team di assistenti
sociali provvede a identificare le persone che
necessitano di assistenza medica nell’ambito
della comunità dei rifugiati e a garantire che
siano sottoposti a visite. Il team provvede infine
a distribuire aiuti materiali, come coperte, in
caso di necessità.
MSF lavora in Iran dal 1996.
Il sesto anno di guerra ha visto un calo
complessivo della violenza: tuttavia,
bombardamenti e uccisioni proseguono
in molte regioni, causando decine di
morti e feriti ogni settimana. A causa
di problemi di sicurezza, MSF non è
in grado di prestare assistenza diretta
nelle aree più colpite: gli aiuti alla
popolazione irachena vengono dunque
per la maggior parte fatti pervenire da
regioni più sicure del paese o da oltre
confine.
Nonostante il calo della violenza in molte regioni irachene, con conseguente netta diminuzione
del numero di vittime, in alcuni governatorati
la situazione rimane grave. L’accesso all’assistenza sanitaria è problematico, soprattutto dopo i
bombardamenti, quando i feriti hanno difficoltà
a raggiungere gli ospedali.
Un elevato numero di medici e operatori sanitari è fuggita dal paese dall’inizio della guerra, nel
2003: quelli rimasti si sono trovati ad affrontare
enormi difficoltà e addirittura minacce di morte. Secondo il Ministero della Sanità iracheno,
nel corso della guerra sono stati uccisi oltre 600
operatori sanitari, fra cui 132 medici.
msf ha lottato per anni al fine di avere accesso
alla popolazione. ‘Il dilemma che ci troviamo ad
affrontare in Iraq è esemplificativo di numerosi
conflitti odierni’, afferma Gustavo Fernandez,
responsabile di missione per i programmi nei
governatorati di Ninewa e Tameen: ‘Raggiungere
i civili minacciati da conflitti e violenze rappresenta ormai una notevole sfida’.
Per la prima volta dal cambiamento di regime
nel 2003, msf è riuscita a introdurre in Iraq un
team di operatori internazionali. In ottobre è
stato varato un progetto di formazione presso
l’ospedale generale di Basra, nel sud del paese,
che punta a un miglioramento dell’assistenza
pre, intra e post-operatoria.
© Siavash Maghsoudi
A partire dal 2006, è stata inoltre varata una
serie di programmi medici nei paesi vicini e
nei governatorati più sicuri. Sin dall’agosto
2006, msf sottopone i feriti di guerra iracheni a
interventi di chirurgia maxillofacciale, plastica
e ortopedica ad Amman, in Giordania: questo
79
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
© Kloie Picot
programma ha accolto quasi 600 pazienti che
necessitavano di interventi troppo complessi
per poter essere effettuati in un Iraq dilaniato
dal conflitto. Il programma è stato sviluppato in
collaborazione con l’ospedale della Mezzaluna
Rossa di Giordania e l’Associazione medica
irachena. Fra i pazienti non mancano bambini,
fra cui Waël, un piccolo di 5 anni originario di
Baghdad che ha avuto le gambe amputate dopo
un’esplosione. Segnalato da un medico iracheno,
Waël è arrivato ad Amman nella speranza di
poter nuovamente camminare: dopo 2 operazioni ha potuto alzarsi e muovere i primi passi sui
nuovi arti prostetici.
Nel governatorato curdo dell’Iraq settentrionale, msf ha prestato assistenza medica ai
feriti presso gli ospedali di Sulaymaniyah,
Erbil e Dohuk, concentrandosi sugli interventi
di ricostruzione prostetica e ortopedica e sulle
cure agli ustionati. Servizi di chirurgia ricostruttiva per gli iracheni feriti in guerra sono stati
erogati anche a Mehran, in Iran. msf aveva in
programma lo sviluppo di un sistema di ricovero
presso questi ospedali dei pazienti provenienti
dalle zone di guerra, ma l’iniziativa è fallita per
diverse ragioni. Nel corso del 2008, msf ha deciso
di interrompere alcuni di questi programmi al
fine di concentrarsi su interventi di chirurgia
ricostruttiva presso l’ospedale di Amman, in
Giordania, e di offrire assistenza più specifica
agli ospedali situati nelle zone interessate dal
conflitto. Prosegue, a Sulaymaniyah, il programma dedicato agli ustionati, che accoglie in media
80 pazienti al mese.
A Baghdad e nell’Iraq centrale e meridionale,
msf offre appoggio a 8 ospedali fornendo scorte
e attrezzature mediche e organizzando iniziative di formazione. Presso 4 degli ospedali in
questione, è stato inoltre introdotto un servizio
di consulenza psicologica d’emergenza per le
vittime della violenza.
Benché l’Iraq presenti tuttora uno scenario di
violenza ed estrema instabilità, msf spera di
cogliere l’opportunità offerta da alcuni relativi
miglioramenti sul fronte della sicurezza al fine
di ampliare la gamma di servizi medici e umanitari erogati.
MSF lavora in Iraq dal 2006.
Nuovi problemi umanitari in Iraq
In Iraq, gli ultimi anni hanno visto un’evoluzione delle sfide umanitarie. Lo Status of Forces Agreement (Accordo sullo Status delle
Forze Armate), sottoscritto da USA e Iraq alla fine del 2008, rappresenta il presupposto per il ritiro delle forze straniere dal paese.
Tuttavia, la situazione è tuttora tesa, soprattutto a Baghdad e nelle
regioni settentrionali: ad esempio, il futuro di Kirkuk è ancora
incerto e lo scenario a Mosul tuttora instabile. Il ritiro delle truppe
straniere provoca timori di un incremento della violenza.
MSF si è impegnata al massimo al fine di individuare il miglior
approccio alla situazione irachena, trovando il giusto equilibrio
fra problemi di sicurezza ed esigenze mediche della popolazione.
L’organizzazione è stata costretta ad operare rapidamente al fine
di istituire reti di contatti ed instaurare un clima di fiducia con le
controparti locali. Per motivi di sicurezza, le attività di MSF sono
limitate alle aree urbane, per cui risulta difficile valutare accuratamente le esigenze mediche e umanitarie nelle regioni rurali.
Gli operatori hanno dovuto trovare il modo di raggiungere i gruppi
più vulnerabili senza compromettere la reputazione dell’organizzazione e la sicurezza del personale. Molte ONG occidentali, così
come le Nazioni Unite, vengono percepite come alleate delle forze
americane.
Dal momento che il Ministero della Sanità ha iniziato a provvedere
alla gestione dell’assistenza medica, MSF ha ridotto la quantità di
farmaci distribuiti e le proprie attività presso le strutture sanitarie. In Iraq, MSF sta ora rivolgendo la sua attenzione a progetti
medici a carattere più tecnico, come un programma dedicato a
complessi interventi di chirurgia ricostruttiva.
Caroline Abu-Sada, operatrice umanitaria
MSF PROGETTI NEL M ONDO | Eur opA E MEDIO O R IENTE
80
Libano
Yemen
motivo di intervento • Violenza
sociale/Esclusione dall’assistenza
sanitaria
operatori umanitari 8
In seguito a un’indagine, condotta nel
2008, dedicata alle esigenze mediche
della popolazione libanese, MSF ha
varato un programma triennale a Burj
el-Barajneh, un sobborgo meridionale
di Beirut che ospita numerosi libanesi,
profughi iracheni arrivati di recente e
rifugiati palestinesi che vivono lì dal
1948.
In Libano, il 17% della popolazione è affetto da
turbe mentali, ma solo l’11% di questo gruppo
ha accesso a cure mediche o paramediche. Il
sistema sanitario, caratterizzato da un’ampia
percentuale di privatizzazione, è assai costoso
e le terapie psicologiche e psichiatriche non
rientrano fra i servizi offerti dalla sanità pubblica. I pochi centri di assistenza psicologica
e psichiatrica sono dedicati esclusivamente
ai bambini, ma gli adulti, profughi compresi,
necessitano anch’essi di cure. La guerra del 2006
non ha fatto che esacerbare questa necessità fra
la popolazione libanese, ma le misure necessarie sono state adottate con notevole lentezza.
In data 18 dicembre 2008, msf ha infine inaugurato, nella parte sud di Beirut, il suo centro di
assistenza psicologica e psichiatrica. La struttura ha visto circa una dozzina di pazienti negli
ultimi giorni dell’anno. Il team msf, comprendente operatori sia locali che internazionali,
offre assistenza psicologica e psichiatrica a
chiunque ne abbia necessità, senza distinzioni
di età, sesso o nazionalità. Al fine di contribuire
all’avviamento del programma nella zona e
di superare lo stigma associato alla malattia
mentale, msf provvede, con l’aiuto di ong locali,
a organizzare attività psicosociali per la comunità. Le attività di salvaguardia della salute mentale dei residenti della zona dovrebbero facilitare
il futuro passaggio di consegne per quanto
riguarda il progetto e consentire ai residenti di
partecipare a sessioni individuali, familiari e di
gruppo presso il centro comunitario.
MSF lavora in Libano dal 2008.
© Michael Goldfarb
Motivo di intervento • Conflitto armato
Operatori Umanitari 352
Benché considerato un rifugio ideale per migliaia di persone in fuga dal panorama
di guerra e povertà del Corno d’Africa, lo Yemen è comunque caratterizzato da tensioni interne. Dal mese di giugno 2004, un conflitto in corso nel governatorato di
Saada (nella regione nord-orientale del paese, nei pressi del confine con l’Arabia
Saudita) fra una milizia locale nota come Al Houthis (il nome deriva da quello dei
leader dell’organizzazione) e forze governative, avrebbe provocato oltre 9.000 vittime e 20.000 feriti. Dal 2004, il conflitto ha fatto registrare 5 periodi di particolare
violenza. La cosiddetta ‘Quinta guerra’ è durata dal maggio al luglio del 2008. Nel
frattempo, il 2008 ha visto un ulteriore incremento del numero di profughi provenienti dalla Somalia e dall’Etiopia, che rischiano la vita attraversando il Golfo di
Aden.
Assistenza sanitaria per le vittime
del conflitto
Nel luglio 2007, msf ha varato nel governatorato
di Saada un progetto volto a erogare assistenza
sanitaria alle vittime del conflitto, offrire cure
adeguate ai feriti di guerra e soddisfare le neces-
sità dei profughi durante i periodici scontri.
Allo scoppio della Quinta guerra nel 2008, msf
gestiva ad Haydan e Razeh attività ospedaliere e
di contatto e, a Al Tahl, erogava visite mediche
di base, in ospedale e mediante cliniche mobili,
agli abitanti del vicino villaggio di Dahyan.
81
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
Benché il clima di insicurezza durante la guerra
abbia comportato l’evacuazione dal governatorato di Saada di tutto il personale internazionale,
gli operatori yemeniti hanno continuato a
gestire alcune attività. Gli operatori umanitari
hanno potuto far ritorno sul posto nel settembre 2008. Alla fine dell’anno, msf continuava a
operare presso gli ospedali di Al Tahl e Razeh
nonché a erogare servizi di consulenza a Dahyan
e gestiva un sistema finalizzato all’eventuale
ricovero dei pazienti presso le proprie strutture
di assistenza medica secondaria.
Nel 2008, presso gli ospedali o nell’ambito dei
progetti decentrati gestiti da msf sono state
effettuate circa 3.000 visite mediche. Circa
15.000 pazienti sono stati visitati al pronto
soccorso, oltre 1.500 sono stati ricoverati in
ospedale e 500 sono stati gli interventi chirurgici effettuati. Si è provveduto inoltre a ricoverare
circa 1.000 bambini affetti da malnutrizione
grave, ad effettuare quasi 3.000 visite prenatali
e ad assistere 700 partorienti.
Assistenza ai profughi provenienti
dal Corno d’Africa
Nei governatorati di Abyan e Shabwah, nel sud
del paese, msf fornisce, dal settembre 2007,
servizi di assistenza sanitaria agli immigrati che
giungono in Yemen dal Corno d’Africa attraversando il Golfo di Aden. Nel 2008, secondo dati
forniti dall’Alto Commissariato delle Nazioni
Unite per i Rifugiati, oltre 50.000 persone in
fuga dalla guerra, dalle persecuzioni e dalla
fame in Somalia ed Etiopia hanno affrontato il
pericoloso viaggio su imbarcazioni pilotate da
contrabbandieri, nella speranza di raggiungere
lo Yemen: quasi 950 sono morte nel tentativo.
All’arrivo dei profughi, msf offre loro assistenza
medica, psicosociale e umanitaria. Un’équipe
mobile si occupa direttamente sulla spiaggia
dei casi più urgenti, che vengono poi trasferiti
assieme agli altri presso un centro di accoglienza nella città di Ahwar, dove i profughi sostano
alcuni giorni per provvedere alle procedure di
registrazione. msf ha istituito un centro sanitario dove l’assistenza medica è disponibile per
tutti e i gruppi più vulnerabili (donne e bambini) vengono incoraggiati a sottoporsi a visite,
controlli e vaccinazioni. Nel 2008, il team msf
di Ahwar ha assistito quasi 10.000 persone.
MSF lavora in Yemen dal 2007.
MSF PROGETTI NEL M ONDO | Eur opA E MEDIO O R IENTE
82
territori
palestinesi
© Bruno Stevens
‘È fondamentale che la popolazione civile, gli addetti
al pronto soccorso, le autorità sanitarie e gli operatori umanitari vengano rispettati da tutte le parti del
conflitto, cosa che fino ad oggi non è avvenuta. Le
leggi umanitarie sono applicabili a tutti i conflitti e
devono essere rispettate da tutti, governi compresi’.
Dott.ssa Marie-Pierre Allié, presidente della sezione francese di MSF
Motivo di intervento • Conflitto armato
Operatori Umanitari 127
Il 2008 ha visto un netto declino dello scenario economico, sanitario e di sicurezza
nella Striscia di Gaza. Le incursioni e offensive militari israeliane sono proseguite,
raggiungendo, alla fine dell’anno, livelli di violenza senza precedenti con il lancio
dell’operazione ‘Piombo Fuso’. Il conflitto interpalestinese ha provocato numerosi
feriti e il rafforzamento del blocco ha aggravato ulteriormente la situazione.
Nella Striscia di Gaza
msf ha offerto, presso 3 cliniche, assistenza
specializzata post-operatoria e fisioterapica. I
numerosi feriti non hanno alcun altro tipo di
accesso a terapie specializzate in grado di ripristinarne indipendenza e mobilità. Nel 2008, il
programma ha accolto oltre 480 pazienti.
Il mese di febbraio 2008 ha visto l’inaugurazione
di un programma pediatrico nella parte settentrionale della Striscia di Gaza. Questa iniziativa
mira a rimediare alla generale mancanza di
cure disponibili e al sovraccarico dell’unico
ospedale pediatrico di riferimento: ai bambini
al di sotto dei 12 anni vengono erogati servizi di
consulenza, assistenza medica e controlli postterapeutici. Nel 2008, i team msf hanno trattato
oltre 6.600 bambini. Un programma a carattere
psicologico-medico-sociale consente ai pazienti
affetti da problemi psicologici dovuti alla violenza di provare a superare i traumi nonostante
lo stress e la difficoltà della situazione.
All’inizio del 2008, il rafforzarsi del blocco
israeliano ha comportato una drastica riduzione
delle scorte. msf, temendo ripercussioni sull’ac-
cesso a farmaci e cure mediche e sulla funzionalità dei servizi ospedalieri, ha monitorato
attentamente la situazione.
Fra il 27 febbraio e il 3 marzo, in risposta a
una serie di attacchi con razzi nei confronti di
Israele, l’esercito israeliano ha lanciato l’operazione ‘Inverno caldo’ nella parte settentrionale
della Striscia di Gaza. msf ha prestato assistenza
ai feriti nella sua clinica a Gaza, donato farmaci
e scorte mediche e coadiuvato l’operato degli
ospedali, prossimi al collasso per l’eccessivo
afflusso di pazienti. L’offensiva dell’esercito
ha causato circa 120 morti e 360 feriti, fra cui
numerose donne e bambini.
La scarsità di carburante ha gravemente
compromesso le attività di msf nonché quelle
dell’intero sistema sanitario. Inoltre, le strategie
contraddittorie e concomitanti dei due Ministeri
della Sanità palestinesi, del Parlamento palestinese di Ramallah, riconosciuto a livello
internazionale e del governo di fatto gestito da
Hamas a Gaza, hanno provocato uno sciopero
generale degli operatori sanitari, iniziato in
data 30 agosto.
Sullo sfondo di questo panorama sanitario già
assai precario, Israele ha provveduto, in data 27
dicembre, a lanciare l’operazione ‘Piombo fuso’.
msf è immediatamente intervenuta collaborando con gli ospedali prossimi al collasso per
l’afflusso di feriti e donando scorte mediche.
Per l’intera durata del conflitto, a causa dell’intensità dei bombardamenti e della mancanza di
sicurezza, le cliniche msf sono rimaste chiuse
83
per forza di cose. Alcuni fra gli operatori palestinesi erano dotati di kit medici, che hanno loro
consentito di prestare assistenza ai propri vicini.
Il dispensario msf a Gaza è rimasto aperto, ma
pochi pazienti sono stati in grado di raggiungere le strutture sanitarie.
Nella West Bank
Nel 2008, a Nablus, località che non è stata
investita dalla stessa ondata di violenza che ha
colpito Gaza, msf ha continuato a concentrare
le sue attività su servizi psicologici e psichiatrici
e assistenza medica e sociale, provvedendo a
collaborare con le altre strutture erogatrici di
tali servizi e continuando a gestire i pazienti
mediante un sistema di rimandi reciproci. Nel
2008, i pazienti assistiti sono stati oltre 300.
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
Riyad, 19 anni, è nato a Beit Lahia, nella zona settentrionale della
Striscia di Gaza, un’area fortemente colpita dall’offensiva militare Hard Lead di Israele. Il 5 gennaio è stato gravemente ferito
in seguito a un bombardamento e gli è stata amputata la gamba
sinistra. Ha ricevuto le cure postoperatorie nella clinica di MSF a
Gaza City. ‘Ero a casa, era una giornata tranquilla; non avevamo
sentito né aeroplani né carri armati e ho deciso di uscire a comprare qualcosa. Al ritorno, non ricordo esattamente cosa accadde, ma
mi sono ritrovato steso al suolo. Credo di essere rimasto incosciente per qualche minuto. Mio padre ha trascinato me e mio fratello
dentro casa e ha provato a chiedere aiuto, ma invano. Sono rimasto
incosciente per la maggior parte del tempo, ma ricordo di essere
stato colpito dalla granata. Ho visto la mia gamba staccarsi dal mio
corpo, era attaccata solo da una sottile striscia di carne. Ho perso
un sacco di sangue, stavo sdraiato a terra e pensavo: ‘Sto morendo!’. Mio padre mi ha portato fuori per chiedere aiuto, abbiamo
aspettato quasi un’ora e mezza sulla strada, ma non sono passate
né auto né ambulanze. Alla fine un vicino ci ha messi, me e mio
padre, sul suo trattore insieme ad altre 5 persone. Quando mi sono
svegliato all’ospedale di Al Shifa, la mia gamba era stata amputata.
© Frederic Sautereau / Oeil Public
Ho urlato, ogni cosa mi sembrava così irreale! Ma, in fin dei conti, non è così grave, non sono triste. Ovviamente, quando vedo
gli altri con le loro due gambe è difficile, ma mi sarebbe potuta
andare peggio. Non intendo fare una vita ritirata, ma riguadagnare la mia indipendenza e avere un lavoro’.
