msf rapporto delle attività 2008
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msf rapporto delle attività 2008
MSF rapporto delle attivitÀ 2008 Carta dei Principi Medici Senza Frontiere – MSF è un’organizzazione privata a carattere internazionale. L’organizzazione annovera, in gran parte, medici e operatori sanitari ed è aperta alle altre professioni che siano utili alla sua missione. Tutti devono attenersi, sul proprio onore, ai seguenti principi: i Medici Senza Frontiere – MSF prestano la loro opera di soccorso alle popolazioni povere, alle vittime delle catastrofi di origine naturale o umana, alle vittime della guerra, senza discriminazione alcuna, sia essa razziale, religiosa, filosofica o politica; operando nello spirito di neutralità e in completa imparzialità, i Medici Senza Frontiere rivendicano, in nome dell’etica professionale universale e del diritto all’assistenza umanitaria, la totale libertà nell’esercizio della loro funzione; si impegnano a rispettare i principi deontologici previsti dalla professione nonché a mantenere una totale indipendenza da qualsiasi potere e da ogni forza politica, economica o religiosa; in qualità di operatori umanitari, sono al corrente dei rischi e dei pericoli presenti nelle missioni che compiono astenendosi, quindi, dal reclamare, per sé o per altri aventi diritto, compensi diversi da quelli che l’associazione sarà in grado di fornire loro. I testi del presente rapporto relativi ai singoli paesi forniscono una panoramica del lavoro di msf nel mondo tra gennaio e dicembre 2008. I numeri relativi al personale rappresentano il numero totale di posizioni fte (equivalente a tempo pieno) per paese nel 2008. I motivi dell’intervento classificano l’evento/i iniziale/i che ha suscitato la risposta medicoumanitaria di msf come documentato nello studio del 2008 sulla tipologia internazionale. I riassunti per paese sono a carattere rappresentativo e, per motivi di spazio, non possono essere del tutto completi. foto diphoto copertina Francesco Zizola cover © Marta© Ramoneda, Pakistan 1 2| 2 | MSF progetti nel mondo 4 | L’anno in rassegna Kris Torgeson, Segretario Generale, msf Internazionale Dr Christophe Fournier, Presidente Comitato Internazionale msf 7 | PANORAMA SULLE ATTIVITà MSF 4| 8 | crisi dimenticate del 2008 reportage fotografici 10| Tre killer trascurati 15| GlossarIO DELLE MALATTIE PROGETTI MSF NEL MONDO 17| Africa 47| Asia e Caucaso 65| Americhe 71| Europa e Medio Oriente Servizi 24| Sfide di MSF nel Congo Orientale 79| Nuovi problemi umanitari in Iraq 10| 17| 84| PROGETTI CHIUSI 86| FaTTI E CIFRE 88| Contatti MSF APPROFONDIMENTO 90| MSF Speciale Italia 79| Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 INDICE M SF P R OGETTI NEL MONDO 2 MSF PROGETTI NEL MONDO MSF apre e chiude ogni anno molti progetti, rispondendo a crisi, passando ad altri la gestione di determinati progetti, controllando le esigenze dei pazienti di ogni singolo progetto e reagendo in modo flessibile al loro cambiamento. In un unico paese possono essere in atto contemporaneamente più progetti, a seconda delle necessità. BELGIo FRANCia MOLDOVA Svizzera ITALia GEORGIA ARMENIA Grecia Libano Malta Marocco HAITI Mali GUATEMALA HONDURAS Niger COLOMBIA IRAQ Sudan Yemen Ciad Burkina Faso Guinea-Bissau GuineaCOnakry Sierra Costa Leone d'avorio Liberia territori palestinesi Nigeria Etiopia repubblica centrafricana Camerun Somalia CONGOBRAZZAVILLE Uganda Kenya repubblica democratica Burundi del congo Brasile Malawi Zambia BOLIVIA Zimbabwe Mozambico swaziland Lesotho Sud Africa 3 UZBEKISTAN KYRGYZSTAN TURKMENISTAN | | | | | | | | | | | | | | 25 72 52 73 69 26 27 70 | | | | | | | | Armenia Bangladesh Belgio Bolivia Brasile Burkina Faso Burundi Cambogia Camerun Repubblica centrafricana Ciad Cina Colombia repubblica democratica del congo Etiopia Francia Georgia Grecia Guatemala Guinea-conakry Guinea-Bissau Haiti 69 52 54 78 78 74 28 55 80 28 30 31 32 75 76 32 34 56 57 35 36 58 82 | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | Honduras India Indonesia Iran Iraq Italia Kenya Kyrgyzstan Libano Lesotho Liberia Malawi Mali Malta Moldova Marocco Mozambico Myanmar Nepal Niger Nigeria Pakistan territori palestinesi 59 60 76 37 38 39 60 40 43 77 62 63 44 64 80 45 46 | | | | | | | | | | | | | | | | | Papua Nuova Guinea filippine federazione russa Sierra Leone Somalia Sud Africa Sri Lanka Sudan Swaziland Svizzera Tailandia Turkmenistan Uganda Uzbekistan Yemen Zambia Zimbabwe chiusura dei programmi 84 | CONGO-BRAZZAVILLE 84 | Costa d'avorio 84 | Laos CINA IRAN PAKISTAN NEPAL BANGLADESH INDIA MYANMAR LAOS TAILANDia CAMBOgIA filippine SRi LANKA INDONESIA PAPUA Nuova GUINEA Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 federazione russa 48 49 72 66 66 18 19 50 20 21 22 51 68 23 L’A NNO IN R A SSEGNA 4 L’anno in rassegna Kris Torgeson, Segretario Generale MSF Internazionale Dr Christophe Fournier, Presidente Comitato Internazionale MSF © Kris Torgeson Il 2008 è stato un anno di successi ma anche di frustrazioni per MSF. Se, infatti, i progressi nel trattamento della malnutrizione ci hanno consentito di aiutare un numero superiore di bambini, abbiamo trovato ostacoli a raggiungere le vittime di alcuni dei conflitti più dimenticati al mondo. Nel corso dell’anno, gli operatori di MSF hanno eseguito 8,8 milioni di visite e 47.500 interventi chirurgici in oltre 65 paesi. Abbiamo curato oltre un milione di persone affette da malaria e fornito assistenza alimentare a più di 200.000 bambini malnutriti. Quando in Kenya è esplosa la violenza dopo le elezioni, quando un ciclone ha devastato il delta dell’Irrawaddy nel Myanmar, e quando nello Zimbabwe è scoppiata una massiccia epidemia di colera, le équipe mediche di MSF erano già sul posto, pronte a fornire l’assistenza necessaria. In Kenya, MSF ha rafforzato le proprie équipe sul campo con altri chirurghi, medici, infermieri e specialisti della logistica, per far fronte all’escalation della violenza. Nel Myanmar, abbiamo fornito assistenza medica, riparo, cibo e supporto psicologico ai sopravvissuti del ciclone Nargis e per mesi siamo stati una delle poche organizzazioni ad avere accesso alle regioni dello Zimbabwe colpite dal colera: all’inizio del 2009 avevamo curato 45.000 persone. Nella Repubblica Democratica del Congo (DRC), MSF ha fornito assistenza medica nelle città coinvolte nei combattimenti nella parte orientale del paese. In tutta la regione, abbiamo curato i feriti di guerra, creato strutture per la cura del colera e fornito acqua e aiuti agli sfollati. Nel 2008, queste emergenze hanno attirato, 5 L’accesso alle vittime dei conflitti armati, dalla Somalia all’Iraq, dal Pakistan al Sudan fino ai Territori Palestinesi, ha posto enormi problemi alle équipe di MSF durante tutto il corso dell’anno. Insicurezza e ostacoli, a volte chiaramente intenzionali, hanno contribuito ad aggravare questi problemi. Ci siamo appoggiati al personale MSF locale affinché ci aiutasse a fornire aiuti umanitari indipendenti alle popolazioni in difficoltà delle zone di conflitto. In Somalia, il rapimento e il successivo rilascio di 2 membri di MSF all’inizio del 2008 e poi la brutale uccisione di 3 colleghi a gennaio ci hanno obbligato a chiudere i programmi e rivalutare in che modo operare in questo conflitto di grande violenza. Il personale somalo di MSF ha continuato a lavorare, curando 2.300 persone con ferite da arma da fuoco e assistendo circa 10.000 bambini affetti da malnutrizione acuta. In Iraq, MSF ha continuato a fornire assistenza medica attraverso programmi chirurgici e offrendo formazione e forniture agli ospedali del paese. Dopo oltre 2 decenni di lavoro in Afghanistan, nel 2004 MSF è stata obbligata a ritirarsi a seguito della brutale uccisione di cinque nostri colleghi. Nel 2008, abbiamo iniziato ad esaminare la possibilità di fornire nuovamente assistenza medica a coloro che sono colpiti dalla crescente insicurezza del paese. Inoltre, nel vicino Pakistan, dove sono fuggiti in 600.000 a causa dei combattimenti nella Provincia di Nord Ovest, le équipe di MSF si sono adoperate per aiutare la popolazione ad accedere alle strutture sanitarie. Ma garantire che tutte le parti in conflitto riconoscano e rispettino l’assistenza umanitaria indipendente continua a risultare difficile e all’inizio del 2009 siamo stati obbligati a sospendere quest’attività a causa dell’uccisione di due operatori che viaggiavano su un’ambulanza di MSF. In Sudan, impedimenti burocratici e la crescente insicurezza ostacolano la risposta di MSF alle popolazioni maggiormente in difficoltà del Darfur e di altre regioni del paese. In agosto, ad esempio, dopo una serie di attacchi contro il personale di MSF, le équipe sono state obbligate ad abbandonare alcuni progetti nel nord: Tawila, dove si erano riuniti 35.000 sfollati e Shangil Tobaya, dove MSF forniva assistenza medica a 28.000 sfollati. Lasciare così tante persone prive di accesso all’assistenza medica, anche se solo temporaneamente, è stato molto difficile, ma senza la garanzia di un minimo di sicurezza per gli operatori umanitari, MSF non aveva altra scelta che sospendere le attività per qualche settimana. Nonostante questo, nel 2008 in queste 2 aree sono state eseguite in totale 70.000 visite. Nel dicembre 2008, Israele ha lanciato l’offensiva ‘Hard Lead’ nella striscia di Gaza. Durante i combattimenti, MSF ha avuto difficoltà ad inviare altre équipe mediche, a causa delle restrizioni poste da Israele sugli spostamenti di persone e aiuti. Tuttavia il personale di MSF già presente a Gaza è stato in grado di offrire una risposta immediata supportando gli ospedali locali. Solo dopo un cessate il fuoco dichiarato dalle forze israeliane a gennaio, un’équipe chirurgica di MSF e 21 tonnellate di forniture (comprese 2 tendeospedale gonfiabili) hanno potuto raggiungere Gaza City. MSF ha quindi concentrato la propria attività sulla chirurgia elettiva e sulle cure post operatorie. Un’altra area su cui si è concentrato l’interesse di MSF nel 2008 è stata la ricerca di approcci innovativi per combattere la malnutrizione e le malattie dimenticate. Durante tutto il 2008, MSF ha sollecitato un miglioramento degli standard degli aiuti alimentari internazionali al fine di fornire i corretti elementi nutritivi necessari ai bambini. Nelle aree maggiormente devastate dalla malnutrizione cronica, come l’Asia meridionale, il Sahel e il Corno d’Africa, molte famiglie non si possono permettere di accedere a cibi nutrienti. Tuttavia, gli aiuti alimentari forniti oggi da organizzazioni internazionali e donatori sono prevalentemente a base di cereali e non comprendono alimenti di origine animale come il latte, che contengono gli elementi nutritivi essenziali per i bambini. Nel 2008, MSF si è adoperata per trattare i bambini malnutriti con cibi di origine animale di cui hanno bisogno e ha esercitato pressioni per un’implementazione più ampia di aiuti alimentari idonei per i bambini in tutto il mondo. In Etiopia, tra maggio e agosto, MSF ha implementato un vasto programma contro la malnutrizione, trattando oltre 28.000 casi di malnutrizione acuta e moderata. In Niger, il nostro lavoro è stato messo a rischio a luglio, quando le autorità locali hanno sospeso i progetti di MSF in alcune regioni. Questa decisione era dovuta in gran parte al desiderio delle autorità di reintegrare le nostre attività nel sistema sanitario nazionale e impedire un’azione e campagne di sensibilizzazione indipendenti. Una soluzione di questo tipo, per quanto auspicabile, era ritenuta prematura da MSF in considerazione del numero di bambini colpiti. Dopo 2 mesi di discussioni abbiamo potuto riavviare almeno parzialmente alcune attività nutrizionali. In totale, nel 2008 abbiamo trattato in Niger oltre 14.000 bambini con malnutrizione acuta e fornito ad altri 70.000 una distribuzione mensile di integratori alimentari. In Sud Africa, dove la coinfezione TB/HIV è endemica, MSF ha intensificato l’impegno per aumentare l’accesso a diagnosi e cura. Negli ultimi anni, i tassi della sola TB sono più che triplicati nei paesi dove l’incidenza di HIV è elevata. Si stima che nel mondo un terzo delle persone affette da HIV abbia contratto la TB, ma solamente l’1% viene curato. Molti non vengono sottoposti al test per la TB e, anche quando questo avviene, il metodo diagnostico standard, che ha un secolo di vita, risulta inefficace per la maggior parte dei pazienti HIV positivi. Inoltre, gli attuali protocolli di cura non sono semplici da usare per i pazienti HIV positivi sottoposti a terapia antiretrovirale (ARV). Nel 2008, MSF ha ripetutamente sollecitato governi e donatori a investire nella ricerca e sviluppo di nuovi strumenti diagnostici e terapeutici per la TB. Riteniamo che gli attuali investimenti siano almeno 4 volte inferiori a quelli necessari per combattere il riemergere di questa malattia mortale ma curabile. Circa 1,9 milioni di bambini nel mondo sono affetti da HIV ma solo 200.000 ricevono il trattamento antiretrovirale, il che significa che 9 bambini su 10 non hanno accesso ai farmaci salvavita di cui necessitano. Per rispondere a questa emergenza, MSF ha sol- Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 seppur brevemente, l’attenzione dei media. Ma molto di ciò che MSF ha fatto durante l’anno – e anche quello che purtroppo non siamo riusciti a fare – non ha mai avuto titoli sui giornali ed è difficile esprimerlo in numeri o in poche parole. L’A NNO IN R A SSEGNA 6 Zimbabwe. La migrazione rappresenta un problema globale: nel 2008, MSF ha assistito i migranti in 37 paesi. Nel luglio 2008, MSF è rimasta scioccata dalla sentenza del massimo organo di giudizio svizzero, il Tribunale Federale. Il caso riguardava il rimborso di un riscatto pagato dalle autorità olandesi per ottenere il rilascio di Arjan Erkel, un civile olandese, capo missione di MSF, che era stato tenuto in ostaggio nella regione del Caucaso settentrionale per 20 mesi dopo essere stato sequestrato nell’Agosto 2002. Dopo 4 anni di procedimenti e nonostante 2 precedenti giudizi favorevoli a MSF, il Tribunale Federale si è in parte espresso a favore del governo olandese, decidendo che l’onere finanziario dovesse essere suddiviso tra MSF e il governo olandese. Questa decisione stabilisce un grave precedente per l’azione umanitaria indipendente. Accettando di degradare le conseguenze del sequestro a una semplice disputa commerciale, come richiesto dal governo olandese, la decisione del Tribunale Federale contribuisce a rendere i crimini impuniti contro gli operatori umanitari parte della vita quotidiana. © Joanne Wong lecitato governi e donatori a implementare più velocemente i test esistenti e aumentare considerevolmente l’uso di una versione pediatrica di un farmaco a dose fissa combinata. Occorre lo sforzo congiunto di governi e organizzazioni umanitarie per invertire la tendenza e MSF continuerà a fornire un trattamento completo, compresa la prevenzione della trasmissione madre-figlio dell’HIV. MSF continua inoltre a sostenere la ricerca di nuove cure per le malattie trascurate e nel 2008 ha registrato un importante passo avanti nella terapia della malattia del sonno. Drugs for Neglected Diseases Initiative (DNDi) insieme a MSF e Epicentre, hanno sperimentato un nuovo trattamento meno tossico e di più facile somministrazione per la malattia del sonno (trasmessa dalla mosca tse-tse), chiamato NECT (Nifurtimox-Eflornithine Combination Therapy). Questo trattamento di 10 giorni è di particolare interesse per MSF in quanto la maggior parte dei 50.000 pazienti che necessitano attualmente della terapia vive in aree isolate e instabili. Nel 2008, la deliberata esclusione dall’assistenza sanitaria è rimasta purtroppo un punto centrale del lavoro di MSF e le équipe in Europa, Medio Oriente e Africa hanno cercato attivamente di fornire assistenza a rifugiati e migranti che necessitavano di cure mediche. Le politiche restrittive adottate in Europa non hanno fermato i rifugiati e altri migranti che arrivano in cerca di protezione o migliori condizioni di vita. Per rispondere alle loro necessità sanitarie, MSF ha in corso programmi medici di emergenza in diversi paesi tra cui Malta, Italia e Grecia. Il Sud Africa è un altro paese in cui abbiamo dovuto fornire questi servizi ad una popolazione di migranti prevalentemente provenienti dallo Non nutriamo dubbi che nel 2009, MSF continuerà a sfidare gli ostacoli per fornire cure mediche di emergenza indipendenti a coloro che vivono in aree di conflitto o sono esclusi dall’assistenza sanitaria; cercheremo nuovi modi innovativi per trattare la malnutrizione e le malattie infettive perché i nostri strumenti medici devono essere efficaci e adatti all’uso sul campo; e lavoreremo per essere sempre meglio preparati a rispondere ai disastri naturali. Ma potremo fare tutto questo solo con il costante supporto dei milioni di donatori, tra cui 3,7 milioni di singoli individui di tutto il mondo, e le decine di migliaia di operatori MSF che rendono il nostro lavoro possibile ogni giorno. Grazie. 7 Interventi di dimensioni maggiori in base al costo del progetto 1 Repubblica Democratica del Congo 2 Nord Sudan 3 Somalia 4 Etiopia 5 Sud Sudan 6 Niger 7 Ciad 8 Myanmar 9 Kenya 10 Zimbabwe 11 Haiti 12 Repubblica Centrafricana Sede dei progetti Africa | 68% Asia | 16% Americhe | 7% Europa | 6% Medio Oriente | 4% Contesto degli interventi Stabile | 41% Conflitto armato | 34% Instabilità interna | 19% Post bellico | 6% Evento che ha causato l’intervento Conflitto armato | 42% Malattie epidemiche, endemiche | 33% Violenza sociale, esclusione dall’assistenza sanitaria | 21% Disastro naturale | 4% Informazioni sulle attività (Non esaustive e comprendenti esclusivamente le attività di assistenza diretta dei pazienti da parte di MSF. L’attività può includere diagnosi, cura e follow up.) ATTIVITÀDEFINIZIONETOTALE Servizi Visite ambulatoriali 8,814,813 ambulatoriali Servizi Pazienti ricoverati 312,509 di degenza Terapie Casi confermati trattati 1,178,679 Antimalariche TFC Bambini gravemente malnutriti ricoverati 212,565 o assistiti ambulatorialmente SFC Bambini moderatamente malnutriti accolti 119,353 Parti Donne che hanno partorito, tagli cesarei inclusi 101,858 Violenza Casi di violenza sessuale trattati medicalmente 15,145 sessuale Interventi Interventi chirurgici importanti, compresa la chirurgia chirurgici ostetrica, in anestesia totale o spinale 47,515 Trauma da Interventi medici e chirurgici in risposta violenza a violenza diretta 48,871 HIV/AIDS Pazienti sieropositivi registrati in cura 227,591 Trattamento Pazienti sottoposti a terapia con antiretrovirali ARV (p. linea) di prima linea 130,214 Trattamento Pazienti sottoposti a terapia con antiretrovirali ARV (s. linea) di seconda linea (fallimento del trattamento di prima linea) 1,761 PMTCT Donne incinte sieropositive sottoposte a terapie (madri) di prevenzione della trasmissione materno-fetale (PMTCT) 8,664 PMTCT Bambini sottoposti a terapie di post-esposizione (bambini) 8,807 Tuberculosi Nuovi pazienti sottoposti a terapia anti-TB (prima linea) di prima linea 29,369 Tuberculosi Nuovi pazienti sottoposti a terapia anti-TB (seconda linea) di seconda linea 971 Salute mentale Visite individuali 126,831 (individui) Salute mentale Sessioni di gruppo a fini di consulenza o supporto (gruppi) 22,173 Colera Pazienti ricoverati presso centri di trattamento del colera o trattati mediante soluzioni di reidratazione orali 68,293 Vaccinazioni Pazienti vaccinati contro il morbillo anti-morbillo in risposta a un’epidemia 1,913,793 Terapie Casi di morbillo trattati 32,652 anti-morbillo Vaccinazioni Pazienti vaccinati contro la meningite anti-meningite in risposta a un’epidemia 706,787 Terapie Casi di meningite trattati 7,188 anti-meningite Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 PANORAMA SULLE ATTIVITà MSF CRISI DIMENTICATE DEL 2008 8 CRISI DIMENTICATE DEL 2008 1. Peggiora la catastrofe umanitaria in Somalia La Somalia presenta alcuni degli indicatori sanitari peggiori al mondo e l’accesso della sua popolazione ai servizi sanitari essenziali è scarso o nullo. Secondo le stime, una donna su 10 muore di parto e oltre un bambino su 5 muore prima del suo quinto compleanno. Nel 2008, la violenza nel paese è salita a livelli mai visti da oltre 10 anni. Dall’inizio dei combattimenti, nel dicembre 2006, un milione di somali sono fuggiti dalle loro case. Oltre 250.000 abitanti di Mogadiscio vivono attualmente in condizioni miserevoli sulla strada fuori dalla capitale, con scarse prospettive di tregua. Alcuni somali si dirigono in Kenya dove, secondo l’UNHCR, sono 200.000, distribuiti in 3 campi. Altri vanno verso nord, dove si imbarcano per raggiungere clandestinamente lo Yemen. Oltre 43.500 persone – in prevalenza somali ma anche etiopi – hanno tentato il viaggio nel 2008. Sono anche aumentati gli attacchi mirati contro i cooperanti. Alcuni sono stati rapiti e altri uccisi, compresi 3 membri di MSF. MSF e altre organizzazioni sono state quindi obbligate a ritirare le proprie équipe e a ridurre le attività mediche. 2. Le carenze sanitarie critiche del Myanmar, lontane dalle luci dei riflettori, sono ancora largamente ignorate A maggio, il ciclone Nargis ha devastato il delta dell’Irrawaddy, con un bilancio di 130.000 persone disperse o decedute. Quando si è diffusa la notizia, le équipe di MSF e altre organizzazioni hanno iniziato a fornire assistenza di emergenza nelle aree più colpite. Ma, al di là dell’interesse dei media, le croniche carenze sanitarie del paese sono scarsamente note. Nel 2007, la spesa sanitaria statale pro capite è stata di 0,70 dollari; gli aiuti sanitari internazionali sono stati pari a 3 dollari pro capite, la cifra più bassa al mondo. Nel 2007, i morti per HIV/ AIDS sono stati 25.000, e tuttavia meno del 20% delle circa 75.000 persone che necessitano di terapia antiretrovirale (ARV) nel Myanmar ha accesso alla cura. MSF fornisce circa l’80% dell’ARV disponibile gratuitamente nel paese: una situazione insostenibile che obbliga già ora le nostre équipe a limitare l’ammissione al programma HIV. Altre epidemie curabili contribuiscono alle terribili statistiche sanitarie del paese: i morti per malaria, la principale causa di decesso, rappresentano oltre la metà di tutti quelli registrati nel sudest asiatico. Ogni anno, ad oltre 80.000 persone viene diagnosticata la tubercolosi (TB), e la TB multiresistente è in aumento. Occorre un’azione più incisiva da parte delle agenzie e delle autorità nazionali per proteggere da inutili sofferenze e dalla morte migliaia di persone vulnerabili. 3. Violenza e collasso economico acuiscono la crescente crisi sanitaria dello Zimbabwe Nel 2008, l’inflazione nello Zimbabwe ha raggiunto il 231 milioni %. La violenza politica è aumentata e, a seguito delle contestate elezioni di giugno, nuove restrizioni hanno ostacolato ulteriormente il lavoro delle organizzazioni umanitarie. Nel paese vivono 2 milioni di persone affette da HIV. La violenza e il collasso economico hanno obbligato molti dei pazienti sottoposti a terapia antiretrovirale a interrompere o abbandonare la cura con il rischio di gravi conseguenze per la loro salute. Alcuni non potevano più permettersi di mangiare adeguatamente o di recarsi agli ambulatori per la cura, altri temono di lasciare le loro case o sono stati obbligati a fuggire. Moltissimi abitanti dello Zimbabwe – compreso l’indispensabile personale medico – hanno lasciato il paese. Circa 3 milioni sono fuggiti nel vicino Sudafrica. Ogni giorno, in migliaia attraversano il fiume Limpopo per raggiungere la città di confine di Musina, rischiando l’attacco dei banditi. Molti di coloro che raggiungono l’altro lato devono vivere clandestinamente per evitare l’arresto e la deportazione. In maggio, violenti attacchi xenofobi hanno causato lo spostamento di oltre 100.000 persone in tutto il Sudafrica. In agosto, ad Harare è scoppiata un’epidemia di colera che si è diffusa rapidamente. Nuovi focolai sono stati rilevati anche prima dell’arrivo della stagione delle piogge, quando il colera si diffonde più rapidamente. È stata dichiarata un’emergenza nazionale a cui MSF ha risposto curando oltre 11.000 pazienti. 4. Civili intrappolati dall’infuriare della guerra nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo Rinnovati combattimenti tra gruppi armati e forze armate congolesi (FARDC) hanno causato la fuga di migliaia di persone da North Kivu, lasciandole praticamente senza accesso a assistenza sanitaria, cibo, acqua o rifugio. Lontano dalle luci dei riflettori, gli abitanti del distretto di Haut-Uele, di cui circa 50.000 erano già stati obbligati a lasciare le proprie case, sono stati vittime di raid oltre frontiera del gruppo ribelle dell’Esercito di Resistenza del Signore. Qui e altrove, i combattimenti rendono alcune zone inaccessibili per le organizzazioni umanitarie. Il sovraffollamento, la scarsa igiene e la mancanza di acqua pulita che si riscontrano in molti campi profughi rendono migliaia di persone vulnerabili a malattie facilmente curabili e alle ricorrenti epidemie. 5. Il cibo pronto all’uso può accelerare la ripresa di milioni di bambini malnutriti La lotta alla fame richiede la disponibilità di sufficiente quantità di cibo, ma la vittoria sulla malnutrizione dipende dalla disponibilità di cibo con idonee caratteristiche nutrizionali e in quantità adeguata. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che nel mondo ci siano 178 milioni di bambini sottonutriti. Secondo l’UNICEF, la situazione sta peggiorando in 16 paesi. Decine di milioni di bambini ricevono assistenza nell’ambito di programmi alimentari, ma molti di questi programmi utilizzano cibi sbagliati. Le farine miste rinforzate ottenute con grano o mais addizionato con la soia non sono sufficienti: alimenti ricchi di elementi nutritivi, vitamine e minerali sono indispensabili per un sano sviluppo di neonati e bambini. Fino a 5 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiono ogni anno a causa di complicazioni legate alla malnutrizione. In ogni istante, 20 milioni soffrono di grave malnutrizione acuta ma solo il sette per cento di questi bambini riceve il trattamento raccomandato dall’ONU a base di cibo pronto (RUF - Ready to Use Food) altamente nutriente. Queste paste e biscotti energetici a base di latte contengono gli elementi nutritivi che occorrono ai bambini per crescere e proteggersi dalle infezioni. I bambini affetti da grave malnutrizione possono riprendersi rapidamente con una breve cura a casa. Negli ultimi due anni, MSF ha curato oltre 300.000 bambini malnutriti in 22 paesi. Utilizzando il RUF, i programmi alimentari in comunità o per pazienti ambulatoriali di tutto il mondo potrebbero curarne milioni in più. 9 Popolazioni nomadi isolate e in grave pericolo nella Regione di Somali in Etiopia La siccità ha già contribuito a distruggere raccolti, scorte alimentari, pascoli e bestiame nella Regione di Somali in Etiopia, rendendo la vita una continua lotta per i pastori indigeni e gli abitanti della savana del paese. Ma queste popolazioni in gran parte nomadi si sono anche trovate in mezzo agli scontri tra gruppi ribelli e forze governative. Alcuni sono stati esposti direttamente alla violenza, molti di più diventano sempre più isolati. Nella regione si è registrato un significativo aumento del numero di bambini affetti da malnutrizione acuta grave e la mancanza di acqua e igiene adeguati ha contribuito ad elevare i livelli della malattia; MSF stima che, in almeno una delle 9 zone della Regione di Somali, tre quarti della popolazione non abbia alcun accesso ai servizi sanitari. Ostacoli amministrativi, come quelli che hanno portato alla chiusura di un progetto MSF a Fiiq, aumentano considerevolmente la difficoltà di fornire l’assistenza di cui c’è un disperato bisogno. 7. I civili pagano a caro prezzo l’intensificarsi dei combattimenti nel Pakistan nord occidentale Nel corso del 2008, nella Provincia Frontaliera di Nord Ovest e nelle Aree Tribali di Amministrazione Federale del Pakistan si sono intensificati i combattimenti tra forze governative e militanti. Attacchi aerei delle forze armate statunitensi hanno contribuito alla distruzione. In agosto migliaia di Pakistani sono fuggiti, molti in Afghanistan. In ottobre altre violenze hanno causato in pochi giorni la fuga di centinaia di migliaia di persone nelle regioni confinanti. Molti hanno trovato rifugio in case private, moschee, scuole e campi di fortuna. Le cliniche locali sono state obbligate a chiudere a causa della violenza e nel Kurram Agency il pericolo costituito da fazioni armate ha impedito a tutti, tranne ai pazienti più critici, di viaggiare per raggiungere i servizi medici. Le ambulanze di MSF, a volte gli unici veicoli autorizzati a viaggiare durante il coprifuoco, sono state attaccate costringendo le équipe a cercare rifugio. Il conflitto ribolle da oltre 30 anni anche nella regione orientale del Belucistan, con conseguenze facilmente immaginabili. A ottobre, un terremoto di magnitudo 6,4 ha scosso le regioni montuose del nord ovest portando ulteriore devastazione, ucci- dendo circa 300 persone e lasciandone altre 40.000 senza casa. 8. Non si vede la fine della violenza e della sofferenza in Sudan Un terzo della popolazione del Darfur è fuggita a causa della guerra civile. Benché nel 2008 oltre 80 organizzazioni umanitarie abbiano fornito assistenza, è risultato difficile accedere e valutare le necessità di migliaia di persone. Anche l’aiuto che riesce a passare rischia di essere ritirato a causa dell’instabilità della linea del fronte, delle mutevoli alleanze, degli attacchi e delle crescenti restrizioni poste dal governo ai cooperanti. Secondo i dati dell’ONU nel 2008 in Darfur si sono registrati 11 uccisioni e 189 sequestri. In febbraio, bombardamenti, elicotteri da combattimento e truppe di terra sono tornati nel corridoio settentrionale del Darfur occidentale. I villaggi sono stati bruciati e svuotati coinvolgendo circa 50.000 persone. Dopo un attacco nei pressi di Abyei, Sud Kurdufan, in migliaia sono fuggiti verso i campi dello stato settentrionale di Bahrel-Ghazal, mentre circa 10.000 si sono rifugiati nella boscaglia. A maggio, i combattimenti hanno praticamente distrutto Abyei, obbligando alla fuga altre 60.000 persone. Circa 1,2 milioni di persone sono tornate nel Sudan meridionale dopo 20 anni di guerra civile solo per trovare che le infrastrutture, i servizi e l’assistenza sanitaria della loro terra di origine erano praticamente spariti. La malnutrizione è endemica, i tassi di mortalità delle partorienti rimangono tra i più elevate al mondo, la tubercolosi e il kala azar (leishmaniosi viscerale) sono comuni e si susseguono epidemie su vasta scala di meningite, morbillo, colera e malaria. Ed ora, sebbene la violenza possa riaccendersi in ogni momento, il numero di organizzazioni umanitarie si sta riducendo e alcuni importanti donatori stanno reindirizzando i propri fondi. 9. Migliaia di iracheni non sanno dove voltarsi Una delle molte sfide che devono affrontare le organizzazioni umanitarie è raggiungere le popolazioni intrappolate in conflitti armati. Dal 2003, gli sforzi in Iraq sono stati frustrati non solo dai soliti ostacoli fisici e amministrativi ma anche dal fatto che le fazioni politiche e militari utilizzano l’azione umanitaria per scopi politici, rendendo i cooperanti stessi obiettivi degli attacchi. Quattro milioni di persone in Iraq sono sfollate a causa della guerra e, secondo i dati dell’UNHCR e del Norwegian Refugee Council, la metà di esse è intrappolata nel paese. Il governo iracheno ha cercato di sviluppare i servizi sanitari, ma molto personale medico iracheno è fuggito dal paese e ci sono enormi vuoti da riempire. MSF fornisce programmi chirurgici, formazione per professionisti iracheni, forniture, risposta di emergenza, oltre a campagne educative e supporto psicologico, ma può raggiungere solo una piccolissima percentuale di coloro che hanno urgente bisogno di assistenza. 10. Strumenti e tecniche migliori indispensabili per combattere la confezione HIV/tubercolosi La tubercolosi (TB) uccide ogni anno circa 1,7 milioni di persone. È una delle principali cause di morte delle persone affette da HIV, circa un terzo delle quali (11 milioni nel mondo) sono colpite da TB latente. Nel 2006, tuttavia, meno 1% dei pazienti con HIV è stato sottoposto a test per la TB. La diagnosi della TB nei pazienti HIV-positivi è difficile. L’esame standard, inventato oltre 100 anni fa, non è in grado di rilevare la malattia nelle persone HIV-positive. I test di cultura rapida ottengono risultati migliori ma sono troppo complessi per essere eseguiti nelle località in cui vive la maggior parte dei pazienti. La cura della TB è obsoleta e complessa in sé e non è adatta ai problemi specifici dei pazienti coinfettati. Inizialmente sono richiesti almeno 4 farmaci anti TB, che a volte hanno gravi effetti collaterali e a volte compromettono la terapia per l’HIV. Da decenni non viene sviluppato un nuovo farmaco per la TB per uso su larga scala e la crescente incidenza della TB farmacoresistente complica ulteriormente le cose. Secondo il Treatment Action Group, nel 2006 gli investimenti nello sviluppo di farmaci, strumenti diagnostici e vaccini per la TB sono ammontati in tutto a soli 429 milioni di dollari: una somma enormemente inferiore ai 2 miliardi di dollari di investimenti annui urgentemente necessari per offrire una possibilità di sopravvivenza a milioni di persone coinfettate. Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 6. REPO RTAGE FOTOG R A FICO | tre killer TRASCURATI 10 Tre killer trascurati Dieci anni fa, quando Medici Senza Frontiere è stata insignita del Premio Nobel per la Pace, l’allora presidente di MSF, James Orbinski, ha dichiarato che oltre il 90% di tutti i decessi dovuti a malattie infettive si registra nei paesi in via di sviluppo perché “i farmaci salvavita essenziali sono troppo costosi o non disponibili in quanto non considerati finanziariamente redditizi o perché non esiste praticamente nessuna nuova ricerca o sviluppo per le malattie tropicali.” © Juan Carlos Tomasi 11 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 MSF ha destinato il denaro del premio ai suoi programmi per le malattie trascurate. Lo stesso anno è stata lanciata la campagna per l’Accesso ai Farmaci Essenziali, divenuta un aspetto fondamentale del lavoro di MSF, così come l’impegno a migliorare la qualità dei farmaci disponibili e garantirne l’accesso anche alle comunità più povere. Negli anni MSF ha potuto constatare un miglioramento globale della ricerca e sviluppo nel campo delle malattie dimenticate. E tuttavia le esigenze delle vittime delle malattie più trascurate sono ben lungi dall’essere soddisfatte. Se calcolate insieme, tre malattie - kala-azar, Chagas e malattia del sonno - mettono a rischio la vita di oltre 80 milioni di persone ogni anno. Il kala-azar, o leishmaniosi viscerale, colpisce frequentemente comunità povere in regioni spesso isolate. Trasmessa dalla puntura della mosca della sabbia e fatale se non curata, questa malattia è endemica in 88 paesi. Il 90% dei casi è localizzato in Bangladesh, Brasile, India, Nepal e Sudan. La cura è ostacolata dalla resistenza ai farmaci, i prezzi elevati, la mancanza di accesso ai farmaci esistenti e dai lenti progressi della ricerca di nuove terapie. Il morbo di Chagas è endemico in molti paesi dell’America Latina, dove colpisce dai 10 ai 15 milioni di persone e causa fino a 40.000 morti ogni anno. Questa malattia danneggia il cuore e i sistemi nervoso e digerente in un terzo dei pazienti. © Francesco Zizola / Noor La malattia del sonno colpisce 36 paesi dell’Africa subsahariana dove sono a rischio 60 milioni di persone. Negli anni Sessanta era stata quasi del tutto debellata ma è riapparsa negli anni Novanta a causa di guerre, spostamenti delle popolazioni e collasso dei sistemi sanitari. Nonostante una diminuzione dei casi registrati ottenuta grazie a un miglioramento degli interventi in alcune aree, a molti pazienti, che abitano in regioni isolate o poco sicure di paesi in cui la malattia è endemica, questa non viene diagnosticata. Una recente ricerca eseguita dal George Institute for International Health ha rivelato che meno del 5% della ricerca e sviluppo mondiale sulle malattie dimenticate si è indirizzata alle malattie maggiormente trascurate, vale a dire kala-azar, Chagas e malattia del sonno. Nel 2008, MSF ha versato18 milioni di euro alla DNDi (Drugs for Neglected Diseases initiative). MSF continuerà inoltre a supportare la ricerca clinica e operativa attraverso i suoi programmi sul campo, richiederà nuove ricerche per farmaci più efficaci e solleciterà governi, aziende e organizzazioni ad adoperarsi affinché queste malattie ricevano l’urgente attenzione e i finanziamenti che occorrono. Gran parte dei casi di kala-azar nel mondo si concentrano nel Bihar, uno stato dell’India nord-orientale. La terapia © Juan Carlos Tomasi REPO RTAGE FOTOG R A FICO | tre killer TRASCURATI 12 Il kala-azar in India © Juan Carlos Tomasi Il Chagas in Bolivia © Juan Carlos Tomasi 13 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 più comune è a base di stibogluconato di sodio, tuttavia, la resistenza a questo farmaco sta diventando un problema sempre più serio in particolare in India, dove ben il 65% dei pazienti è diventato farmacoresistente. MSF opera nel distretto di Vaishali, nel Bihar, dal 2007, fornendo assistenza ai pazienti affetti da kala-azar con una delle terapie più efficaci e sicure attualmente a disposizione per combattere la malattia: l’amfotericina liposomiale B. I team medici hanno diagnosticato e curato oltre 3000 pazienti affetti da kala-azar ottenendo un tasso di guarigione del 98,4%, con una mortalità dello 0,7% e bassa incidenza di reazioni avverse. Forte di questi risultati, MSF sta sollecitando l’inserimento dell’amfotericina liposomiale B nel protocollo di cura indiano come opzione terapeutica di prima linea o per l’uso come farmaco principale in terapie combinate nei prossimi anni. In Bolivia, il paese con la maggiore incidenza del morbo di Chagas al mondo, questa malattia costituisce uno dei © Juan Carlos Tomasi problemi sanitari più gravi. Nonostante un decreto presidenziale dichiari che la cura del morbo di Chagas nei bambini debba considerarsi di routine, la terapia è raramente disponibile e le persone maggiormente a rischio non possono permettersela. MSF cura pazienti affetti da morbo di Chagas fino ai 50 anni di età nella Bolivia rurale e suburbana, un importante passo avanti nella lotta al Chagas che anche ai nostri giorni frequentemente non viene curato. Questo è spesso dovuto alla mancanza di accesso a strumenti diagnostici adeguati, terapie più brevi e più sicure, formule pediatriche e predittori precoci dei tassi di guarigione per controllare l’efficacia dei farmaci. MSF ha in corso una campagna per assicurare la produzione e disponibilità di 2 farmaci per il morbo di Chagas esistenti – il Nifurtimox e il Benznidazole – e ha rinnovato l’impegno per trovare terapie semplici, meno tossiche, più convenienti ed efficaci per tutte le forme del morbo di Chagas per bambini e adulti. © Juan Carlos Tomasi REPO RTAGE FOTOG R A FICO | tre killer TRASCURATI 14 La malattia del sonno nella RDC A Doruma, Ando e Bili, nella regione nord-orientale della Repubblica Democratica del Congo, MSF ha trattato dal luglio 2007 oltre 1.500 pazienti affetti dalla malattia del sonno. L’incidenza della malattia nella regione è elevata, in alcuni villaggi supera il 10%. La notizia del lavoro di MSF si è diffusa rapidamente e la gente ha affrontato viaggi anche di 150 km per ricevere la cura. Il trattamento dei pazienti di seconda fase si basa sulla eflornitina, una terapia sicura ma complessa che richiede 56 somministrazioni per via endovenosa in 14 giorni. Negli scorsi 20 anni, MSF ha esaminato oltre 2 milioni di persone per questa malattia diffusa dalla mosca tse-tse e ha curato 48.000 pazienti in diversi paesi africani. Compiendo un importante passo avanti verso il miglioramento delle possibilità terapeutiche, MSF, Epicentre e DNDi hanno sperimentato una nuova terapia di più facile somministrazione basata su una combinazione di eflornitina per via endovenosa e Nifurtimox per via orale. Anche se questa terapia risulta più semplice, servirebbero comunque trattamenti per via orale. © Claude Mahoudeau 15 Morbo di Chagas HIV/AIDS Questa malattia parassitaria, descritta per la prima volta dal medico brasiliano Carlos Chagas, è diffusa quasi esclusivamente nell’America Latina, sebbene l’aumento dei viaggi internazionali abbia fatto sì che si siano riscontrati casi anche negli usa e in Europa. Questa patologia potenzialmente fatale danneggia il cuore e i sistemi nervoso e digerente. Il virus dell’immunodeficienza umana (hiv) si trasmette attraverso il sangue e i fluidi corporei e indebolisce gradualmente il sistema immunitario, in genere in un periodo da 3 a 10 anni, portando alla sindrome da immunodeficienza acquisita o aids. Con l’indebolimento del sistema immunitario, si possono sviluppare numerose infezioni opportunistiche (oi) come candidosi, polmonite e vari tipi di tumore. Alcune oi possono essere curate mentre altre possono essere mortali. Il trattamento deve essere somministrato nelle fasi iniziali acute dell’infezione e ad oggi i farmaci si sono dimostrati efficaci solo nella fase acuta e asintomatica della malattia dei bambini. La diagnosi è complessa e i medici devono eseguire 2 o 3 esami del sangue per determinare se un paziente è stato infettato dal parassita. Sono pochi i farmaci sviluppati per combattere questa malattia e il trattamento attuale può risultare tossico, in quanto il suo completamento richiede da 1 a 2 mesi. Oltre al trattamento dei sintomi, non esiste cura per il morbo di Chagas cronico negli adulti. I programmi di msf per il morbo di Chagas in Bolivia si concentrano sull’educazione, le misure preventive e lo screening e la cura dei bambini. msf sta ora cercando di curare gli adulti mediante un progetto in Bolivia. Nel 2008 MSF ha curato oltre 2.000 pazienti affetti dal morbo di Chagas. Colera Il colera, termine greco per diarrea, è un’infezione gastrointestinale acuta idrodiffusa causata dal batterio Vibrio cholerae e veicolata attraverso acqua e cibo contaminati. L’infezione può diffondersi rapidamente e causare grandi epidemie improvvise. msf ha approntato dei kit di trattamento del colera per fornire una rapida assistenza e allestisce centri per la cura del colera (ctc Cholera Treatment Centres) nelle aree colpite da epidemia. Le misure di controllo e prevenzione comprendono un’adeguata fornitura di acqua potabile sicura e l’attuazione di pratiche igieniche rigorose. Nel 2008 MSF ha curato oltre 68.000 pazienti affetti da colera. La più comune delle infezioni opportunistiche che causano la morte è la tubercolosi (tb). Molti vivono per anni senza sintomi e possono non sapere di essere stati infettati dall’hiv. Combinazioni di farmaci noti come antiretrovirali aiutano a combattere il virus e consentono di vivere più a lungo vite più sane, senza il rapido decadimento del sistema immunitario. È più facile assumere correttamente questi farmaci quando sono riuniti in singole pillole (fdc - fixed-dose combination, ovvero combinazione a dose fissa). I programmi completi hiv/aids di msf comprendono generalmente attività di educazione e informazione in modo che le persone sappiano come prevenire la diffusione del virus; distribuzione di profilattici; analisi per l’hiv e consulenza pre e post analisi; trattamento e prevenzione delle infezioni opportunistiche; prevenzione della trasmissione madre-figlio e somministrazione di trattamento antiretrovirale ai pazienti in fasi cliniche avanzate della malattia. Nel 2008 MSF ha fornito cure a oltre 227.000 persone affette da HIV/AIDS e terapia antiretrovirale a oltre 130.000 pazienti. Tripanosomiasi africana umana (malattia del sonno) Comunemente nota come malattia del sonno, questa infezione parassitaria è diffusa nell’Africa subsahariana e viene trasmessa dalle mosche tse-tse. Oltre il 90% dei casi riscontrati di malattia del sonno sono causati dal parassita Trypanosoma brucei gambiense (T.b.g). Il parassita attacca il sistema nervoso centrale causando gravi disturbi neurologici e portando alla morte se la malattia non viene adeguatamente trattata. Durante il primo stadio della malattia, i pazienti mostrano sintomi aspecifici come febbre e debolezza. Questa fase della malattia è difficile da diagnosticare ma relativamente semplice da curare. Il secondo stadio si instaura quando il parassita invade il sistema nervoso centrale. La persona infettata inizia a manifestare sintomi neurologici o psichiatrici come perdita di coordinazione, confusione o convulsioni e disturbi del sonno. Una diagnosi precisa del secondo stadio della malattia richiede il prelievo di un campione di liquido spinale e la cura è dolorosa e prevede iniezioni giornaliere. Il farmaco più comunemente utilizzato per la cura della tripanosomiasi, il melarsoprol, è stato prodotto nel 1949 e presenta molti effetti collaterali. Questo derivato dell’arsenico è estremamente tossico e in alcune aree dell’Africa risulta inefficace nel 30% dei pazienti. Inoltre uccide fino al 5% delle persone a cui viene somministrato. L’eflornitina, sebbene di difficile impiego in quanto richiede somministrazione endovenosa e un programma di cura complesso, rappresenta un’alternativa più sicura e più recente utilizzata da msf nei suoi progetti. Nel 2009, all’Elenco dei Farmaci Essenziali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità si è aggiunta una nuova terapia chiamata nect (Nifurtimox-Eflornithine Combination Therapy), a seguito della richiesta presentata dall’organizzazione Drugs for Neglected Diseases initiative (dndi) e supportata da Epicentre e msf. Alcuni studi hanno dimostrato che la terapia nect, un programma di co-somministrazione di nifurtimox orale e eflornitina per via endovenosa, costituisce una terapia migliore per il trattamento della malattia del sonno in fase avanzata in quanto è più sicura del melarsoprol e più facile da somministrare dell’eflornitina. Nel 2008 MSF ha ammesso 1.900 pazienti al trattamento per la tripanosomiasi umana africana. Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 GlossarIO DELLE MALATTIE Afri c A | Asi a an d t he Cauc asus | The A m er i c as | Eur op e a n d t h e Mi d d le East 16 LeSmaniOsi (Kala Azar) Largamente sconosciuta nel mondo sviluppato, la leishmaniosi è una malattia tropicale parassitaria causata da una delle oltre 20 varietà di Leishmania e trasmessa dalla puntura di alcuni tipi di mosche della sabbia. La forma più grave, la leishmaniosi viscerale, è nota anche come kala-azar, il termine hindi per febbre nera. Oltre il 90% dei casi è localizzato in Bangladesh, Brasile, India, Nepal e Sudan. Senza cure, questa forma di leishmaniosi è fatale quasi nel 100% dei casi. Il kala-azar attacca il sistema immunitario causando febbre, perdita di peso, anemia e ingrossamento della milza. I test diagnostici esistenti presentano notevoli problemi, in quanto sono invasivi o potenzialmente pericolosi e richiedono strutture e specialisti non sempre disponibili nelle aree con scarse risorse. Il trattamento richiede dolorose iniezioni giornaliere del farmaco per 30 giorni. Il farmaco maggiormente usato per la cura del kala-azar, lo stibogluconato di sodio (ssg), è stato sviluppato negli anni Trenta, è piuttosto costoso e in alcuni pazienti causa una reazione tossica. La coinfezione di leishmaniosi e hiv sta diventando sempre più una minaccia, perché entrambe le malattie attaccano e indeboliscono il sistema immunitario. L’infezione da una di queste malattie rende il paziente meno resistente all’altra e il trattamento diventa meno efficace. Nel 2008 MSF ha curato 4.400 persone affette da Leishmaniosi. Malaria Causata da 4 specie del parassita Plasmodium, la malaria viene trasmessa da zanzare infette. I sintomi includono febbre, dolori alle articolazioni, mal di testa, vomito ripetuto, convulsioni e coma. Se non curata, la malaria causata dal Plasmodium falciparum può portare alla morte. La malaria viene comunemente diagnosticata in base ai soli sintomi clinici come febbre e mal di testa. Circa la metà delle persone che presentano stati febbrili e sono trattate per la malaria in Africa potrebbe non essere effetti- vamente infettata dal parassita. Una diagnosi accurata potrebbe essere effettuata attraverso il conto dei parassiti al microscopio o con un rapido test con dipstick. Entrambi i metodi vengono attualmente utilizzati da msf nei suoi progetti. Per trattare la malattia vengono utilizzati farmaci antimalarici. La clorochina rappresentava un tempo la cura ideale per la malaria causata dal Plasmodium falciparum in considerazione del prezzo, dell’efficacia e dei minimi effetti collaterali; tuttavia la sua efficacia è enormemente diminuita negli ultimi decenni. La ricerca sul campo di msf ha contribuito a determinare che la terapia combinata con i derivati dell’artemisinina (act) è attualmente la più efficace contro questo tipo di malaria e i governi africani sono stati sollecitati a modificare i loro protocolli farmacologici e a utilizzare l’act. Sebbene molti governi abbiano messo questa modifica per iscritto, in molti casi il farmaco non è ancora disponibile per i pazienti. Nel 2008, MSF ha curato 1,17 milioni di pazienti affetti da malaria. MeningitE La meningite meningococcica, causata dal batterio Neisseria meningitidis, è un’infezione contagiosa e potenzialmente fatale delle meningi, le sottili membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale. Si può essere infettati senza che si manifestino sintomi, diffondendo così i batteri tramite goccioline di secrezioni respiratorie o della gola, ad esempio con la tosse o gli starnuti. L’infezione può anche causare improvvisi e intensi mal di testa, febbre, nausea, vomito, sensibilità alla luce e rigidità del collo. La morte può sopraggiungere a poche ore dal manifestarsi dei sintomi. Senza cure idonee, la meningite batterica uccide oltre la metà delle persone contagiate. I casi sospetti vengono diagnosticati attraverso l’analisi di un campione del liquido spinale e trattati con una serie di antibiotici. Anche con un trattamento antibiotico idoneo, dal 5 al 10% dei pazienti colpiti da meningite muore e fino a 1 su 5 può riportare danni all’udito o deficit dell’apprendimento.La meningite si manifesta sporadicamente nel mondo, ma la maggioranza dei casi e dei decessi si riscontra in Africa, in particolare in una striscia geografica da occidente a oriente che va dal Senegal all’Etiopia, la cosiddetta “cintura della meningite”, dove si verificano epidemie regolari. La vaccinazione è il modo riconosciuto per proteggere dalla malattia. Nel 2008, MSF ha curato oltre 7.100 persone affette da meningite e ne ha vaccinate 706.000. Tubercolosi Un terzo della popolazione mondiale è attualmente infettata dal micobatterio della tubercolosi (tb). Ogni anno, 9 milioni di persone sviluppano la tb attiva e quasi 2 milioni ne muoiono. Il 95% di queste persone vivono in paesi poveri. Questa malattia contagiosa colpisce i polmoni e si diffonde nell’aria quando le persone infette tossiscono o starnutiscono. Non tutti si ammalano, ma il 10% delle persone contagiate sviluppa la tb attiva nel corso della vita, con tosse persistente, febbre, perdita di peso, dolori al petto e difficoltà respiratorie, fino alla morte. La tb è anche un’infezione opportunistica comune e una delle principali cause di morte tra le persone affette da hiv. I farmaci utilizzati per la cura della tubercolosi risalgono agli anni Cinquanta e un ciclo di cura per la tb senza complicanze dura 6 mesi. La diffusione di trattamenti incompleti e non correttamente somministrati ha portato all’insorgenza di nuovi ceppi di batteri resistenti a uno o più farmaci comunemente usati. La tb multiresistente (mdr-tb) è una forma molto grave, che si presenta quando i pazienti sono resistenti ai due più potenti antibiotici di prima linea. La tubercolosi multiresistente non è impossibile da curare, ma il trattamento necessario causa molti effetti collaterali e richiede fino a 2 anni. Un nuovo ceppo, la tubercolosi estremamente resistente ai farmaci (xdr-tb), si manifesta quando si sviluppa anche la resistenza a farmaci di seconda linea, il che rende la cura ancora più complessa. Nel 2008, MSF ha curato oltre 29.000 pazienti affetti da tubercolosi, di cui 971 con TB multiresistente. 