Ortopedia verso la chiusura, scatta la protesta
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Ortopedia verso la chiusura, scatta la protesta
-MSGR - 05_LATINA - 43 - 06/11/16-N: 43 Latina Domenica 6 Novembre 2016 www.ilmessaggero.it Ex Seranflex, spuntano altri due falsi `Per l’accusa Bianconi e Piattella gestirono la pratica I vecchi proprietari interrogati dal pm e da agenti Nipaf disconoscono lettera e perizia: vendemmo immobile artigianale del condono all’insaputa dei Serao con complicità in Comune ` L’INCHIESTA Nuovo colpo di scena nell’inchiesta sul centro commerciale Globo. Il pm Giuseppe Miliano e gli agenti del Nipaf hanno scoperto che due atti prodotti durante la conferenza di servizio convocata dal Comune di Latina sono falsi, o almeno questo è emerso da nuovi interrogatori effettuati nei giorni scorsi. LA VICENDA Andiamo per ordine. Il centro commerciale Cosmo è stato realizzato dalla società Mimosa Park nel tratto urbano della Pontina al posto della ex Seranflex, l’azienda della famiglia Serao che fino agli anni ottanta vi produceva divani. La Mimosa Park, azienda riconducibile agli imprenditori Giancarlo Piattella e Roberto Bianconi, ha acquistato l’immobile dalla famiglia Serao nel 2006 dopo che i proprietari avevano ottenuto dal Comune la sanatoria sulla trasformazione in commerciale di tutta la superficie dell’immobile e la concessione edilizia per realizzare appunto negozi. Secondo il pm Giuseppe Miliano e secondo il Nipaf quel condono e quella concessione sono illegittimi poiché basati su falsi presupposti e quindi il centro commerciale che nel frattempo era stato realizzato e acquistato dalla società abruzzese Globo (e sul punto di aprire i battenti) è stato sequestrato dalla Procura. Un provvedimento confermato anche dai giudici del Riesame che hanno respinto l’istanza di dissequestro. Attualmente sono 10 gli indagati, tra cui gli imprenditori Bianconi e Piattella, l’abruzzese Di Nicola, il dirigente del Comune Rino Monti e tre funzionari comunali, l’architetto Antonio Baldini. IL COLPO DI SCENA La novità, clamorosa, è emersa subito dopo il sequestro presso gli uffici di Roberto Bianconi di un preliminare di acquisto del 2005, ovvero antecedente sia alla domanda di condono, sia alla concessione edilizia che risultano richiesti dalla famiglia Serao. Secondo gli inquirenti quindi gli imprenditori Bianconi e Piattella erano di fatto già proprietari dell’immobile anche senza risultare, gestendo loro la pratica affiché andasse a buon fine con la complicità di dirigenti e funzionari comunali in modo da ottenere che l’intera superficie dell’immobile avesse destinazione DOPO LA PRIMA INCHIESTA LA PROCURA CHIESE AL COMUNE DI AVVIARE LA REVOCA DELLA SANATORIA commerciale, garantendosi un incremendto del valore del bene acquistato come artigianale. Bene, i Serao hanno ammesso davanti agli inquirenti di non saper nulla degli atti presentati a loro firma alla vigilia della conferenza di servizio. LA SCOPERTA Quella riunione era stata convocata dal Comune su sollecitazione della Procura che sollecitava l’avvio dell’iter di revoca della sanatoria. I magistrati all’epoca avevano aperto una prima inchiesta su quel condono e chiesto il giudizio per Antonio Baldini, il tecnico che aveva istruito la pratica di condono per conto dell’ente (tecnico poi prosciolto alla fine del processo per intervenuta prescrizione e guarda caso poi nomi- nato direttore dei lavori del centro commerciale). Solo che il Comune, ma al termine dell’istruttoria, dichiarò legittimo il condono. Decisione presa sulla scorta di due atti. Il primo, a firma della famiglia Serao: avvisati dall’ente dell’avvio del procedimento avevano prodotto una dichiarazione in cui assicuravano che l’azienda fosse, all’epoca, ormai totalmente adibita a negozio per la vendita di divani e che la parte artigianale fosse limitata a un magazzino per l’assemblaggio e la spedizione dei pezzi. A riprova presentarono anche una perizia a firma dell’architetto Fiorella Abbenda che confermava di fatto questa tesi e cioé che l’immobile era di fatto completamente commerciale. Bene, i Serao oggi disconoscono entrambi gli atti. Al “Goretti” Broncoscopio fuori uso da 9 mesi In Rianimazione a Latina Anziano ricoverato per tetano Un uomo di 85 anni originario di Lenola è ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale “Santa Maria Goretti” di Latina con un’infezione di tetano. L’uomo una ventina di giorni fa è caduto e inizialmente è stato trasportato