Sin dalla costruzione del muro di separazione
da parte del governo israeliano, il distretto di
Jenin è stato caratterizzato dal deteriorarsi della
situazione economica, da gravi problemi socioculturali e da tensione sociale.
a rimediare alla situazione. Sfortunatamente, il
clima di ostilità e la mancanza di collaborazione
nel campo hanno determinato la chiusura del
progetto quando si trovava ancora in fase di
avviamento.
I servizi psicologici a disposizione dei residenti
del campo si sono dimostrati inadeguati. Nel
giugno 2008, dopo mesi di negoziazioni e
trattative, sono intervenuti gli operatori msf
nell’intento di varare un progetto finalizzato
MSF lavora nei Territori Palestinesi dal 1988.
A Hebron, msf mira a offrire assistenza psicologica, medica e sociale alle vittime delle violenze
causate dal conflitto israeliano-palestinese, con
particolare riferimento ai residenti del governatorato di Hebron.
Al fine di alleviarne le sofferenze psicologiche,
msf ha anche erogato ai pazienti servizi di
psicoterapia a breve termine. Gli operatori
provvedono inoltre a indirizzare i pazienti al
medico e all’assistente sociale msf, a strutture di
assistenza psicologica e psichiatrica adeguate e
alle altre organizzazioni rilevanti.
Il campo di Jenin accoglie circa 13.000 profughi
palestinesi: si tratta di un ambiente violento,
caratterizzato da regolari incursioni da parte
delle forze di difesa israeliane e da frequenti
scontri fra le varie fazioni armate palestinesi.
© Bruno Stevens
‘Ne abbiamo risentito tutti: ciascun abitante della
Striscia di Gaza, senza eccezioni, ha sofferto a causa della guerra.’ Abu Abed, medico MSF
MSF PROget t i n el m on D o | c h i usura d ei pr og rammi msf
84
chiusura dei programmi MSF
Congo-Brazzaville
Per il Congo-Brazzaville, il 2008 è stato un anno
tranquillo, il quinto consecutivo di stabilità
post-conflitto. Questa pace, unitamente alla
ripresa delle attività economiche, ha consentito
al paese di prendere le redini dei servizi sanitari
nella regione di Pool, dove msf è attiva da 5 anni
a questa parte.
Fra i servizi ospedalieri erogati da msf si annoveravano servizi ambulatoriali, ostetrici e chirurgici
di emergenza, la cura di patologie infettive come
tubercolosi e hiv/aids e consulenza psicosociale.
Attraverso la sua rete di cliniche mobili, msf ha
inoltre erogato servizi sanitari alle comunità
residenti nei pressi di Mindouli e Kindamba. Nel
COSTA D’AVORIO
2008, msf ha effettuato 12.825 visite mediche.
Il 2008 ha visto un passaggio di consegne per
i programmi presso gli ospedali di Mindouli e
Kindamba: quelli di Kindamba sono stati affidati
al Ministero della Sanità e a partner locali come
Psy Sans Frontières e Global Outreach Mission.
Nonostante le attività in questione siano state
archiviate a giugno, msf ha successivamente fatto
ritorno in Congo per un periodo di 3 mesi al fine
di assistere pazienti affetti dalla tripanosomiasi
umana africana (nota altresì come malattia del
sonno).
MSF ha operato in Congo-Brazzaville dal 1997 al 2008.
© Thierry Dricot
Dopo 18 anni, nell’ottobre 2008 msf ha archiviato tutti i suoi programmi in Costa d’Avorio.
In seguito all’accordo di pace stipulato nel 2007,
allo smantellamento della Zone de Confiance e
al graduale ritorno del personale presso le strutture sanitarie a nord e ovest, msf si è ritirata successivamente da Bouaké, Guiglo, Man, Danané e
Bangolo, benché i team siano intervenuti al fine
di fronteggiare una crisi nutrizionale a breve
termine a Odienné, nella regione nord occidentale del paese.
In marzo, i team hanno affidato alle autorità
locali le cliniche mobili e il programma nutrizionale mobile da essi gestito nella regione
occidentale della Costa d’Avorio.
Al momento di affidare il programma di
Bangolo, dove ogni mese si era provveduto
a 400 ricoveri ospedalieri, 8.000 visite mediche
e 130 parti, msf ha fatto pressioni ai fini del
proseguimento dell’assistenza gratuita.
© Jiro Ose
MSF ha operato in Costa d’Avorio dal 1990 al 2008.
LAOS
Cinque anni fa, msf è stata fra le prime
organizzazioni in Laos a sottoporre i pazienti
affetti da hiv/aids alla terapia antiretrovirale
(arv). All’epoca, era necessario dimostrare
l’efficacia dell’arv in zone povere e remote:
la strategia prevedeva fra l’altro pressioni
finalizzate all’adozione dell’arv a livello
nazionale e, fini dall’inizio, l’obiettivo consisteva nell’affidamento dei programmi alle
autorità sanitarie laotiane. I programmi msf
erano basati presso l’ospedale provinciale
di Savannakhet e quello di Setthathirath, a
Vientiane.
saggio di consegne agli operatori sanitari locali,
debitamente formati affinché fossero in grado di
operare indipendentemente.
hiv/aids è ora affidato all’organizzazione internazionale Fondo Globale per la Lotta Contro
Aids, Tubercolosi e Malaria.
Il finanziamento dei programmi nazionali anti-
MSF ha operato in Laos dal 1989 al 2008.
Nel 2008, i pazienti ad aver beneficiato
della terapia arv fornita gratuitamente da
msf sono stati quasi 850. Durante l’anno in
questione, i team hanno finalizzato il pas-
© Bruno Stevens
85
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
Altre
informazioni
© Renzo Fricke
fat t i e c i fr e
86
FAtti e cifre
Medici Senza Frontiere (MSF) è un’organizzazione internazionale
medico-umanitaria.
Comprende 19 sedi nazionali in Australia, Austria, Belgio, Canada,
Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Olanda, Hong Kong, Italia,
Giappone, Lussemburgo, Norvegia, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno
Unito, Stati Uniti e un ufficio internazionale a Ginevra.
La ricerca dell’efficienza ha spinto MSF a creare organizzazioni
specialistiche – chiamate satelliti – incaricate di attività specifiche
come forniture umanitarie, studi medici ed epidemiologici e ricerca
sull’azione sociale e umanitaria. Queste unità comprendono: MSFSupply in Belgio, MSF-Logistique, Epicentre, Fondation MSF, Etat
d’Urgence Production, MSF Assistance, SCI MSF, SCI Sabin in Francia,
Ärzte ohne Grenzen Foundation in Germania e MSF Enterprises
Limited nel Regno Unito. Tutte queste organizzazioni sono controllate da MSF e sono comprese nel bilancio.
I dati indicati rappresentano le finanze di MSF a livello internazionale. Questi dati internazionali del 2008 sono stati calcolati in base
agli standard contabili internazionali di MSF, conformi alla maggior
parte delle norme contabili internazionali (IFRS - International
Financial Reporting Standards). I dati sono stati certificati congiuntamente dalle società di revisione KPMG e Ernst & Young in base alle
norme di revisione internazionali. Una copia del bilancio 2008 completo è disponibile su richiesta presso l’International Office. Inoltre,
ogni sede nazionale di MSF pubblica un bilancio finanziario annuale
certificato in base alle politiche, alle leggi e alle norme paese relative alle revisioni. Copia di tali bilanci può essere richiesta ai rispettivi
uffici nazionali. I dati presentati si riferiscono all’anno solare 2008.
Tutte le cifre sono in milioni di euro.
NB: i dati di queste tabelle sono arrotondati e possono essere leggermente diversi.
Costi dei programmi per paese/regione
Paesi/Regioni
in Me
Africa
Sudan
Repubblica Democratica
del Congo
Somalia
Etiopia
Niger
Ciad
Kenya
Zimbabwe
Repubblica Centrafricana
Nigeria
Malawi
Uganda
Mozambico
Liberia
Burkina Faso
Sud Africa
Sierra Leone
Camerun
Côte d’Ivoire
Guinea-Conakry
Mali
Burundi
Zambia
Swaziland
Congo-Brazzaville
Altri paesi* Totale
Paesi/Regioni
Asia/Medio Oriente
47.2
43.8
22.7
22.1
21.1
20.4
17.1
14.4
12.8
9.7
8.8
8.7
8.6
7.6
6.0
5.1
4.3
3.9
3.2
3.2
2.5
1.9
1.5
1.4
1.0
2.0
301.0
* “altri paesi” riunisce tutti i paesi per cui i
costi dei programmi sono stati inferiori a 1
milione di euro.
Myanmar
Iraq
India
Pakistan
Cambogia
Cina
Tailandia
Yemen
Territori Palestinesi
Iran
Georgia
Uzbekistan
Sri Lanka
Nepal
Bangladesh
Armenia
Indonesia
Altri paesi*
17.6
12.2
6.2
5.2
4.4
4.4
4.0
3.8
3.5
3.0
2.9
2.0
1.8
1.8
1.5
1.4
1.4
4.1
Totale
81.2
Americhe
Haiti
Colombia
Brasile
Altri paesi*
14.3
9.0
1.0
2.4
Total
26.7
Europa
Chechnya / Ingushetia /
Dagestan Russia
Italia
Altri paesi*
Totale
Come è stato investito il denaro?
Costi dei programmi* per tipo
Personale nazionale | 28%
Personale internazionale | 23%
Forniture mediche e alimentari | 22%
Trasporto, nolo,
immagazzinaggio | 14%
Logistica e fognature | 7%
Costi di gestione operativa | 5%
Formazione & supporto locale | 1%
Altre spese | 1%
in Me
Costi dei programmi* per continente
Africa | 70%
Asia | 19%
Americhe | 6%
Europa | 3%
Non assegnati | 1%
* spese delle équipe di progettazione e coordinamento nei paesi
6.1
2.0
1.5
2.5
12.1
87
Entrate
Entrate da privati
Istituzioni pubbliche
Altre entrate
Totale entrate
2008
2007
Al fine di garantire la propria indipendenza msf si
impegna a mantenere elevata la percentuale di entrate da privati donatori. Nel 2008, l’89,9% delle entrate
In MeIn %In MeIn %
di msf è provenuto da privati. Questo è stato reso
possibile grazie a oltre 3,7 milioni di donatori in
587.4
86.9%
518.7
87.6%
tutto il mondo.
67.7
10.0%
54.2
9.1%
Tra gli Enti pubblici che finanziano msf si annove20.3
3.0%
19.8
3.3%
rano echo, i governi di Belgio, Canada, Danimarca,
Germania, Irlanda, Lussemburgo, Spagna, Svezia
675.4
100.0%
592.7
100.0%
e Regno Unito.
Le spese sono distribuite in base alle principali attivi-
Come è stato speso il denaro?
Operazioni*
494.8
Testimonianza
24.7
Altre attività umanitarie
7.2
Totale missione sociale
526.8
Raccolta fondi
81.2
Gestione, spese generali e amministrazione 40.2
Costi totali
Guadagni e perdite netti sui cambi
(realizzati e non realizzati)
Surplus/deficit
648.2
76.3%
3.8%
1.1%
81.2%
12.6%
6.2%
439.1
19.4
9.1
467.6
76.9
32.8
100.0%
577.4
-4.7
22.5
76.1%
3.4%
1.6%
81.0
13.3%
5.7%
-3.2
12.1
Bilancio
In MeIn Me
(posizione finanziaria di fine anno)
Immobilizzi
Attivo disponibile
Liquidi e liquidità
37.0
73.3
375.6
37.1
61.0
350.2
Totale attivi
Fondi vincolati
Fondi non vincolati
Altri utili non distribuiti
Totale attività e utili non distribuiti
Passività non esigibili
Passività correnti
Fondi vincolati temporaneamente non spesi
485.9
2.5
423.8
-13.9
412.4
4.6
66.6
2.3
448.4
2.5
402.2
-14.6
390.1
3.5
52.5
2.3
Totale passività e utili non distribuiti
485.9
448.4
I fondi vincolati possono essere i fondi i cui attivi, su
I fondi non vincolati sono fondi non vincolati dal
donatore, che possono essere investiti a discrezione
di msf per il perseguimento della missione sociale.
Altri utili non distribuiti rappresentano i capitali
delle fondazioni e conti relativi al processo di combinazione, compresa la differenza di cambio. Gli utili
non distribuiti di msf sono stati accumulati negli anni
tramite eccedenze di entrate sulle uscite. A partire
dalla fine del 2008, la parte disponibile di essi (i fondi
non vincolati meno la differenza di cambio) rappresentava 7,6 mesi di attività. Lo scopo del mantenimento di
utili non distribuiti è quello di far fronte alle seguenti
esigenze: gravi emergenze future per le quali non
si ottengano sufficienti finanziamenti, e/o un calo
improvviso di finanziamenti istituzionali privati e/o
pubblici, e la sostenibilità di programmi a lungo termine (per esempio programmi di terapia con arv), ed
inoltre il pre-finanziamento di operazioni che saranno
finanziate da imminenti campagne di finanziamento
pubbliche e/o da finanziamento istituzionale pubblico.
I fondi vincolati temporaneamente non spesi
Statistiche HR
4,617 100%
1,052 23%
1,452 31%
2,113 46%
4,134
1,117
1,303
1,714
100%
27%
32%
41%
Prime partenze (anno intero):
1,142 * 25%
1,152
* 28%
* in % delle partenze internazionali totali
Posizioni sul campo
Personale internazionale
Personale nazionale
tà svolte da msf. Le “operazioni” comprendono le spese
relative ai programmi e i costi di gestione degli uffici
dedicati alle operazioni. Tutte le voci di spesa sono
comprensive di stipendi, costi diretti e spese generali.
richiesta dei donatori, devono essere investiti o conservati per l’utilizzo effettivo invece che spesi, o possono
100.0%
essere il livello minimo di utili non distribuiti che
devono essere mantenuti da alcune sezioni.
* Programmi e costi supporto sedi operative
Partenze internazionali (anno intero):
Pool medico
Infermieri e altro personale paramedico
Pool non medico
Medecins Sans Frontieres Activity Report 06|07
Fonti delle entrate
25,973 100%
2,029
8%
23,944 92%
24,348
1,994
22,354
100%
8%
92%
sono fondi non spesi designati dal donatore, che
dovranno essere spesi da msf in assoluta conformità
alle intenzioni del donatore (per esempio per paesi o
tipi di intervento specifici) quando se ne presenti la
necessità.
88
contatti MSF
Australia Doctors Without Borders
www.artsenzondergrenzen.nl
Inghilterra Médecins Sans Frontières
Suite C, Level 1 | 263 Broadway Glebe NSW 2037
Pr Dr Pim de Graaf | GD Hans van der Weerd
67–74 Saffron Hill | London EC1N 8QX | UK
PO Box 847 | Broadway NSW 2007 | Australia
T 61 2 95 52 49 33 | F 61 2 95 52 65 39
[email protected] | www.msf.org.au
Pr Dr Matthew Reid | GD Philippe Couturier
Hong Kong
22/F Pacific Plaza | 410 – 418 Des Voeux Road West
Sai Wan | Hong Kong
T 44 20 7404 6600 | F 44 20 7404 4466
[email protected] | www.msf.org.uk
Pr Jacqueline Tong | GD Marc DuBois
T 852 2959 4229 | F 852 2337 5442
USA Doctors Without Borders
Austria Ärzte Ohne Grenzen
[email protected] | www.msf.org.hk
333 7th Avenue | 2nd Floor | New York, NY 10001-
Taborstrasse 10| 1020 Vienna | Austria
Pr Dr Fan Ning | GD Dick van der Tak
5004 | USA | T 1 212 679 6800
T 43 1 409 7276 | F 43 1 409 7276/40
[email protected]
www.aerzte-ohne-grenzen.at
Pr Dr Reinhard Doerflinger | GD Franz Neunteufl
Belgio Artsen Zonder Grenzen
rue Dupré 94 / Dupréstraat 94 | 1090 Bruxelles
Belgium | T 32 2 474 74 74 | F 32 2 474 75 75
[email protected] | www.msf.be or www.azg.be
Pr Dr Jean-Marie Kindermans
GD Christopher Stokes
Canada Doctors Without Borders
720 Spadina Avenue, Suite 402 | Toronto | Ontario
M5S 2T9 | Canada
T 1 416 964 0619 | F 1 416 963 8707
[email protected] | www.msf.ca
Pr Dr Joni Guptill | GD Marilyn McHarg
Italia Medici Senza Frontiere
Via Volturno 58 | 00185 Roma | Italia
T 39 06 44 86 92 1 | F 39 06 44 86 92 20
Ufficio Internazionale Médecins Sans
Frontières International Office and UN Liaison
Giappone
3F Waseda SIA Bldg | Babashitacho | Shinjuku-ku
Tokyo | 162-0045 | Giappone
T 81 3 5286 6123 | F 81 3 5286 6124
[email protected] | www.msf.or.jp
Pr Satoru Ida | GD Eric Ouannes
68, rue de Gasperich | 1617 Lussemburgo
Lussemburgo
T 352 33 25 15 | F 352 33 51 33
[email protected] | www.msf.lu
GD Karine Van Houte (interim)
GD Michael G Nielsen
Norvegia Leger Uten Grenser
Postboks 8813 Youngstorget | 0028 Oslo
Norvegia | Youngstorget 1 | 0181 Oslo | Norvegia
T 47 23 31 66 00 | F 47 23 31 66 01
Francia Médecins Sans Frontières
[email protected]
8 rue Saint Sabin | 75011 Paris | Francia
www.legerutengrenser.no
T 33 1 40 21 29 29 | F 33 1 48 06 68 68
Pr Dr Håkon Bolkan | GD Patrice Vastel
[email protected] | www.msf.fr
Pr Dr Marie-Pierre Allié | GD Dr Filipe Ribiero
Spagna Médicos Sin Fronteras
Nou de la Rambla 26 | 08001 Barcellona | Spagna
Germania Ärzte Ohne Grenzen
T 34 93 304 6100 | F 34 93 304 6102
Am Köllnischen Park 1 | 10179 Berlin | Germania
[email protected] | www.msf.es
T 49 (30) 22 33 77 00 | F 49 (30) 22 33 77 88
Pr Dr Paula Farias | GD Aitor Zabalgogeazkoa
[email protected]
www.aerzte-ohne-grenzen.de
Pr Dr Tankred Stoebe | GD Dr Frank Doerner
Svezia Läkare Utan Gränser
Gjörwellsgatan 28, 4 trappor | Box 34048
100 26 Stockholm | Sweden
Grecia
T 46 8 55 60 98 00 | F 46 8 55 60 98 01
15 Xenias St | 115 27 Athens | Grecia
[email protected] | www.lakareutangranser.se
T 30 210 5 200 500 | F 30 210 5 200 503
Pr Kristina Bolme Kuhn | GD Dan Sermand
[email protected] | www.msf.gr
Pr Ioanna Papaki | GD Reveka Papadopoulou
Office, Geneva
78 rue de Lausanne | Case Postale 116 | 1211
Geneva 21 | Switzerland | [email protected] |
www.msf.org | T 41 22 849 84 00 | F 41 22 849 84 04
Policy and Advocacy Coordinator: Emmanuel Tronc
[email protected]
Pr Dr Christophe Fournier | SG Kris Torgeson
Lussemburgo Médecins Sans Frontières
Kristianiagade 8| 2100 København Ø | Danimarca
Pr Dr Søren Brix Christensen
Pr Dr Matthew Spitzer | GD Sophie Delaunay
Pr Raffaella Ravinetto | GD Kostas Moschochoritis
Pr André di Prospero (interim)
[email protected] | www.msf.dk
www.doctorswithoutborders.org
[email protected] | www.medicisenzafrontiere.it
Danimarca Læger uden Grænser
T 45 39 77 56 00 | F 45 39 77 56 01
F 1 212 679 7016 | [email protected]
Svizzera
Ärzte Ohne Grenzen
Olanda Artsen zonder Grenzen
78 rue de Lausanne | Case Postale 116 | 1211
Plantage Middenlaan 14 | 1018 DD Amsterdam
Geneva 21 | Switzerland
Olanda
T 41 22 849 84 84 | F 41 22 849 84 88
T 31 20 520 8700 | F 31 20 620 5170
[email protected] | www.msf.ch
[email protected]
Pr Isabelle Segui-Bitz | GD Christian Captier
Pr Presidente | GD Direttore Generale | SG Segretario Generale
Altri uffici
MSF Access to Essential Medicines Campaign
78 rue de Lausanne | Case Postale 116 | 1211
Geneva 21 | Switzerland
T 41 22 849 8405 | F 41 22 849 8404
www.accessmed-msf.org
GD Dr Tido von Schoen-Angerer
UN Liaison Office – New York
333 7th Avenue | 2nd Floor | New York, NY 100015004 | USA
T 1 212 655 3777 | F 1 212 679 7016 | MSF UN
Liaison officer: Fabien Dubuet
[email protected]
MSF Office in Brazil
Rua Santa Luzia, 651/11° andar | Centro - Rio de
Janeiro | CEP 20030-041 | Rio de Janeiro | Brazil
T 55 21 3527-3636 | www.msf.org.br
GD Simone Rocha
MSF Office in South Africa
Orion Building | 3rd floor | 49 Jorissen Street,
Braamfontein 2017 | Johannesburg
T 27 11 403 44 40/41 | www.msf.org.za
GD Sharon Ekambaram
MSF Office in United Arab Emirates/
PO Box 47226 | Abu Dhabi | UAE
T 971 2 6317 645 | www.msfuae.ae
GD Marc Sauvagnac
89
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
MSF
speciale Italia
© Elena Torta /MSF
M SF | s pec i a le i tali a
90
INDICE
91|
91 | breve presentazione del rapporto
92 |
94 |
96 |
99 |
100 |
102 |
104 |
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contributi esterni
La ricerca in Italia contro una malattia globale
Repubblica Democratica del Congo,
una lunga storia di sangue e miniere
Gli effetti della crisi finanziaria sullo sviluppo
dei paesi poveri
Biografie degli autori
contributi interni
L'accesso ai farmaci essenziali: una battaglia
decennale
MSF Italia a 10 anni dal Nobel...