17 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 MSF progetti nel mondo Africa © Anke Raber M SF P R OGETTI NEL MONDO | A fr i c A 18 INDICE Burkina Faso 18 19 20 21 22 23 | | | | | | MOTIVO DI INTERVENTO • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/ Esclusione dall’assistenza sanitaria OPERATORI UMANITARI 471 25 26 27 28 28 30 31 32 32 34 35 36 37 38 39 40 43 44 45 46 | | | | | | | | | | | | | | | | | | | | Burkina Faso Burundi CamerUn REPUBBLICA CENTRAFRICANA CIad REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO Etiopia Guinea-conakry Guinea-Bissau Kenya Lesotho Liberia Malawi Mali MArocco MozambiCO Niger Nigeria Sierra Leone Somalia SUDAfrica Sudan Swaziland Uganda Zambia Zimbabwe Decentralizzazione delle cure anti-HIV/AID MSF sta provvedendo a decentrare i servizi sanitari dedicati ai pazienti affetti da HIV/AIDS in 2 quartieri di Ouagadougou e incrementando il numero di centri terapeutici. Francois Giddey, responsabile di missione MSF, spiega: ‘La strategia di delega dei compiti, che prevede lo svolgimento di compiti clinici da parte di professionisti sanitari non medici in caso di scarsità di questi ultimi, ha reso possibile la decentralizzazione dei servizi in alcune strutture mediche di base. Il processo di decentralizzazione, abbinato a una strategia di delega nell’ambito delle strutture di assistenza medica secondaria, consente di suddividere il carico lavorativo fra un gruppo più nutrito di operatori sanitari, contribuendo a superare il problema rappresentato dalla carenza di medici. La decentralizzazione dei servizi aiuta un numero più elevato di pazienti ad accedere più facilmente alle cure necessarie’. Nel mese di settembre 2008, msf aveva in cura 4.275 pazienti: di questi 3.410, fra cui 126 bambini, avevano iniziato la terapia antiretrovirale. I nuovi casi registrati sono circa 100 al mese. Assistenza alle ragazze di strada e ai loro figli msf fornisce, sin dal 2005, assistenza sanitaria alle ragazze che vivono sulle strade di Ouagadougou e ai loro bambini. Le ragazze di strada risultano particolarmente vulnerabili in quanto molte sono separate dalle famiglie: si tratta di minorenni con scarsissima istruzione e con nessuno che le protegga. Per sopravvivere, molte ragazze si danno alla prostituzione: corrono rischi fisici e psicologici e vengono spesso sfruttate sessualmente, oltre a venire discriminate e stigmatizzate. Così emarginate, le ragazze non riescono ad accedere al servizio sanitario pubblico ma, anche se così non fosse, le cure mediche ‘standard’ non sarebbero sufficienti per le loro specifiche esigenze. msf ha preso in cura le pazienti affette da infezioni veneree ed erogato servizi sanitari a carattere riproduttivo, ostetrico e prenatale. msf ha inoltre soccorso le vittime di violenze sessuali e offerto assistenza psicologica. Durante il 2008, msf ha sottoposto le ragazze di strada a oltre 2.500 visite, di cui 500 a carattere psicologico, e curato circa 160 bambini. In dicembre, msf ha affidato il programma a una ong locale, Keoogo, che si dedica da parecchi anni ad assistere i bambini di strada in Burkina Faso. Keoogo garantirà l’adeguato proseguimento del programma che, col tempo, verrà ampliato al fine di includere nuovi servizi. Lotta alla malnutrizione acuta e alla malaria nel nord del paese © Elisabeth Griot msf cura i bambini malnutriti in due distretti – Yako e Titao – della regione settentrionale del Burkina Faso, dove la malnutrizione è endemica. I bambini al di sotto dei 5 anni si vedono privare di sostanze nutritive fondamentali durante l’annuale periodo di crisi, quando si esauriscono le riserve alimentari ammassate durante l’anno precedente. msf ha fornito cibi di pronto utilizzo che le famiglie possono somministrare a casa ai bambini malnutriti, limitando così la necessità del ricovero ospedaliero ai casi più complicati. A settembre, al culmine dell’emergenza, msf ha accolto in media presso le proprie cliniche 600 bambini malnutriti al mese. “Ci stiamo concentrando sui bambini di età inferiore ai 5 anni, in quanto sono i più vulnerabili alla malnutrizione” ha spiegato Jean-Luc Anglade, responsabile del programma comunitario msf per il Burkina Faso. “La malnutrizione infantile è una delle cause alla radice della morte di un elevato numero di bambini, ma nonostante ciò viene trascurata. I bambini piccoli necessitano di una dieta caratterizzata da adeguate quantità di macro e micro-nutrienti.” Dal lancio del programma 2007, sono stati presi in cura oltre 23.440 bambini, di cui l’88% è stato ricoverato. Molti bambini in Burkina Faso soffrono inoltre di malaria: fra il 65 e il 70% dei bambini trattati nell’ambito dei programmi antimalnutrizione di msf cadono vittima della patologia al culmine della stagione malarica, durante gli ultimi mesi dell’anno. msf ha somministrato farmaci anti-malaria a oltre 10.700 bambini, compresi quelli non affetti da malnutrizione. MSF lavora in Burkina Faso dal 1995. 19 posta a cure mediche d’emergenza e, come ultima risorsa, a un parto cesareo, la madre deve poter raggiungere una sala operatoria e usufruire di una trasfusione di sangue. L’assistenza medica offerta da msf è essenziale, in quanto le emergenze ostetriche mettono a repentaglio la vita di madre e bambino e possono comportare serie conseguenze, come la sterilità o il formarsi di fistole fra vagina e vescica’. Mediante il suo servizio di ambulanze mobili, msf provvede 24 ore al giorno a indirizzare i casi di emergenza provenienti da una dozzina di strutture sanitarie presso il proprio centro di Kabezi, dotato di 35 posti letto. msf intende utilizzare questo progetto al fine di attirare l’attenzione sull’entità della mortalità materno-infantile in Burundi e sottolineare l’importanza di cure mediche accessibili e gratuite in questo settore. Nel 2006, un decreto presidenziale ha accordato il diritto di ricevere cure mediche gratuite alle donne incinte e ai bambini al di sotto dei 5 anni: tuttavia, a causa dello stato della rete stradale e della mancanza di operatori specializzati, per la popolazione della Bujumbura Rurale l’accesso gratuito resta del tutto ipotetico. © Benedicte Kurzen Mediante il suo servizio di ambulanze mobili, MSF provvede 24 ore al giorno a indirizzare i casi di emergenza provenienti da una dozzina di strutture sanitarie presso il proprio centro di Kabezi, dotato di 35 posti letto. MOTIVO DI INTERVENTO • Conflitto armato • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria OPERATORI UMANITARI 101 In aprile, a 2 anni dalla stipula di un trattato di pace che ha messo fine a oltre 10 anni di conflitto in Burundi, i ribelli delle Forze di liberazione nazionale (FNL) hanno lanciato un’offensiva contro la capitale Bujumbura, suscitando timori di una ripresa della guerra. In giugno, governo e ribelli hanno sottoscritto un cessate il fuoco. Tuttavia, i lunghi anni di guerra hanno compromesso il sistema sanitario nazionale, per cui le équipe msf vigilano costantemente al fine di scongiurare potenziali emergenze sanitarie, come epidemie o crisi nutrizionali. Rurale, che conta circa 565.000 abitanti. Ogni mese, questo centro specializzato offre assistenza medica, cesarei compresi, a circa 100 donne colpite da complicazioni durante la gravidanza o al momento del parto, che i centri sanitari non sono in grado di accogliere. Sanità materna In giugno, msf ha inaugurato un nuovo centro dedicato a interventi ostetrici di emergenza a Kabezi, nella vasta provincia di Bujumbura ‘Circa il 15-20% dei parti è soggetto a complicazioni’, spiega il Dott. Pablo Nuozzi, coordinatore di progetto msf. ‘Al fine di poter essere sotto- Assistenza alle vittime di violenze sessuali Nonostante la fine di anni di conflitto aperto, in Burundi le violenze sessuali restano un flagello. Nel 2008, il centro msf Seruka (nome che significa ‘uscire dal buio’ in Kirundi, la lingua nazionale), ha prestato assistenza medica e psicologica alle vittime di violenze sessuali nella provincia di Bujumbura Mairie. Dalla sua inaugurazione nel 2003, il centro ha accolto oltre 7.000 vittime. Il team di Seruka ha rilevato una crescente percentuale di giovani pazienti: nel 2008, il 60% delle vittime non aveva ancora compiuto 19 anni e, fra queste, la metà aveva meno di 12 anni. Le statistiche dimostrano chiaramente come una nutrita percentuale degli aggressori sia rappresentato da civili conosciuti dalle vittime. In Burundi, il centro Seruka rimane un’eccezione: nonostante gli stupri rappresentino un’emergenza medica, le vittime di violenze trovano difficile accedere a cure appropriate. Nel 2008, operatori medici locali hanno varato l’Iniziativa Seruka per le vittime di violenze sessuali, che rileverà tutte le attività dell’omonimo centro msf a partire dal 2009. MSF lavora in Burundi dal 1992. Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 Burundi M SF P R OGETTI NEL MONDO | A fr i c A 20 CamerUn MOTIVO DI INTERVENTO • Conflitto armato • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria OPERATORI UMANITARI 170 MSF continua a dedicarsi alla lotta contro l’ulcera di Buruli, una fra le patologie più trascurate al mondo, per quanto perfettamente curabile. L’ulcera di Buruli è un’infezione batterica correlata a lebbra e tubercolosi: l’infezione distrugge l’epidermide e il tessuto osseo e, in assenza di cure (ad esempio sessioni di fisioterapia), può essere causa di deformità. Il reparto Buruli dell’ospedale di Akonolinga, nella provincia centrale del paese, offre cure gratuite e complete ai pazienti colpiti dalla malattia. Dall’apertura del progetto, i pazienti trattati sono stati oltre 700: la maggior parte è © Claude Mahoudeau originaria del distretto di Akonolinga, ma non mancano persone provenienti da altre province e regioni. Nel 2008, le modalità di erogazione delle cure hanno subito notevoli modifiche: cure e terapie sono state decentralizzate e si è provveduto a introdurre un nuovo tipo di medicazione al fine di consentire ai residenti delle zone più lontane di ricevere il trattamento senza necessità di un ricovero ospedaliero. Di anno in anno, msf accumula esperienza nel trattare l’ulcera di Buruli e, di conseguenza, è in grado di offrire cure più efficaci, adatte alle necessità dei pazienti. msf si sta inoltre sforzando di richiamare l’attenzione di ricercatori e donatori sulla malattia, che colpisce non solo nazioni africane come Camerun e Costa d’Avorio, ma anche l’Australia. Il 2008 ha visto, in media, mensilmente, il ricovero in ospedale di 54 pazienti e la cura di 14 pazienti presso cliniche mobili, mentre il tasso di occupazione dei letti ha raggiunto quota 77%. Nel 2008, msf ha chiuso il progetto pretivi, dedicato alla prevenzione e cura integrata di hiv/aids che, aperto nel 2003, prevedeva l’erogazione di farmaci antiretrovirali (arv) ai pazienti affetti da queste patologie a Douala, seconda città camerunense in ordine di importanza. msf ha preso questa decisione in seguito alla creazione di un progetto nazionale per la cura di hiv/ aids finanziato dal Fondo Globale per la Lotta Contro Aids, Tubercolosi e Malaria. msf ha inoltre chiuso i progetti a Baturi, nel Camerun orientale, che offrivano assistenza umanitaria ai rifugiati provenienti dalla Repubblica Centrafricana. MSF lavora in Camerun dal 2000. 21 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 RepuBblicA CentrAfricanA © MSF In memorIA MOTIVO DI INTERVENTO • Conflitto armato operatori umanitari 1.188 Sin dalla fine del 2005, i combattimenti fra il governo e varie fazioni ribelli hanno causato la diaspora di nutriti gruppi di persone nella Repubblica Centrafricana. Molti villaggi sono stati saccheggiati o incendiati, obbligando alla fuga gli abitanti: la maggior parte dei profughi ha cercato rifugio nella boscaglia o presso famiglie residenti in città, spesso lontano dalle proprie case distrutte. Benché il 2008 abbia visto un ulteriore incremento degli aiuti internazionali, gran parte della popolazione continua a vivere esposta alle intemperie, con il costante timore di nuovi attacchi e senza poter accedere a servizi medici o acqua pulita. La gente fa fatica a trovare cibo e risulta particolarmente vulnerabile a malaria, infezioni respiratorie e patologie diarroiche. Assistenza alle vittime del conflitto msf si è dedicata a offrire assistenza medica alle popolazioni coinvolte nel conflitto mediante una rete di cliniche mobili, ospedali e centri sanitari dislocati nella regione nordoccidentale del paese, a Kabo, Batangafo, Markounda, Paoua, Bocaranaga e Boguila, nonché nelle aree nordorientali di Birao e Gordil. Sono state effettuate oltre 385.000 visite ambulatoriali e si è provveduto al ricovero di oltre 14.800 pazienti. I pazienti trattati sono affetti da patologie come malaria, tubercolosi, hiv/aids, malattia del sonno e malnutrizione. Assistenza a madri e bambini La Repubblica Centrafricana presenta inoltre un elevatissimo tasso di mortalità maternoinfantile. In risposta all’emergenza, nell’ambito dei propri progetti msf ha provveduto, nel corso del 2008, a effettuare oltre 30.000 visite prenatali e ad assistere oltre 5.000 partorienti. Si è inoltre provveduto a prestare assistenza psicologica alle comunità costrette a convivere con la minaccia di violenze e diaspore. msf ha anche collaborato con centri sanitari in aree remote gestendo corsi di formazione, fornendo scorte mediche e organizzando sistemi di smistamento per i pazienti che necessitavano di ricovero ospedaliero. Tuttavia, l’accesso ai centri sanitari periferici è stato limitato dalla precarietà sul fronte sicurezza, che spesso restringe la libertà di movimento degli operatori. MSF lavora nella Repubblica Centrafricana dal 1997. In data 10 marzo, tutti gli spostamenti dei veicoli MSF si sono bruscamente interrotti in seguito all’uccisione di Mariam Atim, madre di un paziente MSF. Mariam è stata colpita da una pallottola nella regione di Vakaga, mentre accompagnava uno dei suoi figli su un veicolo MSF ben riconoscibile. MSF ha condannato l’omicidio. Il resto dell’anno ha visto una drastica riduzione di spostamenti e ricoveri d’emergenza. ‘Abbiamo visto un numero crescente di pazienti la cui salute è stata compromessa dalla fuga nella boscaglia. Accogliamo bambini colpiti da malaria, infezioni respiratorie, diarrea e congiuntivite e adulti affetti da una serie di altre patologie’. Stéphane Hauser, coordinatore MSF, Batangafo Afri c A | Asi a an d t he Cauc asus | The A m er i cM asSF| PEur R OGETTI op e a n NEL d t MONDO h e Mi d d| le A fr East icA 22 CIad MOTIVO DI INTERVENTO • Conflitto armato • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria OPERATORI UMANITARI 1.155 In seguito ai vari conflitti armati che hanno segnato la prima metà del 2008, il Ciad ha temuto di dover affrontare un anno molto difficile. In realtà, i restanti mesi dell’anno si sono dimostrati meno turbolenti, ma il Ciad resta comunque una nazione estremamente instabile: l’insicurezza ha continuato ad affliggere la popolazione e a ostacolare le iniziative umanitarie. Violenza e diaspore Scontri fra ribelli e forze governative, disordini e banditismo fanno sì che per molte persone la violenza rappresenti un’esperienza quotidiana. Il conflitto fra ribelli e forze governative è giunto al culmine in febbraio, con l’assalto alla capitale N’djamena. Un’équipe chirurgica msf si è attivata presso l’ospedale Bon Samaritain di N’djamena, intervenendo su 126 feriti ed effettuando oltre 80 operazioni. Assistenza di emergenza è stata inoltre offerta alle vittime dei combattimenti ad Ade e Gozbeida. Secondo le stime, solo nel Ciad orientale, 185.000 persone costrette a lasciare le loro abitazioni e 250.000 rifugiati provenienti dal vicino Darfur sono tuttora ospitati presso campi profughi, senza prospettive a breve termine di fare ritorno ai propri villaggi. Assistenza ai profughi ciadiani e sudanesi Nel Ciad orientale, msf si è adoperata al fine di provvedere alle esigenze mediche di base delle persone ospitate presso i campi profughi di Iridimi e Touloum, l’ospedale di Iriba e il centro sanitario di Tine: sono state effettuate oltre 71.000 visite mediche e 140 interventi chirurgici e si è provveduto a prestare assistenza a 1.000 partorienti. Nei campi profughi di Arkoum, Farchana e Breijing hanno avuto luogo oltre 44.300 visite, interventi nutrizionali compresi. Con l’attenuarsi dell’emergenza sanitaria, msf è stata in grado di affidare a terzi i progetti di Farchana, Arkoum e Breijing nel giugno 2008, mentre il passaggio di consegne per quelli di Iridimi e Touloum in corso nel 2009. Tuttavia, ad Adre, Guereda e Abéché, nonostante i continui interventi di msf, l’assistenza offerta alla popolazione locale e ai profughi sudanesi risulta tuttora inadeguata. msf ha concentrato i propri sforzi in queste zone su servizi sanitari rivolti a donne e bambini e introdotto un programma chirurgico dedicato alla cura delle fistole ostetriche. msf ha continuato a prestare assistenza presso le strutture sanitarie di Adre, che hanno accolto quasi 2.400 pazienti. Oltre 56.000 visite ambulatoriali sono state effettuate presso i centri sanitari del distretto di Guereda, fra cui quello del Birak, regione che all’inizio dell’anno ha visto l’arrivo di circa 10.000 nuovi profughi sudanesi. Più a sud, msf ha offerto assistenza sanitaria a 80.000 profughi e residenti nei villaggi di Gozbeida, Kerfi e Ade. Le cliniche mobili di Kerfi e Ade hanno iniziato a offrire servizi di degenza all’inizio del 2008: sono state effettuate oltre 81.800 visite e sono stati trattati altri 1.700 pazienti affetti da malnutrizione. In seguito allo stabilizzarsi della situazione presso il campo profughi di Gassire, a Gozbeida, msf affiderà la clinica locale ad altri nel 2009. A Dogdoré, un remoto villaggio dislocato nel distretto maggiormente colpito dal conflitto interno, msf fornisce assistenza sanitaria a 27.000 profughi e 3.000 residenti sin dal luglio 2006. Nel 2008 sono state effettuate 25.000 visite mediche di base, 1.000 pazienti sono stati ricoverati in ospedale e 600 bambini gravemente malnutriti sono stati accolti presso il centro nutrizionale gestito da msf. Sono state inoltre effettuate 3.000 visite prenatali e si è provveduto a prestare assistenza a 350 partorienti. Tuttavia, una serie di incidenti di sicurezza ha costretto msf a ridurre le dimensioni del team operante in loco e infine, durante il mese di ottobre, a evacuare dai progetti tutti gli operatori internazionali. Assistenza nel sud-ovest Nella regione sud-occidentale del paese, msf ha continuato a operare presso l’ospedale di Goré, provvedendo alle esigenze mediche secondarie di circa 30.000 profughi provenienti dalla Repubblica Centrafricana e di 137.000 residenti del distretto di Goré. Complessivamente, msf ha effettuato 20.000 visite mediche e 1.000 interventi chirurgici e ricoverato 4.300 pazienti. In seguito all’arrivo di circa 5.000 profughi provenienti dalla Repubblica Centrafricana, msf ha provveduto, fra i mesi di maggio e ottobre, a garantire una fornitura idrica d’emergenza e a effettuare visite mediche a carattere primario e perinatale e vaccinazioni preventive contro il morbillo per i bambini di età inferiore ai 5 anni. Dopo 25 anni, nel dicembre 2008 msf ha lasciato Bongor, affidando l’ospedale cittadino al Ministero della Sanità. Solo nel 2008 sono stati trattati circa 154.000 casi di malaria, sono stati visitati 5.815 pazienti, è stata prestata assistenza a 1.440 partorienti e sono stati effettuati 850 interventi chirurgici. Nel 2008, msf si è inoltre attivata al fine di arginare epidemie scoppiate in tutto il paese. In seguito al verificarsi di epidemie di morbillo, msf ha vaccinato oltre 11.000 bambini a Goré e circa 15.000 ad Adre, mentre i residenti di Abéché sono stati vaccinati all’inizio del 2009. MSF lavora in Ciad dal 1981. © Hu O Reilly 23 MOTIVO DI INTERVENTO • Conflitto armato • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria OPERATORI UMANITARI 2.465 Per i residenti delle regioni orientali e nordorientali della Repubblica Democratica del Congo (DRC), il 2008 è stato un anno terribile. A gennaio, l’accordo di pace sottoscritto a Goma fra l’esercito congolese e varie fazioni armate ha portato un barlume di speranza agli abitanti del Kivu settentrionale e meridionale: tuttavia, i combattimenti sono proseguiti in maniera sporadica durante tutto l’anno, fino al riprendere della guerra vera e propria alla fine di agosto. L’ondata di violenza ha costretto alla fuga centinaia di migliaia di civili e la maggior parte delle organizzazioni umanitarie si è vista obbligata a sospendere le attività. Il 2008 ha visto un graduale incremento delle attività di msf nelle province del Kivu settentrionale e meridionale. A Rutshuru, una cittadina a circa 43 miglia a nord di Goma, gli operatori msf hanno continuato a prestare servizio presso l’ospedale locale durante le fasi più cruente dei combattimenti. Presso l’ospedale di Rutshuru sono stati effettuati oltre 3.700 interventi chirurgici, il 19% dei quali dovuti, a riprova del grave clima di violenza, a ferite d’arma da fuoco. A Kabizo, msf ha inaugurato un programma finalizzato al contenimento di un’epidemia di morbillo e all’erogazione di assistenza sanitaria ai profughi interni recentemente arrivati nella regione. Durante gli ultimi 4 mesi del 2008, gli operatori msf sono stati costretti a lasciare diverse volte Nyanzale per motivi di sicurezza. In aprile, un team msf ha iniziato a operare presso un ospedale del distretto di Mweso; un altro team era già all’opera presso l’ospedale di Kitchanga, a nord-est di Goma. Complessivamente, i 2 team hanno effettuato oltre 550 interventi di chirurgia maggiore, 120 dei quali finalizzati a porre rimedio a lesioni connesse alla guerra. Nella cittadina di Masisi, situata a circa 50 miglia a nord-ovest di Goma, msf ha provveduto al ricovero ospedaliero di oltre 500 pazienti al mese. Più a sud, msf ha operato presso gli ospedali di Kirotshe e Minova nel Kivu settentrionale, e di Kalonge nel Kivu meridionale. A Minova, a dicembre, mese che ha visto l’archiviazione del progetto, msf aveva effettuato 34.000 visite mediche. Alla fine dell’anno, msf aveva garantito il ricovero a oltre 4.000 pazienti presso l’ospedale di Kalonge, provvedendo fra le altre © Cedric Gerbehaye cose a interventi chirurgici, parti e terapie per la malnutrizione. In un panorama altamente instabile e in rapida evoluzione, il ricorso a cliniche mobili, la valutazione di nuove aree e la rapida rilocazione degli operatori risultano fondamentali ai fini dell’efficacia della strategia. I team msf hanno gestito cliniche mobili e collaborato con centri sanitari in villaggi e campi profughi nel circondario di Rutshuru, Nyanzale, Kabizo, Kayna, Mweso, Kitchanga, Pinga, Masisi, Kirotshe, Kalonge e Minova. msf ha anche provveduto all’installazione di latrine e all’erogazione di acqua pulita in varie località, fra cui Kitchanga, sede di campi profughi che ospitano oltre 70.000 persone. Nel 2008, oltre 6.700 vittime di violenze sessuali hanno ricevuto cure mediche e consulenza psicologica gratuita nell’ambito di vari programmi gestiti da msf nel Kivu settentrionale e meridionale. Soltanto a Nyanzale si è prestata assistenza a oltre 3.500 vittime, mentre a Kitchanga e Mweso ne sono state soccorse 1.450. Agosto ha visto accesi combattimenti, che hanno compromesso gli aiuti umanitari. Le condizioni igieniche si sono deteriorate e i profughi hanno avuto maggiori difficoltà ad accedere ad acqua pulita, con conseguente incremento dei casi di colera. In risposta all’emergenza, msf ha trattato oltre 2.280 pazienti a Rutshuru e Buturande. L’inefficiente sistema sanitario nel Kivu meridionale è stato ulteriormente messo alla prova da nutriti gruppi di profughi congolesi di ritorno dai campi in Tanzania e Burundi. msf ha con- tinuato a collaborare con l’ospedale e con un centro terapeutico anti-colera a Baraka, nella regione di Fizi. A Minova, msf ha fatto fronte a un’epidemia di colera trattando oltre 800 pazienti. Nel Kivu settentrionale, gli operatori msf hanno inoltre curato bambini malnutriti presso varie strutture sanitarie supportate dall’organizzazione, e vaccinato contro il morbillo oltre 215.000 piccoli. Sebbene il 2005 avesse segnato la fine di anni di conflitto nel distretto di Ituri, nella regione nord-orientale della Repubblica Democratica, la ripresa delle ostilità fra miliziani ed esercito congolese ha costretto alla fuga fino a 100.000 civili. Gli operatori msf hanno prestato servizio presso l’ospedale di Gety e inaugurato cliniche mobili a Songolo e Soke al fine di erogare servizi di assistenza medica a circa 50.000 profughi e provvedere al ricovero di pazienti presso l’ospedale di Bunia. A Bunia, l’ospedale Bon Marché ha accolto 11.500 pazienti e 26.000 bambini al di sotto dei 5 anni. In un panorama altamente instabile e in rapida evoluzione, il ricorso a cliniche mobili, la valutazione di nuove aree e la rapida rilocazione degli operatori risultano fondamentali ai fini dell’efficacia della strategia. Nel dicembre 2008, Uganda, Repubblica Democratica del Congo e Sudan hanno lanciato un’offensiva comune contro i ribelli ugandesi del Lord’s Resistance Army (lra). A settembre, Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL Congo M SF P R OGETTI NEL MONDO | A fr i c A 24 in risposta alle operazioni militari contro di loro, i miliziani dell’lra hanno iniziato a commettere atti di estrema violenza contro la popolazione civile del distretto di Haut-Uélé: centinaia di uomini, donne e bambini sono stati uccisi e molti giovani sono stati arruolati a forza nell’lra. Alla fine dell’anno, oltre 100.000 persone erano state costrette a lasciare le loro abitazioni, rimanendo così in larga misura in balia di potenziali assalitori. Gli operatori msf hanno gestito cliniche mobili presso varie località intorno alla città di Dungu e a Doruma, Bangadi e Faradje. Tuttavia, le attività di msf sono state ostacolate dal clima di estrema insicurezza della regione: gli operatori hanno potuto accedere alle aree più remote soltanto per via area, limitando il proprio soggiorno in loco. Nonostante l’insicurezza e i problemi logistici, nel distretto di Haut-Uélé msf ha sottoposto 21.600 persone a screening volti ad accertare la presenza della malattia del sonno e trattato oltre 680 pazienti affetti dalla patologia. A Opienge, nel distretto di Tshopo, un team msf ha eseguito circa 5.500 visite di civili coinvolti negli scontri fra esercito nazionale e miliziani locali. Nelle aree più stabili del paese, le necessità sanitarie restano pressanti e i team msf sono costantemente intervenuti al fine di contenere emergenze sanitarie. Nel dicembre 2008, la regione centrale del paese è stata nuovamente colpita da un’epidemia della letale febbre emorragica Ebola: gli operatori msf sono intervenuti isolando e assistendo le persone potenzialmente colpite dal virus e sono riusciti a contenere l’epidemia. Durante i primi mesi dell’anno, i team msf hanno fatto fronte a epidemie di colera nelle città sudorientali di Lubumbashi, Likasi e Kolwesi. Più a nord, nella regione del Tanganyika, diversi team msf hanno provveduto, nell’estate del 2008, a vaccinare contro il morbillo mezzo milione di bambini di età compresa fra 6 mesi e 15 anni. Benché il conflitto nel Katanga sia terminato nel 2006, la situazione medica rimane precaria. msf opera presso 3 ospedali a Shamwana, Dubie e Pweto, nonché presso 13 presidi sanitari. In giugno, msf ha affidato a terzi l’ospedale di Kilwa. Fra le priorità presso queste strutture si annoverano sanità materna (interventi ostetrici d’emergenza compresi) e assistenza psicologica e psichiatrica a Shamwana e Dubie. msf ha continuato a trattare pazienti affetti da hiv/aids a Kinshasa, la capitale, nonché a Bukavu e Bunia, nella regione orientale del paese. Nel dicembre 2008, msf ha affidato il progetto di Bukavu a un’organizzazione partner e alle autorità sanitarie locali. Due cliniche msf nella città settentrionale di Kisangani hanno trattato in media ogni mese 5.000 pazienti affetti da infezioni veneree, mentre oltre 120 pazienti al mese sono stati ricoverati presso l’ospedale msf di Lubutu, nella provincia di Maniema. MSF lavora nella Repubblica Democratica del Congo dal 1987. Condizione critica Il 2008 ha visto il lancio di un sito dedicato a raccontare le storie delle persone costrette a convivere con il conflitto che affligge il Congo orientale. MSF provvede regolarmente ad aggiornare ConditionCritical.org con racconti di persone che hanno sperimentato in prima persona la situazione e foto e video delle vittime della crisi. Migliaia di persone sono in fuga dalla guerra che infuria nelle province del Kivu settentrionale e meridionale e nel nord della Provincia Orientale: MSF ha avvertito la necessità di pubblicizzarne la lotta per la sopravvivenza, consentendo loro di descrivere con parole proprie la terribile situazione in cui si trovano. Sfide affrontate da MSF nel Congo orientale La decisione di intervenire nel Congo orientale richiede una profonda comprensione di una situazione complessa e volatile. Il conflitto ha le sue radici nell’accesso alla terra, nella lotta per il potere e nel senso di proprietà e possesso del territorio da parte di alcuni gruppi che percepiscono gli altri come stranieri. Questi problemi sono esacerbati dalla recessione economica e dalla precarietà sociale nonché dalla disintegrazione dell’autorità statale. Queste realtà e percezioni, rispecchiate nell’opinione pubblica locale, attendevano solo di essere strumentalizzate da leader politici o gruppi armati per trasformare la regione orientale del paese in una polveriera. Le due guerre congolesi (1996-1997 e 1998-2002) seguite al genocidio ruandese, sono state innescate da vari eserciti (in particolare quello ruandese, ugandese e burundese) a fini politici ed economici: tuttavia, questa coalizione non avrebbe trovato alleati congolesi se non avesse saputo polarizzare determinati gruppi sfruttando divisioni locali. Analogamente, le autorità di Kinshasa, coadiuvate da politici locali, hanno utilizzato i medesimi antagonismi al fine di strumentalizzare altri gruppi promotori dei movimenti di resistenza armati: non è dunque sorprendente che gli accordi di pace del 2002 non abbiano sortito l’effetto desiderato. È in questo contesto che MSF opera al fine di soccorrere le persone più bisognose. È fondamentale non dare per scontato che la situazione nella regione di Nyanzale sia simile a quella di Lubero, Bunia o Baraka. I problemi sono complessi e diversificati: le fazioni armate alleate in una regione potrebbero dichiararsi guerra in un’altra, i gruppi ribelli potrebbero collaborare con l’esercito nazionale in alcune località e combatterlo in altre. MSF deve comprendere questi parametri al fine di poter identificare fonti di informazioni affidabili nonché i leader di forze armate o milizie in grado di influenzare le proprie truppe. Tuttavia, l’esercito congolese è in fase declinante: i disertori sono numerosi e sono andati a ingrossare i ranghi di gruppi di banditi di tutte le risme. Le estorsioni da parte di membri dell’esercito, miliziani armati delle fazioni ribelli e cani sciolti sono un fenomeno quotidiano; attacchi per strada, stupri ricorrenti, saccheggi e assassini rimangono quasi sempre impuniti, in quanto lo stato manca praticamente di qualsiasi autorità. Il sistema giudiziario e l’esercito sono totalmente inefficienti, e la risultante impunità non fa che esacerbare il clima di insicurezza. Nel Congo orientale, il ricorso alle armi al fine di soddisfare esigenze personali, gestire regolamenti di conti spesso originati da rivalità locali e sfuggire alle intollerabili condizioni di vita è diventato, per una piccola parte della popolazione, un vero e proprio stile di vita. Gli altri, vale a dire la stragrande maggioranza della popolazione, finiscono per fuggire, pernottare nella boscaglia, soffrire la fame e il freddo, riportare ferite d’arma da fuoco e troppo spesso morire senza aver potuto far sentire la propria voce. Romain Gitenet, responsabile di missione, Repubblica Democratica del Congo 25 MOTIVO DI INTERVENTO • Conflitto armato • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria OPERATORI UMANITARI 1,152 tuttavia, a partire da settembre, i team si sono trovati impossibilitati a utilizzare cliniche mobili nel circondario di Wardher a causa del clima di insicurezza nella regione. A Cherrati e Degahbur, sempre nella Regione somala, sono proseguiti i progetti in corso: a Cherrati, msf ha erogato servizi sanitari di base e terapie antitubercolosi (tb). Nel corso dell’anno, sono state effettuate oltre 18.500 visite ambulatoriali e quasi 700 persone hanno iniziato la terapia anti-tb. A dicembre, il progetto di Cherrati è stato affidato alle autorità sanitarie locali. A Degahbur, le équipe mediche operano presso un ospedale erogando servizi ospedalieri, ambulatoriali e di assistenza nutrizionale. Nel 2008, sono state effettuate oltre 7.300 visite ambulatoriali e oltre 6.000 persone sono state sottoposte a terapia nutrizionale. In luglio, msf è stata costretta ad archiviare il progetto di Fiiq, nella regione di Ogaden, a causa di ostacoli amministrativi e del clima di insicurezza regnante: gli operatori hanno quindi dovuto rinunciare a fornire assistenza medica in città e nel circondario. Nonostante vari accordi sottoscritti con le autorità federali, il personale msf internazionale non ha ricevuto i permessi lavorativi necessari e ha dovuto limitare la propria attività a brevi periodi. © Robin Utrecht Nel 2008, l’Etiopia è stata colpita da una crisi nutrizionale che ha devastato varie zone nella regione meridionale del paese. Un insieme di diversi fattori, fra cui periodi di siccità e un sostanziale incremento del prezzo delle derrate alimentari, ha lasciato centinaia di migliaia di persone senza cibo, costringendole a lottare per sopravvivere: i team MSF, attivi nel paese sin dal 1984, hanno provveduto a varare un immediato intervento d’emergenza. Verso la metà di maggio, msf ha dato il via ad attività di soccorso nelle regioni etiopi di Oromiya e snnpr (Southern Nation Nationalities and People’s Region o Nazioni, Nazionalità e Popoli del Sud). Inizialmente, gli operatori sono stati costretti a limitare l’intervento ai pazienti affetti da malnutrizione grave e a concentrarsi sui bambini, in quanto soggetti particolarmente a rischio. A metà luglio, è stata varata una serie di programmi dedicati ai bambini affetti da malnutrizione moderata e alle loro famiglie. A settembre, gli operatori impegnati nei programmi nutrizionali msf sono stati oltre 700. Al termine dell’intervento d’emergenza, i pazienti trattati, affetti da malnutrizione grave e moderata, ammontavano rispettivamente a 34.800 e oltre 37.600. Mediante un programma nutrizionale mirato, si è inoltre provveduto a procurare cibo adatto a 14.000 bambini a rischio di malnutrizione. I mesi di febbraio e marzo hanno anche visto l’avvio di una campagna di vaccinazione contro il morbillo nella regione di Oromiya: i bambini vaccinati sono stati circa 93.000. Benché il sud sia stato colpito con particolare violenza, la crisi nutrizionale non ha risparmiato altre zone del paese. Agosto ha visto il varo di un intervento nutrizionale nella regione di Afar, nell’Etiopia nord-orientale. In settembre, i team msf hanno segnalato il deteriorarsi della situazione umanitaria intorno a Wardher, nell’area della regione somala dilaniata dal conflitto: migliaia di persone costrette a fuggire dalle proprie abitazioni si sono radunate alla periferia della città in cerca di cibo e acqua. Con una clinica nella località di Wardher, msf ha potuto offrire assistenza medica a profughi e residenti; Nel nord, msf ha continuato a offrire cure e terapie a pazienti affetti da kala-azar, o leishmaniosi viscerale, a Humera, nella regione di Tigray, e Abdurafi, nella regione di Amhara, e fatto pressione al fine di ottenere un miglioramento della capacità di risposta a questa patologia trascurata . Il kala-azar, trasmesso dalla mosca della sabbia, è quasi sempre fatale in mancanza di cure, ma con un trattamento adeguato è possibile assicurare la guarigione di oltre il 90% dei casi primari. Nella clinica sanitaria di Abdurafi, msf offre inoltre cure e terapie ai pazienti affetti da hiv/aids, compresi quelli coinfettati da kala-azar e tb. Le équipe mediche hanno anche fornito assistenza nutrizionale. Nel 2008, sono stati somministrati cibi terapeutici a circa 500 pazienti e oltre 360 bambini di età inferiore ai 5 anni sono stati trattati per malnutrizione. Nel reparto medico di emergenza della clinica, msf ha curato nel corso dell’anno oltre 670 persone, fra cui pazienti affetti da gravi casi di malaria e meningite. MSF lavora in Etiopia dal 1984. Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 ETIOPIA M SF P R OGETTI NEL MONDO | A fr i c A 26 GuineaConakry MOTIVO DI INTERVENTO • Malattie endemiche/epidemiche OPERATORI UMANITARI 229 MSF ha continuato a gestire programmi anti-HIV/AIDS nella città orientale di Guéckédou, nella Guinée Forestière, e nella capitale. Al fine di consentire ai pazienti di essere curati più vicino alle loro abitazioni, msf ha iniziato a decentrare le terapie anti-hiv/aids presso strutture sanitarie più piccole, a Conakry e nella Guinée Forestière: si è dunque provveduto all’erogazione di cure mediche, test su base volontaria e consulenze psicologiche, alla formazione e supervisione di operatori sanitari e al rinnovo dei reparti medici. Alla fine del 2008, le persone sottoposte a terapia antiretrovirale (arv) erano oltre 3.500, fra cui numerosi pazienti affetti anche da tubercolosi. A livello nazionale, msf resta il principale erogatore di cure mediche ai pazienti sieropositivi. Sembra improbabile che msf riuscirà ad affidare a enti locali i programmi terapeutici anti-hiv/aids, così com’è avvenuto in altri paesi, a causa della mancanza di risorse e di personale qualificato presso il Ministero della Sanità. Pressioni per una migliore strategia anti-malaria A Dabola, msf ha affidato il suo programma terapeutico anti-malaria alle autorità locali. Dopo aver fatto pressione presso le autorità sanitarie locali affinché adottassero la terapia di combinazione con i derivati dell’artemisinina (act), più efficiente nella lotta contro la malaria, nel 2008 msf ha perorato l’utilizzo dell’asaq, un farmaco a dose combinata fissa di facile utilizzo, efficiente e dal costo moderato, sviluppato dall’iniziativa Drugs for Neglected Diseases. Si è anche provveduto, in collaborazione con attori locali, a girare un film destinato a promuovere l’utilizzo del nuovo farmaco e disponibile in 3 lingue, francese, malinké e peulh. Le autorità sanitarie di Dabola, che hanno introdotto l’utilizzo dell’asaq presso le proprie strutture sanitarie, hanno preso in consegna il programma msf nel mese di novembre 2008. Condizioni carcerarie inaccettabili Nel settembre 2008, msf ha varato un’iniziativa d’emergenza presso il carcere civile di Guéckédou. Al suo arrivo, msf ha diagnosticato che 1 su 3 prigionieri maschi adulti soffriva di malnutrizione e, fra questi, 1 su 5 era affetto da una forma grave di malnutrizione acuta. Le condizioni estremamente antigieniche del carcere hanno inoltre provocato casi di disidratazione e gravi infezioni cutanee e respiratorie. Nelle celle sovraffollate, minorenni condividevano i locali con prigionieri adulti e prigionieri sani con altri affetti da tubercolosi; l’assistenza medica era sporadica. msf ha fronteggiato la situazione provvedendo, per circa 3 mesi, alla distribuzione di cibi terapeutici d’emergenza. I team hanno inoltre effettuato visite mediche, donato farmaci e fornito materiali per la realizzazione di strutture idrauliche e sanitarie e generi di igiene personale, nonché provveduto a diagnosi e vaccinazioni in altri 3 carceri guineani (a Mamou, Boké e 27 MOTIVO DI INTERVENTO • Malattie endemiche/epidemiche OPERATORI UMANITARI 7 MSF ha lanciato un’iniziativa di emergenza al fine di contenere un’epidemia di colera in Guinea-Bissau. Maggio ha visto un primo diffondersi della patologia batterica, altamente infettiva, e a luglio il governo ha dichiarato lo stato di emergenza e richiesto l’assistenza internazionale. © Julie Rémy Gaoual). msf ha redatto un rapporto e denunciato pubblicamente la situazione all’inizio del 2009. Durante i mesi di agosto e settembre, msf ha inoltre provveduto, considerato il netto incremento dei prezzi dei generi alimentari e l’inefficienza delle strutture sanitarie locali, a effettuare una serie di verifiche nutrizionali a Conakry. Lotta contro il colera In Guinea, il colera continua a rappresentare una minaccia: dopo aver gravemente colpito Conakry nel 2007, nel 2008 l’epidemia è rimasta più o meno contenuta nell’ambito della regione costiera della Guinée Maritime, a nord della città. msf ha donato farmaci e scorte mediche a Boké e organizzato iniziative formative per circa cento operatori provenienti da varie strutture sanitarie della capitale. MSF lavora in Guinea dal 1984. © Clara Tarrero Si è inoltre provveduto, mediante team mobili, a migliorare le risorse idrauliche e sanitarie e a visitare i pazienti a domicilio Il colera è in grado di diffondersi rapidamente mediante acqua contaminata ed è endemico in Guinea Bissau, un paese privo di fognature e in cui l’accesso ad acqua potabile pulita è decisamente limitato. ci, incrementato le risorse locali e introdotto strategie terapeutiche e di diagnosi precoce più efficaci. Si è inoltre provveduto, mediante team mobili, a migliorare le risorse idrauliche e sanitarie e a visitare i pazienti a domicilio. Quando msf è intervenuta, nell’agosto 2008, i casi segnalati a livello nazionale erano già 4.000 e i morti 93. Bissau, la capitale, era l’area più colpita, teatro di quasi il 70% di tutti i casi registrati. Oltre 170 operatori msf hanno collaborato con il Ministero della Sanità al fine di contenere l’epidemia: team di coordinatori, infermieri, addetti alla logistica ed epidemiologi hanno preso le redini dei centri terapeuti- msf ha trattato oltre 8.000 pazienti e le sue strategie igieniche e preventive hanno contribuito a contenere l’epidemia. Alla fine di novembre, msf ha affidato i progetti alle autorità sanitarie locali e ai rappresentanti di altre organizzazioni umanitarie. MSF lavora in Guinea-Bissau dall’agosto al novembre 2008. Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 GUINEA-bissau M SF P R O g et t i n el m on d o | A fr i c A 28 KENYA motivo di intervento • Conflitto armato • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria operatori umanitari 659 All’inizio del 2008, le dispute causate dalle elezioni presidenziali in Kenya hanno causato 2 mesi di violenza, con oltre 1.000 vittime e, secondo la Croce Rossa keniota, oltre 300.000 profughi. Lo staff medico MSF, che provvede abitualmente a prestare assistenza alle migliaia di persone affette da HIV/AIDS e tubercolosi (TB) nella capitale, Nairobi, e nel Kenya occidentale, era pronto a intervenire. Alle vittime delle violenze sono state prestate cure mediche d’emergenza; si è inoltre provveduto ad istituire cliniche mobili per i kenioti in fuga e, in alcuni campi profughi, a dare inizio ad attività dedicate alle persone costrette a fuggire dalle proprie case. MSF ha rinfoltito i team operanti in loco introducendo ulteriori chirurghi, medici d’emergenza, infermieri e specialisti logistici. © Juan Carlos Tomasi Le violente proteste e gli scontri che si sono scatenati in tutto il Kenya durante la crisi hanno provocato centinaia di feriti: a Nairobi, i team hanno adattato progetti anti-hiv/aids di lunga data al fine di offrire alle vittime servizi di pronto soccorso. Poiché molte persone non erano in grado di muoversi, msf ha inviato ambulanze nelle bidonville e risposto a chiamate per assistere i feriti. Per queli più gravi è stato inoltre messo a punto un sistema di ricovero presso ospedali sia pubblici che privati. All’inizio di gennaio, un’équipe chirurgica msf ha operato presso gli ospedali di Eldoret e Nakuru contribuendo a trattare le vittime della violenza, spesso ustionate o aggredite a colpi di machete. Più tardi nel medesimo mese, i team msf hanno assistito il personale del Ministero della Sanità keniota in seguito ai violenti scontri scatenatisi a Nakuru e Naivasha, due popolari località turistiche nei pressi di Nairobi. LESOTHO © Eva-Lotta Jansson Motivo di intervento • Malattie endemiche/epidemiche Operatori Umanitari 9 Nel ‘Regno montano’ del Lesotho, un'enclave del Sudafrica, la speranza di vita è pari ad appena 35 anni. L’infezione da HIV/AIDS si annovera fra le principali cause di morte e oltre il 23% della popolazione adulta è colpito dalla malattia. La maggior parte dei decessi dovuti a HIV/AIDS sono causati da coinfezione da tubercolosi (TB). Il paese, che conta appena 5 medici e 62 infermieri per 100.000 abitanti, necessita urgentemente di altri operatori sanitari. A Nakuru, il personale msf ha contribuito a soccorrere oltre 150 feriti in 2 giorni. La violenza ha costretto migliaia di persone ad abbandonare le proprie abitazioni: particolarmente colpita è stata la Rift Valley. Molti hanno cercato rifugio in strutture di grandi dimensioni, come stadi e padiglioni espositivi. In varie località che ospitavano migliaia di dispersi, fra cui Eldoret, Nakuru e Kitale, i team msf hanno fornito assistenza medica e articoli di prima Nel gennaio 2006, msf e il Ministero della Sanità e dell’Assistenza sociale hanno varato un programma comune finalizzato all’offerta di cure e terapie anti-hiv/aids, terapia antiretrovirale (arv) compresa, presso le strutture sanitarie di base nelle aree rurali del Lesotho. Il programma è stato varato nel distretto sanitario di Scott, che comprende un ospedale distrettuale e 14 cliniche sanitarie di base in aree remote a carattere rurale e serve circa 200.000 persone. Oltre ad assistenza primaria a carattere generale, le cliniche offrono una gamma completa di servizi destinati ai malati affetti da hiv/aids, fra cui arv, servizi di test e consulenza anti-hiv, prevenzione della trasmissione del virus dalle madri ai nascituri, diagnosi precoce nei neonati e gestione delle infezioni e coinfezioni opportunistiche, come la tubercolosi. Sono stati inoltre ideati servizi integrati per i pazienti coinfettati da tb e hiv. Fra le altre misure adottate al fine di garantire l’integrazione delle terapie anti-tb e hiv/aids, tutti i pazienti affetti da hiv/aids vengono automaticamente sottoposti a test anti-tb e a quelli tubercolotici vengono abitualmente offerti test anti-hiv. msf collabora inoltre con le autorità sanitarie locali al fine di rafforzare il servizio sanitario primario apportando miglioramenti a servizi di laborato- 29 rio, fornitura di farmaci, infrastrutture e attività di monitoraggio e supervisione dei programmi. A dicembre 2008, i test anti-hiv effettuati dal varo del progetto nel 2006 risultavano 39.500, mentre i pazienti introdotti alla terapia arv erano 4.300. I risultati clinici per i primi 2 anni sono piuttosto incoraggianti: l’86% degli adulti e il 93% dei bambini sono ancora in cura dopo 12 mesi di arv. In più, la trasmissione materno-fetale del virus hiv è stata ridotta a meno del 5% dei casi per le donne incinte che hanno ricevuto cure preventive. In aumento è anche la percentuale di guarigioni fra i malati di tubercolosi, che nel 2008 ha toccato quota 78%. Cure decentrate A causa dell’elevato livello di affollamento delle cliniche ospedaliere dove viene erogata la terapia arv, della scarsità di personale e delle difficoltà incontrate da molti pazienti nell’accedere alle cure sanitarie o nell’affrontare le relative spese, msf ha inteso sin dall’inizio decentrare tutte le cure e le terapie a livello dei centri sanitari. L’intento era quello di avvicinare il più possibile cure e terapie ai pazienti bisognosi e di garantire l’erogazione gratuita dei servizi anti-hiv/aids. Gli infermieri sono stati addestrati ad assumersi elevati livelli di responsabilità clinica per quanto grado di affidare le proprie attività al Ministero della Sanità. I rifugiati di Monte Elgon Assistenza specialistica Con lo stabilizzarsi della situazione politica verso la fine di febbraio, msf ha gradualmente archiviato le iniziative d’emergenza. Le attività sono tuttavia proseguite nella regione del Monte Elgon, nel Kenya occidentale, dove decine di migliaia di persone erano state costrette all’esodo dalle violenze iniziate nell’agosto 2006. Coinvolti nella lotta fra varie fazioni, fra cui una milizia nota come Forze di difesa della terra Sabaot, le autorità keniote e vari gruppi criminali o di vigilanti, i residenti della zona stentavano a sopravvivere. msf ha iniziato a prestare assistenza nella regione nell’aprile 2007, concentrandosi su cure primarie e psicologiche, ricoveri ospedalieri e distribuzione di articoli a carattere non alimentare, come le coperte. Da molti anni i team msf forniscono assistenza specializzata ai pazienti affetti da patologie croniche e trascurate, a Nairobi e nelle province keniote occidentali, di Nyanza e della Rift Valley. Nel 2008, sono state effettuate 23.092 visite ambulatoriali, di cui 1.594 a carattere prenatale. msf ha assistito 110 vittime di violenze sessuali e 349 pazienti affetti da ferite da trauma violento. Per la fine dell’anno, in seguito al miglioramento delle condizioni di sicurezza, msf è stata in Alla fine del 2008, oltre 18.600 persone affette da hiv/aids erano state assistite nell’ambito di progetti msf, mentre 14.000 erano sottoposte a terapia antiretrovirale, un autentico salvavita. Nell’ambito di progetti gestiti a Mathare e Kibera, fra i quartieri più poveri della capitale, nonché nelle regioni rurali di Busia e Homa Bay, il personale msf ha sottoposto 17.250 persone a test hiv/aids. Nella regione di Pokot, nel Kenya nordoccidentale, le équipe mediche hanno sottoposto oltre 1.700 persone a test volti a evidenziare la presenza della letale patologia nota come kala-azar (leishmaniosi viscerale) e curato circa 640 pazienti. MSF lavora in Kenya dal 1987. riguarda le cure anti-hiv/aids, provvedendo fra l’altro a introdurre adulti e bambini ai farmaci arv e a gestire la terapia. Si è inoltre provveduto a reclutare e formare consulenti non specializzati (nella maggior parte dei casi altri pazienti affetti da hiv/aids) al fine di incrementare la capacità delle cliniche e fornire un contributo essenziale all’erogazione dei servizi rivolti ai malati di hiv/ aids e tb, soprattutto per quanto riguarda il rispetto della terapia. Nel mese di dicembre 2008, i consulenti non specializzati erano 45, operanti presso 15 strutture diverse. Joseph Ramokoatsi, un consulente impiegato presso una delle cliniche montane, sa bene cosa significhi convivere con l’infezione da hiv e impegnarsi a seguire la terapia arv per il resto della vita. ‘Il lavoro qui è la mia passione’, afferma: ‘Quando dico ai pazienti di prendere i farmaci antiretrovirali se vogliono sentirsi meglio, si fidano di me perché sono un esempio vivente di ciò che affermo. Raccomando loro di impegnarsi al massimo a seguire la terapia antiretrovirale e di non smettere nonostante gli effetti collaterali’. ai malati di hiv/aids nell’area servita dallo Scott Hospital, fra cui farmaci e altre risorse, indagini di laboratorio, attrezzature e tariffe ospedaliere. Nel gennaio 2008, il Ministero della Sanità ha abolito tutte le tariffe per i servizi sanitari di base e ridotto quelle richieste per altri servizi a livello distrettuale. Tuttavia, i costi rimanenti, compresi quelli connessi ai ricoveri ospedalieri per i sieropositivi non sottoposti a terapia arv e alle radiografie toraciche, rappresentano tuttora ostacoli per i pazienti desiderosi di accedere alle cure necessarie, diagnosi della tubercolosi compresa. L’obiettivo del programma gestito da msf presso lo Scott Hospital consisteva nello sviluppare un modello replicabile e sostenibile nel lungo termine, provvedendo nel contempo a conseguire gli ambiziosi target originariamente definiti per la registrazione arv. In seguito alla conclusione della sua prima fase triennale, il programma è ora entrato in quella del passaggio delle consegne, che vedrà msf trasferire gradualmente, entro la fine del 2010, tutte le responsabilità al Ministero della Sanità e ad altri partner locali. msf ha fatto pressioni per l’abolizione delle tariffe richieste agli utenti presso le strutture sanitarie di base provvedendo, nel contempo, ad accollarsi i costi di tutti i servizi essenziali rivolti MSF è attiva in Lesotho sin dal 2006. Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 necessità. Altri kenioti si sono rifugiati presso stazioni di polizia, carceri e chiese o sono rimasti in piccoli gruppi in aree isolate. Certe regioni del paese hanno visto continui spostamenti, per cui località a un certo punto affollate risultavano deserte solo pochi giorni più tardi. Costretta a confrontarsi con questa estrema mobilità, msf ha dovuto regolarsi con la massima flessibilità: ogni settimana, le équipe mediche si sono recate in diverse località della Rift Valley al fine di prestare aiuti a persone praticamente prive di qualsiasi assistenza. M SF P R O g et t i n el m on d o | A fr i c A 30 LIBERIA motivo di intervento • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/ Esclusione dall’assistenza sanitaria operatori umanitari 875 Benché la Liberia, dopo 14 anni di brutale guerra civile, abbia fatto significativi progressi sul fronte della stabilità e della ricostruzione, molti liberiani vivono tuttora in condizioni di assoluta povertà, senza che l’insufficiente sistema sanitario sia in grado di garantire cure mediche adeguate. Donne e bambini restano particolarmente vulnerabili. Passaggio di consegne per i servizi di assistenza primaria msf ha gestito un centro sanitario a Saclepea, nella contea di Nimba, Liberia nord-orientale. Per il progetto è previsto un prossimo passaggio di consegne al Ministero della Sanità, ma nel 2008 il centro ha effettuato oltre 3.000 visite ambulatoriali, mentre oltre 100 persone hanno approfittato del servizio di screening hiv secondo modalità gratuite e anonime. Il centro è inoltre sede di una collaborazione fra msf e il ministero della Sanità, il Centre for Research and Field Epidemiology (Epicentre) e il dndi (Drugs for Neglected Diseases Initiative), impegnati in uno studio mirato a garantire la disponibilità della terapia di combinazione con i derivati dell’artemisinina ai malati di malaria di tutta l’Africa. Assistenza ai malati di febbre emorragica di Lassa © Alessandra Vilasboas Sanità materna msf ha erogato servizi sanitari gratuiti a carattere secondario nella contea di Montserrado, nel nord-ovest del paese, che ospita la capitale Monrovia nonché il 35% della popolazione nazionale. Nel sobborgo di Paynesville, msf ha operato a Benson, ospedale dedicato alla sanità materno-infantile, gestendo 3.130 parti ed effettuando oltre 770 interventi ginecologici d’emergenza. Il progetto è ora in fase di passaggio al Ministero della Sanità. msf ha inoltre prestato assistenza sanitaria gratuita presso l’ospedale pediatrico di Island Hospital, a Bushrod Island. Quest’area sovraffollata di Monrovia ospita oltre 500.000 persone: nel 2008, i ricoveri hanno superato quota 12.600. Gli operatori si sono dedicati in primo luogo alla sanità materno-infantile, ai bambini malnutriti affetti da complicazioni mediche e all’integrazione nel sistema delle terapie per patologie croniche come hiv/aids e tubercolosi. Le équipe msf hanno assistito oltre 3.900 partorienti. msf ha anche contribuito a fornire assistenza medica primaria presso 2 centri gestiti dal Ministero della Sanità, a Clara Town e a New Kru Town. Le équipe hanno inoltre contribuito a una gamma di servizi dedicati a madri e bambini, come assistenza prenatale e postnatale, vaccinazioni e iniziative di prevenzione della trasmissione materno-fetale dell’HIV. Complessivamente, durante il 2008 i centri hanno effettuato oltre 122.300 visite. Violenza sessuale In Liberia, le violenze sessuali restano un fenomeno diffuso. A Benson, msf ha prestato assistenza medica alle donne fatte oggetto di violenze, assistendo oltre 880 vittime di stupri. A luglio il progetto è stato affidato a Think,una ong locale, benché msf fornisca tuttora aiuti a carattere tecnico e materiale: nel 2008, la collaborazione ha fruttato oltre 2.260 consulenze psicologiche. Alle vittime di violenze sessuali è stata offerta assistenza medica e psicosociale presso l’Island Hospital ed entrambi i centri sanitari. Nel 2008, le équipe msf hanno assistito oltre 770 persone a Bushrod Island, in più del 70% dei casi di età inferiore ai 19 anni, e per l’11% circa inferiore a 4 anni. Nel 2008, il reparto specialistico dell’ospedale di Saclepea ha accolto circa 80 persone affette da febbre emorragica di Lassa. La febbre risulta mortale se non viene rapidamente curata con ribarivina, un farmaco costoso protetto da un monopolio farmaceutico. Nell’ambito del suo piano di ritiro da Saclepea durante il 2009, msf sta cercando di garantire l’accessibilità del farmaco in Liberia. Gli operatori stanno inoltre facendo pressione sui funzionari sanitari al fine di garantire la continuazione delle terapie destinate ai pazienti sieropositivi dopo il ritiro di msf: è stato ora raggiunto un accordo secondo cui i pazienti sieropositivi potranno essere curati presso l’ospedale di Ganta, nella contea settentrionale di Nimba, mentre a Saclepea proseguiranno le attività di screening volte ad accertare la presenza di infezioni da hiv e tubercolosi. Assistenza sanitaria gratuita: un obiettivo da sostenere Nel 2006, il governo liberiano ha introdotto a livello nazionale una politica di assistenza sanitaria gratuita: tuttavia, non tutte le strutture sanitarie nazionali sono in grado di offrire servizi gratuiti, per cui in alcune zone i pazienti non possono permettersi le cure. msf sta facendo pressioni al fine di garantire un’uniforme implementazione dell’assistenza gratuita a livello nazionale. MSF lavora in Liberia dal 1990. 