all’ospedale di Fondi, da lì a quello di Terracina e successivamente a Formia. Le sue condizioni, però, con il passare dei giorni, si sono aggravate al punto che è stato necessario un ulteriore trasferimento. Al “Santa Maria Goretti” la diagnosi di tetano. Un’infezione solo apparentemente “scomparsa”. C’è una fetta di popolazione, infatti, che non è stata vaccinata e che rischia ancora di essere vittima del tetano. Un problema che riguarda in particolare la popolazione femminile anziana, la vaccinazione è obbligatoria - infatti solo dagli anni ‘50 e quindi sono “scoperte”, mentre gli uomini svolgendo il servizio militare venivano comunque vaccinati. Nel caso di chi si trova nel reparto di rianimazione, però, forse la leva non è stata svolta. Relativamente a quello a propria firma hanno detto di non aver mai visto quella lettera. All’epoca della vendita firmarono talmente tante carte e forse - hanno ipotizzato - anche quella lettera, ma assolutamente senza aver avuto coscienza del contenuto, avendo venduto un immobile come artigianale. Quanto al- L’ENTE CONFERMÒ IL PROVVEDIMENTO SULLA SCORTA DI ATTI CHE OGGI SEMBRANO STATI PREPARATI AD HOC la perizia hanno detto di non aver mai incaricato l’architetto Abbenda di redigerla e di non averne mai sentito parlare. Un clamoroso colpo di scena che conferma l’ipotesi dell’accusa e che cioè gli acquirenti della Mimosa Park seguirono presso il Comune tutta la pratica senza mai comparire, ben prima di entrare realmente in possesso del bene e che lo fecero evidentemente in accordo con i tecnici comunali. Quindi alle contestazioni già mosse agli indagati (di abuso, lottizzazione abusiva e falso) se ne aggiungono altre due di falso, aggravando considerevolmente la loro posizione. Vittorio Buongiorno © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Ortopedia verso la chiusura, scatta la protesta TERRACINA Dopo la girandola di indiscrezioni e smentite dei mesi scorsi, è ricomparso lo spettro di un presunto indebolimento di una delle parti vitali dell’ospedale di Terracina ‘Alfredo Fiorini’, quella Ortopedia e Traumatologia nervo essenziale di una struttura sanitaria al centro delle principali arterie stradali della provincia pontina dove gli incidenti si contano a ritmi orari. Starebbe scritto tutto nero su bianco sul nuovo Atto Aziendale della Asl di Latina che martedì prossimo sarà proposto alla Conferenza dei Sindaci. E Nicola Procaccini già promette battaglia. «Si tratta della soppressione dell’Unità operativa di Ortopedia e dell’ac- corpamento con Formia- spiega il sindaco - Ma è chiaro che di fatto si va verso la chiusura di Ortopedia in quanto i medici terracinesi potranno in qualunque momento essere ordinati presso Formia». Quello che era trapelato già l’anno scorso ed era stato puntualmente smentito dalla Asl. Non senza, però, mettere in allarme i cittadini e il Comitato nato proprio per la difesa dell’ospedale di Terracina che venerdì ha convocato una riunione urgente per decidere il da farsi. Ancora una volta. «Siamo venuti a conoscenza che la Asl con un colpo di mano sta modificando l’atto aziendaleha scritto su Facebook Antonio Bernardi del Comitato- non migliorando ma peggiorandolo a danno di Terracina, prevedendo, tra l’altro, il ridimensionamento dell’Ortopedia e stabilendo come filosofia un ruolo centrale tra nord e sud». Martedì il Comitato si recherà a Latina. «Ho sentito il commissario della Asl per sincerarmi se la cosa fosse vera- continua il sindaco Procaccini- Constatato che così è, gli ho preannunciato la mia ferma contrarietà e il grave pregiudizio che verrebbe ar- OSPEDALE Il “Fiorini” di Terracina MARTEDÌ DELEGAZIONE DEL COMITATO A DIFESA DEL “FIORINI” PROTESTERÀ ALLA CONFERENZA DEI SINDACI Latina ambiente, adesso il piano è fattibile LA VERTENZA Il piano concordatario liquidatorio di Latina Ambiente è stato ripresentato, integrato, e ora è in equilibrio, e lo sarebbe anche se il Comune non dovesse onorare alcuni crediti vantati dalla società. Le integrazioni erano attese, dopo le riserve alla versione del piano depositata il 10 ottobre, e soprattutto dopo che l’attestatore non aveva dato il suo via libera. Ora invece l’attestazione c’è, grazie alla sostituzione di alcuni crediti con altri valori (agli asset precedentemente indicati, ad esempio, viene aggiunto anche il valore ritraibile dalla vendita dell’azienda, stima- Broncoscopio rotto da nove mesi e situazione paradossale al “Santa Maria Goretti” di Latina. È impossibile effettuare