Operazioni gestite da MSF Italia
Tra comunicazione e testimonianza a 10 anni
dal Nobel per la Pace
S chede
Medici Senza Frontiere: un'associazione
di idee e di persone
BILANCIO 2008: le cifre di MSF Italia
La nostra raccolta fondi
L'organizzazione
I nostri operatori umanitari
Pubblicazioni
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Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
BREVE PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO
© Jean Louis Labeyrie
In ricordo di Riaz Ahmad, 24 anni, e Nasar
Ali, 27, due operatori pakistani di Medici
Senza Frontiere (MSF) uccisi nella valle di
Swat, in Pakistan, il 1° febbraio 2009.
“Mi trovavo a circa un chilometro dal villaggio,
quando ho sentito delle urla strazianti provenire
dalla chiesa… L’incubo era appena iniziato. Ho
camminato lungo la strada che porta al centro
del villaggio, nascosto tra l’erba alta. Ho visto 2
uomini armati massacrare un uomo. Era mio
padre.
Li ho visti fare a pezzi il suo cranio con una
clava. Hanno ucciso mio padre a pochi metri
da me, davanti ai miei occhi, e non ho avuto la
forza di intervenire. Sono rimasto nascosto tra i
cespugli, letteralmente paralizzato dalla paura.
Appena gli uomini se ne sono andati mi sono
incamminato verso il villaggio, passando per il
sottobosco. Un gruppo di uomini armati, forse
60, aveva circondato la piccola chiesa. Tutti gli
abitanti del villaggio erano dentro. Mentre la
maggior parte degli uomini circondava la chiesa,
gli altri raccoglievano gli abitanti del villaggio
fuori dalla costruzione uno per uno, li trascinavano nell’erba alta e li uccidevano con un’ascia
o un coltello oppure fracassandogli il cranio. Il
massacro è andato avanti per un lasso di tempo
che mi è sembrato interminabile. Nessuno è stato risparmiato. Bambini, neonati, donne incinte,
anziani, tutti sono stati uccisi. Più di 60 persone.
E io non ho potuto fare nulla”. Testimonianza
raccolta a Doruma, in Nord Kivu (Repubblica
Democratica del Congo) il 30 dicembre 2008.
Con questa testimonianza raccolta da un team
di msf in Nord Kivu, alla fine del 2008, vogliamo
introdurre il nostro Rapporto delle attività. Per
ricordare quelle migliaia di persone vittime di
guerre molto spesso ignorate, per accendere un
piccolo riflettore su tragedie umane che quotidianamente accadono davanti alla nostra indifferenza. Per ricordare che i pilastri dell’azione
di msf sono l’azione medica indipendente e di
qualità e la testimonianza.
Nella ricorrenza dei 10 anni dall’assegnazione
del Premio Nobel per la Pace a msf, abbiamo
deciso di trasformare il nostro rapporto annuale
delle attività in uno strumento che permettesse
ai lettori di conoscere le crisi umanitarie di cui
sono vittime milioni di persone, di farlo non
solo attraverso il lavoro e la testimonianza della
più grande organizzazione umanitaria indipendente di soccorso medico, ma anche attraverso
le riflessioni, i dilemmi, le sfide che accompagnano chi fa questo mestiere. Quest’anno
abbiamo voluto trasformare questo strumento
in una piattaforma di riflessioni che andasse
oltre i confini di Medici Senza Frontiere. Per
farlo abbiamo potuto contare sulla straordinaria
disponibilità di persone come Gian Paolo Calchi
Novati (Professore di Storia e Istituzioni dei
Paesi Afro-Asiatici presso la Facoltà di Scienze
Politiche dell’Università di Pavia), Carlo Filippini
(Professore ordinario di Economia politica presso l’Università Bocconi e Direttore dell’isesao
– Istituto di Studi Economico-Sociali per l’Asia
Orientale), Silvio Garattini (Direttore dell’Isti-
tuto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri)
che hanno accettato di produrre delle riflessioni
su temi e contesti con cui l’azione umanitaria
si confronta quotidianamente. Dall’impatto
della crisi internazionale sulle economie emergenti dei Paesi in via di sviluppo, alle nuove
sfide per l’accesso ai farmaci essenziali, dalla
storia dell’eterno conflitto nella Repubblica
Democratica del Congo, alla fuga di migliaia
di persone verso l’Italia: questi sono alcuni dei
temi che arricchiscono questo rapporto.
Grazie a questi preziosi contributi abbiamo
cercato di uscire dall’autoreferenzialità di
cui sono spesso vittime le organizzazioni non
governative.
Ci auguriamo che questo rapporto rappresenti
un momento di riflessione aperto sulle crisi
umanitarie nel mondo, su quelle questioni
globali che spesso determinano queste crisi e su
quei limiti con cui un’organizzazione umanitaria come msf deve fare costantemente i conti
ogni giorno. Riteniamo che una delle nostre
responsabilità sia di rimettere in discussione le
nostre pratiche, il nostro modo di fronteggiare
i nuovi scenari con cui si confronta l’azione
umanitaria indipendente. Riteniamo doveroso
condividere queste analisi non solo con gli oltre
350.000 sostenitori che fanno sì che il 99% del
budget di msf Italia provenga da fonti private e
non istituzionali, ma di aprire le porte di queste
nostre riflessioni a un pubblico più ampio.
Per questo dobbiamo essere grati a Gian Paolo
Calchi Novati, Carlo Filippini e Silvio Grattini
per i loro contributi.
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La ricerca in
Italia contro una
malattia globale
Silvio Garattini, Direttore
Maurizio Bonati, Responsabile Dipartimento di Salute Pubblica
Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”, Milano
© Yoanis Menge
Come ha avuto modo di sottolineare più volte
il Capo dello Stato la ricerca è un elemento
essenziale per l’Italia che non può essere
mortificata e continuamente sottovalutata. I
progetti di ricerca dell’Unione Europea hanno
visto, negli ultimi anni, un’affermazione della
ricerca italiana, non in senso assoluto, ma considerando l’esiguo numero di ricercatori che
caratterizza il nostro Paese. L’Italia si è infatti
aggiudicata circa la metà del numero medio
europeo di progetti corretto per il numero di
ricercatori di ciascun Paese. Lo scorso anno
è iniziato un processo di valorizzazione dei
giovani stabilendo che una percentuale, per ora
modesta, degli stanziamenti per la ricerca sia
utilizzata attraverso un bando di concorso a cui
possono partecipare solo i ricercatori con meno
di 40 anni. Si sta riformando il regolamento
per la distribuzione dei fondi della ricerca
biomedica gestiti dal Ministero della Salute con
prospettiva di utilizzare criteri meritocratici
(anche a seguito della protesta di ricercatori
appartenenti a molte discipline per una distribuzione più trasparente e metodologicamente
più appropriata dei fondi pubblici per la ricerca). Per il quarto anno consecutivo l’Agenzia
Italiana del Farmaco, rispettando puntualità
nei bandi e merito nelle valutazioni, concluderà il finanziamento di progetti di ricerca
clinica indipendente riguardante l’efficacia e
la tossicità dei farmaci. La scelta del presidente
della Commissione Ricerca e Sviluppo è per la
prima volta avvenuta attraverso un comitato
di esperti che ha proposto al Ministero della
Ricerca una terna di ricercatori-manager di alto
livello. Abbiamo ricordato alcuni degli episodi
recenti che hanno rappresentato una “novità”
nella gestione della ricerca in Italia. L’auspicio è
che non rappresentino il risultato di casualità,
ma un indirizzo stabile. Tuttavia occorre anche
ricordare che molto rimane da fare, perché la
situazione, vista comparativamente rispetto
agli altri Paesi europei, non è certo rassicurante. Le nostre università sono troppe ma non
raggiungono livelli accettabili nella formazione
dei nuovi professionisti; il livello culturale dei
nostri giovani è mediamente molto basso; la
ricerca industriale è fra le più carenti a livello
europeo con un conseguente basso numero di
brevetti; i campi trainanti dell’economia quali
l’elettronica, le telecomunicazioni, le biotecnologie non ci vedono certo all’avanguardia.
Alle buone intenzioni dei singoli politici e
amministratori non seguono purtroppo i fatti,
come spesso bisogna constatare. Va anche
sottolineato che le preoccupazioni per l’Italia
non possono far dimenticare i problemi della
ricerca europea. Siamo purtroppo il fanalino di
coda di un treno che non riesce a raggiungere
una «velocità» competitiva con gli altri continenti: rispetto agli Stati Uniti e soprattutto
rispetto alla vitalità dell’Asia. I Paesi europei
non possono continuare a coltivare autarchicamente il proprio orticello. I fondi europei per la
ricerca rappresentano meno del 5 % della spesa
per ricerca degli stati membri. Continuiamo ad
avere programmi eguali e ridondanti anziché
mettere nello stesso «paniere» la maggioranza
delle risorse per ridistribuirle secondo merito
ed evitando eccessive duplicazioni. Il settore
pubblico degli Stati Uniti ha speso circa lo
0,40% del prodotto interno lordo per sostenere ricerca e sviluppo in campo biomedico; i
Paesi dell’Unione Europea hanno speso solo lo
0,17%. È perciò necessario che i singoli Paesi
aumentino i loro stanziamenti soprattutto
per la ricerca di base. Il contributo pro-capite
per tutta la ricerca medica dovrebbe passare
93
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
gradualmente dagli attuali 40 euro ad 80 euro.
Non basta naturalmente aumentare i fondi,
occorre soprattutto spenderli bene e migliorare
la collaborazione fra i vari gruppi di ricerca
nonché condividere tempestivamente i risultati.
L’attuale tendenza accademica a voler sfruttare
commercialmente ogni piccolo progresso non
va esattamente nella stessa direzione perché
tende ad aumentare il segreto e a posticipare la
pubblicazione dei risultati.
In tale contesto i principi di equità e di diritto
alla salute globale devono governare le scelte
delle priorità che non sempre (e necessariamente) devono privilegiare la prevalenza dei bisogni
universali (burden of diseases). Infatti, solo così
si può ovviare alla “dimenticanza” di alcune
malattie, non solo quelle rare ma quelle prevalenti nei Paesi con scarse risorse. L’incremento
delle conoscenze attraverso i percorsi che, per
esempio, conducono allo sviluppo e all’uso
razionale di un farmaco non sono associati alla
frequenza della malattia che devono curare,
ma al problema molecolare, biologico e clinico,
e alla sua complessità che riescono a chiarire
e risolvere. Così le nuove conoscenze possono
essere generalizzabili (utili) anche alla cura di
altre malattie e rappresentare quindi un investimento per una migliore salute futura di una
più vasta popolazione. I principi e gli obiettivi
di equità e salute per tutti che sottostavano
all’iniziativa lanciata nel 1978 dall’oms per un
uso razionale dei farmaci, anche con la lista
essenziale dei farmaci, purtroppo risultano
ancora ampiamente disattesi, e tra questi il
trattamento della tubercolosi. Un'“antica”
malattia che nonostante provochi ancora 2
milioni di morti l’anno (5000 morti al giorno)
ha una scarsa visibilità rispetto alla nuova pandemia influenzale, a quella aviaria e alla sars
le cui sequele sono, fortunatamente, inferiori
alla tubercolosi. La tubercolosi rappresenta,
purtroppo, la “normalità”, una patologia “attesa” con cui si convive da secoli. La tubercolosi
è una delle malattie della povertà ed è ancora
tristemente presente tra noi e minaccia tutti.
Ci sono, infatti, oltre 9 milioni di nuovi casi di
tubercolosi ogni anno nel mondo secondo l’oms
(85.000 nell’Unione Europea, 5000 in Italia nel
2007). I due farmaci più efficaci sono ancora
l’isoniazide e la rifampicina. Due “vecchi” farmaci che hanno caratterizzato negli anni ‘50 e
‘60 la storia della ricerca italiana e il contributo
nazionale alla salute globale.
Due farmaci di prima linea per la cura della
tubercolosi che uccide più persone di ogni altra
malattia causata da un singolo organismo,
dopo l’infezione da HIV che spesso si associa
© Raphael Ommer/MSF
anche alla tubercolosi. Purtroppo, oggi molti
dei casi di tubercolosi risultano resistenti a
questi due farmaci ed è necessario utilizzarne
altri che sono meno efficaci, più tossici e costosi. Quindi, sarà dalla ricerca per lo sviluppo di
nuovi farmaci e vaccini più efficaci e sicuri che
potrà venire uno dei maggiori contributi alla
lotta contro la tubercolosi, che è anche una
lotta per la solidarietà a cui l’Italia può partecipare per competenza e volontà.
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94
Repubblica
Democratica del Congo,
una lunga storia di
sangue e miniere
Gianpaolo Calchi Novati, Professore di Storia e Istituzioni dei paesi Afro-Asiatici, università di Pavia
© Julie Remy
Cuore di tenebra per antonomasia di un continente senza requie, il Congo è stato una specie
di “madre di tutte le crisi” in alcune fasi decisive della storia contemporanea dell’Africa.
La fondazione nel 1885 del possedimento
personale di Leopoldo II, che in uno scatto di
humour nero il re dei belgi chiamò Stato libero
del Congo, fu la prima tessera di un domino che
nello spazio di pochi anni determinò la spartizione di pressoché tutte le terre africane fra le
principali potenze europee. Nel capolavoro di
Joseph Conrad, il personaggio di Kurtz divenne
emblematico per raffigurare il delirio distruttivo e autodistruttivo del dominio. Gli abusi
e gli atti di ferocia commessi dagli uomini di
Leopoldo convinsero il governo ad assumere la
responsabilità della colonia e nel 1908 lo Stato
libero del Congo divenne il Congo belga.
Il Belgio fu una potenza coloniale avida e
imprevidente. Nella sua agenda l’indipendenza
comparve solo all’ultimo momento e senza la
necessaria preparazione. Fu anche per questo
che l’accesso all’indipendenza del Congo belga
finì in tragedia. Nella cerimonia delle bandiere,
Patrice Lumumba, capo del nuovo governo
e eroe mancato della rivoluzione congolese,
pronunciò, davanti a un re Baldovino livido
e sgomento, un’appassionata filippica contro
tutte le malefatte che la popolazione del
Congo aveva dovuto subire per colpa del Belgio.
L’ultimo tradimento fu il sostegno garantito da
Bruxelles alla secessione della provincia mineraria del Katanga proclamata da Moise Tshombe.
Seguirono la deposizione e la vile uccisione
dello stesso Lumumba con complicità in sedi
alte e altissime. Dag Hammarskjold, un segretario generale generoso e pieno di inventiva, vide
nel Congo l’occasione per dare una missione
all’Onu, ma l’operazione di pace non impedì la
guerra civile nella sfortunata nazione africana e
provocò essa stessa un’impennata di tensione a
livello mondiale.
Contrastatissima è stata anche la fuoriuscita del
Congo dal dispotismo post-coloniale. Ci fu una
lunga ed estenuante fase negoziale, occupata da
una Conferenza nazionale che avrebbe dovuto
riformare le istituzioni dello Stato, ma le trattative fallirono. La fine del regime di Joseph-Désiré
Mobutu, salito al potere nel 1965, fu sancita
allora da una guerra in parte di liberazione e in
parte di conquista. Ormai Mobutu era caduto
in disgrazia anche presso il grande alleato
americano. Solo la Francia, paradossalmente,
tentò l’estrema difesa del presidente vecchio,
malato e screditato. Gli appetiti accesi dal
sottosuolo del Congo-Zaire erano troppo forti e
lo scontro per il controllo del potere a Kinshasa
(la Léopoldville dei belgi) non cessò nemmeno
con la sconfitta di Mobutu. L’azione risolutiva
partì dalla periferia nord-orientale del Congo
e da un nucleo originario a impronta tutsi.
Protagonista della “marcia” su Kishasa era una
formazione politico-militare, l’Alleanza delle
forze democratiche per la liberazione del Congo
(Afdl), che si concluse nel maggio 1997 con la
fuga di Mobutu e l’insediamento di LaurentDésiré Kabila, che era tutto meno che un “uomo
nuovo”, ma che godeva del sostegno dei governi
in ascesa dell’Uganda e del Ruanda. I due paesi
vicini pretesero la loro parte di bottino e da
allora non hanno mai lasciato del tutto il territorio congolese manovrando ciascuno uno o più
gruppi di ribelli in armi. Il governo centrale si è
difeso ricorrendo a sua volta all’aiuto militare di
altri paesi, Angola e Zimbabwe soprattutto. Ne
è derivato un conflitto, con milioni di vittime,
le cui dimensioni hanno fatto parlare di “prima
guerra mondiale africana”. Il Ruanda, in particolare, appoggiato militarmente e politicamente
dagli Stati Uniti, ha tenuto a lungo in ostaggio
il Kivu, sede per suo conto di scontri fra etnie
rivali per la terra e i beni, violando la sovranità
di Kinshasa praticamente fino a oggi.