31 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 MALAWI motivo di intervento • Malattie endemiche/epidemiche operatori umanitari 700 © Isabelle Merny Nel corso degli ultimi anni, il governo malawiano si è impegnato sempre più al fine di incrementare la disponibilità di farmaci antiretrovirali (ARV) nell’intento di contenere il diffondersi dell’HIV/ AIDS. Secondo le stime, l’infezione interessa il 12% della popolazione adulta: nonostante ciò, l’estrema penuria di medici e infermieri fa sì che molti pazienti debbano tuttora fare a meno di cure. Arginare il problema HIV/AIDS msf distribuisce farmaci arv nei distretti rurali meridionali di Chiradzulu (dal 2001) e Thyolo (dal 2003). Dall’inizio dei progetti, msf ha introdotto alla terapia arv oltre 28.000 pazienti, 12.000 nel Chiradzulu e 16.000 nel Thyolo. Nel 2007, msf ha raggiunto il proprio obiettivo di garantire accesso universale alla terapia arv nel Thyolo, introducendovi 11.520 pazienti. Nel 2008, msf ha introdotto oltre 4.300 nuovi pazienti alla terapia art nel Chiradzulu e oltre 4.400 nel Thyolo. msf si sta adoperando al fine di incrementare il numero e la capacità dei centri sanitari nei 2 distretti, provvedendo fra l’altro, in 25 centri, a formare gli operatori del Ministero della Sanità per quanto riguarda la terapia arv e a erogare servizi post-terapeutici ai pazienti stabilizzati. Servizi per la prevenzione della trasmissione materno-fetale del virus hiv sono disponibili in 20 località nel Thyolo e in 10 centri sanitari nel Chiradzulu. Considerata l’elevata diffusione, in Malawi, della coinfezione da hiv/tubercolosi (tb), msf si è inoltre impegnata al fine di indivi- duare potenziali pazienti e offrire una diagnosi precoce della tubercolosi. Nel 2008, il team msf del Chiradzulu ha condotto una verifica dei pazienti che avevano abbandonato la terapia, individuandoli e intervistandoli al fine di scoprire il motivo della loro decisione. Le ragioni principali erano da ricercarsi nello stigma associato alla patologia da parte dei parenti e della comunità, nella mancanza di informazioni riguardo al farmaco o alla stessa patologia o nell’impressione di un miglioramento delle loro condizioni di salute. msf sta collaborando con le autorità sanitarie locali ai fini del varo di un piano terapeutico nazionale anti-hiv/aids. Mediante gruppi di lavoro specializzati operanti a livello nazionale, msf ha partecipato allo sviluppo di protocolli e linee guida sanitari che sono stati applicati a livello nazionale. ‘hiv/aids è un problema non solo medico, ma anche culturale e sociale. La nostra intenzione è quella di consentire alla gente di assumersi le proprie responsabilità: a tal fine abbiamo iniziato a trasmettere alle comunità una notevole quantità di informazioni sull’hiv/aids, in particolare su dove ottenere assistenza, come assumere i farmaci e come salvaguardare la propria salute’, ha spiegato Jomah Kollie, responsabile del programma comunitario msf. Passaggio delle consegne e decentralizzazione dei servizi Al fine di mantenere i pazienti esistenti e gestire un numero crescente di assistiti, msf si è dedicata alla formazione di infermieri specializzati nell’erogazione di farmaci antiretrovirali, una responsabilità precedentemente riservata a funzionari clinici, assistenti sanitari e medici. Al fine di ridurre le distanze che i pazienti devono coprire per ottenere visite e farmaci di routine, msf ha decentralizzato alcuni servizi presso località predefinite in un numero più elevato di aree rurali. Infezioni opportunistiche e patologie croniche vengono curate da infermieri, mentre test e servizi di consulenza sono affidati a consulenti non specializzati e volontari dedicati, spesso sieropositivi essi stessi. Consulenti e volontari forniscono inoltre altri servizi essenziali, aiutando ad esempio i pazienti a rispettare la terapia e rintracciando quelli che hanno smesso di presentarsi alle sessioni terapeutiche. Inoltre, grazie ai progressi compiuti sul fronte delle metodologie terapeutiche, è ora possibile per i pazienti stabilizzati e in cura da almeno un anno farsi visitare solo ogni 6 mesi invece che ogni 2-3 mesi. Epidemia di colera Verso la metà di novembre 2008, il paese è stato colpito da un’epidemia di colera. msf è intervenuta in 3 distretti rurali nonché nella capitale Lilongwe. Durante l’epidemia, msf ha prestato assistenza a oltre 3.700 pazienti, offrendo inoltre consulenze logistiche al fine di rinnovare le strutture idrauliche e sanitarie presso 9 centri sanitari e un ospedale distrettuale. msf ha inoltre provveduto a formare operatori medici e logistici locali, collaborato con un centro sanitario a Blantyre e condotto verifiche della situazione al confine con il Mozambico. MSF lavora in Malawi dal 1986. M SF P R O g et t i n el m on d o | A fr i c A 32 MALI motivo di intervento • Conflitto armato • Malattie endemiche/epidemiche operatori umanitari 143 Nell’Africa subsahariana, la malaria si annovera fra le minacce più letali. In Mali, è una delle principali cause di morte fra i bambini di età inferiore ai 5 anni. MSF opera nella regione di Kangaba, nel Mali meridionale, dove la patologia è particolarmente diffusa: si tratta di una zona povera, dove poche persone hanno accesso all’assistenza sanitaria, soprattutto durante la stagione delle piogge, quando parecchi villaggi rimangono isolati e la malaria si diffonde con particolare rapidità. A Kangaba, msf fornisce il proprio appoggio a 11 centri sanitari. msf ha contribuito a garantire assistenza medica gratuita ai bambini di età inferiore ai 5 anni e alle donne incinte, e a basso costo ai bambini di più di 5 anni colpiti da febbre: di conseguenza, la maggior parte dei casi di malaria viene curata al suo insorgere, il che contribuisce a prevenire recidive potenzialmente fatali. La lotta ad altre patologie ha avuto uno sviluppo analogo. msf ha inoltre istituito équipe mobili di operatori sanitari, addestrati e attrezzati a diagnosticare e curare rapidamente, durante la stagione delle piogge, casi di malaria semplice in bambini di età inferiore a 10 anni residenti in villaggi remoti. Nel 2008, msf ha effettuato oltre 83.500 visite mediche: durante l’anno in questione, i casi di malaria sono risultati oltre 35.700, rispetto ai 25.640 del 2007. La percentuale di casi gravi ha però continuato a ridursi, passando dal 2,13% del 2007 all’1,68% del 2008. Strategia completa di cura delle fistole A Timbuktu, msf provvede inoltre alla cura delle fistole ostetriche. Nella maggior parte dei casi, le fistole si formano durante parti complicati in condizioni di scarsa igiene. Una fistola è un condotto che si crea fra il retto e la vagina, o fra la vescica e la vagina, ed è causa di incontinenza. Le donne affette da fistole vengono spesso emarginate. Nel 2008, msf ha tenuto 3 sessioni operatorie in collaborazione con l’ospedale regionale di Timbuktu e operato gratuitamente 160 donne. Il servizio di assistenza gratuita si situa nell’ambito di una strategia generale comprendente assistenza pre e postnatale, promozione sanitaria, formazione, assistenza psicosociale, fisioterapia e un rifugio comune dove le donne possono discutere le loro esperienze e prepararsi a far ritorno a casa. msf incoraggia inoltre le donne a superare eventuali timori in merito alla terapia. MaROCCO motivo di intervento • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria operatori umanitari 27 Assistenza medica nel Kidal Fra i mesi di maggio e dicembre, msf ha prestato assistenza nella regione di Kidal, caratterizzata da un conflitto a bassa intensità fra forze governative e ribelli Tuareg. Secondo le stime, la tensione avrebbe spinto metà dei circa 52.000 residenti del Kidal a lasciare la regione. msf ha offerto servizi di assistenza sanitaria primaria mediante 2 équipe mobili presso i centri principali di raccolta dei profughi, operato presso i reparti pediatrici dell’ospedale di Kidal e facilitato il ricovero di pazienti necessitanti di interventi chirurgici presso l’ospedale cittadino di Gao. MSF lavora in Mali dal 1992. ‘Il Marocco è diventato una regione di soggiorno prolungato per alcuni immigrati, cosa che provoca frustrazione, incertezza e violenza. Al fine di raggiungere questo gruppo di persone, che fanno del loro meglio per passare inosservate, è necessario creare un clima di fiducia, cosa possibile soltanto raggiungendole direttamente’. Jorge Martín, responsabile di missione © Bruno De Cock 33 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 © MSF Molti immigrati si trovano inaspettatamente bloccati in Marocco quando non riescono a varcare la frontiera per recarsi nei paesi confinanti. Finiscono così in città come Rabat e Casablanca, dove spesso non riescono ad accedere neppure ai servizi sanitari di base. I team msf di Rabat, Casablanca e Oujda gestiscono iniziative a carattere curativo e preventivo, facilitano l’accesso alle strutture sanitarie e garantiscono la qualità dell’assistenza medica. Nel 2008, msf ha effettuato oltre 4.000 visite mediche. In più, msf sta facendo pressione sulle autorità e altre organizzazioni al fine di spingerle ad assumersi la responsabilità della salute degli immigrati. Nel 2008, alle autorità spagnole e marocchine è stato consegnato un rapporto su violenza e immigrazione che illustrava i problemi esistenti. Il ventisettenne S. ha lasciato la Costa d’Avorio nel febbraio 2005, convinto di arrivare in Europa nel giro di un mese: è ancora in Marocco e vive nella boscaglia fra Nador e Berkane. Per 4 volte ha tentato di oltrepassare la rete che segna la frontiera con Melilla, ma le autorità spagnole lo hanno rimandato indietro e i militari marocchini lo hanno picchiato prima di trasportarlo al confine con l’Algeria. S. ha anche cercato di passare il confine a nuoto, ma è stato bloccato dalle autorità spagnole e rinviato in Marocco. Il fatto che gli immigrati sono bloccati in Marocco senza alcuna fonte di reddito ha provocato il graduale emergere di pratiche illegali, come prostituzione e lavori forzati, gestite da organizzazioni implicate nel traffico di esseri umani: come conseguenza, si stanno diffondendo nuovi problemi sanitari di natura sessuale e riproduttiva. MSF lavora in Marocco dal 1997. Nel 2006, S. si è ammalato gravemente: dal momento che non aveva diritto a ricevere assistenza medica, MSF lo ha ricoverato in ospedale e ha continuato a seguire il suo caso. Mendicare è per lui l’unico modo di ottenere cibo. S. è bloccato in Marocco: non ha denaro per pagare il viaggio in Europa e non può tornare in patria, dal momento che la situazione che lo ha costretto ad andarsene rimane immutata. M SF P R O g et t i n el m on d o | A fr i c A 34 MOZAMBIco motivo di intervento • Violenza sociale/ Esclusione dall’assistenza sanitaria • Disastro naturale operatori umanitari 662 © Benjamin Bechet Il Mozambico risente ancora oggi delle conseguenze di una guerra civile durata 17 anni e conclusasi nel 1992. Il sistema sanitario nazionale è tuttora inefficiente e a corto di personale, le sue infrastrutture prossime al collasso a causa dell’epidemia di HIV/AIDS. Circa il 16% dei residenti al di sopra dei 15 anni è sieropositvo, mentre il 68% dei pazienti tubercolotici è coinfettato dal virus HIV. MSF assiste pazienti affetti da entrambe le patologie nelle province rurali di Niassa a nord e di Tete nel centro del paese, nonché presso la capitale Maputo, nel sud. Nella provincia di Niassa, msf presta assistenza presso l’ospedale provinciale, centri sanitari nella città di Lichinga e in 3 aree rurali. A Maputo, msf opera presso gli ospedali Alto Mae e Primeiro de Maio nel centro cittadino nonché presso 9 strutture sanitarie al di fuori delle città principali. A Tete, msf eroga servizi anti-hiv/aids in 3 distretti diversi e incoraggia le comunità locali a prestare assistenza ai pazienti, ad esempio aiutandoli a rispettare la terapia. Dotare di attrezzature adeguate le strutture sanitarie dislocate in zone più remote riduce inoltre il tempo che molti pazienti sono costretti a dedicare a terapie e visite di routine e le distanze che devono percorrere. Durante il 2008, msf ha effettuato in Mozambico circa 400.000 visite anti-hiv/aids e introdotto oltre 6.600 nuovi pazienti alla terapia arv. Decentralizzazione dei servizi sanitari msf collabora con le autorità sanitarie al fine di trasferire alle unità sanitarie locali la responsabilità di erogare terapie anti-hiv di prima linea. Tali servizi comprendono fra l’altro consulenza, prevenzione della trasmissione materno-fetale del virus hiv e iniziative volte a rintracciare i pazienti che abbandonano la terapia. La decentralizzazione è particolarmente efficace nelle aree rurali, caratterizzate da risorse limitate, in quanto contribuisce a ridurre la distanza geografica fra pazienti e strutture sanitarie e ad allentare la pressione sulle strutture sanitarie centrali. Al fine di potenziare i centri terapeutici locali, msf ha provveduto ad approfondire la preparazione clinica del personale, offerto aiuti sul fronte di gestione e personale, garantito alle farmacie una fornitura ininterrotta di medicine e rinnovato le strutture sanitarie. msf sta inoltre facendo pressioni al fine di consentire al personale paramedico locale di prescrivere farmaci arv e di gestire prescrizioni ripetute, nonché per il ricorso a consulenti non specializzati, innovazioni che consentirebbero agli infermieri di dedicare più tempo alle attività a carattere medico. MSF lavora in Mozambico dal 1984. 35 Motivo di intervento • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/ Esclusione dall’assistenza sanitaria Operatori Umanitari 1.810 Ogni anno, fra maggio e il raccolto di ottobre, i nigerini si trovano ad affrontare un periodo di crisi: le famiglie esauriscono le scorte alimentari e la loro salute ne risente, portando a fenomeni di malnutrizione. Nel 2008, le autorità sanitarie hanno adottato una serie di misure volte a combattere la malnutrizione provvedendo a registrare come farmaci essenziali una pasta di pronto utilizzo arricchita con vitamine e una gamma di latti terapeutici. Si è inoltre provveduto ad adottare i nuovi standard di crescita introdotti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che consentono la diagnosi e la cura precoce dei bambini malnutriti. guarigione è giunto a quota 72%. Oltre a curare la malnutrizione e problemi associati, come la diarrea, msf distribuisce farmaci per combattere la malaria, che è endemica in alcune regioni, e presta assistenza sanitaria primaria presso unità ambulatoriali: nel 2008, hanno usufruito di questi servizi oltre 100.000 bambini nei distretti di Madaoua, Bouza (regione di Tahoua) e Dakoro. Programmi nutrizionali msf gestisce, sin dal 2001, una serie di programmi volti a combattere la malnutrizione. Nel 2008, gli operatori hanno collaborato con le autorità sanitarie nazionali e locali nelle regioni di Maradi, Zinder e Tahoua (Madaoua e Bouza). msf ha curato circa 97.600 bambini di età inferiore ai 5 anni affetti da malnutrizione grave e moderata. L’iniziativa nutrizionale si rivolge anche ad altri gruppi ad alto rischio, come le donne incinte e in fase di allattamento. Le terapie vengono erogate principalmente mediante una rete di oltre 40 centri nutrizionali mobili che consentono di curare i bambini più vicino al luogo di residenza. Molti vengono curati a casa con cibi di pronto utilizzo e si recano al centro una volta alla settimana per una visita di controllo, mentre le famiglie ritirano ulteriori scorte. Questa strategia consente di trattare un numero elevato di bambini con buoni risultati: nello Zinder, ad esempio, nel 2008 il tasso di La salute dei bambini più piccoli diventa particolarmente più cagionevole durante il periodo di crisi stagionale, in seguito al peggiorare della dieta e alla diminuzione del cibo disponibile: ogni anno, il periodo compreso fra giugno e ottobre vede un netto incremento del numero di ricoveri presso i centri nutrizionali. Al fine di prevenire casi di grave malnutrizione, msf ha provveduto, per ogni mese durante il periodo di magra, a distribuire una pasta nutritiva supplementare a 30.000 bambini, di età compresa fra i 6 e i 36 mesi, nei villaggi delle regioni di Maradi e Zinder. Questo progetto preventivo, varato nel 2007, ha avuto risultati promettenti, riducendo nettamente i casi di malnutrizione grave nelle aree interessate. Attività nigerine a rischio In luglio, benché i team operino nel paese da oltre 8 anni dedicandosi a programmi di emergenza imperniati in particolare sulla nutrizio- ne, le autorità hanno deciso di sospendere le attività di msf. L’intenzione delle autorità era quella di reintegrare le attività nutrizionali nell’ambito del programma nazionale ed evitare interventi indipendenti e pubblicità indesiderata in merito al problema: tuttavia, dopo 2 mesi di discussioni, msf ha potuto riavviare in parte le proprie attività. Complessivamente, nel 2008 msf ha curato oltre 14.000 bambini gravemente malnutriti e distribuito mensilmente un supplemento alimentare nutrizionale a oltre 70.000 bambini. Lotta contro le emergenze msf ha continuato a fronteggiare emergenze e a gestire campagne di vaccinazione: fra aprile e maggio, nel corso di un intervento di 7 settimane nelle regioni di Zinder e Maradi, gli operatori hanno vaccinato contro il morbillo circa 700.000 bambini di età compresa fra 6 mesi e 15 anni. msf ha anche collaborato con le strutture sanitarie locali nel prestare assistenza ai bambini colpiti dalla malattia. Nei distretti di Birni N’Konni, Bouza e Madaoua (regione di Tahoua), msf ha provveduto, in collaborazione con gli operatori del Ministero della Sanità, a vaccinare circa 437.000 persone contro la meningite. A partire da settembre, msf ha inoltre contribuito, in seguito a un netto incremento del numero di persone infettate, alle terapie anti-colera presso l’ospedale distrettuale di Birni N’Konni. Nella regione di Agadez, interessata dal conflitto fra governo e ribelli Tuareg, msf eroga servizi di maternità presso 3 centri sanitari. MSF lavora in Niger dal 1985. © Olivier Asselin Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 NIGER M SF P R OGETTI n el p r og et t i | A fr i c A 36 NIGERIA Motivo di intervento • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/ Esclusione dall’assistenza sanitaria Operatori Umanitari 518 e quest’anno gli operatori msf hanno trattato oltre 9.300 pazienti presso il pronto soccorso locale ed effettuato oltre 3.000 operazioni. msf ha inoltre recentemente iniziato a offrire assistenza alle vittime di violenze sessuali. Un team di specialisti ha trattato 265 pazienti e continuerà a fornire questo tipo di servizio in una città dove le vittime spesso non hanno alcuna struttura a cui rivolgersi al fine di ottenere la necessaria assistenza. Lo scorso ottobre, msf ha inaugurato un centro sanitario a Oloibiri, nella regione meridionale dello stato di Bayelsa, al fine di fornire assistenza sanitaria di base e materno-infantile ai residenti della zona: il centro, dotato di 10 posti letto, ha funzionato praticamente sempre al massimo della capacità. In dicembre sono state effettuate oltre 800 visite, riguardanti, nel 31% dei casi, bambini di età inferiore ai 5 anni. Fra le principali patologie trattate si annoverano malaria, infezioni respiratorie e diarrea. Presso il centro, dove vengono erogate cure prenatali alle donne incinte, si provvederà anche ad assistere le partorienti. Miglioramento della sanità materna e contenimento delle epidemie al nord © William Martin Nel 2008, anno successivo a quello delle elezioni presidenziali, la Nigeria ha goduto di un’atmosfera politica relativamente tranquilla. Le dispute innescate da varie elezioni locali sono state risolte dal tribunale elettorale e alcuni governatori sono stati costretti ad abbandonare le proprie mansioni. Verso la fine dell’anno ci sono stati diversi scontri fra etnie diverse a Jos, nello stato di Plateau. Nella regione del delta del Niger, nonostante un’altra ondata di violenza che ha colpito Port Harcourt nel mese di luglio, la situazione si è tranquillizzata. Tuttavia, l’accesso a un’assistenza sanitaria adeguata resta problematico per chi non se lo può permettere e in diverse località msf ha operato in stretta collaborazione con il Ministero della Sanità al fine di portare rimedio alla situazione. Terapie traumatologiche e assistenza medica nella regione del delta del Niger Nella regione del delta del Niger, ricca di petrolio, msf gestisce programmi negli stati di Rivers e Bayelsa. A Port Harcourt, capoluogo della regione, dove non sempre i residenti sono in grado di permettersi le necessarie cure mediche, msf si è impegnata al fine di migliorare la qualità dei servizi offerti presso il locale ospedale traumatologico. Gli operatori hanno incrementato l’utilizzo dell’osteosintesi interna, una procedura che prevede l’inserimento di un componente meccanico all’interno dell’osso al fine di congiungere le estremità fratturate. Rispetto alla fissazione esterna, questa terapia comporta notevoli vantaggi, in quanto riduce la durata dei soggiorni ospedalieri consentendo ai pazienti di tornare più rapidamente a un’esistenza normale. Port Harcourt è soggetta a esplosioni di violenza msf ha anche varato, nello stato settentrionale di Sokoto, un progetto mirante a contenere tassi preoccupanti di mortalità materna e infantile. Laddove la Nigeria si situa al settimo posto al mondo per quanto riguarda il tasso di mortalità materna (le vittime ammontano a circa 59.000 all’anno), secondo le stime il Sokoto farebbe registrare una percentuale di decessi ancora più elevata. In questa regione, msf sta contribuendo al programma di sanità materna presso l’ospedale di Goronyo. msf ha varato, a Jahun, nello stato di Jigawa, un nuovo programma chirurgico dedicato a interventi ostetrici di emergenza e alle donne affette da fistole. Le fistole sono generalmente una conseguenza di cure ostetriche inadeguate: si creano infatti a causa di travagli prolungati, della durata di ore o addirittura giorni. Nel 2008, 63 donne sono state sottoposte a interventi chirurgici mirati alla correzione di fistole e il team ha assistito oltre 530 partorienti. Nel 2008, presso l’ospedale sono state ricoverate circa 480 donne affette da complicazioni ostetriche. msf ha risposto a varie emergenze mediche negli stati settentrionali, arginando epidemie di colera nello stato di Sokoto, gestendo programmi di vaccinazione contro la meningite negli stati di 37 Passaggio di consegne per il programma anti-HIV/AIDS di Lagos Nel mese di settembre 2008, dopo 5 anni di attività, msf ha completato il processo di affidamento a terzi dei suoi programmi anti-HIV/AIDS di Lagos. Quando, nel 2003, msf ha iniziato a erogare ai pazienti sieropositivi la terapia antiretrovirale (ARV) in grado di prolungarne l’esistenza, abbinata a una serie completa di servizi, la Nigeria non disponeva di altre organizzazioni in grado di offrire un’assistenza analoga. Nel 2006, un decreto presidenziale ha sancito il lancio di un programma mirato all’erogazione gratuita, a livello nazionale, della terapia ARV a tutti i pazienti affetti da HIV/AIDS. Nel corso degli ultimi anni, msf ha assistito oltre 1.900 pazienti sieropositivi. Nel 2008,quando è risultato evidente che il governo nigeriano aveva compiuto sostanziali progressi nell’erogazione di farmaci ARV gratuiti, msf ha affidato il programma a partner locali e all’ospedale generale di Lagos. MSF lavora in Nigeria dal 1996. Sierra Leone Motivo di intervento • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria • Malattie endemiche/epidemiche Operatori Umanitari 402 In Sierra Leone, i principali ostacoli per chi desidera accedere all’assistenza medica sono il costo e la distanza. MSF è attiva nel paese sin dal 1986 e si sta attualmente concentrando sulla lotta alla malaria, la sanità materna e pediatrica e le terapie anti-malnutrizione. In Sierra Leone, msf opera presso il Gondama Referral Centre offrendo servizi ambulatoriali destinati a donne e bambini e terapie antimalariche, nonché un programma di nutrizione terapeutica. msf gestisce inoltre 5 cliniche ambulatoriali in collaborazione con le autorità sanitarie locali e, al fine di rendere il trattamento più accessibile ai residenti delle aree più remote, 30 presidi sanitari più piccoli dislocati in zone rurali. Nel 2008, msf ha effettuato oltre 417.000 visite mediche. nei rispettivi villaggi, i volontari contribuiscono al superamento delle barriere geografiche per accedere alla terapia antimalarica. Jabaty, un trentunenne prescelto come volontario dagli abitanti del suo villaggio, afferma: ‘Sono felicissimo di essere un volontario, perché ho la possibilità di salvare delle vite, soprattutto le vite di bambini. Il mio villaggio ne ha tratto grande beneficio, in quanto la nostra gente non è più costretta a camminare per miglia per arrivare alla clinica più vicina’. Jabaty può effettuare facilmente una diagnosi grazie a un rapido test diagnostico: se il paziente risulta affetto da malaria, viene sottoposto a terapia act. ‘Ho curato gente tutti i giorni e nelle ultime 3 settimane abbiamo risolto 44 casi di malaria”. Sanità materna e malnutrizione La Sierra Leone è caratterizzata da uno dei tassi più elevati di mortalità materna al mondo. Le 5 cliniche sanitarie e il Gondoma Referral Centre offrono alle donne servizi come assistenza antenatale, postnatale e ostetrica, assistenza Malaria, il killer numero uno In Sierra Leone, il rischio malaria riguarda l’intera popolazione ma, come in altri paesi, i bambini al di sotto dei 5 anni e le donne incinte risultano particolarmente vulnerabili. Benché nel paese la terapia di combinazione con i derivati dell’artemisinina (act) sia in teoria gratuita, le gente non può comunque permettersi le tariffe di registrazione, il costo delle visite mediche o quello di altri farmaci eventualmente necessari. Durante il 2008, msf ha trattato oltre 180.000 casi di malaria somministrando gratuitamente la terapia act. Sempre durante il 2008, msf ha creato un network di 140 volontari comunitari, insegnando loro a riconoscere e curare la patologia: operando © MSF durante parti normali e complicati (cesarei compresi), pianificazione familiare, terapia delle malattie sessualmente trasmissibili e assistenza alle vittime di violenze sessuali. I bambini malnutriti usufruiscono di servizi di riabilitazione nutrizionale mediante un centro di nutrizione terapeutica presso l’ospedale di Gondama. Un programma di nutrizione terapeutica gestito mediante cliniche sanitarie mobili consente inoltre di curare ulteriori bambini direttamente a domicilio. Johan Mast, responsabile di missione msf in Sierra Leone, sottolinea l’importanza di affrontare adeguatamente i problemi sanitari del paese: ‘L’enorme numero di persone tuttora impossibilitate ad accedere ai più basilari servizi medici a causa di ostacoli a carattere finanziario, geografico e di risorse umane è preoccupante. L’accesso gratuito all’assistenza sanitaria è una questione di assoluta importanza’. MSF lavora in Sierra Leone dal 1986. Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività Katsina e Kebbi (i pazienti vaccinati ammontano a oltre 71.000), contro il morbillo nello stato del Niger (i pazienti vaccinati ammontano a oltre 11.000) e una campagna nutrizionale nello stato di Yobe. msf ha anche distribuito articoli a carattere non alimentare a Jos in seguito ai disordini che hanno colpito la città e condotto una verifica in merito alle condizioni dei profughi provenienti dalla penisola di Bakassi, territorio conteso da Camerun e Nigeria compreso nello stato nigeriano di Cross River. Afri c A | Asi a an d t he Cauc asus | The A m er i cM asSF| PEur R O gop etet ia n d elt m he onMi d od d| le A fr East icA 38 Somalia Motivo di intervento • Conflitto armato • Malattie endemiche/epidemiche Operatori Umanitari 1.348 Dopo quasi 2 decenni senza un governo, la popolazione versa in condizioni disperate, senza poter soddisfare esigenze umane basilari come cibo, acqua e un rifugio. Le uniche strutture sanitarie alternative a quelle gestite da MSF sono private e pochi possono permettersele. Le organizzazioni umanitarie operanti in loco non possono assistere l’intera popolazione, che ammonta a circa 10 milioni di abitanti: si tratta di una grossa sfida per tutti noi’. Dekow Aden Bashir, funzionario clinico MSF © MSF Da molti anni i somali sono soggetti a violenze, costretti a fuggire dalle proprie case e a sopravvivere senza poter disporre di cibo adeguato o accedere all’assistenza medica. Una gamma di fattori, fra cui il collasso dell’economia locale, l’impossibilità di trasportare e consegnare aiuti alimentari, siccità, inflazione, il caro prezzi internazionale e una drastica riduzione degli aiuti umanitari hanno ulteriormente aggravato le condizioni di vita, già disperate, della popolazione. Nel corso dell’anno, il divario fra le impellenti necessità nella Somalia centrale e meridionale e la risposta umanitaria si è fatto ancora più evidente, soprattutto a causa della difficoltà di offrire aiuti in uno scenario più che mai instabile. msf ha sperimentato in prima persona le conseguenze dell’insicurezza: nel 2008 4 colleghi sono stati uccisi in Somalia e 3 progetti, a Kismayo, Mogadiscio e Bosasso hanno dovuto chiudere i battenti. Nell’aprile 2008, intensi scontri in tutto il paese e specifiche minacce nei confronti degli operatori umanitari stranieri hanno costretto msf ad evacuare dalla Somalia tutto il personale internazionale. Tuttavia, i progetti di msf proseguono l’attività, gestiti da personale somalo dedicato coadiuvato da operatori internazionali dislocati a Nairobi che si recano sul posto ogniqualvolta le condizioni di sicurezza lo consentono. Secondo le stime, sulla strada fra Mogadiscio e Afgoi, dove migliaia di persone sono state costrette a fuggire dalle esplosioni di violenza della capitale, si troverebbero oltre 300.000 profughi obbligati a vivere in situazioni intollerabili. msf è attiva in loco sin dal 2007, operando presso una clinica privata e gestendo un ambulatorio, un reparto pediatrico e un centro di trattamento del colera nonché un programma nutrizionale, e provvedendo alla distribuzione di acqua, coperte e altri articoli a carattere non alimentare. Durante il 2008, il personale msf ha visto, presso i centri di nutrizione mobile e intensiva di Hawa Abdi e Afgoi, un enorme incremento del numero di bambini bisognosi di assistenza nutrizionale: le équipe mediche hanno trattato oltre 15.500 bambini malnutriti al di sotto dei 5 anni. Oltre 2.000 dei bambini in questione sono stati ricoverati presso il reparto di cura intensiva, ma la maggior parte è stata invece seguita in ambulatorio. A Mogadiscio, il personale del reparto di chirurgia dell’ospedale di Danilye ha trattato presso il pronto soccorso 5.250 pazienti, fra cui oltre 3.000 persone ferite nel conflitto. Oltre la metà dei pazienti erano donne e bambini di età inferiore ai 14 anni. Presso un ambulatorio nel nord di Mogadiscio, ad altri 1.400 pazienti che erano stati operati in quanto affetti da lesioni di guerra sono state fornite fasciature. La nutrizione si è anch’essa annoverata fra le principali emergenze. All’inizio dell’anno le équipe msf hanno avviato un programma rivolto ai bambini gravemente malnutriti: i pazienti accolti e trattati sono stati 1.800. In tutto il paese, msf ha trattato oltre 18.400 e 16.000 bambini, affetti rispettivamente da malnutrizione grave e moderata. Benché la maggior parte dell’attenzione internazionale si sia concentrata sulla capitale e sui suoi dintorni, gli operatori msf hanno fatto fronte a impellenti necessità nel centro e nel sud del paese. A Galcayo, nel nord, gli operatori medici hanno trattato, nel corso del 2008, 470 vittime di violenze, mentre a Galgaduud sono state operate oltre 600 persone. Tuttavia, ad avere bisogno di assistenza in Somalia non sono soltanto le vittime della violenza: malattie curabili e prevenibili, come diarrea, malaria e infezioni del tratto respiratorio, provocano ogni anno migliaia di morti. Servizi sanitari di base come visite prenatali e vaccinazioni si sono dimostrate fondamentali ai fini degli interventi salvavita di msf. Il personale medico ha effettuato oltre 727.000 visite ambulatoriali, 55.000 visite prenatali e 82.000 vaccinazioni, nonché assistito, a Jowhar, 1.500 partorienti. MSF lavora in Somalia dal 1991. 39 Motivo di intervento • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/ Esclusione dall’assistenza sanitaria Operatori Umanitari 92 Secondo le stime, la percentuale di sieropositivi fra gli adulti sudafricani ammonterebbe al 18%, molti dei quali hanno urgente bisogno di farmaci antiretrovirali (ARV). La tubercolosi (TB), compresa la forma resistente ai farmaci (DR-TB), rappresenta la causa principale di malattia e di morte fra i pazienti affetti da HIV/AIDS. Khayelitsha, una township alla periferia di Città del Capo, ospita mezzo milione di persone ed è caratterizzata da uno dei tassi più elevati di hiv/aids a livello nazionale. Dal mese di maggio 2001, msf gestisce in loco un programma arv in collaborazione con le autorità sanitarie locali. Questo è stato il primo programma del genere nel settore pubblico sudafricano e ha favorito la nascita di iniziative analoghe in altre parti del paese. A Khayelitsha, i pazienti sottoposti a terapia arv sono ora oltre 11.000. Un’elevata percentuale di pazienti affetti da hiv/aids sono coinfettati dalla tubercolosi: in questa zona, il tasso di segnalazione annua di nuovi casi è pari ad almeno 1.500 unità per 100.000 persone, fra i valori più elevati al mondo. Quanto al resto del Sud Africa, è in crescita il numero di casi diagnosticati di tubercolosi resistente ai farmaci (dr-tb). A Khayelitsha, msf si è dedicata a un progetto finalizzato all’erogazione di cure e terapie decentrate per i pazienti affetti da dr-tb. Il progetto si basa sulla teoria secondo cui il numero di pazienti diagnosticato e curato con successo aumenterebbe nel caso in cui a questi ultimi venisse consentito di seguire la terapia presso le proprie case. A Khayelitsha, il Simelela Centre for survivors of sexual violence fornisce una gamma completa di servizi per le vittime di stupri, quali assistenza medica di emergenza, consulenza psicologica e assistenza sociale e legale. Le relazioni istituite con i gruppi di attivisti operanti nell’ambito delle comunità punta a ridurre il numero delle vittime di violenze sessuali richiamando l’attenzione dell’opinione pubblica su questi casi e denunciando gli stupri come crimini violenti. Nel 2008, la clinica ha accolto quasi 700 pazienti. necessarie. I progetti prevedono assistenza medica primaria, assistenza psicologica e psichiatrica e un sistema di indirizzamento dei pazienti presso ospedali e strutture sanitarie specializzate. Nell’ambito dei 2 progetti in questione, msf tratta 4.000-5.000 pazienti al mese, affetti nella maggior parte dei casi da infezioni del tratto respiratorio, malattie veneree, hiv compreso, patologie gastrointestinali e diarroiche e problemi dovuti allo stress. Gli operatori msf assistono inoltre un numero crescente di persone vittime di violenze sessuali. ‘Quando tentano di varcare la frontiera per arrivare in Sud Africa, gli zimbabweani si trovano ad affrontare rischi significativi, compresi quelli di violenze sessuali, maltrattamenti fisici e verbali e vessazioni da parte della polizia’, spiega Sara Hjalmarsson, coordinatore sul campo per msf a Musina, cittadina al confine con lo Zimbabwe. ‘Questi rischi persistono al loro arrivo in Sud Africa, dove molti continuano a essere perseguitati dalla polizia. Il periodo compreso fra maggio e settembre 2008 ha visto l’esacerbarsi della violenza nei confronti degli stranieri, che ha provocato 62 morti e la dispersione di oltre 100.000 persone. tà nei dintorni di Johannesburg, Pretoria e Città del Capo. Gli operatori hanno curato lesioni come ferite di arma da fuoco, traumi cranici e ferite provocate da pestaggi, lacerazioni e bruciature, hanno erogato servizi sanitari di base alle persone costrette alla fuga e distribuito kit igienici, coperte e teli in plastica. A Johannesburg, dove la violenza ha toccato livelli particolarmente elevati, msf ha introdotto iniziative di assistenza psicologica fra i servizi offerti dalle équipe mediche. Durante la crisi, msf ha effettuato 11.000 visite mediche e 8.000 visite psicologiche e psichiatriche. Epidemia di colera Il mese di novembre ha visto il diffondersi di un’epidemia di colera dallo Zimbabwe al Sud Africa. Nella provincia settentrionale di Limpopo le autorità hanno dichiarato il distretto di Vhembe, sul confine con lo Zimbabwe, zona disastrata. msf ha rinfoltito i team operanti a Musina, nel distretto di Vhembe e a Johannesburg, passando dall’erogazione di servizi medici di base agli zimbabweani ad attività ad alta priorità come diagnosi e terapie anti-colera e promozione di pratiche igieniche. Durante l’epidemia, il team msf di Musina ha provveduto al ricovero di oltre 300 pazienti affetti da colera mediante 3 cliniche mobili operanti presso fattorie, villaggi ed altre zone ad alto rischio a Musina o nei dintorni. Operando presso la Chiesa metodista centrale di Johannesburg, msf è riuscita, in collaborazione con le autorità sanitarie locali, a contenere la diffusione della patologia mediante iniziative intensive di promozione sanitaria, diagnosi precoci, terapie e miglioramenti apportati alle strutture idrauliche e sanitarie. msf ha risposto all’emergenza in oltre 15 localiMSF lavora in Sud Africa dal 1999. Assistenza medica e umanitaria per i profughi zimbabweani Dal dicembre 2007, msf è attiva nel centro di Johannesburg e a Musina, dove si adopera al fine di fornire agli zimbabweani le cure mediche © Benedicte Kurzen Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 Sud Africa M SF P R O g et t i n el m on d o | A fr i c A 40 Sudan © Brendan Bannon Motivo di intervento • Conflitto armato • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria Operatori Umanitari 3.240 Per tutto il 2008, il personale MSF operante in loco ha erogato servizi medici in un paese soggetto a frequenti attacchi ed esplosioni di violenza e caratterizzato da diffusa malnutrizione e da un tasso di mortalità materna fra i più elevati del mondo. Le infezioni da tubercolosi e kala-azar (leishmaniosi viscerale) sono comuni, così come epidemie su larga scala di meningite, morbillo, colera e malaria. Nel corso dell’anno, gli scontri fra forze armate e milizie tribali lungo il confine contestato fra Sudan settentrionale e meridionale, abbinati a un panorama di tensione politica, hanno costretto alla diaspora diverse migliaia di persone nello stato di Bahr-el-Ghazal. In gennaio msf ha varato un nuovo progetto nella città di Aweil. Dal momento che molti profughi erano stati costretti ad abbandonare tutti i propri averi, il personale si è inizialmente dedicato alla distribuzione ai soggetti più vulnerabili di kit contenenti generi di prima necessità, come sapone, taniche, zanzariere, tele cerate e batterie da cucina, provvedendo così alle esigenze di oltre 15.000 persone. msf ha inoltre iniziato a operare presso l’ospedale di Aweil, offrendo servizi di assistenza sanitaria e aiuti nutrizionali a madri e bambini. Dal momento che la malnutrizione si annovera fra le principali emergenze, si è provveduto a istituire 6 ulteriori strutture di contatto, nell’intento di raggiungere quante più persone possibile. Nel corso dell’anno sono state effettuate oltre 21.000 visite ambulatoriali e sono stati trattati oltre 6.000 bambini malnutriti. Nel mese di febbraio, in seguito a un attacco estremamente violento nella città di Abyei, migliaia di persone si sono rifugiate in campi profughi nello stato settentrionale di Bahr-elGhazalin, mentre circa 10.000 sarebbero fuggite nella boscaglia. In maggio, gli scontri hanno praticamente distrutto Abyei, costringendo alla fuga altre 60.000 persone: i team msf, che operano in loco dal 2006, sono stati in grado di contenere l’emergenza offrendo assistenza immediata. A causa dell’elevato numero di feriti, l’équipe esistente è stata integrata da team chirurgici e post-operatori. Al fine di raggiungere i profughi rifugiatisi nella boscaglia, sono state istituite cliniche mobili sia ad Abyei che nella vicina città di Agok e sono stati varati programmi nutrizionali a carattere mobile e degenziale. Alla fine dell’anno le visite ambulatoriali effettuate ammontavano a 8.950 e i bambini gravemente malnutriti curati a oltre 1.200. msf ha provveduto inoltre alla distribuzione a circa 400 famiglie di articoli a carattere non alimentare a Muglad, a nord di Abyei. In questa regione, dove gli abitanti lottano per sopravvivere, i team si mantengono pronti a intervenire tempestivamente nell’eventualità di ulteriori emergenze. Verso la fine del 2008, gli attacchi sferrati dal gruppo di ribelli ugandesi noti come Lord’s Resistance Army (lra) o Esercito di Resistenza del Signore, nella regione meridionale del Sudan, nei pressi del confine con il Congo e la Repubblica Democratica del Congo (rdc), hanno costretto migliaia di sudanesi a fuggire dalle proprie case. Vari profughi congolesi hanno inoltre varcato il confine, cercando rifugio in Sudan. msf è intervenuta iniziando a operare presso 2 cliniche di assistenza primaria a Gangura e Sakura, nello stato dell’Equatoria occidentale, nei pressi del confine con la rdc. Per la fine dell’anno, le visite mediche erogate a residenti e profughi in queste 2 aree ammontavano a 7.200. 41 Complessivamente, nel Sudan meridionale msf ha trattato 9.000 bambini affetti da malnutrizione acuta grave e 676 vittime di traumi causati da episodi di violenza. In tutto il paese, gli operatori msf sono pronti a intervenire nell’eventualità di emergenze ed epidemie. Durante il mese di luglio, intense piogge e inondazioni hanno ulteriormente aggravato un’epidemia di colera scoppiata ad Aweil. Operando in collaborazione con il Ministero della Sanità e altre organizzazioni, msf ha trattato oltre 6.700 pazienti infetti. Oltre 1.200 pazienti affetti dalla patologia sono stati inoltre curati a Juba, capoluogo del Sudan meridionale, dove i primi casi sono stati rilevati nel mese di maggio. A causa della scarsa diffusione del vaccino in Sudan, i bambini sono vulnerabili alle epidemie di morbillo. Nel corso di 2 campagne lanciate nei mesi di luglio e novembre 2008 nella contea di Pibor, stato di Jonglei, msf ha vaccinato oltre 19.200 bambini. Nel Sudan settentrionale, msf gestisce, oltre ai programmi varati nel Darfur, un progetto a Port Sudan, nello stato del Mar Rosso, imperniato sull’erogazione di servizi di sanità materna, con particolare riferimento alle donne incinte circoncise. Secondo le stime, oltre il 97% delle donne nello stato del Mar Rosso è circoncisa: questa procedura è causa, per molte donne, di gravi complicazioni mediche che durano tutta la vita. Durante il parto, le donne circoncise devono essere ‘deinfibulate’, al fine di consentire la nascita del bambino. Dopo il parto, è pratica comune ricucire, o ‘reinfibulare’, le donne. Tuttavia, a Port Sudan il progetto gestito da msf presso l’ospedale di Tagodom non prevede la reinfibulazione delle pazienti dopo il parto. Nel 2008, msf ha provveduto in media, nell’ambito di questo programma, a 1.000 visite mediche e 64 parti al mese. Gli operatori comunitari hanno inoltre erogato servizi di educazione sanitaria di base e richiamato l’attenzione sui rischi sanitari posti dalla circoncisione femminile. Laddove possibile, msf ha affidato a terzi le proprie attività. Nel giugno 2008, msf ha provveduto, dopo 2 anni, ad affidare alle autorità sanitarie locali le attività gestite presso l’ospedale di Bor, nello stato di Jonglei. Alla fine dell’anno, msf ha affidato al Ministero della Sanità il programma per la lotta alla malattia del sonno da essa varato a Yambio, nell’Equatoria occidentale. MSF lavora in Sudan dal 1979. Darfur MSF ha fornito aiuto medico e umanitario nella regione sudanese del Darfur sin dal 2003, da quando cioè le forze armate del governo e la milizia alleata hanno iniziato a scontrarsi con i gruppi ribelli, che perseguivano una maggiore autonomia e richiedevano maggiori risorse per la regione, arida e impoverita. Fin dallo scoppio del conflitto il contesto politico è divenuto sempre più complesso. I gruppi armati si sono divisi in varie fazioni rivali e ciò ha condotto a ulteriori episodi di violenza e ad una generale situazione di elevata instabilità. La persecuzione dei gruppi armati, il banditismo e gli scontri tra le tribù nomadi hanno costretto molte persone a lasciare le proprie casa e a cercare rifugio altrove. Nel 2008, quella in Darfur rappresentava ancora una delle più massicce operazioni di aiuto umanitario del mondo. Più di 80 organizzazioni e 15.000 operatori umanitari – compresi 2.000 membri di msf – fornivano assistenza al paese, dove, secondo le stime, un terzo della popolazione è sfollato. Malgrado questi sforzi, centinaia di migliaia di persone rimangono prive degli aiuti necessari. In migliaia rischiano di non poter rice- © Jan-Joseph Stok vere assistenza medica a causa dell’instabilità delle linee del fronte, dell’altalenanza delle alleanze tra le diverse fazioni armate, degli attacchi mirati contro gli operatori umanitari e delle crescenti restrizioni da parte del governo in merito alla possibilità di fornire assistenza sanitaria. Il problema dell’insicurezza Nel corso dell’anno la situazione della sicurezza si è andata deteriorando. A febbraio un’offensiva militare condotta nei pressi di Seleia, nell’area occidentale del Darfur, ha causato la morte di 300 persone e ne ha costrette 10.000 a fuggire nel vicino Ciad. L’ équipe di msf ha dovuto lasciare Seleia prima dello scontro armato, ma dopo un mese gli operatori hanno potuto far rientro nella zona per fornire soccorso medico grazie alle cliniche mobili. Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 In altre regioni del Sudan meridionale, msf continua a offrire assistenza a centinaia di migliaia di persone. Negli stati di Jonglei, Nilo superiore e Unità, il personale medico eroga servizi sanitari di tutti i livelli, da visite a pazienti affetti da infezioni del tratto respiratorio a interventi chirurgici salvavita. Nel 2008, le équipe mediche hanno effettuato oltre 365.900 visite mediche, oltre 19.000 visite prenatali e oltre 1.000 operazioni, fra cui numerosi interventi chirurgici di emergenza su pazienti feriti da armi da fuoco, e provveduto al ricovero di oltre 8.000 pazienti. Afri c A | Asi a an d t he Cauc asus | The A m er i cM asSF| PEur R O gop etet ia n d elt m he onMi d od d| le A fr East icA 42 © Jan-Joseph Stok In agosto, dopo una serie di attacchi contro msf, le équipe sono state costrette ad abbandonare i progetti nel Nord Darfur: quello di Tawila, dove, fin dall’agosto 2007, circa 35.000 sfollati erano stati accolti in tre campi, e quello di Shangil Tobaya, dove msf aveva fornito assistenza medica a circa 28.000 sfollati nei campi di Shangil e Shadat e ad altre 5.000 persone nei villaggi vicini. Privare così tante persone di aiuto medico, anche se solo temporaneamente, è stato frustrante, ma, senza alcuna garanzia di tutela della sicurezza per gli operatori umanitari, msf è stata obbligata a sospendere le attività. L’équipe è rientrata a Shangil Tobaya a settembre. Nel 2008, sono state effettuate quasi 45.000 visite e più di 4.000 donne hanno ricevuto assistenza prenatale. L’équipe msf, tornata in ottobre a Tawila, dove nel 2008 erano state realizzate 25.000 consultazioni mediche, ha dovuto abbandonare nuovamente l’area a dicembre. Sempre in agosto, in seguito agli attacchi al campo di Kalma, che ospitava più di 90.000 sfollati, molte persone hanno subito ferite gravi. Almeno 65 pazienti sono stati ricoverati nella clinica del campo e le ambulanze di msf hanno portato 49 feriti da arma da fuoco in un ospedale nella regione della capitale, Nyala. A metà settembre, in seguito ai bombardamenti aerei decisi dal governo, msf ha dovuto trasferire lo staff dal progetto di Kaguro nella zona dello Jebel Si. Le équipe sono rientrate 10 giorni più tardi. Fatima, che vive nel campo di Motorwat, vicino alla città di Muhajariya, col marito e 4 figli, ha raccontato a msf che lei e la sua famiglia finora hanno dovuto spostarsi 8 volte, dalla città alla foresta, al campo e ancora alla città. ‘Ogni volta che ci spostiamo, perdiamo le nostre cose – dice – È sfiancante, ma se non ti sposti in fretta tu o i tuoi figli potreste essere uccisi. Reagire con rabbia non avrebbe senso: anche se mi arrabbiassi, non c’è niente che potrei fare’. Assistenza psichiatrica Per aiutare le persone che hanno subito traumi psicologi a causa del conflitto e dell’aver vissuto a lungo in una condizione di sfollamento, msf nel 2006 ha deciso di fornire, tra le altre attività, anche assistenza psichiatrica, garantendo 9.380 sessioni di terapia a più di 1.600 pazienti. Nel 2008 l’84% di loro mostrava dei miglioramenti a livello sintomatico o era completamen- te guarito. Malgrado ciò, quello stesso anno, la Commissione Sudanese per l’Aiuto Umanitario e il Ministro della Salute hanno obbligato msf, pena l’espulsione dal paese, ad interrompere le attività di assistenza psichiatrica nel Sud Darfur. Le équipe di msf hanno curato 64.000 pazienti, garantito assistenza a 19.000 donne incinte e fatto nascere 1.750 bambini. Nonostante questi risultati, le autorità non hanno lasciato altra scelta a msf che quella di sospendere gli interventi nel paese. Nella zona occidentale del Darfur, in particolare a Golo e Killin, nella regione Jebel Mara, ad aprile sono stati aperti nuovi progetti. Le équipe di msf hanno fornito assistenza medica primaria e secondaria, concentrandosi soprattutto sul problema della salute femminile e sulla lotta alla malaria e alla malnutrizione. Nel 2008 sono state effettuate circa 3.800 visite mediche ogni mese. msf ha lavorato anche a Niertiti e Zalingei, nell’area occidentale del Darfur, portando assistenza medica a circa 170.000 persone. Più di 130.000 persone che vivono a Zalingei 43 Paguro e 5 centri di salute nell’area limitrofa, garantendo assistenza medica a circa 40.000 persone che ne erano prive sin dal 2003, quando l’area era stata attaccata e la maggior parte dei villaggi ridotti in cenere. Nella zona rurale di Kebkabiya, 90 miglia ad ovest dalla capitale del Nord Darfur El Fasher, msf aiuta 2 cliniche e 5 centri di salute fornendo assistenza medica di base, come le vaccinazioni e il trattamento contro la malnutrizione. Le équipe inoltre forniscono supporto al reparto di ostetricia dell’ospedale di Kebkabya e assistenza nei casi di emergenza ostetrica. Nei pressi di Serif Urima l’équipe medica ha fornito assistenza primaria e secondaria, com- Nel Sud Darfur msf ha gestito una clinica di 25 posti letto che ha permesso di assistere circa 70.000 persone a Muhajariya e dintorni. Oltre a fornire assistenza ostetricia, msf offre presi cure prenatali e ospedaliere, vaccini e trattamenti contro la malnutrizione. Ogni mese sono state realizzate circa 4.000 visite mediche. Più di 45 bambini hanno ricevuto cure nutrizionali e 110 pazienti sono stati ricoverati in clinica. Nel Jebel Si, msf ha gestito una clinica a un laboratorio, cure chirurgiche e gestisce cure a domicilio e ospedaliere. Inoltre dispone adeguati trattamenti per le vittime di violenza sessuale. Nel 2008, più di 55.000 persone, di cui 1.300 degenti e 440 persone che avevano subito interventi chirurgici, sono state curate da msf a Muhajariya. Nell’aprile del 2008 msf, nell’ottica di migliorare le possibilità di accesso all’assistenza medica, ha riaperto le cliniche mobili a Labado e Um Shegeira . Nel 2008, 660 bambini affetti da malnutrizione sono stati curati nelle cliniche mobili msf. Nelle montagne dell’area orientale del Jebel Mara, un’équipe stanziata a Feina ha gestito una clinica che forniva visite a domicilio, cure prenatali e un programma di nutrizione mobile. Esiste anche un reparto destinato ai molti bambini malnutriti e a coloro che necessitano di un intervento di emergenza. Le cliniche mobili sono presenti anche in Gulombei e Deribat. Nel 2008 msf ha inaugurato un nuovo progetto in Adila, in seguito ai risultati di una stima, realizzata in marzo, secondo cui l’incidenza della malnutrizione acuta aveva raggiunto il 14%. Entro la fine di ottobre, 4.700 bambini hanno ricevuto il trattamento. MSF lavora in Darfur dal 2003. Swaziland Motivo di intervento • Malattie endemiche/epidemiche Operatori Umanitari 55 Secondo le stime, in Swaziland l’infezione da HIV/AIDS colpirebbe un adulto su 4 e l’80% dei pazienti tubercolotici sarebbero anche sieropositivi. Dal novembre 2007 MSF collabora con personale sanitario pubblico nella regione di Shiselweni al fine di combattere le patologie in questione. Sul posto, msf sta provvedendo a decentrare i servizi offerti ai pazienti sieropositivi e tubercolotici: l’obiettivo consiste nella creazione di un sistema comune, che consenta ai pazienti di essere curati per entrambe le patologie presso la stessa struttura, da parte degli stessi operatori sanitari. Presso l’ospedale di Hlatikulu e i centri sanitari di Nhlangano e Matsanjeni, nonché presso 9 degli altri 20 centri sanitari della regione, vengono erogati servizi terapeutici e di controllo preventivo. Nel 2008, nella regione di Shiselweni, quasi 2.300 pazienti sono stati sottoposti a terapie anti-tb, mentre 1.870 pazienti tubercolotici coinfettati da hiv/aids sono stati sottoposti a terapia antiretrovirale. © Alexander Glyadyelov Secondo le stime, nel 2008 in Swaziland sono stati segnalati circa 12.000 nuovi casi di tubercolosi, fra cui 200 persone infettate da una forma della patologia resistente ai farmaci: fra queste ultime, 42 sono state diagnosticate e monitorate in Shiselweni. A causa della natura pericolosa e complessa della malattia, la diagnosi e cura delle forme di tubercolosi resistenti ai farmaci rappresenta una priorità. msf opera direttamente fra le comunità e i pazienti affetti da hiv/aids, promuovendo attività di prevenzione e formazione, ricerca e diagnosi dei casi nonché controllo post-terapeutico. Incoraggiati da un adeguato rispetto della terapia, i ‘pazienti esperti’ che hanno sperimentato direttamente patologie croniche aiutano gli altri pazienti a gestire adeguatamente la malattia e a convivere positivamente con l’infezione da hiv/aids. MSF lavora in Swaziland dal 2007. Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 sono sfollati che hanno abbandonato le proprie aree di origine. msf lavora in 3 reparti dell’ospedale di Zalingei, fornendo supporto al dipartimento di chirurgia pediatrica e al pronto soccorso. L’aumento dei casi di malnutrizione ha spinto le équipe msf a distribuire ulteriori derrate alimentari a 11.000 bambini di età compresa tra i 6 e i 36 mesi durante il cosiddetto “hunger gap” (periodo che intercorre tra un raccolto e l’altro). A Niertiti, msf ha fornito cure ospedaliere e a domicilio, effettuato 86.000 visite mediche e ricoverato in ospedale 4.900 pazienti. In risposta a un’epidemia di meningite esplosa a febbraio, msf ha vaccinato oltre 28.000 persone. M SF P R O g et t i n el m on d o | A fr i c A 44 Uganda Motivo di intervento • Conflitto armato • Malattie endemiche/epidemiche Operatori Umanitari 719 Secondo le stime, l’infezione da HIV/ AIDS riguarderebbe l’8% della popolazione. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, in Uganda le persone affette da HIV o AIDS sono più di un milione, di cui 312.000 necessitano di terapia antiretrovirale (ARV). La percentuale di pazienti sottoposti a terapia ARV sarebbe pari al 42% a livello nazionale, ma nell’Uganda settentrionale la percentuale è assai più ridotta. Ad Arua, la clinica anti-hiv/aids gestita da msf prevede fra l’altro terapia integrata per i casi di coinfezione da hiv e tubercolosi, aiuti alimentari per adulti e bambini malnutriti affetti da hiv/aids e un programma di assistenza prenatale e prevenzione della trasmissione maternofetale dell’hiv/aids. I pazienti sottoposti a terapia arv presso l’ospedale regionale di Arua sono oltre 4.700. In parallelo, msf supporta 3 cliniche decentrate per la cura di hiv/aids nella regione del Nilo occidentale, al fine di garantire un accesso adeguato al sistema sanitario locale. A Madi Opei, nel distretto di Kitgum, solo il 10% dei pazienti sieropositivi ha accesso a cure adeguate. msf ha messo a disposizione servizi sanitari per i pazienti affetti da hiv/ aids/tb e prestato assistenza presso i reparti ambulatoriale, di degenza e di maternità. Ogni mese sono state effettuate circa 2.000 visite ambulatoriali e sono stati ricoverati 100 pazienti. Nel distretto di Gulu, gli operatori msf hanno proseguito il proprio intervento presso il centro sanitario di Lalogi, circa 21 miglia a sud-est di Gulu. Al fine di creare un sistema che possa essere rilevato dal Ministero della Sanità, i team si sforzano di rendere la gamma completa di servizi sanitari disponibili a Lalogi (comprendente sanità materna, servizi di degenza e terapie anti–hiv/aids/tb) il più sostenibile possibile. Nel 2008, i pazienti trattati sono stati oltre 53.000. Interventi d’emergenza Nel novembre 2007, le deplorevoli condizioni igieniche dei campi hanno provocato un’epi- © Julie Remy demia di epatite E, un virus che si diffonde mediante acqua o alimenti contaminati: dal momento che non esistono cure o vaccini, gli operatori msf hanno dato la precedenza alla gestione dei pazienti infetti e alla necessità di arginare l’epidemia, dedicando particolare attenzione bambini e donne incinte, considera- ti particolarmente a rischio. Alla fine del 2008, i pazienti trattati da msf a Kitgum ammontavano a oltre 1.500. msf ha inoltre varato iniziative di prevenzione e ricovero ospedaliero al fine di prevenire il diffondersi della patologia sia a livello locale che in altri distretti. 45 Al culmine dell’epidemia di colera che ha colpito il distretto di Arua fra gennaio e aprile, il centro terapeutico gestito da msf accoglieva fino a 40 pazienti al giorno. msf ha inoltre provveduto ad assistere, mediante un ambulatorio e il miglioramento degli impianti idraulici e sanitari dei campi di Ishasha/Matanda e Nakivale, i profughi costretti alla fuga dagli scontri nella Repubblica Democratica del Congo alla fine del 2008. Malnutrizione a Kaabong e Karamoja Nel distretto di Karamoja, Uganda nord-orientale, il cattivo raccolto del 2006, la scarsità di pioggia nel 2007 e il ritardo della stagione delle piogge nel 2008 hanno causato penurie alimentari, con conseguente caro prezzi e vulnerabilità del bestiame a una serie di patologie. Nel giugno 2007, msf ha varato, nel distretto di Kaabong, un intervento nutrizionale che è durato per tutto il 2008: le relative attività sono state poi affidate ad Action Contre la Faim nel mese di dicembre. Nel Kaabong, msf ha trattato, nel 2008, quasi 900 casi di malnutrizione acuta e 2.500 di malnutrizione moderata. La malnutrizione e altre emergenze sanitarie sono state affrontate, fra gennaio e luglio, presso il centro di stabilizzazione dell’ospedale di Kaabong. Nel luglio 2008, msf ha iniziato ad ampliare il progetto di Kaabong al fine di introdurre cure pediatriche e una gamma completa di servizi di sanità riproduttiva. Nel 2009, il progetto accoglierà anche le vittime delle violenze risultanti dalle attività di disarmo del governo. Zambia Motivo di intervento • Malattie endemiche/epidemiche Operatori Umanitari 68 In Zambia, l’HIV/AIDS è tuttora estremamente diffuso e rappresenta un grave problema sanitario: la malattia e i decessi da essa provocati sono un peso gravoso per la società. L’impatto della pandemia a livello nazionale è attestato dal calo della speranza di vita alla nascita che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, era pari a 52 anni nel 1990 ma nel 2003 era scesa a 35. Tuttavia, nel corso degli anni il governo zambiano ha richiamato l’attenzione sul problema HIV/AIDS e ha varato iniziative volte a ottimizzare l’erogazione delle terapie. Nel luglio 2005, il governo ha introdotto cure anti-HIV/AIDS gratuite e, nel 2006, ha abolito il sistema sanitario nazionale basato sulla condivisione dei costi. msf ha prestato assistenza alle persone affette da hiv/aids mediante un progetto gestito nel distretto di Kapiri M’Poshi. Kapiri è una città in rapida crescita, dislocata in un’area di transito e dotata di scarse infrastrutture. A causa della posizione centrale e del carattere di punto di transito della città, la popolazione di Kapiri è particolarmente esposta a patologie quali infezioni veneree, hiv/aids, tubercolosi (tb) e colera: secondo le stime, la percentuale di malati di hiv/aids giungerebbe a quota 20%. L’accesso all’assistenza sanitaria in generale e alle cure anti-hiv in particolare è problematico per i 250.000 residenti del distretto di Kapiri, dislocati in una vasta regione priva di strade o di mezzi di trasporto. I servizi erogati mediante le strutture esistenti sono insufficienti a causa della mancanza di personale e di scorte mediche. msf ha dimostrato come sia possibile affidare a funzionari clinici o infermieri alcuni compiti e responsabilità, come test e servizi di consulenza rivolti ai pazienti sieropositivi, in precedenza assolti dai medici. msf gestisce una clinica anti-hiv/aids presso l’ospedale distrettuale di Kapiri e opera in 18 centri sanitari, 14 rurali e 4 cittadini. Questo modello decentrato di assistenza anti-hiv/aids consente ai pazienti residenti al di fuori dei grandi centri urbani di ricevere le cure e l’assistenza necessarie. msf ha inoltre coinvolto la comunità in attività di prevenzione e di terapia e supporto ai pazienti affetti da hiv/aids. Alla fine di dicembre, msf aveva accolto nell’ambito del progetto oltre 10.500 pazienti, 5.000 dei quali sottoposti a terapia antiretrovirale. Nel corso del 2008, gli operatori msf hanno effettuato oltre 2.600 visite mediche al mese. Nel contempo, e in preparazione per l’affidamento del programma anti-hiv/aids, msf ha iniziato a integrare il progetto con le attività gestite dal Ministero della Sanità. MSF lavora in Zambia dal 1999. In seguito alla diffusione di dati attestanti un aumento dei casi di malnutrizione nella regione di Karamoja, msf ha varato una seconda iniziativa nutrizionale nei distretti di Moroto e Nakapiripirit, prendendosi cura di quasi 4.000 bambini malnutriti. MSF lavora in Uganda dal 1980. © JulieRémy Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 Fra la fine del 2007 e l’inizio del 2008, msf è intervenuta con l’intento di arginare un’epidemia di febbre emorragica Ebola nell’Uganda occidentale, nelle 2 aree chiave di Bundibugyo e Kikyo. Afri c A | Asi a an d t he Cauc asus | The A m er i cM asSF| PEur R O gop etet ia n d elt m he onMi d od d| le A fr East icA 46 Zimbabwe Motivo di intervento • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/ Esclusione dall’assistenza sanitaria Operatori Umanitari 579 L’instabilità politica e una gestione inadeguata delle risorse hanno provocato in Zimbabwe una crisi economica gravissima, caratterizzata da un’inflazione galoppante, dal collasso delle infrastrutture e dei servizi di base, da carenze alimentari e dalla completa implosione del sistema sanitario nazionale. Nell’ambito dei suoi programmi regolari, MSF si concentra sulla cura dei pazienti infettati da HIV/AIDS e offre aiuti nutrizionali a bambini gravemente malnutriti. In Zimbabwe, l’hiv/aids colpisce un adulto su 5, e troppo pochi fra quelli che ne hanno urgente esigenza sono in grado di accedere alla terapia antiretrovirale (arv). Nell’ambito di programmi anti-hiv/aids dislocati a Bulawayo, Epworth, Gweru, Tshlotshlo e varie località della provincia di Manicaland, msf fornisce assistenza sanitaria gratuita a 40.000 pazienti: nel 2008, 26.000 dei pazienti in questione hanno iniziato la terapia arv. Tuttavia, sono sempre più frequenti i casi di pazienti che non si presentano agli appuntamenti e rischiano l’interruzione della terapia perché non sono in grado di raggiungere le poche cliniche funzionanti. Ciò è dovuto in larga misura ai costi elevati e all’inaffidabilità del sistema dei trasporti, ma alle volte anche alla fuga dei pazienti, costretti e cercare rifugio in paesi confinanti. In risposta Dadirai ha iniziato la terapia antiretrovirale nel 2007, nell’ambito del programma di Epworth: prima era così malata da non poter camminare o mangiare senza aiuto. Suo marito era morto dopo aver rifiutato le cure ed entrambe le figlie sono sieropositive. Dopo aver iniziato il programma, Dadirai ha prima lavorato come consulente volontaria anti-HIV, ma poi è tornata a scuola e si è qualificata come aiuto-infermiera: ora è una dipendente di MSF e lavora presso la clinica di Epworth. a questo problema, msf ha iniziato a decentrare le terapie, incrementando così l’accessibilità dei servizi soprattutto nelle zone rurali. Fra gli zimbabwiani che lasciano il paese molti (circa 3 milioni sinora, secondo le stime) fuggono in Sud Africa. Dal maggio 2008, msf opera a Beitbridge, il punto di uscita più utilizzato da queste persone. Il progetto garantisce l’erogazione di servizi sanitari di base ai gruppi più vulnerabili, come profughi, migranti, orfani o lavoratrici sessuali, e assiste le vittime di violenze e abusi. Nel 2007, msf ha iniziato a prestare assistenza medica ai rifugiati zimbabwiani nella cittadina di confine di Musina e nel centro di Johannesburg. Nel corso degli anni, msf ha fronteggiato in Zimbabwe una serie di emergenze, fra cui inondazioni, epidemie di colera, malnutrizione e violenza. In data 31 dicembre 2008, msf aveva assistito oltre 30.000 ammalati di colera ed erano stati registrati oltre 1.500 decessi. Le équipe mediche msf hanno integrato i servizi offerti dalle strutture governative provvedendo alla distribuzione di scorte, al pagamento di gratifiche e al varo di iniziative di formazione destinate al personale, nonché all’inaugurazione di unità terapeutiche dedicate per il colera in una zona del tutto priva di strutture sanitarie alternative. MSF lavora in Zimbabwe dal 2000. ‘Il significato di ciò che vediamo tutti i giorni è chiaro: si tratta di un’emergenza medica di enormi proporzioni, che rischia di sfuggirci di mano’. © Joanna Stavropoulou Manuel Lopez 47 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 Asia e Caucaso © Vali Faucheux-Georges M SF Prog et t i n el m on d o | A s i a E C AU CA SO 48 INDICE ARMENIA 48 49 50 51 52 52 54 55 56 57 58 59 60 60 62 63 64 MOTIVO DI INTERVENTO • Malattie endemiche/epidemiche OPERATORI UMANITARI 56 | | | | | | | | | | | | | | | | | ARMENIA BANGLADESH CAMBOGIA CINA Georgia INDIA INDONESIA KYRGYZSTAN MYANMAR NEPAL PAKISTAN Papua NUOVA Guinea FILIPPINE SRI LANKA TAILANDIA TURKMENISTAN UZBEKISTAN © Vali Faucheux-Georges D. e la sua famiglia vivevano in condizioni difficili: D. è stata colpita 2 volte dalla polmonite e le è infine stata diagnosticata la tubercolosi. Tutto quel che D. sapeva sulla patologia era che è contagiosa: saputo della sua malattia, tutti, parenti stretti compresi, hanno iniziato ad aver paura di lei. D. ha passato un lungo periodo presso vari ospedali, ma è stata dimessa a causa del mancato effetto dei farmaci. A casa si è nuovamente sentita male ed è stata trasportata in ambulanza presso l’ospedale di Nor-Nork, dove le è stata diagnosticata la DR-TB ed è stata anche operata. Dopo l’operazione è stata trasferita ad Abovian e ammessa al programma MSF. Dopo un soggiorno ospedaliero di qualche mese e una considerevole ripresa, è stata dimessa, proseguendo la terapia tramite una clinica mobile. Complessivamente, il trattamento è durato 2 anni. All’inizio, D. ha trovato duro assumere i farmaci a causa degli effetti collaterali, ma ha perseverato: ora, guarita, è pronta a tornare a un’esistenza normale. In Armenia si registra uno degli indici più elevati al mondo di tubercolosi resistente ai farmaci (DR-TB). Nel settembre 2005 MSF ha varato, in collaborazione con il Ministero della Sanità locale, un programma pilota finalizzato alla diagnosi e cura della DR-TB nella capitale Erevan, dove risiede quasi metà della popolazione del paese. Da allora, le iniziative di contenimento dell’epidemia di DR-TB hanno guadagnato in efficacia, grazie anche al supporto di organizzazioni e donatori internazionali che hanno contribuito a incrementare le risorse locali. A livello nazionale, MSF offre la propria consulenza ai fini dell’adozione di un programma a breve termine per osservazione diretta (Directly Observed Treatment, Short-course o DOTS). A Erevan, il programma dr-tb gestito da msf sopperisce alle necessità della popolazione cittadina, pari a circa 1,2 milioni di individui. Una volta diagnosticati come affetti da dr-tb, i pazienti ricevono le prime cure presso l’unità di ricovero dove msf ha ristrutturato un reparto di degenza da 35 letti; successivamente, conclusasi la fase contagiosa, vengono dimessi, proseguendo la terapia tramite policlinici mobili o presso le proprie abitazioni fino all’avvenuta guarigione. Il corso di trattamenti previsto non è facile da rispettare, dal momento che può richiedere da 18 mesi a 2 anni, prevede la somministrazione quotidiana di farmaci e presenta spesso effetti collaterali. msf offre una serie di servizi multidisciplinari finalizzati a promuovere il completamento della terapia. msf offre assistenza sociale ai pazienti e alle loro famiglie: pacchi di derrate alimentari contribuiscono a garantire una dieta bilanciata, un’indennità di trasporto copre i costi connessi ai trasferimenti quotidiani in clinica e un’indennità di riscaldamento rende più tollerabili i mesi più freddi. Dall’inizio del progetto, nel settembre 2005, i pazienti ammessi al programma sono stati oltre 200. MSF lavora in Armenia dal 1988. ‘Alcuni pazienti si dimostrano riluttanti a iniziare la terapia anti-DR-TB e, in alcuni, casi, la interrompono a causa degli effetti collaterali dei farmaci di seconda linea. Ciascun paziente è seguito individualmente da un infermiere, un assistente sociale e uno psicologo che lo incoraggiano a proseguire la terapia’. Operatore MSF 49 MOTIVO DI INTERVENTO •Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria • Disastro naturale • Malattie endemiche/epidemiche operatori umanitari 150 Nella regione confinante con il Myanmar (Burma), migliaia di musulmani Rakhine, spesso designati con il nome Rohingya, stentano a sopravvivere. Vistisi negare la cittadinanza in patria, molti sono sfuggiti alle persecuzioni solo per ritrovarsi a vivere in condizioni disastrose in Bangladesh, con scarso accesso ai servizi medici e una protezione inadeguata. Nel 2008, msf ha continuato a fornire assistenza sanitaria a oltre 7.500 musulmani Rakhine ospitati nel campo di fortuna di Tal, nonché a quelli residenti nel circondario. Presso il centro di assistenza medica di base, gli operatori msf hanno curato pazienti affetti da diarrea, infezioni cutanee e infezioni del tratto respiratorio, causate dalle condizioni in cui erano costretti a vivere. Fra i servizi offerti si annoveravano anche un centro di nutrizione terapeutica per bambini gravemente malnutriti, un programma di assistenza psicologica e psichiatrica e progetti finalizzati all’erogazione di acqua potabile e all’installazione di impianti sanitari. Dopo mesi di notevoli pressioni da parte di msf, in luglio il campo è stato infine trasferito presso la nuova sede di Lada Bazaar e sono intervenute altre organizzazioni, consentendo a msf di affidare a terzi le attività. La popolazione nei distretti isolati delle colline ‘Le colline di Chittagong hanno una lunga storia di disordini e l’incremento della popolazione sembra esacerbare le dispute in merito ai diritti su terre e proprietà. Per tutti, la terra equivale alla possibilità di provvedere alla propria famiglia e guadagnarsi da vivere’. Yvonne Cuppens, coordinatrice di progetto MSF di Chittagong risulta particolarmente vulnerabile: anni di conflitti, discriminazione e marginalizzazione hanno severamente penalizzato l’assistenza sanitaria locale, che è a un livello di gran lunga inferiore a quello di altre aree del paese. Durante il 2008, la popolazione si è trovata ad affrontare una crescente insicurezza alimentare, uno scenario ulteriormente aggravato da un’invasione di ratti che ha gravemente compromesso le scorte di riso, principale fonte di alimentazione per la gente del posto. I ratti, tuttavia, rappresentavano solo una parte del problema: le tensioni fra i gruppi tribali da tempo residenti in zona e i coloni bengalesi giunti più di recente (e tuttora in fase di emigrazione), l’estesa presenza militare governativa e gruppi di opposizione locali fanno sì che la regione continui a essere soggetta a esplosioni di violenza, tanto da spingere alcune persone ad abbandonare le proprie abitazioni. Uno dei principali mercati della regione è rimasto deserto per gran parte dell’anno a causa di timori, boicottaggi e intimidazioni. Al fine di portare rimedio all’aumento dell’insicurezza alimentare e all’elevato tasso di malnutrizione acuta, pari al 13%, riscontrato fra i bambini di età inferiore a 5 anni, msf ha aperto un programma nutrizionale di emergenza nella regione di Sajek, compresa nell’area collinare di Chittagong. L’intervento, durato da aprile a dicembre, si proponeva di assistere i pazienti già colpiti da malnutrizione e di prevenire un peggioramento della situazione. Si è dunque provveduto a istituire un programma di nutrizione mobile, nonché un centro di stabilizzazione in cui ricoverare i bambini che necessitavano di cure mediche più approfondite. msf ha iniziato a fornire a 28.000 persone generi alimentari di prima necessità, come olio, pasta di pesce e sale. Unitamente al programma nutrizionale, msf ha istituito un centro di assistenza sanitaria di base e 8 presidi sanitari, in grado di ricorrere ai servizi di un laboratorio al fine di eseguire test come quello per accertare la presenza della malaria. Mentre la situazione nutrizionale ha fatto registrare un rapido miglioramento, msf ha continuato, presso le cliniche, a trattare circa 200 pazienti alla settimana, in gran parte affetti da diarrea, infezioni dell’apparato respiratorio superiore e malaria. MSF lavora in Bangladesh dal 1985. ‘Non credo tornerò più nel Myanmar: è chiaro che la situazione nel paese è tuttora molto grave e, anche se l’assistenza e gli aiuti qui sono minimi, perlomeno non siamo costretti a vivere nel terrore’. Rifugiata trentenne, campo Tal © William Martin Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 BANGLADESH Afri c A | Asi a an d t he Cauc asus | TheM SF A mP er R OGETTI i c as | Eur NELop MeONDO a n d |t h Aes iMi a Ed dCle AU CA East SO 50 CAMBOGIA MOTIVO DI INTERVENTO • Malattie endemiche/epidemiche operatori umanitari 334 © Lauren Cohen In Cambogia, fra i principali problemi sanitari si annoverano HIV/AIDS, diabete e tubercolosi (TB). Un sostanziale incremento dei fondi inviati da donatori internazionali ha contribuito alle iniziative adottate dal governo cambogiano e dai suoi collaboratori per arginare queste patologie, endemiche nella regione: di conseguenza, MSF ha iniziato a ridurre le proprie attività su scala nazionale. sabile della missione. ‘Alcuni malati dichiarano addirittura che “preferirebbero essere malati di aids”, dal momento che le risorse a disposizione dei pazienti affetti da hiv/aids sono assai più numerose. La strategia di msf, imperniata sull’integrazione fra i servizi medici destinati a pazienti affetti da hiv/aids e ai malati di ipertensione e diabete, ha portato risultati soddisfacenti per i pazienti e una maggiore efficienza del sistema sanitario’. Nelle province di Siem Reap e Takeo, msf gestisce 2 cliniche che hanno un approccio innovativo che assimila l’hiv/aids a una patologia cronica, come diabete e ipertensione. Questo approccio punta a destigmatizzare hiv e aids trattandoli semplicemente alla stregua di una qualsiasi malattia cronica. Un ulteriore obiettivo consiste nel richiamare l’attenzione sul diabete, una patologia che in Cambogia viene raramente trattata, pur interessando il 5-10% della popolazione. Alla fine dell’anno, le 2 cliniche avevano in cura oltre 3.000 pazienti sieropositivi, oltre 1.700 pazienti diabetici e 390 pazienti ipertesi. msf aveva inoltre in cura un numero ristretto di pazienti affetti da tubercolosi (tb) e multiresistente (mdr-tb): sono in corso le procedure per l’affidamento di queste attività alle autorità sanitarie locali e alle ong loro collaboratrici. ‘In Cambogia, la cura dei pazienti affetti da hiv/ aids è in fase di sviluppo e attrae considerevole attenzione da parte della comunità internazionale dei donatori. Tuttavia, la cura dei pazienti affetti da diabete di tipo II, ipertensione arteriosa e altre patologie croniche curabili resta limitata e le spese statali sul fronte farmaci sono insufficienti’, dichiara Philippe Berneau, respon- A Phnom Penh, msf ha in cura malati affetti da hiv/aids presso il Khmer-Soviet Friendship Hospital, dove 3.650 pazienti sono stati sottoposti a terapia antiretrovirale (arv). In giugno, msf ha iniziato a integrare le terapie nell’ambito del sistema sanitario pubblico: il passaggio di consegne è stato effettuato trasferendo pazienti provenienti da altre province presso centri locali in grado di erogare farmaci antiretrovirali. Le attività tuttora gestite da msf presso la struttura riguardano i pazienti coinfettati da hiv e mdr-tb. Sin dal 2006, msf fornisce cure hiv/aids ai detenuti delle carceri di Phnom Penh. In giugno, si è provveduto a facilitare l’accesso a cure e terapie presso 2 delle principali prigioni cittadine. Alla fine dell’anno, a Kampong Cham, il passaggio di consegne alle autorità sanitarie locali per quanto riguarda le terapie hiv/aids era quasi giunto al termine: i pazienti adulti venivano già gestiti dalle autorità cambogiane, mentre le visite pediatriche venivano ancora espletate da msf. Giugno ha visto il varo di un progetto dedicato ai pazienti sieropositivi coinfettati dalla tubercolosi nonché a quelli affetti da ceppi tb resistenti ai farmaci. msf ha chiesto per lungo tempo la creazione di un gruppo di lavoro dedicato alla tubercolosi resistente ai farmaci che coinvolgesse le autorità sanitarie cambogiane e altre parti interessate. Questo gruppo è stato infine istituito alla fine del 2007: il 2008 ha visto varie riunioni finalizzate alla redazione di linee guida nazionali e piani a lungo termine per il contenimento della mdr-tb. MSF lavora in Cambogia dal 1979. 51 motivo di intervento • Malattie endemiche/epidemiche • Disastro naturale operatori umanitari 70 L’anno scorso, l’HIV/AIDS è diventata per la prima volta la patologia infettiva letale più diffusa in Cina: secondo il Ministero della Sanità, fra i mesi di gennaio e settembre 2008 sono stati segnalati 44.839 nuovi casi. Secondo le stime dell’UNAIDS, il Programma delle Nazioni Unite dedicato alla lotta a HIV/AIDS, in Cina alla fine del 2007 c’erano ben 700.000 persone affette dal morbo, di cui 190.000 necessitanti di terapia antiretrovirale (ARV): meno del 20% riceve le cure di cui ha bisogno. Benché il governo cinese distribuisca farmaci antiretrovirali nell’ambito del proprio programma nazionale, i test volti ad accertare la presenza del virus hiv e la gestione delle infezioni opportunistiche non sono gratuiti, per cui i pazienti rischiano di rimanere vittime di patologie connesse all’infezione da hiv prima di riuscire ad accedere alla terapia. Lo stigma associato alla malattia scoraggia inoltre i pazienti dal visitare le strutture nazionali per sottoporsi al test e ricevere cure in una fase più precoce dell’infezione. Benché il 2008 abbia visto la registrazione di alcuni importanti farmaci antiretrovirali di seconda linea, molte medicine essenziali risultano tuttora inaccessibili. Il costo di molti farmaci utilizzati per combattere le infezioni opportunistiche è ancora troppo elevato e le versioni pediatriche dei farmaci anti-hiv e tb sono irreperibili in tutto il paese. In collaborazione con l’Ufficio della Sanità Pubblica e il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie di Guangxi, msf offre cure e terapie, su base gratuita e riservata, ai pazienti di Nanning sin dal 2003. Questo ampio programma prevede test e consulenze a carattere volontario (vct), diagnosi, gestione delle infezioni opportunistiche, distribuzione di farmaci arv e attività di contatto in alcune comunità. Nel 2008, oltre 3.000 persone hanno avuto accesso a test e consulenze a carattere volontario e circa 300 hanno iniziato la terapia con farmaci arv. Alla fine del 2008, il programma aveva accolto 1.550 pazienti, di cui oltre 900 sottoposti a terapia antiretrovirale. Assistenza di emergenza per i sopravvissuti al terremoto di Sichuan Il 12 maggio 2008, un terremoto di magnitudo 8.0 della scala Richter ha colpito la provincia di Sichuan, causando oltre 80.000 morti e 10 milioni di senza tetto. In collaborazione con la Croce Rossa di Sichuan, msf ha donato alla città di Mianzhu 4.310 tende invernali familiari e varie scorte mediche. msf ha inoltre fornito assistenza a pazienti ricoverati affetti da ‘sindrome da schiacciamento’ a Chengdu e si è attivata presso un centro di triage a Guanghan City, Deyang. Tuttavia, accedere alla regione e alla popolazione colpite dal terremoto si è dimostrato difficile a causa di varie restrizioni governative. msf ha offerto assistenza psicologica ai superstiti dei terremoti di Hanwang, nella contea di Mianzhu, e Long Men Shan, Pengzhou City. ‘Dopo il terremoto, la gente era scioccata e assolutamente terrorizzata, evidentemente bisognosa di assistenza psicologica’, ha dichiarato il Dott. Misa Sugawara, all’epoca coordinatore sul campo per msf a Sichuan. msf continua a offrire assistenza psicologica a Mianzhu e nella Contea di Beichuan dove, fra i mesi di novembre e dicembre 2008, sono state effettuate 238 visite. Catastrofi naturali In seguito alle bufere di neve che hanno colpito il villaggio di Maocao, nella provincia di Guizhou, durante il mese di febbraio, msf ha distribuito agli abitanti 9.000 kg di riso, nonché acqua e olio da cucina. In giugno, in seguito a una serie di inondazioni nella regione di Guangxi, msf ha distribuito alle vittime nella città di Zhongdu, contea di Luzhai, 115.000 kg di riso, 1.900 bottiglie di olio da cucina e 140 confezioni di teli in plastica. Passaggio di consegne Nel maggio 2003, msf ha iniziato a offrire cure e terapie a Xiangfan, rivolgendosi ai circa 45.000 individui affetti da hiv/aids residenti a Hubei e nella vicina provincia di Henan: il programma è stato affidato alle autorità cinesi nel mese di marzo 2008. Mongolia interna: programma bloccato msf ha cercato di varare un programma di lotta alla tubercolosi multiresistente ai farmaci (mdrtb) nella regione della Mongolia interna dove, secondo le stime, il 6,5% dei pazienti risultati positivi al test per la tb e non curati sarebbero affetti da un ceppo della malattia resistente alla terapia farmacologica. Le ripetute trattative con le autorità cinesi, finalizzate alla stipula di un protocollo d’intesa, non hanno sortito il risultato sperato: all’inizio del 2009, msf ha rinunciato a inaugurare il programma. MSF lavora in Cina dal 1988. © MSF Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 CINA M SF P R OGETTI NEL M ONDO | A s i a E C AU CA SO 52 GEORGIa motivo di intervento • Conflitto armato • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria operatori umanitari 164 MSF lotta contro la tubercolosi resistente ai farmaci (DR-TB) in Abkazia, una delle regioni separatiste della repubblica georgiana, e a Zugdidi, nella Georgia occidentale. Il mese di agosto 2008 ha visto scoppiare un conflitto per il controllo dell’Ossezia meridionale, altra repubblica separatista georgiana, che ha costretto migliaia di persone alla fuga al fine di evitare le violenze. La tubercolosi è il flagello della regione del Caucaso: secondo le stime, il 10% dei nuovi casi risulta resistente ai farmaci, ma fra i pazienti già trattati addirittura il 50% ha sviluppato la DR-TB (tubercolosi resistente ai farmaci). Nel 2008, il progetto di Zugdidian ha accolto in media 6-7 nuovi pazienti al mese affetti da DR-TB. Dall’inaugurazione del programma nel novembre 2006, sono stati trattati oltre 150 pazienti: la terapia è stata fedelmente rispettata, ma è lunga e difficile e i farmaci causano numerosi effetti collaterali. La guerra scoppiata nell’agosto 2008 ha determinato una breve interruzione della terapia per il 30% dei pazienti. Il mese di luglio 2008 ha visto il completamento della terapia, che ha previsto l’assunzione quotidiana di farmaci per 20 mesi, da parte del primo paziente accolto nell’ambito del programma di Zugdidi: benché, considerato il rischio di ricadute, sia ancora troppo presto per dichiararlo completamente guarito, il fatto che abbia completato la terapia è di per sé incoraggiante. Da allora, altri 9 pazienti a Zugdidi hanno completato la terapia. In Abkazia, msf cura pazienti a Gulripsh, nei pressi della capitale Sukhumi. msf contribuisce al programma nazionale anti-tb in Abkazia sin INDIA motivo di intervento • Conflitto armato • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria • Disastro naturale operatori umanitari 394 dal 1999 e, dal 2001, si concentra sulla DR-TB. Da allora, hanno iniziato la terapia 204 pazienti affetti da dr-tb, di cui 38 nel 2008. msf ha ristrutturato l’ospedale nei pressi di Sukhumi e lo ha rifornito di farmaci, scorte mediche e attrezzature da laboratorio. Un terzo dei pazienti msf ha ben poche risorse materiali a disposizione e, senza il supporto psicologico e sociale, la legna da ardere, i vestiti, i cibi adeguati e altri generi di prima necessità forniti da msf, molti non riuscirebbero a seguire adeguatamente la terapia. In Abkazia, msf ha introdotto, per i pazienti coinfettati da tb e hiv, la terapia antiretrovirale (arv) in grado di prolungarne l’esistenza: al momento, i pazienti sottoposti ad arv sono 9. msf contribuisce inoltre ai nuovi programmi nazionali anti-drtb nelle città georgiane di Tbilisi e Abastumani, formando infermieri e consulenti locali incaricati di garantire il rispetto della terapia da parte dei pazienti. In Abkazia, il programma di accesso all’assistenza medica per i pazienti vulnerabili è stato Nonostante la rapida crescita economica indiana, milioni di persone hanno accesso scarso o nullo all’assistenza medica. MSF presta cure mediche alle vittime di conflitti o disastri naturali nelle regioni rurali del paese e offre terapie anti-tubercolosi (TB) e HIV/ AIDS a gruppi emarginati a Mumbai e Manipur. HIV/AIDS e TB a Mumbai e Manipur msf offre cure e terapie gratuite a gruppi potenzialmente emarginati, come le lavoratrici sessuali, i transgender o gli omosessuali impossibilitati ad accedere a terapie anti-hiv/aids tramite il sistema sanitario pubblico. Operando presso una clinica nella parte sud di Mumbai, msf offre inoltre servizi finalizzati alla prevenzione della trasmissione del virus hiv dalle madri ai nascituri e ha formato ong e operatori del Ministero della Sanità sul fronte di test e consulenze anti- hiv. Per tutto l’anno, msf ha effettuato a Mumbai oltre 4.200 visite, mentre oltre 300 pazienti hanno iniziato la terapia antiretrovirale (arv). © Sami Siva Nello stato nord orientale di Manipur, caratterizzato da un cronico conflitto a bassa intensità, msf gestisce 4 cliniche che forniscono assistenza medica di base, terapie e consulenza per i pazienti affetti da hiv/aids e tb nonché servizi di maternità. Nel 2008, msf ha effettuato a 53 Gli scontri dell’agosto 2008 hanno visto decine di migliaia di profughi: msf ha fornito assistenza medica e psicologica alle persone costrette a fuggire dalle proprie abitazioni. Circa il 30% delle 8.500 visite mediche effettuate hanno riguardato patologie croniche. Numerosi pazienti soffrivano di depressione, ansietà, stress post-traumatico e problemi psicologici. msf si è inoltre adoperata affinché i pazienti rispettassero i programmi anti-dr-tb. Benché gli operatori internazionali siano stati evacuati a causa della violenza, il programma è stato portato avanti dallo staff locale. La maggior parte dei pazienti ha rispettato la terapia, cosa fondamentale in quanto ‘Queste prime guarigioni sono molto incoraggianti per i 93 pazienti tuttora in cura. Per i medici, gli infermieri e tutti gli operatori, è una lotta quotidiana al fine di garantire che i pazienti mantengano le forze necessarie a proseguire la terapia.’ Jocelyne Madrilène, responsabile della missione Georgia qualsiasi interruzione può causare ricadute o complicazioni. MSF lavora in Georgia dal 1993. © Julie Damond Manipur oltre 50.000 visite: fino ad ora, i pazienti sieropositivi sottoposti a terapia arv sono stati 781, un quarto circa dei quali trasferiti ora al programma anti-hiv/aids nazionale. Assistenza sanitaria di base nel Chhattisgarh e nell’Andhra Pradesh Il conflitto a bassa intensità fra ribelli maoisti e forze governative ha creato decine di migliaia di profughi, ospitati in campi governativi o costretti a nascondersi nella giungla, con accesso praticamente nullo all’assistenza medica. msf offre servizi di assistenza sanitaria primaria e aiuti nutrizionali agli ospiti dei campi profughi del Chhattisgarh e di insediamenti sorti intorno a villaggi dell’Andhra Pradesh e della regione confinante del Chhattisgarh, nonché ai residenti delle comunità locali del distretto di Bijapur. Nel 2008, le cliniche mobili msf hanno trattato oltre 3.300 pazienti affetti da malaria nelle regioni di Bijapur e Dantewada, mentre nei campi profughi e villaggi dell’Andrah Pradesh e sul confine con il Chhattisgarh sono state effettuate 32.600 visite mediche. Kala-azar (leishmaniosi viscerale) nel Bihar Nel distretto di Vaishali, stato del Bihar, msf offre diagnosi e terapie gratuite ai pazienti affetti da kala-azar. Nel 2008, oltre 4.800 pazienti sono stati sottoposti a test volti a individuare la presenza della malattia e 1.974 sono stati curati con amfotericina B liposomiale, una terapia relativamente nuova. La percentuale di successo della cura è assai elevata, pari a oltre il 98%. Assistenza psicologica e psichiatrica nel Kashmir Nella parte del Kashmir ad amministrazione indiana, msf offre assistenza medica di base e consulenza psicosociale a una popolazione traumatizzata da oltre 20 anni di violenza. Nel 2008, il programma msf di assistenza psicologica e psichiatrica ha accolto 6.324 pazienti. Nel 2008, msf ha operato presso 6 cliniche nel distretto di Kupwara, offrendo servizi medici di base e vaccinazioni ed effettuando oltre 10.000 visite mediche. Nel corso degli anni, msf ha effettuato diversi interventi di emergenza in risposta a una serie di disastri naturali che hanno colpito l’India. Nel settembre 2008, gli operatori hanno offerto assistenza umanitaria a decine di migliaia di persone nello stato del Bihar, costrette a lasciare le proprie abitazioni in seguito allo straripamento del fiume Kosi e alla successiva inondazione: numerose famiglie, già estremamente povere, hanno perso tutti i loro averi. msf ha fornito assistenza medica alle vittime dell’inondazione e distribuito articoli a carattere non alimentare, come teli in plastica e coperte, a oltre 18.000 famiglie. Nel 2008, i team msf hanno effettuato oltre 22.200 visite mediche. MSF lavora in India dal 1999. ‘La maggior parte della gente non ha praticamente mai sentito parlare della leishmaniosi viscerale. Questa grave patologia è meglio nota come kala-azar e l’India è fra le nazioni più colpite al mondo: oltre il 90% dei casi nazionali si verificano in un unico stato, vale a dire il Bihar. La patologia colpisce prevalentemente le caste più basse, i più poveri fra i poveri. Nel Bihar, la terapia più frequente per i malati di kala-azar è antiquata, dolorosa e, come se non bastasse, ben poco efficace: tuttavia, in assenza di terapia il male è quasi sempre fatale. L’équipe MSF che opera nel Bihar, presso l’ospedale di Hajipur, ha introdotto per la prima volta su larga scala un farmaco in grado di ridurre la durata della terapia ad appena 10 giorni e di offrire una percentuale di successo pari a oltre il 98%. I nostri pazienti ne sono la prova vivente: vederli migliorare giorno dopo giorno è un’esperienza meravigliosa’. Dott. Gaurab Mitra, medico MSF nel Bihar Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 ridimensionato: nel 2008, le persone registrate nell’ambito del programma erano 143, per la maggior parte anziani. M SF P R O g et t i n el m on d o | A s i a e C AU CA So 54 INDONESIA motivo di intervento • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/ Esclusione dall’assistenza sanitaria • Disastro naturale operatori umanitari 137 Sin dal 1995, MSF opera in Indonesia assistendo pazienti vittime di patologie infettive, episodi di violenza e disastri naturali. Nel 2008 considerato l’incremento della capacità nazionale di far fronte ai disastri naturali, MSF ha deciso di archiviare le proprie attività in loco per l’inizio dell’anno successivo. Tuttavia, per tutto il 2008, MSF ha continuato a monitorare e contenere le emergenze e a fornire servizi sanitari in aree remote. Lotta contro le emergenze In Indonesia, msf è sempre all’erta nell’eventualità di emergenze causate da catastrofi naturali. Benché l’anno in esame abbia visto un calo continuo del numero di emergenze necessitanti dell’assistenza di msf, l’organizzazione ha comunque provveduto, fra l’altro, a prestare soccorso ai sopravvissuti del terribile terremoto che, nel novembre 2008, ha colpito l’isola di Sulawesi, offrendo assistenza psicologica e psichiatrica e gestendo una serie di cliniche mobili. Quasi 2.600 persone hanno potuto usufruire di consulenze psicologiche su come gestire lo stress e su cosa fare nel caso si verifichi un altro terremoto, mentre oltre 1.000 pazienti sono stati anche sottoposti a visite mediche. Quando il distruttivo ciclone Nargis si è abbattuto sul Myanmar nel maggio 2008, il team di emergenza ha reagito rapidamente: nel giro di un mese, sono stati organizzati 8 voli charter, con partenza da Giakarta, la capitale indonesiana, contenenti 39.000 incerate, 14.400 kit igienici e altri articoli, per un totale di 260 tonnellate, © Massimo Mastrorillo nell’intento di soccorrere le vittime. Terapia per una malattia trascurata Durante la fase di valutazione dei pro e contro dell’utilizzo di rapidi test diagnostici per la malaria nell’Asmat, regione paludosa e remota della provincia di Papua, msf ha rilevato un preoccupante livello di diffusione della microfilaria, parassita causa della filariasi linfatica. Altrimenti nota come elefantiasi, questa patologia è endemica in 304 dei 414 distretti indonesiani, ma resta comunque trascurata a livello nazionale. msf ha deciso di gestire il proprio intervento in due fasi, consistenti in una campagna imperniata sulla somministrazione di massa dei farmaci necessari, seguita da interventi chirurgici per i pazienti affetti da forme croniche della malattia. La campagna è stata condotta in collaborazione con le autorità sanitarie locali, che hanno anche garantito l’adozione di necessarie iniziative post-terapeutiche nel corso dei prossimi 4 anni. Nel corso di 3 mesi, sono stati trattati 36.644 pazienti nei 7 sotto-distretti di Asmat e, successivamente, sono stati effettuati 36 interventi chirurgici. Sanità materno-infantile Malaria, diarrea e infezioni respiratorie sono le principali cause di morte e malattia fra i bambini del distretto di Asmat e le difficili condizioni di vita nella fitta foresta tropicale e nelle paludi presentano particolari rischi sanitari per le donne incinte. Nel 2008, msf ha proseguito il proprio programma finalizzato a migliorare l’accesso a servizi e assistenza a carattere primario e di emergenza per le popolazioni più vulnerabili. Si è inoltre provveduto a completare vari programmi, fra cui un sistema completo di indirizzamento medico a livello dei singoli villaggi e la realizzazione di una sala operatoria pienamente operativa ad Agats. msf ha formato personale a tutti i livelli del sistema sanitario, provveduto a garantire trasfusioni di sangue sicure e organizzato un sistema di comunicazione via radio che consente a tutti gli abitanti dei villaggi di chiamare una barca ambulanza. Sono state inoltre effettuate, mediante cliniche mobili, oltre 8.000 visite mediche presso villaggi situati in distretti remoti. Particolare attenzione è stata dedicata alla promozione sanitaria, dal momento che numerosi abitanti dei villaggi non erano a conoscenza delle pratiche sanitarie moderne. MSF lavora in Indonesia dal 1995. 55 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 KYRGYZSTAN © Alexander Glyadyelov Motivo di intervento • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria Operatori Umanitari 48 La tubercolosi (TB) rappresenta la prima causa di morte nelle carceri kirghisi, dove il suo indice di diffusione è 35 volte maggiore che non nel settore civile e la percentuale di forme resistenti ai farmaci è particolarmente elevata. La mancanza di ventilazione, le celle buie e sovraffollate e il cibo insufficiente rappresentano un terreno di coltura ideale per la patologia, mentre gli ospedali carcerari mancano di medicine, attrezzature e personale specializzato. msf contribuisce al trattamento dei pazienti affetti da tubercolosi presso un carcere e un centro detentivo destinato ai detenuti in attesa di giudizio nella capitale Bishkek, nel nord del paese. Nel 2008, msf ha contribuito ad assistere 400 pazienti affetti da tubercolosi suscettibile ai farmaci e 50 affetti da ceppi del virus resistenti ai farmaci anti-tb di prima linea. Questo progetto è gestito in collaborazione con il reparto dell’amministrazione penale, il Ministero della Giustizia kirghiso e il Comitato internazionale della Croce Rossa (icrc). Il compito di msf consiste nel contribuire alla rilevazione e diagnosi di tutti i sospetti casi di TB evidenziati fra i prigionieri e alla cura dei pazienti affetti da forme della patologia che risultano suscettibile ai farmaci di prima linea, mentre l’icrc si dedica ai pazienti affetti da tubercolosi multiresistente ai farmaci. msf ha apportato miglioramenti alle celle e alle strutture sanitarie ed equipaggiato i laboratori anti-tb e continua a fornire materiali medici e di laboratorio. Nel 2008, msf ha contribuito ad allestire, presso il laboratorio anti-tb nazionale, un sistema per una diagnosi più rapida della tubercolosi resistente ai farmaci di prima linea. Inoltre, i pazienti tubercolotici reclusi nelle carceri dove msf presta la propria opera vengono sottoposti a test per segnalare l’eventuale presenza dell’epatite B e alla relativa vaccinazione. I medici e i consulenti psicosociali msf garantiscono l’applicazione dei protocolli terapeutici e il rispetto della terapia da parte dei pazienti. La nuova organizzazione vedrà una stretta separazione fra pazienti tubercolotici affetti da forme diverse della patologia, al fine di evitare infezioni incrociate e ulteriori contaminazioni. MSF lavora in Kirghizistan dal 2005. ‘Le maggiori difficoltà che i prigionieri rilasciati bisognosi di proseguire la terapia anti-TB si trovano ad affrontare riguardano la mancanza di interazione e informazione fra le carceri e il mondo esterno. La tubercolosi è un problema complesso e sfaccettato che riguarda l’intera società e non può essere gestito esclusivamente mediante terapie mediche. Per quanto non manchi la volontà politica di risolvere questi problemi, in realtà non viene fatto molto. Markus Frits, responsabile di missione in Kyrgyzstan M SF P R OGETTI NEL M ONDO | A s i a E C AU CA SO 56 MYANMAR Motivo di intervento • Conflitto armato • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria • Disastro naturale Operatori Umanitari 1.427 Nel maggio 2008, il ciclone Nargis si è lasciato dietro una scia di distruzione nel Delta dell’Irrawaddy: le stime ammontano a 130.000 vittime fra morti e dispersi. La catastrofe ha rappresentato un durissimo colpo per un popolo che soffre da decenni di repressione, incuria e di un conflitto a bassa intensità, lasciando molti abitanti nella povertà più completa e impossibilitati a godere dei più elementari diritti umani. Iniziative di emergenza dopo il passaggio del ciclone Nargis msf ha dato inizio al suo intervento di emergenza nel delta entro 48 ore dalla catastrofe. Durante il periodo critico in cui il governo ha ristretto gli aiuti esterni, msf ha fornito cibo, rifugio, acqua, assistenza medica e generi non alimentari di prima necessità. Quando il paese è diventato più accessibile, msf ha ampliato i propri programmi introducendo servizi di natura psicosociale. Fra i mesi di maggio e novembre, circa 450 operatori hanno assistito una popolazione di oltre 520.000 abitanti in 4 comunità, Laputta, Ngapudaw, Phya Pon e Bogaley (comprendenti oltre 1.100 villaggi), fino all’esaurirsi dell’emergenza. Tuttavia, msf ha continuato a erogare alcuni servizi, principalmente a carattere nutrizionale, psicologico e psichiatrico, in alcune delle aree più difficili da raggiungere, dove mancava l’assistenza necessaria. I programmi in questione sono ora terminati. Nel frattempo, un continuo sostegno alla ricostruzione, soprattutto in termini di mezzi di sostentamento, nutrizione e servizi idrico-sanitari, rimane fondamentale per l’intera regione del Delta. Assistenza alle fasce di popolazione più vulnerabili Alle centinaia di migliaia di persone affette da patologie infettive curabili come malaria, tubercolosi e hiv/aids, il sistema sanitario, cronicamente a corto di risorse, offre ben scarsa assistenza. Il governo dedica all’assistenza medica appena lo 0,3% del prodotto interno lordo, la percentuale più bassa del mondo. Gli aiuti ufficiali allo sviluppo di cui usufruisce, per © Eyal Warshawski singolo abitante, il Myanmar si situano anch’essi agli ultimi posti della classifica mondiale. HIV/AIDS: un destino prevenibile Dei circa 240.000 pazienti sieropositivi, 76.000 hanno urgente esigenza di essere sottoposti a terapia antiretrovirale (arv), ma meno del 20% riesce ad accedervi. La maggior parte delle terapie disponibili nel Myanmar viene erogata da msf. Operando nella ex-capitale Yangon, negli stati di Shan, Kachin e Rakhine e nella divisione di Thanintaryi, msf offre una gamma completa di cure a 16.000 pazienti affetti da hiv/aids, 11.000 dei quali sono stati sottoposti a terapia arv. msf provvede inoltre a prestare assistenza preventiva e formativa a gruppi ad alto rischio come lavoratori sessuali, tossicodipendenti per via endovenosa e manovali immigrati. Giunta quasi al limite della sua capacità di erogazione della terapia arv, msf ha continuato a fare pressioni ai fini di un incremento dell’assistenza disponibile, invitando il governo nazionale e la comunità internazionale ad ampliare la gamma dei servizi anti-hiv, soprattutto sul fronte della somministrazione di farmaci arv. Coinfezione HIV-tubercolosi Dalle sue cliniche diffuse sull’intero territorio del Myanmar, msf offre inoltre cure e terapie ai pazienti affetti da tubercolosi (tb), una fra le infezioni opportunistiche più comuni per i pazienti colpiti da hiv/aids. Durante il 2008, msf ha accolto oltre 2.800 pazienti nell’ambito del proprio programma anti-tb, offrendo agli individui più vulnerabili ulteriori aiuti, come integratori alimentari e il rimborso delle spese di trasporto. Nella divisione di Thanintaryi, compresa nella regione meridionale del Myanmar, msf presta assistenza ai pazienti affetti da tb e hiv in 3 comunità del distretto di Dawei. Nella comunità di Thayetchaung, msf fornisce inoltre assistenza sanitaria primaria. Nel marzo 2008, msf ha varato un programma anti-tb in 2 comunità di Dawei, erogando alla popolazione servizi di educazione sanitaria e diagnosi gratuita, nonché assistenza presso la clinica. Malaria Nel Myanmar, la malaria si annovera fra le principali cause di morte. msf effettua test e somministra farmaci anti-malaria in varie località dove la patologia è endemica: nello stato di Rakhine, ad esempio, msf collabora con 30 cliniche e 3 équipe sanitarie mobili dedicate alla diagnosi e cura della malattia. Nel 2008, gli operatori msf di Rakhine hanno trattato, solo per la malaria, oltre 200.000 pazienti. MSF lavora nel Myanmar dal 1992. 