una broncoscopia - l’esame con cui è possibile osservare direttamente le vie aeree, cioè laringe, trachea e bronchi - così i pazienti per sottoporsi all’esame devono andare a Roma presso l’ospedale San Camillo. Con una aggravante: chi ha una malattia degenereativa deve essere trasferito in ambulanza, spesso a proprio carico o comunque con un ulteriore costo a carico della collettività se si tratta di pazienti ricoverati. Il problema? Nessuno si assume la responsabilità di mettere mani su uno strumento che può essere riparato e che, nuovo, non costa più di 30.000 euro. Anzi no, si è pure provato a farlo ripartire ma a quanto sembra non funziona il sistema per la disinfezione dello strumento e quindi non è possibile utilizzarlo. Tutti a Roma, in attesa di tempi migliori, mentre quello che è Dea di II livello deve fare i conti con mancanze del genere. L’auspicio è che si possa porre fine a una vicenda del genere, ma i tempi dell’azienda sanitaria - purtroppo - non sono mai brevi. to in 1.228.331 euro). Per il piano, verranno ora eseguite due ipotesi, la prima «con elisione totale del credito commerciale relativo alle trattenute eseguite dal Comune di Latina sui canoni del servizio di igiene urbana (3.095.000 euro), della valutazione della partecipazione in Ecoambiente (3 milioni di euro) e dei valori della continuità maturabili dopo il 31 dicembre (660mila euro)»; la seconda ipotesi include la prima, ma presenta l’eventualità che il Comune versi i crediti commerciali. Con la prima ipotesi, la società avrebbe a disposizione un valore totale di 23.428.418 euro di crediti da cedere per fare fronte ai debiti (che assommano a 29.380.000 euro); con la seconda, invece, ci sarebbero a disposizione 26.523.418 euro. Cosa cambia? La differenza è soprattutto nei confronti dei creditori cosiddetti chirografari, ovvero quelli non assistiti da garanzie reali, che vantano un credito di 11.170.000 euro: con la prima ipotesi, ovvero se il Comune non versa i crediti commerciali, i chirografari saranno pagati al 46,70% del totale per una somma di 5.218.418 euro; con la seconda ipotesi, sarebbero pagati al 71%, per una somma di 8.313.418 euro. Tutto questo, ovviamente, dopo il pagamento delle prededuzioni e dei crediti privilegiati, pari sempre e comunque a 18.210.000 euro (di cui 4,8 milioni per dipendenti e SEDE La Latina ambiente, in via Monti Lepini assimilati, e 11,5 circa per debiti tributari). Con il nuovo piano, quindi, si innalzano le soglie del pagamento dei chirografari, circostanza che potrebbe rendere il piano stesso anche più appetibile di fronte all’assemblea dei creditori, unica titolata ad approvarlo o meno. Ma uno dei chiarimenti più rilevanti delle integrazioni è DUE NUOVE IPOTESI PER IL CONCORDATO NELLA MIGLIORE I CREDITORI AVRANNO IL 70% DEL DOVUTO RISOLTO IL REBUS TIA recato al nostro territorio». Si dice «sconcertata» la Uil Fpl Latina «nel costatare la completa dismissione del reparto di Ortopedia situato presso l’ospedale di Terracina, praticamente “cancellato” dal nuovo assetto organizzativo» scrive il segretario generale Giancarlo Ferrara che aggiunge: «La nostra grande perplessità nasce dalla piena consapevolezza che il reparto gestisce ogni anno circa 10 mila accessi per trauma ed è ubicato in un crocevia di strade importanti con una delle più alte incidenza di incidenti. Speriamp in un mero errore di trascrizione o in una banale dimenticanza nella predisposizione del documento programmatico». Rita Recchia © RIPRODUZIONE RISERVATA sui famosi crediti Tia 2006-2009 da 13,8 milioni di euro, dove si afferma che «l’attestatore conferma che per tali crediti non vi è un rischio economico che grava sulla Latina Ambiente, in considerazione dell’obbligo legale in capo al Comune di includere tra i componenti di costo tariffario anche gli eventuali mancati ricavi relativi a crediti risultati inesigibili». Ovvero, qualora una determinata quantità di quei 13.8 milioni di euro dovesse essere decretata inesigibile, il Comune avrà l’obbligo di inserirla nel Piano economico e finanziario del servizio rifiuti, spalmando quindi il debito su tutti i cittadini utenti. «Decisioni – obbligate – del Comune, su cui la società non ha potere», si legge. Inoltre, sull’entità del credito Tia, «si rileva che non è mai stata oggetto di formale contestazione da parte del Comune, il quale, anzi, ne ha formalmente riconosciuto la dimensione con delibera di giunta». -TRX IL:05/11/16 21:10-NOTE: Andrea Apruzzese © RIPRODUZIONE RISERVATA