Formalmente si sono cimentati solo eserciti di
paesi africani, una mezza dozzina sull’uno o
l’altro fronte, pro o contro il governo centrale,
più le fazioni congolesi, ma nell’ombra si agita-
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Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
vano interessi a raggio più vasto. Le risorse del
paese sono state dilapidate, cedute in cambio
dell’assistenza militare, esportate illegalmente
o più semplicemente incamerate dalle forze
in campo in un intreccio maligno fra strategia
degli Stati e interessi privati di comandanti,
politici e affaristi. La posta era ed è rappresentata dalle riserve minerarie ed energetiche dell’exZaire, oggi Repubblica Democratica del Congo
(RDC). Il Congo è un forziere di minerali tradizionali (oro, rame di ottima qualità, cobalto,
argento, diamanti, zinco, manganese, ecc.) ed è
ricco del ricercatissimo coltan (colombo-tantalite), frammenti di pietra nera che contengono
due metalli impiegati in tutte le industrie del
Duemila, dai cellulari alle microchips, le videocamere, gli aerei a reazione, le sonde spaziali
e le centrali atomiche. Altrettanto preziosa e
di enorme valore strategico è la massa d’acqua,
ancora non tutta sfruttata, del bacino del fiume
Congo, in grado di produrre elettricità per tutta
l’Africa centro-meridionale.
Il presidente Laurent-Désiré Kabila venne
assassinato il 16 gennaio 2001 da una delle sue
guardie del corpo nelle stanze del Palais de
marbre a Kinshasa. La successione è toccata –
sulla base delle indicazioni lasciate dal Mzee (il
Vecchio) e con la sostanziale adesione dell’esercito – al giovane figlio, Joseph Kabila, cresciuto
in Tanzania e Uganda, apparentemente digiuno
di politica, che certi “persuasori occulti” reputavano forse più malleabile ma che ha rivelato
un carattere volitivo e indubbie doti politiche.
Mentre rafforzava la sua posizione personale,
riprese da capo e con slancio il processo di pace.
Il Sud Africa, prima Mandela e poi Mbeki, ha
svolto un ruolo importante di mediazione. Il
dialogo intercongolese si concluse ufficialmente
il 2 aprile 2003 nell’atmosfera rarefatta di Sun
City, la Las Vegas sudafricana, ma passarono più
di tre anni prima che si arrivasse alle elezioni
previste a coronamento dell’accordo.
Nelle elezioni presidenziali in due turni del
2006 il competitore più agguerrito di Kabila è
stato il molto ambizioso e malgrado tutto popolare Jean-Pierre Bemba. Il suo Movimento per
la liberazione del Congo (mlc) ha fatto ricorso
al reclutamento di bambini ed è accusato di
crimini di guerra che hanno indotto la Corte
penale internazionale a emettere formali atti
di incriminazione. Le elezioni si sono svolte in
una condizione di emergenza, ma nonostante
qualche deficit di trasparenza la popolazione
ha risposto con grande senso civico. Kabila jr. si
è imposto in virtù del successo nelle province
orientali e meridionali ma non ha fugato tutti
i dubbi sulla regolarità della consultazione. La
capitale ha votato in maggioranza per Bemba.
Jospeh Kabila ha avuto il merito di impegnarsi a
© Sabrina Hamamel
fondo per far dimenticare le sue origini spurie
e il modo un po’ avventuroso in cui è arrivato al
potere. Lui, pressoché un alieno in patria, chiamato al posto del padre dopo un oscuro delitto
che avrebbe coinvolto cortigiani, pretoriani e
agenti delle molte nazioni presenti sul terreno,
ha recuperato la credibilità necessaria per
proporsi come l’interlocutore preferenziale sia
dell’Unione africana che delle grandi potenze.
La regione dei Grandi Laghi è stata alla mercé,
dopo Mobutu, dello strapotere di forze più o
meno istituzionali che hanno disposto delle
ricchezze del Congo per fini di parte. Focolai
di guerra sono rimasti soprattutto nelle zone
di confine con l’Uganda e il Ruanda. Il pretesto
della loro interferenza è la presenza in Congo
di formazioni militarizzate che agiscono direttamente o indirettamente contro i governi in
carica a Kampala e Kigali. Kagame, presidente e
“uomo forte” del Ruanda, accusa Kabila di dare
ospitalità ai peggiori responsabili del genocidio
compiuto nel 1994 a danno dei tutsi. Le province
orientali del Congo rivestono un’importanza
speciale per l’economia e la sicurezza del
Ruanda. Il governo ruandese si è avvalso della
“ribellione” del col. Nkunda, un tutsi come
Kagame, che ha assestato duri colpi al governo
e all’esercito di Kabila. All’inizio dell’anno
potrebbe essersi verificato però un fatto nuovo:
Kabila e Kagame hanno trovato un compromesso, con qualche concessione al Ruanda in fatto
di libertà d’azione nel territorio del Congo, e
Nkunda è stato arrestato dall’esercito ruandese,
il suo teorico protettore, ristabilendo una tregua
non si sa quanto durevole.
La mancanza di un contrappeso valido alle
mire dei “predatori” attirati dalla ricchezza
del Congo ha rappresentato un handicap che
ha sbilanciato la politica di tutta l’Africa. C’è
urgente bisogno nell’Africa centrale di un polo
positivo che affianchi la Nigeria e il Sud Africa
nella gestione – una specie di egemonia per
consenso – di questa faticosa fase di inserimento
dell’Africa nelle logiche della globalizzazione.
È il compito che potrebbe spettare a un Congo
sottratto alla guerra e restituito alla politica.
M SF | s pec i a le i tali a
96
Gli effetti
della crisi finanziaria
sullo sviluppo
dei paesi poveri
Prof. Carlo Filippini, Professore ordinario di Economia politica
presso l’Università Luigi Bocconi di Milano
© Benjamin Lanneau
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Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
© Jaume Codina
La globalizzazione ha coinvolto i paesi africani?
Se pensiamo al loro passato coloniale saremmo
tentati di rispondere in modo positivo. Se però
guardiamo ad alcuni indicatori (peso del commercio estero sul reddito o investimenti esteri,
ad esempio) ci rendiamo conto che le economie
a sud del Sahara sono ancora relativamente
isolate.
Più sostanzialmente, se economia di mercato
significa decentralizzazione delle decisioni,
in un contesto di leggi e regole chiare e fatte
rispettare, senza che nessun soggetto (impresa o
consumatore) possa manipolare il risultato, allora possiamo concludere che molti stati africani
sono lontani da questo modello.
Dopo molti, lunghi anni di stagnazione l’ultimo decennio ha visto una crescita sostenuta e
stabile, che la crisi attuale certamente rallenterà
senza però annullare. Occorre subito precisare
che la situazione è molto variegata: negli anni
1995-2007 il tasso medio annuo di crescita del
reddito è uguale al 4,8% per tutta la regione,
ma diventa l’8,2% per i paesi dinamici e scende
all’1,5% per quelli lenti (il che significa, per
questi ultimi, una diminuzione del reddito per
abitante pari all’1,2% dal momento che la popolazione è cresciuta del 2,6% in tutti i paesi).
Molte sono le spiegazioni dei casi di successo
(anche se non c’è un’unica ricetta miracolosa):
la crescita mondiale, l’andamento dei prezzi
delle materie prime, gli investimenti esteri,
una migliore e più diffusa istruzione e, soprattutto, politiche pubbliche più in sintonia con
la liberalizzazione e l’apertura dei mercati. In
molti paesi vi è stata un’inversione di tendenza
rispetto a precedenti comportamenti dei governi che avevano come principale obiettivo quello
del proprio arricchimento (e, spesso, quello di
gruppi stranieri che li sostenevano).
L’inserimento dell’Africa a sud del Sahara
nell’economia mondiale è ancora agli inizi,
anche se numerosi aspetti o iniziative sembrano
indicare che sono state adottate chiare, anche se
non irreversibili, politiche in quella direzione.
Globalizzazione significa anche integrazione
regionale, cioè scambi e cooperazione sempre
più intensi tra i paesi della regione (o di aree
più limitate al suo interno): l’Unione Europea o
l’Asia orientale sono esempi evidenti di integrazione regionale.
È anche creazione di reti di imprese che partecipano alla produzione di un bene (automobili,
televisori, PC ecc.) specializzandosi in una o
poche componenti che sono poi spostate tra i
diversi impianti approfittando dei sempre più
bassi costi di trasporto o comunicazione.
Globalizzazione è anche utilizzo da parte delle
imprese di tecniche più sofisticate non solo a
livello ingegneristico ma anche organizzativo:
informatizzazione insieme ad una migliore
gestione aziendale, che faccia propri obiettivi
sociali e ambientali.
Molti di questi cambiamenti sono stati introdotti tramite investimenti di imprese multinazionali; l’Africa è diventata la destinazione di un
flusso crescente di investimenti diretti esteri, si
tratta però di numeri ancor piccoli. Attualmente
(2007, dati unctad) esso è solo il 6% sul totale
degli ide (Integrated Development Environment)
diretti ai paesi in via di sviluppo (con una forte
presenza del settore minerario); la sola Nigeria
ne riceve due quinti ed il Sud Africa un quinto.
La principale novità è rappresentata dalla
crescente presenza della Cina sia negli scambi
commerciali sia negli investimenti. La necessità
di procurarsi materie prime, legata al suo rapido
sviluppo, ha spinto l’Impero di centro a siglare
accordi con molti governi, senza alcun riguardo
al problema dei diritti umani; emblematico è
il caso del Sudan di cui acquista quasi tutta la
produzione petrolifera.
In questo contesto quali possono essere le
conseguenze della crisi economica in corso? Si
possono dare alcune indicazioni di tendenza,
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molto più difficile è quantificarle. Infatti da un
lato non sono ancora noti tutti i dati relativi
al 2008, dati per di più provvisori e soggetti a
rettifiche; dall’altro lato l’economia mondiale è
in continua, rapida evoluzione. La novità della
recessione rende difficile fare previsioni estrapolando il passato più o meno recente (come sono
soliti fare gli economisti); di conseguenza molte
affermazioni sono largamente influenzate da
stati d’animo o pregiudizi. Si tratta inoltre di
indicazioni generali per tutta la regione che
possono però essere poco significative per un
dato paese; come vedremo le caratteristiche e gli
interessi delle singole economie africane sono
molto diversi e contrastanti.
Secondo le più recenti (30 marzo 2009) previsioni la crescita del reddito si dimezzerà nel
2009 per ritornare nel 2010 ai livelli dell’ultimo
decennio (2008: 4,9%; 2009: 2,4%; 2010: 4,1%;
dati Banca Mondiale). Anche i flussi finanziari
verso la regione rallenteranno: gli investimenti
diretti esteri saranno stagnanti o negativi; gli
aiuti pubblici e privati resteranno al di sotto
delle necessità; le rimesse degli emigrati diminuiranno dopo anni di crescita sostenuta superiore al 15% (2008: +8,8%; 2009: 5%; 2010: +2,9%;
dati Banca Mondiale).
Alcuni paesi (Kenia, Tanzania, Ghana ad esempio) hanno dovuto rinviare piani di emissioni
obbligazionarie sui mercati internazionali; altri
paesi (Nigeria e Sud Africa) hanno registrato
rilevanti uscite di capitali stranieri; questo è
grave in particolare per il Sud Africa che negli
ultimi anni ha compensato il deficit commerciale con questi capitali e che è motore e leader
dell’Africa meridionale. Gli investimenti diretti
esteri colpiscono anche progetti nel settore delle
infrastrutture di cui l’Africa è particolarmente
carente.
Le conseguenze politiche, economiche e sociali
potrebbero essere molto serie poiché molti paesi
africani sono poveri e deboli istituzionalmente.
Ben 36 economie africane (sul totale di 45) fanno
parte del gruppo delle 50 meno sviluppate al
mondo. Anche se nella fase iniziale di ogni crisi
le persone più povere sono meno colpite, successivamente queste vedono le proprie condizioni di
vita deteriorarsi sensibilmente. La crisi potrebbe
riaccendere focolai di tensione anche violenta,
che negli ultimi anni si erano indeboliti.
I pericoli maggiori però non vengono dalla crisi
economica ma dal rallentamento del commercio internazionale e dal risorgere del protezionismo, cioè da un’inversione del processo di
globalizzazione.
La crisi finanziaria (all’origine di quella economica) ha ridotto l’offerta di credito: le banche
sono meno propense a concedere prestiti per
numerosi e ben noti motivi; ma il 90 % delle
© Juan Carlos Tomasi / MSF
importazioni ed esportazioni di merci richiede
credito. Il commercio internazionale potrebbe
contrarsi non solo per la caduta del reddito dei
paesi industrializzati, ma anche per la mancanza di finanziamenti.
Inoltre alcuni governi (anche di paesi industrializzati) sono attratti da politiche protezioniste,
anti-globalizzazione pensando di scaricare
sugli altri, sugli stranieri, le colpe e magari le
conseguenze della crisi: è una vecchia ricetta
populista che finge di non ricordare gli enormi
danni causati dal protezionismo nel periodo tra
le due guerre mondiali.
Le trattative riguardanti il ciclo di negoziati
commerciali in corso – il noto Doha Development
Round – sono un chiaro esempio della complessità e contrapposizione degli interessi in gioco.
Alti prezzi dei prodotti agricoli favoriscono i piccoli agricoltori ma danneggiano i consumatori,
in molti paesi le masse urbane con un crescente
peso politico.
Parecchi paesi africani poveri possono già esportare molte loro merci verso l’Unione Europea
o gli Stati Uniti senza essere soggetti a dazi o
quote; non sono quindi interessati (anzi sono
spesso contrari) a maggiori liberalizzazioni.
Gli standard imposti dall’UE a tutti i produttori,
europei o extraeuropei, sono molto stringenti
per proteggere la salute dei consumatori; quanto potrebbero essere allentati per favorire le
economie africane?
Un importante strumento per sostenere i paesi
più deboli è il programma “Aid for Trade”
dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.
A volte i problemi nascono all’interno dei paesi
in via di sviluppo che non hanno le capacità
per esportare merci. Questo programma, nato
nel 2005, aiuta i paesi a formulare strategie
commerciali, a meglio negoziare accordi con
altri paesi, a valutare i risultati delle politiche
attuate. Inoltre contribuisce alla costruzione
di infrastrutture necessarie per le esportazioni,
strade, ferrovie, porti, reti di telecomunicazioni
ed altro. Da ultimo favorisce le conversioni
produttive necessarie per differenziare le esportazioni o elevare il loro contenuto tecnologico.
“Aid for Trade” è particolarmente prezioso per i
paesi africani spesso ai primi stadi dello sviluppo e dell’integrazione economica.
Le organizzazioni internazionali ed i singoli
stati hanno programmato e stanno attuando
politiche monetarie e/o fiscali espansionistiche
di ammontare senza precedenti: a volte ci si confonde tra virgole anglosassoni e punti continentali mescolando miliardi e trilioni (anglicismo
che mette paura più che sollievo). La novità e
gravità della crisi fa spesso sorgere il dubbio: la
quantità di denaro è certamente molto, molto
grande, ma è sufficiente?
99
Gian Paolo Calchi Novati
Gian Paolo Calchi Novati è laureato
in Giurisprudenza. Ricercatore, fra gli
altri, all’Istituto per gli Studi di Politica
Internazionale di Milano e al Center of African
Studies di Boston e dell’ucla di Los Angeles. E’
stato direttore dell’ipalmo a Roma. Visiting professor all’Università di Addis Abeba, ha tenuto
corsi e seminari alle Università di Milano, Pisa,
Urbino, Tunisi, Nairobi e Città del Messico. È
titolare all’Università di Pavia della cattedra
di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-Asiatici
presso la Facoltà di Scienze Politiche, Direttore
del Dipartimento di studi politici e sociali e
responsabile della laurea specialistica in Studi
Afro-Asiatici. Campi di ricerca: Colonialismo
e decolonizzazione in Africa e Medio Oriente;
Stato e nazione nel Corno d’Africa; Crisi dello
Stato postcoloniale; Il Terzo mondo nelle
relazioni internazionali.
Carlo Filippini
Nato il 15 luglio 1942. Laureato in Economia e
commercio presso l’Università Bocconi. Studi
di perfezionamento presso l'Università di
Cambridge, UK. Professore ordinario di Economia politica. Direttore dell'isesao – Istituto di Studi
Economico-Sociali per l’Asia Orientale. Già componente del Consiglio direttivo della
sda Bocconi. Ha insegnato all’Università degli
Studi di Trento. Componente del Comitato scientifico della rivista Economia & Management.
Membro dell'American Economic Association,
della Royal Economic Society, della Società
Italiana degli Economisti e del Christ’s College
di Cambridge, UK.
Silvio Garattini
È nato a Bergamo il 12/11/1928. Perito Chimico.
Dottore in Medicina. Libero Docente in
Chemioterapia e Farmacologia. Assistente ed
Aiuto presso l’Istituto di Farmacologia dell’Università di Milano fino all'anno 1962.
Fondatore nel 1963 e direttore dell’Istituto
di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”.
Attualmente l’Istituto “Mario Negri” ha quattro
localizzazioni (Milano, Bergamo, Ranica (Bg), S.
Maria Imbaro (Ch)) con un personale di oltre 950
unità. Autore di molte centinaia di lavori scientifici pubblicati in riviste nazionali ed internazionali e di numerosi volumi nel campo della
farmacologia. Fa parte del Gruppo 2003 (gruppo
dei ricercatori italiani altamente citati nella
letteratura scientifica internazionale). Fondatore
dell'European Organization for Research on
Treatment of Cancer.
Negli ultimi decenni é stato membro di
vari organismi fra cui: Comitato di Biologia
e Medicina del Consiglio Nazionale delle
Ricerche (c.n.r.), Consiglio Sanitario Nazionale
e Commissione della Presidenza del Consiglio
dei Ministri per la politica della ricerca in Italia,
Membro della Commissione Unica del Farmaco
(cuf) del Ministero della Salute.
Ha ricoperto le seguenti cariche: Presidente
del Comitato di Chemioterapia Antitumorale
dell’Unione Internazionale contro il Cancro,
Presidente della Organizzazione Europea di
Ricerche sul Cancro (eortc), Consulente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Membro
del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto
Superiore di Sanità. Presidente della European
Society of Biochemical Pharmacology. Membro
del Committee for Proprietary Medicinal
Products (cpmp) dell’European Agency for
the Evaluation of Medicinal Products (emea)
.Membro del Comitato esecutivo per la Politica
della Ricerca (cepr) del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica,
Presidente Steering Advisory Group Current
Controlled Trials, Componente del Comitato
Scientifico della Lega Italiana per la Lotta
Contro i Tumori . Vice-Presidente del Consiglio
Superiore di Sanità. Presidente Commissione
Ricerca e Sviluppo dell’Agenzia Italiana del
Farmaco (aifa).
Fellow della New York Academy of Sciences,
dell’American Association for the Advancement
of Science e di numerose società scientifiche
nazionali ed internazionali.
Honorary Fellow Royal College of Physicians
(Pharmaceutical Medicine).
(I contenuti espressi nei contributi esterni rappresentano la posizione e le riflessioni dei singoli autori e non
dell'organizzazione)
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
Biografie degli autori
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100
L’accesso ai farmaci
essenziali:
una battaglia decennale
Raffaella Ravinetto, Presidente Medici Senza Frontiere Italia
© Francesco Zizola
101
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
Tutti coloro che hanno operato nel settore
sanitario di paesi in crisi conoscono l’esperienza
drammatica e amara del non poter far fronte a
tutti i bisogni incontrati nell’agire quotidiano.
In situazione di conflitto, la difficoltà è spesso in
primis legata all’impossibilità di avere accesso
alla persona in difficoltà, al paziente. Ma in moltissimi casi, in presenza o in assenza di conflitto,
la difficoltà è anche dovuta alla mancanza di
strumenti terapeutici adeguati. Cosa significa?