57 Motivo di intervento • Conflitto armato • Disastro naturale • Malattie endemiche/epidemiche Operatori Umanitari 114 In Nepal, lo sviluppo e il miglioramento dell’assistenza sanitaria è stato compromesso da decenni di incuria: le autorità sanitarie locali mancano di attrezzature adeguate e di personale specializzato. MSF opera dal 2005 nel distretto montano di Kalikot, dove si sta dedicando a trasformare il centro sanitario locale in un ospedale distrettuale e a fornire assistenza sanitaria a carattere primario e secondario. Presso l’ambulatorio, gli operatori msf hanno effettuato, in collaborazione con il personale medico del Ministero della Sanità, 22.688 visite, in seguito alle quali sono stati elargiti medicinali gratuiti. Presso l’ospedale sono stati ricoverati 1.346 pazienti ed effettuati 170 interventi chirurgici e 66 parti cesarei. Cliniche mobili Nel 2008, in seguito a conflitti interni innescati da tensioni fra etnie diverse, msf ha inaugurato un nuovo progetto nel Terai centrale. msf ha prestato assistenza medica gratuita mediante cliniche mobili e, durante l’anno in corso, ha visitato circa 12.000 pazienti. Il progetto è stato recentemente ampliato al fine di fornire il necessario supporto al reparto ambulatoriale dell’ospedale distrettuale, soprattutto per quanto riguarda il pronto soccorso materno-infantile e ostetrico. coesistenti. Soggiornare presso la casa d’attesa per qualche tempo prima della data prevista per il parto consente alle donne di minimizzare i rischi connessi al parto medesimo. Strategie anti-malnutrizione e colera La malnutrizione ha rappresentato un particolare motivo d’allarme per tutto il 2008: una serie di verifiche basate sulla circonferenza media dell’avambraccio hanno infatti evidenziato un tasso di malnutrizione globale acuta pari al 10,8%. msf ha curato diverse migliaia di bambini mediante programmi mobili di nutrizione terapeutica. In una località estremamente remota, accessibile unicamente camminando per 2 giorni per ripidi sentieri montani, msf ha inaugurato una clinica stagionale. Gli operatori msf hanno preparato strutture d’emergenza per combattere il colera in una località che, a causa di mancanza d’acqua, sistemi fognari insufficienti e scarsa igiene, rappresenta un terreno di sviluppo ideale per la patologia. Sono state effettuate oltre 2.200 visite e oltre 450 bambini sono stati ammessi al programma nutrizionale. Piena del fiume Koshi Il 18 agosto ha visto la piena del fiume Koshi, di cui hanno risentito circa 2 milioni di persone in Nepal e in India. msf ha inviato un team sul versante nepalese del confine, dove circa 50.000 persone erano state direttamente colpite dalla calamità. Per 2 mesi, i team si sono dedicati alle emergenze mediche e alla lotta contro il colera. Nel 2009, msf affiderà il progetto di Kalikot al Ministero della Sanità e Popolazione nepalese. msf continuerà a operare nel Terai e a mantenere le risorse necessarie ai fini di un rapido intervento in caso di emergenza. MSF lavora in Nepal dal 2002. Parti sicuri Le donne nepalesi tendono ad avere molti figli, ma l’accesso a personale ostetrico specializzato è limitato e l’utilizzo di pratiche tradizionali comporta spesso elevati indici di mortalità fra madri e bambini. Dopo aver parlato con varie donne nel Terai, la responsabile operativa Katrien Coppens è rimasta scioccata: ‘Senza eccezioni, avevano tutte perso almeno un figlio durante la gravidanza o appena dopo il parto: una donna mi ha addirittura raccontato di aver perso 4 bambini. Soprattutto in questa regione, è importantissimo sottoporre donne incinte e neonati a visite regolari’. msf richiama l’attenzione della comunità sulla necessità, per le donne, di cercare assistenza con un buon margine d’anticipo presso le nostre strutture sanitarie ed eroga, fra l’altro, servizi di pianificazione familiare e assistenza prenatale. Novembre ha visto l’apertura di una Casa d’attesa per pazienti riservata alle donne incinte in situazioni ad alto rischio, come nel caso di gravidanze gemellari o patologie mediche © Corb!no Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 NEPAL Afri c A | Asi a an d t he Cauc asus | TheM SF A mP er R OGETTI i c as | Eur NELop MeONDO a n d |t h Aes iMi a Ed dCle AU CA East SO 58 PAKISTAN Motivo di intervento • Conflitto armato • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria Operatori Umanitari 478 Il 2008 è stato caratterizzato da un crescente numero di attacchi alla popolazione civile, con conseguente diaspora di centinaia di migliaia di persone. In un paese già precedentemente caratterizzato da elevati tassi di mortalità materna e infantile, le condizioni sanitarie e di vita della popolazione si sono gravemente deteriorate. Le donne e i bambini residenti nelle aree rurali della Provincia della Frontiera del Nord Ovest, nelle regioni tribali ad amministrazione federale e nel Belucistan risultano particolarmente vulnerabili, a causa della penuria di personale medico e dell’inaccessibilità dei servizi sanitari. Al crescere sostanziale delle esigenze mediche ha fatto da contrappunto, a causa del clima di insicurezza e degli attacchi mirati agli operatori umanitari, una sempre maggiore difficoltà nel prestare assistenza. Nelle regioni di Bajaur, Swat e Mohmand, centinaia di persone sono state uccise o ferite nel corso di attacchi suicidi con bombe, bombardamenti aerei o scontri armati. Migliaia di persone sono state ripetutamente sradicate dalle proprie abitazioni. In ottobre, un’esplosione di violenza ha costretto circa 600.000 persone a fuggire, nel corso di pochi giorni, nelle regioni confinanti nonché a Islamabad, Lahore e Karachi. Molte hanno trovato rifugio in abitazioni private, moschee, scuole e campi di fortuna. msf ha distribuito generi di prima necessità come derrate alimentari, kit igienici, articoli per rifugi, coperte e materassini. Gli operatori hanno inoltre provveduto a installare nei campi impianti idraulici e sanitari. Più dei due terzi dei profughi sono stati accolti da famiglie residenti in zona. msf ha adattato i propri programmi di assistenza sanitaria di base al fine di soccorrere le vittime, in continuo aumento, delle violenze. I team hanno distribuito scorte mediche per curare i feriti di guerra, contribuito alla gestione dei ricoveri ospedalieri e, in collaborazione con le strutture sanitarie locali, provveduto ad assistere i pazienti affetti da diarrea liquida, causata dall’ingestione di acqua contaminata. ‘Oltre a intervenire in caso di inondazioni e terremoti, da diversi anni operiamo nelle aree confinanti con l’Afghanistan, dove il deteriorarsi dello scenario di sicurezza ha avuto gravi ripercussioni sul sistema sanitario. Tuttavia, è importante non dimenticare il quadro sanitario precario in zone del paese che non godono dell’attenzione dei media. Sono ormai anni che cerchiamo di intervenire nel Belucistan orientale al fine di soddisfare alcune delle impellenti necessità locali’. Chris Lockyear, responsabile di missione Pakistan © Seb Geo In seguito al progressivo chiudere i battenti delle strutture sanitarie locali a causa dei timori generati dal clima di insicurezza, msf ha inaugurato cliniche mobili in collaborazione con operatori locali e varato un servizio ambulanza chiaramente identificabile, al fine di consentire il trasporto sicuro dei pazienti presso gli ospedali. Durante i numerosi coprifuoco imposti dai militari, l’ambulanza msf, uno fra i pochi veicoli a cui fosse consentito viaggiare, ha trasportato 700 pazienti nel giro di 5 mesi, in primo luogo donne in preda alle doglie e vittime di episodi di violenza. Analogamente, nella regione di Kurram, prestare assistenza sta diventando sempre più difficile a causa delle violenze settarie e del clima di insicurezza causati da gruppi armati operanti nella zona. Oltre a occuparsi della sanità materno-infantile, servizi di chirurgia ostetrica e neonatali compresi, i team msf hanno provveduto a distribuire scorte di emergenza durante gli scontri e articoli a carattere non alimentare alle famiglie di profughi. In ottobre, la regione montagnosa del Belucistan nord-orientale è stata colpita da un terremoto di magnitudo 6,4, che ha distrutto la maggior parte delle abitazioni locali, costruite con mattoni di fango. La gente è stata costretta a dormire all’addiaccio a causa dei danni riportati e del timore di eventuali scosse di assestamento. Il numero ufficiale delle vittime è salito approssimativamente a quota 300, mentre sono stati registrati 35.000 feriti e 40.000 senza tetto. Oltre a erogare servizi medici di emergenza e a distribuire scorte mediche, gli operatori msf hanno prestato assistenza psicologica e psichiatrica. Nel distretto di Mansehra, msf ha varato un ‘Quando si inizia a operare in una nuova area, ottenere la fiducia della gente del posto è un’impresa. Una mamma, arrivata da molto lontano a dorso d’asino, aveva portato a far visitare il suo bambino di 2 anni. Il bimbo era gravemente malnutrito, per cui gli abbiamo somministrato uno speciale alimento terapeutico, ricco di vitamine e minerali. La prima volta la mamma era arrivata da sola con il bimbo, ma quando l’ha riportato per una visita di controllo, l’hanno accompagnata anche sua madre e sua suocera: il piccolo stava già molto meglio, e tutte e 3 avevano le lacrime agli occhi. Il bimbo soffriva, probabilmente dalla nascita, di una carenza di vitamina A, ed era cieco: le donne hanno spiegato che prima se ne stava semplicemente sdraiato senza reagire, ma che ora si stava facendo più attivo e mostrava segni di vitalità. Ho visto la madre piangere lacrime di gioia e felicità. Questa è la cosa più bella, meglio di qualunque parola, e mi fa capire l’effettivo valore del nostro operato’. Aleem Shah, gestore programmi nel Belucistan 59 Motivo di intervento • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria Operatori Umanitari 32 Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa il 40% della popolazione della Papua Nuova Guinea vive al di sotto della soglia di povertà. La violenza, presente a tutti i livelli della società e causata da un complesso insieme di fattori, incide significativamente sulla salute degli abitanti. Secondo il rapporto presentato nel 2008 da AusAID, l’ente di assistenza del governo australiano, 2 donne su 3 sono vittime di violenze domestiche e metà delle donne del paese hanno subito coercizioni sessuali sotto forma di stupri, individuali, di gruppo o connessi a scontri tribali. programma finalizzato a contenere l’infezione parassitaria nota come leishmaniosi cutanea: secondo le stime dei team msf, in alcuni villaggi l’infezione interesserebbe il 60-70% dei bambini. I pazienti vengono ricoverati presso l’ospedale di Darband nel distretto di Mansehra, dove un’équipe sanitaria msf opera presso l’ambulatorio e i reparti ospedalieri e contribuisce alla gestione dei casi di emergenza. Più a sud, nel Belucistan, msf assiste i profughi afgani erogando servizi di sanità materno-infantile a Kuchlak, cittadina nei pressi della capitale Quetta. Nella città frontaliera di Chaman, le associazioni sanitarie stentano a fornire la necessaria assistenza ai residenti locali: msf provvede dunque ad assistere la comunità locale e i pazienti provenienti dall’Afghanistan offrendo servizi di sanità riproduttiva, fra cui interventi ostetrici di emergenza, servizi neonatali e aiuti nutrizionali. Nella regione orientale del Belucistan l’accesso all’assistenza sanitaria è assai limitato. In settembre, msf è stata autorizzata, in seguito al rilevamento di diversi casi di malnutrizione, a varare nuovi progetti nei distretti orientali di Jafarabad e Nasirabad. Per la fine dell’anno, 1.300 bambini erano stati accolti nell’ambito del programma di nutrizione, che era in procinto di incorporare anche servizi di sanità maternoinfantile. MSF lavora in Pakistan dal 2000. © MSF Nel 2008, msf ha operato presso una clinica nella città di Lae, sulla costa orientale, il secondo centro urbano del paese in ordine d’importanza. Presso il Women and Children’s Support Centre, il personale msf ha offerto assistenza medica e psicosociale alle vittime di violenze sessuali e domestiche. Per il mese di dicembre 2008, a un anno dall’apertura della clinica, il team aveva trattato oltre 2.500 pazienti. Nel settembre 2008, msf ha iniziato a prestare assistenza chirurgica presso l’ospedale locale di Tari, nella regione occidentale dell’isola, abbandonato da 10 anni a causa del clima di insicurezza. Presso l’ospedale, msf provvede ai servizi di emergenza, interventi chirurgici sulle vittime di violenze compresi, e all’assistenza ostetrica. Nel giro di appena 3 mesi, per la fine di dicembre 2008, msf aveva effettuato oltre 1.000 visite mediche. MSF lavora in Papua New Guinea dal 2007. Naomi è una ragazza madre trentenne e attivista anti-HIV/AIDS residente a Lae. ‘Sono stata rapinata e stuprata: mi hanno preso la borsa, poi uno mi ha inseguita e, quando sono caduta, ha tentato di pugnalarmi con un coltello e mi ha violentata. Dopo l’accaduto ho iniziato a soffrire di flashback e incubi. Mi sono rivolta a una consulente, che mi ha parlato e spiegato che non era stata colpa mia. Mi ha aiutata: ho seguito i suoi consigli e mi sono serviti, adesso sono serena. Come paziente presso questa struttura, cercherò di richiamare l’attenzione di donne e bambini maltrattati sulle terapie e i servizi di consulenza disponibili’. Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 Papua nuova Guinea M SF P R OGETTI NEL M ONDO | A s i a E C AU CA SO 60 filippine SRI LANKA Motivo di intervento • Conflitto armato Operatori Umanitari 2 Motivo di intervento • Conflitto armato • Disastro naturale Operatori Umanitari 128 Il 2008 ha visto una recrudescenza del conflitto fra l’esercito singalese e i ribelli delle Tigri Tamil (LTTE). In gennaio il governo ha interrotto il cessate fuoco fra le 2 parti, che durava da 6 anni, e incrementato l’offensiva contro il LTTE, recuperando progressivamente il controllo, nel nord del paese, di territori di cruciale importanza. Alla frontiera sono ripresi accesi scontri, che hanno esacerbato la situazione della popolazione civile, da anni oppressa da vari gruppi di miliziani in grado di operare con assoluta impunità. Soggetti a rapimenti, esecuzioni illegali, arresti arbitrari e restrizioni alla libertà di movimento, i residenti vivono in un clima costante di paura e intimidazioni. © Andrew Caballero-Reynolds Sin dal fallimento, nell’agosto 2008, delle trattative di pace fra il governo filippino e il Fronte Islamico di Liberazione Moro (MILF), alcune regioni dell’isola di Mindanao hanno visto una ripresa dei combattimenti. L’improvvisa violenza ha sradicato centinaia di migliaia di persone. Questo periodo di incertezza è durato alcuni mesi e i danni provocati hanno fatto sì che alcuni dei profughi fuggiti non avessero più nulla a cui fare ritorno, in quanto i loro villaggi d’origine erano stati dati alle fiamme. Alcuni hanno trovato rifugio presso famiglie ospiti, benché molti fossero già sul punto di esaurire le loro magre risorse. Altri profughi si sono accontentati di rifugi di fortuna nelle foreste vicine o sul ciglio della strada, mentre altri si sono rifugiati presso i centri di evacuazione allestiti dal governo. msf provvede da qualche tempo a erogare cure mediche e acqua pulita e installare strutture sanitarie a beneficio dei profughi della Regione xii e dell’armm (Regione Autonoma del Mindanao Musulmano). msf ha inoltre offerto il proprio supporto, sotto forma di personale e farmaci, ai centri sanitari sopraffatti dall’arrivo di nuovi pazienti. Nella cittadina di Datu Piang, ad esempio, la popolazione è passata da 42.000 a 82.000 abitanti nel giro di pochi mesi, spingendo al collasso le strutture sanitarie locali. Le équipe msf hanno inoltre gestito, in 10 località, cliniche mobili destinate ai profughi, ed effettuato circa 3.000 visite mediche. La maggior parte dei casi erano direttamente correlati alle difficili condizioni di vita: infezioni respiratorie causate da pernottamenti all’addiaccio e diarrea dovuta al consumo di acqua contaminata. MSF lavora nelle Filippine dal 2008. 61 A Point Pedro, all’estremità settentrionale della Penisola di Jaffna, l’ospedale serve una popolazione di 100.000 pazienti ma manca di specialisti qualificati, attrezzature mediche e medicinali. Una serie di restrizioni alla libertà di movimento, imposte per motivi di sicurezza, impedisce il ricovero dei pazienti: la clinica universitaria di Jaffna è l’unica struttura raggiungibile. Gli operatori hanno offerto consulenze prenatali e chirurgiche in collaborazione con i dipendenti del Ministero della Sanità. msf ha addestrato il personale ospedaliero in modo che sia in grado di gestire afflussi in massa di pazienti ed erogare servizi medici e paramedici d’emergenza e ha organizzato specifici corsi di formazione, rivolti agli infermieri, imperniati su procedure igieniche, fasciature e osservazione dei pazienti. Nel distretto di Vavuniya, msf opera sin dal 2006 presso l’ospedale generale mettendo a disposizione i servizi di specialisti medici compresi, in varie occasioni, chirurghi, anestesisti e tecnici di laboratorio. Nel distretto è stata inoltre effettuata una verifica nutrizionale e oltre 150 bambini sono stati curati nell’ambito del programma msf di nutrizione mobile. msf ha inoltre collaborato con una ONG locale specializzata nell’erogazione di servizi di assistenza psicologica e psichiatrica formandone il personale e offrendo la propria supervisione clinica al fine di migliorare la qualità delle cure disponibili. Fino al mese di settembre 2008, msf ha operato a Kilinochchi, nell’area controllata dal ltte (Liberation Tigers of Tamil Eelam). La maggior parte dei residenti della zona interessata dal conflitto è stata costretta a fuggire dalle proprie abitazioni e a sopravvivere in condizioni di fortuna. Il mese di dicembre 2008 ha visto la chiusura dell’ambulatorio e del reparto ostetrico di emergenza gestiti da msf presso l’ospedale di Mannar. MSF lavora in Sri Lanka dal 2007. © Anne Yzebe Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 Nel 2008, msf ha appoggiato ospedali locali nelle regioni controllate dal governo ma prossime al teatro degli scontri di Point Pedro, Vavuniya e Mannar. msf ha anche operato a Kilinochchi (nella regione di Vanni), una zona in mano al ltte, fino a quando il governo, nel settembre 2008, ha ordinato a tutte le ong di abbandonare la zona del conflitto. I progetti gestiti in loco offrivano assistenza medica e chirurgica nonché servizi ostetrici e ginecologici e cure di emergenza. Nel 2008, msf ha assistito 2.550 partorienti e partecipato a 1.885 interventi chirurgici in collaborazione con il Ministero della Sanità. Sin dalla sua espulsione, msf ha continuato a domandare alle autorità il permesso di poter accedere nuovamente alla zona del conflitto, al fine di poter fornire assistenza medica alle migliaia di civili bloccati in loco. M SF P R OGETTI NEL M ONDO | A s i a E C AU CA SO 62 Tailandia © Espen Rasmussen Motivo di intervento • Conflitto armato • Malattie endemiche/epidemiche • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria Operatori Umanitari 221 MSF offre assistenza medica a profughi e gruppi vulnerabili, minoranze etniche e immigrati che non sarebbero altrimenti in grado di accedere a servizi sanitari. HIV/AIDS: passaggio di consegne per i progetti MSF msf ha introdotto la terapia antiretrovirale (arv) in Tailandia verso la fine del 2000: questa iniziativa ha giocato un ruolo fondamentale nel dimostrare la possibilità di erogare cure e terapie anti-hiv/aids prolungate e complesse in ambienti meno sviluppati. Operando in stretta collaborazione con il Ministero della Sanità e partner locali, nel corso degli anni msf ha offerto cure e terapie a migliaia di pazienti. msf ha inoltre appoggiato i gruppi di pazienti affetti da hiv/ aids e la società civile tailandese nella loro lotta finalizzata a garantire l’accesso a medicinali accessibili e di alta qualità mediante la produzione di farmaci generici. Ampiamente elogiata per la sua strategia di accesso universale all’arv, la Tailandia ha progressivamente incrementato la sua capacità di risposta e la qualità di terapie e cure disponibili. Il governo tailandese è riuscito a includere nel proprio programma sanitario nazionale un numero crescente di immigrati e rappresentanti di minoranze etniche e, nel corso del 2008, msf gli ha progressivamente affidato tutti i suoi progetti anti-hiv/aids. Tubercolosi: Mae Sot A Mae Sot, sul confine fra Tailandia e Myanmar, msf cura dal 1999 profughi e immigrati non registrati provenienti dal Myanmar e affetti da tubercolosi semplice (tb) e multiresistente ai farmaci (mdr-tb). In Tailandia e Myanmar, la tubercolosi è endemica e rappresenta un grave problema per una popolazione con accesso limitato al sistema sanitario. Nel 2008, msf ha effettuato 4.620 visite mediche: 319 pazienti sono risultati affetti da tubercolosi e 43 hanno iniziato la terapia anti-mdr-tb. msf offre inoltre terapie anti-hiv/aids e farmaci antiretrovirali a pazienti sieropositivi e coinfettati. Nel 2008 sono state effettuate 2.085 visite volte a rilevare la presenza del virus hiv e il programma ha accolto 52 nuovi pazienti. Malaria: Sangklaburi/Stato Mon A Sangklaburi, sul confine con il Myanmar, msf gestisce un progetto anti-malaria transfrontaliero dedicato ai pazienti di etnia Mon ospitati presso centri di reinsediamento e villaggi nell’ambito dello Stato Mon (Myanmar). La malaria è endemica nella regione e nel 2008 msf ha effettuato oltre 13.542 visite mediche, confermato 4.360 casi di malaria e distribuito 8.381 zanzariere, provvedendo alle esigenze di 16.698 abitanti. msf ha anche fornito medicinali essenziali a 9 presidi sanitari nell’ambito dello Stato Mon e provvede regolarmente a campagne di vaccinazione su scala ridotta. 63 Patchara è stata colpita dalla prima infezione opportunistica a Minburi, dove MSF collabora con il Ministero carcerario al fine di erogare terapie e cure anti-HIV/AIDS. ‘A Minburi, l’atmosfera è risultata assai diversa da quella a cui ero abituata: il personale mi ha incoraggiata a sottopormi a un esame del sangue e mi ha offerto il suo appoggio morale, e nel marzo 2006 ho iniziato la terapia ARV’. Per Patchara, l’accesso alle informazioni, unitamente alla disponibilità di cure, ha giocato un ruolo fondamentale nel modificare l’ambiente carcerario. ‘Sono libera di parlare della mia condizione: qui non c’è discriminazione in quanto conosciamo le modalità di trasmissione della malattia e sappiamo che la sieropositività non equivale a una sentenza di morte. I gruppi dedicati ai malati di HIV/AIDS che operano presso la prigione sono sempre pronti a offrirmi il loro appoggio e posso consultarli ogni volta che ne ho bisogno’. TURKMENISTAN Motivo di intervento • Violenza sociale/ Esclusione dall’assistenza sanitaria • Malattie endemiche/epidemiche Operatori Umanitari 65 La missione MSF in Turkmenistan opera in un contesto restrittivo, che ne limita l’abilità di implementare programmi sanitari efficaci. I dati sui tassi nazionali di malattia e mortalità sono scarsi: ufficialmente, patologie come HIV/AIDS sono inesistenti in Turkmenistan, e l’effettiva diffusione di altre patologie infettive è estremamente difficile da quantificare. Nel frattempo, le persone affette dalle malattie in questione non hanno alcun accesso a cure mediche, cosicché le loro condizioni peggiorano e aumenta il rischio per la salute pubblica. msf è presente in Turkmenistan dal 1999 e opera attualmente a Magdanly, nella remota regione orientale di Lebap Velayat, dove integra i servizi di sanità materna e pediatrica e le attività di laboratorio presso il locale ospedale distrettuale. Assistenza sanitaria ai profughi nel Petchabun e agli immigrati di Phang Nga msf presta assistenza sanitaria agli Hmong laotiani del villaggio di Huai Nam Khao, nella provincia di Petchabun, Tailandia settentrionale, sin dal luglio 2005. Nel 2008, il governo tailandese ha rimpatriato nel Laos oltre 2.000 persone: gli Hmong ancora in zona alla fine dell’anno erano appena 5.700. Per protesta, gli Hmong hanno organizzato una marcia, centinaia hanno dato inizio a uno sciopero della fame e il campo è stato incendiato: come conseguenza, per settimane i profughi hanno trovato difficoltà nell’accedere ad acqua potabile sicura e hanno dovuto tollerare condizioni igieniche inadeguate. msf è l’unica organizzazione sanitaria attiva nell’area di Petchabun e ha ripetutamente denunciato il rimpatrio forzato degli Hmong. Nel 2008, msf ha effettuato oltre 27.600 visite mediche, in gran parte su pazienti affetti da infezioni respiratorie, diarrea e infezioni cutanee. Le consulenze di cui sopra hanno compreso anche oltre 2.500 visite prenatali, che rappresentano una delle priorità del progetto. Presso il campo, 3 psicologi prestano assistenza psicologica e psichiatrica ed msf provvede alla distribuzione di derrate alimentari e non. A Phang Nga, msf fornisce servizi di assistenza sanitaria agli immigrati non registrati che varcano il confine burmese alla ricerca di lavoro in Tailandia: msf gestisce cliniche mobili presso i posti di lavoro degli immigrati e appoggia l’ospedale e i presidi sanitari locali. Nel 2008, presso l’ambulatorio ospedaliero sono state effettuate oltre 3.600 visite mediche e 235 pazienti sono stati ricoverati. msf ha anche provveduto a oltre 1.500 visite prenatali e a 222 parti. Nel mese di dicembre msf ha iniziato ad affidare a terzi le sue attività: il processo dovrebbe concludersi verso la metà del 2009. MSF è presente in Tailandia dal 1976 e opera ufficialmente in loco sin 1979. msf opera in veste di consulente e visita i presidi sanitari locali: una delle sue principali attività consiste nella formazione di medici e infermieri locali in grado di combattere le patologie nel rispetto degli standard internazionali. I team hanno anche provveduto a rinnovare le strutture sanitarie locali e a fornire farmaci, scorte mediche ed attrezzature di laboratorio. msf sta conducendo trattative finalizzate al varo di un nuovo progetto a Turkmenabad, la seconda città del paese in ordine di importanza. Il progetto in questione sarà espressamente dedicato ai pazienti affetti da tubercolosi, forme resistenti ai farmaci comprese, e ai pazienti coinfettati dal virus hiv: si tratterà dei primi servizi di questo tipo disponibili in Turkmenistan. MSF lavora in Turkmenistan dal 1999. Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 La quarantatreenne Patchara sta scontando l’ultimo anno di una sentenza di 3 anni e mezzo nel carcere di Minburi, a Bangkok. ‘Sono risultata sieropositiva in un’altra prigione. All’epoca, lo stigma associato alla malattia era universale. In carcere non c’era disponibilità di farmaci anti-HIV/AIDS ed era evidente come le donne malate morissero l’una dopo l’altra’. M SF P R OGETTI NEL M ONDO | A s i a E C AU CA SO 64 UZBEKISTAN © Stephan Grosse Rueschkamp Motivo di intervento • Malattie endemiche/epidemiche Operatori Umanitari 96 Nel Karakalpakstan, una regione autonoma dell’Uzbekistan, MSF si dedica alla lotta alla tubercolosi multiresistente ai farmaci (MDR-TB), una patologia debilitante che affligge numerosi residenti della zona e richiede terapie lunghe e fisicamente gravose: per molti pazienti si impone il ricovero in ospedale. Il passaggio delle consegne fra MSF e il Ministero della Sanità per quanto riguarda le attività terapeutiche è giunto al secondo anno: la gestione dei pazienti neoricoverati è stata formalmente rilevata nel luglio 2008. La regione è caratterizzata da un tasso di diffusione della mdr-tb fra i più elevati del mondo, pari, secondo le stime, al 13% dei nuovi casi di tubercolosi e al 40% dei pazienti trattati in precedenza. Alcuni pazienti sviluppano forme della patologia resistenti persino ai medicinali di seconda linea utilizzati per curare la tubercolosi resistente ai farmaci. Nel 2008, l’ospedale gestito da msf a Nukus, il capoluogo regionale, ha accolto oltre 230 persone: il numero avrebbe potuto essere più elevato, ma il Ministero della Sanità è stato costretto a limitare l’ammissione di nuovi pazienti a causa dei ritardi nell’autorizzazione alla fornitura di farmaci anti-tb di seconda linea. Complessivamente, i pazienti registrati nell’ambito del programma msf sono stati 830. In media, per i pazienti affetti da mdr-tb si prospetta una degenza di circa 2 mesi, dopodiché la terapia prosegue al di fuori dell’ospedale per 18 mesi-2 anni. Tuttavia, per una serie di motivi, una volta lasciato l’ospedale molti pazienti non riescono a rispettare la terapia. La percentuale di successo della cura è pari al 59%: msf intende portarla oltre il 70%. msf ha anche provveduto a equipaggiare e attualmente sostiene, a Nukus, un moderno laboratorio specializzato in test di sensibilità ai farmaci. L’elemento psico-sociale del programma msf è fondamentale: qui i pazienti hanno l’opportunità di discutere con i consulenti il modo migliore di gestire gli effetti collaterali e di informarsi sulla patologia e sulle relative terapie, nonché sulle ripercussioni della tubercolosi sulla loro vita personale. msf contribuisce a servizi di test e consulenza su base volontaria per i malati di hiv/aids e gestisce per il personale locale regolari corsi di formazione, imperniati su argomenti che vanno dal controllo delle Il trentaseienne Makset è in cura dal 2006 in quanto affetto da MDR-TB. La sua terapia avrebbe dovuto concludersi nel maggio 2009: dopo che uno striscio salivare ha dimostrato che non era più infettivo, è stato dimesso dall’ospedale per dare inizio alla fase ambulatoriale, solo per farvi ritorno poco tempo dopo. Makset viveva troppo lontano dalle strutture sanitarie per seguire regolarmente la terapia e non aveva nulla da mangiare: è stato dunque trasferito presso il reparto destinato ai pazienti TB negativi. All’inizio del 2009 è tornato a essere contagioso e ha dovuto far ritorno al normale reparto TB: da quasi 2 anni, non ha praticamente lasciato l’ospedale. Come lui, molti pazienti passano mesi nel reparto TB-negativo perché non sanno dove andare: alcuni non hanno una casa, mentre altri vengono rifiutati dalla famiglia a causa dello stigma e del timore associati alla malattia. infezioni ai servizi ambulatoriali, dalla gestione degli effetti collaterali alle nuove metodologie diagnostiche e dalle tecniche volte a incrementare il rispetto della terapia al prelievo e trasporto di campioni salivari. MSF lavora in Uzbekistan dal 1997. 65 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 Americhe © Clement Saccomani M SF P R OGETTI NEL M ONDO | A ME R IC H E 66 INDICE 66 67 68 69 69 70 | | | | | | BOLIVIA BOLIVIA BraSILE COLOMBIA GUATEMALA HONDURAS Haiti © Anna Surinyach motivo di intervento • Malattie endemiche/epidemiche operatori umanitari 33 La patologia parassitaria nota come morbo di Chagas è endemica nel 60% del territorio boliviano. L’accesso a risorse diagnostiche e terapeutiche è limitato e le terapie per i pazienti di età superiore ai 15 anni sono praticamente inesistenti. MSF sta attualmente curando sia adulti che bambini, facendo inoltre pressione al fine di facilitare, a livello nazionale, l’accesso alle cure necessarie. Fino a oggi, gli operatori hanno trattato in Bolivia circa 3.000 pazienti affetti da Chagas: il loro compito consiste nel demistificare la patologia e integrare le terapie nell’ambito del sistema sanitario pubblico nazionale. msf ha aperto un progetto a Sucre nel 2005 e facilitato, in questo ambiente semi-urbano, l’accesso a risorse diagnostiche e terapeutiche per i pazienti di età inferiore a 18 anni. Il progetto è stato infine chiuso nel marzo 2008. A Cochabamba, msf ha collaborato presso 5 centri medici con il Ministero della Sanità, nell’intento di integrare i servizi diagnostici e terapeutici indirizzati ai malati di Chagas nell’ambito del sistema sanitario nazionale. L’effettuazione di visite di controllo settimanali consente di individuare tempestivamente eventuali effetti collaterali, ricoverando i pazienti in ospedale in caso di necessità. Nel 2008 sono stati trattati oltre 500 pazienti. A Tarija, dove msf ha chiuso il progetto nel 2006, sono stati trattati quasi 1.400 bambini. Nel 2008, 969 di questi bambini sono stati nuovamente visitati al fine di verificare l’efficacia della terapia e l’impatto a lungo termine del progetto. MSF lavora in Bolivia dal 1986. ‘La mia mamma è morta di Chagas quando ero bambina, ora ho 25 anni e sono riuscita a farmi curare’. Rosario, paziente del centro sanitario di Cerro Verde La ventunenne Pamela, originaria di Cochabamba, è madre di Griselda, un anno, e Kevin, 3 anni. ‘Un giorno mi trovavo al centro sanitario in attesa del medico quando una donna mi si è avvicinata e ha iniziato a parlare del morbo di Chagas. Non le ho prestato attenzione fino a quando non ha menzionato il fatto che la malattia è trasmessa dall’insetto vinchuca: mi sono ricordata che quando era bambina casa nostra ne era piena. La donna mi ha persuasa a sottopormi al test: sono risultata positiva, così come i miei bambini. Ho pianto tantissimo: avevo trasmesso loro la malattia durante la gravidanza. Siamo stati tutti curati e adesso stiamo bene: sono molto riconoscente di aver potuto ottenere la medicina gratuitamente, dal momento che i centri sanitari che la somministrano gratis sono ben pochi e quelli che la somministrano a pazienti di età superiore ai 15 anni sono ancora meno’. 67 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 Brasile motivo di intervento • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria operatori umanitari 45 © Roberto (Bear) Guerra Da anni, le bidonville di Rio de Janeiro, note come favelas, sono soggette al controllo di gruppi armati locali, che reclutano giovani come soldati e impongono regole sociali che contemplano fra l’altro severe punizioni per chi si rifiuta di obbedire. Gli scontri fra gruppi armati per il controllo del territorio, oltre ai combattimenti fra polizia e fazioni, costringono migliaia di persone a vivere in uno scenario di violenza. La gente rischia di venire coinvolta negli scontri nel corso della propria routine quotidiana. In una di queste favelas, Complexo do Alemão, msf gestisce una struttura medica che fornisce cure di emergenza e assistenza psicosociale. Secondo le stime, la popolazione, un conglomerato di 11 comunità alla periferia di Rio, ammonta a 150.000 individui. Presso il reparto di emergenza msf, le persone coinvolte negli scontri ricevono assistenza immediata, in modo da migliorarne le possibilità di sopravvivenza e recupero. Una volta stabilizzati, i pazienti vengono ricoverati presso un ospedale statale al di fuori della zona. Le ambulanze di msf sono inoltre in grado di raggiungere i pazienti presso le loro abitazioni: a causa dei posti di controllo e dei blocchi istituiti dai gruppi armati, nessun’altra ambulanza può penetrare nella zona. Il centro msf accoglie anche pazienti vittime di altre emergenze mediche, come la forma emorragica della febbre dengue, che a Rio rappresenta una patologia stagionale. Nel 2008, msf ha effettuato 11.315 visite mediche presso il Complexo do Alemão: in quasi un terzo dei casi, i pazienti avevano meno di 5 anni. La vita in uno scenario di costante violenza ha gravi ripercussioni sulla salute mentale delle persone. Nel 2008, msf ha offerto assistenza psicologica a circa 900 persone, nella maggior parte dei casi coinvolte negli scontri o testimoni dirette di episodi di violenza, mentre una su 10 aveva subito l’omicidio di un famigliare. Per promuovere i servizi erogati presso il centro, un team di 4 operatori sanitari coopera con ‘Uno dei nostri obiettivi consiste nel ridurre l’intervallo di tempo fra trauma e ricovero ospedaliero: è necessario trattare il paziente entro 60 minuti dal verificarsi dell’evento traumatico’. Gianfranco De Maio, medico MSF scuole, chiese e altre istituzioni locali, organizza attività per strada ed effettua visite a domicilio. MSF lavora in Brasile dal 1991. 'Grazie alla presenza del reparto di emergenza siamo in grado di ricevere cure mediche molto più in fretta di quanto accadrebbe se dovessimo recarci presso un altro ospedale'. Paziente ricoverato nel reparto di emergenza MSF nel Complexo do Alemão M SF P R OGETTI NEL M ONDO | A ME R IC H E 68 Colombia © Clement Saccomani motivo di intervento • Conflitto armato • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria operatori umanitari 294 Nel 2008, i conflitti territoriali connessi al traffico di droga hanno costretto un numero crescente di persone ad abbandonare le proprie abitazioni, aggravando ulteriormente la preoccupante crisi umanitaria che ha colpito la Colombia. L’assistenza alle persone più colpite, servizi sanitari inclusi, è limitata. In tutto il paese si impone la necessità di assistenza psicologica e psichiatrica destinata alle vittime della violenza. I residenti delle zone rurali e delle aree urbane marginalizzate continuano a soffrire di malattie che potrebbero essere facilmente curate e prevenute. msf gestisce 17 programmi nei 32 distretti colombiani: fra i servizi offerti si annoverano assistenza sanitaria di base, programmi di consulenza psicologica e psichiatrica, cliniche mobili operanti in aree urbane e rurali, sanità riproduttiva, servizi ostetrici d’emergenza e assistenza nei confronti delle vittime della violenza sessuale, visite prenatali, sanificazione idrica, ristrutturazione di base delle strutture sanitarie, consulenze a carattere volontario, aborti e interventi d’emergenza. Nella regione di Uraba, le cliniche mobili hanno fornito assistenza medica alle comunità più isolate, dislocate nelle zone rurali del circondario di Saiza e Rio Sucio: qui msf ha integrato i servizi ospedalieri, offerto servizi di assistenza psicologico-psichiatrica e riproduttiva ed effettuato oltre 14.700 visite. Nel distretto di Norte de Santander, le équipe assistono comunità isolate dal conflitto a El Tarra e La Gabarra: mediante cliniche mobili, hanno effettuato oltre 8.400 visite a residenti delle zone rurali costretti ad abbandonare le proprie case, donne vittime di violenze, lavoratrici del sesso e bambini. Nei distretti di Sucre e Bolivar, msf ha ottenuto un accesso più vasto alla regione contesa di Montes de Maria. Presso la clinica psichiatrica di Ovejas, centro sanitario con sede a Carmen de Bolivar, msf ha prestato assistenza medica di base mediante cliniche mobili ed effettuato oltre 10.550 visite. A Sincelejo, i servizi sono imperniati sulla sanità di base e riproduttiva dei pazienti costretti a lasciare le proprie case, sull’assistenza alle vittime di violenze sessuali e su test e consulenze anti-hiv. Nell’area urbana di Buenaventura, msf ha istituito un presidio sanitario fisso, cliniche mobili nel circondario e un sistema di indirizzamento dei pazienti presso le strutture sanitarie statali. Il programma ha offerto assistenza alle vittime di violenze sessuali, servizi di sanità riproduttiva, cure pediatriche e assistenza psicologica, effettuando oltre 8.375 visite mediche. Un’équipe medica mobile opera inoltre al confine fra i dipartimenti di Meta e Guaviare, dove sono state effettuate 4.650 visite mediche. Nelle aree sud-orientali del dipartimento di Tolima, dove l’accesso all’assistenza sanitaria ha fatto segnare un considerevole miglioramento, msf ha effettuato oltre 6.470 visite mediche. A Florencia, Caquetá, ai profughi sono stati erogati servizi di assistenza psicologica e psichiatrica e cliniche mobili in varie aree urbane della provincia hanno anch’esse erogato servizi del medesimo tipo. Mediante cliniche mobili a Barbacoas, Magui Payán e Roberto Payán sono state inoltre effettuate rispettivamente 8.670 visite mediche e 180 consulenze psicologiche. Le attività mediche sono state archiviate nell’ottobre 2008: tuttavia, un ristretto numero di operatori è rimasto in loco per prendersi cura dei profughi che continuano ad arrivare a Barbacoas. msf ha prestato assistenza medica (servizi psicologici e promozione sanitaria compresi) presso i municipi di Cauca e Puerto Guzman, nel dipartimento di Putumayo. Nel 2008, le cliniche mobili hanno provveduto a 5.860 visite mediche e 755 consulenze psicologiche. Dopo 10 anni e oltre 100.000 visite effettuate, msf ha archiviato il progetto urbano, dislocato nel municipio di Soacha, dedicato alle persone costrette a lasciare le proprie abitazioni. A Chocó, una delle regioni più povere della Colombia, msf eroga servizi sanitari a carattere sessuale e riproduttivo in aree urbane e rurali, provvedendo fra l’altro ad assistere le vittime di violenze sessuali. A Quibdó, principale città in ordine di importanza, msf gestisce una clinica mobile urbana e opera presso il reparto maternità dell’unico ospedale locale erogando servizi sanitari a carattere secondario. A Istmina, un’équipe mobile si sposta in barca al fine di raggiungere remoti villaggi sulle rive del fiume San Juan dove, durante il 2008, sono state effettuate 10.470 visite mediche. Presso il municipio di Tame, le équipe msf hanno effettuato oltre 15.000 visite mediche, erogando servizi di base, di pianificazione familiare e a carattere prenatale, nonché assistenza psicologica. Durante il 2008, msf è inoltre intervenuta per arginare le emergenze provocate dall’eruzione del vulcano Nevado del Huila, nel dipartimento di Cauca, e dalle inondazioni del fiume San Juan nel Chocó. MSF lavora in Colombia dal 1985. 69 HONDURAS motivo di intervento • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria operatori umanitari 21 motivo di intervento • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria operatori umanitari 46 La guerra civile, la povertà, le gang di strada, la diffusione dei cartelli della droga messicani e la crisi del sistema giudiziario hanno contribuito a un enorme incremento della criminalità e a un clima di crescente violenza. In media, nel 2008 sono state uccise oltre 17 persone al giorno: si tratta del tasso di omicidi più elevato per il Guatemala dalla fine della guerra civile. Questa situazione incrementa le disuguaglianze sociali, l’ineguale distribuzione della ricchezza e la disintegrazione dei nuclei familiari, fenomeni a cui si è accompagnata un’elevatissima diffusione delle violenze sessuali: l’anno scorso, in Guatemala, i casi segnalati sono stati oltre 10.000. La violenza è concentrata nella capitale ed è particolarmente evidente nei quartieri suburbani 7 e 18, alla periferia di Città del Guatemala. msf ha inaugurato programmi in entrambe le zone nel 2007: i team offrono assistenza medica e psicologica, distribuiscono farmaci e formano gli operatori del Ministero della Sanità. Nel 2008 i team msf hanno fornito un’ampia gamma di servizi medici e psicologici a oltre 400 vittime. Fra le iniziative sanitarie si è annoverata la terapia preventiva o profilassi, che si pone come obiettivo la prevenzione dello sviluppo di eventuali infezioni veneree. L’anno scorso, il programma è stato esteso al fine di fornire ai pazienti ulteriori punti di accesso. msf ha introdotto un servizio 24 ore su 24 presso il Ministero Publico (ufficio segnalazione crimini) guatemalteco, dove le donne che segnalano un’aggressione a sfondo sessuale hanno ora il diritto di ricevere cure mediche e psicologiche gratuite. msf ha inaugurato una clinica mobile e sta cercando di introdurre un secondo servizio 24 ore su 24 di consulenza medica e psicologica presso l’ospedale generale di Città del Guatemala, che funge da punto di riferimento per i pazienti ivi indirizzati da altre strutture sanitarie. Al fine di richiamare ulteriormente l’attenzione del pubblico, i team hanno provveduto a condurre approfondite campagne informative presso le comunità, ma ulteriori sforzi si renderanno necessari al fine di aumentare la consapevolezza di professionisti sanitari, autorità e non addetti ai lavori. MSF lavora in Guatemala dal 1984. I giovani senza tetto che vivono sulle strade della capitale, Tegucigalpa, sono un gruppo vulnerabile: hanno a malapena accesso all’assistenza medica, vivono in circostanze precarie e, in un ambiente già instabile, rappresentano il primo obiettivo delle violenze. L’anno scorso, a Tegucigalpa sono stati assassinati oltre 500 senzatetto di età inferiore ai 24 anni. © Claude Mahoudeau msf fornisce assistenza medica, psicologica e sociale presso un centro diurno di assistenza terapeutica che ha aperto le porte ai senzatetto nel 2005. Nel 2008, il centro, situato a Comayaguela, poverissimo quartiere della capitale, ha accolto 370 ragazzi di strada. La vita per strada rappresenta una seria minaccia per la salute. Nel 2008, msf ha offerto cure mediche a 310 persone: molte soffrivano di infezioni respiratorie, altre di malattie cutanee, problemi dentali, lesioni dovute a episodi di violenza e hiv/aids. msf ha inoltre gestito un servizio di vaccinazioni per i visitatori del centro: fra i vaccini disponibili si annoverano quelli contro tetano ed epatite B. Gli psicologi msf aiutano i giovani a far fronte alla vita per strada, alla paura e all’abuso di droghe. I team hanno inoltre varato un sistema di riferimento medico e psicologico per i pazienti che non possono essere curati presso il centro di assistenza diurna. I pazienti in questione vengono indirizzati presso l’ospedale psichiatrico a causa di crisi di depressione, tentativi di suicidio, episodi psicotici o sindrome di astinenza da alcol. © Marcell Nimfuehr MSF lavora in Honduras dal 1998. Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 GUATEMALA M SF P R OGETTI NEL M ONDO | A ME R IC H E 70 HAITI motivo di intervento • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria • Disastro naturale operatori umanitari 813 © Espen Rasmussen Nonostante il progressivo stabilizzarsi della situazione di sicurezza nella capitale, i team MSF hanno trattato in media ogni mese 45 feriti da arma da fuoco presso il centro traumatologico di Trinité, l’unico pronto soccorso che offra assistenza gratuita a Port-au-Prince. In seguito ad emergenze, come i disordini dell’aprile 2008 dovuti all’inaccessibilità dei generi alimentari e il crollo di una scuola a Petionville nel dicembre 2008, la maggior parte dei pazienti sono stati trasportati presso il pronto soccorso di Trinité: oltre a vari altri servizi chirurgici, questa struttura è in grado di offrire procedure di osteosintesi, una tecnica ortopedica che, rispetto alla trazione, consente ai pazienti una ripresa molto più rapida. Presso il centro, msf presta assistenza chirurgica: nel 2008 sono stati trattati oltre 17.950 pazienti e oltre 6.100 sono stati sottoposti a interventi chirurgici. Centro di riabilitazione a Pacot msf gestisce un centro di riabilitazione fisica dove i pazienti che richiedono assistenza specializzata post-operatoria possono ricevere cure a carattere fisioterapico e psicologico: qui sono stati ricoverati oltre 600 pazienti e oltre 10.900 sono stati sottoposti a visite ortopediche. Assistenza alle vittime di violenze sessuali msf ha incrementato le attività dedicate alle vittime di violenze sessuali nella capitale, offrendo una serie completa di servizi medici e psicologici. Nel 2008, il programma ha accolto 468 persone, per il 51% di età inferiore ai 18 anni. Sono proseguite le campagne di consapevolezza nelle bidonville e nel centro cittadino, per ricordare che le donne devono ricevere assistenza entro 72 ore dalla violenza subita. Ospedale ostetrico di emergenza Jude Anne Per tutto il 2008, msf ha gestito l’ospedale ostetrico di emergenza Jude Anne di Port-au-Prince, dotato di 65 posti letto. Oltre all’ospedale, msf gestisce 3 cliniche mobili in altrettante bidonville, offrendo assistenza antenatale, perinatale e postnatale. Il servizio prevede parti cesarei d’emergenza, sedute di consulenza a partecipazione volontaria, test, prevenzione della trasmissione del virus hiv dalle madri ai nascituri, assistenza alle vittime di violenze sessuali e il ricovero presso altri ospedali delle partorienti non affette da complicazioni. Alla fine di dicembre 2008, i nati presso l’ospedale ammontavano a oltre 14.700. Il numero medio mensile di parti è pari a 1.000: quelli complicati sono la metà. L’ospedale è inoltre dotato di un reparto di neonatologia, che accoglie in media 90 neonati al mese: i piccoli vengono stabilizzati prima del trasferimento presso l’ospedale generale di Port-au-Prince. Strutture di emergenza e cliniche mobili a Martissant Dal dicembre 2006, msf opera presso la bidonville di Martissant, a Port-au-Prince, al fine di assistere i residenti, spesso vittime della violenza armata. L’équipe medica gestisce un pronto soccorso dove i pazienti vengono stabilizzati e indirizza quelli bisognosi di interventi chirurgici presso altri ospedali cittadini. Fino al mese di dicembre 2007, una serie di cliniche mobili ha fornito assistenza medica di primo soccorso in varie sezioni della bidonville, ma ora i pazienti si rivolgono direttamente alla clinica. Nel 2008, le équipe msf hanno accolto 25.445 pazienti, 16.942 dei quali affetti da lesioni traumatiche. Interventi d’emergenza dopo gli uragani In seguito a 2 tempeste tropicali e a 2 uragani che hanno colpito Haiti alla fine di agosto e all’inizio di settembre, msf ha lanciato un programma di emergenza nella città di Gonaïves, nel nord del Dipartimento dell’Artibonite, provvedendo fra l’altro, in collaborazione con il Ministero della Sanità e della Popolazione, a riaprire un ospedale locale da 80 posti letto: la struttura è l’unica della regione in grado di fronteggiare emergenze e fornire servizi ostetrici e pediatrici. Durante le ultime 3 settimane del 2008, 675 pazienti sono stati accolti nel pronto soccorso e sono stati effettuati oltre 110 parti e 50 interventi chirurgici. msf ha inoltre distribuito kit igienici per 5.000 famiglie (comprendenti teli in plastica, sapone e taniche) al fine di prestare soccorso a quante più persone possibile fra quelle che avevano perso tutti i loro averi a causa delle tempeste. Le équipe mediche msf si sono inoltre spostate in macchina, a cavallo e a piedi nei pressi di Gonaïves e nei villaggi isolati del circondario al fine di offrire assistenza alle persone più vulnerabili, costrette a cercare riparo in rifugi temporanei. Le visite mediche effettuate da msf mediante questo servizio sono state oltre 3.500. MSF lavora ad Haiti dal 1991. 71 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 Europa e Medio Oriente © Siavash Maghsoudi MSF PROGETTI NEL M ONDO | Eur opA E MEDIO O R IENTE 72 INDICE 72 72 73 74 75 76 76 77 78 78 80 80 82 | | | | | | | | | | | | | BELGIO FRaNCIA GrECIA ITALIA Malta Moldova FEDERAZIONE RUSSA SVIZZERA IRAN IRAQ LIBANO Yemen TERRITORI PALESTINESI BELGIO MOTIVO DI INTERVENTO• Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria OPERATORI UMANITARI 9 L’intera popolazione del Belgio ha diritto all’assistenza medica: tale diritto è esteso agli immigrati senza permesso di soggiorno e ai richiedenti asilo, il cui accesso al sistema sanitario è però in pratica limitato da numerosi ostacoli amministrativi. Sin dal 1987, MSF assiste gli immigrati offrendo cure mediche. FRANCIA MOTIVO DI INTERVENTO • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria OPERATORI UMANITARI 11 In risposta alle difficoltà incontrate da alcuni richiedenti asilo e pazienti non francofoni nell’accedere a servizi di assistenza psicologica in Francia, nel 2007 MSF ha varato a Parigi un nuovo programma, finalizzato a fornire assistenza medica, psicologica e sociale. Il centro offre assistenza psicologica ai pazienti in difficoltà rifugiatisi in Francia in cerca di asilo e protezione, spesso in fuga da zone dilaniate da conflitti o violenza politica: alcuni sono giunti nel paese solo di recente, mentre altri vi risiedono da qualche tempo. Il centro msf è in grado di offrire a ciascun paziente un’assistenza personalizzata: i servizi terapeutici sono integrati da orientamento e consulenze a carattere medico, sociale e legale. Dalla sua inaugurazione, che risale a quasi 2 anni fa, il centro è stato teatro di oltre 7.000 visite, per metà a carattere psicologico, per un quarto medico e per un quarto sociale. 365 persone hanno ricevuto assistenza psicologica e 160 sono ancora in cura. L’assistenza psicologica è dunque essenziale al fine di evitare un deterioramento delle loro condizioni, con possibili tentativi di suicidio. Dei pazienti che frequentano il centro, il 41% ha dichiarato di aver avuto pensieri suicidi. MSF lavora in Francia dal 1987. L. è nato in Afghanistan circa 30 anni fa. Come la maggior parte dei rifugiati afgani, è giunto in Francia dopo un lungo e tormentato pellegrinaggio per Afghanistan, Iran, Turchia, Grecia e Italia. Parte della sua famiglia è rimasta vittima dei bombardamenti in Afghanistan: terrorizzato, L. si è rifugiato in Iran con la moglie e i figli, per poi emigrare in Francia da solo. L. vive nel costante terrore di essere rimpatriato: ha fatto domanda di asilo, ma se l’è vista rifiutare e non ha più il diritto di restare sul suolo francese. Da un anno a questa parte, L. riceve assistenza medica presso il centro MSF ed è seguito da uno psicologo. Le sue tendenze autodistruttive sono sintomatiche dell’angoscia che prova: ogni giorno, nei suoi pensieri rivive le sofferenze subite in Afghanistan. Dal gennaio all’aprile 2008, a Bruxelles hanno avuto luogo oltre 600 visite mediche. Ad Anversa, msf continua a svolgere visite mediche a persone che non hanno accesso alle strutture sanitarie. Nel corso del 2008, sono state effettuate 2.000 visite mediche. Lungi dal voler creare un sistema parallelo di sostituzione, il programma mira a indirizzare i pazienti verso il sistema sanitario nazionale, che dovrebbe erogare il servizio. Alla fine del 2009, le attività gestite da msf verranno affidate ad altri enti. MSF lavora in Belgio dal 1987. © Julien Lévêque 73 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 GreCIA © Giorgos Moutafis MOTIVO DI INTERVENTO • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria OPERATORI UMANITARI 6 La Grecia si trova ai confini dell’Unione Europea, al crocevia fra Asia, Africa ed Europa. Nel corso degli ultimi anni si è avuto un rapido aumento del numero di immigrati che vi giungono dal Medio Oriente e dall’Asia, in gran parte a causa di conflitti armati e instabilità politica nei rispettivi paesi di origine. La maggior parte dei richiedenti asilo privi di documenti proviene da Afghanistan, Iraq, Palestina e Somalia, e fra di loro si trova un numero considerevole di bambini non accompagnati. Secondo il Ministero degli Interni greco, fra i mesi di gennaio e agosto 2008 sono stati arrestati 82.000 immigrati non registrati. Gli immigrati vedono la Grecia principalmente come un trampolino per l’Europa, intendendo solitamente raggiungere l’Italia e di lì altri paesi europei, ma le autorità greche rifiutano sistematicamente di riconoscere loro lo status di rifugiati: nel 2007 sono state presentate oltre 25.000 domande, ma solo 8 sono state accettate. msf ha deciso di effettuare una missione esplorativa: i risultati hanno evidenziato i problemi che gli immigrati si trovano ad affrontare, fra cui accesso limitato o nullo all’assistenza medica, difficili condizioni di vita, mancanza di misure speciali mirate alla protezione di gruppi vulnerabili come donne e bambini, assenza di servizi a carattere psicologico e psichiatrico e inadeguatezza delle strutture all’interno dei centri detentivi governativi e del campo di Patrasso. Isola di Lesbo In giugno, msf ha iniziato a operare presso il centro detentivo dell’isola di Lesbo e il punto di approdo portuale, offrendo assistenza sanitaria, psicologica. Tuttavia, in settembre l’intervento si è concluso a causa dell’accesso limitato al centro detentivo, che ha gravemente compromesso gli sforzi mirati all’erogazione di assistenza sanitaria e al miglioramento delle condizioni di vita degli immigrati. ‘In numerose occasioni, il personale medico è stato costretto a esaminare i pazienti attraverso le sbarre, dal momento che agli immigrati non era consentito lasciare le celle’, ha spiegato Yorgos Karagiannis, responsabile della missione msf in Grecia. Nonostante la limitatezza dell’accesso, msf ha effettuato oltre 1.700 visite curando patologie come infezioni respiratorie, dermatiti, stati d’ansia, stress post-traumatico e depressione. Campo di fortuna a Patrasso Patrasso rappresenta il principale porto di uscita per l’Italia e, durante l’ultimo decennio, ha visto un flusso costante di immigrati diretti verso i confini italiani nascosti all’interno di camion. Il campo di Patrasso, una bidonville composta da “case” di cartone, plastica e legno prive di riscaldamento ed elettricità, ospita in prevalenza richiedenti asilo afgani e iracheni. In maggio, msf ha aperto una clinica all’interno del campo, nell’intento di offrire assistenza sanitaria di base e consulenza psicosociale agli immigrati. I team hanno inoltre condotto regolari attività educative volte a migliorare le pratiche igienicosanitarie e di prevenzione delle malattie. Fra i principali problemi sanitari incontrati si annoverano malattie cutanee, infezioni respiratorie e disturbi gastro-intestinali. Comuni sono anche ecchimosi e altre lesioni, risultanti dai frequenti tentativi degli immigrati di salire a bordo di navi in partenza dal porto, o da resistenza all’arresto. Alla fine di dicembre, i team msf avevano effettuato 6.000 visite e più di 400 pazienti erano stati ricoverati presso l’ospedale locale. MSF lavora in Grecia dal 2008. MSF PP ROGETTI NEL M ONDO | Eur opA E MEDIO O R IENTE 74 ITALIA MOTIVO DI INTERVENTO • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria OPERATORI UMANITARI 23 Come altri paesi nel Sud dell’Europa, l’Italia ha visto, sin dal 2002, un flusso crescente di richiedenti asilo e immigrati senza un permesso. In cerca di asilo, lavoro o migliori condizioni di vita, queste persone fanno le spese di misure sempre più severe volte a scoraggiare l’immigrazione. All’inasprirsi di queste misure fa seguito un deterioramento delle condizioni di accoglienza: di conseguenza, questi individui già vulnerabili si trovano ad affrontare un sistema incapace di provvedere alle loro esigenze più elementari, fra cui sicurezza e assistenza sanitaria. © Gianluigi Lopes MSF msf fornisce tale assistenza alla popolazione di immigrati, lavoratori stagionali compresi, e fa pressione al fine di ottenere per loro un migliore accesso a servizi e condizioni di vita adeguati. Napoli, capoluogo della Campania e terza città italiana in ordine di grandezza, soffre di povertà e violenza diffusa. La città attrae un elevato numero di immigrati: secondo le stime, circa 25.000 vi risiedono clandestinamente, al di fuori del sistema statale ed esclusi dalla società e dai servizi pubblici. Al fine di migliorarne l’accesso ai servizi sanitari, msf ha allestito una serie di cliniche integrate nell’ambito della rete sanitaria nazionale, con l’intento di affidarle in futuro alle autorità locali. Al fine di ridurre le difficoltà create dalla situazione di irregolarità dei pazienti, l’assistenza viene erogata in maniera da garantirne l’anonimato. Nel 2008, le visite effettuate da msf presso tali cliniche sono state quasi 5.000. ‘I problemi sanitari rilevati sono prevalentemente a carattere osteomuscolare, dermatologico, respiratorio e gastro-intestinale, correlati non solo alle dure condizioni lavorative ma anche alla mancanza di igiene: nell’Italia meridionale, gli immigrati impiegati come lavoratori stagionali hanno accesso limitato all’assistenza sanitaria di base’. Francesca Faraglia, coordinatore medico per i progetti MSF in Italia Ogni anno, i campi agricoli dell’Italia meridionale attraggono migliaia di immigrati, una forza lavoro a buon mercato soggetta a fenomeni di sfruttamento e condizioni di vita intollerabili. Sin dal 2005, msf opera in Sicilia, Puglia, Calabria e Campania al fine di offrire loro assistenza. Nel 2008, msf ha effettuato oltre 700 visite e distribuito 3.750 kit igienici, 1.500 sacchi a pelo e 800 coperte. Per migliorare le condizioni di vita di queste persone, msf ha fatto pressione sulle autorità affinché varassero iniziative destinate a tutti i lavoratori immigrati, indipendentemente dal loro status legale. Di conseguenza, le autorità regionali pugliesi, calabresi e campane hanno introdotto misure d’emergenza volte a garantire la disponibilità di impianti igienici basilari – bagni, docce, serbatoi idrici – e servizi medici adeguati agli oltre 4.000 immigrati. Tali misure hanno fatto seguito alle raccomandazioni contenute nel rapporto msf, intitolato “Una stagione all’inferno”, che illustra le deplorevoli condizioni sanitarie, lavorative e di vita dei lavoratori immigrati nell’Italia meridionale. Fino all’ottobre 2008, msf ha prestato cure mediche agli immigrati giunti via mare a Lampedusa, a sud della Sicilia: il difficile viaggio ne mette a repentaglio la salute e msf era l’unica fonte di assistenza disponibile. Nell’ottobre 2008, le autorità italiane si sono rifiutate di rinnovare l’accordo che consentiva a msf di operare sull’isola: di conseguenza, il personale msf è stato costretto alla partenza e le migliaia di immigrati che giungono ora a Lampedusa non hanno alcun accesso all’assistenza medica. Fra i mesi di gennaio e ottobre, msf ha effettuato 1.420 visite mediche: patologie come infezioni respiratorie e malattie cutanee erano in larga misura imputabili alle difficili condizioni sperimentate durante il viaggio per mare. msf sta negoziando con le autorità ai fini di un possibile ritorno a Lampedusa. Nel 2008, l’isola ha visto l’approdo di oltre 30.000 richiedenti asilo e immigrati. In tutta Italia, i programmi vengono svolti con l’appoggio di mediatori culturali, che contribuiscono a colmare le lacune comunicative e culturali fra operatori e pazienti. MSF lavora in Italia dal 1999. 