Significa diagnosticare l’aids e non avere farmaci
antiretrovirali a disposizione; diagnosticare la
malattia del sonno e dover somministrare un
vecchio arsenicale altamente tossico; visitare
un bambino e non poterlo vaccinare contro lo
pneumococco, etc. Questa è stata l’esperienza dei
medici di msf: non potere offrire ai pazienti nel
Sud del mondo quelle cure essenziali che erano
© Jiro Ose
invece abituati a prodigare ai pazienti nei propri
paesi, perchè quelle cure, per il Sud del mondo,
ricchi, si va diffondendo nei paesi poveri, grazie
essere evitate, se la malnutrizione fosse affronta-
non c’erano.
fra l‘altro all’introduzione di farmaci generici
ta come un’emergenza medica, facendo ricorso a
Il senso di frustrazione e amarezza dei nostri
di qualità appropriata, che ha determinato una
strumenti efficaci e adeguati, quali gli alimenti
medici, la loro ribellione di fronte a uno status
decisiva diminuzione dei prezzi (da 10.000 a
terapeutici pronti all’uso (paste che contengono
quo amorale, hanno determinato proprio 10
meno di 100 dollari l’anno). I tradizionali trat-
tutti gli elementi nutritivi essenziali, distribuite
anni fa la creazione della Campagna per l’Acces-
tamenti antimalarici come la clorochina, ormai
in confezioni monodose igieniche e pratiche).
so ai Farmaci Essenziali. James Orbinski, allora
largamente inefficaci, sono gradualmente sosti-
Molto efficaci contro la malnutrizione grave,
presidente internazionale di msf, dichiarava nel
tuiti dalle combinazioni a base di artemisinina.
questi preparati permettono anche di prevenir-
corso del discorso di accettazione del Premio
Quei farmaci per la malattia del sonno la cui
la: uno studio condotto in Niger e pubblicato
Nobel per la Pace: “Oggi, in un’economia globa-
produzione era destinata ad essere abbandonata,
a gennaio sul Journal of Medical American
lizzata, testimoniamo un’ingiustizia crescente.
come l’eflornitina, sono disponibili per i sistemi
Association ha dimostrato che l’aggiunta degli
Più del 90% delle morti e della sofferenza per
di salute dei paesi endemici...
alimenti terapeutici pronti all’uso al regime
malattie infettive si verifica nei paesi in via di
Ma se “il raggiungimento del miglior standard
alimentare abituale riduce del 60% la possibilità
sviluppo. Tra le ragioni per cui la gente muore
di salute possibile è uno dei diritti fondamentali
di sviluppare forme gravi di malnutrizione. Ma
di aids, tubercolosi, malattia del sonno e di altre
dell’essere umano, senza distinzione di razza,
gli investimenti per la produzione e l’uso di
malattie tropicali, vi sono il costo troppo alto dei
religione, credo politico e condizione economi-
questi alimenti, indispensabili per un intervento
farmaci essenziali, la loro indisponibilità perché
ca o sociale”, allora siamo, dopo 10 anni, solo
salvavita, rimangono insufficienti.
la produzione non è considerata un buon investi-
all’inizio di un ben più lungo cammino. Ad
Anche il caso della tubercolosi resta tragico: a
mento, l’assenza virtuale di nuova ricerca sulle
esempio, quasi 6 milioni di persone malate di
dispetto della scarsa capacità di suscitare l’inte-
malattie tropicali. Questo fallimento del mercato
AIDS non sono ancora in terapia antiretrovirale,
resse dei media, questa patologia provoca ogni
è la nostra nuova sfida. Ma non è solo nostra. È
e la possibilità di accesso ai farmaci di seconda
anno più di un milione e mezzo di morti, il 98%
una sfida contro l’ingiustizia, anche da parte dei
linea ed a formulazioni pediatriche adeguate è
delle quali nei paesi in via di sviluppo. L’alta
governi, delle istituzioni governative interna-
a rischio, anche a causa di un approccio restrit-
morbidità e mortalità sono fra l’altro legate alla
zionali, dell’industria farmaceutica e delle altre
tivo alle norme sulla protezione della proprietà
mancanza di strumenti diagnostici efficaci e di
ong. Ciò che chiediamo, come società civile, non
intellettuale. L’introduzione delle nuove terapie
nuovi farmaci per il trattamento delle forme
è la carità, è un cambiamento”.
antimalariche non procede con la rapidità che la
extrapolmonari e multiresistenti. Ma a fronte
E dal ‘99 ad oggi, molto è cambiato, a partire
gravità del quadro epidemiologico richiederebbe.
della necessità di un investimento in ricerca e
dalla mentalità: l’opinione pubblica e le istitu-
E mancano finanziamenti adeguati e sostenibili
sviluppo che si calcola pari a 1450 milioni di
zioni sono diventate consapevoli dell’enorme
nel tempo per la ricerca di nuovi farmaci, più
euro, la risposta della comunità internazionale è
problema etico rappresentato dalla disugua-
efficaci e meno tossici, per la malattia del sonno
quanto mai debole: l’Unione Europea, ad esem-
glianza sanitaria fra il Nord e il Sud del mondo,
e per altre patologie presenti in paesi della fascia
pio, ha stanziato nel 2007 solo 18.7 milioni.
e del fatto che molte responsabilità sono deter-
tropicale.
I dati sembrano insomma dimostrare che la
minate dal Nord ricco e sviluppato, che decide
Il caso della malnutrizione, ogni anno responsa-
comunità internazionale continua a tollerare,
ad esempio le politiche brevettuali sui farmaci,
bile di almeno tre milioni e mezzo di morti fra
se non nella teoria sicuramente nella prassi, un
ed orienta l’agenda e le priorità della ricerca
i bambini al di sotto dei cinque anni, illustra in
“doppio standard” etico rispetto al diritto a cure
medica. Al cambiamento di mentalità, sono
modo particolarmente scioccante quanto poco
essenziali e salvavita. Per questo, 10 anni dopo,
seguiti importanti progressi per la cura di speci-
valore la società globale attribuisca alla vita
proseguiamo la Campagna Accesso ai Farmaci
fiche patologie. La terapia antiretrovirale contro
di chi non ci è “prossimo”, geograficamente e
Essenziali: perchè il diritto a essere curati non
l’aids, che nel ‘99 era disponibile solo nei paesi
socialmente. Queste morti potrebbero infatti
resti, per i più vulnerabili, un diritto negato.
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102
MSF Italia a 10 anni
dal Nobel
Kostas Moschochoritis, Direttore Generale Medici Senza Frontiere Italia
© Yoanis Menge
Il 2008 è stato un anno pieno di emergenze
della metà delle nostre attività.
infruttuosi tentativi, finalmente sono iniziate le
di ogni natura, conflitti, catastrofi naturali ed
Il 2008 è stato un anno caratterizzato da
prime attività sanitarie a Bassora con l’obiettivo
epidemie: msf è intervenuta in tutte, dalle inon-
numerose emergenze anche nei paesi gestiti
di supportare le sale operatorie dell’ospedale
dazioni del Bangladesh a fine 2007 alle violenze
direttamente da msf Italia. Un’epidemia di
generale della più importante città sciita per
che hanno seguito le elezioni in Kenya a Natale
morbillo e la terribile crisi nutrizionale che
ciò che riguarda l’anestesia. Missione Italia ha
2008, al ciclone Nargis in Myanmar, il terremoto
hanno colpito il sud dell’Etiopia, hanno messo
risposto a dovere all’incremento di sbarchi a
in Cina, la malnutrizione in Etiopia, la guerra in
a durissima prova le nostre equipe sul terreno.
Lampedusa ed alla perenne crisi legata ai lavora-
Sud Ossezia, le inondazioni ad Haiti, le violenze
A luglio 2008, 65 operatori umanitari espatriati
tori stagionali; siamo stati costretti a denunciare
xenofobiche in Sudafrica, le violenze in Kivu,
erano presenti nei vari siti delle due regioni
il pacchetto sicurezza, l’aumento a 18 mesi della
l’offensiva israeliana nella striscia di Gaza fino
etiopi colpite dell’Oromiya e snnp (Southern
detenzione degli immigrati irregolari nei cie (ex
all’epidemia di colera nello Zimbabwe. In queste
Nations and Nationelities People's) a fronteggiare
cpt) ma anche la proposta di emendamento che
emergenze msf è stata spesso l’unica organizza-
la crisi. Le alluvioni ad Haiti a inizio settembre
obbligherebbe i medici a denunciare gli immi-
zione ad intervenire.
hanno portato l’altra grossa emergenza che
grati irregolari che si rivolgono a loro per le cure
abbiamo gestito a Gonaive, Haiti. L’assenza di
ed ultimamente anche il mancato rinnovo del
Lo stesso trend si è verificato anche durante
organizzazioni internazionali e l’inerzia delle
protocollo d’intesa per la nostra presenza sul
l’inizio del 2009; nello Sri Lanka, dove il conflit-
autorità locali hanno spinto msf a reagire in
molo di Lampedusa. È ancora incerto se questi
to in corso tiene intrappolati più di 150.000 civi-
modo massiccio. Raramente nella storia di msf
prevedimenti diventeranno leggi.
li, in Pakistan ed in Somalia dove msf ha pianto
ci si é trovati a dover produrre e distribuire
la perdita di 5 nostri colleghi e di un paziente
più di 750.000 litri d’acqua al giorno e mettere
Fra tutte le organizzazioni umanitarie in totale
oltre che il sequestro di 7 dei nostri colleghi, per
in piedi un ospedale di 100 letti con capacità
189 operatori internazionali sono stati uccisi nel
arrivare al Darfur e all’espulsione di 2 delle 5
chirurgica in due settimane di attività. Il 2008
2008, più del doppio dell’anno precedente. Dei
sezioni operative in questa regione martoriata, il
ha visto anche l’ingresso dei primi espatriati
62 sequestri del 2008, solo 18 erano operatori
sequestro di 3 operatori e la sospensione di più
di msf nella parte araba dell’Iraq. Dopo anni di
internazionali gli altri facevano parte dello
103
economiche e mandati politici, l’azione umani-
obiettivo è soccorrere le vittime. E questo è
arrivino sulle prime pagine dei giornali, la
taria si trova ad operare in ambiti sempre più
ancor più chiaro in contesti quali Iraq, Somalia
grande maggioranza delle vittime sono locali –
ristretti e il suo fine diventa sempre più difficile
o Darfur, dove le popolazioni percepiscono gli
104 operatori nazionali sono stati assassinati nel
da perseguire quando le ragioni dell’umani-
umanitari come intenti a perseguire obiettivi
2008, dato in crescita rispetto al 2007 (17 opera-
tarismo sono invocate per legittimare agende
politici e di parte, piuttosto che attori imparziali
tori uccisi). Per msf, la sicurezza del nostro staff
politiche. Per esempio, qualche anno fa, l’ex
e neutrali che lavorano per assistere chi ha
e la possibilità di lavorare in certi contesti è uno
Ministro degli Esteri statunitense Colin Powell
maggior bisogno di aiuto.
dei dilemmi umanitari più difficili ma anche più
aveva chiamato le organizzazioni umanitarie
Alla luce di questi sviluppi, risulta ancor più
urgenti da affrontare.
“forze moltiplicatrici” e considerate parte della
urgente ribadire la necessità di un approccio
sua squadra di combattimento contro il terrori-
indipendente, imparziale e neutrale. La politiciz-
Ma quali sono le ragioni di questo inasprimento
smo internazionale. Nonostante “it has to be very
zazione degli aiuti ha comportato una trasfor-
delle condizioni in cui sono costretti a lavorare
clear that those who were responsible for any attacks
mazione del concetto di assistenza umanitaria
gli operatori umanitari, specialmente nei conte-
are the ones who should be held accountable. But this
e costituisce una minaccia all’indipendenza
sti dove c’è una presenza militare internazionale
effort to try to associate aid groups with a political or
dell’azione umanitaria. Questa smette di essere
o occidentale?
military objective... does heighten the risk for us and
un’attività finalizzata soltanto ad alleviare le
makes us more politically valuable targets”. Questa
sofferenze delle popolazioni coinvolte in situa-
L’imperativo umanitario impone di portare
situazione sta minando la già fragile immagine
zioni di crisi e si carica invece di una valenza
soccorso alla popolazione civile coinvolta in
di neutralità e indipendenza degli attori uma-
programmatica, che implica irrimediabilmente
conflitti armati e ispira la sua azione ai principi
nitari presso la popolazione. La sicurezza degli
la necessità di fare scelte politiche. Non mira
fondanti di indipendenza, neutralità ed impar-
operatori umanitari internazionali e il loro
più solo a curare i “sintomi”, ma ha la pretesa di
zialità. Questi principi che richiamano all’asten-
spazio di manovra sono strettamente legati alla
trovare la cura alla “malattia”. Esiste una tensio-
sione dalle dinamiche militari e politiche del
credibilità della bandiera sotto la quale operano
ne naturale tra gli interventi d’urgenza mirati a
conflitto e all’intervento attuato senza discri-
e della loro dichiarazione di neutralità assoluta.
salvare vite nell’immediato e obiettivi di lungo
minazioni, seguendo esclusivamente le priorità
La sola protezione che gli attori umanitari han-
termine mirati alla pace e alla costruzione di
dettate dai bisogni reali della popolazione, sono
no è la chiarezza della loro immagine che deve
uno stato: questa tensione è l’essenza dell’azio-
oggi sottoposti ad una pressione crescente.
riflettere la loro posizione esterna al conflitto
ne umanitaria e gli sforzi di integrarne i 2 poli
Costretta e limitata da divise militari, ingerenze
e la trasparenza delle loro intenzioni: l’unico
finiscono con il vanificarla.
© Helai Yan / MSF
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
staff locale. Nonostante le morti degli espatriati
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104
Operazioni gestite
da MSF Italia
Loris De Filippi, Responsabile Progetti di Medici Senza Frontiere Italia
© Elena Torta /MSF
Nata nel 2004, la “cellula operativa” italiana,
formata da un gruppo di esperti, ha sede a
Roma e gestisce alcuni progetti di msf nel nostro
Paese e in diverse zone del mondo: Haiti, Iraq,
Brasile, Colombia, Etiopia, Malta. Un gruppo
che lavora insieme alle altre cellule operative,
dislocate in altri Paesi, per implementare i
nostri progetti in oltre 60 contesti del mondo e
garantire una valutazione accurata dei bisogni
sanitari più urgenti nonché una risposta rapida
e adeguata sul terreno.
Il 2008 è stato un anno particolarmente intenso
che ha portato con sé diverse sfide per la nostra
sezione.
A settembre una serie di uragani ha devastato
Haiti causando un’enorme distruzione e lasciando migliaia di persone senzatetto. msf, già
presente ad Haiti dal 1991, ha risposto immediatamente fornendo cure primarie di base e acqua
potabile nelle zone più colpite. A Gonaives, msf
ha distribuito alle famiglie dei kit contenenti
teli di plastica, sapone e taniche nonché 1
milione di litri di acqua potabile al giorno. Ha
inoltre sostenuto un centro sanitario insieme
con il Ministero della Salute locale, riabilitando
un magazzino per trasformarlo in un ospedale
di secondo livello. In 2 settimane, il magazzino
è divenuto l’unica struttura medica in grado di
rispondere alle emergenze e offrire servizi di
pediatria, di ostetricia e ginecologia. La nostra
organizzazione ha impiegato delle cliniche
mobili per raggiungere le popolazioni rimaste
completamente isolate. Inoltre, msf ha provveduto a far fronte a una grave crisi nutrizionale,
scoppiata nel sud del Paese dopo le alluvioni,
con l’istituzione di alcuni centri nutrizionali
terapeutici.
Sul terreno, le équipe di msf hanno riscontrato
uno scarso coordinamento tra le varie organizzazioni umanitarie e sono state testimoni
della lentissima erogazione degli aiuti alla
popolazione. Nel tentativo di dare un’adeguata
risposta ai bisogni urgenti degli haitiani colpiti
dall’uragano, msf ha dichiarato il ritardo nella
risposta a Gonaives spingendo le organizzazioni
internazionali e il governo haitiano a rivedere le
procedure degli aiuti di emergenza e auspicando che venissero dati subito ai più bisognosi.
A Martissant, un quartiere caratterizzato da
violenza quotidiana e dalla mancanza di servizi
sanitari della capitale Port au Prince, msf gestisce un pronto soccorso che ha effettuato circa
40.000 consultazioni nel corso dell’anno.
Il 2008 è stato un anno importante anche perché siamo ritornati in Iraq. Da settembre, un
team di operatori internazionali sta lavorando
insieme con gli iracheni nell’ospedale generale
di Bassora, nella parte meridionale del Paese.
La sfida di tornare in un contesto instabile
dopo molti anni presenta numerose problematiche. Sebbene la sicurezza sia migliorata
considerevolmente in questa zona, i rischi per il
personale internazionale restano ancora alti. La
situazione geopolitica è stata molto complessa
e gli stranieri erano visti con grande sospetto.
105
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
Inoltre, il contesto e i bisogni sanitari sono
molto diversi da quelli che msf ha incontrato
negli altri Paesi dove ha potuto trasmettere
la propria esperienza. In Iraq, msf ha trovato
medici e chirurghi estremamente qualificati e
di lunga esperienza ma con un urgente bisogno
di aggiornamenti. L’ospedale, infatti, dispone di
tutte le attrezzature, ma la mancanza di manutenzione e dei pezzi di ricambio non permette
di utilizzare molti macchinari. Inoltre, non
vengono osservate le precauzioni e le procedure
standard universalmente riconosciute. Una volta
identificati i bisogni principali, rimane una
domanda importante a cui rispondere: come si
può avere un impatto per ridurre la mortalità e
alleviare le sofferenze dei pazienti, considerate
le restrizioni dovute alla insicurezza e all’impossibilità di lavorare in un ambiente instabile?
La risposta è stata trovata nel blocco operatorio
dell’ospedale generale di Bassora. Formando
e gestendo il personale dell’ospedale e implementando i protocolli nonché le precauzioni
sanitarie internazionali – che non sono
applicati – è possibile migliorare le fasi pre,
intra e post operatorie dei pazienti sottoposti
a interventi chirurgici. In pochi mesi, l’equipe
di msf e i colleghi iracheni dell’ospedale hanno
implementato gli standard internazionali di
igiene e sterilizzazione, predisposto una sala
risveglio post operatorio assicurando ai pazienti
operati un corretto monitoraggio. Inoltre, msf
ha garantito che tutte le attrezzature, come gli
sterilizzatori, i monitor, i ventilatori, i carrelli
d’anestesista e gli aspiratori, fossero disponibili
e funzionanti. Dopo aver raggiunto dei buoni
risultati per il blocco operatorio e aver acquistato la fiducia dello staff dell’ospedale e delle
autorità sanitarie locali, msf sta cercando di
lavorare anche nel pronto soccorso dell’ospedale. Nel 2009 msf sta valutando i bisogni sanitari
della capitale, Baghdad.
In Etiopia, una grave crisi nutrizionale ha colpito le regioni di Oromiya e dell’snnp (Southern
Nations and Nationalities People), richiedendo
una risposta immediata e su vasta scala per le
enormi necessità di cui c’era bisogno. In alcune
zone, il tasso di malnutrizione grave tra i bambini di età inferiore ai 5 anni ha raggiunto l’11%
della popolazione totale, normalmente con
una percentuale del 3% si parla di emergenza
umanitaria. msf ha mobilitato 700 operatori
umanitari, sia locali che internazionali, per
gestire un vasto programma di assistenza nutrizionale. L’equipe ha trattato inizialmente i casi
di malnutrizione più acuta, con un alto rischio
di morte, poi ha potuto estendere il programma
© Jean-François Herrera/MSF
anche ai bambini moderatamente malnutriti.
Alla fine di settembre, msf aveva preso in cura
34.838 bambini severamente malnutriti e 37.612
pazienti affetti da malnutrizione moderata.
ospedalizzazione. Per assicurare il trasferimento
veloce in altre strutture sanitarie, msf ha allestito una barca ad autoambulanza con cui raggiunge i villaggi situati lungo le sponde del fiume.
In Colombia, msf ha avviato per la prima volta
dei centri di salute permanenti in alcune zone
del Paese precedentemente servite solo da cliniche mobili. Mantenendo una presenza regolare
lungo le sponde del fiume San Juan, msf riesce a
fornire una migliore assistenza medica, seguire
le necessità dei pazienti e identificare immediatamente i casi più gravi o che necessitano di
In Brasile, le équipe di msf continuano a fornire
cure mediche e psicologiche alle persone vittime di violenza nel Complexo do Alemao, una
favela di Rio de Janeiro abitata da circa 150.000
persone. Da ottobre 2007, l’équipe di msf ha
svolto più di 18.000 consultazioni mediche e
2.000 psicologiche. L’85% dei pazienti incontrati
dagli psicologi di msf accusano patologie legate
M SF | s pec i a le i tali a
106
© Elisa Finocchiaro/MSF
direttamente alla violenza, o perché coinvolti
negli scontri o perché traumatizzati dall’avere
assistito a episodi di violenza estrema o perché
hanno avuto familiari torturati o uccisi. Il muro
di omertà in cui vive la popolazione e il silenzio
imposto per sopravvivere impediscono loro di
parlare di quello che accade all’interno della
comunità e di potersi esprimere liberamente.
Per questo motivo, sviluppano prevalentemente
disturbi quali ansia e depressione, sintomatologie psicosomatiche nonché difficoltà nell’apprendimento e problemi comportamentali nei
bambini.
Oltre a operare in situazioni di emergenza e in
aree di conflitto, msf si sta adoperando per gestire una crisi umanitaria alle porte dell’Europa.
Nel 2008, ha ampliato le sue attività di assistenza medica ai migranti e ai richiedenti asilo,
che cercano di entrare in Europa dalle coste
meridionali, avviando un progetto a Malta dove
un’equipe si occupa di fornire assistenza medica
e psicologica all’interno dei centri di detenzione. Come a Lampedusa, dove msf ha svolto per
6 anni un programma di assistenza, a Malta
l’equipe di msf è testimone delle conseguenze
dei viaggi duri e pericolosi che i migranti e i
richiedenti asilo intraprendono partendo dalla
Libia con la speranza di raggiungere l’Europa.
Purtroppo, l’Europa non è il paradiso che molti
sognano e una volta arrivati sono costretti a
vivere nei centri di detenzione a Malta, trattenuti fino a un massimo di 18 mesi in condizioni
dure, di estrema povertà e privazione della
libertà personale, con conseguenze sia sulla
salute fisica che psicologica.
In Italia, in seguito al rifiuto del Ministero
dell’Interno di rinnovare il protocollo d’intesa che regolarizzava la presenza di msf
a Lampedusa, l’équipe è stata costretta a
lasciare l’isola. I bisogni non sono in nessun
modo diminuiti. Solo nel 2008, oltre 20.000
migranti e richiedenti asilo hanno raggiunto
le coste dell’isola siciliana. Dopo aver lasciato
Lampedusa, msf ha continuato a cercare un
accordo con le autorità, essendo profondamente
preoccupata per le condizioni dei migranti,
privi di assistenza medica. Nel 2009, msf ha continuato a monitorare la situazione dei migranti
in arrivo in Europa e ad adoperarsi per fornire
loro assistenza.
Nel Meridione, la triste condizione dei migranti
impiegati come lavoratori stagionali è emersa
ancora una volta dopo che msf ha incontrato
migliaia di persone, costrette a vivere in condizioni di vita deplorevoli e prive di accesso alle
cure. Per rispondere ai loro bisogni più urgenti,
msf ha distribuito kit per l’igiene personale e ha
fornito assistenza medica di base. La maggior
parte dei disturbi fisici degli stagionali è stata
associata alle dure condizioni di vita quotidiana
e lavorative. msf ha richiamato l’attenzione
delle istituzioni locali affinché vengano migliorate le condizioni di vita dei migranti impiegati
come lavoratori stagionali. Resta ora da vedere
come cambierà la situazione nei prossimi anni.
107
Sergio Cecchini, Direttore della Comunicazione MSF Italia
“Il silenzio è stato a lungo confuso con la neutralità,
ed è stato presentato come condizione necessaria
per l'azione umanitaria. Fin dalle sue origini, MSF
si oppone a questo assunto. Non siamo sicuri che
le parole siano sempre in grado di salvare vite, ma
sappiamo con certezza che il silenzio può uccidere.”
Tratto dal discorso per il premio Nobel del
1999 di James Orbinski, allora Presidente del
Consiglio Internazionale di msf.
Dieci anni fa veniva assegnato a msf il Premio
Nobel per la Pace. Nella motivazione del
Comitato norvegese del Nobel si leggeva:
“Intervenendo con rapidità, msf porta all’attenzione pubblica le catastrofi umanitarie, e segnalando le cause di tali catastrofi, l’organizzazione
aiuta a formare la pubblica opinione contro
la violenza e l’abuso di potere.” Fondata nel
1971 da un gruppo di medici e giornalisti, msf
porta nel suo codice genetico la testimonianza
come strumento di denuncia per portare all’attenzione generale una crisi dimenticata, per
sensibilizzare l’opinione pubblica sugli abusi
che si verificano lontano dalle prime pagine
dei giornali, per criticare le inadeguatezze del
sistema degli aiuti o per contrastare la strumentalizzazione degli aiuti umanitari per interessi
politici e militari.
Nel 2009 le nostre azioni di comunicazione e
testimonianza hanno lavorato su tre assi principali: l’immigrazione, le crisi umanitarie dimenticate dai mezzi d’informazione e la tubercolosi.
Mondi al limite, 9 scrittori per Medici
Senza Frontiere
Fiera del libro di Torino, Festival della Letteratura di Mantova, Festival di
Internazionale a Ferrara sono solo alcuni dei
momenti in cui abbiamo presentato il libro
“Mondi al limite, 9 scrittori per Medici Senza
Frontiere”, un progetto volto a far raccontare
nove contesti di crisi da nove scrittori italiani:
Alessandro Baricco, Stefano Benni, Gianrico
Carofiglio, Mauro Covachich, Sandrone Dazieri,
Silvia Di Natale, Paolo Giordano, Antonio
Pascale e Domenico Starnone.
Tubercolosi, omissione di soccorso
Il 24 marzo è la giornata mondiale della tubercolosi. Abbiamo deciso di lanciare la campagna
“Tubercolosi, nuovi volti di una vecchia malattia” per portare all’attenzione dell’opinione
pubblica una malattia troppo spesso dimenticata e che ogni anno miete 1.7 milioni morti e
il cui test diagnostico più utilizzato nei paesi
in via di sviluppo risale alla fine del 1800. In
collaborazione con il Centro di Ricerche sulla
Gestione dell’Assistenza Sanitaria Sociale
(Cergas) dell'Università Luigi Bocconi abbiamo
prodotto il rapporto “Tubercolosi, omissione di
soccorso” per analizzare quanto l’Italia investe
nella ricerca sulle malattie dimenticate e sulla
tubercolosi: poco e male. Il rapporto è stato
presentato il 16 giugno al dibattito organizzato
dalla Commissione Straordinaria per i Diritti
Umani del Senato e da msf presso la Sala
Capitolare del Senato della Repubblica.
Per scaricare il rapporto “Tubercolosi, omissione
di soccorso”: http://www.medicisenzafrontiere.
it/Immagini/file/pubblicazioni/rapportoTBC.pdf
Sito “Tubercolosi, nuovi volti di una vecchia
malattia”: www.tubercolosi.medicisenzafrontiere.it
Divieto di segnalazione
A febbraio, insieme all’Associazione Studi
Giuridici sull’Immigrazione, la Società Italiana
di Medicina sulle Migrazioni e l’Osservatorio
sulla Salute Globale, abbiamo lanciato la
campagna “Divieto di segnalazione. Siamo
medici e infermieri, non siamo spie” al fine di
far stralciare l’emendamento che abrogava il
divieto di segnalazione per gli immigrati irregolari che si rivolgono per cure alle strutture
sanitarie, contenuto nel cosiddetto “Pacchetto
Sicurezza”. A questa campagna avevano aderito
importanti realtà della società italiana tra
cui la Federazione Nazionale degli Ordini dei
Medici Chirurghi ed Odontoiatri, la Federazione
Nazionale dei Collegi delle Ostetriche, la
Federazione Nazionale Collegi Infermieri e
molte altre organizzazioni. Il 17 marzo, insieme
agli aderenti alla campagna, abbiamo dato vita
al “Non segnaliamo day”. Alla fine, grazie alla
mobilitazione attivata siamo riusciti a ottenere quello che chiedevamo: l'8 agosto 2009 è
entrata in vigore la Legge 94/2009, il cosidetto
“Pacchetto Sicurezza” e la nuova normativa
lascia intatto l'articolo che disciplina il “il
divieto di segnalazione” per gli stranieri privi di
permesso di soggiorno che ricevono cure sanitarie. Il divieto di segnalazione è rimasto legge.
www.divietodisegnalazione.medicisenzafrontiere.it/
Not criminals
Sempre in tema di immigrazione quest’anno
abbiamo pubblicato il rapporto “Not criminals”
con testimonianze sulle terribili condizioni
di vita all'interno dei centri di detenzione per
immigrati e rifugiati a Malta.
Crisi dimenticate
A marzo, in occasione della pubblicazione del
quinto rapporto sulle crisi dimenticate dalle
televisioni italiane, realizzato in collaborazione
con l’Osservatorio di Pavia, è stata lanciata la
campagna “Adotta una crisi dimenticata”. Con
quest’iniziativa abbiamo voluto uscire dalla
classica critica sul disinteresse dei media a
raccontare le crisi umanitarie e lanciare una
proposta di azione positiva affinché si parlasse
di più di queste crisi. Con la campagna “Adotta
una crisi dimenticata” abbiamo voluto attivare
sinergie tra mezzi d’informazione, realtà universitarie, scuole di giornalismo, blogger e realtà
culturali affinché si potessero accendere altri
riflettori sulle crisi dimenticate che non fossero
solo quelli dei media tradizionali.
Anche il Museo del Cinema di Torino ha aderito
a quest’iniziativa, organizzando una serie di
proiezioni che permettessero di parlare delle
crisi dimenticate. Con le nostre testimonianze
dalle situazioni di crisi siamo andati al Festival
Internazionale di Giornalismo di Perugia, al
Festival Vicino/Lontano di Udine, al Premio
Ilaria Alpi, al Festival del Reportage di Atri. Al
teatro Globe di Roma abbiamo poi organizzato
l’evento “Notte senza frontiere, unisciti a msf
per le crisi dimenticate” (http://nottesenza-
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
Tra comunicazione e
testimonianza
M SF | s pec i a le i tali a
108
© Yoanis Menge
frontiere.msf.it). Una serata di parole, musica
e fotografia condotta da Mixo e Betty Senatore
e con la partecipazione di Stefano Benni, Sonia
Bergamasco, Andrea Giordana, Alberto Rossi,
Lina Sastri, Milena Vukotic, Eugenio Finardi,
Irene Fornaciari, Andrea Mirò, Omar Pedrini,
la Titubanda, e il gruppo A&K per non dimenticare le tante crisi umanitarie che affliggono il
mondo.
Per scaricare il quinto rapporto sulle crisi
dimenticate e per avere informazioni sulla campagna “Adotta una crisi dimenticata” e vedere
chi ha aderito: www.crisidimenticate.it
Raccontare con la fotografia
Da sempre msf ricorre al linguaggio fotografico
per rompere il velo di silenzio che avvolge le
storie di quelle persone che ogni giorno lottano
per la propria sopravvivenza.
Mondi al limite. Francesco Zizola per
Medici Senza Frontiere
Mostra di fotografie che Francesco Zizola ha
ripreso in 35 differenti paesi. Le immagini
vogliono essere un omaggio al profondo perché
dell'esistenza di msf. Le fotografie ricercano la
radice del legame solidaristico, quel filo che lega
il destino delle vittime a quello di coloro che
cercano di salvare le loro vite. La mostra è stata
presentata in anteprima nazionale al Festival di
Internazionale a Ferrara.
In collaborazione con l’Istituto Europeo di
Design di Milano abbiamo realizzato:
Galleria di ritratti, gli operatori di MSF
Volti di medici, infermieri, chirurghi, anestesisti, logisti, farmacisti, architetti, amministratori, psicologi, che raccontano chi sono i Medici
Senza Frontiere (Foto di Dario De Sirianna)
Volti di donne dalle crisi umanitarie
I volti delle donne dalle crisi umanitarie: donne
protagoniste, motore trainante delle famiglie in
tutto il mondo e al tempo stesso estremamente
vulnerabili e costantemente sotto la minaccia
di violenze. (Foto di Jodi Bieber, Jonathan
Boulet, Filip Claus, Cédric Gerbehaye, Ron
Haviv, Benedicte Kurzen, Didier Lefevre, Fiona
Lloyd Davies, Paolo Pellegrin, Pim Ras, Clement
Saccomani, Sebastiao Salgado, Sven Torfinn,
Petterik Wiggers)
Tubercolosi: nuovi volti di una vecchia
malattia
La tubercolosi (tbc) non può continuare a
essere una malattia dimenticata. Per questo
msf ha deciso di accendere un riflettore sulla
tbc, raccontando le storie e i volti di chi lotta
ogni giorno contro questo male. (Foto di
Brendan Bannon, Chris de Bode, Misha Friedman,
Alexander Glyadyelov, Robert Knoth, Joachim
Ladefoged, Julie Rémy, Dieter Telemans, Juan
Carlos Tomasi)
Come ogni anno abbiamo cercato di combattere
la nostra lotta contro l’indifferenza con tutte le
nostre energie perché sappiamo che le persone
vogliono saperne di più sulle crisi dimenticate
e su quelle storie invisibili di persone che ogni
giorno si battono per riappropriarsi della propria
esistenza e della propria dignità di esseri umani.
109
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
Medici senza frontiere
un'associazione di idee e di persone
Consiglio Direttivo, Medici Senza Frontiere Italia
© Yoanis Menge
MSF è, secondo la Carta del 1971, un’associazione.
msf Italia, come ogni altra sezione nazionale, è
governata dall’Assemblea dei Soci, i quali hanno
una esperienza diretta e personale dell’azione
di msf, ne condividono i valori, e per questo
scelgono consapevolmente di dedicare energie
e idee all’azione e alla testimonianza in favore
delle popolazioni in difficoltà.
Come ogni altra associazione, msf Italia ha un
suo statuto e un regolamento. Il regolamento
interno é destinato a tutti coloro che lavorano
a msf Italia, che siano soci o meno, mentre lo
statuto rappresenta le regole che governano
l’associazione.
L’associazione, attraverso l’Assemblea Generale
dei Soci, governa formalmente msf Italia e
garantisce la coerenza della sua azione con i
principi e con il mandato espressi nella Carta e
nei successivi documenti istituzionali.
Nel corso dell’Assemblea Generale, vero e proprio cuore della vita associativa di msf Italia,
vengono votate le mozioni e raccomandazioni
che, se approvate, diventano vincolanti per
orientare l’attività dell’associazione nell’anno
successivo.
Questo meccanismo permette a msf di adattarsi
ed evolvere attraverso un confronto continuo
con i propri soci, che hanno la possibilità e la
responsabilità di determinare direttamente
azioni concrete per essere sempre più efficaci e
vicini a coloro che soffrono.
Dall’Assemblea Generale viene eletto il
Consiglio Direttivo, composto da 7 membri
fra cui il presidente; quest’ultimo è il legale
rappresentante di msf Italia, e la rappresenta
nel movimento internazionale. Il Consiglio
Direttivo, cui vengono delegati il governo e
l’indirizzo di msf Italia, deve garantire l’applicazione dei principi costitutivi dell’associazione
stessa nonché gli indirizzi emersi dall’assemblea generale nell’ambito delle attività svolte
dall’esecutivo (le persone che lavorano nei
nostri uffici di Roma e Milano). Per questo,
durante l’assemblea generale, il presidente del
Consiglio Direttivo e i membri dell’esecutivo
(i direttori dei diversi dipartimenti insieme
al direttore generale) riassumono le attività
dell’anno trascorso ed espongono la visione per
il futuro. Vengono, inoltre, approvati il rapporto
delle attività, il rapporto morale e il bilancio.
Vengono, infine, discusse questioni rilevanti
inerenti alle scelte di fondo e alle priorità di
msf.
Il Consiglio Direttivo, eletto da un’Assemblea
Generale la cui maggioranza è cosituita da
persone che hanno operato o operano in missione,, non é responsabile «solo» della gestione
delle questioni amministrative dell’associazione
(iscrizione come socio, organizzazione dell’assemblea generale, quota associativa, etc…), ma
anche di informare i soci e mantenere vivo il
dibattito su temi rilevanti per msf attraverso
vari strumenti (newsletter, intranet, forum
dedicati etc…) e soprattutto di garantire, vis-à-vis
dei soci e dei beneficiari, che qualsiasi azione di
msf Italia, dalla comunicazione al reclutamento
i personale espatriato alla raccolta fondi, sia
finalizzata a migliorare la qualità e la quatità
dell’assistenza alle popolazioni in difficoltà.
Per maggiori informazioni: http://www.medicisenzafrontiere.it/chisiamo/statuto.asp
M SF | s pec i a le i tali a
110
Il volontariato: i gruppi locali
© Frederic Baldini/MSF
Il volontariato è componente fondamentale
di Medici Senza Frontiere Italia. Sul territorio
italiano sono attivi circa 150 volontari, divisi
in 10 gruppi. I volontari svolgono un ruolo
fondamentale nell’opera d’ informazione e di
sensibilizzazione dell’opinione pubblica e nella
diffusione dei principi dell’azione umanitaria
(attraverso la partecipazione a conferenze,
incontri nelle scuole, in università...) e nell’attività di raccolta fondi (banchetti promozionali,
organizzazione di eventi ad hoc, presentazione
di progetti specifici agli enti locali...). Sono
inoltre presenti, all’interno dei gruppi, uno o
più operatori umanitari di riferimento, la cui
presenza è indispensabile per poter organizzare
testimonianze pubbliche e per mantenere un
filo diretto tra le attività del gruppo sul territorio e i beneficiari di msf in loco. Questo aspetto
è fondamentale perché costituisce un elemento
altamente caratterizzante della vita associativa
e delle attività stesse dei gruppi.
I volontari offrono anche un supporto prezioso
alle attività degli uffici delle sedi di Roma e
Milano, svolgendo compiti diversi in base alle
proprie competenze, professionalità e disponibilità di tempo e a titolo gratuito.
Requisiti richiesti sono la condivisione dei
valori e dei principi costitutivi di Medici Senza
Frontiere (rispettando e aderendo ai principi stabiliti dalla Carta dei Principi) oltre alla gratuità
nell’operare a sostegno dell’associazione; senso
di responsabilità nell’assunzione degli impegni;
capacità di lavorare in gruppo nel rispetto delle
modalità operative previste dall’associazione.
I gruppi sono coordinati da una Coordinatrice
nazionale, membro dello staff. Per tutti i nuovi
volontari, è previsto un periodo di formazione
per facilitare l'inserimento e per comprendere
gli obiettivi e le priorità delle attività di Medici
Senza Frontiere e sessioni di aggiornamento su
alcuni specifici argomenti nel corso dell’anno.