75 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 Malta MOTIVO DI INTERVENTO • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria OPERATORI UMANITARI 4 Nonostante la maggiore severità dei controlli di confine nel 2008 il numero di immigrati sbarcati a Malta è giunto a quota 2.740. Una volta sull’isola, richiedenti asilo e immigrati senza permesso di soggiorno vengono inviati presso centri detentivi: MSF offre loro cure mediche e assistenza psicosociale al loro arrivo e all’interno delle strutture. Richiedenti asilo e immigrati senza permesso di soggiorno arrivano a Malta a bordo di imbarcazioni provenienti dalla costa della Libia. Quasi il 60% proviene da paesi caratterizzati da conflitti o diffuse violazioni dei diritti umani: quasi la metà dei nuovi arrivati è originaria della Somalia. Benché nella maggior parte dei casi si vedano infine accordare lo status di rifugiati o protezione umanitaria da parte delle autorità maltesi, sono prima costretti a sostare, per periodi che possono giungere a 18 mesi, presso centri detentivi: affollate, prive di servizi igienici adeguati e caratterizzate da condizioni di vita generalmente difficili, queste strutture presentano un ambiente tale da comprometterne la salute fisica e mentale. Nell’agosto 2008, msf ha iniziato a offrire a queste persone assistenza sanitaria e psicologica. Fra le sue attività si annoverano il check-up © Elisa Finocchiaro sanitario dei nuovi arrivati subito dopo il loro trasferimento presso i centri detentivi e, successivamente, visite mediche, assistenza psicologica, triage medico. A Malta, fra i mesi di agosto e dicembre 2008, msf ha sottoposto a visite mediche oltre 1.700 richiedenti asilo e immigrati senza permesso di soggiorno. Fra i nuovi arrivati, i problemi La diciottenne eritrea S. è arrivata a Malta il 24 agosto 2008 "Sono fuggita dall’Eritrea per evitare di essere arruolata fra i soldati impegnati nell’eterna guerra contro l’Etiopia. In Libia sono finita in un centro detentivo, dove sono stata umiliata, picchiata, maltrattata e ripetutamente violentata: per 2 anni, sono stata trattata come una schiava da parte delle forze dell’ordine". ‘Arrivata a Malta, ho creduto di essere finalmente libera. Non appena mi sono resa conto che sarei nuovamente finita in un centro detentivo, ho perso la speranza e sono caduta vittima di una grave depressione. I ricordi delle violenze, il terrore delle guardie sono tornati a galla e vivere a stretto contatto con così tante altre persone si è rivelata un’esperienza difficile’. Lo psicologo di MSF ha trovato S. svenuta nella zona bagni e ne ha raccomandato il ricovero in ospedale dove, dopo qualche giorno di degenza, la paziente ha tentato di impiccarsi. Dopo oltre un mese di ricovero presso l’ospedale psichiatrico, è stata nuovamente inviata presso il centro detentivo: 20 giorni più tardi, ha tentato nuovamente di impiccarsi. A metà novembre, le è stato finalmente riconosciuto lo status di persona vulnerabile ed è stata rilasciata dal centro detentivo e ospitata presso un centro aperto. sanitari riscontrati dipendevano spesso dalle difficili condizioni sperimentate durante il viaggio: nella maggior parte dei casi, i pazienti avevano passato fino a 7 giorni su un’imbarcazione con scarso cibo e acqua, nell’impossibilità di muoversi. La scabbia, le infezioni respiratorie e i parassiti intestinali sono problemi comuni. I disturbi muscoloscheletrici, come mal di schiena e problemi alle articolazioni sono altrettanto frequenti in coloro che hanno poche possibilità di uscire e muoversi all'aria aperta. msf ha ripetutamente espresso alle autorità maltesi la propria preoccupazione riguardo alle condizioni di vita e alle cure mediche inadeguate presso i centri. msf opera anche presso “centri aperti”. Una volta riconosciuta la loro richiesta e ottenuto lo status di rifugiati, i richiedenti asilo vengono trasferiti in “centri aperti”, dove godono di libertà di movimento e dove rimangono fino a quando sono in grado di trovare una sistemazione per proprio conto. msf effettua visite mediche presso queste strutture e facilita l’accesso dei rifugiati al sistema sanitario pubblico. MSF lavora a Malta dal 2008. MSF PROGETTI NEL M ONDO | Eur opA E MEDIO O R IENTE 76 FEDERAZIONE RUSSA Moldova MOTIVO DI INTERVENTO • Conflitto armato • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria OPERATORI UMANITARI 292 © Alexander Gyadyelov MOTIVO DI INTERVENTO • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria OPERATORI UMANITARI 33 Prima del 2007 in Transnistria, la regione moldava secessionista, non erano disponibili terapie anti-HIV/AIDS. Al contrario, già nel 2005 la Moldavia aveva sviluppato un programma terapeutico anti-HIV supportato da donatori internazionali. Tuttavia, nonostante il fatto che un terzo dei pazienti affetti da HIV/AIDS, sia originario della Transnistria, le risorse ufficialmente designate per entrambe le regioni non vi erano pervenute. La Transnistria, una regione politicamente isolata di lingua prevalentemente russa, si compone di una striscia di terra separata dalla Moldavia dal fiume Niester. Un tempo scenario di un violento conflitto separatista, la Transnistria non è riconosciuta dalla comunità internazionale e, nonostante la vasta assistenza che la Moldavia riceve dalle istituzioni internazionali per affrontare l’epidemia di hiv/aids, vi sono giunti ben pochi aiuti internazionali. msf, operando in collaborazione con il Ministero della Sanità transnistriano, ha varato il primo programma regionale anti-hiv all’inizio del 2007. A causa all’urgenza della situazione, i primi pazienti hanno iniziato a essere sottoposti alla terapia antiretrovirale (arv) in grado di prolungarne l’aspettativa di vita di 4 mesi prima dell’inaugurazione del primo reparto ambulatoriale presso il principale ospedale della capitale, Tiraspol. Nell’ambito del programma sono state introdotte nuove attività, quali visite settimanali all’ospedale per malati di tubercolosi di Bender per i pazienti coinfettati da entrambe le patologie e iniziative a Slobozia, sede dell’unico centro di degenza della regione dedicato ai malati affetti da hiv/aids, e a Ribnitza, nel nord del paese, dove msf gestisce un ambulatorio settimanale presso il policlinico cittadino, nonché nell’ambito del sistema carcerario, dove l’indice di diffusione dell’infezione da hiv/aids è circa 13 volte superiore che nella società civile. Nel mese di dicembre 2008, msf è stata in grado di affidare tutte le proprie attività nel settore civile al Ministero della Sanità. Durante il periodo in questione, msf e il Ministero provvedevano, in collaborazione, a prestare assistenza a circa 860 pazienti, oltre la metà dei sieropositivi registrati in Transnistria: più dei 180 dei pazienti in questione avevano iniziato a ricevere farmaci arv. msf ha inoltre provveduto a formare personale ospedaliero. Un aspetto ancora più importante è che le pressioni esercitate da msf hanno avuto come risultato la trasmissione di risorse anti-hiv/aids dalla Moldavia alla Transnistria. Il programma carcerario verrà affidato ai Ministeri della Giustizia e della Sanità all’inizio del 2009. I programmi gestiti da MSF nel Caucaso settentrionale, in Cecenia e in Ingushezia prevedono chirurgia, salute materno-infantile, assistenza psicologica e psichiatrica e terapie per la TB. Nella regione del Caucaso settentrionale russo, tuttora dilaniata dalle conseguenze del conflitto, la situazione rimane instabile: la sicurezza è migliorata in Cecenia, ma è decisamente peggiorata nella vicina Ingushezia. Per motivi di sicurezza, le visite alle sedi dei progetti da parte degli operatori msf internazionali, benché effettuate a cadenza regolare, rimangono brevi, e la responsabilità della gestione dei programmi è in larga misura affidata al personale locale. Migliaia di persone che hanno perduto le proprie case durante la guerra vivono tuttora come rifugiati in Ingushezia, nel Daghestan o nella stessa Grozny. A Nazran, in Ingushezia, msf gestisce un centro medico che offre assistenza sanitaria e consulenze psicologiche e psichiatriche: nel 2008, la clinica ha effettuato oltre 1.200 visite al mese. Nel 2008, msf ha operato 445 pazienti e effettuato 11.056 visite di fisioterapia. Nella regione, la tubercolosi è diventata un problema in seguito all’interruzione di terapie e controlli a causa della guerra. All’inizio del 2008, il programma di lotta alla tubercolosi ha visto l’introduzione di un dispensario antitubercolosi nella capitale, Grozny. msf erogherà servizi in tutta la Cecenia, comprese le regioni montane precedentemente prive di qualsiasi accesso a cure specifiche. A partire dal 2004, anno di inizio del programma, sono stati trattati 1.800 pazienti. MSF è attiva in Moldavia sin dal 2007. A cadenza settimanale, gli operatori MSF si recano a Ribnitza, nel nord del paese e, per strada, si fermano per visitare una giovane madre sieropositiva, che vive da sola in un remoto villaggio. La ragazza si reca alla clinica mobile tutte le settimane per far controllare il suo bambino dai medici di MSF: fino ad ora, il bimbo non è risultato sieropositivo, ma dovrà passare ancora del tempo prima che si possa affermare con certezza che non ha contratto l’infezione. msf continua ad offrire assistenza sanitaria alle comunità più vulnerabili, che godono di accesso limitato o nullo ai servizi medici. Team medici mobili composti da un terapista, un ginecologo, un pediatra e uno psicologo hanno operato presso 6 centri di accoglienza per gli sfollati ceceni che, di ritorno dall’Ingushezia, hanno trovato le proprie case in macerie. 77 Nel tentativo di risolvere il problema degli sfollati, le autorità locali hanno cercato di chiudere i centri: il tentativo è fallito a causa della mancanza di sistemazioni alternative e le strutture, tuttora esistenti, sono state ribattezzate ‘ostelli comuni’. o un passaggio di consegne per alcuni dei suoi programmi. A causa della diminuzione del numero di interventi di emergenza effettuati ogni mese, nel 2009, msf ha interrotto infine il suo programma chirurgico di emergenza a Grozny. Dal momento che msf non intende duplicare servizi già esistenti, il 2008 ha visto la chiusura MSF lavora in Federazione Russa dal 1995. SVIZZERA MOTIVO DI INETRVENTO • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria OPERATORI UMANITARI 4 Meditrina, progetto aperto a Zurigo nel 2006, prevede l’erogazione di servizi di assistenza medica agli individui esclusi dal sistema statale. Alla fine del 2007, MSF ha deciso di ampliarlo istituendo contatti con le comunità cittadine di immigrati senza un regolare permesso. La nuova strategia, che ha visto inoltre una diversificazione dei servizi sanitari offerti, era mirata a incrementare il numero di pazienti del centro. I risultati non si sono fatti attendere: nel 2008 gli operatori Meditrina hanno effettuato in media 120 visite al mese, circa il 60% delle quali hanno riguardato nuovi pazienti. La diversificazione dei servizi offerti da Meditrina ha consentito a persone affette da patologie croniche come ipertensione, diabete, tubercolosi e hiv/aids di accedere alle cure necessarie. Particolare importanza è stata data al ruolo del mediatore culturale. I 7 mediatori, appartenenti a comunità originarie di varie regioni geografiche, fra cui America Latina, Asia sud-orientale e Africa orientale, offrono un legame diretto fra Meditrina e gli utenti del servizio: grazie a loro è stato più facile instaurare la necessaria atmosfera di fiducia, con conseguenti considerevoli vantaggi. © Misha Friedman "Prima della guerra, c’erano, per una popolazione di un milione di abitanti, oltre 120 medici specializzati nella lotta alla tubercolosi: durante le due guerre, le infrastrutture sanitarie del paese sono state completamente distrutte. Il programma MSF ha dimostrato che la terapia antitubercolosi in uno scenario post-bellico è non solo possibile, ma efficace." Shamsudin Ikhaev, medico ceceno specializzato nella lotta alla tubercolosi L’operato sanitario di Meditrina ha rivelato, sia al Governo sia alle associazioni locali, quanto sia difficile per molti abitanti di Zurigo accedere alle cure necessarie. L’interesse dimostrato da altre istituzioni e associazioni costituisce un valido presupposto per un possibile ritiro di msf e affidamento ad altre organizzazioni delle iniziative sanitarie e sociali di Meditrina nel corso del 2009. MSF lavora in Svizzera dal 2003. Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 Il cinquantanovenne Magomed è sottoposto a terapia intensiva presso l’ospedale di Grozny per malati di tubercolosi: come effetto collaterale dei farmaci, è affetto da una debolezza diffusa e da parziale sordità. Magomed ha originariamente contratto la tubercolosi 5 anni fa, mentre si trovava in carcere. All’epoca, la regione era dilaniata dalla guerra e mancavano le strutture e i mezzi necessari per curare adeguatamente pazienti come lui. Magomed non ha completato la terapia, cosa che ha causato la sua attuale ricaduta: ‘Questa malattia è insidiosa: ti assale all’improvviso ed è difficile liberarsene’, racconta. MSF PROGETTI NEL M ONDO | Eur opA E MEDIO O R IENTE 78 IRAN IRAQ MOTIVO DI INTERVENTO • Conflitto armato operatori umanitari 96 motivo di intervento • Conflitto armato operatori umanitari 489 Sin dal 2001, MSF si è dedicata a prestare assistenza ai rifugiati afgani di Zahedan, capoluogo della provincia iraniana del Sistan-Baluchistan da 30 anni teatro dell’esodo oltre confine dei profughi. Nel 2002, nonostante il peggioramento del quadro generale in un Afghanistan sempre più dilaniato dai conflitti, il governo iraniano ha adottato una politica di rimpatrio forzato. Molte persone si dimostrano riluttanti all’idea di rientrare in patria e preferiscono rimanere in Iran: alcuni vi fanno addirittura ritorno una volta deportati. Considerate le restrizioni sperimentate dai profughi sul fronte lavorativo, educativo e sanitario, le loro condizioni di vita sono senz’altro difficili. Nonostante ciò, la gente continua a emigrare dall’Afghanistan, essenzialmente per motivi economici, a causa della siccità che ha colpito le province settentrionali o della crescente insicurezza in altre regioni. L’Iran sta attraversando un periodo di crisi economica e il risentimento nei confronti dei profughi continua a crescere. Nel novembre 2007, ufficialmente per motivi di sicurezza, il governo ha vietato l’accesso a tutte le regioni prossime al confine: fra le zone in questione si annovera il Sistan-Baluchistan, che ospita tuttora illegalmente oltre mezzo milione di afgani. Secondo le autorità iraniane, la maggioranza degli afgani sono immigrati economici e non possono dunque richiedere di legalizzare la propria posizione o accedere all’assistenza medica gratuita. Nel Sistan-Baluchistan, msf continua a erogare servizi sanitari a carattere primario e secondario a questa comunità, il cui accesso al sistema sanitario iraniano è scarso o nullo. Nel 2008, gli operatori hanno visitato, in media, a Zahedan, 23 famiglie appena arrivate alla settimana: nel 2007, la media era di appena 8. msf gestisce 3 cliniche sanitarie a Shirabad, Karimabad e Besat, effettuando visite mediche gratuite ed erogando aiuti alimentari per i bambini. Nel 2008, msf ha effettuato in media oltre 7.000 visite al mese (500 in più rispetto al 2007). msf provvede inoltre a indirizzare i pazienti presso strutture di assistenza secondaria e ad accollarsi le spese di visite specialistiche, terapie e ricoveri ospedalieri. Un team di assistenti sociali provvede a identificare le persone che necessitano di assistenza medica nell’ambito della comunità dei rifugiati e a garantire che siano sottoposti a visite. Il team provvede infine a distribuire aiuti materiali, come coperte, in caso di necessità. MSF lavora in Iran dal 1996. Il sesto anno di guerra ha visto un calo complessivo della violenza: tuttavia, bombardamenti e uccisioni proseguono in molte regioni, causando decine di morti e feriti ogni settimana. A causa di problemi di sicurezza, MSF non è in grado di prestare assistenza diretta nelle aree più colpite: gli aiuti alla popolazione irachena vengono dunque per la maggior parte fatti pervenire da regioni più sicure del paese o da oltre confine. Nonostante il calo della violenza in molte regioni irachene, con conseguente netta diminuzione del numero di vittime, in alcuni governatorati la situazione rimane grave. L’accesso all’assistenza sanitaria è problematico, soprattutto dopo i bombardamenti, quando i feriti hanno difficoltà a raggiungere gli ospedali. Un elevato numero di medici e operatori sanitari è fuggita dal paese dall’inizio della guerra, nel 2003: quelli rimasti si sono trovati ad affrontare enormi difficoltà e addirittura minacce di morte. Secondo il Ministero della Sanità iracheno, nel corso della guerra sono stati uccisi oltre 600 operatori sanitari, fra cui 132 medici. msf ha lottato per anni al fine di avere accesso alla popolazione. ‘Il dilemma che ci troviamo ad affrontare in Iraq è esemplificativo di numerosi conflitti odierni’, afferma Gustavo Fernandez, responsabile di missione per i programmi nei governatorati di Ninewa e Tameen: ‘Raggiungere i civili minacciati da conflitti e violenze rappresenta ormai una notevole sfida’. Per la prima volta dal cambiamento di regime nel 2003, msf è riuscita a introdurre in Iraq un team di operatori internazionali. In ottobre è stato varato un progetto di formazione presso l’ospedale generale di Basra, nel sud del paese, che punta a un miglioramento dell’assistenza pre, intra e post-operatoria. © Siavash Maghsoudi A partire dal 2006, è stata inoltre varata una serie di programmi medici nei paesi vicini e nei governatorati più sicuri. Sin dall’agosto 2006, msf sottopone i feriti di guerra iracheni a interventi di chirurgia maxillofacciale, plastica e ortopedica ad Amman, in Giordania: questo 79 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 © Kloie Picot programma ha accolto quasi 600 pazienti che necessitavano di interventi troppo complessi per poter essere effettuati in un Iraq dilaniato dal conflitto. Il programma è stato sviluppato in collaborazione con l’ospedale della Mezzaluna Rossa di Giordania e l’Associazione medica irachena. Fra i pazienti non mancano bambini, fra cui Waël, un piccolo di 5 anni originario di Baghdad che ha avuto le gambe amputate dopo un’esplosione. Segnalato da un medico iracheno, Waël è arrivato ad Amman nella speranza di poter nuovamente camminare: dopo 2 operazioni ha potuto alzarsi e muovere i primi passi sui nuovi arti prostetici. Nel governatorato curdo dell’Iraq settentrionale, msf ha prestato assistenza medica ai feriti presso gli ospedali di Sulaymaniyah, Erbil e Dohuk, concentrandosi sugli interventi di ricostruzione prostetica e ortopedica e sulle cure agli ustionati. Servizi di chirurgia ricostruttiva per gli iracheni feriti in guerra sono stati erogati anche a Mehran, in Iran. msf aveva in programma lo sviluppo di un sistema di ricovero presso questi ospedali dei pazienti provenienti dalle zone di guerra, ma l’iniziativa è fallita per diverse ragioni. Nel corso del 2008, msf ha deciso di interrompere alcuni di questi programmi al fine di concentrarsi su interventi di chirurgia ricostruttiva presso l’ospedale di Amman, in Giordania, e di offrire assistenza più specifica agli ospedali situati nelle zone interessate dal conflitto. Prosegue, a Sulaymaniyah, il programma dedicato agli ustionati, che accoglie in media 80 pazienti al mese. A Baghdad e nell’Iraq centrale e meridionale, msf offre appoggio a 8 ospedali fornendo scorte e attrezzature mediche e organizzando iniziative di formazione. Presso 4 degli ospedali in questione, è stato inoltre introdotto un servizio di consulenza psicologica d’emergenza per le vittime della violenza. Benché l’Iraq presenti tuttora uno scenario di violenza ed estrema instabilità, msf spera di cogliere l’opportunità offerta da alcuni relativi miglioramenti sul fronte della sicurezza al fine di ampliare la gamma di servizi medici e umanitari erogati. MSF lavora in Iraq dal 2006. Nuovi problemi umanitari in Iraq In Iraq, gli ultimi anni hanno visto un’evoluzione delle sfide umanitarie. Lo Status of Forces Agreement (Accordo sullo Status delle Forze Armate), sottoscritto da USA e Iraq alla fine del 2008, rappresenta il presupposto per il ritiro delle forze straniere dal paese. Tuttavia, la situazione è tuttora tesa, soprattutto a Baghdad e nelle regioni settentrionali: ad esempio, il futuro di Kirkuk è ancora incerto e lo scenario a Mosul tuttora instabile. Il ritiro delle truppe straniere provoca timori di un incremento della violenza. MSF si è impegnata al massimo al fine di individuare il miglior approccio alla situazione irachena, trovando il giusto equilibrio fra problemi di sicurezza ed esigenze mediche della popolazione. L’organizzazione è stata costretta ad operare rapidamente al fine di istituire reti di contatti ed instaurare un clima di fiducia con le controparti locali. Per motivi di sicurezza, le attività di MSF sono limitate alle aree urbane, per cui risulta difficile valutare accuratamente le esigenze mediche e umanitarie nelle regioni rurali. Gli operatori hanno dovuto trovare il modo di raggiungere i gruppi più vulnerabili senza compromettere la reputazione dell’organizzazione e la sicurezza del personale. Molte ONG occidentali, così come le Nazioni Unite, vengono percepite come alleate delle forze americane. Dal momento che il Ministero della Sanità ha iniziato a provvedere alla gestione dell’assistenza medica, MSF ha ridotto la quantità di farmaci distribuiti e le proprie attività presso le strutture sanitarie. In Iraq, MSF sta ora rivolgendo la sua attenzione a progetti medici a carattere più tecnico, come un programma dedicato a complessi interventi di chirurgia ricostruttiva. Caroline Abu-Sada, operatrice umanitaria MSF PROGETTI NEL M ONDO | Eur opA E MEDIO O R IENTE 80 Libano Yemen motivo di intervento • Violenza sociale/Esclusione dall’assistenza sanitaria operatori umanitari 8 In seguito a un’indagine, condotta nel 2008, dedicata alle esigenze mediche della popolazione libanese, MSF ha varato un programma triennale a Burj el-Barajneh, un sobborgo meridionale di Beirut che ospita numerosi libanesi, profughi iracheni arrivati di recente e rifugiati palestinesi che vivono lì dal 1948. In Libano, il 17% della popolazione è affetto da turbe mentali, ma solo l’11% di questo gruppo ha accesso a cure mediche o paramediche. Il sistema sanitario, caratterizzato da un’ampia percentuale di privatizzazione, è assai costoso e le terapie psicologiche e psichiatriche non rientrano fra i servizi offerti dalla sanità pubblica. I pochi centri di assistenza psicologica e psichiatrica sono dedicati esclusivamente ai bambini, ma gli adulti, profughi compresi, necessitano anch’essi di cure. La guerra del 2006 non ha fatto che esacerbare questa necessità fra la popolazione libanese, ma le misure necessarie sono state adottate con notevole lentezza. In data 18 dicembre 2008, msf ha infine inaugurato, nella parte sud di Beirut, il suo centro di assistenza psicologica e psichiatrica. La struttura ha visto circa una dozzina di pazienti negli ultimi giorni dell’anno. Il team msf, comprendente operatori sia locali che internazionali, offre assistenza psicologica e psichiatrica a chiunque ne abbia necessità, senza distinzioni di età, sesso o nazionalità. Al fine di contribuire all’avviamento del programma nella zona e di superare lo stigma associato alla malattia mentale, msf provvede, con l’aiuto di ong locali, a organizzare attività psicosociali per la comunità. Le attività di salvaguardia della salute mentale dei residenti della zona dovrebbero facilitare il futuro passaggio di consegne per quanto riguarda il progetto e consentire ai residenti di partecipare a sessioni individuali, familiari e di gruppo presso il centro comunitario. MSF lavora in Libano dal 2008. © Michael Goldfarb Motivo di intervento • Conflitto armato Operatori Umanitari 352 Benché considerato un rifugio ideale per migliaia di persone in fuga dal panorama di guerra e povertà del Corno d’Africa, lo Yemen è comunque caratterizzato da tensioni interne. Dal mese di giugno 2004, un conflitto in corso nel governatorato di Saada (nella regione nord-orientale del paese, nei pressi del confine con l’Arabia Saudita) fra una milizia locale nota come Al Houthis (il nome deriva da quello dei leader dell’organizzazione) e forze governative, avrebbe provocato oltre 9.000 vittime e 20.000 feriti. Dal 2004, il conflitto ha fatto registrare 5 periodi di particolare violenza. La cosiddetta ‘Quinta guerra’ è durata dal maggio al luglio del 2008. Nel frattempo, il 2008 ha visto un ulteriore incremento del numero di profughi provenienti dalla Somalia e dall’Etiopia, che rischiano la vita attraversando il Golfo di Aden. Assistenza sanitaria per le vittime del conflitto Nel luglio 2007, msf ha varato nel governatorato di Saada un progetto volto a erogare assistenza sanitaria alle vittime del conflitto, offrire cure adeguate ai feriti di guerra e soddisfare le neces- sità dei profughi durante i periodici scontri. Allo scoppio della Quinta guerra nel 2008, msf gestiva ad Haydan e Razeh attività ospedaliere e di contatto e, a Al Tahl, erogava visite mediche di base, in ospedale e mediante cliniche mobili, agli abitanti del vicino villaggio di Dahyan. 81 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 Benché il clima di insicurezza durante la guerra abbia comportato l’evacuazione dal governatorato di Saada di tutto il personale internazionale, gli operatori yemeniti hanno continuato a gestire alcune attività. Gli operatori umanitari hanno potuto far ritorno sul posto nel settembre 2008. Alla fine dell’anno, msf continuava a operare presso gli ospedali di Al Tahl e Razeh nonché a erogare servizi di consulenza a Dahyan e gestiva un sistema finalizzato all’eventuale ricovero dei pazienti presso le proprie strutture di assistenza medica secondaria. Nel 2008, presso gli ospedali o nell’ambito dei progetti decentrati gestiti da msf sono state effettuate circa 3.000 visite mediche. Circa 15.000 pazienti sono stati visitati al pronto soccorso, oltre 1.500 sono stati ricoverati in ospedale e 500 sono stati gli interventi chirurgici effettuati. Si è provveduto inoltre a ricoverare circa 1.000 bambini affetti da malnutrizione grave, ad effettuare quasi 3.000 visite prenatali e ad assistere 700 partorienti. Assistenza ai profughi provenienti dal Corno d’Africa Nei governatorati di Abyan e Shabwah, nel sud del paese, msf fornisce, dal settembre 2007, servizi di assistenza sanitaria agli immigrati che giungono in Yemen dal Corno d’Africa attraversando il Golfo di Aden. Nel 2008, secondo dati forniti dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, oltre 50.000 persone in fuga dalla guerra, dalle persecuzioni e dalla fame in Somalia ed Etiopia hanno affrontato il pericoloso viaggio su imbarcazioni pilotate da contrabbandieri, nella speranza di raggiungere lo Yemen: quasi 950 sono morte nel tentativo. All’arrivo dei profughi, msf offre loro assistenza medica, psicosociale e umanitaria. Un’équipe mobile si occupa direttamente sulla spiaggia dei casi più urgenti, che vengono poi trasferiti assieme agli altri presso un centro di accoglienza nella città di Ahwar, dove i profughi sostano alcuni giorni per provvedere alle procedure di registrazione. msf ha istituito un centro sanitario dove l’assistenza medica è disponibile per tutti e i gruppi più vulnerabili (donne e bambini) vengono incoraggiati a sottoporsi a visite, controlli e vaccinazioni. Nel 2008, il team msf di Ahwar ha assistito quasi 10.000 persone. MSF lavora in Yemen dal 2007. MSF PROGETTI NEL M ONDO | Eur opA E MEDIO O R IENTE 82 territori palestinesi © Bruno Stevens ‘È fondamentale che la popolazione civile, gli addetti al pronto soccorso, le autorità sanitarie e gli operatori umanitari vengano rispettati da tutte le parti del conflitto, cosa che fino ad oggi non è avvenuta. Le leggi umanitarie sono applicabili a tutti i conflitti e devono essere rispettate da tutti, governi compresi’. Dott.ssa Marie-Pierre Allié, presidente della sezione francese di MSF Motivo di intervento • Conflitto armato Operatori Umanitari 127 Il 2008 ha visto un netto declino dello scenario economico, sanitario e di sicurezza nella Striscia di Gaza. Le incursioni e offensive militari israeliane sono proseguite, raggiungendo, alla fine dell’anno, livelli di violenza senza precedenti con il lancio dell’operazione ‘Piombo Fuso’. Il conflitto interpalestinese ha provocato numerosi feriti e il rafforzamento del blocco ha aggravato ulteriormente la situazione. Nella Striscia di Gaza msf ha offerto, presso 3 cliniche, assistenza specializzata post-operatoria e fisioterapica. I numerosi feriti non hanno alcun altro tipo di accesso a terapie specializzate in grado di ripristinarne indipendenza e mobilità. Nel 2008, il programma ha accolto oltre 480 pazienti. Il mese di febbraio 2008 ha visto l’inaugurazione di un programma pediatrico nella parte settentrionale della Striscia di Gaza. Questa iniziativa mira a rimediare alla generale mancanza di cure disponibili e al sovraccarico dell’unico ospedale pediatrico di riferimento: ai bambini al di sotto dei 12 anni vengono erogati servizi di consulenza, assistenza medica e controlli postterapeutici. Nel 2008, i team msf hanno trattato oltre 6.600 bambini. Un programma a carattere psicologico-medico-sociale consente ai pazienti affetti da problemi psicologici dovuti alla violenza di provare a superare i traumi nonostante lo stress e la difficoltà della situazione. All’inizio del 2008, il rafforzarsi del blocco israeliano ha comportato una drastica riduzione delle scorte. msf, temendo ripercussioni sull’ac- cesso a farmaci e cure mediche e sulla funzionalità dei servizi ospedalieri, ha monitorato attentamente la situazione. Fra il 27 febbraio e il 3 marzo, in risposta a una serie di attacchi con razzi nei confronti di Israele, l’esercito israeliano ha lanciato l’operazione ‘Inverno caldo’ nella parte settentrionale della Striscia di Gaza. msf ha prestato assistenza ai feriti nella sua clinica a Gaza, donato farmaci e scorte mediche e coadiuvato l’operato degli ospedali, prossimi al collasso per l’eccessivo afflusso di pazienti. L’offensiva dell’esercito ha causato circa 120 morti e 360 feriti, fra cui numerose donne e bambini. La scarsità di carburante ha gravemente compromesso le attività di msf nonché quelle dell’intero sistema sanitario. Inoltre, le strategie contraddittorie e concomitanti dei due Ministeri della Sanità palestinesi, del Parlamento palestinese di Ramallah, riconosciuto a livello internazionale e del governo di fatto gestito da Hamas a Gaza, hanno provocato uno sciopero generale degli operatori sanitari, iniziato in data 30 agosto. Sullo sfondo di questo panorama sanitario già assai precario, Israele ha provveduto, in data 27 dicembre, a lanciare l’operazione ‘Piombo fuso’. msf è immediatamente intervenuta collaborando con gli ospedali prossimi al collasso per l’afflusso di feriti e donando scorte mediche. Per l’intera durata del conflitto, a causa dell’intensità dei bombardamenti e della mancanza di sicurezza, le cliniche msf sono rimaste chiuse 83 per forza di cose. Alcuni fra gli operatori palestinesi erano dotati di kit medici, che hanno loro consentito di prestare assistenza ai propri vicini. Il dispensario msf a Gaza è rimasto aperto, ma pochi pazienti sono stati in grado di raggiungere le strutture sanitarie. Nella West Bank Nel 2008, a Nablus, località che non è stata investita dalla stessa ondata di violenza che ha colpito Gaza, msf ha continuato a concentrare le sue attività su servizi psicologici e psichiatrici e assistenza medica e sociale, provvedendo a collaborare con le altre strutture erogatrici di tali servizi e continuando a gestire i pazienti mediante un sistema di rimandi reciproci. Nel 2008, i pazienti assistiti sono stati oltre 300. Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 Riyad, 19 anni, è nato a Beit Lahia, nella zona settentrionale della Striscia di Gaza, un’area fortemente colpita dall’offensiva militare Hard Lead di Israele. Il 5 gennaio è stato gravemente ferito in seguito a un bombardamento e gli è stata amputata la gamba sinistra. Ha ricevuto le cure postoperatorie nella clinica di MSF a Gaza City. ‘Ero a casa, era una giornata tranquilla; non avevamo sentito né aeroplani né carri armati e ho deciso di uscire a comprare qualcosa. Al ritorno, non ricordo esattamente cosa accadde, ma mi sono ritrovato steso al suolo. Credo di essere rimasto incosciente per qualche minuto. Mio padre ha trascinato me e mio fratello dentro casa e ha provato a chiedere aiuto, ma invano. Sono rimasto incosciente per la maggior parte del tempo, ma ricordo di essere stato colpito dalla granata. Ho visto la mia gamba staccarsi dal mio corpo, era attaccata solo da una sottile striscia di carne. Ho perso un sacco di sangue, stavo sdraiato a terra e pensavo: ‘Sto morendo!’. Mio padre mi ha portato fuori per chiedere aiuto, abbiamo aspettato quasi un’ora e mezza sulla strada, ma non sono passate né auto né ambulanze. Alla fine un vicino ci ha messi, me e mio padre, sul suo trattore insieme ad altre 5 persone. Quando mi sono svegliato all’ospedale di Al Shifa, la mia gamba era stata amputata. © Frederic Sautereau / Oeil Public Ho urlato, ogni cosa mi sembrava così irreale! Ma, in fin dei conti, non è così grave, non sono triste. Ovviamente, quando vedo gli altri con le loro due gambe è difficile, ma mi sarebbe potuta andare peggio. Non intendo fare una vita ritirata, ma riguadagnare la mia indipendenza e avere un lavoro’. Sin dalla costruzione del muro di separazione da parte del governo israeliano, il distretto di Jenin è stato caratterizzato dal deteriorarsi della situazione economica, da gravi problemi socioculturali e da tensione sociale. a rimediare alla situazione. Sfortunatamente, il clima di ostilità e la mancanza di collaborazione nel campo hanno determinato la chiusura del progetto quando si trovava ancora in fase di avviamento. I servizi psicologici a disposizione dei residenti del campo si sono dimostrati inadeguati. Nel giugno 2008, dopo mesi di negoziazioni e trattative, sono intervenuti gli operatori msf nell’intento di varare un progetto finalizzato MSF lavora nei Territori Palestinesi dal 1988. A Hebron, msf mira a offrire assistenza psicologica, medica e sociale alle vittime delle violenze causate dal conflitto israeliano-palestinese, con particolare riferimento ai residenti del governatorato di Hebron. Al fine di alleviarne le sofferenze psicologiche, msf ha anche erogato ai pazienti servizi di psicoterapia a breve termine. Gli operatori provvedono inoltre a indirizzare i pazienti al medico e all’assistente sociale msf, a strutture di assistenza psicologica e psichiatrica adeguate e alle altre organizzazioni rilevanti. Il campo di Jenin accoglie circa 13.000 profughi palestinesi: si tratta di un ambiente violento, caratterizzato da regolari incursioni da parte delle forze di difesa israeliane e da frequenti scontri fra le varie fazioni armate palestinesi. © Bruno Stevens ‘Ne abbiamo risentito tutti: ciascun abitante della Striscia di Gaza, senza eccezioni, ha sofferto a causa della guerra.’ Abu Abed, medico MSF MSF PROget t i n el m on D o | c h i usura d ei pr og rammi msf 84 chiusura dei programmi MSF Congo-Brazzaville Per il Congo-Brazzaville, il 2008 è stato un anno tranquillo, il quinto consecutivo di stabilità post-conflitto. Questa pace, unitamente alla ripresa delle attività economiche, ha consentito al paese di prendere le redini dei servizi sanitari nella regione di Pool, dove msf è attiva da 5 anni a questa parte. Fra i servizi ospedalieri erogati da msf si annoveravano servizi ambulatoriali, ostetrici e chirurgici di emergenza, la cura di patologie infettive come tubercolosi e hiv/aids e consulenza psicosociale. Attraverso la sua rete di cliniche mobili, msf ha inoltre erogato servizi sanitari alle comunità residenti nei pressi di Mindouli e Kindamba. Nel COSTA D’AVORIO 2008, msf ha effettuato 12.825 visite mediche. Il 2008 ha visto un passaggio di consegne per i programmi presso gli ospedali di Mindouli e Kindamba: quelli di Kindamba sono stati affidati al Ministero della Sanità e a partner locali come Psy Sans Frontières e Global Outreach Mission. Nonostante le attività in questione siano state archiviate a giugno, msf ha successivamente fatto ritorno in Congo per un periodo di 3 mesi al fine di assistere pazienti affetti dalla tripanosomiasi umana africana (nota altresì come malattia del sonno). MSF ha operato in Congo-Brazzaville dal 1997 al 2008. © Thierry Dricot Dopo 18 anni, nell’ottobre 2008 msf ha archiviato tutti i suoi programmi in Costa d’Avorio. In seguito all’accordo di pace stipulato nel 2007, allo smantellamento della Zone de Confiance e al graduale ritorno del personale presso le strutture sanitarie a nord e ovest, msf si è ritirata successivamente da Bouaké, Guiglo, Man, Danané e Bangolo, benché i team siano intervenuti al fine di fronteggiare una crisi nutrizionale a breve termine a Odienné, nella regione nord occidentale del paese. In marzo, i team hanno affidato alle autorità locali le cliniche mobili e il programma nutrizionale mobile da essi gestito nella regione occidentale della Costa d’Avorio. Al momento di affidare il programma di Bangolo, dove ogni mese si era provveduto a 400 ricoveri ospedalieri, 8.000 visite mediche e 130 parti, msf ha fatto pressioni ai fini del proseguimento dell’assistenza gratuita. © Jiro Ose MSF ha operato in Costa d’Avorio dal 1990 al 2008. LAOS Cinque anni fa, msf è stata fra le prime organizzazioni in Laos a sottoporre i pazienti affetti da hiv/aids alla terapia antiretrovirale (arv). All’epoca, era necessario dimostrare l’efficacia dell’arv in zone povere e remote: la strategia prevedeva fra l’altro pressioni finalizzate all’adozione dell’arv a livello nazionale e, fini dall’inizio, l’obiettivo consisteva nell’affidamento dei programmi alle autorità sanitarie laotiane. I programmi msf erano basati presso l’ospedale provinciale di Savannakhet e quello di Setthathirath, a Vientiane. saggio di consegne agli operatori sanitari locali, debitamente formati affinché fossero in grado di operare indipendentemente. hiv/aids è ora affidato all’organizzazione internazionale Fondo Globale per la Lotta Contro Aids, Tubercolosi e Malaria. Il finanziamento dei programmi nazionali anti- MSF ha operato in Laos dal 1989 al 2008. Nel 2008, i pazienti ad aver beneficiato della terapia arv fornita gratuitamente da msf sono stati quasi 850. Durante l’anno in questione, i team hanno finalizzato il pas- © Bruno Stevens 85 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 Altre informazioni © Renzo Fricke fat t i e c i fr e 86 FAtti e cifre Medici Senza Frontiere (MSF) è un’organizzazione internazionale medico-umanitaria. Comprende 19 sedi nazionali in Australia, Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Olanda, Hong Kong, Italia, Giappone, Lussemburgo, Norvegia, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti e un ufficio internazionale a Ginevra. La ricerca dell’efficienza ha spinto MSF a creare organizzazioni specialistiche – chiamate satelliti – incaricate di attività specifiche come forniture umanitarie, studi medici ed epidemiologici e ricerca sull’azione sociale e umanitaria. Queste unità comprendono: MSFSupply in Belgio, MSF-Logistique, Epicentre, Fondation MSF, Etat d’Urgence Production, MSF Assistance, SCI MSF, SCI Sabin in Francia, Ärzte ohne Grenzen Foundation in Germania e MSF Enterprises Limited nel Regno Unito. Tutte queste organizzazioni sono controllate da MSF e sono comprese nel bilancio. I dati indicati rappresentano le finanze di MSF a livello internazionale. Questi dati internazionali del 2008 sono stati calcolati in base agli standard contabili internazionali di MSF, conformi alla maggior parte delle norme contabili internazionali (IFRS - International Financial Reporting Standards). I dati sono stati certificati congiuntamente dalle società di revisione KPMG e Ernst & Young in base alle norme di revisione internazionali. Una copia del bilancio 2008 completo è disponibile su richiesta presso l’International Office. Inoltre, ogni sede nazionale di MSF pubblica un bilancio finanziario annuale certificato in base alle politiche, alle leggi e alle norme paese relative alle revisioni. Copia di tali bilanci può essere richiesta ai rispettivi uffici nazionali. I dati presentati si riferiscono all’anno solare 2008. Tutte le cifre sono in milioni di euro. NB: i dati di queste tabelle sono arrotondati e possono essere leggermente diversi. Costi dei programmi per paese/regione Paesi/Regioni in Me Africa Sudan Repubblica Democratica del Congo Somalia Etiopia Niger Ciad Kenya Zimbabwe Repubblica Centrafricana Nigeria Malawi Uganda Mozambico Liberia Burkina Faso Sud Africa Sierra Leone Camerun Côte d’Ivoire Guinea-Conakry Mali Burundi Zambia Swaziland Congo-Brazzaville Altri paesi* Totale Paesi/Regioni Asia/Medio Oriente 47.2 43.8 22.7 22.1 21.1 20.4 17.1 14.4 12.8 9.7 8.8 8.7 8.6 7.6 6.0 5.1 4.3 3.9 3.2 3.2 2.5 1.9 1.5 1.4 1.0 2.0 301.0 * “altri paesi” riunisce tutti i paesi per cui i costi dei programmi sono stati inferiori a 1 milione di euro. Myanmar Iraq India Pakistan Cambogia Cina Tailandia Yemen Territori Palestinesi Iran Georgia Uzbekistan Sri Lanka Nepal Bangladesh Armenia Indonesia Altri paesi* 17.6 12.2 6.2 5.2 4.4 4.4 4.0 3.8 3.5 3.0 2.9 2.0 1.8 1.8 1.5 1.4 1.4 4.1 Totale 81.2 Americhe Haiti Colombia Brasile Altri paesi* 14.3 9.0 1.0 2.4 Total 26.7 Europa Chechnya / Ingushetia / Dagestan Russia Italia Altri paesi* Totale Come è stato investito il denaro? Costi dei programmi* per tipo Personale nazionale | 28% Personale internazionale | 23% Forniture mediche e alimentari | 22% Trasporto, nolo, immagazzinaggio | 14% Logistica e fognature | 7% Costi di gestione operativa | 5% Formazione & supporto locale | 1% Altre spese | 1% in Me Costi dei programmi* per continente Africa | 70% Asia | 19% Americhe | 6% Europa | 3% Non assegnati | 1% * spese delle équipe di progettazione e coordinamento nei paesi 6.1 2.0 1.5 2.5 12.1 87 Entrate Entrate da privati Istituzioni pubbliche Altre entrate Totale entrate 2008 2007 Al fine di garantire la propria indipendenza msf si impegna a mantenere elevata la percentuale di entrate da privati donatori. Nel 2008, l’89,9% delle entrate In MeIn %In MeIn % di msf è provenuto da privati. Questo è stato reso possibile grazie a oltre 3,7 milioni di donatori in 587.4 86.9% 518.7 87.6% tutto il mondo. 67.7 10.0% 54.2 9.1% Tra gli Enti pubblici che finanziano msf si annove20.3 3.0% 19.8 3.3% rano echo, i governi di Belgio, Canada, Danimarca, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Spagna, Svezia 675.4 100.0% 592.7 100.0% e Regno Unito. Le spese sono distribuite in base alle principali attivi- Come è stato speso il denaro? Operazioni* 494.8 Testimonianza 24.7 Altre attività umanitarie 7.2 Totale missione sociale 526.8 Raccolta fondi 81.2 Gestione, spese generali e amministrazione 40.2 Costi totali Guadagni e perdite netti sui cambi (realizzati e non realizzati) Surplus/deficit 648.2 76.3% 3.8% 1.1% 81.2% 12.6% 6.2% 439.1 19.4 9.1 467.6 76.9 32.8 100.0% 577.4 -4.7 22.5 76.1% 3.4% 1.6% 81.0 13.3% 5.7% -3.2 12.1 Bilancio In MeIn Me (posizione finanziaria di fine anno) Immobilizzi Attivo disponibile Liquidi e liquidità 37.0 73.3 375.6 37.1 61.0 350.2 Totale attivi Fondi vincolati Fondi non vincolati Altri utili non distribuiti Totale attività e utili non distribuiti Passività non esigibili Passività correnti Fondi vincolati temporaneamente non spesi 485.9 2.5 423.8 -13.9 412.4 4.6 66.6 2.3 448.4 2.5 402.2 -14.6 390.1 3.5 52.5 2.3 Totale passività e utili non distribuiti 485.9 448.4 I fondi vincolati possono essere i fondi i cui attivi, su I fondi non vincolati sono fondi non vincolati dal donatore, che possono essere investiti a discrezione di msf per il perseguimento della missione sociale. Altri utili non distribuiti rappresentano i capitali delle fondazioni e conti relativi al processo di combinazione, compresa la differenza di cambio. Gli utili non distribuiti di msf sono stati accumulati negli anni tramite eccedenze di entrate sulle uscite. A partire dalla fine del 2008, la parte disponibile di essi (i fondi non vincolati meno la differenza di cambio) rappresentava 7,6 mesi di attività. Lo scopo del mantenimento di utili non distribuiti è quello di far fronte alle seguenti esigenze: gravi emergenze future per le quali non si ottengano sufficienti finanziamenti, e/o un calo improvviso di finanziamenti istituzionali privati e/o pubblici, e la sostenibilità di programmi a lungo termine (per esempio programmi di terapia con arv), ed inoltre il pre-finanziamento di operazioni che saranno finanziate da imminenti campagne di finanziamento pubbliche e/o da finanziamento istituzionale pubblico. I fondi vincolati temporaneamente non spesi Statistiche HR 4,617 100% 1,052 23% 1,452 31% 2,113 46% 4,134 1,117 1,303 1,714 100% 27% 32% 41% Prime partenze (anno intero): 1,142 * 25% 1,152 * 28% * in % delle partenze internazionali totali Posizioni sul campo Personale internazionale Personale nazionale tà svolte da msf. Le “operazioni” comprendono le spese relative ai programmi e i costi di gestione degli uffici dedicati alle operazioni. Tutte le voci di spesa sono comprensive di stipendi, costi diretti e spese generali. richiesta dei donatori, devono essere investiti o conservati per l’utilizzo effettivo invece che spesi, o possono 100.0% essere il livello minimo di utili non distribuiti che devono essere mantenuti da alcune sezioni. * Programmi e costi supporto sedi operative Partenze internazionali (anno intero): Pool medico Infermieri e altro personale paramedico Pool non medico Medecins Sans Frontieres Activity Report 06|07 Fonti delle entrate 25,973 100% 2,029 8% 23,944 92% 24,348 1,994 22,354 100% 8% 92% sono fondi non spesi designati dal donatore, che dovranno essere spesi da msf in assoluta conformità alle intenzioni del donatore (per esempio per paesi o tipi di intervento specifici) quando se ne presenti la necessità. 