I gruppi msf attualmente sono a:
Aosta – [email protected]
Bergamo – [email protected]
Bologna – [email protected]
Brescia – [email protected]
Milano – [email protected]
Napoli – [email protected]
Padova – [email protected]
Torino – [email protected]
Roma – [email protected]
Verona – [email protected]
111
I fondi raccolti
Utilizzo dei fondi raccolti nel 2008
Ci sono molti modi per raccontare il lavoro di msf, e in particolare di msf
Italia: uno di questi – forse non il più avvincente, ma in ogni caso certamente interessante – è attraverso la lettura dei dati del nostro bilancio.
Infatti da un lato l’analisi del bilancio aiuta a mettere a fuoco obiettivi
e principi fondamentali che ispirano l’attività della nostra Associazione;
dall’altro, il confronto dei dati fra anni diversi consente di identificare le
principali tendenze che caratterizzano il nostro lavoro.
Uno degli obiettivi primari della Sezione Italiana di msf è raccogliere fondi
per sostenere, in primo luogo, le nostre attività di soccorso umanitario sul
terreno.
Da questo punto di vista, l’evoluzione dei proventi nel 2008 mostra una
tendenza positiva: da 35.9 milioni di Euro a 39.3 milioni, con una crescita
del 10% rispetto all’anno precedente. Questa crescita è riconducibile
innanzi tutto all’incasso a giugno 2008 del “5 per 1000” dell’anno 2006: le
scelte a favore di msf Italia fatte in quell’anno (150.497 preferenze) valevano complessivamente quasi 5 milioni di euro.
Detto ciò, al netto degli effetti “straordinari” del 2007 e del 2008, la raccolta fondi della nostra Associazione è stata sostanzialmente stabile nei 2
anni.
È importante ricordare che anche nel 2008 i fondi di provenienza pubblica
(ad esempio da enti locali) hanno rappresentato una quota minima del
bilancio complessivo: circa lo 0.2%. Oltre il 99% dei fondi raccolti da msf in
Italia è quindi frutto di una scelta fatta da privati cittadini (89% del totale),
o da aziende e fondazioni private (il restante 10%). La provenienza privata
delle risorse garantisce il rispetto di alcuni principi fondamentali che
ispirano il lavoro di msf: l’imparzialità, l’indipendenza, la neutralità della
nostra azione.
Anche nel corso del 2008 è cresciuto il numero dei nostri donatori regolari,
ovvero di coloro che supportano msf attraverso la domiciliazione bancaria o postale, o carta di credito automatica. Questa forma di donazione,
cadenzata e programmabile nel tempo, ci consente di essere più efficaci
nel sostenere il nostro intervento in soccorso di coloro che si trovano in
condizioni di maggiore bisogno.
Un altro obiettivo fondamentale di msf Italia è utilizzare nel modo più efficiente le risorse che ci vengono affidate, massimizzando la quota di fondi
raccolti che concorre ai programmi di msf sul terreno. Nel 2007, quasi l’
80% dei proventi complessivi è stato utilizzato per le operazioni di msf nel
mondo: le spese sostenute in Italia rappresentavano quindi poco più del
20%. Nel 2008 questa percentuale è ulteriormente migliorata, portando il
totale dei costi della struttura italiana di poco sotto il 20%.
• Spese per operazioni di msf nel mondo: 31.514 milioni di euro, ovvero 80.2%
• Spese della struttura italiana: 7.793 milioni di euro, ovvero 19.8% del
totale
Le spese sostenute dalla struttura italiana possono essere ulteriormente
così suddivise:
• Spese per Raccolta Fondi: 4.393 milioni di euro, ovvero l’11,2% del totale.
Sono in aumento rispetto all’anno precedente, di circa 352 milioni di
euro. A fine 2007 msf ha rivisto a livello internazionale la propria strategia
Raccolta Fondi e i propri piani a medio/lungo termine. Questo esercizio è
stato quindi declinato in una revisione delle attività in tutte le Sezioni, fra
cui l’Italia, con l’avvio di nuovi progetti nel corso del 2008 e poi nel 2009.
Il rapporto fra spese per raccolta fondi e proventi è comunque stabile, anzi
migliora leggermente (11.3% nel 2007, 11.2% nel 2008) e msf si conferma fra
le Associazioni più efficienti in Italia da questo punto di vista.
• Spese di funzionamento e gestione amministrativa: 1.491 milioni di euro,
3.8%, in crescita di circa 175 milioni di euro rispetto all’anno precedente.
Buona parte di queste spese sono direttamente collegate alla crescita della
Sezione; ciò detto, msf presta grande attenzione nel mantenere al minore
livello possibile l’incidenza delle spese di supporto rispetto al totale.
• Spese di sensibilizzazione: 1.062 milioni di euro, in leggero calo rispetto
all’anno precedente. Anche questa categoria di spese riflette una caratteristica fondamentale di msf: va infatti ricordato che da sempre il nostro
movimento affianca alla propria azione umanitaria un’attività di testimonianza e denuncia per portare all’attenzione generale le crisi dimenticate,
o gli abusi che si verificano in zone spesso cadute in un cono d’ombra dal
punto di vista dei mezzi di informazione.
• Spese per Reclutamento operatori umanitari in Italia: 413 milioni di
euro, in leggero calo rispetto all’anno precedente sebbene il 2008 abbia
visto una crescita del numero degli operatori umanitari reclutati e partiti
in missione con msf; in particolare, 242 operatori (il numero più alto mai
registrato) sono partiti nel corso del 2008, di cui 55 per la prima volta con
msf.
• Spese di gestione della “cellula operativa 8”: 434 milioni di euro, in crescita rispetto all’anno precedente. All’interno di msf Italia è infatti presente
da 5 anni una struttura decentrata che coordina da Roma le operazioni in
alcuni fra i Paesi in cui msf è presente (Etiopia, Haiti, Iraq, Italia, Brasile,
Colombia, Malta).
msf attribuisce molta importanza alla trasparenza nella gestione economica
e finanziaria. Da questo punto di vista va ricordato che il bilancio approvato
ogni anno dalla Assemblea dei Soci è sottoposto alla verifica del Collegio
dei Revisori, così come previsto dallo Statuto della Associazione. Oltre a ciò,
msf ha deciso di sottoporre il proprio bilancio anche a revisione volontaria:
anche il bilancio 2008 è stato revisionato dalla Società “kpmg S.p.A.”
Tanto la relazione del Collegio che quella della kpmg sono pubblicate sul
sito di msf Italia, nella sezione “Bilancio”.
Infine, sempre per accrescere la propria trasparenza e “accountability”,
msf ha intrapreso a livello internazionale ormai da diversi anni un processo di consolidamento dei propri dati di bilancio: i cosiddetti “combined
accounts”, che offrono un quadro globale della raccolta e degli impieghi
di fondi, sono pubblicati sul sito internazionale del nostro movimento,
www.msf.org.
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
BILANCIO 2008: Le cifre di MSF Italia
M SF | s pec i a le i tali a
112
La nostra raccolta fondi
Utilizzo ricavi 2008 | 39.307.489 euro
Raccolta Fondi | 11,2%
Sensibilizzazione | 2,7%
Oneri per progetti MSF | 80,1%
Funzionamento | 3,8%
Cellula operativa
e reclutamento | 2,2%
Ricavi totali 2008 | 39.307.489 euro
Fondazioni | 2%
Aziende | 8,5%
Donazioni da privati
cittadini | 76%
Enti locali | 0,2%
Altro | 0,5%
5x1000 | 12,8%
Utilizzo ricavi 2007 | 35.872.505 euro
Raccolta fondi | 11%
Sensibilizzazione | 3%
Oneri per progetti MSF | 80%
Funzionamento | 4%
Cellula operativa
e reclutamento | 2%
Ricavi totali 2007 | 35.872.505 euro
Fondazioni | 2%
Aziende | 11%
Donazioni da privati
cittadini | 86%
Enti locali | 0,5%
Altro | 0,5%
113
0
1.000.000 euro 2.000.000 euro 3.000.000 euro 4.000.000 euro
4.604.594
SUDAN
2.696.653
CONGO
2.037.065
SOMALIA
1.748.080
HAITI
1.326.139
MOZAMBICO
1.141.427
SUD AFRICA
KENIA
1.075.376
ETIOPIA
1.061.141
SIERRA LEONE
1.033.749
CENTROAFRICA
987.443
MALAWI
861.459
NIGER
860.552
GUINEA
722.028
LIBERIA
708.310
RUSSIA
623.303
PAKISTAN
592.957
COSTA D’AVORIO
INDONESIA
579.111
523.928
ITALIA* 512.974
BURUNDI
5.000.000 euro
503.426
* In Italia MSF offre assistenza medica di base e legale
agli immigrati irregolari e ai richiedenti asilo.
L’accesso alle strutture sanitarie nazionali
per questi gruppi, se pur garantito dalla legge,
presenta attualmente barriere enormi.
grazie ai nostri donatori privati!
“I donatori non intervengono sul terreno con
noi, ma sono loro che ci permettono di svolgere
il nostro lavoro. In realtà sono più che donatori, sono la nostra salvezza!” Queste parole
che vengono dal cuore, le dobbiamo al dottor
Ousmane Galadima che le ha pronunciate
durante un intervento sulla malnutrizione in
Niger: con queste poche parole, egli sottolinea il
ruolo essenziale dei donatori privati nell’ambito
di Medici Senza Frontiere. È grazie alla loro
generosità che si possono curare migliaia di
pazienti, è grazie al loro appoggio che la nostra
organizzazione, in conformità con i suoi principi, può continuare ad intervenire in completa
indipendenza.
Nel 2008, più di 283.000 singoli individui e
più di 4.300 organizzazioni, prevalentemente
aziende e fondazioni, hanno dato o rinnovato
la loro fiducia a msf Italia. Il totale delle loro
donazioni ha raggiunto 33 milioni di euro. Fra
questi donatori, 43.000 hanno scelto di sostenere msf su una base regolare, per un valore totale
di 7.500.000 euro. Questa forma di donazione è
in aumento ed è un bene in quanto porta una
certa sicurezza finanziaria indispensabile per
proseguire i nostri progetti e per avere i mezzi
per intervenire non appena una crisi rende
necessaria un’assistenza medica di emergenza.
In più, la gestione di queste donazioni è meno
onerosa.
Ogni donazione è importante e fa la differenza
per i nostri pazienti. Affinché i nostri donatori
possano rendersene conto, ci impegniamo a
mantenere un flusso di informazione attiva e
trasparente tramite la nostra corrispondenza:
le nostre pubblicazioni trimestrali, le nostre
newsletter on-line, le notizie che approfondiamo nel nostro sito www.medicisenzafrontiere.it
i dossier e i rapporti che pubblichiamo; tramite
il dialogo che si può instaurare direttamente in
strada con i nostri dialogatori Face-to-Face o con
il servizio donatori sempre all’ascolto. Il nostro
bilancio è certificato e ci impegniamo costantemente a mantenere bassi i costi. Il rapporto che
possiamo sviluppare insieme è fondamentale
per salvare numerose vite in pericolo. Per questa
ragione, anche quest’anno, abbiamo allargato
le forme di sostegno specifico, in modo che
ognuno possa esprimere al meglio il suo gesto
di solidarietà. Per i privati esiste il programma
originale “Occasioni speciali”, vari articoli msf
in rete e una squadra dedicata che fornisce le
informazioni sui lasciti. Anche per le aziende
le possibilità sono multiple come è spiegato più
avanti.
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
I primi 20 paesi finanziati da MSF
I primi 20 paesi finanziati da MSF Italia
M SF | s pec i a le i tali a
114
AZIENDE
Collaborazioni con le aziende
Nel 2008, 4.070 aziende hanno sostenuto la nostra organizzazione per un
totale di 3.322.000 euro (8,5% dei fondi totali).
Abbiamo potuto contare sul prezioso contributo in denaro, sul supporto
e la professionalità dei nostri partner aziendali che hanno messo a disposizione gratuitamente beni e servizi; una scelta di gran valore che ha reso
più forte la nostra capacità d’intervento.
Le modalità di collaborazione sviluppate sono state diverse: dal sostegno
economico diretto ad un progetto, all’avvio di specifici programmi di fidelizzazione della clientela, al diretto coinvolgimento dei dipendenti. E nel
periodo natalizio, molti dei nostri partner hanno trasformato il budget
dedicato alla regalistica aziendale in un’occasione di solidarietà.
Tra i nostri partner, aziende che hanno scelto nel tempo di essere a fianco
di msf attraverso diverse modalità di sostegno, nel 2008:
Alitalia, Autostrade per l’Italia, Bamado limited, Busquets, Coop Adriatica,
Coop Nordest, Coop Eridana, Coop Estense, Ikea Italia, Ima, Granarolo,
Hamelin Paperbrands, Interdis e Di meglio (Sidis, Alis, Euroesse, Girandola,
Iper Le Dune, Ipershop, Isa, Migross, Qualì, Ser Franco, Tuttodì), Monte dei
Paschi di Siena, Ogilvy & Mather.
Programmi di fidelizzazione
della clientela | 21%
Raccolta mediata | 7%
Coinvolgimento dei dipendenti | 4%
Altre modalità | 32%
Donazioni natalizie | 20%
Appelli | 8%
Regalistica | 3%
Donazioni regolari | 5%
“Abbiamo la certezza che i fondi che doniamo a MSF vanno realmente a
favore di progetti di vitale importanza per coloro che si trovano in uno
stato di bisogno” Giorgio Santambrogio, Direttore Generale Marketing
di Interdis.
“Abbiamo potuto constatare in questi anni quanto l’apporto di questa
organizzazione nelle situazioni di emergenza sia insostituibile” Valerio
Di Bussolo, Responsabile Relazioni Esterne Ikea Italia.
FONDAZIONI
Nel 2008 i contributi da Fondazioni sono stati pari a 790.000 euro (2%
del totale raccolta fondi), corrispondenti a 22 enti. Tra i nostri partner
nel 2008:
FONDAZIONE
PROGETTI SOSTENUTI
Compagnia di San Paolo
Assistenza sanitaria primaria e programma tubercolosi nel distretto di Cherrati,
Etiopia.
Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto
Accesso all’assistenza sanitaria primaria e di emergenza con particolare attenzione alla salute femminile nella località di Serif Umra in Nord Darfur, Sudan.
The Charity and Defence of Nature Foundation
Prevenzione e promozione della salute nonché fornitura di acqua pulita a Juba,
Sudan.
Operazione di soccorso ed assistenza alle vittime del ciclone Nargis che ha
devastato il Myanmar.
Fondazione Zanetti Onlus • Fondazione Simonetta Seragnoli • Associazione
delle Fondazioni delle Casse di Risparmio Piemontesi
Presa in carico medico-nutrizionale per i bambini di età inferiore ai 5 anni in
situazioni di insicurezza alimentare a Dakoro, Niger.
Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti
Corso MSF di prima partenza per gli operatori umanitari.
115
Medici Senza Frontiere è un’organizzazione internazionale privata
nata nel 1971 per offrire soccorso sanitario alle popolazioni in pericolo
e testimoniare della loro situazione.
L’impegno di Medici Senza Frontiere in Italia prende l’avvio alla
fine del 1992, con una forte azione di denuncia sulla carestia che,
insieme alla guerra civile, decima la popolazione in Somalia.
La sezione italiana si costituisce legalmente nel 1993, ma è nel 1994,
con l’emergenza del Ruanda, che la presenza di MSF, testimone diretta
del genocidio rwandese nell’aprile 1994, si consolida anche nel nostro
paese. Nel 1998 MSF Italia si costituisce come Onlus (Organizzazione
Non Lucrativa di Utilità Sociale) ottenendone il riconoscimento da
parte del Ministero della Sanità, mentre nel 2002 riceve l’idoneità di
ONG (Organizzazione Non Governativa).
L’organo supremo di governo dell’associazione è l’Assemblea degli
Associati, che riunendosi annualmente nomina i componenti del
Consiglio Direttivo e detta le linee di indirizzo e le direttive generali
per il funzionamento dell’associazione per mezzo di mozioni
e deliberazioni che vincolano l’universalità dei soci.
Spettano al Consiglio Direttivo (che opera su base totalmente volontaria) la nomina - tra le altre cariche - del Presidente e del Direttore
Generale e tutti i poteri per la gestione ordinaria e straordinaria
dell’Associazione.
Altri organi sono il Collegio dei Revisori dei Conti ed il collegio dei
Probiviri. Il primo è incaricato di esaminare i bilanci e formulare in
apposite relazioni le proprie osservazioni e conclusioni; l’attività di
revisione effettuata da quest’organo è affiancata da quella dei revisori
esterni che certificano il bilancio di Medici Senza Frontiere Onlus
(attualmente, la società di revisione è KPMG).
Il collegio dei Probiviri invece esercita, a richiesta di chi abbia interesse, l’attività giurisdizionale sulle controversie tra organi associativi, titolari di cariche e soci.
La struttura di un centro operativo
Direzione
Generale
Dip.
Medico
Dipartimento
Operazioni
Dip.
Finanze
Dip.
Risorse
Umane
Dip.
Logistica
Dip.
Comunicazione
Le attività di Medici Senza Frontiere Italia si articolano attorno
al reclutamento nel nostro Paese di personale sanitario e non sanitario
per tutte le missioni di MSF nel mondo; alla raccolta fondi per partecipare al finanziamento dei progetti di MSF; alla sensibilizzazione
per portare le crisi umanitarie all’attenzione dell’opinione pubblica,
criticare le inadeguatezze del sistema degli aiuti e denunciare la
strumentalizzazione degli aiuti umanitari per fini politici.
Le partenze per i progetti sul terreno di operatori umanitari selezionati da MSF Italia nell’ultimo anno sono state 213. I fondi raccolti nel
2007 ammontavano a circa 36 milioni di euro.
La sede legale di MSF in Italia è a Roma, dove lavorano più di 40
persone. Nel maggio del 2002 è stato aperto un secondo ufficio con
sede a Milano, in cui lavorano 4 persone. Gli uffici sono organizzati in
dipartimenti:
• La Direzione Generale, oltre a dettare l’impronta dell’organizzazione,
mantiene le relazioni con gli organi istituzionali, quelle con il mondo accademico ed altri attori che si affacciano sull’arena dell’azione
umanitaria, e facilita i rapporti tra l’associativo e l’esecutivo.
• Il Dipartimento della Comunicazione svolge azioni di sensibilizzazione, interagisce con i media e cura l’organizzazione di eventi.
• Il Dipartimento Raccolta Fondi cura i rapporti con i donatori e si
propone l'obiettivo di avvicinare all'organizzazione nuovi donatori
e di fidelizzare quelli già esistenti, che siano essi singoli individui
o aziende. Diverse le modalità di donazione, oltre a quelle regolari:
occasioni speciali, quali matrimoni o nascite, lasciti testamentari,
iniziative speciali realizzate in collaborazione con le aziende.
• Il Dipartimento Finanze e Risorse Umane ha la responsabilità della
gestione delle risorse umane delle sedi, del reclutamento
e della formazione degli operatori umanitari italiani, della gestione
economica e finanziaria dell’Associazione. Questo dipartimento inoltre
gestisce il funzionamento operativo degli uffici e i servizi informatici.
• Infine, a partire dal gennaio 2005 MSF Italia ha assunto anche
un ruolo direttamente operativo all’interno del movimento MSF,
con la creazione di una “Cellula” di coordinamento delle operazioni
sul campo in alcuni Paesi. La “Cellula” è composta da un coordinatore
generale, un responsabile medico, un responsabile logista, un responsabile amministrativo e uno finanziario, e risponde al Direttore delle
Operazioni del Centro Operazionale di Bruxelles (OCB). Grazie a questo
nuovo assetto oggi MSF Italia gestisce direttamente i progetti in
Colombia, Haiti, Iraq, Malta, Niger, Brasile, Ucraina e Italia.