88 contatti MSF Australia Doctors Without Borders www.artsenzondergrenzen.nl Inghilterra Médecins Sans Frontières Suite C, Level 1 | 263 Broadway Glebe NSW 2037 Pr Dr Pim de Graaf | GD Hans van der Weerd 67–74 Saffron Hill | London EC1N 8QX | UK PO Box 847 | Broadway NSW 2007 | Australia T 61 2 95 52 49 33 | F 61 2 95 52 65 39 [email protected] | www.msf.org.au Pr Dr Matthew Reid | GD Philippe Couturier Hong Kong 22/F Pacific Plaza | 410 – 418 Des Voeux Road West Sai Wan | Hong Kong T 44 20 7404 6600 | F 44 20 7404 4466 [email protected] | www.msf.org.uk Pr Jacqueline Tong | GD Marc DuBois T 852 2959 4229 | F 852 2337 5442 USA Doctors Without Borders Austria Ärzte Ohne Grenzen [email protected] | www.msf.org.hk 333 7th Avenue | 2nd Floor | New York, NY 10001- Taborstrasse 10| 1020 Vienna | Austria Pr Dr Fan Ning | GD Dick van der Tak 5004 | USA | T 1 212 679 6800 T 43 1 409 7276 | F 43 1 409 7276/40 [email protected] www.aerzte-ohne-grenzen.at Pr Dr Reinhard Doerflinger | GD Franz Neunteufl Belgio Artsen Zonder Grenzen rue Dupré 94 / Dupréstraat 94 | 1090 Bruxelles Belgium | T 32 2 474 74 74 | F 32 2 474 75 75 [email protected] | www.msf.be or www.azg.be Pr Dr Jean-Marie Kindermans GD Christopher Stokes Canada Doctors Without Borders 720 Spadina Avenue, Suite 402 | Toronto | Ontario M5S 2T9 | Canada T 1 416 964 0619 | F 1 416 963 8707 [email protected] | www.msf.ca Pr Dr Joni Guptill | GD Marilyn McHarg Italia Medici Senza Frontiere Via Volturno 58 | 00185 Roma | Italia T 39 06 44 86 92 1 | F 39 06 44 86 92 20 Ufficio Internazionale Médecins Sans Frontières International Office and UN Liaison Giappone 3F Waseda SIA Bldg | Babashitacho | Shinjuku-ku Tokyo | 162-0045 | Giappone T 81 3 5286 6123 | F 81 3 5286 6124 [email protected] | www.msf.or.jp Pr Satoru Ida | GD Eric Ouannes 68, rue de Gasperich | 1617 Lussemburgo Lussemburgo T 352 33 25 15 | F 352 33 51 33 [email protected] | www.msf.lu GD Karine Van Houte (interim) GD Michael G Nielsen Norvegia Leger Uten Grenser Postboks 8813 Youngstorget | 0028 Oslo Norvegia | Youngstorget 1 | 0181 Oslo | Norvegia T 47 23 31 66 00 | F 47 23 31 66 01 Francia Médecins Sans Frontières [email protected] 8 rue Saint Sabin | 75011 Paris | Francia www.legerutengrenser.no T 33 1 40 21 29 29 | F 33 1 48 06 68 68 Pr Dr Håkon Bolkan | GD Patrice Vastel [email protected] | www.msf.fr Pr Dr Marie-Pierre Allié | GD Dr Filipe Ribiero Spagna Médicos Sin Fronteras Nou de la Rambla 26 | 08001 Barcellona | Spagna Germania Ärzte Ohne Grenzen T 34 93 304 6100 | F 34 93 304 6102 Am Köllnischen Park 1 | 10179 Berlin | Germania [email protected] | www.msf.es T 49 (30) 22 33 77 00 | F 49 (30) 22 33 77 88 Pr Dr Paula Farias | GD Aitor Zabalgogeazkoa [email protected] www.aerzte-ohne-grenzen.de Pr Dr Tankred Stoebe | GD Dr Frank Doerner Svezia Läkare Utan Gränser Gjörwellsgatan 28, 4 trappor | Box 34048 100 26 Stockholm | Sweden Grecia T 46 8 55 60 98 00 | F 46 8 55 60 98 01 15 Xenias St | 115 27 Athens | Grecia [email protected] | www.lakareutangranser.se T 30 210 5 200 500 | F 30 210 5 200 503 Pr Kristina Bolme Kuhn | GD Dan Sermand [email protected] | www.msf.gr Pr Ioanna Papaki | GD Reveka Papadopoulou Office, Geneva 78 rue de Lausanne | Case Postale 116 | 1211 Geneva 21 | Switzerland | [email protected] | www.msf.org | T 41 22 849 84 00 | F 41 22 849 84 04 Policy and Advocacy Coordinator: Emmanuel Tronc [email protected] Pr Dr Christophe Fournier | SG Kris Torgeson Lussemburgo Médecins Sans Frontières Kristianiagade 8| 2100 København Ø | Danimarca Pr Dr Søren Brix Christensen Pr Dr Matthew Spitzer | GD Sophie Delaunay Pr Raffaella Ravinetto | GD Kostas Moschochoritis Pr André di Prospero (interim) [email protected] | www.msf.dk www.doctorswithoutborders.org [email protected] | www.medicisenzafrontiere.it Danimarca Læger uden Grænser T 45 39 77 56 00 | F 45 39 77 56 01 F 1 212 679 7016 | [email protected] Svizzera Ärzte Ohne Grenzen Olanda Artsen zonder Grenzen 78 rue de Lausanne | Case Postale 116 | 1211 Plantage Middenlaan 14 | 1018 DD Amsterdam Geneva 21 | Switzerland Olanda T 41 22 849 84 84 | F 41 22 849 84 88 T 31 20 520 8700 | F 31 20 620 5170 [email protected] | www.msf.ch [email protected] Pr Isabelle Segui-Bitz | GD Christian Captier Pr Presidente | GD Direttore Generale | SG Segretario Generale Altri uffici MSF Access to Essential Medicines Campaign 78 rue de Lausanne | Case Postale 116 | 1211 Geneva 21 | Switzerland T 41 22 849 8405 | F 41 22 849 8404 www.accessmed-msf.org GD Dr Tido von Schoen-Angerer UN Liaison Office – New York 333 7th Avenue | 2nd Floor | New York, NY 100015004 | USA T 1 212 655 3777 | F 1 212 679 7016 | MSF UN Liaison officer: Fabien Dubuet [email protected] MSF Office in Brazil Rua Santa Luzia, 651/11° andar | Centro - Rio de Janeiro | CEP 20030-041 | Rio de Janeiro | Brazil T 55 21 3527-3636 | www.msf.org.br GD Simone Rocha MSF Office in South Africa Orion Building | 3rd floor | 49 Jorissen Street, Braamfontein 2017 | Johannesburg T 27 11 403 44 40/41 | www.msf.org.za GD Sharon Ekambaram MSF Office in United Arab Emirates/ PO Box 47226 | Abu Dhabi | UAE T 971 2 6317 645 | www.msfuae.ae GD Marc Sauvagnac 89 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 MSF speciale Italia © Elena Torta /MSF M SF | s pec i a le i tali a 90 INDICE 91| 91 | breve presentazione del rapporto 92 | 94 | 96 | 99 | 100 | 102 | 104 | 107 | 109 | 110 113 115 117 118 | | | | | contributi esterni La ricerca in Italia contro una malattia globale Repubblica Democratica del Congo, una lunga storia di sangue e miniere Gli effetti della crisi finanziaria sullo sviluppo dei paesi poveri Biografie degli autori contributi interni L'accesso ai farmaci essenziali: una battaglia decennale MSF Italia a 10 anni dal Nobel... Operazioni gestite da MSF Italia Tra comunicazione e testimonianza a 10 anni dal Nobel per la Pace S chede Medici Senza Frontiere: un'associazione di idee e di persone BILANCIO 2008: le cifre di MSF Italia La nostra raccolta fondi L'organizzazione I nostri operatori umanitari Pubblicazioni 94| 96| 102| 104| 91 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 BREVE PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO © Jean Louis Labeyrie In ricordo di Riaz Ahmad, 24 anni, e Nasar Ali, 27, due operatori pakistani di Medici Senza Frontiere (MSF) uccisi nella valle di Swat, in Pakistan, il 1° febbraio 2009. “Mi trovavo a circa un chilometro dal villaggio, quando ho sentito delle urla strazianti provenire dalla chiesa… L’incubo era appena iniziato. Ho camminato lungo la strada che porta al centro del villaggio, nascosto tra l’erba alta. Ho visto 2 uomini armati massacrare un uomo. Era mio padre. Li ho visti fare a pezzi il suo cranio con una clava. Hanno ucciso mio padre a pochi metri da me, davanti ai miei occhi, e non ho avuto la forza di intervenire. Sono rimasto nascosto tra i cespugli, letteralmente paralizzato dalla paura. Appena gli uomini se ne sono andati mi sono incamminato verso il villaggio, passando per il sottobosco. Un gruppo di uomini armati, forse 60, aveva circondato la piccola chiesa. Tutti gli abitanti del villaggio erano dentro. Mentre la maggior parte degli uomini circondava la chiesa, gli altri raccoglievano gli abitanti del villaggio fuori dalla costruzione uno per uno, li trascinavano nell’erba alta e li uccidevano con un’ascia o un coltello oppure fracassandogli il cranio. Il massacro è andato avanti per un lasso di tempo che mi è sembrato interminabile. Nessuno è stato risparmiato. Bambini, neonati, donne incinte, anziani, tutti sono stati uccisi. Più di 60 persone. E io non ho potuto fare nulla”. Testimonianza raccolta a Doruma, in Nord Kivu (Repubblica Democratica del Congo) il 30 dicembre 2008. Con questa testimonianza raccolta da un team di msf in Nord Kivu, alla fine del 2008, vogliamo introdurre il nostro Rapporto delle attività. Per ricordare quelle migliaia di persone vittime di guerre molto spesso ignorate, per accendere un piccolo riflettore su tragedie umane che quotidianamente accadono davanti alla nostra indifferenza. Per ricordare che i pilastri dell’azione di msf sono l’azione medica indipendente e di qualità e la testimonianza. Nella ricorrenza dei 10 anni dall’assegnazione del Premio Nobel per la Pace a msf, abbiamo deciso di trasformare il nostro rapporto annuale delle attività in uno strumento che permettesse ai lettori di conoscere le crisi umanitarie di cui sono vittime milioni di persone, di farlo non solo attraverso il lavoro e la testimonianza della più grande organizzazione umanitaria indipendente di soccorso medico, ma anche attraverso le riflessioni, i dilemmi, le sfide che accompagnano chi fa questo mestiere. Quest’anno abbiamo voluto trasformare questo strumento in una piattaforma di riflessioni che andasse oltre i confini di Medici Senza Frontiere. Per farlo abbiamo potuto contare sulla straordinaria disponibilità di persone come Gian Paolo Calchi Novati (Professore di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-Asiatici presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Pavia), Carlo Filippini (Professore ordinario di Economia politica presso l’Università Bocconi e Direttore dell’isesao – Istituto di Studi Economico-Sociali per l’Asia Orientale), Silvio Garattini (Direttore dell’Isti- tuto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri) che hanno accettato di produrre delle riflessioni su temi e contesti con cui l’azione umanitaria si confronta quotidianamente. Dall’impatto della crisi internazionale sulle economie emergenti dei Paesi in via di sviluppo, alle nuove sfide per l’accesso ai farmaci essenziali, dalla storia dell’eterno conflitto nella Repubblica Democratica del Congo, alla fuga di migliaia di persone verso l’Italia: questi sono alcuni dei temi che arricchiscono questo rapporto. Grazie a questi preziosi contributi abbiamo cercato di uscire dall’autoreferenzialità di cui sono spesso vittime le organizzazioni non governative. Ci auguriamo che questo rapporto rappresenti un momento di riflessione aperto sulle crisi umanitarie nel mondo, su quelle questioni globali che spesso determinano queste crisi e su quei limiti con cui un’organizzazione umanitaria come msf deve fare costantemente i conti ogni giorno. Riteniamo che una delle nostre responsabilità sia di rimettere in discussione le nostre pratiche, il nostro modo di fronteggiare i nuovi scenari con cui si confronta l’azione umanitaria indipendente. Riteniamo doveroso condividere queste analisi non solo con gli oltre 350.000 sostenitori che fanno sì che il 99% del budget di msf Italia provenga da fonti private e non istituzionali, ma di aprire le porte di queste nostre riflessioni a un pubblico più ampio. Per questo dobbiamo essere grati a Gian Paolo Calchi Novati, Carlo Filippini e Silvio Grattini per i loro contributi. M SF | s pec i a le i tali a 92 La ricerca in Italia contro una malattia globale Silvio Garattini, Direttore Maurizio Bonati, Responsabile Dipartimento di Salute Pubblica Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”, Milano © Yoanis Menge Come ha avuto modo di sottolineare più volte il Capo dello Stato la ricerca è un elemento essenziale per l’Italia che non può essere mortificata e continuamente sottovalutata. I progetti di ricerca dell’Unione Europea hanno visto, negli ultimi anni, un’affermazione della ricerca italiana, non in senso assoluto, ma considerando l’esiguo numero di ricercatori che caratterizza il nostro Paese. L’Italia si è infatti aggiudicata circa la metà del numero medio europeo di progetti corretto per il numero di ricercatori di ciascun Paese. Lo scorso anno è iniziato un processo di valorizzazione dei giovani stabilendo che una percentuale, per ora modesta, degli stanziamenti per la ricerca sia utilizzata attraverso un bando di concorso a cui possono partecipare solo i ricercatori con meno di 40 anni. Si sta riformando il regolamento per la distribuzione dei fondi della ricerca biomedica gestiti dal Ministero della Salute con prospettiva di utilizzare criteri meritocratici (anche a seguito della protesta di ricercatori appartenenti a molte discipline per una distribuzione più trasparente e metodologicamente più appropriata dei fondi pubblici per la ricerca). Per il quarto anno consecutivo l’Agenzia Italiana del Farmaco, rispettando puntualità nei bandi e merito nelle valutazioni, concluderà il finanziamento di progetti di ricerca clinica indipendente riguardante l’efficacia e la tossicità dei farmaci. La scelta del presidente della Commissione Ricerca e Sviluppo è per la prima volta avvenuta attraverso un comitato di esperti che ha proposto al Ministero della Ricerca una terna di ricercatori-manager di alto livello. Abbiamo ricordato alcuni degli episodi recenti che hanno rappresentato una “novità” nella gestione della ricerca in Italia. L’auspicio è che non rappresentino il risultato di casualità, ma un indirizzo stabile. Tuttavia occorre anche ricordare che molto rimane da fare, perché la situazione, vista comparativamente rispetto agli altri Paesi europei, non è certo rassicurante. Le nostre università sono troppe ma non raggiungono livelli accettabili nella formazione dei nuovi professionisti; il livello culturale dei nostri giovani è mediamente molto basso; la ricerca industriale è fra le più carenti a livello europeo con un conseguente basso numero di brevetti; i campi trainanti dell’economia quali l’elettronica, le telecomunicazioni, le biotecnologie non ci vedono certo all’avanguardia. Alle buone intenzioni dei singoli politici e amministratori non seguono purtroppo i fatti, come spesso bisogna constatare. Va anche sottolineato che le preoccupazioni per l’Italia non possono far dimenticare i problemi della ricerca europea. Siamo purtroppo il fanalino di coda di un treno che non riesce a raggiungere una «velocità» competitiva con gli altri continenti: rispetto agli Stati Uniti e soprattutto rispetto alla vitalità dell’Asia. I Paesi europei non possono continuare a coltivare autarchicamente il proprio orticello. I fondi europei per la ricerca rappresentano meno del 5 % della spesa per ricerca degli stati membri. Continuiamo ad avere programmi eguali e ridondanti anziché mettere nello stesso «paniere» la maggioranza delle risorse per ridistribuirle secondo merito ed evitando eccessive duplicazioni. Il settore pubblico degli Stati Uniti ha speso circa lo 0,40% del prodotto interno lordo per sostenere ricerca e sviluppo in campo biomedico; i Paesi dell’Unione Europea hanno speso solo lo 0,17%. È perciò necessario che i singoli Paesi aumentino i loro stanziamenti soprattutto per la ricerca di base. Il contributo pro-capite per tutta la ricerca medica dovrebbe passare 93 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 gradualmente dagli attuali 40 euro ad 80 euro. Non basta naturalmente aumentare i fondi, occorre soprattutto spenderli bene e migliorare la collaborazione fra i vari gruppi di ricerca nonché condividere tempestivamente i risultati. L’attuale tendenza accademica a voler sfruttare commercialmente ogni piccolo progresso non va esattamente nella stessa direzione perché tende ad aumentare il segreto e a posticipare la pubblicazione dei risultati. In tale contesto i principi di equità e di diritto alla salute globale devono governare le scelte delle priorità che non sempre (e necessariamente) devono privilegiare la prevalenza dei bisogni universali (burden of diseases). Infatti, solo così si può ovviare alla “dimenticanza” di alcune malattie, non solo quelle rare ma quelle prevalenti nei Paesi con scarse risorse. L’incremento delle conoscenze attraverso i percorsi che, per esempio, conducono allo sviluppo e all’uso razionale di un farmaco non sono associati alla frequenza della malattia che devono curare, ma al problema molecolare, biologico e clinico, e alla sua complessità che riescono a chiarire e risolvere. Così le nuove conoscenze possono essere generalizzabili (utili) anche alla cura di altre malattie e rappresentare quindi un investimento per una migliore salute futura di una più vasta popolazione. I principi e gli obiettivi di equità e salute per tutti che sottostavano all’iniziativa lanciata nel 1978 dall’oms per un uso razionale dei farmaci, anche con la lista essenziale dei farmaci, purtroppo risultano ancora ampiamente disattesi, e tra questi il trattamento della tubercolosi. Un'“antica” malattia che nonostante provochi ancora 2 milioni di morti l’anno (5000 morti al giorno) ha una scarsa visibilità rispetto alla nuova pandemia influenzale, a quella aviaria e alla sars le cui sequele sono, fortunatamente, inferiori alla tubercolosi. La tubercolosi rappresenta, purtroppo, la “normalità”, una patologia “attesa” con cui si convive da secoli. La tubercolosi è una delle malattie della povertà ed è ancora tristemente presente tra noi e minaccia tutti. Ci sono, infatti, oltre 9 milioni di nuovi casi di tubercolosi ogni anno nel mondo secondo l’oms (85.000 nell’Unione Europea, 5000 in Italia nel 2007). I due farmaci più efficaci sono ancora l’isoniazide e la rifampicina. Due “vecchi” farmaci che hanno caratterizzato negli anni ‘50 e ‘60 la storia della ricerca italiana e il contributo nazionale alla salute globale. Due farmaci di prima linea per la cura della tubercolosi che uccide più persone di ogni altra malattia causata da un singolo organismo, dopo l’infezione da HIV che spesso si associa © Raphael Ommer/MSF anche alla tubercolosi. Purtroppo, oggi molti dei casi di tubercolosi risultano resistenti a questi due farmaci ed è necessario utilizzarne altri che sono meno efficaci, più tossici e costosi. Quindi, sarà dalla ricerca per lo sviluppo di nuovi farmaci e vaccini più efficaci e sicuri che potrà venire uno dei maggiori contributi alla lotta contro la tubercolosi, che è anche una lotta per la solidarietà a cui l’Italia può partecipare per competenza e volontà. M SF | s pec i a le i tali a 94 Repubblica Democratica del Congo, una lunga storia di sangue e miniere Gianpaolo Calchi Novati, Professore di Storia e Istituzioni dei paesi Afro-Asiatici, università di Pavia © Julie Remy Cuore di tenebra per antonomasia di un continente senza requie, il Congo è stato una specie di “madre di tutte le crisi” in alcune fasi decisive della storia contemporanea dell’Africa. La fondazione nel 1885 del possedimento personale di Leopoldo II, che in uno scatto di humour nero il re dei belgi chiamò Stato libero del Congo, fu la prima tessera di un domino che nello spazio di pochi anni determinò la spartizione di pressoché tutte le terre africane fra le principali potenze europee. Nel capolavoro di Joseph Conrad, il personaggio di Kurtz divenne emblematico per raffigurare il delirio distruttivo e autodistruttivo del dominio. Gli abusi e gli atti di ferocia commessi dagli uomini di Leopoldo convinsero il governo ad assumere la responsabilità della colonia e nel 1908 lo Stato libero del Congo divenne il Congo belga. Il Belgio fu una potenza coloniale avida e imprevidente. Nella sua agenda l’indipendenza comparve solo all’ultimo momento e senza la necessaria preparazione. Fu anche per questo che l’accesso all’indipendenza del Congo belga finì in tragedia. Nella cerimonia delle bandiere, Patrice Lumumba, capo del nuovo governo e eroe mancato della rivoluzione congolese, pronunciò, davanti a un re Baldovino livido e sgomento, un’appassionata filippica contro tutte le malefatte che la popolazione del Congo aveva dovuto subire per colpa del Belgio. L’ultimo tradimento fu il sostegno garantito da Bruxelles alla secessione della provincia mineraria del Katanga proclamata da Moise Tshombe. Seguirono la deposizione e la vile uccisione dello stesso Lumumba con complicità in sedi alte e altissime. Dag Hammarskjold, un segretario generale generoso e pieno di inventiva, vide nel Congo l’occasione per dare una missione all’Onu, ma l’operazione di pace non impedì la guerra civile nella sfortunata nazione africana e provocò essa stessa un’impennata di tensione a livello mondiale. Contrastatissima è stata anche la fuoriuscita del Congo dal dispotismo post-coloniale. Ci fu una lunga ed estenuante fase negoziale, occupata da una Conferenza nazionale che avrebbe dovuto riformare le istituzioni dello Stato, ma le trattative fallirono. La fine del regime di Joseph-Désiré Mobutu, salito al potere nel 1965, fu sancita allora da una guerra in parte di liberazione e in parte di conquista. Ormai Mobutu era caduto in disgrazia anche presso il grande alleato americano. Solo la Francia, paradossalmente, tentò l’estrema difesa del presidente vecchio, malato e screditato. Gli appetiti accesi dal sottosuolo del Congo-Zaire erano troppo forti e lo scontro per il controllo del potere a Kinshasa (la Léopoldville dei belgi) non cessò nemmeno con la sconfitta di Mobutu. L’azione risolutiva partì dalla periferia nord-orientale del Congo e da un nucleo originario a impronta tutsi. Protagonista della “marcia” su Kishasa era una formazione politico-militare, l’Alleanza delle forze democratiche per la liberazione del Congo (Afdl), che si concluse nel maggio 1997 con la fuga di Mobutu e l’insediamento di LaurentDésiré Kabila, che era tutto meno che un “uomo nuovo”, ma che godeva del sostegno dei governi in ascesa dell’Uganda e del Ruanda. I due paesi vicini pretesero la loro parte di bottino e da allora non hanno mai lasciato del tutto il territorio congolese manovrando ciascuno uno o più gruppi di ribelli in armi. Il governo centrale si è difeso ricorrendo a sua volta all’aiuto militare di altri paesi, Angola e Zimbabwe soprattutto. Ne è derivato un conflitto, con milioni di vittime, le cui dimensioni hanno fatto parlare di “prima guerra mondiale africana”. Il Ruanda, in particolare, appoggiato militarmente e politicamente dagli Stati Uniti, ha tenuto a lungo in ostaggio il Kivu, sede per suo conto di scontri fra etnie rivali per la terra e i beni, violando la sovranità di Kinshasa praticamente fino a oggi. Formalmente si sono cimentati solo eserciti di paesi africani, una mezza dozzina sull’uno o l’altro fronte, pro o contro il governo centrale, più le fazioni congolesi, ma nell’ombra si agita- 95 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 vano interessi a raggio più vasto. Le risorse del paese sono state dilapidate, cedute in cambio dell’assistenza militare, esportate illegalmente o più semplicemente incamerate dalle forze in campo in un intreccio maligno fra strategia degli Stati e interessi privati di comandanti, politici e affaristi. La posta era ed è rappresentata dalle riserve minerarie ed energetiche dell’exZaire, oggi Repubblica Democratica del Congo (RDC). Il Congo è un forziere di minerali tradizionali (oro, rame di ottima qualità, cobalto, argento, diamanti, zinco, manganese, ecc.) ed è ricco del ricercatissimo coltan (colombo-tantalite), frammenti di pietra nera che contengono due metalli impiegati in tutte le industrie del Duemila, dai cellulari alle microchips, le videocamere, gli aerei a reazione, le sonde spaziali e le centrali atomiche. Altrettanto preziosa e di enorme valore strategico è la massa d’acqua, ancora non tutta sfruttata, del bacino del fiume Congo, in grado di produrre elettricità per tutta l’Africa centro-meridionale. Il presidente Laurent-Désiré Kabila venne assassinato il 16 gennaio 2001 da una delle sue guardie del corpo nelle stanze del Palais de marbre a Kinshasa. La successione è toccata – sulla base delle indicazioni lasciate dal Mzee (il Vecchio) e con la sostanziale adesione dell’esercito – al giovane figlio, Joseph Kabila, cresciuto in Tanzania e Uganda, apparentemente digiuno di politica, che certi “persuasori occulti” reputavano forse più malleabile ma che ha rivelato un carattere volitivo e indubbie doti politiche. Mentre rafforzava la sua posizione personale, riprese da capo e con slancio il processo di pace. Il Sud Africa, prima Mandela e poi Mbeki, ha svolto un ruolo importante di mediazione. Il dialogo intercongolese si concluse ufficialmente il 2 aprile 2003 nell’atmosfera rarefatta di Sun City, la Las Vegas sudafricana, ma passarono più di tre anni prima che si arrivasse alle elezioni previste a coronamento dell’accordo. Nelle elezioni presidenziali in due turni del 2006 il competitore più agguerrito di Kabila è stato il molto ambizioso e malgrado tutto popolare Jean-Pierre Bemba. Il suo Movimento per la liberazione del Congo (mlc) ha fatto ricorso al reclutamento di bambini ed è accusato di crimini di guerra che hanno indotto la Corte penale internazionale a emettere formali atti di incriminazione. Le elezioni si sono svolte in una condizione di emergenza, ma nonostante qualche deficit di trasparenza la popolazione ha risposto con grande senso civico. Kabila jr. si è imposto in virtù del successo nelle province orientali e meridionali ma non ha fugato tutti i dubbi sulla regolarità della consultazione. La capitale ha votato in maggioranza per Bemba. Jospeh Kabila ha avuto il merito di impegnarsi a © Sabrina Hamamel fondo per far dimenticare le sue origini spurie e il modo un po’ avventuroso in cui è arrivato al potere. Lui, pressoché un alieno in patria, chiamato al posto del padre dopo un oscuro delitto che avrebbe coinvolto cortigiani, pretoriani e agenti delle molte nazioni presenti sul terreno, ha recuperato la credibilità necessaria per proporsi come l’interlocutore preferenziale sia dell’Unione africana che delle grandi potenze. La regione dei Grandi Laghi è stata alla mercé, dopo Mobutu, dello strapotere di forze più o meno istituzionali che hanno disposto delle ricchezze del Congo per fini di parte. Focolai di guerra sono rimasti soprattutto nelle zone di confine con l’Uganda e il Ruanda. Il pretesto della loro interferenza è la presenza in Congo di formazioni militarizzate che agiscono direttamente o indirettamente contro i governi in carica a Kampala e Kigali. Kagame, presidente e “uomo forte” del Ruanda, accusa Kabila di dare ospitalità ai peggiori responsabili del genocidio compiuto nel 1994 a danno dei tutsi. Le province orientali del Congo rivestono un’importanza speciale per l’economia e la sicurezza del Ruanda. Il governo ruandese si è avvalso della “ribellione” del col. Nkunda, un tutsi come Kagame, che ha assestato duri colpi al governo e all’esercito di Kabila. All’inizio dell’anno potrebbe essersi verificato però un fatto nuovo: Kabila e Kagame hanno trovato un compromesso, con qualche concessione al Ruanda in fatto di libertà d’azione nel territorio del Congo, e Nkunda è stato arrestato dall’esercito ruandese, il suo teorico protettore, ristabilendo una tregua non si sa quanto durevole. La mancanza di un contrappeso valido alle mire dei “predatori” attirati dalla ricchezza del Congo ha rappresentato un handicap che ha sbilanciato la politica di tutta l’Africa. C’è urgente bisogno nell’Africa centrale di un polo positivo che affianchi la Nigeria e il Sud Africa nella gestione – una specie di egemonia per consenso – di questa faticosa fase di inserimento dell’Africa nelle logiche della globalizzazione. È il compito che potrebbe spettare a un Congo sottratto alla guerra e restituito alla politica. M SF | s pec i a le i tali a 96 Gli effetti della crisi finanziaria sullo sviluppo dei paesi poveri Prof. Carlo Filippini, Professore ordinario di Economia politica presso l’Università Luigi Bocconi di Milano © Benjamin Lanneau 97 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 © Jaume Codina La globalizzazione ha coinvolto i paesi africani? Se pensiamo al loro passato coloniale saremmo tentati di rispondere in modo positivo. Se però guardiamo ad alcuni indicatori (peso del commercio estero sul reddito o investimenti esteri, ad esempio) ci rendiamo conto che le economie a sud del Sahara sono ancora relativamente isolate. Più sostanzialmente, se economia di mercato significa decentralizzazione delle decisioni, in un contesto di leggi e regole chiare e fatte rispettare, senza che nessun soggetto (impresa o consumatore) possa manipolare il risultato, allora possiamo concludere che molti stati africani sono lontani da questo modello. Dopo molti, lunghi anni di stagnazione l’ultimo decennio ha visto una crescita sostenuta e stabile, che la crisi attuale certamente rallenterà senza però annullare. Occorre subito precisare che la situazione è molto variegata: negli anni 1995-2007 il tasso medio annuo di crescita del reddito è uguale al 4,8% per tutta la regione, ma diventa l’8,2% per i paesi dinamici e scende all’1,5% per quelli lenti (il che significa, per questi ultimi, una diminuzione del reddito per abitante pari all’1,2% dal momento che la popolazione è cresciuta del 2,6% in tutti i paesi). Molte sono le spiegazioni dei casi di successo (anche se non c’è un’unica ricetta miracolosa): la crescita mondiale, l’andamento dei prezzi delle materie prime, gli investimenti esteri, una migliore e più diffusa istruzione e, soprattutto, politiche pubbliche più in sintonia con la liberalizzazione e l’apertura dei mercati. In molti paesi vi è stata un’inversione di tendenza rispetto a precedenti comportamenti dei governi che avevano come principale obiettivo quello del proprio arricchimento (e, spesso, quello di gruppi stranieri che li sostenevano). L’inserimento dell’Africa a sud del Sahara nell’economia mondiale è ancora agli inizi, anche se numerosi aspetti o iniziative sembrano indicare che sono state adottate chiare, anche se non irreversibili, politiche in quella direzione. Globalizzazione significa anche integrazione regionale, cioè scambi e cooperazione sempre più intensi tra i paesi della regione (o di aree più limitate al suo interno): l’Unione Europea o l’Asia orientale sono esempi evidenti di integrazione regionale. È anche creazione di reti di imprese che partecipano alla produzione di un bene (automobili, televisori, PC ecc.) specializzandosi in una o poche componenti che sono poi spostate tra i diversi impianti approfittando dei sempre più bassi costi di trasporto o comunicazione. Globalizzazione è anche utilizzo da parte delle imprese di tecniche più sofisticate non solo a livello ingegneristico ma anche organizzativo: informatizzazione insieme ad una migliore gestione aziendale, che faccia propri obiettivi sociali e ambientali. Molti di questi cambiamenti sono stati introdotti tramite investimenti di imprese multinazionali; l’Africa è diventata la destinazione di un flusso crescente di investimenti diretti esteri, si tratta però di numeri ancor piccoli. Attualmente (2007, dati unctad) esso è solo il 6% sul totale degli ide (Integrated Development Environment) diretti ai paesi in via di sviluppo (con una forte presenza del settore minerario); la sola Nigeria ne riceve due quinti ed il Sud Africa un quinto. La principale novità è rappresentata dalla crescente presenza della Cina sia negli scambi commerciali sia negli investimenti. La necessità di procurarsi materie prime, legata al suo rapido sviluppo, ha spinto l’Impero di centro a siglare accordi con molti governi, senza alcun riguardo al problema dei diritti umani; emblematico è il caso del Sudan di cui acquista quasi tutta la produzione petrolifera. In questo contesto quali possono essere le conseguenze della crisi economica in corso? Si possono dare alcune indicazioni di tendenza, M SF | s pec i a le i tali a 98 molto più difficile è quantificarle. Infatti da un lato non sono ancora noti tutti i dati relativi al 2008, dati per di più provvisori e soggetti a rettifiche; dall’altro lato l’economia mondiale è in continua, rapida evoluzione. La novità della recessione rende difficile fare previsioni estrapolando il passato più o meno recente (come sono soliti fare gli economisti); di conseguenza molte affermazioni sono largamente influenzate da stati d’animo o pregiudizi. Si tratta inoltre di indicazioni generali per tutta la regione che possono però essere poco significative per un dato paese; come vedremo le caratteristiche e gli interessi delle singole economie africane sono molto diversi e contrastanti. Secondo le più recenti (30 marzo 2009) previsioni la crescita del reddito si dimezzerà nel 2009 per ritornare nel 2010 ai livelli dell’ultimo decennio (2008: 4,9%; 2009: 2,4%; 2010: 4,1%; dati Banca Mondiale). Anche i flussi finanziari verso la regione rallenteranno: gli investimenti diretti esteri saranno stagnanti o negativi; gli aiuti pubblici e privati resteranno al di sotto delle necessità; le rimesse degli emigrati diminuiranno dopo anni di crescita sostenuta superiore al 15% (2008: +8,8%; 2009: 5%; 2010: +2,9%; dati Banca Mondiale). Alcuni paesi (Kenia, Tanzania, Ghana ad esempio) hanno dovuto rinviare piani di emissioni obbligazionarie sui mercati internazionali; altri paesi (Nigeria e Sud Africa) hanno registrato rilevanti uscite di capitali stranieri; questo è grave in particolare per il Sud Africa che negli ultimi anni ha compensato il deficit commerciale con questi capitali e che è motore e leader dell’Africa meridionale. Gli investimenti diretti esteri colpiscono anche progetti nel settore delle infrastrutture di cui l’Africa è particolarmente carente. Le conseguenze politiche, economiche e sociali potrebbero essere molto serie poiché molti paesi africani sono poveri e deboli istituzionalmente. Ben 36 economie africane (sul totale di 45) fanno parte del gruppo delle 50 meno sviluppate al mondo. Anche se nella fase iniziale di ogni crisi le persone più povere sono meno colpite, successivamente queste vedono le proprie condizioni di vita deteriorarsi sensibilmente. La crisi potrebbe riaccendere focolai di tensione anche violenta, che negli ultimi anni si erano indeboliti. I pericoli maggiori però non vengono dalla crisi economica ma dal rallentamento del commercio internazionale e dal risorgere del protezionismo, cioè da un’inversione del processo di globalizzazione. La crisi finanziaria (all’origine di quella economica) ha ridotto l’offerta di credito: le banche sono meno propense a concedere prestiti per numerosi e ben noti motivi; ma il 90 % delle © Juan Carlos Tomasi / MSF importazioni ed esportazioni di merci richiede credito. Il commercio internazionale potrebbe contrarsi non solo per la caduta del reddito dei paesi industrializzati, ma anche per la mancanza di finanziamenti. Inoltre alcuni governi (anche di paesi industrializzati) sono attratti da politiche protezioniste, anti-globalizzazione pensando di scaricare sugli altri, sugli stranieri, le colpe e magari le conseguenze della crisi: è una vecchia ricetta populista che finge di non ricordare gli enormi danni causati dal protezionismo nel periodo tra le due guerre mondiali. Le trattative riguardanti il ciclo di negoziati commerciali in corso – il noto Doha Development Round – sono un chiaro esempio della complessità e contrapposizione degli interessi in gioco. Alti prezzi dei prodotti agricoli favoriscono i piccoli agricoltori ma danneggiano i consumatori, in molti paesi le masse urbane con un crescente peso politico. Parecchi paesi africani poveri possono già esportare molte loro merci verso l’Unione Europea o gli Stati Uniti senza essere soggetti a dazi o quote; non sono quindi interessati (anzi sono spesso contrari) a maggiori liberalizzazioni. Gli standard imposti dall’UE a tutti i produttori, europei o extraeuropei, sono molto stringenti per proteggere la salute dei consumatori; quanto potrebbero essere allentati per favorire le economie africane? Un importante strumento per sostenere i paesi più deboli è il programma “Aid for Trade” dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. A volte i problemi nascono all’interno dei paesi in via di sviluppo che non hanno le capacità per esportare merci. Questo programma, nato nel 2005, aiuta i paesi a formulare strategie commerciali, a meglio negoziare accordi con altri paesi, a valutare i risultati delle politiche attuate. Inoltre contribuisce alla costruzione di infrastrutture necessarie per le esportazioni, strade, ferrovie, porti, reti di telecomunicazioni ed altro. Da ultimo favorisce le conversioni produttive necessarie per differenziare le esportazioni o elevare il loro contenuto tecnologico. “Aid for Trade” è particolarmente prezioso per i paesi africani spesso ai primi stadi dello sviluppo e dell’integrazione economica. Le organizzazioni internazionali ed i singoli stati hanno programmato e stanno attuando politiche monetarie e/o fiscali espansionistiche di ammontare senza precedenti: a volte ci si confonde tra virgole anglosassoni e punti continentali mescolando miliardi e trilioni (anglicismo che mette paura più che sollievo). La novità e gravità della crisi fa spesso sorgere il dubbio: la quantità di denaro è certamente molto, molto grande, ma è sufficiente? 99 Gian Paolo Calchi Novati Gian Paolo Calchi Novati è laureato in Giurisprudenza. Ricercatore, fra gli altri, all’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano e al Center of African Studies di Boston e dell’ucla di Los Angeles. E’ stato direttore dell’ipalmo a Roma. Visiting professor all’Università di Addis Abeba, ha tenuto corsi e seminari alle Università di Milano, Pisa, Urbino, Tunisi, Nairobi e Città del Messico. È titolare all’Università di Pavia della cattedra di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-Asiatici presso la Facoltà di Scienze Politiche, Direttore del Dipartimento di studi politici e sociali e responsabile della laurea specialistica in Studi Afro-Asiatici. Campi di ricerca: Colonialismo e decolonizzazione in Africa e Medio Oriente; Stato e nazione nel Corno d’Africa; Crisi dello Stato postcoloniale; Il Terzo mondo nelle relazioni internazionali. Carlo Filippini Nato il 15 luglio 1942. Laureato in Economia e commercio presso l’Università Bocconi. Studi di perfezionamento presso l'Università di Cambridge, UK. Professore ordinario di Economia politica. Direttore dell'isesao – Istituto di Studi Economico-Sociali per l’Asia Orientale. Già componente del Consiglio direttivo della sda Bocconi. Ha insegnato all’Università degli Studi di Trento. Componente del Comitato scientifico della rivista Economia & Management. Membro dell'American Economic Association, della Royal Economic Society, della Società Italiana degli Economisti e del Christ’s College di Cambridge, UK. Silvio Garattini È nato a Bergamo il 12/11/1928. Perito Chimico. Dottore in Medicina. Libero Docente in Chemioterapia e Farmacologia. Assistente ed Aiuto presso l’Istituto di Farmacologia dell’Università di Milano fino all'anno 1962. Fondatore nel 1963 e direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”. Attualmente l’Istituto “Mario Negri” ha quattro localizzazioni (Milano, Bergamo, Ranica (Bg), S. Maria Imbaro (Ch)) con un personale di oltre 950 unità. Autore di molte centinaia di lavori scientifici pubblicati in riviste nazionali ed internazionali e di numerosi volumi nel campo della farmacologia. Fa parte del Gruppo 2003 (gruppo dei ricercatori italiani altamente citati nella letteratura scientifica internazionale). Fondatore dell'European Organization for Research on Treatment of Cancer. Negli ultimi decenni é stato membro di vari organismi fra cui: Comitato di Biologia e Medicina del Consiglio Nazionale delle Ricerche (c.n.r.), Consiglio Sanitario Nazionale e Commissione della Presidenza del Consiglio dei Ministri per la politica della ricerca in Italia, Membro della Commissione Unica del Farmaco (cuf) del Ministero della Salute. Ha ricoperto le seguenti cariche: Presidente del Comitato di Chemioterapia Antitumorale dell’Unione Internazionale contro il Cancro, Presidente della Organizzazione Europea di Ricerche sul Cancro (eortc), Consulente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Membro del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto Superiore di Sanità. Presidente della European Society of Biochemical Pharmacology. Membro del Committee for Proprietary Medicinal Products (cpmp) dell’European Agency for the Evaluation of Medicinal Products (emea) .Membro del Comitato esecutivo per la Politica della Ricerca (cepr) del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, Presidente Steering Advisory Group Current Controlled Trials, Componente del Comitato Scientifico della Lega Italiana per la Lotta Contro i Tumori . Vice-Presidente del Consiglio Superiore di Sanità. Presidente Commissione Ricerca e Sviluppo dell’Agenzia Italiana del Farmaco (aifa). Fellow della New York Academy of Sciences, dell’American Association for the Advancement of Science e di numerose società scientifiche nazionali ed internazionali. Honorary Fellow Royal College of Physicians (Pharmaceutical Medicine). (I contenuti espressi nei contributi esterni rappresentano la posizione e le riflessioni dei singoli autori e non dell'organizzazione) Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 Biografie degli autori M SF | s pec i a le i tali a 100 L’accesso ai farmaci essenziali: una battaglia decennale Raffaella Ravinetto, Presidente Medici Senza Frontiere Italia © Francesco Zizola 101 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 Tutti coloro che hanno operato nel settore sanitario di paesi in crisi conoscono l’esperienza drammatica e amara del non poter far fronte a tutti i bisogni incontrati nell’agire quotidiano. In situazione di conflitto, la difficoltà è spesso in primis legata all’impossibilità di avere accesso alla persona in difficoltà, al paziente. Ma in moltissimi casi, in presenza o in assenza di conflitto, la difficoltà è anche dovuta alla mancanza di strumenti terapeutici adeguati. Cosa significa? Significa diagnosticare l’aids e non avere farmaci antiretrovirali a disposizione; diagnosticare la malattia del sonno e dover somministrare un vecchio arsenicale altamente tossico; visitare un bambino e non poterlo vaccinare contro lo pneumococco, etc. Questa è stata l’esperienza dei medici di msf: non potere offrire ai pazienti nel Sud del mondo quelle cure essenziali che erano © Jiro Ose invece abituati a prodigare ai pazienti nei propri paesi, perchè quelle cure, per il Sud del mondo, ricchi, si va diffondendo nei paesi poveri, grazie essere evitate, se la malnutrizione fosse affronta- non c’erano. fra l‘altro all’introduzione di farmaci generici ta come un’emergenza medica, facendo ricorso a Il senso di frustrazione e amarezza dei nostri di qualità appropriata, che ha determinato una strumenti efficaci e adeguati, quali gli alimenti medici, la loro ribellione di fronte a uno status decisiva diminuzione dei prezzi (da 10.000 a terapeutici pronti all’uso (paste che contengono quo amorale, hanno determinato proprio 10 meno di 100 dollari l’anno). I tradizionali trat- tutti gli elementi nutritivi essenziali, distribuite anni fa la creazione della Campagna per l’Acces- tamenti antimalarici come la clorochina, ormai in confezioni monodose igieniche e pratiche). so ai Farmaci Essenziali. James Orbinski, allora largamente inefficaci, sono gradualmente sosti- Molto efficaci contro la malnutrizione grave, presidente internazionale di msf, dichiarava nel tuiti dalle combinazioni a base di artemisinina. questi preparati permettono anche di prevenir- corso del discorso di accettazione del Premio Quei farmaci per la malattia del sonno la cui la: uno studio condotto in Niger e pubblicato Nobel per la Pace: “Oggi, in un’economia globa- produzione era destinata ad essere abbandonata, a gennaio sul Journal of Medical American lizzata, testimoniamo un’ingiustizia crescente. come l’eflornitina, sono disponibili per i sistemi Association ha dimostrato che l’aggiunta degli Più del 90% delle morti e della sofferenza per di salute dei paesi endemici... alimenti terapeutici pronti all’uso al regime malattie infettive si verifica nei paesi in via di Ma se “il raggiungimento del miglior standard alimentare abituale riduce del 60% la possibilità sviluppo. Tra le ragioni per cui la gente muore di salute possibile è uno dei diritti fondamentali di sviluppare forme gravi di malnutrizione. Ma di aids, tubercolosi, malattia del sonno e di altre dell’essere umano, senza distinzione di razza, gli investimenti per la produzione e l’uso di malattie tropicali, vi sono il costo troppo alto dei religione, credo politico e condizione economi- questi alimenti, indispensabili per un intervento farmaci essenziali, la loro indisponibilità perché ca o sociale”, allora siamo, dopo 10 anni, solo salvavita, rimangono insufficienti. la produzione non è considerata un buon investi- all’inizio di un ben più lungo cammino. Ad Anche il caso della tubercolosi resta tragico: a mento, l’assenza virtuale di nuova ricerca sulle esempio, quasi 6 milioni di persone malate di dispetto della scarsa capacità di suscitare l’inte- malattie tropicali. Questo fallimento del mercato AIDS non sono ancora in terapia antiretrovirale, resse dei media, questa patologia provoca ogni è la nostra nuova sfida. Ma non è solo nostra. È e la possibilità di accesso ai farmaci di seconda anno più di un milione e mezzo di morti, il 98% una sfida contro l’ingiustizia, anche da parte dei linea ed a formulazioni pediatriche adeguate è delle quali nei paesi in via di sviluppo. L’alta governi, delle istituzioni governative interna- a rischio, anche a causa di un approccio restrit- morbidità e mortalità sono fra l’altro legate alla zionali, dell’industria farmaceutica e delle altre tivo alle norme sulla protezione della proprietà mancanza di strumenti diagnostici efficaci e di ong. Ciò che chiediamo, come società civile, non intellettuale. L’introduzione delle nuove terapie nuovi farmaci per il trattamento delle forme è la carità, è un cambiamento”. antimalariche non procede con la rapidità che la extrapolmonari e multiresistenti. Ma a fronte E dal ‘99 ad oggi, molto è cambiato, a partire gravità del quadro epidemiologico richiederebbe. della necessità di un investimento in ricerca e dalla mentalità: l’opinione pubblica e le istitu- E mancano finanziamenti adeguati e sostenibili sviluppo che si calcola pari a 1450 milioni di zioni sono diventate consapevoli dell’enorme nel tempo per la ricerca di nuovi farmaci, più euro, la risposta della comunità internazionale è problema etico rappresentato dalla disugua- efficaci e meno tossici, per la malattia del sonno quanto mai debole: l’Unione Europea, ad esem- glianza sanitaria fra il Nord e il Sud del mondo, e per altre patologie presenti in paesi della fascia pio, ha stanziato nel 2007 solo 18.7 milioni. e del fatto che molte responsabilità sono deter- tropicale. I dati sembrano insomma dimostrare che la minate dal Nord ricco e sviluppato, che decide Il caso della malnutrizione, ogni anno responsa- comunità internazionale continua a tollerare, ad esempio le politiche brevettuali sui farmaci, bile di almeno tre milioni e mezzo di morti fra se non nella teoria sicuramente nella prassi, un ed orienta l’agenda e le priorità della ricerca i bambini al di sotto dei cinque anni, illustra in “doppio standard” etico rispetto al diritto a cure medica. Al cambiamento di mentalità, sono modo particolarmente scioccante quanto poco essenziali e salvavita. Per questo, 10 anni dopo, seguiti importanti progressi per la cura di speci- valore la società globale attribuisca alla vita proseguiamo la Campagna Accesso ai Farmaci fiche patologie. La terapia antiretrovirale contro di chi non ci è “prossimo”, geograficamente e Essenziali: perchè il diritto a essere curati non l’aids, che nel ‘99 era disponibile solo nei paesi socialmente. Queste morti potrebbero infatti resti, per i più vulnerabili, un diritto negato. M SF | s pec i a le i tali a 102 MSF Italia a 10 anni dal Nobel Kostas Moschochoritis, Direttore Generale Medici Senza Frontiere Italia © Yoanis Menge Il 2008 è stato un anno pieno di emergenze della metà delle nostre attività. infruttuosi tentativi, finalmente sono iniziate le di ogni natura, conflitti, catastrofi naturali ed Il 2008 è stato un anno caratterizzato da prime attività sanitarie a Bassora con l’obiettivo epidemie: msf è intervenuta in tutte, dalle inon- numerose emergenze anche nei paesi gestiti di supportare le sale operatorie dell’ospedale dazioni del Bangladesh a fine 2007 alle violenze direttamente da msf Italia. Un’epidemia di generale della più importante città sciita per che hanno seguito le elezioni in Kenya a Natale morbillo e la terribile crisi nutrizionale che ciò che riguarda l’anestesia. Missione Italia ha 2008, al ciclone Nargis in Myanmar, il terremoto hanno colpito il sud dell’Etiopia, hanno messo risposto a dovere all’incremento di sbarchi a in Cina, la malnutrizione in Etiopia, la guerra in a durissima prova le nostre equipe sul terreno. Lampedusa ed alla perenne crisi legata ai lavora- Sud Ossezia, le inondazioni ad Haiti, le violenze A luglio 2008, 65 operatori umanitari espatriati tori stagionali; siamo stati costretti a denunciare xenofobiche in Sudafrica, le violenze in Kivu, erano presenti nei vari siti delle due regioni il pacchetto sicurezza, l’aumento a 18 mesi della l’offensiva israeliana nella striscia di Gaza fino etiopi colpite dell’Oromiya e snnp (Southern detenzione degli immigrati irregolari nei cie (ex all’epidemia di colera nello Zimbabwe. In queste Nations and Nationelities People's) a fronteggiare cpt) ma anche la proposta di emendamento che emergenze msf è stata spesso l’unica organizza- la crisi. Le alluvioni ad Haiti a inizio settembre obbligherebbe i medici a denunciare gli immi- zione ad intervenire. hanno portato l’altra grossa emergenza che grati irregolari che si rivolgono a loro per le cure abbiamo gestito a Gonaive, Haiti. L’assenza di ed ultimamente anche il mancato rinnovo del Lo stesso trend si è verificato anche durante organizzazioni internazionali e l’inerzia delle protocollo d’intesa per la nostra presenza sul l’inizio del 2009; nello Sri Lanka, dove il conflit- autorità locali hanno spinto msf a reagire in molo di Lampedusa. È ancora incerto se questi to in corso tiene intrappolati più di 150.000 civi- modo massiccio. Raramente nella storia di msf prevedimenti diventeranno leggi. li, in Pakistan ed in Somalia dove msf ha pianto ci si é trovati a dover produrre e distribuire la perdita di 5 nostri colleghi e di un paziente più di 750.000 litri d’acqua al giorno e mettere Fra tutte le organizzazioni umanitarie in totale oltre che il sequestro di 7 dei nostri colleghi, per in piedi un ospedale di 100 letti con capacità 189 operatori internazionali sono stati uccisi nel arrivare al Darfur e all’espulsione di 2 delle 5 chirurgica in due settimane di attività. Il 2008 2008, più del doppio dell’anno precedente. Dei sezioni operative in questa regione martoriata, il ha visto anche l’ingresso dei primi espatriati 62 sequestri del 2008, solo 18 erano operatori sequestro di 3 operatori e la sospensione di più di msf nella parte araba dell’Iraq. Dopo anni di internazionali gli altri facevano parte dello 103 economiche e mandati politici, l’azione umani- obiettivo è soccorrere le vittime. E questo è arrivino sulle prime pagine dei giornali, la taria si trova ad operare in ambiti sempre più ancor più chiaro in contesti quali Iraq, Somalia grande maggioranza delle vittime sono locali – ristretti e il suo fine diventa sempre più difficile o Darfur, dove le popolazioni percepiscono gli 104 operatori nazionali sono stati assassinati nel da perseguire quando le ragioni dell’umani- umanitari come intenti a perseguire obiettivi 2008, dato in crescita rispetto al 2007 (17 opera- tarismo sono invocate per legittimare agende politici e di parte, piuttosto che attori imparziali tori uccisi). Per msf, la sicurezza del nostro staff politiche. Per esempio, qualche anno fa, l’ex e neutrali che lavorano per assistere chi ha e la possibilità di lavorare in certi contesti è uno Ministro degli Esteri statunitense Colin Powell maggior bisogno di aiuto. dei dilemmi umanitari più difficili ma anche più aveva chiamato le organizzazioni umanitarie Alla luce di questi sviluppi, risulta ancor più urgenti da affrontare. “forze moltiplicatrici” e considerate parte della urgente ribadire la necessità di un approccio sua squadra di combattimento contro il terrori- indipendente, imparziale e neutrale. La politiciz- Ma quali sono le ragioni di questo inasprimento smo internazionale. Nonostante “it has to be very zazione degli aiuti ha comportato una trasfor- delle condizioni in cui sono costretti a lavorare clear that those who were responsible for any attacks mazione del concetto di assistenza umanitaria gli operatori umanitari, specialmente nei conte- are the ones who should be held accountable. But this e costituisce una minaccia all’indipendenza sti dove c’è una presenza militare internazionale effort to try to associate aid groups with a political or dell’azione umanitaria. Questa smette di essere o occidentale? military objective... does heighten the risk for us and un’attività finalizzata soltanto ad alleviare le makes us more politically valuable targets”. Questa sofferenze delle popolazioni coinvolte in situa- L’imperativo umanitario impone di portare situazione sta minando la già fragile immagine zioni di crisi e si carica invece di una valenza soccorso alla popolazione civile coinvolta in di neutralità e indipendenza degli attori uma- programmatica, che implica irrimediabilmente conflitti armati e ispira la sua azione ai principi nitari presso la popolazione. La sicurezza degli la necessità di fare scelte politiche. Non mira fondanti di indipendenza, neutralità ed impar- operatori umanitari internazionali e il loro più solo a curare i “sintomi”, ma ha la pretesa di zialità. Questi principi che richiamano all’asten- spazio di manovra sono strettamente legati alla trovare la cura alla “malattia”. Esiste una tensio- sione dalle dinamiche militari e politiche del credibilità della bandiera sotto la quale operano ne naturale tra gli interventi d’urgenza mirati a conflitto e all’intervento attuato senza discri- e della loro dichiarazione di neutralità assoluta. salvare vite nell’immediato e obiettivi di lungo minazioni, seguendo esclusivamente le priorità La sola protezione che gli attori umanitari han- termine mirati alla pace e alla costruzione di dettate dai bisogni reali della popolazione, sono no è la chiarezza della loro immagine che deve uno stato: questa tensione è l’essenza dell’azio- oggi sottoposti ad una pressione crescente. riflettere la loro posizione esterna al conflitto ne umanitaria e gli sforzi di integrarne i 2 poli Costretta e limitata da divise militari, ingerenze e la trasparenza delle loro intenzioni: l’unico finiscono con il vanificarla. © Helai Yan / MSF Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 staff locale. Nonostante le morti degli espatriati M SF | s pec i a le i tali a 104 Operazioni gestite da MSF Italia Loris De Filippi, Responsabile Progetti di Medici Senza Frontiere Italia © Elena Torta /MSF Nata nel 2004, la “cellula operativa” italiana, formata da un gruppo di esperti, ha sede a Roma e gestisce alcuni progetti di msf nel nostro Paese e in diverse zone del mondo: Haiti, Iraq, Brasile, Colombia, Etiopia, Malta. Un gruppo che lavora insieme alle altre cellule operative, dislocate in altri Paesi, per implementare i nostri progetti in oltre 60 contesti del mondo e garantire una valutazione accurata dei bisogni sanitari più urgenti nonché una risposta rapida e adeguata sul terreno. Il 2008 è stato un anno particolarmente intenso che ha portato con sé diverse sfide per la nostra sezione. A settembre una serie di uragani ha devastato Haiti causando un’enorme distruzione e lasciando migliaia di persone senzatetto. msf, già presente ad Haiti dal 1991, ha risposto immediatamente fornendo cure primarie di base e acqua potabile nelle zone più colpite. A Gonaives, msf ha distribuito alle famiglie dei kit contenenti teli di plastica, sapone e taniche nonché 1 milione di litri di acqua potabile al giorno. Ha inoltre sostenuto un centro sanitario insieme con il Ministero della Salute locale, riabilitando un magazzino per trasformarlo in un ospedale di secondo livello. In 2 settimane, il magazzino è divenuto l’unica struttura medica in grado di rispondere alle emergenze e offrire servizi di pediatria, di ostetricia e ginecologia. La nostra organizzazione ha impiegato delle cliniche mobili per raggiungere le popolazioni rimaste completamente isolate. Inoltre, msf ha provveduto a far fronte a una grave crisi nutrizionale, scoppiata nel sud del Paese dopo le alluvioni, con l’istituzione di alcuni centri nutrizionali terapeutici. Sul terreno, le équipe di msf hanno riscontrato uno scarso coordinamento tra le varie organizzazioni umanitarie e sono state testimoni della lentissima erogazione degli aiuti alla popolazione. Nel tentativo di dare un’adeguata risposta ai bisogni urgenti degli haitiani colpiti dall’uragano, msf ha dichiarato il ritardo nella risposta a Gonaives spingendo le organizzazioni internazionali e il governo haitiano a rivedere le procedure degli aiuti di emergenza e auspicando che venissero dati subito ai più bisognosi. A Martissant, un quartiere caratterizzato da violenza quotidiana e dalla mancanza di servizi sanitari della capitale Port au Prince, msf gestisce un pronto soccorso che ha effettuato circa 40.000 consultazioni nel corso dell’anno. Il 2008 è stato un anno importante anche perché siamo ritornati in Iraq. Da settembre, un team di operatori internazionali sta lavorando insieme con gli iracheni nell’ospedale generale di Bassora, nella parte meridionale del Paese. La sfida di tornare in un contesto instabile dopo molti anni presenta numerose problematiche. Sebbene la sicurezza sia migliorata considerevolmente in questa zona, i rischi per il personale internazionale restano ancora alti. La situazione geopolitica è stata molto complessa e gli stranieri erano visti con grande sospetto. 105 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 Inoltre, il contesto e i bisogni sanitari sono molto diversi da quelli che msf ha incontrato negli altri Paesi dove ha potuto trasmettere la propria esperienza. In Iraq, msf ha trovato medici e chirurghi estremamente qualificati e di lunga esperienza ma con un urgente bisogno di aggiornamenti. L’ospedale, infatti, dispone di tutte le attrezzature, ma la mancanza di manutenzione e dei pezzi di ricambio non permette di utilizzare molti macchinari. Inoltre, non vengono osservate le precauzioni e le procedure standard universalmente riconosciute. Una volta identificati i bisogni principali, rimane una domanda importante a cui rispondere: come si può avere un impatto per ridurre la mortalità e alleviare le sofferenze dei pazienti, considerate le restrizioni dovute alla insicurezza e all’impossibilità di lavorare in un ambiente instabile? La risposta è stata trovata nel blocco operatorio dell’ospedale generale di Bassora. Formando e gestendo il personale dell’ospedale e implementando i protocolli nonché le precauzioni sanitarie internazionali – che non sono applicati – è possibile migliorare le fasi pre, intra e post operatorie dei pazienti sottoposti a interventi chirurgici. In pochi mesi, l’equipe di msf e i colleghi iracheni dell’ospedale hanno implementato gli standard internazionali di igiene e sterilizzazione, predisposto una sala risveglio post operatorio assicurando ai pazienti operati un corretto monitoraggio. Inoltre, msf ha garantito che tutte le attrezzature, come gli sterilizzatori, i monitor, i ventilatori, i carrelli d’anestesista e gli aspiratori, fossero disponibili e funzionanti. Dopo aver raggiunto dei buoni risultati per il blocco operatorio e aver acquistato la fiducia dello staff dell’ospedale e delle autorità sanitarie locali, msf sta cercando di lavorare anche nel pronto soccorso dell’ospedale. Nel 2009 msf sta valutando i bisogni sanitari della capitale, Baghdad. In Etiopia, una grave crisi nutrizionale ha colpito le regioni di Oromiya e dell’snnp (Southern Nations and Nationalities People), richiedendo una risposta immediata e su vasta scala per le enormi necessità di cui c’era bisogno. In alcune zone, il tasso di malnutrizione grave tra i bambini di età inferiore ai 5 anni ha raggiunto l’11% della popolazione totale, normalmente con una percentuale del 3% si parla di emergenza umanitaria. msf ha mobilitato 700 operatori umanitari, sia locali che internazionali, per gestire un vasto programma di assistenza nutrizionale. L’equipe ha trattato inizialmente i casi di malnutrizione più acuta, con un alto rischio di morte, poi ha potuto estendere il programma © Jean-François Herrera/MSF anche ai bambini moderatamente malnutriti. Alla fine di settembre, msf aveva preso in cura 34.838 bambini severamente malnutriti e 37.612 pazienti affetti da malnutrizione moderata. ospedalizzazione. Per assicurare il trasferimento veloce in altre strutture sanitarie, msf ha allestito una barca ad autoambulanza con cui raggiunge i villaggi situati lungo le sponde del fiume. In Colombia, msf ha avviato per la prima volta dei centri di salute permanenti in alcune zone del Paese precedentemente servite solo da cliniche mobili. Mantenendo una presenza regolare lungo le sponde del fiume San Juan, msf riesce a fornire una migliore assistenza medica, seguire le necessità dei pazienti e identificare immediatamente i casi più gravi o che necessitano di In Brasile, le équipe di msf continuano a fornire cure mediche e psicologiche alle persone vittime di violenza nel Complexo do Alemao, una favela di Rio de Janeiro abitata da circa 150.000 persone. Da ottobre 2007, l’équipe di msf ha svolto più di 18.000 consultazioni mediche e 2.000 psicologiche. L’85% dei pazienti incontrati dagli psicologi di msf accusano patologie legate M SF | s pec i a le i tali a 106 © Elisa Finocchiaro/MSF direttamente alla violenza, o perché coinvolti negli scontri o perché traumatizzati dall’avere assistito a episodi di violenza estrema o perché hanno avuto familiari torturati o uccisi. Il muro di omertà in cui vive la popolazione e il silenzio imposto per sopravvivere impediscono loro di parlare di quello che accade all’interno della comunità e di potersi esprimere liberamente. Per questo motivo, sviluppano prevalentemente disturbi quali ansia e depressione, sintomatologie psicosomatiche nonché difficoltà nell’apprendimento e problemi comportamentali nei bambini. Oltre a operare in situazioni di emergenza e in aree di conflitto, msf si sta adoperando per gestire una crisi umanitaria alle porte dell’Europa. Nel 2008, ha ampliato le sue attività di assistenza medica ai migranti e ai richiedenti asilo, che cercano di entrare in Europa dalle coste meridionali, avviando un progetto a Malta dove un’equipe si occupa di fornire assistenza medica e psicologica all’interno dei centri di detenzione. Come a Lampedusa, dove msf ha svolto per 6 anni un programma di assistenza, a Malta l’equipe di msf è testimone delle conseguenze dei viaggi duri e pericolosi che i migranti e i richiedenti asilo intraprendono partendo dalla Libia con la speranza di raggiungere l’Europa. Purtroppo, l’Europa non è il paradiso che molti sognano e una volta arrivati sono costretti a vivere nei centri di detenzione a Malta, trattenuti fino a un massimo di 18 mesi in condizioni dure, di estrema povertà e privazione della libertà personale, con conseguenze sia sulla salute fisica che psicologica. In Italia, in seguito al rifiuto del Ministero dell’Interno di rinnovare il protocollo d’intesa che regolarizzava la presenza di msf a Lampedusa, l’équipe è stata costretta a lasciare l’isola. I bisogni non sono in nessun modo diminuiti. Solo nel 2008, oltre 20.000 migranti e richiedenti asilo hanno raggiunto le coste dell’isola siciliana. Dopo aver lasciato Lampedusa, msf ha continuato a cercare un accordo con le autorità, essendo profondamente preoccupata per le condizioni dei migranti, privi di assistenza medica. Nel 2009, msf ha continuato a monitorare la situazione dei migranti in arrivo in Europa e ad adoperarsi per fornire loro assistenza. Nel Meridione, la triste condizione dei migranti impiegati come lavoratori stagionali è emersa ancora una volta dopo che msf ha incontrato migliaia di persone, costrette a vivere in condizioni di vita deplorevoli e prive di accesso alle cure. Per rispondere ai loro bisogni più urgenti, msf ha distribuito kit per l’igiene personale e ha fornito assistenza medica di base. La maggior parte dei disturbi fisici degli stagionali è stata associata alle dure condizioni di vita quotidiana e lavorative. msf ha richiamato l’attenzione delle istituzioni locali affinché vengano migliorate le condizioni di vita dei migranti impiegati come lavoratori stagionali. Resta ora da vedere come cambierà la situazione nei prossimi anni. 107 Sergio Cecchini, Direttore della Comunicazione MSF Italia “Il silenzio è stato a lungo confuso con la neutralità, ed è stato presentato come condizione necessaria per l'azione umanitaria. Fin dalle sue origini, MSF si oppone a questo assunto. Non siamo sicuri che le parole siano sempre in grado di salvare vite, ma sappiamo con certezza che il silenzio può uccidere.” Tratto dal discorso per il premio Nobel del 1999 di James Orbinski, allora Presidente del Consiglio Internazionale di msf. Dieci anni fa veniva assegnato a msf il Premio Nobel per la Pace. Nella motivazione del Comitato norvegese del Nobel si leggeva: “Intervenendo con rapidità, msf porta all’attenzione pubblica le catastrofi umanitarie, e segnalando le cause di tali catastrofi, l’organizzazione aiuta a formare la pubblica opinione contro la violenza e l’abuso di potere.” Fondata nel 1971 da un gruppo di medici e giornalisti, msf porta nel suo codice genetico la testimonianza come strumento di denuncia per portare all’attenzione generale una crisi dimenticata, per sensibilizzare l’opinione pubblica sugli abusi che si verificano lontano dalle prime pagine dei giornali, per criticare le inadeguatezze del sistema degli aiuti o per contrastare la strumentalizzazione degli aiuti umanitari per interessi politici e militari. Nel 2009 le nostre azioni di comunicazione e testimonianza hanno lavorato su tre assi principali: l’immigrazione, le crisi umanitarie dimenticate dai mezzi d’informazione e la tubercolosi. Mondi al limite, 9 scrittori per Medici Senza Frontiere Fiera del libro di Torino, Festival della Letteratura di Mantova, Festival di Internazionale a Ferrara sono solo alcuni dei momenti in cui abbiamo presentato il libro “Mondi al limite, 9 scrittori per Medici Senza Frontiere”, un progetto volto a far raccontare nove contesti di crisi da nove scrittori italiani: Alessandro Baricco, Stefano Benni, Gianrico Carofiglio, Mauro Covachich, Sandrone Dazieri, Silvia Di Natale, Paolo Giordano, Antonio Pascale e Domenico Starnone. Tubercolosi, omissione di soccorso Il 24 marzo è la giornata mondiale della tubercolosi. Abbiamo deciso di lanciare la campagna “Tubercolosi, nuovi volti di una vecchia malattia” per portare all’attenzione dell’opinione pubblica una malattia troppo spesso dimenticata e che ogni anno miete 1.7 milioni morti e il cui test diagnostico più utilizzato nei paesi in via di sviluppo risale alla fine del 1800. In collaborazione con il Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria Sociale (Cergas) dell'Università Luigi Bocconi abbiamo prodotto il rapporto “Tubercolosi, omissione di soccorso” per analizzare quanto l’Italia investe nella ricerca sulle malattie dimenticate e sulla tubercolosi: poco e male. Il rapporto è stato presentato il 16 giugno al dibattito organizzato dalla Commissione Straordinaria per i Diritti Umani del Senato e da msf presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica. Per scaricare il rapporto “Tubercolosi, omissione di soccorso”: http://www.medicisenzafrontiere. it/Immagini/file/pubblicazioni/rapportoTBC.pdf Sito “Tubercolosi, nuovi volti di una vecchia malattia”: www.tubercolosi.medicisenzafrontiere.it Divieto di segnalazione A febbraio, insieme all’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, la Società Italiana di Medicina sulle Migrazioni e l’Osservatorio sulla Salute Globale, abbiamo lanciato la campagna “Divieto di segnalazione. Siamo medici e infermieri, non siamo spie” al fine di far stralciare l’emendamento che abrogava il divieto di segnalazione per gli immigrati irregolari che si rivolgono per cure alle strutture sanitarie, contenuto nel cosiddetto “Pacchetto Sicurezza”. A questa campagna avevano aderito importanti realtà della società italiana tra cui la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri, la Federazione Nazionale dei Collegi delle Ostetriche, la Federazione Nazionale Collegi Infermieri e molte altre organizzazioni. Il 17 marzo, insieme agli aderenti alla campagna, abbiamo dato vita al “Non segnaliamo day”. Alla fine, grazie alla mobilitazione attivata siamo riusciti a ottenere quello che chiedevamo: l'8 agosto 2009 è entrata in vigore la Legge 94/2009, il cosidetto “Pacchetto Sicurezza” e la nuova normativa lascia intatto l'articolo che disciplina il “il divieto di segnalazione” per gli stranieri privi di permesso di soggiorno che ricevono cure sanitarie. Il divieto di segnalazione è rimasto legge. www.divietodisegnalazione.medicisenzafrontiere.it/ Not criminals Sempre in tema di immigrazione quest’anno abbiamo pubblicato il rapporto “Not criminals” con testimonianze sulle terribili condizioni di vita all'interno dei centri di detenzione per immigrati e rifugiati a Malta. Crisi dimenticate A marzo, in occasione della pubblicazione del quinto rapporto sulle crisi dimenticate dalle televisioni italiane, realizzato in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia, è stata lanciata la campagna “Adotta una crisi dimenticata”. Con quest’iniziativa abbiamo voluto uscire dalla classica critica sul disinteresse dei media a raccontare le crisi umanitarie e lanciare una proposta di azione positiva affinché si parlasse di più di queste crisi. Con la campagna “Adotta una crisi dimenticata” abbiamo voluto attivare sinergie tra mezzi d’informazione, realtà universitarie, scuole di giornalismo, blogger e realtà culturali affinché si potessero accendere altri riflettori sulle crisi dimenticate che non fossero solo quelli dei media tradizionali. Anche il Museo del Cinema di Torino ha aderito a quest’iniziativa, organizzando una serie di proiezioni che permettessero di parlare delle crisi dimenticate. Con le nostre testimonianze dalle situazioni di crisi siamo andati al Festival Internazionale di Giornalismo di Perugia, al Festival Vicino/Lontano di Udine, al Premio Ilaria Alpi, al Festival del Reportage di Atri. Al teatro Globe di Roma abbiamo poi organizzato l’evento “Notte senza frontiere, unisciti a msf per le crisi dimenticate” (http://nottesenza- Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 Tra comunicazione e testimonianza M SF | s pec i a le i tali a 108 © Yoanis Menge frontiere.msf.it). Una serata di parole, musica e fotografia condotta da Mixo e Betty Senatore e con la partecipazione di Stefano Benni, Sonia Bergamasco, Andrea Giordana, Alberto Rossi, Lina Sastri, Milena Vukotic, Eugenio Finardi, Irene Fornaciari, Andrea Mirò, Omar Pedrini, la Titubanda, e il gruppo A&K per non dimenticare le tante crisi umanitarie che affliggono il mondo. Per scaricare il quinto rapporto sulle crisi dimenticate e per avere informazioni sulla campagna “Adotta una crisi dimenticata” e vedere chi ha aderito: www.crisidimenticate.it Raccontare con la fotografia Da sempre msf ricorre al linguaggio fotografico per rompere il velo di silenzio che avvolge le storie di quelle persone che ogni giorno lottano per la propria sopravvivenza. Mondi al limite. Francesco Zizola per Medici Senza Frontiere Mostra di fotografie che Francesco Zizola ha ripreso in 35 differenti paesi. Le immagini vogliono essere un omaggio al profondo perché dell'esistenza di msf. Le fotografie ricercano la radice del legame solidaristico, quel filo che lega il destino delle vittime a quello di coloro che cercano di salvare le loro vite. La mostra è stata presentata in anteprima nazionale al Festival di Internazionale a Ferrara. In collaborazione con l’Istituto Europeo di Design di Milano abbiamo realizzato: Galleria di ritratti, gli operatori di MSF Volti di medici, infermieri, chirurghi, anestesisti, logisti, farmacisti, architetti, amministratori, psicologi, che raccontano chi sono i Medici Senza Frontiere (Foto di Dario De Sirianna) Volti di donne dalle crisi umanitarie I volti delle donne dalle crisi umanitarie: donne protagoniste, motore trainante delle famiglie in tutto il mondo e al tempo stesso estremamente vulnerabili e costantemente sotto la minaccia di violenze. (Foto di Jodi Bieber, Jonathan Boulet, Filip Claus, Cédric Gerbehaye, Ron Haviv, Benedicte Kurzen, Didier Lefevre, Fiona Lloyd Davies, Paolo Pellegrin, Pim Ras, Clement Saccomani, Sebastiao Salgado, Sven Torfinn, Petterik Wiggers) Tubercolosi: nuovi volti di una vecchia malattia La tubercolosi (tbc) non può continuare a essere una malattia dimenticata. Per questo msf ha deciso di accendere un riflettore sulla tbc, raccontando le storie e i volti di chi lotta ogni giorno contro questo male. (Foto di Brendan Bannon, Chris de Bode, Misha Friedman, Alexander Glyadyelov, Robert Knoth, Joachim Ladefoged, Julie Rémy, Dieter Telemans, Juan Carlos Tomasi) Come ogni anno abbiamo cercato di combattere la nostra lotta contro l’indifferenza con tutte le nostre energie perché sappiamo che le persone vogliono saperne di più sulle crisi dimenticate e su quelle storie invisibili di persone che ogni giorno si battono per riappropriarsi della propria esistenza e della propria dignità di esseri umani. 109 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 Medici senza frontiere un'associazione di idee e di persone Consiglio Direttivo, Medici Senza Frontiere Italia © Yoanis Menge MSF è, secondo la Carta del 1971, un’associazione. msf Italia, come ogni altra sezione nazionale, è governata dall’Assemblea dei Soci, i quali hanno una esperienza diretta e personale dell’azione di msf, ne condividono i valori, e per questo scelgono consapevolmente di dedicare energie e idee all’azione e alla testimonianza in favore delle popolazioni in difficoltà. Come ogni altra associazione, msf Italia ha un suo statuto e un regolamento. Il regolamento interno é destinato a tutti coloro che lavorano a msf Italia, che siano soci o meno, mentre lo statuto rappresenta le regole che governano l’associazione. L’associazione, attraverso l’Assemblea Generale dei Soci, governa formalmente msf Italia e garantisce la coerenza della sua azione con i principi e con il mandato espressi nella Carta e nei successivi documenti istituzionali. Nel corso dell’Assemblea Generale, vero e proprio cuore della vita associativa di msf Italia, vengono votate le mozioni e raccomandazioni che, se approvate, diventano vincolanti per orientare l’attività dell’associazione nell’anno successivo. Questo meccanismo permette a msf di adattarsi ed evolvere attraverso un confronto continuo con i propri soci, che hanno la possibilità e la responsabilità di determinare direttamente azioni concrete per essere sempre più efficaci e vicini a coloro che soffrono. Dall’Assemblea Generale viene eletto il Consiglio Direttivo, composto da 7 membri fra cui il presidente; quest’ultimo è il legale rappresentante di msf Italia, e la rappresenta nel movimento internazionale. Il Consiglio Direttivo, cui vengono delegati il governo e l’indirizzo di msf Italia, deve garantire l’applicazione dei principi costitutivi dell’associazione stessa nonché gli indirizzi emersi dall’assemblea generale nell’ambito delle attività svolte dall’esecutivo (le persone che lavorano nei nostri uffici di Roma e Milano). Per questo, durante l’assemblea generale, il presidente del Consiglio Direttivo e i membri dell’esecutivo (i direttori dei diversi dipartimenti insieme al direttore generale) riassumono le attività dell’anno trascorso ed espongono la visione per il futuro. Vengono, inoltre, approvati il rapporto delle attività, il rapporto morale e il bilancio. Vengono, infine, discusse questioni rilevanti inerenti alle scelte di fondo e alle priorità di msf. Il Consiglio Direttivo, eletto da un’Assemblea Generale la cui maggioranza è cosituita da persone che hanno operato o operano in missione,, non é responsabile «solo» della gestione delle questioni amministrative dell’associazione (iscrizione come socio, organizzazione dell’assemblea generale, quota associativa, etc…), ma anche di informare i soci e mantenere vivo il dibattito su temi rilevanti per msf attraverso vari strumenti (newsletter, intranet, forum dedicati etc…) e soprattutto di garantire, vis-à-vis dei soci e dei beneficiari, che qualsiasi azione di msf Italia, dalla comunicazione al reclutamento i personale espatriato alla raccolta fondi, sia finalizzata a migliorare la qualità e la quatità dell’assistenza alle popolazioni in difficoltà. Per maggiori informazioni: http://www.medicisenzafrontiere.it/chisiamo/statuto.asp M SF | s pec i a le i tali a 110 Il volontariato: i gruppi locali © Frederic Baldini/MSF Il volontariato è componente fondamentale di Medici Senza Frontiere Italia. Sul territorio italiano sono attivi circa 150 volontari, divisi in 10 gruppi. I volontari svolgono un ruolo fondamentale nell’opera d’ informazione e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e nella diffusione dei principi dell’azione umanitaria (attraverso la partecipazione a conferenze, incontri nelle scuole, in università...) e nell’attività di raccolta fondi (banchetti promozionali, organizzazione di eventi ad hoc, presentazione di progetti specifici agli enti locali...). Sono inoltre presenti, all’interno dei gruppi, uno o più operatori umanitari di riferimento, la cui presenza è indispensabile per poter organizzare testimonianze pubbliche e per mantenere un filo diretto tra le attività del gruppo sul territorio e i beneficiari di msf in loco. Questo aspetto è fondamentale perché costituisce un elemento altamente caratterizzante della vita associativa e delle attività stesse dei gruppi. I volontari offrono anche un supporto prezioso alle attività degli uffici delle sedi di Roma e Milano, svolgendo compiti diversi in base alle proprie competenze, professionalità e disponibilità di tempo e a titolo gratuito. Requisiti richiesti sono la condivisione dei valori e dei principi costitutivi di Medici Senza Frontiere (rispettando e aderendo ai principi stabiliti dalla Carta dei Principi) oltre alla gratuità nell’operare a sostegno dell’associazione; senso di responsabilità nell’assunzione degli impegni; capacità di lavorare in gruppo nel rispetto delle modalità operative previste dall’associazione. I gruppi sono coordinati da una Coordinatrice nazionale, membro dello staff. Per tutti i nuovi volontari, è previsto un periodo di formazione per facilitare l'inserimento e per comprendere gli obiettivi e le priorità delle attività di Medici Senza Frontiere e sessioni di aggiornamento su alcuni specifici argomenti nel corso dell’anno. I gruppi msf attualmente sono a: Aosta – [email protected] Bergamo – [email protected] Bologna – [email protected] Brescia – [email protected] Milano – [email protected] Napoli – [email protected] Padova – [email protected] Torino – [email protected] Roma – [email protected] Verona – [email protected] 111 I fondi raccolti Utilizzo dei fondi raccolti nel 2008 Ci sono molti modi per raccontare il lavoro di msf, e in particolare di msf Italia: uno di questi – forse non il più avvincente, ma in ogni caso certamente interessante – è attraverso la lettura dei dati del nostro bilancio. Infatti da un lato l’analisi del bilancio aiuta a mettere a fuoco obiettivi e principi fondamentali che ispirano l’attività della nostra Associazione; dall’altro, il confronto dei dati fra anni diversi consente di identificare le principali tendenze che caratterizzano il nostro lavoro. Uno degli obiettivi primari della Sezione Italiana di msf è raccogliere fondi per sostenere, in primo luogo, le nostre attività di soccorso umanitario sul terreno. Da questo punto di vista, l’evoluzione dei proventi nel 2008 mostra una tendenza positiva: da 35.9 milioni di Euro a 39.3 milioni, con una crescita del 10% rispetto all’anno precedente. Questa crescita è riconducibile innanzi tutto all’incasso a giugno 2008 del “5 per 1000” dell’anno 2006: le scelte a favore di msf Italia fatte in quell’anno (150.497 preferenze) valevano complessivamente quasi 5 milioni di euro. Detto ciò, al netto degli effetti “straordinari” del 2007 e del 2008, la raccolta fondi della nostra Associazione è stata sostanzialmente stabile nei 2 anni. È importante ricordare che anche nel 2008 i fondi di provenienza pubblica (ad esempio da enti locali) hanno rappresentato una quota minima del bilancio complessivo: circa lo 0.2%. Oltre il 99% dei fondi raccolti da msf in Italia è quindi frutto di una scelta fatta da privati cittadini (89% del totale), o da aziende e fondazioni private (il restante 10%). La provenienza privata delle risorse garantisce il rispetto di alcuni principi fondamentali che ispirano il lavoro di msf: l’imparzialità, l’indipendenza, la neutralità della nostra azione. Anche nel corso del 2008 è cresciuto il numero dei nostri donatori regolari, ovvero di coloro che supportano msf attraverso la domiciliazione bancaria o postale, o carta di credito automatica. Questa forma di donazione, cadenzata e programmabile nel tempo, ci consente di essere più efficaci nel sostenere il nostro intervento in soccorso di coloro che si trovano in condizioni di maggiore bisogno. Un altro obiettivo fondamentale di msf Italia è utilizzare nel modo più efficiente le risorse che ci vengono affidate, massimizzando la quota di fondi raccolti che concorre ai programmi di msf sul terreno. Nel 2007, quasi l’ 80% dei proventi complessivi è stato utilizzato per le operazioni di msf nel mondo: le spese sostenute in Italia rappresentavano quindi poco più del 20%. Nel 2008 questa percentuale è ulteriormente migliorata, portando il totale dei costi della struttura italiana di poco sotto il 20%. • Spese per operazioni di msf nel mondo: 31.514 milioni di euro, ovvero 80.2% • Spese della struttura italiana: 7.793 milioni di euro, ovvero 19.8% del totale Le spese sostenute dalla struttura italiana possono essere ulteriormente così suddivise: • Spese per Raccolta Fondi: 4.393 milioni di euro, ovvero l’11,2% del totale. Sono in aumento rispetto all’anno precedente, di circa 352 milioni di euro. A fine 2007 msf ha rivisto a livello internazionale la propria strategia Raccolta Fondi e i propri piani a medio/lungo termine. Questo esercizio è stato quindi declinato in una revisione delle attività in tutte le Sezioni, fra cui l’Italia, con l’avvio di nuovi progetti nel corso del 2008 e poi nel 2009. Il rapporto fra spese per raccolta fondi e proventi è comunque stabile, anzi migliora leggermente (11.3% nel 2007, 11.2% nel 2008) e msf si conferma fra le Associazioni più efficienti in Italia da questo punto di vista. • Spese di funzionamento e gestione amministrativa: 1.491 milioni di euro, 3.8%, in crescita di circa 175 milioni di euro rispetto all’anno precedente. Buona parte di queste spese sono direttamente collegate alla crescita della Sezione; ciò detto, msf presta grande attenzione nel mantenere al minore livello possibile l’incidenza delle spese di supporto rispetto al totale. • Spese di sensibilizzazione: 1.062 milioni di euro, in leggero calo rispetto all’anno precedente. Anche questa categoria di spese riflette una caratteristica fondamentale di msf: va infatti ricordato che da sempre il nostro movimento affianca alla propria azione umanitaria un’attività di testimonianza e denuncia per portare all’attenzione generale le crisi dimenticate, o gli abusi che si verificano in zone spesso cadute in un cono d’ombra dal punto di vista dei mezzi di informazione. • Spese per Reclutamento operatori umanitari in Italia: 413 milioni di euro, in leggero calo rispetto all’anno precedente sebbene il 2008 abbia visto una crescita del numero degli operatori umanitari reclutati e partiti in missione con msf; in particolare, 242 operatori (il numero più alto mai registrato) sono partiti nel corso del 2008, di cui 55 per la prima volta con msf. • Spese di gestione della “cellula operativa 8”: 434 milioni di euro, in crescita rispetto all’anno precedente. All’interno di msf Italia è infatti presente da 5 anni una struttura decentrata che coordina da Roma le operazioni in alcuni fra i Paesi in cui msf è presente (Etiopia, Haiti, Iraq, Italia, Brasile, Colombia, Malta). msf attribuisce molta importanza alla trasparenza nella gestione economica e finanziaria. Da questo punto di vista va ricordato che il bilancio approvato ogni anno dalla Assemblea dei Soci è sottoposto alla verifica del Collegio dei Revisori, così come previsto dallo Statuto della Associazione. Oltre a ciò, msf ha deciso di sottoporre il proprio bilancio anche a revisione volontaria: anche il bilancio 2008 è stato revisionato dalla Società “kpmg S.p.A.” Tanto la relazione del Collegio che quella della kpmg sono pubblicate sul sito di msf Italia, nella sezione “Bilancio”. Infine, sempre per accrescere la propria trasparenza e “accountability”, msf ha intrapreso a livello internazionale ormai da diversi anni un processo di consolidamento dei propri dati di bilancio: i cosiddetti “combined accounts”, che offrono un quadro globale della raccolta e degli impieghi di fondi, sono pubblicati sul sito internazionale del nostro movimento, www.msf.org. Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 BILANCIO 2008: Le cifre di MSF Italia M SF | s pec i a le i tali a 112 La nostra raccolta fondi Utilizzo ricavi 2008 | 39.307.489 euro Raccolta Fondi | 11,2% Sensibilizzazione | 2,7% Oneri per progetti MSF | 80,1% Funzionamento | 3,8% Cellula operativa e reclutamento | 2,2% Ricavi totali 2008 | 39.307.489 euro Fondazioni | 2% Aziende | 8,5% Donazioni da privati cittadini | 76% Enti locali | 0,2% Altro | 0,5% 5x1000 | 12,8% Utilizzo ricavi 2007 | 35.872.505 euro Raccolta fondi | 11% Sensibilizzazione | 3% Oneri per progetti MSF | 80% Funzionamento | 4% Cellula operativa e reclutamento | 2% Ricavi totali 2007 | 35.872.505 euro Fondazioni | 2% Aziende | 11% Donazioni da privati cittadini | 86% Enti locali | 0,5% Altro | 0,5% 113 0 1.000.000 euro 2.000.000 euro 3.000.000 euro 4.000.000 euro 4.604.594 SUDAN 2.696.653 CONGO 2.037.065 SOMALIA 1.748.080 HAITI 1.326.139 MOZAMBICO 1.141.427 SUD AFRICA KENIA 1.075.376 ETIOPIA 1.061.141 SIERRA LEONE 1.033.749 CENTROAFRICA 987.443 MALAWI 861.459 NIGER 860.552 GUINEA 722.028 LIBERIA 708.310 RUSSIA 623.303 PAKISTAN 592.957 COSTA D’AVORIO INDONESIA 579.111 523.928 ITALIA* 512.974 BURUNDI 5.000.000 euro 503.426 * In Italia MSF offre assistenza medica di base e legale agli immigrati irregolari e ai richiedenti asilo. L’accesso alle strutture sanitarie nazionali per questi gruppi, se pur garantito dalla legge, presenta attualmente barriere enormi. grazie ai nostri donatori privati! “I donatori non intervengono sul terreno con noi, ma sono loro che ci permettono di svolgere il nostro lavoro. In realtà sono più che donatori, sono la nostra salvezza!” Queste parole che vengono dal cuore, le dobbiamo al dottor Ousmane Galadima che le ha pronunciate durante un intervento sulla malnutrizione in Niger: con queste poche parole, egli sottolinea il ruolo essenziale dei donatori privati nell’ambito di Medici Senza Frontiere. È grazie alla loro generosità che si possono curare migliaia di pazienti, è grazie al loro appoggio che la nostra organizzazione, in conformità con i suoi principi, può continuare ad intervenire in completa indipendenza. Nel 2008, più di 283.000 singoli individui e più di 4.300 organizzazioni, prevalentemente aziende e fondazioni, hanno dato o rinnovato la loro fiducia a msf Italia. Il totale delle loro donazioni ha raggiunto 33 milioni di euro. Fra questi donatori, 43.000 hanno scelto di sostenere msf su una base regolare, per un valore totale di 7.500.000 euro. Questa forma di donazione è in aumento ed è un bene in quanto porta una certa sicurezza finanziaria indispensabile per proseguire i nostri progetti e per avere i mezzi per intervenire non appena una crisi rende necessaria un’assistenza medica di emergenza. In più, la gestione di queste donazioni è meno onerosa. Ogni donazione è importante e fa la differenza per i nostri pazienti. Affinché i nostri donatori possano rendersene conto, ci impegniamo a mantenere un flusso di informazione attiva e trasparente tramite la nostra corrispondenza: le nostre pubblicazioni trimestrali, le nostre newsletter on-line, le notizie che approfondiamo nel nostro sito www.medicisenzafrontiere.it i dossier e i rapporti che pubblichiamo; tramite il dialogo che si può instaurare direttamente in strada con i nostri dialogatori Face-to-Face o con il servizio donatori sempre all’ascolto. Il nostro bilancio è certificato e ci impegniamo costantemente a mantenere bassi i costi. Il rapporto che possiamo sviluppare insieme è fondamentale per salvare numerose vite in pericolo. Per questa ragione, anche quest’anno, abbiamo allargato le forme di sostegno specifico, in modo che ognuno possa esprimere al meglio il suo gesto di solidarietà. Per i privati esiste il programma originale “Occasioni speciali”, vari articoli msf in rete e una squadra dedicata che fornisce le informazioni sui lasciti. Anche per le aziende le possibilità sono multiple come è spiegato più avanti. Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 I primi 20 paesi finanziati da MSF I primi 20 paesi finanziati da MSF Italia M SF | s pec i a le i tali a 114 AZIENDE Collaborazioni con le aziende Nel 2008, 4.070 aziende hanno sostenuto la nostra organizzazione per un totale di 3.322.000 euro (8,5% dei fondi totali). Abbiamo potuto contare sul prezioso contributo in denaro, sul supporto e la professionalità dei nostri partner aziendali che hanno messo a disposizione gratuitamente beni e servizi; una scelta di gran valore che ha reso più forte la nostra capacità d’intervento. Le modalità di collaborazione sviluppate sono state diverse: dal sostegno economico diretto ad un progetto, all’avvio di specifici programmi di fidelizzazione della clientela, al diretto coinvolgimento dei dipendenti. E nel periodo natalizio, molti dei nostri partner hanno trasformato il budget dedicato alla regalistica aziendale in un’occasione di solidarietà. Tra i nostri partner, aziende che hanno scelto nel tempo di essere a fianco di msf attraverso diverse modalità di sostegno, nel 2008: Alitalia, Autostrade per l’Italia, Bamado limited, Busquets, Coop Adriatica, Coop Nordest, Coop Eridana, Coop Estense, Ikea Italia, Ima, Granarolo, Hamelin Paperbrands, Interdis e Di meglio (Sidis, Alis, Euroesse, Girandola, Iper Le Dune, Ipershop, Isa, Migross, Qualì, Ser Franco, Tuttodì), Monte dei Paschi di Siena, Ogilvy & Mather. Programmi di fidelizzazione della clientela | 21% Raccolta mediata | 7% Coinvolgimento dei dipendenti | 4% Altre modalità | 32% Donazioni natalizie | 20% Appelli | 8% Regalistica | 3% Donazioni regolari | 5% “Abbiamo la certezza che i fondi che doniamo a MSF vanno realmente a favore di progetti di vitale importanza per coloro che si trovano in uno stato di bisogno” Giorgio Santambrogio, Direttore Generale Marketing di Interdis. “Abbiamo potuto constatare in questi anni quanto l’apporto di questa organizzazione nelle situazioni di emergenza sia insostituibile” Valerio Di Bussolo, Responsabile Relazioni Esterne Ikea Italia. FONDAZIONI Nel 2008 i contributi da Fondazioni sono stati pari a 790.000 euro (2% del totale raccolta fondi), corrispondenti a 22 enti. Tra i nostri partner nel 2008: FONDAZIONE PROGETTI SOSTENUTI Compagnia di San Paolo Assistenza sanitaria primaria e programma tubercolosi nel distretto di Cherrati, Etiopia. Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto Accesso all’assistenza sanitaria primaria e di emergenza con particolare attenzione alla salute femminile nella località di Serif Umra in Nord Darfur, Sudan. The Charity and Defence of Nature Foundation Prevenzione e promozione della salute nonché fornitura di acqua pulita a Juba, Sudan. Operazione di soccorso ed assistenza alle vittime del ciclone Nargis che ha devastato il Myanmar. Fondazione Zanetti Onlus • Fondazione Simonetta Seragnoli • Associazione delle Fondazioni delle Casse di Risparmio Piemontesi Presa in carico medico-nutrizionale per i bambini di età inferiore ai 5 anni in situazioni di insicurezza alimentare a Dakoro, Niger. Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti Corso MSF di prima partenza per gli operatori umanitari. 115 Medici Senza Frontiere è un’organizzazione internazionale privata nata nel 1971 per offrire soccorso sanitario alle popolazioni in pericolo e testimoniare della loro situazione. L’impegno di Medici Senza Frontiere in Italia prende l’avvio alla fine del 1992, con una forte azione di denuncia sulla carestia che, insieme alla guerra civile, decima la popolazione in Somalia. La sezione italiana si costituisce legalmente nel 1993, ma è nel 1994, con l’emergenza del Ruanda, che la presenza di MSF, testimone diretta del genocidio rwandese nell’aprile 1994, si consolida anche nel nostro paese. Nel 1998 MSF Italia si costituisce come Onlus (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale) ottenendone il riconoscimento da parte del Ministero della Sanità, mentre nel 2002 riceve l’idoneità di ONG (Organizzazione Non Governativa). L’organo supremo di governo dell’associazione è l’Assemblea degli Associati, che riunendosi annualmente nomina i componenti del Consiglio Direttivo e detta le linee di indirizzo e le direttive generali per il funzionamento dell’associazione per mezzo di mozioni e deliberazioni che vincolano l’universalità dei soci. Spettano al Consiglio Direttivo (che opera su base totalmente volontaria) la nomina - tra le altre cariche - del Presidente e del Direttore Generale e tutti i poteri per la gestione ordinaria e straordinaria dell’Associazione. Altri organi sono il Collegio dei Revisori dei Conti ed il collegio dei Probiviri. Il primo è incaricato di esaminare i bilanci e formulare in apposite relazioni le proprie osservazioni e conclusioni; l’attività di revisione effettuata da quest’organo è affiancata da quella dei revisori esterni che certificano il bilancio di Medici Senza Frontiere Onlus (attualmente, la società di revisione è KPMG). Il collegio dei Probiviri invece esercita, a richiesta di chi abbia interesse, l’attività giurisdizionale sulle controversie tra organi associativi, titolari di cariche e soci. La struttura di un centro operativo Direzione Generale Dip. Medico Dipartimento Operazioni Dip. Finanze Dip. Risorse Umane Dip. Logistica Dip. Comunicazione Le attività di Medici Senza Frontiere Italia si articolano attorno al reclutamento nel nostro Paese di personale sanitario e non sanitario per tutte le missioni di MSF nel mondo; alla raccolta fondi per partecipare al finanziamento dei progetti di MSF; alla sensibilizzazione per portare le crisi umanitarie all’attenzione dell’opinione pubblica, criticare le inadeguatezze del sistema degli aiuti e denunciare la strumentalizzazione degli aiuti umanitari per fini politici. Le partenze per i progetti sul terreno di operatori umanitari selezionati da MSF Italia nell’ultimo anno sono state 213. I fondi raccolti nel 2007 ammontavano a circa 36 milioni di euro. La sede legale di MSF in Italia è a Roma, dove lavorano più di 40 persone. Nel maggio del 2002 è stato aperto un secondo ufficio con sede a Milano, in cui lavorano 4 persone. Gli uffici sono organizzati in dipartimenti: • La Direzione Generale, oltre a dettare l’impronta dell’organizzazione, mantiene le relazioni con gli organi istituzionali, quelle con il mondo accademico ed altri attori che si affacciano sull’arena dell’azione umanitaria, e facilita i rapporti tra l’associativo e l’esecutivo. • Il Dipartimento della Comunicazione svolge azioni di sensibilizzazione, interagisce con i media e cura l’organizzazione di eventi. • Il Dipartimento Raccolta Fondi cura i rapporti con i donatori e si propone l'obiettivo di avvicinare all'organizzazione nuovi donatori e di fidelizzare quelli già esistenti, che siano essi singoli individui o aziende. Diverse le modalità di donazione, oltre a quelle regolari: occasioni speciali, quali matrimoni o nascite, lasciti testamentari, iniziative speciali realizzate in collaborazione con le aziende. • Il Dipartimento Finanze e Risorse Umane ha la responsabilità della gestione delle risorse umane delle sedi, del reclutamento e della formazione degli operatori umanitari italiani, della gestione economica e finanziaria dell’Associazione. Questo dipartimento inoltre gestisce il funzionamento operativo degli uffici e i servizi informatici. • Infine, a partire dal gennaio 2005 MSF Italia ha assunto anche un ruolo direttamente operativo all’interno del movimento MSF, con la creazione di una “Cellula” di coordinamento delle operazioni sul campo in alcuni Paesi. La “Cellula” è composta da un coordinatore generale, un responsabile medico, un responsabile logista, un responsabile amministrativo e uno finanziario, e risponde al Direttore delle Operazioni del Centro Operazionale di Bruxelles (OCB). Grazie a questo nuovo assetto oggi MSF Italia gestisce direttamente i progetti in Colombia, Haiti, Iraq, Malta, Niger, Brasile, Ucraina e Italia. MSF Italia partecipa naturalmente anche alla diffusione ed alla azione di lobbying per le campagne internazionali (Campagna per l’Accesso ai Farmaci Essenziali) e nazionali (Osservatorio Crisi Dimenticate) di MSF. L’azione di MSF è anche in Italia dove, con un progetto denominato “Missione Italia”, porta assistenza agli immigrati sin dai primi drammatici momenti dello sbarco, sollecitando e supportando le istituzioni sul territorio ad applicare la legislazione prevista per l’accesso alle cure sul nostro territorio nazionale, e intervenendo anche nelle aree agricole del Sud Italia per garantire risposta ai bisogni di salute e di accettabili condizioni di vita per gli immigrati reclutati come braccianti. Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 L’organizzazione M SF | s pec i a le i tali a 116 Il movimento MSF internazionale si compone di 19 sezioni che sono strutturate attorno a 5 Centri Operativi (CO): Parigi, Ginevra, Amsterdam, Barcellona e Bruxelles. Le sezioni sono così distribuite: Australia, Francia, Giappone, USA nel CO di Parigi, Austria e Svizzera nel CO di Ginevra, Grecia e Spagna nel CO di Barcellona, Canada, Olanda, Germania e UK nel CO di Amsterdam ed infine, Norvegia, Danimarca, Svezia, Belgio, Lussemburgo, Hong Kong ed Italia fanno parte del CO di Bruxelles. A questo totale di 19 sezioni si aggiungono il Brasile, il Sud Africa e gli Emirati Arabi Uniti che per ora hanno la qualifica di uffici di rappresentanza. Generale. L’Ufficio Internazionale è l’entità che vincola legalmente ed unisce tutte le sezioni. La struttura dei Centri Operativi di Medici Senza Frontiere è molto articolata al suo interno e l’organizzazione ruota attorno alle operazioni, che costituiscono il cuore e la finalità ultima del lavoro di tutti gli altri dipartimenti. Dato il carattere della nostra organizzazione, il ruolo del Dipartimento Medico è cruciale per lo svolgimento delle attività sul terreno. I centri di approvvigionamento di Bruxelles, Bordeaux e Amsterdam insieme ad Epicentre, centro di ricerca epidemiologica di eccellenza, completano il quadro degli attori che si celano dietro ogni intervento di MSF. Tutte le sezioni di MSF condividono il nome, i principi fondanti dell’organizzazione ed il Charter. Presentano molti livelli di interdipendenza e partecipano inoltre ai progetti ed alle campagne internazionali di MSF, tra cui la Campagna di Accesso ai Farmaci Essenziali. L’organo supremo decisionale del movimento di MSF è l’International Council (IC) del quale fanno parte tutti i Presidenti delle sezioni. La coordinazione internazionale e l’attuazione delle decisioni prese dall’IC e dall’ExDir (che raggruppa i Direttori Generali delle sezioni) spettano all’Ufficio Internazionale, sotto la coordinazione del Segretario La struttura di MSF Italia Assemblea dei Soci Collegio dei Probiviri Consiglio Direttivo Collegio dei Revisori dei Conti Direttore Generale Direzione Generale Finanze e Risorse Umane Comunicazione Raccolta Fondi Operazioni/Cellula Coordinamento Gruppi Locali Finanza e Amministrazione Media Direct Marketing Iraq Pubbliche Relazioni Risorse Umane Sede Eventi Fidelizzazione Donatori Etiopia Relazioni Istituzionali Risorse Umane Terreno Key Donors Italia Medical Advisor IT Servizio Donatori Haiti Colombia Brasile 117 © Andrea Accardi/MSF Lo sguardo del volontario e la qualità del professionista. Questo è quello che chiediamo agli operatori umanitari che partono con Medici Senza Frontiere. Nel corso del 2008 più di 1000 persone hanno mandato il proprio curriculum per partecipare alle nostre selezioni. Si tratta di medici, infermieri, ingegneri, architetti, economisti, tecnici di laboratorio, farmacisti, ostetriche… Alcuni di questi, all’incirca il 10%, sono stati invitati a partecipare alle selezioni di gruppo che si tengono a Roma 2 volte al mese. Nel corso di queste giornate, un numero massimo di 6 candidati viene sottoposto a prove e test diversi, sotto l’osservazione di reclutatori di diversa estrazione professionale ed esperienza. L’obiettivo è valutare una serie di competenze, al di là di quelle strettamente professionali, che riteniamo necessarie per una buona riuscita di una futura missione di terreno: si tratta di fattori che includono la flessibilità, la capacità di prendere decisioni ed affrontare problemi, l’attitudine alla costruzione di rapporti interpersonali, il saper lavorare, rispettare e comunicare con persone di culture diverse. Un fattore determinante è la motivazione: l’obiettivo è riuscire a valutare dove l’impulso umanitario che spinge le persone a voler dedicare una parte della propria vita ad un’attività così particolare sia davvero accompagnato da una matura, radicata costruzione e non sia invece istinto di fuga dalla propria realtà, di ricerca di un esotismo o di un eroismo che non serve a nessuno. Nel caso in cui la selezione sia positiva, il passo successivo è quello di identificare la missione “giusta” per l’operatore umanitario che si ha di fronte, e prepararlo a ciò che incontrerà, a ciò che dovrà fare. Nessuna persona normale è preparata, a livello emotivo, a vivere nel mezzo di un'emergenza nutrizionale come quella che molti nostri operatori hanno vissuto in Etiopia nel corso dell’estate e dell’autunno del 2008; nessun chirurgo abituato a lavorare negli ospedali europei è preparato a quello che si troverà davanti nel mezzo della guerra che distrugge la Repubblica Centrafricana. E nessun infermiere che si ritrovi a gestire una clinica mobile sul fiume Rio Baudo, tra i villaggi della Colombia, può dire di essere preparato ad una situazione simile. Eppure, la possibilità di condividere l’esperienza di chi questi contesti li ha già conosciuti, l’opportunità di cominciare, prima ancora di partire, a conoscere i metodi di lavoro che msf utilizza nei propri progetti, tutto questo rappresenta una base significativa. Per questo motivo cerchiamo di fare in modo che i nostri operatori in partenza per la prima volta abbiano la possibilità di partecipare ad un breve corso di preparazione internazionale specifico di msf: di solito, un volo di entusiasmo e un cominciare a fare i conti con la realtà, insieme. Poi, si va. Nel 2008, 55 “nuovi” operatori italiani, persone alla loro prima esperienza con msf, sono partiti sulle nostre missioni, dopo aver superato tutti i passaggi descritti sopra. La grandissima maggioranza di loro, ripartirà. Nel complesso, sono stati 242 gli operatori italiani che nel corso dell’anno passato sono partiti a lavorare sui progetti di msf in giro per il mondo. Il 40% di questi hanno lavorato in contesti di conflitto o di violenza urbana: le sale operatorie di Rutsuhru o Masisi in Nord Kivu, dove una guerra che non finisce si è terribilmente aggravata negli ultimi mesi dell’anno; le favelas di Rio o di Guatemala City; il Chad e il Darfur, ma anche la giungla in Sri Lanka, i villaggi della Somalia, le montagne del Pakistan. Sono contesti in cui la gestione della sicurezza degli operatori e dei nostri pazienti è la prima preoccupazione. Sono contesti in cui i nostri operatori ancora di più sentono la vicinanza, l’adesione totale con lo staff locale con cui si lavora. Un numero rilevante di operatori italiani ha poi lavorato in contesti di emergenze specifiche, dove l’apporto di una peculiare esperienza professionale è forse ancora più significativo: un’esperta di ‘water and sanitation’ in Birmania all’indomani del ciclone Nargis, un epidemiologo su un’epidemia di meningite in Nigeria, una pediatra alle prese con i bambini malnutriti del Niger, un tecnico di laboratorio sulla tubercolosi multiresistente in Georgia, un’antropologa con gli immigrati illegali birmani in Tailandia, un’infettivologo su un progetto hiv/aids in Mozambico… Eppure la specificità, l’eccellenza professionale non bastano. Gli operatori di msf devono avere tatuato su di sé un motto che è, prima di tutto, sempre: flessibilità. Perché tutto cambia da un momento all’altro, perché non è mai “solo” il tuo lavoro quello che sei chiamato a fare, perché devi lavorare con persone che la tua cultura non la conoscono, con le quali comunicare non è immediato ma si deve, dalle quali prima di tutto bisogna imparare. Perché i pazienti non sono gli stessi che siamo abituati a curare, e non sono le stesse le condizioni in cui operiamo. La vita in emergenza. A volte, anzi quasi sempre, gli operatori di msf ripartono. Le esperienze cambiano le persone, la motivazione si rafforza, così come la capacità di incidere. Rimane la voglia di unirsi ai 2000 operatori internazionali e ai 20.000 operatori locali che ogni giorno lavorano nei progetti di msf, nonostante le sconfitte, la fatica, la lontananza. La voglia di mettere in pratica i propri ideali. Forse si tratta dello stesso impulso che spinge 100 persone ogni mese a mandarci il loro curriculum e ad immaginare di partire. È quello di cui msf ha bisogno. www.msf.it/particonnoi Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 I nostri operatori umanitari M SF | s pec i a le i tali a 118 Pubblicazioni Non tornerò col dubbio e con il vuoto. Fuga da Oronero. Le attività di MSF in fumetto Mondi al limite. 9 scrittori per Medici Senza Frontiere Raccolta di 43 racconti di piccole storie quotidiane che si svolgono nell’ambito della grande Storia dei popoli. Narrano la vita e le esperienza dei tanti operatori di msf, medici, infermieri, logisti, psicologi, che sono partiti e ritornati, che hanno vissuto e conosciuto mondi, realtà, persone. “Giungono dalle trincee delle guerre dimenticate, dagli oscuri territori dove è in agguato la morte, dai sordidi recessi di un’umanità negata e vilipesa. Ma sono lettere che inneggiano alla vita e trasudano speranza. Poca pubblicità, nessun protagonismo: è la filosofia, e lo scudo protettivo, dei volontari di msf. Il grande pubblico non conosce i loro nomi, non vede i loro volti alla tv, non immagina in quali condizioni siano costretti a vivere e a operare. Sono loro a rivelarsi, a raccontare le ansie e i dubbi, le sfide, le vittorie, le sconfitte. Le piccole grandi storie che danno un senso alla vita. Li vediamo alle prese con il coprifuoco e con i posti di blocco, con il generatore di corrente e la latrina, con le zanzare, le inondazioni, le febbri emorragiche, le bambine stuprate. Con la paura e la solitudine, ripagate dal sorriso fiducioso della gente” (Giovanni Porzio). Oronero, Africa centrale: un colpo di stato sconvolge la vita della popolazione e i villaggi della campagna sono assaltati dai militari. La notizia arriva anche in Europa e la macchina dei soccorsi si mette subito in moto. Per Kayode e i suoi fratellini sembra già troppo tardi: rimasti improvvisamente soli devono fuggire verso Solecaldo, al di là del fiume, dove c’è qualcuno pronto ad aiutarli. La strada è difficile e il tempo sembra correre più veloce di loro... ma la salvezza non è poi così lontana. Dalla Thailandia alla Cambogia, dalla Somalia alla Repubblica Democratica del Congo, dal Brasile alla Colombia, dal Pakistan all’Italia, nove scrittori italiani (Alessandro Baricco, Stefano Benni, Gianrico Carofiglio, Mauro Covacich, Sandrone Dazieri, Silvia Di Natale, Paolo Giordano, Antonio Pascale, Domenico Starnone) raccontano la realtà di alcune aree, in cui Medici Senza Frontiere opera. Il volume offre un affresco di ritratti, storie, realtà dure e drammatiche dipinto in maniera agile e “leggera” dalla variegata sensibilità degli scrittori, per la prima volta a contatto con situazioni al limite. Situazioni che cattureranno e coinvolgeranno il lettore nella complessità di quelle crisi invisibili che affliggono il cosiddetto Sud del mondo. La matita di Emilio Giannelli completa l’affresco soffermandosi su alcune tematiche fondamentali di cui msf si occupa da anni: conflitti, accesso ai farmaci, aids in età pediatrica, etc. Prefazione di Giovanni Porzio, inviato speciale del settimanale “Panorama”. Il Pensiero Scientifico Editore Testi di Marco Berrini, Andrea Pasini Disegni di Graziano Barbaro Colori di Davide Turotti Il fumetto è indicato per bambini di età compresa tra i 6 e i 10 anni. Carthusia Edizioni Storie di: Alessandro Baricco, Stefano Benni, Gianrico Carofiglio, Mauro Covacich, Sandrone Dazieri, Silvia Di Natale, Paolo Giordano, Antonio Pascale, Domenico Starnone Feltrinelli editore 119 Medici Senza Frontiere Rapporto delle Attività 2008 LE CRISI UMANITARIE DIMENTICATE DAI MEDIA NEL 2008 © Sven Torfinn Rapporto di Medici Senza Frontiere MEDICI SENZA FRONTIERE in collaborazione con l'Osservatorio di Pavia, presenta per il 5° anno consecutivo il rapporto annuale dell' OSSERVATORIO SULLE CRISIDIMENTICATE: un'analisi della copertura che i media italiani hanno dedicato alle crisi umanitarie nel 2008. Mercoledì 11 marzo 2009, ore 11.00 “...noi volontari siamo osservatori privilegiati che possono vedere l’orrore di fatti ed eventi che fanno della dignità umana un sanguinante misero fardello. E poi raccontare, urlare, le privazioni dei diseredati, la lontananza degli esclusi, indicare in abusi e violenze i veri terremoti, contro cui è davvero difficile, se non impossibile costruire argini o rifugi...” Carlo Urbani, medico Sala Stampa Estera Via dell'Umiltà, 83 - Roma Per informazioni: Medici Senza Frontiere Onlus - Via Volturno, 58 00185 Roma - Tel. 06.44.86.921 - Fax 06.44.86.92.20 - www.crisidimenticate.it www.medicisenzafrontiere.it Rapporto annuale sulle crisi umanitarie dimenticate dai media nel 2008 Il rapporto comprende la “top ten” delle crisi umanitarie più gravi e ignorate dai media a livello internazionale e un’analisi realizzata dall’Osservatorio di Pavia sullo spazio dedicato dai principali telegiornali italiani alle crisi umanitarie nel 2008. Le dieci crisi umanitarie identificate da Medici Senza Frontiere sono: la crisi sanitaria nello Zimbabwe, la catastrofe umanitaria in Somalia, la situazione sanitaria in Myanmar, i civili nella morsa della guerra nel Congo Orientale (rdc), la malnutrizione infantile, la situazione critica nella regione somala dell’Etiopia, i civili uccisi o in fuga nel Pakistan nord-occidentale, la violenza e la sofferenza in Sudan, i civili iracheni bisognosi di assistenza e la coinfezione hiv-tbc. Con il patrocinio della Federazione Nazionale Stampa Italiana (fnsi), msf ha lanciato la campagna “Adotta una Crisi Dimenticata” per chiedere ai vari media di parlare di una o più crisi dimenticate durante i prossimi 12 mesi, fino alla presentazione del prossimo rapporto nel 2010. www.crisidimenticate.it Tubercolosi: omissione di soccorso L’Organizzazione Mondiale della Sanità (oms) stima che ogni anno vi siano oltre 9 milioni di nuovi casi di tubercolosi e 1,7 milioni di decessi. La tubercolosi (tbc), spesso ritenuta un flagello del passato, è tornata sotto nuove forme e colpisce non solo i paesi a reddito medio basso ma anche le nazioni ricche. Gli strumenti sanitari a disposizione per fronteggiare questa crisi sono penosamente inadeguati. Lo strumento diagnostico più comunemente utilizzato nei paesi a risorse limitate è rimasto sostanzialmente lo stesso di 130 anni fa, quando venne sviluppato da Robert Koch, successivamente alla sua scoperta del micobatterio della tbc. Il trattamento della tbc è affidato ad antibiotici sviluppati decenni fa. Per i pazienti la terapia è molto pesante, ha notevoli effetti collaterali e deve essere seguita per almeno 6/8 mesi. La scelta di Medici Senza Frontiere è definire anche la tubercolosi una “malattia dimenticata”, perché, a fronte del numero alto di decessi provocato da questa malattia, i finanziamenti per la ricerca e sviluppo di nuovi strumenti e per altre attività di ricerca e programmazione sono del tutto insufficienti. Scopo di questo rapporto è mappare l’impegno nell’allocazione di fondi per la ricerca e lo sviluppo di nuove terapie per una malattia globale qual è la tubercolosi. Al tempo stesso msf vuole sottolineare il ruolo cruciale che il governo italiano deve avere nel settore della ricerca e sviluppo di nuovi strumenti sanitari. Medici Senza Frontiere onlus Sede di Roma Via Volturno, 58 – 00185 Roma Tel. 06.44.86.921 – Fax 06.44.86.92.20 Sede di Milano Largo Severo Settimio – 20144 Milano Tel. 02.43.91.27.96 – Fax 02.43.91.69.53 www.medicisenzafrontiere.it [email protected] Per sostenere le nostre attività • Versamento in C/C postale 87486007 intestato a Medici Senza Frontiere Onlus Via Volturno, 58 - 00185 Roma • Bonifico bancario su: Banca Popolare Etica IBAN: IT58 D 05018 03200 000000115000 • Donazione tramite Carta di Credito: telefonando al numero 06.44.86.92.25 • Donazione on line: collegandosi al sito www.medicisenzafrontiere.it Ogni donazione a favore di Medici Senza Frontiere è deducibile/detraibile dalla dichiarazione dei redditi. la pubblicazione Testi dei paesi ed editoriali scritti da Caroline Abu-Sada, Sylviane Bachy, Koen Baetens, Frédéric Baldini, Niklas Bergstrand, Jason Cone, Natacha Bühler, Susan Doettling, François Dumont, Romain Gitenet, Alois Hug, Olivier Falhun, Isabelle Ferry, Irene Jancsy, Isabelle Jeanson, Clémentine Lacroix, Claude Mahoudeau, Megan McKenna, Isabelle Merny, Anna-Karin Moden, Niamh Nic Carthaigh, Naomi Pardington, Yasmin Rabiyan, Susan Sandars, Francois Servranckx, Natalia Sheletova, Clara Tarrero, Véronique Terrasse, Theodora Theodoridou, Anna Tsuji, Mirjam van den Berg, Erwin van ‘t Land, Alessandra Vilas Boas. I materiali dei killer dimenticati scritti da Francois Chappuis, Pedro Pablo Palma, Nines Lima, Myrian Henkens Si ringraziano Liane Cerminara, Gaëlle Fedida, Corinne Galland, Myriam Henkens, Alice Kociejowski, Sally McMillan, Djamila Mili, Jordi Passola, Michel Peremans, Miriam Schlick, Monique Smulders, Kris Torgeson, Emmanuel Tronc, Alessandra Vilas Boas, and all the field, operations and communications staff who reviewed material for this report. Direttore responsabile Siân Bowen Ricerca e Redazione Hélène Ponpon Photo Editor Bruno De Cock Correttore di bozze Diane Pengelly Edizione francese Coordinatore e redattore Hélène Ponpon Traduzione Translate 4 u sàrl (Aliette Chaput, Emmanuel Pons) Aiuto redattore Isabelle Palacin–Chen Edizione italiana Coordinatore Barbara Galmuzzi Traduzione Selig S.a.S. Redattore Barbara Galmuzzi Impaginazione LS graphic design Stampa Musumeci S.p.A. - Aosta Edizione spagnola Coordinatore Alois Hug Traduzione Pilar Petit Redattore Eulalia Sanabra È disponibile la versione in arabo del Rapporto delle Attività. Per ottenere delle copie, contattare l’ufficio MSF internazionale. Graphic Design Studio Roozen, Amsterdam, The Netherlands MSF Ufficio Internazionale 78 Rue de Lausanne, Case Postale 116, CH-1211 Geneva 21, Switzerland Tel (+41-22) 8498 400, Fax (+41-22) 8498 404, Email [email protected], www.msf.org Medici Senza Frontiere (MSF) è stata fondata nel 1971 da un gruppo di medici e giornalisti con la convinzione che tutti dovessero avere accesso a cure mediche di qualità anche in emergenza. MSF è stata una delle prime organizzazioni non governative a fornire assistenza medica in situazioni di emergenza e a portare testimonianza pubblica della condizione delle popolazioni che soccorre. Oggi MSF è un’organizzazione umanitaria internazionale con sedi in 19 paesi. Nel 2006, oltre 2.000 operatori umanitari di MSF tra medici, infermieri e altri professionisti del settore sanitario, esperti di logistica, ingegneri idraulici e amministratori sono andati in missione, aggiungendosi ai 25.000 collaboratori locali per fornire assistenza medica in oltre 60 paesi. Nel 1999 MSF è stata insignita del Premio Nobel per la Pace.