MSF Italia partecipa naturalmente anche alla diffusione ed alla azione
di lobbying per le campagne internazionali (Campagna per l’Accesso
ai Farmaci Essenziali) e nazionali (Osservatorio Crisi Dimenticate) di
MSF.
L’azione di MSF è anche in Italia dove, con un progetto denominato
“Missione Italia”, porta assistenza agli immigrati sin dai primi drammatici momenti dello sbarco, sollecitando e supportando le istituzioni
sul territorio ad applicare la legislazione prevista per l’accesso alle
cure sul nostro territorio nazionale, e intervenendo anche nelle aree
agricole del Sud Italia per garantire risposta ai bisogni di salute e
di accettabili condizioni di vita per gli immigrati reclutati come
braccianti.
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
L’organizzazione
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Il movimento MSF internazionale si compone di 19 sezioni che
sono strutturate attorno a 5 Centri Operativi (CO): Parigi, Ginevra,
Amsterdam, Barcellona e Bruxelles.
Le sezioni sono così distribuite: Australia, Francia, Giappone, USA nel
CO di Parigi, Austria e Svizzera nel CO di Ginevra, Grecia e Spagna nel
CO di Barcellona, Canada, Olanda, Germania e UK nel CO di Amsterdam
ed infine, Norvegia, Danimarca, Svezia, Belgio, Lussemburgo, Hong
Kong ed Italia fanno parte del CO di Bruxelles.
A questo totale di 19 sezioni si aggiungono il Brasile, il Sud Africa
e gli Emirati Arabi Uniti che per ora hanno la qualifica di uffici
di rappresentanza.
Generale. L’Ufficio Internazionale è l’entità che vincola legalmente
ed unisce tutte le sezioni.
La struttura dei Centri Operativi di Medici Senza Frontiere è molto
articolata al suo interno e l’organizzazione ruota attorno alle operazioni, che costituiscono il cuore e la finalità ultima del lavoro
di tutti gli altri dipartimenti. Dato il carattere della nostra organizzazione, il ruolo del Dipartimento Medico è cruciale per lo svolgimento
delle attività sul terreno. I centri di approvvigionamento di Bruxelles,
Bordeaux e Amsterdam insieme ad Epicentre, centro di ricerca epidemiologica di eccellenza, completano il quadro degli attori che si celano
dietro ogni intervento di MSF.
Tutte le sezioni di MSF condividono il nome, i principi fondanti dell’organizzazione ed il Charter. Presentano molti livelli di interdipendenza
e partecipano inoltre ai progetti ed alle campagne internazionali di
MSF, tra cui la Campagna di Accesso ai Farmaci Essenziali. L’organo
supremo decisionale del movimento di MSF è l’International Council
(IC) del quale fanno parte tutti i Presidenti delle sezioni. La coordinazione internazionale e l’attuazione delle decisioni prese dall’IC e
dall’ExDir (che raggruppa i Direttori Generali delle sezioni) spettano
all’Ufficio Internazionale, sotto la coordinazione del Segretario
La struttura di MSF Italia
Assemblea dei Soci
Collegio
dei Probiviri
Consiglio Direttivo
Collegio dei
Revisori dei Conti
Direttore Generale
Direzione Generale
Finanze e Risorse
Umane
Comunicazione
Raccolta Fondi
Operazioni/Cellula
Coordinamento
Gruppi Locali
Finanza e
Amministrazione
Media
Direct Marketing
Iraq
Pubbliche Relazioni
Risorse Umane
Sede
Eventi
Fidelizzazione
Donatori
Etiopia
Relazioni
Istituzionali
Risorse Umane
Terreno
Key Donors
Italia
Medical Advisor
IT
Servizio Donatori
Haiti
Colombia
Brasile
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© Andrea Accardi/MSF
Lo sguardo del volontario e la qualità del professionista. Questo è quello che chiediamo agli
operatori umanitari che partono con Medici
Senza Frontiere.
Nel corso del 2008 più di 1000 persone hanno
mandato il proprio curriculum per partecipare
alle nostre selezioni. Si tratta di medici, infermieri, ingegneri, architetti, economisti, tecnici
di laboratorio, farmacisti, ostetriche…
Alcuni di questi, all’incirca il 10%, sono stati
invitati a partecipare alle selezioni di gruppo che
si tengono a Roma 2 volte al mese. Nel corso di
queste giornate, un numero massimo di 6 candidati viene sottoposto a prove e test diversi, sotto
l’osservazione di reclutatori di diversa estrazione
professionale ed esperienza.
L’obiettivo è valutare una serie di competenze,
al di là di quelle strettamente professionali, che
riteniamo necessarie per una buona riuscita
di una futura missione di terreno: si tratta di
fattori che includono la flessibilità, la capacità
di prendere decisioni ed affrontare problemi,
l’attitudine alla costruzione di rapporti interpersonali, il saper lavorare, rispettare e comunicare
con persone di culture diverse. Un fattore determinante è la motivazione: l’obiettivo è riuscire
a valutare dove l’impulso umanitario che spinge
le persone a voler dedicare una parte della
propria vita ad un’attività così particolare sia
davvero accompagnato da una matura, radicata
costruzione e non sia invece istinto di fuga dalla
propria realtà, di ricerca di un esotismo o di un
eroismo che non serve a nessuno.
Nel caso in cui la selezione sia positiva, il passo
successivo è quello di identificare la missione
“giusta” per l’operatore umanitario che si ha di
fronte, e prepararlo a ciò che incontrerà, a ciò
che dovrà fare.
Nessuna persona normale è preparata, a livello
emotivo, a vivere nel mezzo di un'emergenza
nutrizionale come quella che molti nostri operatori hanno vissuto in Etiopia nel corso dell’estate
e dell’autunno del 2008; nessun chirurgo
abituato a lavorare negli ospedali europei è
preparato a quello che si troverà davanti nel
mezzo della guerra che distrugge la Repubblica
Centrafricana. E nessun infermiere che si ritrovi
a gestire una clinica mobile sul fiume Rio Baudo,
tra i villaggi della Colombia, può dire di essere
preparato ad una situazione simile.
Eppure, la possibilità di condividere l’esperienza di chi questi contesti li ha già conosciuti,
l’opportunità di cominciare, prima ancora di
partire, a conoscere i metodi di lavoro che msf
utilizza nei propri progetti, tutto questo rappresenta una base significativa.
Per questo motivo cerchiamo di fare in modo
che i nostri operatori in partenza per la prima
volta abbiano la possibilità di partecipare ad
un breve corso di preparazione internazionale
specifico di msf: di solito, un volo di entusiasmo
e un cominciare a fare i conti con la realtà,
insieme. Poi, si va.
Nel 2008, 55 “nuovi” operatori italiani, persone
alla loro prima esperienza con msf, sono partiti
sulle nostre missioni, dopo aver superato tutti i
passaggi descritti sopra. La grandissima maggioranza di loro, ripartirà.
Nel complesso, sono stati 242 gli operatori italiani che nel corso dell’anno passato sono partiti a
lavorare sui progetti di msf in giro per il mondo.
Il 40% di questi hanno lavorato in contesti di
conflitto o di violenza urbana: le sale operatorie di Rutsuhru o Masisi in Nord Kivu, dove
una guerra che non finisce si è terribilmente
aggravata negli ultimi mesi dell’anno; le favelas
di Rio o di Guatemala City; il Chad e il Darfur,
ma anche la giungla in Sri Lanka, i villaggi
della Somalia, le montagne del Pakistan. Sono
contesti in cui la gestione della sicurezza degli
operatori e dei nostri pazienti è la prima preoccupazione. Sono contesti in cui i nostri operatori ancora di più sentono la vicinanza, l’adesione
totale con lo staff locale con cui si lavora.
Un numero rilevante di operatori italiani ha poi
lavorato in contesti di emergenze specifiche,
dove l’apporto di una peculiare esperienza
professionale è forse ancora più significativo:
un’esperta di ‘water and sanitation’ in Birmania
all’indomani del ciclone Nargis, un epidemiologo su un’epidemia di meningite in Nigeria, una
pediatra alle prese con i bambini malnutriti del
Niger, un tecnico di laboratorio sulla tubercolosi
multiresistente in Georgia, un’antropologa
con gli immigrati illegali birmani in Tailandia,
un’infettivologo su un progetto hiv/aids in
Mozambico…
Eppure la specificità, l’eccellenza professionale
non bastano. Gli operatori di msf devono avere
tatuato su di sé un motto che è, prima di tutto,
sempre: flessibilità. Perché tutto cambia da un
momento all’altro, perché non è mai “solo” il
tuo lavoro quello che sei chiamato a fare, perché
devi lavorare con persone che la tua cultura non
la conoscono, con le quali comunicare non è
immediato ma si deve, dalle quali prima di tutto
bisogna imparare. Perché i pazienti non sono gli
stessi che siamo abituati a curare, e non sono le
stesse le condizioni in cui operiamo.
La vita in emergenza.
A volte, anzi quasi sempre, gli operatori di msf
ripartono. Le esperienze cambiano le persone, la
motivazione si rafforza, così come la capacità di
incidere. Rimane la voglia di unirsi ai 2000 operatori internazionali e ai 20.000 operatori locali
che ogni giorno lavorano nei progetti di msf,
nonostante le sconfitte, la fatica, la lontananza.
La voglia di mettere in pratica i propri ideali.
Forse si tratta dello stesso impulso che spinge
100 persone ogni mese a mandarci il loro curriculum e ad immaginare di partire.
È quello di cui msf ha bisogno.
www.msf.it/particonnoi
Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
I nostri operatori umanitari
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Pubblicazioni
Non tornerò col dubbio e
con il vuoto.
Fuga da Oronero. Le attività di MSF in fumetto
Mondi al limite. 9 scrittori
per Medici Senza Frontiere
Raccolta di 43 racconti di piccole storie quotidiane che si svolgono nell’ambito della grande
Storia dei popoli.
Narrano la vita e le esperienza dei tanti operatori di msf, medici, infermieri, logisti, psicologi,
che sono partiti e ritornati, che hanno vissuto e
conosciuto mondi, realtà, persone.
“Giungono dalle trincee delle guerre dimenticate, dagli oscuri territori dove è in agguato la
morte, dai sordidi recessi di un’umanità negata e
vilipesa. Ma sono lettere che inneggiano alla vita
e trasudano speranza. Poca pubblicità, nessun
protagonismo: è la filosofia, e lo scudo protettivo,
dei volontari di msf. Il grande pubblico non
conosce i loro nomi, non vede i loro volti alla tv,
non immagina in quali condizioni siano costretti
a vivere e a operare. Sono loro a rivelarsi, a
raccontare le ansie e i dubbi, le sfide, le vittorie,
le sconfitte. Le piccole grandi storie che danno un
senso alla vita. Li vediamo alle prese con il coprifuoco e con i posti di blocco, con il generatore di
corrente e la latrina, con le zanzare, le inondazioni, le febbri emorragiche, le bambine stuprate.
Con la paura e la solitudine, ripagate dal sorriso
fiducioso della gente” (Giovanni Porzio).
Oronero, Africa centrale: un colpo di stato sconvolge la vita della popolazione e i villaggi della
campagna sono assaltati dai militari.
La notizia arriva anche in Europa e la macchina
dei soccorsi si mette subito in moto.
Per Kayode e i suoi fratellini sembra già troppo
tardi: rimasti improvvisamente soli devono
fuggire verso Solecaldo, al di là del fiume,
dove c’è qualcuno pronto ad aiutarli. La strada è
difficile e il tempo sembra correre più veloce di
loro... ma la salvezza non è poi così lontana.
Dalla Thailandia alla Cambogia, dalla Somalia
alla Repubblica Democratica del Congo, dal
Brasile alla Colombia, dal Pakistan all’Italia,
nove scrittori italiani (Alessandro Baricco,
Stefano Benni, Gianrico Carofiglio, Mauro
Covacich, Sandrone Dazieri, Silvia Di Natale,
Paolo Giordano, Antonio Pascale, Domenico
Starnone) raccontano la realtà di alcune aree, in
cui Medici Senza Frontiere opera. Il volume offre
un affresco di ritratti, storie, realtà dure e drammatiche dipinto in maniera agile e “leggera”
dalla variegata sensibilità degli scrittori, per la
prima volta a contatto con situazioni al limite.
Situazioni che cattureranno e coinvolgeranno il
lettore nella complessità di quelle crisi invisibili
che affliggono il cosiddetto Sud del mondo. La
matita di Emilio Giannelli completa l’affresco
soffermandosi su alcune tematiche fondamentali di cui msf si occupa da anni: conflitti, accesso
ai farmaci, aids in età pediatrica, etc.
Prefazione di Giovanni Porzio, inviato speciale
del settimanale “Panorama”.
Il Pensiero Scientifico Editore
Testi di Marco Berrini, Andrea Pasini
Disegni di Graziano Barbaro
Colori di Davide Turotti
Il fumetto è indicato per bambini di età
compresa tra i 6 e i 10 anni.
Carthusia Edizioni
Storie di: Alessandro Baricco, Stefano Benni,
Gianrico Carofiglio, Mauro Covacich, Sandrone
Dazieri, Silvia Di Natale, Paolo Giordano,
Antonio Pascale, Domenico Starnone
Feltrinelli editore
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Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008
LE
CRISI UMANITARIE
DIMENTICATE DAI MEDIA
NEL 2008
© Sven Torfinn
Rapporto di Medici Senza Frontiere
MEDICI SENZA FRONTIERE
in collaborazione con l'Osservatorio di
Pavia, presenta per il 5° anno consecutivo il
rapporto annuale dell' OSSERVATORIO SULLE
CRISIDIMENTICATE: un'analisi della copertura che i media italiani hanno dedicato alle
crisi umanitarie nel 2008.
Mercoledì 11 marzo 2009, ore 11.00
“...noi volontari siamo osservatori
privilegiati che possono vedere l’orrore di
fatti ed eventi che fanno della dignità
umana un sanguinante misero fardello.
E poi raccontare, urlare, le privazioni dei
diseredati, la lontananza degli esclusi,
indicare in abusi e violenze i veri terremoti, contro cui è davvero difficile, se non
impossibile costruire argini o rifugi...”
Carlo Urbani, medico
Sala Stampa Estera
Via dell'Umiltà, 83 - Roma
Per informazioni: Medici Senza Frontiere Onlus - Via Volturno, 58
00185 Roma - Tel. 06.44.86.921 - Fax 06.44.86.92.20 - www.crisidimenticate.it
www.medicisenzafrontiere.it
Rapporto annuale sulle crisi umanitarie dimenticate
dai media nel 2008
Il rapporto comprende la “top ten” delle crisi
umanitarie più gravi e ignorate dai media a
livello internazionale e un’analisi realizzata
dall’Osservatorio di Pavia sullo spazio dedicato
dai principali telegiornali italiani alle crisi
umanitarie nel 2008.
Le dieci crisi umanitarie identificate da Medici
Senza Frontiere sono: la crisi sanitaria nello
Zimbabwe, la catastrofe umanitaria in Somalia,
la situazione sanitaria in Myanmar, i civili nella
morsa della guerra nel Congo Orientale (rdc),
la malnutrizione infantile, la situazione critica
nella regione somala dell’Etiopia, i civili uccisi o
in fuga nel Pakistan nord-occidentale, la violenza e la sofferenza in Sudan, i civili iracheni
bisognosi di assistenza e la coinfezione hiv-tbc.
Con il patrocinio della Federazione Nazionale
Stampa Italiana (fnsi), msf ha lanciato la campagna “Adotta una Crisi Dimenticata” per chiedere
ai vari media di parlare di una o più crisi
dimenticate durante i prossimi 12 mesi, fino alla
presentazione del prossimo rapporto nel 2010.
www.crisidimenticate.it
Tubercolosi: omissione di
soccorso
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (oms)
stima che ogni anno vi siano oltre 9 milioni di
nuovi casi di tubercolosi e 1,7 milioni di decessi.
La tubercolosi (tbc), spesso ritenuta un flagello
del passato, è tornata sotto nuove forme e colpisce non solo i paesi a reddito medio basso ma
anche le nazioni ricche. Gli strumenti sanitari a
disposizione per fronteggiare questa crisi sono
penosamente inadeguati. Lo strumento diagnostico più comunemente utilizzato nei paesi a
risorse limitate è rimasto sostanzialmente lo
stesso di 130 anni fa, quando venne sviluppato
da Robert Koch, successivamente alla sua scoperta del micobatterio della tbc. Il trattamento
della tbc è affidato ad antibiotici sviluppati
decenni fa. Per i pazienti la terapia è molto
pesante, ha notevoli effetti collaterali e deve
essere seguita per almeno 6/8 mesi. La scelta
di Medici Senza Frontiere è definire anche la
tubercolosi una “malattia dimenticata”, perché,
a fronte del numero alto di decessi provocato
da questa malattia, i finanziamenti per la
ricerca e sviluppo di nuovi strumenti e per altre
attività di ricerca e programmazione sono del
tutto insufficienti. Scopo di questo rapporto è
mappare l’impegno nell’allocazione di fondi per
la ricerca e lo sviluppo di nuove terapie per una
malattia globale qual è la tubercolosi. Al tempo
stesso msf vuole sottolineare il ruolo cruciale
che il governo italiano deve avere nel settore della ricerca e sviluppo di nuovi strumenti sanitari.
Medici Senza Frontiere onlus
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è deducibile/detraibile dalla dichiarazione dei redditi.
la pubblicazione
Testi dei paesi ed editoriali scritti da
Caroline Abu-Sada, Sylviane Bachy, Koen Baetens, Frédéric Baldini,
Niklas Bergstrand, Jason Cone, Natacha Bühler, Susan Doettling,
François Dumont, Romain Gitenet, Alois Hug, Olivier Falhun, Isabelle Ferry,
Irene Jancsy, Isabelle Jeanson, Clémentine Lacroix, Claude Mahoudeau,
Megan McKenna, Isabelle Merny, Anna-Karin Moden, Niamh Nic Carthaigh,
Naomi Pardington, Yasmin Rabiyan, Susan Sandars, Francois Servranckx,
Natalia Sheletova, Clara Tarrero, Véronique Terrasse, Theodora Theodoridou,
Anna Tsuji, Mirjam van den Berg, Erwin van ‘t Land, Alessandra Vilas Boas.
I materiali dei killer dimenticati scritti da
Francois Chappuis, Pedro Pablo Palma, Nines Lima, Myrian Henkens
Si ringraziano
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Direttore responsabile Siân Bowen
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Medici Senza Frontiere (MSF) è stata fondata nel
1971 da un gruppo di medici e giornalisti con
la convinzione che tutti dovessero avere accesso a
cure mediche di qualità anche in emergenza.
MSF è stata una delle prime organizzazioni non
governative a fornire assistenza medica in situazioni di emergenza e a portare testimonianza pubblica della condizione delle popolazioni
che soccorre.
Oggi MSF è un’organizzazione umanitaria internazionale con sedi in 19 paesi. Nel 2006, oltre 2.000
operatori umanitari di MSF tra medici, infermieri
e altri professionisti del settore sanitario, esperti
di logistica, ingegneri idraulici e amministratori
sono andati in missione, aggiungendosi ai 25.000
collaboratori locali per fornire assistenza medica
in oltre 60 paesi.
Nel 1999 MSF è stata insignita del Premio Nobel
per la Pace.